In arrivo dalla Spagna un Piganzoli formato Giri

27.12.2022
5 min
Salva

Piganzoli è di Morbegno, più valtellinese non si può. Eppure quando lo senti parlare, ti rendi conto che l’anno alla Fundacion Contador gli ha lasciato addosso la cantilena spagnola e pensi a uno di là che parli molto bene l’italiano.

I ragazzi del 2002

Il “Piga” passa professionista alla Eolo-Kometa e, come disse Ivan Basso, è il primo assieme a Tercero ad aver sposato e creduto ancora nel progetto della squadra italo/spagnola. Assieme a Milesi, Garofoli e Germani, Piganzoli è uno di quelli da seguire con curiosità, per quel che ha fatto già vedere e l’atteggiamento con cui si affaccia al professionismo.

«Siamo sempre stati rivali in corsa – sorride – ma alla fine siamo anche tanto amici. Abbiamo condiviso bellissime gare e bei momenti. In gara però non si fanno sconti. Nel senso che si prova sempre a staccare tutti. Sapere di essere attesi non la vivo come una responsabilità. Si fanno le cose nel modo giusto, l’importante è lavorare bene e puntare agli obiettivi. Se vengono, bene. Se non vengono, ci sarà da imparare e migliorare».

Mattina in palestra, Piganzoli lavora con Barredo sulla stabilità del ginocchio (foto Maurizio Borserini)
Mattina in palestra, Piganzoli lavora con Barredo sulla stabilità del ginocchio (foto Maurizio Borserini)

«Qualche giorno fa – prosegue Piganzoli – abbiamo fatto una riunione con Alberto Contador. Diceva che si va alle gare per vincere, ognuno deve avere dentro questa cattiveria agonistica. La capacità di dire: “Vado a questa gara e voglio vincere, non solo partecipare”. Voglio arrivare alle corse sapendo di aver fatto tutto in modo perfetto per provare a vincere. Poi ovviamente si corre in 180 e vince solo uno, però si punta a essere quello lì».

Un bel salto

Piganzoli è nato nel 2002, è alto 1,74 e pesa 61 chili. Numeri da scalatore, ma nel 2022 ha vinto anche il campionato italiano a cronometro. Dopo la generale della Bidasoa Itzulia, il quinto posto al Tour de l’Avenir è stato il miglior risultato di fine stagione, con l’arrivo in salita di Saint Francois Longchamps in cui è risalito dalla decima alla quarta posizione, essendo stato il solo ad opporsi al solito Uijtdebroeks, salvo cedere una posizione nell’ultima tappa, nel giorno della vittoria dell’amico Milesi in maglia DSM.

«Mi sento pronto – dice – ho parlato con tutti gli allenatori. E’ un bel salto, però vogliamo provare a farlo tutti assieme. Ci stiamo preparando bene. Finora ho fatto un buon inverno, anche a casa. Il tempo è stato bruttino, era freddo, ma diciamo che mi sono salvato perché nel momento peggiore siamo venuti in Spagna. E qui abbiamo fatto tanti chilometri, facendo anche tanto gruppo. Il gruppo è affiatato e questo è importante».

Davide Piganzoli è stato il terzo italiano a vincere la Bidasoa Itzulia, dopo Mancuso e Orsini
Davide Piganzoli è stato il terzo italiano a vincere la Bidasoa Itzulia, dopo Mancuso e Orsini

Cuore spagnolo

Lo abbiamo incontrato nel primo ritiro della Eolo-Kometa, nel bar un po’ chiassoso dell’Oliva Nova Beach & Golf Resort, dove questa sua parlata spagnola è stata evidente.

«Me l’hanno detto in tanti – sorride – ho imparato la lingua, la parlo abbastanza bene. Credo di avere ormai una parte spagnola, perché mi hanno trattato bene, mi hanno insegnato molto. Ho fatto un bel calendario con loro, in Spagna e in giro per l’Europa. Avevamo cerchiato gli obiettivi a inizio anno. Le classiche italiane e poi il Giro, poi un probabile Tour de l’Avenir alla fine. Le classiche italiane sono andate bene, il Giro un po’ meno di quello che ci aspettavamo, ma solo perché abbiamo trovato qualcuno che andava più forte di noi. Poi abbiamo provato a fare per la prima volta l’altura a Sestriere con la nazionale e i risultati si sono visti. Sia col secondo posto a La Maurienne in Francia (corsa vinta il 6 agosto da Dinham, con 31” sull’azzurro, ndr), sia col quinto all’Avenir».

Milesi e Piganzoli a Sestriere, preparando l’Avenir: per Davide era la prima volta in altura
Milesi e Piganzoli a Sestriere, preparando l’Avenir: per Davide era la prima volta in altura

La novità altura

L’assist è eccellente. Nell’eterno discorso sui margini di crescita, vedere che un corridore ormai professionista non aveva mai lavorato in altura fa pensare a quanto si possa ancora costruire.

«Ci sono tanti italiani – dice – che fanno ritiri molto lunghi in altura, per avere i vantaggi che di sicuro ci sono. Però alla fine, parlando anche con la squadra, se questi vantaggi possiamo spostarli un pochino più avanti, a quando sarò professionista, alla fine sarà un vantaggio per tutti. Ho creduto nel progetto dall’inizio, ho avuto diverse offerte, però alla fine ho deciso di rimanere qua perché conosco la squadra. Conosco il progetto che hanno e so quanto credono in me, quindi ho deciso di premiarli. Allo stesso modo in cui loro hanno deciso di premiare me, permettendomi di rimanere».

Anche per il 2022, le bici del team saranno le Aurum, l’azienda che ha Contador e Basso come soci (foto Maurizio Borserini)
Anche per il 2022, le bici del team saranno le Aurum, l’azienda che ha Contador e Basso come soci (foto Maurizio Borserini)

«Adesso si ricomincia da capo – riprende Piganzoli – quello che è passato non vale più. D’ora in avanti è tutto un nuovo mondo, ma di certo la voglia di farmi vedere c’è. Punterò forte sulla strada, ma cercherò ugualmente di preparare la crono. Mi piacerebbe diventare un corridore da corse a tappe. Ho visto che ho un buon recupero, mi piacciono tanto le salite lunghe e andare bene a cronometro potrebbe essere un punto a favore».

Fortunato, colpo di spugna e ritorno all’antico

22.12.2022
6 min
Salva

Lo Zoncolan è lontano, nascosto dalla neve e dai giorni. Sembra passata una vita, ma era appena il 2021. In quelle tre settimane fra maggio e giugno, si cominciò a immaginare per Lorenzo Fortunato una dimensione per la quale non era pronto. Come quando Ciccone vinse la tappa del Mortirolo e si decise che fosse un uomo da Giro, senza che di questa condanna sia mai riuscito a liberarsi.

Zanatta lo disse subito che forse non era il caso, ma non venne ascoltato del tutto. Solo per questo, rileggendo il 2022 alla luce delle attese, verrebbe da pensare a un anno in cui niente è andato come doveva. Ma è davvero così? E’ il guaio di quando si ha fretta e ogni volta si ha il senso di affrontare un nuovo esame.

Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)
Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)

Contratto in scadenza

Alla fine del 2023 scade il contratto con la Eolo-Kometa, ma non si può dire che per questo Fortunato (in apertura nella foto di Maurizio Borserini) aumenterà l’impegno, perché l’impegno ce l’ha sempre messo. Anche se spesso ha dovuto arrendersi a un livello superiore e a qualche caduta di troppo.

«Cosa posso dire del 2022? Ho iniziato la stagione all’Andalusia – racconta – e anche se non ero al massimo, sono arrivato secondo all’ultima tappa. Ho continuato con la Tirreno, ma ho avuto un problema meccanico alla tappa del Carpegna che non mi ha permesso di arrivare nei 10, sia in classifica che nella tappa. Da lì ho dato tutto per preparare il Giro. Poco prima ho corso le Asturie dove sono arrivato secondo, un altro secondo posto.

«Sul Giro, ognuno può pensare quello che vuole, però io andavo più forte dell’anno scorso, ma ho raccolto meno. Nella terza settimana ci sono stati un po’ di meccanismi che l’anno scorso hanno funzionato bene. Magari andavo in fuga, la fuga si rompeva e io rimanevo indietro…».

Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
Nei giorni della Tirreno, Ivan Basso disse che in alcune occasioni hai avuto paura di osare.

Purtroppo Ivan aveva ragione e se tornassi indietro, lo farei di più. Probabilmente ho sbagliato ad aspettare la terza settimana per andare in fuga, avrei potuto muovermi anche sull’Etna. Andavo forte. Sul Fedaia c’era davanti la fuga, ma io sono arrivato con Carapaz, che ha perso un minuto. Insomma, ero lì davanti.

Dopo il Giro sei andato alla Adriatica Ionica Race con l’ansia di concretizzare…

Ho voluto continuare, ma sono caduto e mi sono rotto una costola e lo scafoide. Però l’ho scoperto dopo due settimane, quando mi sono ritirato dallo Slovenia, che era subito dopo la Adriatica Ionica. Da lì ho ricominciato a recuperare, diciamo. A fine stagione volevo fare un grande Lombardia, ma sono caduto di nuovo. Avevo fatto bene al Giro dell’Emilia, con il sesto posto, ma quella caduta ha chiuso la stagione.

Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
Le parole che ricorrono maggiormente sono “secondo” e “caduta”. Come mai?

Venivo da una stagione in cui avevo vinto tre corse e volevo riconfermarmi. Da un lato ci sono riuscito, perché ho fatto vedere che comunque in salita sono lì con quelli buoni. Oddio, non proprio con i migliori, quelli sono ancora un po’ avanti. Però volevo di più, non ho raccolto quello che mi aspettavo.

Non sarà che quello Zoncolan si è trasformato in un peso?

No, non mi è pesato. Ho vinto ancora, non mi sono fermato lì. E’ chiaro che dopo quelle vittorie, ero tenuto ad andare forte in tutte le corse. Insomma, è una responsabilità che però a me non pesa, anzi. Mi fa dare quel qualcosa in più nell’allenamento e nella vita, fare quel sacrificio in più che magari prima non facevo e adesso invece sì. Non mi pesa, mi dà motivazione.

Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
Hai parlato di meccanismi che quest’anno non hanno funzionato.

Lo Zoncolan fu la giornata perfetta. Fuga con un paio di compagni, selezione e vittoria. Quest’anno ho avuto tante giornate in cui avevo la stessa condizione, ma forse c’è stato un po’ meno appoggio da parte della squadra. Quei meccanismi di cui parlavo. Magari non ho trovato l’occasione, perché bisogna anche avere un po’ di fortuna. Oppure i miei compagni hanno faticato di più e la loro condizione era meno di quella che avevano nel 2021. In questi casi si capisce che il ciclismo è uno sport di squadra. Però il problema sono stato io, non i miei compagni. Se i risultati non sono venuti, non è certo colpa loro.

Come stai vivendo la preparazione?

E’ un inverno come quello dell’anno scorso, ma sono in scadenza e voglio combinare qualcosa. Non credo di essere uno di quei corridori che va forte solo quando gli scade il contratto, ma di certo sarà una motivazione supplementare. L’anno scorso ho fatto tutto giusto e all’Andalusia ero già competitivo. Lavorerò allo stesso modo. Forse ci saranno dei cambiamenti nel calendario, di cui devo ancora parlare con la squadra e poi decideremo.

Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
L’anno in più e il secondo Giro ti hanno dato qualcosa?

Credo che mi abbiano fatto crescere. Sia per un fatto di motore sia per l’esperienza. Ho capito di aver fatto degli errori, ma era necessario farli per riconoscerli. Ad esempio, come dicevo, ho il rammarico di aver atteso un po’ troppo e aver aspettato solo la terza settimana. Dal prossimo anno, se ci inviteranno al Giro, ovviamente rischierò di più già dalla prima settimana.

Perché tanto attendismo?

Perché si parlava di classifica e quindi mi sentivo di dove aspettare la terza settimana. Quest’anno partiremo da una base diversa e se alla fine avrò una bella classifica, sarà la conseguenza di un Giro corso all’attacco. Nel 2021 sono arrivato 15° vincendo la tappa dello Zoncolan. Nel 2022 sono arrivato 16° senza vincere nulla.

A livello di preparazione hai cambiato qualcosa?

No, perché alla fine il mio obiettivo è quello di andare forte in salita. Continuerò a lavorare per la pianura e la cronometro, però l’obiettivo è un altro.

La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
Com’è vivere a San Marino e allenarsi ogni giorno con il gruppo di quelli che vivono lì?

E’ bello e lo vorrei aggiungere alle ragioni per cui mi aspetto di fare una buona stagione. A parte che San Marino ci ha accolto davvero bene, avere un bel gruppo è importante. Quando arrivo stanco a fine allenamento, ho sempre accanto chi fa più di me e mi riporta a casa. Mi dà la motivazione che non avrei se mi allenassi da solo. Io abito in mezzo, a Magnano: 3 chilometri dopo la Dogana e a 3 chilometri dalla cima, dove vive Ciccone. Però tutti i giorni vado su. Se il ritrovo è alle 10, io in questo periodo parto un po’ prima, arrivo in cima alla città, scendo giù e ho già quei 40 minuti in più che male non fanno.

Hai parlato di modifiche del calendario.

Nella mia idea, correrò in Italia il più possibile. Se ci invitano, mi piacerebbe fare ancora la Tirreno e il Tour of the Alps. Voglio arrivare al Giro già con qualche risultato. Insomma, voglio davvero partire forte.

Ivan Basso su Luca Bagnara: «Una storia all’italiana»

18.11.2022
6 min
Salva

Quando le cose funzionano è bene raccontarle. Il momento di autocritica che sta vivendo il settore giovanile italiano vede anche eccezioni. I talenti emergenti e le storie che si nascondono tra Alpi e Appennini sono vive e scovarle non è poi così semplice. Una di queste è quella di Luca Bagnara. Classe 2003, faentino doc, ha gli occhi puntati addosso da molti addetti ai lavori SIN dalla categoria juniores. 

La sua storia è singolare per quanto comune, la definizione perfetta ce l’ha data chi ha deciso di dargli fiducia: Ivan Basso: «E’ una storia all’italiana». Esatto perché Luca è un talento figlio del ciclismo popolare, quello che cresce i ragazzi dagli inizi, li educa e li porta a correre con i grandi. A timonare la sua crescita infatti c’è sempre stato Roberto Drei, storico diesse della S.C. Reda Mokador che lo ha accompagnato dagli allievi fino alla categoria U23, creando una squadra per lui e i suoi amici nonché compagni. Dall’anno prossimo Ivan ha deciso di portarlo a bordo della Fundacion Contador U23 con l’intento di traghettarlo al professionismo quando sarà pronto. 

La squadra under 23 di Bagnara è un team di amici e compagni che va avanti da anni
La squadra under 23 di Bagnara è un team di amici e compagni che va avanti da anni

Un diesse, un ragazzo e gli amici

Con la generazione degli anni ’90 sempre più vicina agli “enta”, il ciclismo giovanile è in mano ai 2000. Procuratori, sponsor e la corsa sfrenata delle squadre alla ricerca del talento fanno sì che ogni decisione presa in queste età diventi sempre più delicata. La storia di Luca Bagnara a cui è andato incontro Ivan è la narrazione di un ciclismo italiano senza tempo. Seduti al bar Mokador di Faenza, nonché sponsor della squadra, Basso ha ascoltato la storia di un diesse, un corridore promettente e suoi i compagni di squadra. 

«Nel nostro scouting giovanile – dice Ivan Basso – Luca era uno dei corridori che ci era stato più volte segnalato fin dalla categoria juniores. Qualche giorno fa il suo direttore sportivo Roberto Drei mi ha detto che avrebbe avuto il piacere di incontrarmi per raccontarmi la sua storia. Mi hanno colpito molto le sue potenzialità e com’è cresciuto negli anni. Sono rimasto stupito anche dal suo direttore sportivo, con quanto amore ha seguito questo ragazzo e tutti gli altri compagni nel percorso allievi, juniores e under 23, in un viaggio durato cinque anni. Ma sono rimasto sorpreso anche di come il corridore provasse lo stesso sentimento nei confronti del diesse. E così anche la sua famiglia»

Luca Bagnara classe 2003 ha sempre praticato ciclismo
Luca Bagnara classe 2003 ha sempre praticato ciclismo

Valori e volontà

«E’ così che dovrebbe essere, il giovane e la famiglia che crescono per anni con un direttore sportivo che li accompagna e li consiglia». Da queste parole si percepisce come Basso sottolinei un percorso di crescita sano e tranquillo, una sorta di eccezione dalle storie con cui è tornato a confrontarsi da quando ha costruito la Eolo-Kometa. 

«Nel caso di Luca – afferma Basso – è stata una situazione unica. Di solito sono io che cerco di convincerli a correre con noi, in questo caso invece la situazione era inversa: la loro volontà era ben chiara. Mi ha colpito ed è stata una trattativa che ho seguito in prima persona. I parametri sono quelli di un atleta che ha dei margini enormi, con delle qualità che si sono viste negli anni precedenti anche per merito di come sia stato cresciuto sportivamente. E’ un ragazzo che ha voglia di diventare un corridore professionista. Gli ho detto: “hai voglia di vestire la nostra maglia per diventarlo?“ Dicendogli questo gli ho consigliato di prendersi qualche giorno di tempo. Lui non ha esitato e mi ha risposto subito che la sua decisione l’aveva già presa».

Bagnara nel 2021 è stato campione regionale juniores
Bagnara nel 2021 è stato campione regionale juniores

Il paradosso della normalità

Durante la chiamata con Ivan le parole di sorpresa e stupore vengono ripetute a tal punto che la nostra domanda fosse diventata necessaria. Ivan cosa rende la storia di Bagnara, speciale?

 «Era un ragazzo – racconta Basso – che cadeva spesso nelle categorie giovanili, così il suo diesse gli disse: “Cambiamo modo di correre, vai in testa e prova ad aggredire le corse.” Era una tattica un po’ allo sfinimento però il ragazzo rispondeva bene e inanellava piazzamenti importanti. Un altro aspetto curioso è come questi allievi si prendessero un turno di riposo, ma non per riposare bensì per la gara juniores che organizzava la società. Invece che andare a correre, prestavano servizio per andare a vedere dove avrebbero corso l’anno successivo.

«L’altra cosa che mi ha colpito è che i sei ragazzi, hanno fatto tutto questo percorso insieme. E’ una storia molto particolare, molto all’italiana, in cui il diesse riprende il suo valore che spesso viene delegittimato ingiustamente. A volte trovi dei corridori che sono stati seguiti per tanti anni dai direttori sportivi delle categorie giovanili. Quando però questi gli danno consigli su che cosa fare, per esempio nella categoria U23, invece di seguire i loro consigli, ascoltano tutt’altro. Più uno cresce, più le influenze esterne aumentano e alla fine poi ci si allontana.

«Qui ho ritrovato – spiega – quello spirito che c’era una volta. Il corridore si fida, la famiglia si fida e mi è piaciuto molto. Sento il dovere assieme ai miei collaboratori di portare avanti questa storia e di valorizzarla. E attenzione che questo pesta duro. I corridori con caratteristiche che gli permettono di andare molto forte in salita e forte a crono sono pochi. Luca è un corridore che cercheremo di sviluppare su questi due aspetti».

Qui vediamo Roberto Drei con Bettini, che ha corso con la Reda-Monsummanese nel 1994, al 1° anno da dilettante
Qui vediamo Roberto Drei con Bettini, che ha corso con la Reda-Monsummanese nel 1994, al 1° anno da dilettante

Basso a Faenza

Faenza si sa, dai lontani Ortelli e Ronconi, è una città romagnola che vive di ciclismo. Con Cassani oggi ospita la sede della squadra Technipes-InEmiliaRomagna che dal 2023 si rifà il vestito per lanciarsi nella mischia delle continental con un progetto ambizioso. Una “rivale” per Basso e Contador.

La squadra di Coppolillo ha deciso di puntare su talenti che già aveva, allargando la rosa con Andrea Innocenti. Così, dopo lo scippo (sportivamente parlando) di Bagnara dalla sua città natale, abbiamo chiesto a Basso di concedere un favore sotto forma di consiglio ad Innocenti che come lui ha vissuto un lungo e forzato periodo di inattività.

«Coppolillo – dice Ivan – fa questo mestiere da anni. Conosce il sacrificio e saprà come si gestiscono queste situazioni. Ho sentito la storia di questo ragazzo e non voglio entrare nel merito, ma un corridore che per quattro anni si allena e torna a correre, si merita tutta la fiducia e tutto il sostegno.

«Non conosco personalmente Andrea – conclude – faccio fatica a dargli un consiglio preciso. Quello che posso dire è che provo ammirazione per la dedizione che ha avuto in questi anni. Da fuori vedo il desiderio sfrenato di voler tornare a correre. Hanno parlato anche a me dei valori eccezionali che ha questo atleta. I diesse avranno un compito facile, perché Andrea sapendo quello che ha passato, conosce benissimo la sofferenza e tutto quello che si troverà davanti sarà più facile rispetto a quello che ha affrontato».

Oioli alla Qhubeka: le ragioni di una scelta inattesa

12.11.2022
5 min
Salva

Di Manuel Oioli si parlava giorni fa con Carlos Barredo, commentando il destino di chi cresce talenti e spesso se li vede portare via. Il piemontese (in apertura durante le recenti vacanze a Tenerife) è cresciuto nella Bustese Olonia, il team juniores collegato alla Eolo-Kometa. Poi è passato under 23 alla Fundacion Contador e nel 2022 ha corso il primo anno fra i dilettanti. E mentre già si pensava che sarebbe cresciuto nel team spagnolo per diventare pro’ alla Eolo-Kometa, ha fatto i bagagli e si è trasferito al Team Qhubeka, vivaio della Q36.5.

Secondo Barredo, preparatore della Eolo-Kometa, la spiegazione potrebbe stare nel senso di strade chiuse provato da Oioli. E allora a lui ci siamo rivolti, per capire attraverso le sue parole le ragioni di una scelta che ha preso in contropiede Basso, che su Manuel puntava parecchio.

Oioli ha 19 anni. Nel 2021 ha vinto 6 corse al secondo anno da junior. Nel 2022, complici gli esami di maturità e il calendario spagnolo seguito dalla Fundacion Contador, non si è visto molto in Italia. Ha comunque centrato un secondo posto di tappa nella Vuelta Madrid, un terzo alla Vuelta Extremadura e uno alla Vuelta Salamanca, oltre ad altri 6 piazzamenti nei dieci.

Al Lunigiana del 2021, secondo anno da junior, Oioli ha vinto due tappe. Qui a Fosdinovo
Al Lunigiana del 2021, secondo anno da junior, Oioli ha vinto due tappe. Qui a Fosdinovo
Secondo Barredo stavi bene, invece te ne vai…

Non mi pento di aver fatto l’anno alla Eolo, perché comunque è stata un’esperienza internazionale. Praticamente l’80 per centro della mia stagione l’ho fatto in Spagna, quindi è stata una cosa completamente nuova e questo non può che essere positivo. Però è anche vero che l’esperienza internazionale non può limitarsi al correre tante volte in Spagna, prendendo ogni volta un aereo, in gare che in realtà non hanno un livello più alto di quelle italiane. In più sono gare che per la maggior parte non sono troppo adatte a me. Sono spesso gare con salite lunghe, comunque più da scalatori. Insomma, non serviva andare così lontano per trovare un’attività di questo tipo.

Attività poco adatta?

L’unica cosa positiva è che forse ci sono più corse a tappe, quello sì. Ce ne sono tante in Spagna e poche in Italia. Una squadra come la Qhubeka, oltre a fare tutto il calendario italiano, fa anche diverse gare a tappe all’estero. E questa per me è una cosa abbastanza importante.

Oioli ha svolto la trafila degli juniores alla Bustese Olonia con Marco Della Vedova come diesse (foto Instagram)
Oioli ha svolto la trafila degli juniores alla Bustese Olonia con Marco Della Vedova diesse (foto Instagram)
Perché andare alla Qhubeka?

Ormai si è saputo che ho parlato sia con loro sia con la Groupama, che però mi ha tenuto a lungo senza farmi sapere niente. Così alla fine ho preferito andare in una squadra che mi volesse davvero. Ho conosciuto Daniele Nieri e ho subito visto un interessamento vero. Mentre con Groupama l’interessamento c’è stato all’inizio, poi sono spariti. Piuttosto che rischiare di arrivare a ottobre senza squadra, ho preferito andare sul sicuro. In una squadra che sono sicuro che mi vuole.

Avete già parlato di programmi?

L’inizio di stagione per alcuni sarà già a fine gennaio. Credo con la professional, ma non ne sono sicuro. Poi la squadra farà chiaramente il calendario internazionale in Italia, delle gare nazionali e altre a tappe soprattutto in Francia. Questa secondo me è la cosa più importante. Ho capito che le corse a tappe sono le più importanti da fare. Ti danno un’altra gamba e questo è quel che mi premeva di più. Mi piacerebbe fare il Giro d’Italia, se lo organizzeranno.

Alla Fundacion avevi la strada spianata verso la Eolo-Kometa, qui c’è la Q36.5, ugualmente una professional…

Il progetto sembra solido, perché comunque alle spalle della nostra squadra sembra di vedere fondamenta solide. Il team manager (Ryder Douglas, ndr) ha avuto anni di esperienza WorldTour, mentre il main sponsor è davvero solido. Io non l’ho ancora conosciuto di persona, ma Manuel (Quinziato, il suo procuratore, ndr) mi ha detto che è un suo amico e lui mi ha rassicurato molto. Sono entrambi di Bolzano.

Oioli, foto dal primo ritiro 2022 della Fundacion Contador U23 a Oliva
Oioli, foto dal primo ritiro 2022 della Fundacion Contador U23 a Oliva
Cambia qualcosa a livello di preparazione per l’inverno? 

Il nostro preparatore è sudafricano di origine olandese. Non so se viva proprio a Lucca o ci trascorra dei lunghi periodi. Quanto alla preparazione, non cambierò molto. Farò palestra e poi la porterò avanti anche durante la stagione, ma quello lo facevo già l’anno scorso. Quindi nei primi 10 giorni, farò magari un po’ di attività alternative. Prima andrò a correre a piedi e camminare, poi più avanti comincerò ad andare in bici.

Hai un’idea di quali obiettivi potresti puntare?

Per me il 2023 sarà ancora una novità. L’anno scorso avevo ancora la scuola, quindi d’inverno ho provato a fare il più possibile, però non era facile con il buio che arrivava presto e il tempo che non avevo. Invece quest’anno, non avendo limitazioni visto che non vado all’università, faccio solo il ciclista. Sicuramente potrò lavorare meglio. 

Sei andato via soltanto per il calendario?

Uno dei fattori è quello. Un altro è che l’offerta di Qhubeka è migliore di quello della Fundacion Contador. Inoltre essendo continental, sarà più facile partecipare alle gare con i professionisti. Offerta migliore vuol dire anche che a vent’anni vorrei guadagnare qualcosa e non dover chiedere per ogni cosa i soldi a casa. E la politica della Fundacion è che gli U23 non devono essere pagati. Per cui, visti tutti gli aspetti, ho preferito cambiare squadra. Se però avessero cambiato idea, magari sarei rimasto. Alla fine non avevo grandi problemi. 

Oioli ha corso per la maggior parte del 2022 in Spagna: la Fundacion Contador svolge lì la maggior parte della sua attività
Oioli ha corso per la maggior parte del 2022 in Spagna: la Fundacion Contador svolge lì la maggior parte della sua attività
Sei già stato a conoscere il ritiro di Lucca?

Sarei dovuto andare in Toscana proprio in questo weekend, ma ho avuto per giorni le placche in gola, sono sotto antibiotici, quindi non sono andato. Ci tornerò, come so che spiegheranno anche a me il progetto che c’è dietro Qhubeka. Non so bene precisamente quanto dovrò stare a Lucca durante l’anno, però da quanto mi ha detto Daniele Nieri, più si sta giù e più loro sono contenti. Non sei obbligato a stare tutto l’anno in ritiro, si può tornare a casa quando si vuole. Però diciamo che passerò molto tempo con la squadra.

Hai già ricevuto la nuova bici?

Non ancora. Adesso vado in giro con una che avevo a casa, perché l’Aurum me l’hanno ritirata subito. Le Scott con cui correremo dovrebbero arrivarmi entro un paio di settimane.

Raccani e la Eolo-Kometa: «L’ambiente giusto per crescere»

11.11.2022
4 min
Salva

Simone Raccani lo avevamo lasciato durante lo stage con la Quick Step Alpha Vinyl, un’avventura non molto fortunata, visto come è terminata. Il finale di stagione non è stato facile, le conseguenze della caduta alla Vuelta a Burgos si sono fatte sentire. Il veneto classe 2001 l’anno prossimo passerà professionista, correrà tra le fila della Eolo Kometa.

«Dopo 14-15 giorni di vacanza – ci dice dall’altra parte della cornetta Raccani – ho ripreso a fare un po’ di attività. Qualche camminata in montagna, mountain bike e palestra, nulla di che, solo un adattamento». 

L’avventura con la Quick Step per Raccani è durata solamente due tappe della Vuelta a Burgos, alla terza è caduto (foto Instagram)
L’avventura con la Quick Step per Raccani è durata solamente due tappe della Vuelta a Burgos, alla terza è caduto (foto Instagram)
Ti saresti aspettato un’offerta da parte della Quick Step?

Il problema è che con loro ho fatto solamente due giorni di gara: le prime due tappe della Vuelta a Burgos. Poi c’è stata quella maledetta caduta. Ho ripreso ad allenarmi dopo un ventina di giorni ma la condizione non c’era. 

Qual era il progetto iniziale con loro?

Avrebbero voluto farmi correre di più, ovviamente, ma non c’è stato modo. Dopo i tanti giorni fermo non sarebbe stato utile farmi correre in gare di livello superiore vista la condizione non adeguata. 

Il rapporto è finito lì?

No, da parte loro c’era la volontà di rivedermi e di farmi fare ancora qualche corsa. Tuttavia l’unica proposta concreta che mi è arrivata è stata quella di propormi un altro stage il prossimo anno. Questo però avrebbe voluto dire fare un altro anno alla Zalf.

Raccani nel 2021 ha vinto il GP Capodarco, un percorso in costante crescita il suo (foto Scanferla)
Raccani nel 2021 ha vinto il GP Capodarco, un percorso in costante crescita il suo (foto Scanferla)
Non te la sentivi di aspettare?

Ho sempre avuto le idee chiare fin dal mio primo anno da under 23. Volevo fare un bel percorso “completo” con tutti e tre gli anni da under, poi però una volta finiti l’intenzione era quella di passare. 

Ritieni il tuo percorso tra i dilettanti concluso e soddisfacente?

Ho preferito passare, il quarto anno lo vedevo un po’ rischioso, quasi sprecato. Nel senso che i risultati ottenuti tra gli under 23 mi hanno soddisfatto e quindi mi ritenevo pronto per il salto nei professionisti.

E così è arrivata la Eolo Kometa…

In realtà mi avevano già cercato alla fine dello scorso anno. Però io dissi che non me la sentivo di passare professionista subito ed avrei preferito aspettare. Durante questa stagione si sono sentiti spesso con il mio procuratore Luca Mazzanti, e quando è stato il momento di guardare a tutte le proposte ho riconsiderato anche la loro. 

Il rapporto con i compagni è profondo, anche con quelli più grandi, qui ad Acqui Terme con a sinistra Verza (foto Instagram)
Il rapporto con i compagni più grandi è stato importante per crescere, qui con a sinistra Verza (foto Instagram)
Cosa ti ha convinto del loro progetto?

E’ un progetto molto valido, un corridore come me che passa professionista deve fare un periodo di adattamento alla categoria. Avrò la fortuna di fare delle corse importanti, di prima fascia ma anche tante gare a tappe “minori”. L’esperienza non mancherà e mi troverò a gareggiare su terreni ed in Paesi diversi con corridori di ogni nazionalità, sarà un bel banco di prova. 

Con chi hai parlato?

Un po’ con tutti, da Basso ai membri dello staff. Ivan mi ha mostrato la sede, spiegato il progetto, il calendario, i ritiri… Quello che mi ha colpito di più è l’approccio di Basso nei miei confronti. E’ un ottimo dirigente, in più essendo stato un grande campione sa come funzionano certe dinamiche e riesce a capire fino in fondo i corridori. 

In questa stagione ha disputato il Giro della Valle d’Aosta con la maglia della nazionale, arrivando terzo in classifica generale
Nel 2022 ha corso il Giro della Valle d’Aosta con la nazionale, arrivando terzo in classifica generale
Hai già parlato anche con i tuoi futuri compagni di squadra?

Non ancora, però conosco già Piganzoli, anche lui farà parte della professional il prossimo anno. Altri ragazzi, invece, li conosco di vista, come Bevilacqua che è delle mie zone. 

Quando sarà il primo appuntamento?

A metà dicembre, a Oliva, vicino a Valencia, nel resort che ha l’accordo con la squadra.

La corsa, il bus, idee e racconti. La Eolo secondo Basso

19.10.2022
6 min
Salva

Gli manca solo di mangiarsi le unghie. Assistere Ivan Basso mentre segue i suoi ragazzi dal bus della squadra è un’esperienza intensa. Il coinvolgimento dell’ex maglia rosa, ora team manager della  Eolo-Kometa, è contagioso.

Ivan si alza, si risiede. Sul monitor indica i suoi ragazzi: dove sono e dove dovrebbero essere. Cosa può fare quel corridore e cosa può fare un altro. E ancora, cosa gli sta dicendo Zanatta, il diesse in ammiraglia, per radio. La cosa bella è che una manciata di secondi dopo le sue frasi, le maglie della Eolo-Kometa si vanno a posizionare esattamente dove aveva detto lui.

E’ uno spaccato del ciclismo moderno, del ciclismo vissuto da dentro. Per la cronaca la corsa in questione è la Veneto Classic.

Per Basso, Gavazzi è un pro’ esemplare. Guardando la tv diceva come Francesco stesse sempre nelle posizioni buone
Per Basso, Gavazzi è un pro’ esemplare. Guardando la tv diceva come Francesco stesse sempre nelle posizioni buone

Già nel 2023

Con Basso si è parlato a tutto tondo del team, dei suoi ragazzi, del movimento italiano, dell’impegno di Eolo e di Luca Spada, vero appassionato in prima persona. Giusto oggi a Jesolo, termina il ritiro della squadra celeste. E’ il primo del 2023 se vogliamo. A raccolta i 14 atleti confermati più i sei (forse sette) in arrivo. Programmi, colloqui, il punto con lo staff, test… 

«E poi – dice Basso – ci sarà il rompete le righe. Una ventina di giorni di riposo assoluto. Ci serviva. E’ stata una stagione lunga. Siamo partiti bene, poi nel mezzo, soprattutto al Giro d’Italia, è mancato qualcosa. E di nuovo abbiamo finito bene.

«Al Giro dopo un buon inizio ho visto diverse cose che non mi sono piaciute, atteggiamenti sbagliati. Ma forse ho sbagliato anche io. Continuavo a chiedere ai ragazzi cose che non avevano nelle loro gambe. Per esempio un giorno in fuga c’era Fortunato, ma non c’era nessun altro a dargli manforte. Mi sono arrabbiato, ma a mente fredda capisco che non era facile».

Zanatta appena sceso dall’ammiraglia alla Veneto Classic con Luca Spada
Zanatta appena sceso dall’ammiraglia alla Veneto Classic con Spada

Da Lonardi a Piganzoli

La Eolo-Kometa era partita alla grande: prima corsa, prima vittoria. La firma era stata di Lonardi, il quale però si è un po’ perso a partire dalla primavera. «Da “Lona” ci aspettiamo molto. E’ un ragazzo che ha buone gambe e un grande potenziale. Sarà con noi anche per il prossimo anno».

E poi c’è il capitolo Albanese al quale Ivan tiene tantissimo. Quante volte gli ha tirato le orecchie. «Alba può vincere molto di più. Si è disabituato a vincere. In estate è tornato al successo e spesso è stato davanti». 

Ma Basso non è tipo da crogiolarsi sul passato. Lui guarda avanti. Ha un pragmatismo che non ci si aspetta da un team manager così giovane. Ricorda quando per due anni, per imparare, si mise al seguito della Trek-Segafredo, ricoprendo tutti i ruoli, viaggiando nei pulmini coi massaggiatori… ufficialmente era assistente di Guercilena. Una sorta di “master fai da te”. Non sta fermo. Tira dritto per la sua strada. Gli sponsor li ha trovati lui. Ha una voglia matta di crescere.

«La cosa più bella – ribadisce Ivan – è stata quella di essere riusciti a tenere Piganzoli e Tercero. Portare in prima squadra i frutti del nostro vivaio. E posso assicurarvi che non è stata cosa da poco. Su ognuno di loro c’erano almeno dieci squadre WorldTour. Non volevo che andasse come è successo con Mas, Oldani, Carlos Rodriguez e Juan Pedro Lopez.

«Nel giorni scorsi con Piga ho parlato. E’ un talento. Il futuro è tutto nelle sue mani. Campione italiano a crono, nei primi dieci al Giro baby, nei primi cinque all’Avenir. Gli ho detto: “Da adesso in poi per i prossimi 15 anni qualsiasi cosa fai, la devi fare in funzione della bici”».

La Eolo-Kometa in fila. La squadra italo spagnola quest’anno ha portato a casa tre vittorie
La Eolo-Kometa in fila. La squadra italo spagnola quest’anno ha portato a casa tre vittorie

Squadre italiane…

E questo discorso di Piganzoli e Tercero si lega anche ad un altro tema toccato con Basso, i giovani italiani e la presenza di una squadra WorldTour nel Belpaese. La sua analisi è profonda e a tutto tondo. 

«Un po’ mi viene da ridere – prosegue Basso – ogni anno in questo periodo viene fuori il discorso della mancanza delle squadre e dei giovani italiani. A primavera quello della sicurezza. Non credo che i giovani non ci siano, credo che vanno trovati e aiutati ad emergere. Ma non solo nel ciclismo. Un articolo del Corriere della Sera diceva come in Slovenia le ore di educazione fisica a scuola sono molte di più che da noi. E soprattutto sono di qualità. I ragazzi provano molti sport. Poi tra i 13-15 anni scelgono quelli in cui vanno meglio o li appassionano di più. Da noi sono ancora lì a girare le braccia.

«Manca una squadra WorldTour, okay… ma invece di parlare e criticare venite a venire come si lavora in un team, cosa serve, quali difficoltà ci sono. Per iniziare servono 80 milioni di euro garantiti per quattro anni, 20 a stagione… per fare una squadra discreta. Non è una cosa facile.

«Quando c’è una fuga, ti capita di vedere un atleta di una squadra come la nostra che con il suo stipendio base dell’Uci percepisce una paga anche 400 volte inferiore ad un campione di una WorldTour… Bisogna fare queste valutazioni prima di parlare. In certe situazioni sappiamo che al massimo possiamo puntare ad un piazzamento. Era dal 2018 che un corridore di una professional non vinceva una tappa al Giro. Ci è riuscito lo scorso anno Fortunato».

Ivan Basso con Luca Spada. I due hanno raccontato che il loro “ufficio” migliore è la bici. E’ lì che nascono le migliori idee
Ivan Basso (a sinistra) con Luca Spada. I due hanno raccontato che il loro “ufficio” migliore è la bici. E’ lì che nascono le migliori idee

Effetto Spada

Voglia di fare, di crescere, ma di non fare il passo più lungo della gamba. Entusiasmo e pragmatismo. Luca Spada, il presidente di Eolo, è una spinta ulteriore per il team. Lui è un imprenditore. Le sue sfide le vince con lavoro e determinazione, ma soprattutto con la capacità… Capacità di vederci lungo anche nei momenti più tosti.

«Le cose – racconta Basso – nel 2020 non andavano bene con l’avvento del Covid. L’allora Kometa aveva all’epoca un accordo con Eolo per l’anno successivo. Un giorno andai da Luca e gli dissi: “Luca servirebbe un’impegno maggiore del previsto”. Lui mi guarda e mi fa: “Quanto maggiore?”. “Dieci volte tanto”. Mi guarda, fa una pausa: “Okay, partiamo”».

Spada, al nostro fianco, al racconto di questo ricordo, sorride con soddisfazione. I progetti da portare avanti non mancano. Il prossimo è quello di Dinamo, il brand d’integratori naturali di altissima qualità che sta lanciando e di altre attività esclusive legate al ciclismo. Chissà, magari un giorno la squadra si chiamerà così…

Quinto al Lunigiana e pochi fronzoli. Scopriamo Privitera

10.09.2022
5 min
Salva

Ha le idee chiare il ragazzo, bisogna ammetterlo. Samuele Privitera lo abbiamo scoperto al Giro di Lunigiana, chiuso al quinto posto e secondo nella classifica dei giovani. Lo scalatore della Fratelli Giorgi sa quello che vuole e mostra già una discreta maturità, considerando che compirà solo 17 anni il prossimo 4 ottobre.

La sua determinazione, come ci ha spiegato meglio il giovane ligure, è figlia della aridità di ciclismo tipico della sua terra, dove se vuoi emergere devi avere il morso del lupo. Già l’anno scorso da allievo ha girato mezza Italia per formarsi come corridore. E gli sforzi sono stati ripagati con tre vittorie in corse dure e storiche, come la Lugo-San Marino, in cui, scorrendo l’albo d’oro, tanti pro’ sono stati protagonisti. Ora Privitera, al primo anno junior, ha messo nel mirino altri obiettivi a breve e lungo termine.

Privitera secondo nell’arrivo in salita a Piasco davanti al suo compagno Vesco (foto Rodella)
Privitera secondo nell’arrivo in salita a Piasco davanti al suo compagno Vesco (foto Rodella)
Samuele partiamo dalle presentazioni. Raccontaci chi sei?

Vengo da Soldano, un comune di circa 1.000 anime all’inizio della vallata del torrente Verbone tra Ventimiglia e Bordighera. Sono figlio unico e studio al liceo scientifico applicato “Montale” di Bordighera, dove farò la quarta. Grazie a mio nonno, grande appassionato di ciclismo, ho iniziato prima a pedalare che a camminare anche se ho iniziato a correre solo da G3. Da allora fino al 2021 ho sempre corso nella Ciclistica Bordighera. L’anno scorso sono stato notato dal diesse Leone Malaga della Giorgi di Bergamo. Loro quest’anno hanno aperto un’affiliazione in Liguria tesserando oltre a me anche Luca Giaimi, che è di Savona, e Pierluigi Cozzani di La Spezia.

Le tue caratteristiche invece quali sono?

Amo la salita. Più la gara è dura e lunga e meglio vado. Naturalmente sono uno scalatore puro con poco spunto veloce. Mi ispiro a Contador e Basso, li ho sempre ammirati. Tra l’altro Ivan mi sta aiutando in alcune consulenze personali. Non c’entra nulla però la Eolo e il loro settore giovanile. E’ che in questi anni a forza di incontrarci alle corse sono diventato molto amico di Santiago, suo figlio. Forse, perché sono aperto caratterialmente, sono piaciuto ad Ivan e così siamo rimasti in contatto. In qualche scelta mi sono confrontato con lui ma solo per amicizia.

Samuele Privitera insieme al suo diesse Leone Malaga, che rimase colpito dai suoi risultati
Samuele Privitera insieme al suo diesse Leone Malaga, che rimase colpito dai suoi risultati
Com’è essere corridore in Liguria?

Non è facile per nulla a livello giovanile. Infatti principalmente non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori per avermi portato alle corse, specie quelle più scomode o lontane per noi. Ci sono pochissime squadre, pochissime gare e in pratica gli sponsor non esistono. Sì è vero, portiamo in giro i loro marchi, ma alla fine non c’è nessuno che investe veramente. Il Bordighera va avanti grazie al presidente Guerrino Lanzo, che praticamente mette tutto di tasca sua. Ormai è rimasto l’unico a fare attività e capite che è difficile poter andare avanti senza investitori esterni. Anche a Guerrino devo dire tanto grazie. Ora alla Giorgi è tutto diverso.

Spiegaci pure.

Sarà che arrivo da formazioni più piccole, sarà che non mi sono mai aspettato nulla di che, ma qua mi sembra di essere in una team WorldTour. A Bergamo non mi manca nulla. In squadra c’è un grande clima. Non ho pressioni, nemmeno dopo il bel piazzamento al Lunigiana. Non ho problemi a lavorare per i compagni, come ad inizio stagione dove mi sono sacrificato molto.

Privitera con la maglia della selezione della Liguria all’ultimo Giro di Lunigiana
Privitera con la maglia della selezione della Liguria all’ultimo Giro di Lunigiana
Di fatto al Lunigiana sei stato una sorpresa. Com’è nato quel risultato?

Era la prima gara a tappe che facevo in vita mia, ma sentivo che ci stavo arrivando in grande condizione. Avevo colto già cinque podi in corse impegnative. Al Lunigiana ho seguito i più forti e notavo che comunque stavo bene a ruota. Ho sempre avuto sensazioni ottime. All’ultima tappa ho provato a forzare il ritmo su Montemarcello e Ortonovo per prendere la maglia bianca. Ma erano salite poco selettive e onestamente non mi aspettavo che Gualdi andasse così forte. Peccato, ma merito a lui. Io comunque sono soddisfatto e ho chiuso in crescita.

Di tuo finora quanto ci hai messo?

Non lo so. Però posso dirvi che ho sempre avuto poche distrazioni e pochi vizi, perché la nostra è una regione particolare. Infatti mi ritengo un ligure anomalo, più socievole, forse perché mio nonno paterno è di Palermo e quindi ho ereditato l’espansività tipica del sud. Al momento mi piace fare la vita del corridore. Sto cercando di investire su me stesso. Spero di diventare corridore, ma se un domani dovessi appendere la bici al chiodo non vorrò avere rimorsi o rimpianti.

Samuele con papà Luigi. Deve tanto ai suoi genitori che lo hanno sempre portato alle corse
Samuele con papà Luigi. Deve tanto ai suoi genitori che lo hanno sempre portato alle corse
Ora che obiettivi hai?

Ne ho uno dietro l’angolo. Domani corro il Memorial Buffoni, che sogno da quando sono un bambino. A Montignoso ho una casa di famiglia in cui ho trascorso tantissime vacanze e ricordo quando ero io che vedevo passare questi giovani corridori e mi entusiasmavano. Ogni anno speravo che un giorno avrei voluto correre questa gara. Adesso ci sono. Ho buona gamba. Posso puntare a fare molto bene. Magari il podio. Magari la vittoria…

Piganzoli solido in Francia e fedele al progetto Eolo-Kometa

31.08.2022
4 min
Salva

Si è concluso domenica 28 agosto il Tour de l’Avenir, la corsa a tappe francese dedicata ai campioni del futuro. E’ terminata in crescendo per i colori azzurri, visto che nell’ultima tappa è arrivata la prima ed unica vittoria, firmata da Lorenzo Milesi. Allo stesso tempo, nelle ultime tre frazioni, le più dure, si sono confermate le buone prestazioni di Davide Piganzoli (in apertura foto di Tour de l’Ain) ed Alessandro Fancellu. 

Piganzoli è stato il migliore degli italiani in classifica generale, portando a casa un solido quinto posto. Il giovane lombardo, in forza alla Fundacion Contador, team di sviluppo della professional Eolo-Kometa, l’anno prossimo passerà professionista proprio con la squadra guidata da Ivan Basso

Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà professionista con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)
Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)

Un risultato inaspettato

Il quinto posto al Tour de l’Avenir è un risultato che dona morale e fiducia per quella che sarà la prossima avventura di Piganzoli, che, dopo due anni passati nella Fundacion Contador, assaggerà il mondo dei professionisti. 

«In questi giorni sto un po’ riposando, nel complesso sto bene – ci racconta il ventenne di Morbegno – non mi aspettavo una prestazione così solida. Il livello dei partecipanti era davvero molto alto ed ero partito senza troppe pretese. Ero convinto che le risposte sarebbero arrivate dalla strada, e così è stato.

«Mi sono accorto che avrei potuto fare qualcosa di buono il giorno dopo la cronometro a squadre. Si trattava di una tappa mossa, corsa sempre a tutta e senza pause, nonostante lo sforzo restavo bene in gruppo ed ho trovato anche la forza di sprintare, raccogliendo un bel terzo posto. Nelle tappe successive mi sono ripetuto non uscendo mai dai primi cinque, solamente nell’ultima ho un po’ pagato gli sforzi fatti ma nel complesso sono molto soddisfatto».

Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)
Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)

Continuità

Parlando con Basso, nei giorni scorsi, si è toccato il tasto dei giovani e della fuga all’estero. Piganzoli, nonostante le tante sirene che lo hanno richiamato non ha mai ceduto, credendo fermamente nel progetto di crescita pensato dalla Fundacion Contador. Processo che lo ha portato a firmare un contratto che lo porterà tra i professionisti a partire dalla prossima stagione

«Il progetto della squadra – riprende – è molto valido. Il processo di crescita e maturazione è lineare, per questo ho deciso di continuare con loro. Quando ho firmato con la Fundacion Contador, due anni fa, ho parlato a lungo con il mio procuratore Mazzanti e insieme abbiamo deciso che questa sarebbe stata la scelta migliore. Ne sono ancora convinto, per questo ho firmato per un altro anno, il terzo complessivo. Sono convinto che conoscere già l’ambiente, le persone ed il modo di lavorare mi aiuterà a superare le difficoltà del passaggio nel mondo dei professionisti.

«L’anno scorso dopo il Giro d’Italia Under 23, e soprattutto dopo il mondiale, mi avevano cercato dei team development del WorldTour, ma non ho voluto mollare l’impegno preso nel 2020. Qui in mi sono sempre trovato bene, fin da subito, non ci sono pressioni, sento tanta fiducia ed in più, cosa fondamentale, ho i miei tempi ed i miei spazi».

Davide correrà la prova a cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale
Davide correrà la cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale

L’inverno è lontano

Piganzoli si dimostra pragmatico, e non pensa troppo a quello che lo aspetterà dal 2023, ora c’è ancora da terminare una stagione e gli impegni sono molti. A partire da quelli con la nazionale, ci sarà il mondiale, e poi le corse di fine stagione…

«Al 2023 ci penseremo dopo le vacanze – conclude Davide – anche con Basso ci siamo ripromessi di parlare di tutto ciò a tempo debito. Non abbiamo fretta, il fatto di conoscerci già aiuta a non avere affanni nel trovare i giusti metodi di lavoro. Per questo consiglio ai giovani una realtà come la Fundacion Contador, è l’ambiente migliore per crescere e sono felice di quanto fatto.

«Lavoriamo a blocchi, concentrandoci sui vari impegni volta per volta, non c’è la pretesa di andare sempre forte. Ad esempio: dopo il Giro d’Italia ho corso al Val d’Aosta, ma senza pressioni. Era una corsa che mi sarebbe servita per ritrovare il ritmo gara e così è stato, nessuno ha preteso da me l’impossibile, ovvero fare Giro, Val d’Aosta e Avenir al massimo. Al debutto tra i pro’ non ci penso, ho in testa il mondiale di Wollongong, sicuramente parteciperò alla cronometro, per la prova in linea vedremo. Mi piacerebbe andare, ma deciderà Amadori».

Agnoli, un giorno a Malta fra campioni, ministri e ambasciatori

30.08.2022
6 min
Salva

C’è Basso, volato a Malta per girare dei video. C’è Agnoli, che sull’isola ha la residenza ed è il referente per quanto riguarda il cicloturismo. Poi ci sono Clayton Bartolo, Ministro del Turismo, e Fabrizio Romano, Ambasciatore italiano a Malta. Approfittando della presenza di Ivan, Valerio ha organizzato un’uscita in bicicletta che li coinvolga tutti. Appuntamento per il 19 agosto. Qualcosa a metà fra l’occasione per stare insieme e l’opportunità di rinforzare il canale fra Italia e Malta. E’ tutto pronto, quando Basso lo chiama e gli mostra il messaggio appena ricevuto da Luca Spada, il signor Eolo.

L’idea di partenza di Agnoli era di far uscire in bici l’Ambasciatore Romano e il Ministro Bartolo (foto Ivan Sommonte)
L’idea di partenza di Agnoli era di far uscire in bici l’Ambasciatore Romano e il Ministro Bartolo (foto Ivan Sommonte)

Barca più gravel

Spada è uomo di sport e montagna, ma ama il mare. Le foto sul suo profilo Facebook lo ritraggono in navigazione nel Mediterraneo. E quando Basso scopre la sua rotta, si rende conto che anche Spada sta per approdare a Malta. Del tutto casualmente. E siccome la bici ce l’ha sempre dietro, è un attimo coinvolgerlo nell’uscita del gruppo di Agnoli. Che adesso sorride e racconta.

«Basso era sceso a Malta – spiega Agnoli – per realizzare i video che saranno pubblicati sui social di Visit Malta. Ormai ho il mio staff e così avevo portato giù Ivan Sommonte, cameraman e fotografo con cui lavoro da tempo. Si vedrà Ivan pedalare sulle strade di Malta e Gozo, mostrando le bellezze paesaggistiche. Io mi ero già attivato per organizzare un giretto con il Ministro e l’Ambasciatore italiano, ma quando abbiamo scoperto che sarebbe arrivato anche Spada, ho pensato che sarebbe stato bello coinvolgere anche lui. Potrebbe sembrare tutto programmato, in realtà è stato tutto per caso. Così ci siamo visti e abbiamo fatto il classico giro-caffè…».

Appuntamento all’alba

Il ministro lo incontrammo a Budapest quando al via del Giro svelò l’accordo con la Eolo-Kometa, veicolo per far conoscere il cicloturismo a Malta. L’Ambasciatore italiano sull’isola è Fabrizio Romano, un curriculum di tutto rispetto e incarichi in aree ben più… calde de La Valletta.

«Il Ministro – racconta Agnoli – è partito in mountain bike da casa sua e in tutto si è fatto 53 chilometri. Va spesso in bici, fra un impegno e l’altro. Anche io per parlarci devo sperare di trovare un varco. Ci seguivano una scorta del ministero e una dell’ambasciata. A Malta si esce presto, intorno alle 6,30. Un po’ per il caldo e un po’ perché il Ministro alle 8,30 deve essere in ufficio. Però quando l’ho visto arrivare con la maglia della squadra, mi sono emozionato (sorride, ndr). Appuntamento a Marina di Portomaso, una delle zone più turistiche, e arrivo a Barrakka, dove ha sede il Ministero. Quindi ci siamo presi un caffè e con Spada abbiamo riaccompagnato il Ministro fino a casa. Poi Luca ha continuato il suo giro».

Il ciclismo al centro

Agnoli ha il sorriso sornione di chi la sa lunga. Del resto dopo aver chiuso la carriera ha seguito un corso di sport, marketing e sponsorship alla Bocconi e si è buttato nel lavoro. Prima con la Ferrari, poi con Med-Ex e ora con Visit Malta.

«In questo contratto che mi lega a Malta – spiega – io sono il responsabile per il Governo della sponsorizzazione con il team e tutto ciò che è la divulgazione bike a Malta e fuori. La mia esperienza dice che è importante avere attivazioni nel luogo in cui avviene la sponsorizzazione e vedere una risposta così bella a Malta mi fa pensare di aver seminato bene».

Il gruppo in posa a Barakka, nel cuore de La Valletta, poco prima della sosta caffè (foto Ivan Sommonte)
Il gruppo in posa a Barakka, nel cuore de La Valletta, poco prima della sosta caffè (foto Ivan Sommonte)

Dal calcio alla bici

Così fra i discorsi del gruppo che se ne andava verso La Valletta, si è parlato anche di lavoro. Sia pure con il modo filtrato e informale di quando in bici si fanno discorsi seri con la leggerezza del piacere di farli.

«Il mercato primario di Malta è l’Italia – spiega ancora Agnoli – e creare questo tipo di interazione risponde a quello che ho studiato alla Bocconi, in cui ci hanno insegnato che per raggiungere un obiettivo bisogna essere capaci anche di trovare diversi canali di comunicazione, che abbiano però al centro l’obiettivo che si vuole raggiungere. La sola sponsorizzazione di Visit Malta finora era stato il Manchester United, ora si lavora sul ciclismo. Abbiamo individuato alcuni corridori che permetteranno di far crescere il movimento ciclistico sull’isola. La squadra sta diventando una sorta di catalizzatore. Già durante il Giro del 2021, mi era capitato di seguire delle tappe assieme al Ministro per spiegargli di cosa stessi parlando. Quest’anno non hanno perso una tappa. E se non capivano qualcosa, mi mandavano gli screenshot perché gli spiegassi cosa stesse succedendo. Non pensavo che la… malattia della bici attecchisse così presto anche qui».

Così il Ministro su Instagram: Questa mattina ho fatto un bel giro in bici insieme al mio amico Valerio Agnoli.
Così il Ministro su Instagram: Questa mattina ho fatto un bel giro in bici insieme al mio amico Valerio Agnoli.

Il giorno di Albanese

E siccome la fortuna aiuta gli audaci, proprio nei giorni in cui a Malta si sono ritrovati tutti insieme, dalla Francia è arrivata la notizia della vittoria di Vincenzo Albanese.

«Ivan era super contento – racconta Agnoli – era il penultimo giorno che erano giù e la sera stessa ho portato al Ministro la foto della vittoria incorniciata. Ma soprattutto mi interessa che Clayton Bartolo e Spada si siano parlati, dato che Luca a Budapest non c’era. Pedalando e durante la pausa caffè hanno parlato del ruolo di Eolo nel ciclismo e sentendolo parlare, il Ministro ha avuto conferma di aver fatto bene a investire. E così andiamo avanti. Ora il progetto potrebbe essere di portare la Eolo-Kometa a novembre per un primo ritiro. Ci stiamo lavorando. E insieme alla squadra si potrebbe organizzare un meeting che coinvolga altri soggetti. Ma è presto per dare i dettagli, è ancora tutto in fase di definizione».