Guarnieri e le Unique di Q36.5: rigide e morbide come guanti

13.08.2022
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Jacopo Guarnieri è ripartito dal Tour de Pologne con grandi ambizioni e motivazioni: nonostante la prima gara insieme dalla fine del Giro, l’intesa con Arnaud Demare è valsa un’altra vittoria. Dopo tanta fatica e qualche volata per riprendere le misure, il francese infatti ha vinto a Cracovia, pilotato come sempre dall’azzurro che domani correrà gli europei di Monaco.

A partire dal dal Giro d’Italia, Jacopo sta indossando le nuove Unique di Q36.5. Come sappiamo, le scarpe sono un prodotto delicato che ricopre una parte fondamentale nella ricerca della massima prestazione.

«Le ho indosso da qualche mese – ci conferma Guarnieri – e non ho mai avuto problemi. E sono uno che le scarpe le stressa, visti i miei 80 chili e la conseguente potenza che esprimo sui pedali».

Jacopo sta usando le Unique di Q36.5 dal Giro d’Italia e dopo tanti chilometri la scarpa tiene ancora la forma originale
Jacopo sta usando le Unique di Q36.5 dal Giro d’Italia e dopo tanti chilometri la scarpa tiene ancora la forma originale

Morbide ma stabili

Il lavoro del “pesce pilota” dura pochi secondi e in quei rapidi frangenti si concentrano tutta la tensione e l’adrenalina di una tappa o di una gara lunga, anzi lunghissima. La sensazione, quando si spinge “a tutta” sui pedali, deve essere di stabilità e sicurezza

«Anzitutto – riprende Jacopo – la cosa che mi è piaciuta di più è la calzata morbida, sono davvero confortevoli. La struttura c’è e si sente, ma allo stesso tempo il comfort è elevato e, cosa più importante, non perdono la forma. Infatti, la Unique la sto usando da ormai 3-4 mesi ed è sempre come nuova, questa sua caratteristica è un mix di tanti fattori. La calzata, devo dire, è la parte che si gode di più. Allo stesso tempo rimangono molto rigide, nonostante il mio peso, e di conseguenza i miei watt, non ho mai avuto segni di cedimento o di instabilità».

Nonostante il clima estivo Guarnieri non ha mai sofferto il caldo ai piedi grazie alla grande traspirabilità della tomaia
Nonostante il clima estivo Guarnieri non ha mai sofferto il caldo ai piedi grazie alla grande traspirabilità della tomaia

Fresche e traspiranti

Trovare il giusto mix per una scarpa da ciclismo non è una cosa semplice da fare, le caratteristiche meccaniche devono andare di pari passo con il comfort ed alla stabilità. Puntando troppo sulle prime, si andrebbe a creare un prodotto difficile da indossare per molto tempo, invece, concentrandosi sul comfort non si otterrebbero i risultati desiderati. 

«La tomaia è una delle parti che preferisco delle Unique – ci confida il corridore della Groupama FDJ, che dal prossimo anno passerà alla Lotto Soudal – se guardi le scarpe da fuori e le tocchi, specialmente nella parte del tallone hai la sensazione che siano rigide. Poi, quando le indossi, senti che sono morbide ed avvolgenti. Sono molto traspiranti, nonostante io non sia uno che soffre molto il caldo, è una qualità da non sottovalutare. Anche perché, quando si pedala le sensazioni cambiano e il piede non rimane mai nelle stesse condizioni per tutto il tempo». 

Chiusura BOA

Infatti, un altro elemento fondamentale della scarpa Unique è la chiusura, fatta con i classici rotori BOA. Un sistema che permette di regolare al millimetro, ed in qualsiasi situazione, la pressione della scarpa sul piede.

«La tomaia e la suola sono un tutt’uno – spiega ancora Guarnieri – e il piede si trova appoggiato comodamente nel mezzo. Nonostante le differenze di rigidità (tra suola in fibra di carbonio e tomaia super leggera, ndr) non ho mai avuto la sensazione di avere qualcosa di molle ai piedi. Anzi, senti proprio che la scarpa segue ogni minima regolazione. Al Tour de Pologne, nell’ultima tappa (vinta proprio da Demare, ndr) ero partito con le scarpe troppo strette. Era un giorno molto caldo, si sono raggiunti i 37 gradi in corsa e naturalmente in questi casi dopo un po’ il piede tende a gonfiarsi. Dopo qualche chilometro ho allargato i rotori e la scarpa ha seguito questa regolazione, dandomi la sensazione di assecondare la fisionomia del piede». 

Come detto, con le Unique Guarnieri correrà domani il campionato europeo su strada. Convocazione che era nel mirino di Jacopo e conquistata facendo egregiamente il suo lavoro. Ora è pronto per dare una mano ai suoi compagni e poi testa alla Classico di Amburgo, il 21 agosto.

Ciclomercato, il walzer delle firme. Chi va, chi resta, chi saluta

04.08.2022
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Forse mai come quest’anno il ciclomercato è così avanti. Appena pochi giorni fa, con l’arrivo del primo agosto, che ha riaperto i transfer e gli spazi per gli stagisti, sono emerse news anche abbastanza importanti. News in continua evoluzione: diverse di ora in ora.

Come sempre c’è chi cerca di rinforzarsi (i team) e chi è a caccia di un contratto migliore (i corridori). La questione dei punti e delle retrocessioni da WorldTour a professional poi ha portato uno scossone ulteriore al ciclomercato. Si va alla ricerca degli atleti vincenti, velocisti in particolare, e dei giovani.

Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde completeranno la carriera fine stagione
Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde completeranno la carriera fine stagione

Addii importanti

Ma prima di parlare dei trasferimenti, questa volta è bene partire da chi lascia. A liberare dei posti infatti sono dei corridori importanti, dei veri campioni che hanno anche ingaggi importanti e questo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, lasciare un po’ di manovra in più ai team stessi.

Smettono Nibali, Valverde e Dumoulin, senza dimenticare Philippe Gilbert e Richie Porte. Gli stessi spazi che nel corso della stagione, ma ovviamente con differente impatto, avevano già lasciato Visconti, Zakarin, Trainini. Ma non solo solo loro. La lista dei “fine carriera” supera le venti unità. 

Tuttavia, per ora almeno, proprio le squadre di Nibali e Valverde, cioè Astana Qazqstan e Movistar, non si sono mosse molto.

Dopo la vittoria del Valle d’Aosta 2021 e il 2° posto di quest’anno, Thompson passerà nella prima squadra con molti suoi compagni
Dopo la vittoria del Valle d’Aosta 2021 e il secondo posto di quest’anno, Thompson passerà nel team WorldTour

Rivoluzione francese

Appurati i passaggi di Zana alla BikeExchange-Jayco e di Conci alla professional della Alpecin-Deceuninck, sono interessanti gli arrivi nel WorldTour di Leo Hayter e Lennert Van Eetvelt. Il re del Giro U23 passa dalla Hagens Berman Axeon alla Ineos-Grenadiers. Mentre per il vice del Giro U23, Lennert Van Eetvelt, di fatto si tratta di un salto di categoria: dalla continental della Lotto-Soudal alla prima squadra.

Una vera rivoluzione francese riguarda la Groupama-FDJ: ben otto atleti della continental passano nella WorldTour. Loro l’hanno chiamata la “nouvelle vague”. Gli otto sono: Romain Gregoire, Lenny Martinez, Reuben Thompson, Enzo Paleni, Laurence Pithie, Sam Watson, Paul Penthoet e il nostro Lorenzo Germani. E questo è davvero un evento storico per quel che riguarda i settori giovanili del ciclismo (e del ciclomercato).

Marc Madiot, il team manager, aveva detto di voler rinnovare parecchio, di dare più spazio alla sua “cantera”e con 11 corridori in scadenza lo poteva fare… e lo ha fatto! A proposito: uno di questi atleti in scadenza è Attila Valter, vicinissimo alla Jumbo-Visma che vuole un uomo per la salita… casomai ne avesse pochi!

Stessa sorte di Germani e compagni per un altro italiano, Marco Frigo. Il veneto passa dalla continental alla WT della Israel-Premier Tech. Ma si sapeva da un po’.

Bardet (al centro) resterà al Team Dsm, il quale si sta muovendo non poco. Fatta un’offerta importante a Kung che ha rifiutato
Bardet (al centro) resterà al Team Dsm, la cui offerta è stata invece rifiutata da Kung

Ganna 2027

Ma forse la lista più lunga è quella dei rinnovi. E contrariamente a quel che ci si poteva attendere non appaiono solo nomi di corridori giovani. 

Per esempio hanno prolungato il loro contratto, tra gli altri, Thomas De Gent, Michael Matthews, Ion Izaguirre, Bauke Mollema, Romain Bardet, Jasper Stuyven e Simon Yates.

Ma lo hanno fatto anche Mads Pedersen, Lennard Kamna, David Gaudu, Tiesj Benoot e Biniam Girmay. Tra i rinnovi ce ne sono due che colpiscono: il prolungamento di Thomas Pidcock e di Filippo Ganna. Se per tutti gli altri si tratta di arrivare al massimo fino al 2025, i due campioni olimpici hanno prolungato con la Ineos-Grenadiers fino al 2027.

De Lie: la sua giovane età e il fatto di essere un velocista tengono a galla la Lotto-Soudal
De Lie: la sua giovane età e il fatto di essere un velocista tengono a galla la Lotto-Soudal

Allarme “arancione”

Da qui si passa ai senza contratto per la prossima stagione. Ad oggi 4 agosto: sono senza squadra a fine anno corridori di spessore come i nostri Pozzovivo, Guarnieri, De Marchi, Pasqualon, Brambilla, Cataldo. Il tempo per risolvere la questione c’è, ma neanche si può stare super rilassati.

E a proposito di Guarnieri, “Jacopone” dovrebbe dormire sonni tranquilli. Se infatti non dovesse rinnovare con la rivoluzionata Groupama-FDJ, c’è pronta la Lotto-Soudal per fare da apripista a Ewan e De Lie (entrambi con il contratto fino al 2024). In virtù dell’anno “jolly” anche in caso di retrocessione a professional, la Lotto, che rischia tantissimo, gioverebbe della wild card che ora spetta alla Alpecin-Deceuninck per intenderci. E questo non è secondario per continuare ad investire e reperire sponsor (tanto più che Soudal passa con Quick Step).

Pozzovivo invece dovrebbe restare alla corte di Piva. Il diesse ci disse che erano soddisfattissimi del lucano. 

Con Jakobsen e l’arrivo ormai certo di Merlier, Cavendish rischia di essere il terzo velocista della Quick Step
Con Jakobsen e l’arrivo ormai certo di Merlier, Cavendish rischia di essere il terzo velocista della Quick Step

Chi firma e chi… forse

Lasciano il WorldTour Clement Champoussin (dall’Ag2R-Citroen all’Arkea Samsic) e Alexander Kristoff (dalla Intermarché Wanty Gobert alla Uno-X) in quello che è un trionfo dello spirito norvegese. Un bel passaggio per chi come il vincitore della Sanremo 2014 è nella seconda parte della carriera. 

Acque un po’ più mosse per gli altri. Ci sta che possano aggiungersi alla lista di coloro che finiscono alle professional.

Tra i senza contratto a fine anni ci sono anche stranieri di calibro. Il nome più caldo è quello di Carapaz. Ma solo su carta, perché è “certo” che sarà nelle fila della EF Education EasyPost, tanto più che che la squadra americana ha ufficializzato Cepeda, suo amico e compagno di allenamenti, e Andrey Amador altro fedelissimo di Richard. Si attende la comunicazione.

Ma il campione olimpico (nella foto di apertura) è in ottima compagnia. Nella stessa situazione ci sono Cavendish e Froome? Di certo loro dovranno prendere una decisione. Entrambi gli inglesi hanno detto di non voler smettere (Froome ha ancora un anno di contratto), ma hanno 37 anni. Cav ha un’offerta importante dalla B&B Hotels che sarà supportata da un grande secondo sponsor: Carrefour. Lui però non sembra propenso a lasciare il WT.

Mentre Froome vorrebbe almeno provare ad iniziare il 2023, valutare come sta visto che è in ripresa, e quindi decidere se continuare o meno. Il tutto sempre con la Israel-Premier Tech.

Pogacar e Quintana in una foto scattata al Tour 2021. Un’inconsapevole anticipazione della collaborazione futura?
Pogacar e Quintana in una foto scattata al Tour 2021. Un’inconsapevole anticipazione della collaborazione futura?

UAE che movimenti

Infine uno sguardo più attento alla UAE Emirates. Sfruttando la scadenza di alcuni corridori, si vira nettamente sui grandi Giri e sul rafforzamento del team, tanto più dopo l’ultimo Tour.

Majka dovrebbe restare in UAE Emirates, semmai per lui si tratta su un ritocco al rialzo del contratto. Ma occhio a Quintana. Solo l’altro ieri, dopo aver parlato ad una radio del Sud della Francia, sembrava stesse per rinnovare con l’Arkea-Samsic, ma proprio la UAE pare abbia puntato gli occhi su Nairo.

Per quanto riguarda le classiche e le ruote veloci, per un Rui Costa che passa dalla UAE alla Intermarché Wanty Gobert, c’è un Tim Wellens che arriva (non ufficiale ancora). Mentre Gaviria potrebbe raggiungere l’amico Sagan alla Total Energies e il velocista non sarebbe rimpiazzato.

Formolo, Trentin, Ulissi, tutti e tre in scadenza, sono dati verso il rinnovo.

Guarnieri e Demare in Polonia. Intanto Kooij scappa

30.07.2022
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Il Tour de Pologne rappresenta la prima corsa dove si ricompone il duo, ormai indissolubile, della Groupama FDJ: Jacopo Guarnieri e Arnaud Demare. Rispettivamente ultimo uomo e velocista del team francese. I due guardano ai prossimi impegni con curiosità ma rivolgono anche uno sguardo a quanto successo al Tour de France. Per Jacopo si tratta della prima gara dopo le fatiche del Giro d’Italia, Demare, invece ha corso la Route d’Occitanie e il campionato nazionale francese. Cosa hanno fatto i due in queste settimane di pausa dalle corse?

«Arnaud è andato al mare – dice ridendo Jacopo – è andato ad allenarsi a Nizza, ha fatto un viaggetto con la moglie. Io, invece, sono andato a Livigno, non sono un grande amante del caldo e sono scappato in montagna. Sono sfuggito all’afa di questo periodo, perché obiettivamente con 40 gradi era difficile allenarsi a lungo».

Olaf Kooij coglie la sua prima vittoria nel WordlTour. Ecco un altro gioiello nato e cresciuto in casa Jumbo Visma
Olaf Kooij coglie la sua prima vittoria nel WordlTour. Ecco un altro gioiello nato e cresciuto in casa Jumbo Visma

Il ritorno in gara

Alla prima corsa dopo tanti mesi i punti di domanda sono molti, i primi chilometri servono per capire a che livello di condizione si è arrivati. Il Tour de Pologne rappresenta una bella occasione, tante volate e sette tappe, senza dislivelli troppo impegnativi.

Oggi, per esempio, c’è stata la prima da Kielce a Lublino, vinta dal giovane olandese, classe 2001, Olav Kooij del team Jumbo Visma che ha trovato così il primo successo in una corsa WorldTour ed il sesto stagionale. Alle sue spalle sono finiti Bauhaus e Meeus. L’arrivo di Lublino aveva uno strappo di 400 metri con punte al 7 per cento, forse un po’ troppo per Demare, che con il grande carico di lavoro fatto è ancora alla ricerca dello spunto che solo la gara ti può dare.

«Chiaramente la gamba è un’incognita – ci aveva detto questa mattina Guarnieri – so di aver lavorato bene, diciamo che abbiamo più di mille chilometri per capire a che livello di preparazione siamo arrivati. Non ci nascondiamo, nonostante non si corra da un po’ siamo venuti qui per vincere. Ci sono tanti velocisti, a parte quei 4-5 che erano al Tour ci sono tutti».

Ieri alla presentazione li avevamo passati in rassegna un po’ tutti: Viviani, Bennet, Ackermann, Cavendish e lo stesso Kooij, che lo scorso anno fu terzo al mondiale U23.

Un occhio al Tour

Guarnieri, in questi giorni di allenamento, non ha perso l’occasione per “studiare” la concorrenza e ha guardato con interesse al Tour, dove tanti velocisti si sono dati battaglia. Anche se la maglia verde l’ha portata a casa un certo Van Aert, che ha dominato su tutti i terreni.

«Dei velocisti direi che Philipsen – analizza insieme a noi Jacopo – è quello uscito meglio, tant’è che ha vinto lo sprint sui Campi Elisi. Ho visto tanto mal di gambe, diciamo pure che si è trattata di una delle poche volte in cui non ero invidioso di chi c’era (dice con un simpatico sorriso sul volto, ndr). Sapevamo che Van Aert avrebbe dominato, non ha fatto niente di nuovo, ce lo si aspettava, lui può fare quello che vuole».

«Per un po’ di anni i velocisti la maglia verde se la possono scordare (nel frattempo accanto a noi passa Demare e Jacopo lo guarda, ndr). Secondo me, se un velocista vince tre sprint la maglia verde passa anche in secondo piano».

Il velocista francese è stato uno dei corridori più ricercati dalla stampa alla vigilia del Tour de Pologne
Il velocista francese è stato uno dei corridori più ricercati dalla stampa alla vigilia del Tour de Pologne

Il “caso” Morkov

La Quick Step-Alpaha Vinyl, nella tappa numero 15 ha lasciato Morkov, ultimo uomo di Jakobsen, da solo. Così lui, abbandonato al suo destino, è finito fuori tempo massimo. L’impressione, vedendo le ultime due volate, era che a Jakobsen mancasse l’uomo che lo portasse agli ultimi 200 metri. Jacopo analizza con freddezza e lucidità anche questo episodio che lo riguarda da vicino, essendo anche lui ultimo uomo.

«Mah, abbandonato – ci dice – Jakobsen le occasioni di vincere le ha anche se non c’è Morkov, è giusto aspettare il leader. Gli altri uomini sono tutti importanti ma nessuno è indispensabile, nelle ultime due volate a me Jakobsen sembrava avere meno gamba. Direi che non c’è stato nulla di strano.

«Faccio l’esempio su me stesso, se dovessi rimanere indietro sarebbe giusto lasciarmi da solo. Il velocista va protetto, gli altri è un “si salvi chi può” l’ultimo uomo è fondamentale ma non vitale, riduci le possibilità di vittoria ma le mantieni. Se, al contrario fermi qualcuno ad aspettare l’ultimo uomo rischi di perderne due, non ha senso.

Caldo e salite

E’ stato un Tour de France dove il caldo ha fatto da padrone e da giudice, anche più delle salite forse. I velocisti si sono salvati, alcuni come Jakobsen sul filo dei secondi, altri con margine.

«Non mi sembrava un Tour impossibile – ci confida – ma poi la corsa va fatta, a guardare dalle mappe sembrava fattibile. A mio modo di vedere la settimana più dura era la seconda, con la tripletta sulle Alpi che ha davvero ammazzato le gambe. La terza un po’ meno, ma il caldo dei Pirenei lo si sentiva anche guardando la televisione.

«Per chiudere il discorso – dice Jacopo – Jakobsen ad una tappa è arrivato a 15 secondi dal tempo massimo e non aveva nessuno dei suoi compagni intorno. Sono scelte di squadra, mi ricordo che al Giro 2017 in quattro, tre più Arnaud siamo andati a casa e tutti ci hanno criticato, non ci si salva dal giudizio delle persone».

Intanto c’è la corsa polacca che incombe. Ua prima chance è andata per il treno della Groupama-Fdj. Se oggi i super specialisti dello sprint avevano una “mezza scusa” per non arrivare davanti, domani verso Zamosc non avranno alibi. Oltre 200 chilometri “piatti” come un biliardo o quasi. Nessuno strappo nel finale. Diciamo che oggi è stata tolta la ruggine dopo il lungo digiuno dalle corse.

Riecco Martinez, pronto a prendersi il Val d’Aosta

15.07.2022
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La terza tappa del Giro della Valle d’Aosta doveva essere, ed è stata, lo spartiacque tra la gara aperta a tutti e quella che introduce “all’inferno”. Le ultime due frazioni infatti sono assolutamente per scalatori. E scalatori puri possibilmente. Uno fra tutti: Lenny Martinez.

La Aosta-Aosta, sotto un sole martellante, va al francese Alex Baudin, della Tudor Pro Cycling, la combriccola di Fabian Cancellara. Bravo, coraggioso, abile nella guida nelle strette strade finali.

Dal Giro…

Bravo Baudin, ma il padrone della corsa è ancora Lenny Martinez. Il giovane francese arriva con il gruppo. Oggi la sua squadra ha controllato. Ancora una volta il più prezioso in fase di avvio è stato il neotricolore Lorenzo Germani.

Lenny è arrivato in gruppo con il segno del sudore sui pantaloncini, ma anche con una freschezza e una lucidità che ci hanno colpito.

«Se vogliamo parlare – ci ha detto Martinez – okay, ma vi prego solo di andare all’ombra».

Gli altri man mano si sdraiavano sotto al mega tendone in piazza Chanoux.

In una viuzza più fresca, con Martinez riprendiamo il filo proprio dal Giro d’Italia U23. Solo tre settimane fa era a Pinerolo e poi cosa ha fatto?

«Per alcuni giorni ho staccato del tutto – spiega Lenny – riposo totale: un po’ di piscina, relax, mi sono abbronzato! Tanto Netflix. Poi sono stato a Besancon (sede della Groupama-Fdj, ndr) con alcuni dei ragazzi per andare al campionato nazionale. Poi ancora, abbiamo ripreso, ma con delle uscite davvero tranquille».

«E sì, credo proprio che il riposo mi abbia fatto bene. Sono ripartito benone». E non è un caso che Lenny abbia subito ritrovato ottime sensazioni e fatto ancora buone prestazioni.

«Buone prestazioni sì, ma credetemi è dura, specie con questo caldo. Ma ho lavorato per questo. E l’estate è lunga». 

VdA nel mirino

Il francese si tiene stretta la maglia gialla. Già a Pinerolo, dove era finito il Giro, pensava al Valle d’Aosta. Sapeva che questa corsa così importante poteva essere perfetta per lui.

«Quando abbiamo ripreso a fare di più – dice Martinez – non siamo andati in altura, non l’ho mai fatta ancora. 

«Siamo venuti direttamente qui in Valle d’Aosta. Sono già diversi giorni che alloggiamo nello stesso hotel. E ne abbiamo approfittato per vedere tutte le tappe di questa gara».

Martinez vorrebbe pedalare un po’. Vorrebbe defaticarsi. «Giusto cinque minuti», chiede. Ma il responsabile della corsa è impassibile e lo porta nel tendone con gli altri.

Alex Baudin (Classe 2001) arriva in solitaria ad Aosta (foto Alexis Courthoud)
Alex Baudin (Classe 2001) arriva in solitaria ad Aosta (foto Alexis Courthoud)

Salite sì, distanza no

Lenny dice che le tappe di questa corsa sono tutte belle, tutte dure. Soprattutto le ultime due.

«Mi preoccupa un po’ quella di domani (Coumarial, ndr) – dice – perché è dura e molto lunga. E io sono al primo anno».

Bellissima questa risposta. Gli facciamo notare che al Giro U23 nel giorno di Santa Caterina Valfurva però ha fatto una “bella” esperienza e che magari ha preso le misure con certe distanze.

Quel giorno aveva dominato fino all’ultima ora di corsa poi era crollato. E infatti Lenny storce il capo e ribatte: «Su certe distanze faccio ancora fatica».

Probabilmente con la squadra cercheranno di correre in difesa. Rispetto al Giro hanno la maglia, hanno già una tappa nel sacco e il secondo in classifica è  Reuben Thompson, campione uscente, ma anche compagno di squadra. Tutt’altra situazione tattica rispetto al Giro.

Milesi coriaceo

Intanto sotto il tendone si radunano un po’ tutti. I cinque della fuga si scambiano pacche sulle spalle a vicenda. Gloag, uno dei più accreditati, è il primo a complimentarsi con Baudin e con Lorenzo Milesi.

«Vado forte da un po’? Sì, ma quel che conta è vincere – dice Lorenzo un po’ deluso – Forse oggi ho pagato anche un po’ lo sforzo di ieri. Anche ieri infatti ero andato in fuga, ma sapevo che se dovevo fare qualcosa era in questi due giorni. Il primo e gli ultimi due sono troppo duri per me. E così ho dato il tutto e per tutto».

«Conoscevo il finale e quella rotatoria, dove gli altri sono andati dritti l’ho fatta bene, perché nei giorni prima l’avevo sbagliata anche io!».

E con quella manovra per pochissimo Milesi, che stava rincorrendo, non riusciva a riprendere anche Baudin.

«Sono rimasto un po’ sorpreso – conclude Milesi – dall’attacco di Baudin sul primo degli ultimi due strappi, ma credo che non sarebbe cambiato molto. Non sarebbero cambiate le cose, sia che non fossi rimasto sorpreso, sia che lo avessi ripreso dopo la rotatoria. La gamba non era super, ma come ho detto forse ho speso troppo ieri».

Due punte, meglio di una. Pinot e Gaudu verso il Tour

24.06.2022
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Stefano Garzelli è della “vecchia scuola”: per lui meglio il capitano unico. Ma è altrettanto vero che il varesino sa bene riconoscere le nuove dinamiche e i valori in campo. E per lui contro lo strapotere di Pogacar meglio avere due punte. «Quando hai davanti uno come Pogacar è bene portarne due, perché sai che nel testa a testa sono tutti perdenti», ci aveva detto la maglia rosa del 2000.

E due punte le ha non solo la Jumbo-Visma, la principale rivale di Tadej, ma anche la Groupama-Fdj con Thibaut Pinot e David Gaudu (in apertura foto Instagram).

Correre compatti sarà importante e vitale. Il direttore sportivo Philippe Mauduit ci fa capire meglio come cercheranno di fronteggiare i mostri che si contenderanno la Grande Boucle.

Philippe Mauduit (classe 1968) è il diesse della Groupama-Fdj (foto Twitter)
Philippe Mauduit (classe 1968) è il diesse della Groupama-Fdj (foto Twitter)

Leader e amici

Pinot e Gaudu stanno andando molto forte. Pinot lo abbiamo visto anche dal vivo al Tour of the Alps, Gaudu si è ben comportato al Delfinato, tanto da vincere una tappa. Due punte, due leader quindi… purché non si becchino.

«Tra Pinot e Gaudu – dice con la consueta gentilezza Mauduit – le cose avverranno in modo abbastanza naturale. David ha già dimostrato di mettersi al servizio di Thibaut. E Thibaut al Giro di Svizzera ha dichiarato che è pronto a condividere le situazioni che presenterà la strada con David. E che sarebbe contento di tirare per David visto ciò che ha fatto nei suoi confronti in questi anni».

«Quello che dice Garzelli non è sbagliato, si hanno più possibilità. Pogacar ha vinto il primo Tour praticamente senza squadra. Il secondo ne aveva una migliore e lo ha gestito meglio. Quest’anno ha un team molto più forte. In più Tadej è un fenomeno e i fenomeni sono difficili da destabilizzare. Se avremo le gambe, se saremo in grado, cercheremo di attaccarlo come Ineos-Grenadiers, Jumbo-Visma…».

Alleanze sì o no?

Citando altre squadre Mauduit apre una finestra affascinante: quella delle alleanze trasversali. Un conto è che attacchino in modo alternativo due corridori della stessa squadra e un conto è che lo facciano più capitani di team diversi.

«Alleanze in comune non credo siano possibili nel ciclismo moderno – spiega Mauduit – E’ diverso rispetto a trenta anni fa. I team hanno partner con interessi troppo diversi e specifici. Ognuno fa la corsa per conto suo, pensando di portare in alto i propri colori come meglio può. 

«Magari l’interesse comune può esserci in una tappa: per chiudere su una fuga o mettere in difficoltà qualcun altro. Ma sono alleanze che nascono sul terreno e sul momento».

La chiave comunque è tutta nella frase precedente di Mauduit: “gambe permettendo”. Prima di tattiche, del doppio leader e delle alleanze bisognerà essere in grado di attaccare Pogacar o chi per lui. Semmai Pinot e Gaudu possono stimolarsi negli allenamenti, nel condurre una vita da atleta agguerrito. Il galletto che vuol spodestare il re. Il re che vuole mantenere la sua leadership.

«Entrambi – riprende Mauduit – sono due ragazzi competitivi. Thibaut viene da un anno e mezzo in cui ogni due o tre settimane era costretto a fermarsi. Negli ultimi sei mesi non ha più avuto problemi e pian piano sta tornando ai suoi livelli. Ma è normale. Lui vive per la competizione. Adesso è convinto, tirato, fisicamente sano.

«L’altro, David, è cresciuto ed è sempre più sicuro e motivato. Peccato che alla Parigi-Nizza sia sia rotto una vertebra che gli ha fatto perdere tempo e quindi non ha fatto ciò che voleva al 100%, ma anche lui sta tornando al punto giusto, nel momento giusto. Quindi non dico che sono fratelli, ma di certo sono molto amici».

La squadra francese è andata in sopralluogo due volte sul pavé che il Tour affronterà nella 5ª tappa (foto Instagram)
La squadra francese è andata in sopralluogo due volte sul pavé che il Tour affronterà nella 5ª tappa (foto Instagram)

Lavoro di squadra

La compattezza della Groupama-Fdj si vede non solo dai due leader, ma anche dalla squadra che hanno portato e come hanno preparato l’avvicinamento al Tour de France. Lavori corali nei ritiri, cura degli aspetti tecnici, gare…

Anche se sotto quest’ultimo punto di vista è curioso notare come le due punte in questione non abbiano quasi mai corso insieme in questa stagione. L’unica gara in cui la squadra li ha schierati entrambi è stata il Mercan’Tour Classic, corsa di un giorno datata 31 maggio. Corsa, tra l’altro, sfruttata soprattutto per i sopralluoghi nei giorni successivi, visto che si correva nelle zone alpine.

«Abbiamo fatto i sopralluoghi delle tappe iniziali e due volte quella del pavè. Abbiamo inserito in squadra anche dei ragazzi in grado di tirare per questo tipo di tappe e nel vento».

«Anche le scelte tecniche le abbiamo fatte con l’aiuto della parte del team che fa le classiche. Abbiamo lavorato con loro. Abbiamo scelto ruote speciali. La bici per il pavè sarà la Lapierre Xelius (un po’ meno rigida della Aircode, ndr). Di più proprio non potevamo fare».

Madiot 2022

Rotta verso il Tour, Madiot lancia una provocazione

08.06.2022
5 min
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La Groupama FDJ per il Tour de France è un “work in progress”, ma questa volta la pattuglia francese non si accontenterà di volate vincenti come è avvenuto al Giro d’Italia. Marc Madiot è stato chiaro, da qui al 1° luglio, giorno di partenza della Grande Boucle, si costruirà la squadra che dovrà essere pronta a scalare la classifica. Vincere? Madiot non è persona da grandi annunci, ma certamente si va per fare classifica. Per salire più su possibile, senza aver paura di guardare la cima…

Le vittorie di Démare al Giro avevano un po’ addolcito un bilancio che era stato fino allora deficitario. Prima della corsa rosa erano arrivati il successo di David Gaudu in una tappa alla Volta Ao Algarve e quello di Thibaut Pinot nella frazione finale del Tour of the Alps, dopo essere stato secondo il giorno prima. Poi, tanti piazzamenti, alcuni anche prestigiosi come i podi di Madouas al Fiandre e di Kung alla Roubaix, ma le aspirazioni erano ben altre.

In un’intervista a Le Quotidien du Sport, Madiot ha fatto il punto della situazione, non lesinando giudizi pesanti ma facendo anche un’analisi molto specifica sull’andamento di questi primi mesi: «Ci sono stati alti e bassi, difficoltà, infortuni, ma per fortuna c’è ancora tanto da fare e il verdetto si darà solo a fine stagione. Quel che è certo però è che esso deriverà dai risultati: Démare non ci ha rimesso sulla giusta rotta».

Gaudu Delfinato 2022
Gaudu in trionfo sul podio della terza tappa del Delfinato, una liberazione per lui…
Gaudu Delfinato 2022
Gaudu in trionfo sul podio della terza tappa del Delfinato, una liberazione per lui…

Tutta colpa del Covid…

Un giudizio che sembra significare come in casa Groupama ci sia stata maretta: «Un capo di una squadra deve essere pragmatico, il resto conta poco. Non potevo essere contento, nelle classiche siamo andati bene e abbiamo fatto il nostro, Kung è stato efficiente e si è messo in evidenza. Ma è nelle corse a tappe che siamo mancati e per noi quelle sono un marchio di fabbrica. Abbiamo pagato la caduta di Gaudu alla Parigi-Nizza e il successivo ritiro al Giro dei Paesi Baschi. Poi Storer si è ammalato al Giro di Romandia».

Sulle cause di tanti acciacchi, Madiot ha portato la sua personale analisi, destinata a generare discussioni: «Il Covid ha colpito duro. Ha lasciato conseguenze pesanti dimostrando che tutta la vicenda è stata gestita male. I corridori hanno minori difese immunitarie perché utilizzando continuamente le mascherine non ne abbiamo più sviluppate. Nel gruppo non solo il Covid, ma qualsiasi virus si diffonde a macchia d’olio proprio perché i fisici dei corridori sono inermi.

Pinot Alps 2022
Per Pinot una bella vittoria al Tour of the Alps, ma sarà pronto per il suo 9° Tour?
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Per Pinot una bella vittoria al Tour of the Alps, ma sarà pronto per il suo 9° Tour?

I problemi delle mascherine

«Ne ho parlato con i medici della squadra – ha proseguito nella sua disamina Madiot – a dicembre, nei raduni prestagionali, nessuno si è ammalato, ma lì avevamo le mascherine. Nelle prime gare sono fioccati gli ammalati, ma non solo per colpa del covid, ecco che anche influenze, bronchiti e altro si sono diffusi. Probabilmente non avremmo dovuto utilizzare le mascherine in preparazione, i fisici dei corridori forse da una parte si sarebbero ammalati, ma dall’altra rafforzati e difesi meglio per la stagione delle corse».

Storer 2022
Dopo la splendida Vuelta 2021, il neoacquisto Storer (qui con Sivakov) reclama un ruolo di spicco al Tour
Storer 2022
Il neoacquisto Storer (qui con Sivakov) reclama un ruolo di spicco al Tour

Gerarchie dopo la Svizzera

Tutto questo comunque fa parte del passato. Ora Madiot è proiettato con nuova verve sulla nuova avventura al Tour, ma se gli si chiede con che obiettivi e soprattutto uomini, resta abbottonatissimo: «Questo mese sarà fondamentale, voglio vedere come andranno Gaudu e Storer al Criterium du Dauphine con il primo che mi ha già dato segnali più che positivi e poi Pinot al Giro di Svizzera, alla fine avremo le idee più chiare su quali saranno le gerarchie della squadra e gli uomini da inserire per costruirla». Una scelta anche per favorire un po’ di concorrenza fra i tanti galli nel pollaio.

Su un aspetto Madiot si sente comunque sicuro: i suoi ragazzi sono pronti a collaborare come si è visto anche al recente Mercan Tour Classic Alpes Maritimes, dove Pinot, sapendo di non essere ancora al massimo della forma (andrà in Svizzera proprio con quell’obiettivo) si è messo a disposizione dei compagni tirando in maniera veemente per tutta la prima parte per poi passare il testimone a Reichenbach. Alla fine, nella gara vinta dal danese Fuglsang (Israel Premier Tech), Gaudu è stato 3° e il giovane Martinez 8°. A chi gli chiedeva alla fine come fosse andata, Pinot ha risposto serafico: «Gaudu era più avanti di me, era giusto lavorare per lui, peccato solo che non sia arrivata la vittoria».

Stewart Mayenne 2022
Jake Stewart dopo ottime esperienze fra i big è pronto per il GIro U23
Stewart Mayenne 2022
Jake Stewart dopo ottime esperienze fra i big è pronto per il GIro U23

Giro U23, attenti a Stewart…

Già, quella vittoria che rischia di diventare un’ossessione. Intanto però Madiot, coadiuvato da suo fratello Yvon che cura la formazione Under 23, guarda anche al Giro d’Italia di categoria dove conta di portare un team molto competitivo, con il 20enne Paul Penhoet per le volate e i due inglesi rampanti Lewis Askey e Jake Stewart (quasi omonimo dell’ex campione del mondo di formula 1 e che ha fatto molto bene quando è stato chiamato nella squadra maggiore) per la classifica. Considerando l’armata dei rivali dell’AG2R Citroen, anche qui se non arriva qualche risultato…

Ma quanto è basso Pinot sulla bici? Per Malori troppo…

28.04.2022
4 min
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Ma quanto è basso Pinot sulla bici? La domanda di Adriano Malori è arrivata proprio nel giorno in cui il francese vinceva l’ultima tappa al Tour of the Alps, ma per approfondire meglio il tema, gli abbiamo chiesto di aspettare il rientro dalla Liegi. E così adesso ci siamo.

Della Lapierre Xelius SL3 del francese abbiamo raccontato proprio nei giorni della corsa trentina. Ma adesso il sospetto che i suoi acciacchi e un rendimento mai troppo costante possano dipendere dalla posizione in sella apre la porta su nuovi scenari.

Adriano Malori è stato professionista dal 2009 al 2016. Ora gestisce il suo centro di preparazione 58×11
Adriano Malori è stato professionista dal 2009 al 2016. Ora gestisce il suo centro di preparazione 58×11
E’ davvero così basso Thibaut?

Ci ho fatto caso l’altro giorno mentre inseguiva Lopez. Così basso, che ogni 3 secondi deve alzarsi sulla sella. Ha le anche che si muovono ed è un continuo tirarsi indietro, come sulle bici da crono quando sei troppo basso o troppo corto.

Che cosa si capisce da tanto muoversi?

Vuol dire che è scomodo, oppure ha dovuto scegliere questa posizione per i problemi alla schiena. Ma in ogni caso non funziona. Non è redditizia, perché i 3/4 della muscolatura della gamba non lavorano. Se non è una posizione imposta o che vuole lui a tutti i costi, io mi affretterei a rivederla.

Pinot ricorre all’azione sui pedali non per attaccare, ma anche durante fasi interlocutorie di pedalata
Pinot ricorre all’azione sui pedali non per attaccare, ma anche durante fasi interlocutorie di pedalata
La tendenza ad abbassarsi non dipende anche dalla frequenza di pedalata?

Esatto, quello che stavo per dire. Anche Roglic e Alaphilippe sono bassi di sella, ma loro vanno molto agili. Pinot invece spinge duro. I muscoli più importanti per la pedalata sono il gluteo, il quadricipite femorale e il polpaccio che trasmette direttamente la potenza. Lui spinge quasi solo con il vasto mediale e si alza in continuazione perché le sue gambe chiedono un po’ di estensione. Finché parliamo di salite brevi come in Trentino, te la cavi…

Altrimenti?

Quando vai al Tour e devi affrontare ad esempio il Tourmalet, magari dietro Roglic e Pogacar, non puoi pensare di fare la corsa lavorando con mezza gamba. Aumenta il dispendio energetico e hai meno forza. L’unica soluzione è alzare la sella. Non è uno che pedala come Pantani.

La gamba del francese non lavora mai con una distensione sufficiente
La gamba del francese non lavora mai con una distensione sufficiente
Cosa intendi?

Pantani si alzava per scattare, poi si sedeva e faceva girare a lungo il rapporto. E parliamo di altri motori. Se invece ti alzi di continuo, perdi velocità e ritmo. Guardate le crono: si alza mai nessuno nei rilanci dopo le curve? Piuttosto fai traiettorie super rischiose, che però ti lasciano la velocità per accelerare da seduto. Ti alzi solo se la curva e stretta e riparti da fermo. Sennò, neanche freni.

Se la muscolatura lavora male, c’è anche maggiore rischio di crisi?

Può darsi che a un certo punto la gamba dica basta. Alzandoti spesso in piedi sale anche il battito del cuore e sovraccarichi la schiena. Pinot ha avuto mille malanni, chissà che non dipendano anche da una posizione sbagliata.

Osservando i vari video del Tour of the Alps si nota in effetti che Pinot continua a nuoversi sulla sella
Osservando i vari video del Tour of the Alps si nota in effetti che Pinot continua a nuoversi sulla sella
Hai detto che potrebbe essere lui ad aver scelto quella posizione…

Quando un corridore si mette in testa un’idea, difficile toglierla. Quando ero alla Movistar, Valverde pedalava altissimo di sella. Hanno provato ad abbassarlo, ma non c’è stato verso. E lui intanto vinceva 15 corse all’anno, cosa potevi dirgli? Stessa cosa con Froome: sulla bici era basso e corto, ma ha vinto 4 Tour, un Giro e due Vuelta. Per tuti gli altri, la gamba ha bisogno di estensione. Non avevo notato prima che Pinot fosse messo così. Se dipende dalla schiena, alla Groupama-FDJ potrebbero cambiargli le pedivelle e permettere alla gamba di allungarsi. Ma di sicuro, se pedala così, vedo difficile che possa avere la continuità in una corsa di tre settimane.

Dal Lunigiana al Tour of the Alps, riecco l’amico Martinez

27.04.2022
5 min
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Una squadra di casa per i corridori di casa: sembra l’acqua calda, per noi è champagne. L’anno scorso Lenny Martinez vinceva il Giro della Lunigiana da junior, la settimana scorsa ha chiuso terzo nella classifica dei giovani al Tour of the Alps, dietro Arensman e Buitrago che hanno 4 anni più di lui, e 14° nella generale (in apertura è con Karel Vacek).

La Groupama-FDJ lo seguiva già negli allenamenti e ora che lo ha inserito nella sua continental, in cui corre assieme a Gregoire e al nostro Germani, lo ha portato a fare esperienza tra i grandi, accanto a Thibaut Pinot e Attila Valter. In precedenza, Lenny aveva debuttato a Laigueglia, poi ha corso al GP Lillers, la Dorpenomloop e la Younger Coast Challenge. Quindi ha partecipato al Circuito delle Ardenne (4 tappe) e alla Liegi U23. Prossima gara la Fleche Ardennaise dell’8 maggio.

Sul podio di Ortonovo, con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021
Sul podio di Ortonovo, Lenny Martinez con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021

Incuriositi da questa esperienza a soli 18 anni, abbiamo suonato al suo campanello, rintracciando nello schema della squadra francese il sale del discorso. Il professionismo WorldTour come obiettivo finale, l’esperienza di corse minori come base di lavoro, assaggi fra i grandi per capirsi meglio.

Ti aspettavi di fare così bene al Tour of the Alps?

Sì e no. Sapevo di avere delle buone capacità in montagna e questo è stato confermato. Ma di entrare tra i primi 15 della classifica generale no, non ci avrei pensato prima di questa gara, visto il livello. Quelli erano i corridori che adesso andranno al Giro d’Italia e punteranno a vincerlo.

Era nei tuoi piani o sei stato convocato per la tua buona forma?

Era nei piani del Groupama-Fdj per quest’anno, ma io non ero sicuro di andarci. Mi hanno confermato 15 giorni prima e ne sono stato molto contento.

Azione di squadra alla Liegi U23 con Gregoire (poi vincitore) e Paleni (foto Alexis Dancerelle)
Azione di squadra alla Liegi U23 con Gregoire (poi vincitore) e Paleni (foto Alexis Dancerelle)
Cosa ti ha sorpreso di più di te stesso?

Senza dubbio, l’essere riuscito a stare con i migliori scalatori del gruppo. E anche essere arrivato a giocarmi una vittoria di tappa. Peccato per lo sprint (il riferimento è all’arrivo di Lana, chiuso in 14ª posizione, conquistato da Pello Bilbao, ndr).

Com’è stato correre al fianco di Thibaut Pinot?

E’ stato fantastico, Thibaut è un esempio. Sono molto grato di tutta questa esperienza.

Cosa hai imparato guardandolo?

Tanto. Il suo modo di correre, la determinazione anche giù dalla bici. E’ un esempio, ha affrontato tanti problemi in carriera, avendo alti e bassi: mi rendo conto che forse è normale anche per i migliori. Ma dentro di sé bisogna sempre crederci. Vedo spesso commenti negativi su Thibaut, dicono ad esempio che non ha testa e tutto il resto. In realtà vivendolo dall’interno della stessa squadra, penso che sia uno dei corridori del gruppo che ha la determinazione più forte.

Pinot è stato per lui un riferimento durante tutto il Tour of the Alps
Pinot è stato per lui un riferimento durante tutto il Tour of the Alps
Ci sono stati giorni particolarmente duri in gara?

Sì, l’ultimo con la pioggia fredda non è stato molto piacevole. Prima della salita finale, le mie gambe erano troppo fredde per produrre lo sforzo di seguire i migliori. Il primo giorno invece il mio corpo era ancora in fase di recupero dopo la Liegi (che si è corsa due giorni prima, ndr), ma poi si è rimesso in moto e sono stato bene.

Senti la fiducia della squadra?

Sì molto, mi trovo molto bene. Sono tutti fantastici, mi vedo un futuro con loro. Penso che possiamo fare grandi cose.

Cosa pensi di Attila Valter?

Attila è fantastico, ho diviso la camera con lui. Parla molto bene il francese, è molto calmo e tranquillo. Sorride sempre e ce lo trasmette, anche in questa corsa mi ha dato dei buoni consigli.

I tuoi compagni di squadra stanno già pensando al Giro d’Italia: saresti curioso di metterti alla prova in un grande Giro o è davvero troppo presto?

Mi piacerebbe, ma è troppo presto. Vorrei provare, ma non subito. Un “grand tour” è lungo, non credo di esserne ancora capace, ma in futuro sì. Piano piano crescerò, piano piano…

Accanto a Richie Porte, Martinez ha tenuto duro nelle tappe più impegnative (foto Instagram/Getty)
Accanto a Richie Porte, Martinez ha tenuto duro nelle tappe più impegnative (foto Instagram/Getty)
La tua stagione sarà strutturata principalmente sulle corse a tappe?

Non necessariamente, ma capita spesso che le corse per scalatori siano gare a tappe. Io però cerco di assaggiare il più possibile, devo fare esperienza su tutti i terreni per il futuro.

Hai aumentato così tanto il carico di allenamento rispetto allo scorso anno?

Sì, i carichi di allenamento sono aumentati, anche le distanze di gara, ma rimane una coerenza di base. Stiamo rispettando i miei tempi di crescita: non troppo, non troppo poco. Sta andando bene, non mi alleno eccessivamente, ci andiamo piano piano. E ogni anno cresceremo un po’.

Stai usando anche la bici da crono?

La uso, ma meno rispetto all’anno scorso, perché nel mio programma ci sono poche crono. Cerchiamo di essere coerenti con il calendario. Sto lavorando un po’ di più in salita, ma intorno ai 10 minuti, non di più per il momento.

Martinez e Gregoire hanno diviso il podio ai campionati europei di Trento: ora sono entrambi alla Groupama Continental
Martinez e Gregoire hanno diviso il podio agli europei di Trento: ora sono alla Groupama Continental
Mentre tu correvi tra i professionisti, Gregoire ha vinto tra gli under 23: la squadra va fortissimo, una sorpresa oppure un gruppo molto forte?

Sì, la squadra sta andando molto forte, è fantastico. Spinge tutti verso l’alto, spero che ci ritroveremo anche nel WorldTour, ma non ho dubbi al riguardo.

Parteciperai al Giro d’Italia o al Tour de l’Avenir?

Non lo so ancora, ma normalmente sarà uno dei due. Non entrambi, perché potrebbe essere un po’ troppo al primo anno da U23, stiamo facendo le cose con calma.

Stavolta Thibaut non stecca. E con lui fa festa anche Bardet

22.04.2022
6 min
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Incredibile. Neanche il tempo di mettere l’articolo online che Thibaut Pinot era già fuga. E finalmente stavolta ce l’ha fatta. Stavolta ha voltato pagina. Stavolta sull’arrivo ci è un arrivato con la testa alta. E il sorriso. Basta confrontare le due foto di apertura dei due articoli.

Ma anche stavolta ad un certo punto i nuvoloni si sono fatti scuri per Thibaut. Il cielo si è fatto buio in discesa. Due volte. Nella prima, David De La Cruz lo ha staccato, nella seconda lo ha riacciuffato.

Ma quando uno scalatore stacca tutti in salita le sue energie si moltiplicano. Il suo scopo lo ha raggiunto e di colpo i dubbi diventano certezze. Il finale, che sulla carta, era più adatto al corridore spagnolo, Thibaut se lo è mangiato. Ha vinto “per distacco”.

«La seconda piazza di ieri – ha detto Pinot – mi ha dato fiducia».

Super Thibaut e Groupama-Fdj

Gioia dunque in casa Groupama-Fdj. Non solo per Thibaut. Una gioia nata dalle lacrime di ieri e da tanti piazzamenti colti in stagione. Però le cose stanno girando all’interno del gruppo di Marc Madiot. Guardiamo anche come vanno i suoi ragazzi della continental.

«In squadra – racconta Matteo Badilatti gregario doc della Groupama-Fdj – c’è un bel clima. Questa vittoria non è nata ieri sera a tavola dopo la sconfitta di Pinot, ma è frutto della buona atmosfera che si respira in squadra.

«Siamo uniti, lavoriamo sodo e prima o poi le cose vanno nella maniera giusta. Anche ieri sera Thibaut è stato positivo. Lui è un grande campione, una persona incredibile e sa fare bene in ogni occasione. Lui dà il massimo sempre, ci sprona ed è motivo di orgoglio anche per noi.

«Se sapevamo che Thibaut sarebbe andato subito in fuga? Beh – sorride Badilatti – la tappa oggi era difficile e quindi meglio stare davanti no? E poi con il gruppo che ha lasciato fare era perfetto per noi».

Intanto il diesse Thierry Bricaud si complimenta con Badilatti, arrivato quando Michael Storer è giusto sul podio. Gli dice come è andata. E aggiunge: «Non male, no!». Poi lo abbraccia.

Eh sì, perché la Groupama-Fdj è salita sul gradino più alto del podio anche come team.

«Oggi abbiamo ottenuto una bella prestazione di squadra – conclude Badilatti – e c’è soddisfazione. E’ stata una giornata positiva. Finalmente le cose iniziano ad andare bene. C’è motivazione. Adesso possiamo guardare in modo positivo alle prossime gare. Il segreto di questa Groupama? Lavorare!».

Bardet, re del Tour of the Alps

Da un clima di gioia all’altro. La Francia oggi fa festa. Tra i giornalisti dietro l’arrivo c’è chi azzarda una battuta: «Bardet brinda col Pinot!». Ci sta…

Romain, e ve lo avevamo raccontato giusto un paio di giorni fa, stava bene. Quello sguardo da furbetto ce lo aveva anche oggi. Ancora dopo il traguardo. Ha una grinta pazzesca. Una grinta che non gli si vedeva da tempo.

Anche per lui vale il discorso fatto con Pinot: quando lo scalatore sente le sensazioni positive in salita diventa una “macchina da guerra”.

Sullo Stronach, 3,1 chilometri durissimi, ha demolito anche psicologicamente Pello Bilbao. Ha fatto il forcing per tutta la salita. Prima con l’aiuto di Thymen Arensman e poi da solo. A mano a mano tutti si sono staccati. Tutti tranne appunto Storer e il suo giovane compagno.

Alla fine se questa è la squadra che davvero vedremo al Giro, ci sarà da stare attenti anche a loro. Arensman una volta in pianura ha fatto un lavoro eccezionale. E già prima dell’arrivo festeggiava con le braccia al cielo, forte del conoscere i distacchi per radio.

«Pensavo solo alla classifica finale – ha detto Bardet – anche perché Pello ha forato tre volte e tre volte ci siamo fermati ad attenderlo. Per questo la fuga, con Thibaut e David, ha preso così tanto margine. 

«Adesso pensiamo al Giro, ma senza pressione. Anche qui abbiamo ragionato giorno per giorno. E poi man mano è aumentata la sicurezza e stamattina abbiamo detto semplicemente: proviamoci».

Un Bardet così non si vedeva da un po’

«Nessun segreto. Lavoro diversamente: più corse, meno pressioni da parte della squadra, c’è un bell’ambiente e riesco ad esprimermi come voglio».

Anche nel Team Dsm c’è gioia. E’ incredibile vedere come i ragazzi si abbraccino e si cerchino dopo l’arrivo. E con loro i massaggiatori, i diesse. Davvero: il ciclismo è uno sport di squadra.

Bilbao, pressione o lividi?

E si abbracciano anche in casa Bahrain Victorious. Franco Pellizotti si congratula con tutti i suoi ragazzi che tornano al bus alla spicciolata. Loro non gioiscono però. Hanno perso un Tour of the Alps dominato dalla prima alla penultima salita. 

«Sapevamo – spiega Pellizotti – che ci saremmo giocati tutto sull’ultima salita che era davvero dura. Bilbao non lo ha battuto un corridore qualunque. Tra l’altro un corridore che si sta ritrovando e mi sembra anche bene. Ho anche corso con lui, me lo ricordo da giovane ed era un bravo ragazzo in gruppo. Sono contento per lui».

«Cosa ci è mancato? Nulla, come detto c’è chi è andato più forte di noi. Sì, ieri sera Pello lamentava qualche dolore per la caduta. Mi ha detto che oggi aveva tanto freddo, tanto è vero che non si è mai tolto la mantellina. Ma non regge. E non regge neanche il discorso del rischiare il giusto (pensando al Giro, ndr). C’è chi è andato più forte. Punto».

A nostro avviso, il basco ha pagato molto la pressione. E’ vero che non si può giudicare dalle immagini in tv, però prima della salita finale sembrava molto teso. E anche stamattina, prima del via, era un po’ sulle sue. 

«Mah, pressione – conclude Pellizotti – sapete alla fine è la prima volta credo che si giocava una corsa a tappe. E credo che sia una step importante per la sua crescita e per il resto della sua carriera».