Agostinacchio vince da grande, ma il gruppo è in ansia per Privitera

16.07.2025
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AOSTA – La notizia della vittoria di Filippo Agostinacchio, primo atleta valdostano a vincere una tappa e indossare la maglia di leader della classifica generale al Giro della Val d’Aosta viene spezzata quando ancora si trova al podio delle premiazioni. Un diesse presente in gara ci dice che Samuele Privitera è stato coinvolto in una brutta caduta, sembra una normale dinamica di gara ma poi la piega diventa tragica. Le voci che rimbalzano tra la sala stampa e l’organizzazione è che l’incidente sia causato da un iniziale malore, ma la notizia non viene confermata. Il corridore della Hagens Berman Jayco è stato trasportato all’ospedale in gravi condizioni e gli aggiornamenti arrivano a spizzichi e bocconi.

«Diciamo che ho finalmente capito che corridore sono – dice Agostinacchio mentre pedala lentamente verso il podio – uno da azioni così e non da classifica. Non voglio nemmeno pensare di snaturarmi perché non credo di essere un atleta per le corse a tappe ma per vincere frazioni del genere sì. Sento di essere ancora un po’ acerbo su strada, ho bisogno di carburare ancora per esplodere definitivamente».

A 200 metri da casa

Filippo Agostinacchio ha alzato le braccia al cielo nella sua città, Aosta. Dopo la vittoria di tappa al Giro Next Gen ci ha preso gusto e conferma di essere arrivato al miglior momento della sua carriera da under 23. Scherzando quando gli chiedono se avesse 19 o 20 anni di essere vecchio (ha 22 anni, ndr), ma che su strada è ancora giovane visto che corre da solamente due stagioni. Oggi prima del via era concentrato, silenzioso come al solito ma con poca voglia di parlare. 

«Oggi era una bella occasione – prosegue mentre pedala lento – ma non l’unica nell’arco dell’intera gara. Comunque correre sulle strade di casa è un bel vantaggio anche per andare in fuga. Sicuramente oggi era la migliore occasione delle cinque, quindi ho cercato di prenderla al volo. Mi sono mosso fin da inizio tappa ma ero consapevole di aver bisogno di tanti compagni di fuga perché nella valle, nel tornare indietro, il vento sarebbe stato a sfavore».

Filippo Agostinacchio insieme al padre Fabio
Filippo Agostinacchio insieme al padre Fabio
Insomma, conoscevi le strade a memoria…

L’ultimo strappo (quello su cui ha costruito la sua vittoria, ndr) lo conosco metro dopo metro, se vado su Strava avrò 150 prestazioni in totale. Abito a cinque minuti a piedi da Corso Battaglione Aosta, dove era collocato lo striscione d’arrivo. Da questa via ci passo tutti i giorni quando esco in bici. 

Sapevi esattamente dove attaccare o hai usato un po’ di fantasia comunque?

Avevo visto che in fuga c’erano tre o quattro corridori più veloci di me, l’unica soluzione era di tentare un anticipo. Volevo vincere e mi sono mosso con in testa solo il miglior risultato. Ho anticipato ed è andata bene come ad Acqui Terme. Quella volta non lo avevo fatto, ma ora voglio dedicare la vittoria a Di Tano. E’ stata una figura importante nella mia crescita come atleta e soprattutto come persona. 

L’atleta di casa si è poi prestato all’intervista dopo la gara raccontando le sue emozioni
L’atleta di casa si è poi prestato all’intervista dopo la gara raccontando le sue emozioni
Quindi a 22 anni sei davvero vecchio?

No, vecchio no. Però forse sono arrivato nell’ultimo anno buono per fare qualcosa a livello internazionale, quindi sto cogliendo le mie occasioni. Dopo la vittoria al Giro Next Gen e qui al Valle d’Aosta spero di aver convinto il cittì Marino Amadori a portarmi all’Avenir e di cercare la tripletta con un’altra vittoria di tappa. 

Lo hai sentito?

Ci sentiamo spesso e con lui ho un ottimo rapporto. Lui l’anno scorso mi ha fatto fare un’esperienza proprio qui al Giro della Valle d’Aosta e gli sarò riconoscente a vita, senza questa esperienza qua non sarei maturato come corridore. 

Agostinacchio, in maglia di leader del Giro della Val d’Aosta insieme a Marco Milesi, diesse della Biesse-Carrera-Premac
Agostinacchio, in maglia di leader del Giro della Val d’Aosta insieme a Marco Milesi, diesse della Biesse-Carrera-Premac
Dopo il Giro è cambiato qualcosa in te?

Mi sono sbloccato a livello mentale e riesco a correre all’attacco. Oggi stavo bene, sentivo la gamba piena e ho eseguito il piano alla perfezione. Le due settimane tra il Giro Next Gen e il Val d’Aosta non sono state perfette perché mi sentivo un po’ stanco. E’ da gennaio che tiro dritto senza fermarmi mai, quindi sto anch’io arrivando un attimo tirato e dovrò riposare un attimo.

Nel momento in cui pubblichiamo l’articolo confermiamo che Samuele Privitera è attualmente in ospedale, dove è giunto dopo l’intervento del 118. L’organizzazione dichiara: «Il corridore è stato preso in carico dall’Ospedale Umberto Parini di Aosta, la prognosi è riservata e le sue condizioni sono gravi. La dinamica dell’incidente è in fase di accertamento».

Verso il Valle d’Aosta: meno estremo, più aperto. L’analisi di Belli

03.07.2025
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La scorsa settimana è stato presentato il Giro della Valle d’Aosta (16-20 luglio), giunto alla sua 61ª edizione. Un grande evento nel capoluogo della Regione al quale ha presenziato anche Wladimir Belli, oggi commentatore tecnico per Eurosport e in passato corridore capace di salire sul podio del Giro della Valle in due occasioni, terzo nel 1990 e primo nel 1991 (in apertura foto Giro VdA).

Quello che ci è parso di notare è che si tratti di un’edizione meno dura rispetto agli ultimi anni. C’è una tappa veloce in avvio, una cronoscalata che è certamente impegnativa ma nel complesso riduce il dislivello. E soprattutto ci sono tre arrivi pedalabili, l’ultimo dei quali, quello di Cervinia, non è preceduto, come sempre accedeva in questi ultimi anni, dal Saint Pantaleon.

Attenzione, non vogliamo criticare: è semplicemente un’analisi. Magari potrebbe anche essere una scelta giusta ai fini dello spettacolo e del ventaglio di atleti per cui la corsa resta aperta. E con Wladimir Belli analizziamo proprio questi aspetti.

Wladimir Belli, Giro d'Italia 2003, Zoncolan
Belli (classe 1970) è stato professionista per 16 stagioni. Passò pro’ nelle fila della Lampre nel 1992
Wladimir Belli, Giro d'Italia 2003, Zoncolan
Belli (classe 1970) è stato professionista per 16 stagioni. Passò pro’ nelle fila della Lampre nel 1992
Wladimir, dunque, che Giro della Valle d’Aosta ti sembra?

Prima di tutto fatemi ringraziare patron Riccardo Moret, che mi ha invitato alla presentazione della gara. Sicuramente è un Giro della Valle diverso e un po’ meno duro. Non è impossibile rispetto ad altri anni, ma nel complesso le salite ci sono: 498 chilometri e oltre 11.000 metri di dislivello. Poi, per motivi legati anche alle località ospitanti, non si ha sempre carta bianca sulla scelta delle strade: bisogna fare di necessità virtù.

Chiaro…

La prima tappa è corta e per mezzi velocisti, la seconda è una cronoscalata la cui pendenza media è circa del 6 per cento: oggi con queste pendenze si parla di velocità prossime ai 30 all’ora. Per cui, sicuramente, chi va forte in salita emerge, ma uno che non perde troppo su una salita così pedalabile resta in lizza. Un discorso simile potrebbe valere anche per il Gran San Bernardo, che è una salita veloce, però lì le cose cambiano.

Perché?

Perché si va in quota. Vado a memoria, ma credo che sia, tra tutte le gare, anche quelle dei pro’, il secondo o terzo arrivo più elevato dell’anno (Qinghai Lake escluso, ndr). Al Giro d’Italia la Cima Coppi è stata ai 2.100 metri del Colle delle Finestre… E a quelle altitudini non per tutti è la stessa cosa. Non è facile. Alla fine, in tre giorni fanno lo stesso dislivello che c’era al Giro Next Gen.

Poi c’è Valsavarenche: il vero tappone. Ma ancora una volta la salita finale è lunga e veloce. Questo potrebbe inibire certi attacchi da parte degli scalatori puri?

Questo potrebbe essere vero, però prima ci sono altre salite per poter rendere la corsa dura anche su una salita non impossibile. E’ un giro sicuramente un po’ più aperto, e uno che pesa 68-70 chili è meno penalizzato. E poi, rispetto ai miei tempi, quando c’era la tappa finale facile, qui si finisce in quota. La fatica che si accumula può essere un altro elemento per fare la differenza. Sono ragazzi giovani e il recupero non è uguale per tutti, perché non tutti sono abituati a certe corse a tappe.

Anche i chilometri contano oppure ormai con alimentazione e preparazione è una cosa che incide poco?

Vi faccio un esempio sempre in termini di recupero. Tappone dell’Aprica del 1994, quello in cui Pantani diventò il Pirata. Tante salite in successione, 218 chilometri, restammo in bici per quasi 7 ore. Il giorno dopo altro tappone. I chilometri incidono, anche quelli dei giorni precedenti e anche se sono in pianura incidono. Perché se devi fare per tre giorni di seguito tanti chilometri significa che arrivi tardi in hotel e la mattina dopo parti presto: ti devi svegliare prima e questo alla lunga presenta il conto eccome.

C’è proprio meno tempo fisico per riposare, per scaricare la stanchezza e lo stress che contestualmente si accumula. E’ questo il senso?

Esatto, Nibali era un grande anche perché appena finita la tappa o le premiazioni, saliva sul bus e immediatamente dormiva. Altri invece erano lì che si logoravano già pensando al giorno dopo o facendo altro. Nel ciclismo ci sono moltissime variabili.

Jarno Widar è il campione uscente e dovrebbe essere al via anche in questa edizione
Jarno Widar è il campione uscente e dovrebbe essere al via anche in questa edizione
Per tre giorni si va oltre (o si sfiorano a Valsavaranche) i 2.000 metri: può essere una variabile che incide sul recupero?

No, mi spiego. Oggi i corridori giovani passano e sono subito performanti, perché hanno a disposizione internet e da qui una valanga di informazioni. Imparano prima e sono pronti su tutto. Poi magari da parte dei sudamericani c’è sicuramente una predisposizione, perché sono abituati, ma ai fini del recupero non credo possa incidere.

Rispetto ai tuoi tempi sono diversi i percorsi del Giro della Valle d’Aosta?

No, la Valle d’Aosta è quella. Grande fondovalle e poi, che tu giri a sinistra o che tu giri a destra, salite ce ne sono quante ne vuoi. Un aspetto che invece viene poco considerato è il vento. Nei fondovalle c’è sempre. All’epoca io telefonavo a qualcuno del posto che conoscevo per sapere come girava. Adesso lo sanno tutti: i direttori sportivi comunicano ogni dettaglio e questo incide sul modo di correre.

Ecco, questo era diverso?

Magari uno attaccava su una salita, prendeva due minuti e poi nel fondovalle restava lì. Adesso queste cose sono gestite diversamente. Prima serviva molto di più l’esperienza, anche intesa come conoscenza delle strade, perché le avevi già fatte. Sapevi che, se dovevi girare a destra, poi la strada si stringeva: quindi ti portavi avanti prima.

Verso il Valle d’Aosta: tra futuro, rimescolamenti e novità

22.06.2025
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Con la conclusione del Giro d’Italia Next Gen, lo sguardo si sposta sul prossimo grande appuntamento della categoria Under 23: il Giro della Valle d’Aosta, in programma dal 16 al 20 luglio prossimo. Una corsa che negli anni ha rappresentato un passaggio fondamentale per molti corridori che oggi brillano tra i professionisti (in apertura foto Giro Valle d’Aosta).

Eppure, anche questo settore vive un momento di transizione, tra l’evoluzione dei calendari, i passaggi diretti tra juniores e WorldTour e il tentativo costante di mantenere alto il valore tecnico delle competizioni. Ne abbiamo parlato con Riccardo Moret, patron della corsa valdostana, che a pochi giorni dalla presentazione ufficiale dell’edizione numero 61 ci ha raccontato come sta evolvendo il lavoro della sua squadra.

Il presidente Moret (camicia bianca) lo scorso anno al via di una delle tappe, con la maglia gialla Crescioli (foto Giro VdA)
Il presidente Moret (camicia bianca) lo scorso anno al via di una delle tappe, con la maglia gialla Crescioli (foto Giro VdA)
Presidente Moret, come procedono i lavori verso questa edizione numero 61?

Abbiamo terminato alla grande queste nozze di diamante tra l’organizzazione del Giro della Valle d’Aosta e il mondo della bicicletta. E’ andato tutto bene, ora cominciamo con il sessantunesimo. La presentazione avverrà nei prossimi giorni al Palazzo Regionale di Aosta e siamo in linea con il programma di lavoro che ci eravamo prefissati.

Le sedi di tappa erano state rese note. Verrà trasmesso tutto in streaming?

Ci sarà unaa diretta streaming, ma non so ancora con precisione su quale canale. Ma al momento opportuno sarà tutto disponibile sul sito del Giro della Valle d’Aosta.

Il mondo degli Under 23 sta cambiando. Come vivete questa evoluzione? State valutando anche la categoria juniores?

Vediamo come si evolve la situazione. Oggi ci sono juniores che passano direttamente tra i pro’ senza passare dagli Under 23. Però a naso mi sembra che un periodo di transizione serva ancora. Chi passa da under 23 ha spesso qualcosa in più. Magari non tutti fanno tutti gli anni della categoria, ma a 21 anni sono già “di là”. Per ora, comunque, restiamo fedeli alla nostra categoria.

Negli ultimi anni tanto caldo, anche se non sono mancati degli scrosci di pioggia che hanno creato caos, come nella partenza della tappa finale dell’anno scorso (foto Giro VdA)
Negli ultimi anni tanto caldo, anche se non sono mancati degli scrosci di pioggia che hanno creato caos, come nella partenza della tappa finale dell’anno scorso (foto Giro VdA)
Quindi nessun progetto per una corsa juniores?

No, almeno per ora. Quando facciamo le nostre riunioni siamo più concentrati sulle tappe che su questi discorsi. I direttori sportivi e il movimento in generale ci spingono a rimanere legati alla nostra tradizione. Chi esce bene dal Giro della Valle d’Aosta non dico che ha la strada spianata verso il professionismo, ma quasi. L’ultimo esempio è Isaac Del Toro, che ha lottato per la maglia rosa fino all’ultima tappa del Giro dei grandi.

Negli ultimi anni il tuo gruppo di lavoro è cambiato parecchio: c’è chi se ne è andato, chi sta tornando. Come riesci a mantenerlo attivo e motivato?

Io penso che chi resta, resta volentieri e lo faccia per passione. Chi invece è stanco o ha motivi personali che non gli consentono di essere sereno è giusto che si faccia da parte. E’ già faticoso mettere in piedi una corsa come la nostra, se manca la serenità è ancora più difficile. Se manca la passione, manca tutto. Non deve essere solo un divertimento, ma la passione è la base. Quando anche a me dovesse mancare, potrei anche farmi da parte: mai dire mai. E se qualcuno volesse tornare ben venga, non abbiamo mai chiuso le porte a nessuno, anzi siamo sempre dispiaciuti quando qualcuno se ne va.

Il Giro della Valle d’Aosta è un’organizzazione non professionistica, ma con standard altissimi…

Esatto. Non siamo professionisti, ma offriamo una corsa di livello professionistico. Ce lo riconosce anche la UCI, che ci valuta con dei report, delle pagelline, molto positive ogni anno. Cambiano i giudici, ma i voti restano alti: questo ci gratifica.

Che tipo di corsa vedremo quest’anno?

Come sempre sarà dura. Avremo tre arrivi in quota e tante salite. Sarà una corsa da scalatori puri, come da nostra tradizione.

L’arrivo di Pont in Valsavaranche si annuncia davvero impegnativo. La scalata finale misura circa 25 km (al 5,1 %)
L’arrivo di Pont in Valsavaranche si annuncia davvero impegnativo. La scalata finale misura circa 25 km (al 5,1 %)
Qualche anticipazione sulle tappe?

Posso dire poco. Si inizierà con una tappa “pianeggiante”, la Aosta-Aosta, che potrebbe favorire i passisti veloci, non dico i velocisti perché non credo che i velocisti puri ci saranno. Poi ci sarà una cronoscalata di 13 chilometri sulle strade del Tour de France, a Passy Plaine-Joux: ci saranno più di 1.000 metri di dislivello. Infine ci saranno tre tappe da vertigine, con arrivi sul filo o oltre i 2.000 metri. Parlo del Colle del Gran San Bernardo, di Pont a Valsavarenche nel cuore del Parco del Gran Paradiso, a 1.950 metri, e il classico finale a Cervinia.

Quest’ultima tappa ormai è una classica: verrà confermata la doppietta finale con il Col Saint-Pantaléon prima di Cervinia?

Quest’anno cambieremo un po’ il tracciato. Non sarà completamente uguale agli anni scorsi. Potremmo non fare il Saint-Pantaléon, ma non voglio sbilanciarmi oltre.

Chi disegna il percorso?

Lavoriamo in gruppo, ci confrontiamo. Le strade della Valle d’Aosta sono quelle e tutto sommato non è difficile realizzare belle tappe o scovare salite interessanti. Abbiamo una fortuna enorme nel territorio che ci ospita.

Valle d’Aosta alle spalle, è già Avenir. Amadori al lavoro…

22.07.2024
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CERVINIA – Marino Amadori sta caricando le borse sull’ammiraglia azzurra. E’ appena finito il Giro della Valle d’Aosta ed è già ora di guardare avanti, all’Avenir e anche all’europeo. Non si torna a casa pertanto, ma si va subito verso Sestriere.

Con il commissario tecnico della nazionale italiana U23 facciamo un bilancio del “Petit Tour” e soprattutto parliamo dell’impegno francese. Marino è sorridente. Tutto sommato gli italiani non hanno sfigurato in una competizione che offriva un livello stellare.

Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Marino, il Valle d’Aosta è finito: che risposte hai avuto?

Direi non male. Un terzo in classifica generale, Ludovico Crescioli, va bene. L’anno scorso chi è arrivato terzo qui poi ha vinto il Tour dell’Avenir! Mettiamola sul positivo… Crescioli ha disputato un bellissimo Valle d’Aosta, ha fatto un bel calendario di gare ed è arrivato a questo appuntamento ben preparato.

E ora?

Ora con lui e altri partiamo per il Sestriere. Faremo un ritiro con la rosa degli atleti che correranno l’Avenir. Ma sarà un ritiro anche in prospettiva dell’europeo e del mondiale.

Qual è questa rosa?

E’ una rosa allargata. Questo è l’elenco: Pietro Mattio, Ludovico Crescioli, Edoardo Zamperini, Alessandro Pinarello, Samuel Kajamini, Simone Gualdi, Noviero Raccagni, Lorenzo Conforti, Christian Bagatin, Alessandro Borgo, Nicolas Milesi, Lorenzo Masciarelli e sto valutando anche Matteo Scalco.

Partiamo da coloro che erano in Valle d’Aosta. Di Crescioli abbiamo detto…

Gualdi ha fatto una bellissima gara. Lui è un primo anno, un ragazzino parecchio interessante. Mi piace molto e sicuramente gli farò fare anche il Tour de l’Avenir. Come vediamo in giro per il mondo, a questi super giovani danno spazio subito e anche noi. Diamo a lui e agli altri la possibilità di fare queste bellissime esperienze. Tornando al Valle d’Aosta, come Nazionale abbiamo vinto una tappa con Biagini: anche se non era la frazione forse più difficile, abbiamo però dimostrato che su certi percorsi siamo molto competitivi. Su quelli più impegnativi facciamo più fatica, però ci lavoreremo in questo mese prima del Tour de l’Avenir.

Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Che squadra porterai?

Una squadra ben preparata innanzitutto. Vogliamo raccogliere il miglior risultato possibile in Francia. L’Avenir è una delle più belle corse per i giovani, per un confronto di alto livello. Ci rimbocchiamo le maniche in questi giorni e cercheremo di lavorare. Perché poi l’unica strada che c’è è quella del lavoro sodo.

Parlaci un po’ dei ragazzi in lizza per l’Avenir…

Zamperini lo porterò perché è un ragazzo che ha fatto bene, sia qua ma anche prima. E poi si sa muovere bene su certi percorsi impegnativi. Mattio, non era al Valle, ma è considerato per l’Avenir. Poi abbiamo il buon Kajamini che qui purtroppo ha avuto dei problemi fisici e mi auguro di recuperarlo. Gli dò la possibilità di venire in altura e speriamo possa rimettersi lassù.

Tra i nomi in lista c’era anche quello, importante, di Pinarello…

Pinarello è un altro che al Giro Next Gen ha fatto bene e soprattutto che va forte in salita. Non era qui, ma farà il Tour d’Alsace la prossima settimana, poi ci raggiungerà al Sestriere e quindi sarà all’Avenir. Mentre Raccagni e Borgo sono stati convocati più in prospettiva europeo. In tal senso penso anche a Romele e Conforti. Questa è un po’ la rosa allargata dei corridori che hanno fatto bene ultimamente o durante la stagione.

In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
E poi ci sarebbe potuto essere Giulio Pellizzari. Come è andata con lui?

Capisco la sua scelta e quella del suo staff. Ne abbiamo parlato, lui era entusiasta specie dopo il secondo posto dell’Avenir dell’anno scorso, ma poi si è deciso così. Abbiamo trovato un grande atleta ad impedirci di vincerlo, Del Toro. E che andasse fortissimo l’ha dimostrato dopo pochi mesi nel mondo dei professionisti. Non ci ci ha battuto uno qualunque. Giulio ha fatto un bellissimo Giro d’Italia e ne sono felice perché ritengo che sia quello il suo mondo. E’ lì che deve stare e sfondare. Come detto, ne abbiamo parlato tranquillamente e abbiamo deciso così. Gli auguro il meglio e sono convinto che farà grandi cose. Come del resto Piganzoli. Piga è un altro ragazzo che ha già fatto due Avenir, riportando un quinto e un terzo posto. Anche lui poteva essere interessante, ma per Davide vale lo stesso discorso fatto per Pellizzari. 

Marino, hai parlato di lavoro di squadra, ma come ti organizzerai? Oggi un po’ tutti hanno il proprio preparatore, come farai a coordinarli tutti?

Io rispetto i preparatori, sia chiaro. I ragazzi però devono venire in ritiro con un programma ben definito. Poi insieme ne parliamo, siamo una squadra, siamo un gruppo, e vediamo di fare i lavori e di coordinarci nel migliore dei modi. Al Sestriere ci staremo per tre settimane. Abbiamo due massaggiatori, io ho la moto… lassù cercheremo di curare i dettagli, il peso, tutto quello che serve. Con la moto conto di fargli fare i lavori specifici. L’importante è che ci sia chiarezza nei programmi sin da subito.

Chiaro..

In più ci va di lusso, perché su sei tappe dell’Avenir ne visioneremo ben quattro, poiché sono tutte in zona. Questo significa poter vedere non solo le salite, ma anche le discese, le svolte più pericolose, capire come soffia il vento. Faremo i percorsi metro per metro e penso che sarà un buon vantaggio. Anche gli altri anni visionavamo le tappe, ma al massimo erano due.

A Torres la tappa. A Widar il Valle d’Aosta con brivido

21.07.2024
6 min
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CERVINIA – Mamma mia se si era messa male per Jarno Widar. Una partenza shock per il belga della Lotto-Dstny Devo. E per fortuna che la pioggia gli piaceva. Il via in discesa sotto il diluvio ha fatto più danni forse dell’intero Giro della Valle d’Aosta. Dopo 6 minuti di gara c’erano corridori ovunque. E Widar era rimasto dietro. Tra l’altro è partito persino senza mantellina, tanto è vero che per un tratto aveva addosso quella di un altro team.

Caos nelle fasi iniziali, anche Dostiyev tira forte per rientrare sui primi. Poi ancora un frazionamento (foto Giro VdA)
Caos nelle fasi iniziali, anche Dostiyev tira forte per rientrare sui primi. Poi ancora un frazionamento (foto Giro VdA)

Paura Widar

Con la partenza in discesa sul bagnato può succedere di tutto. A perdere un quarto d’ora basta un attimo. Golliker e la Alpecin Deceuninck fanno il diavolo a quattro. Chi è dietro paga dazio. Va giù anche Ludovico Crescioli. Rojas è davanti. Dostyev non si sa. Il caos.

Dopo una mezz’ora di gara, grazie a Kamiel Eeman e al Saint Pantaleon le cose tornano a posto. Eeman, compagno di Widar, si ferma ad aspettarlo e poi inizia a menare come un fabbro per il suo capitano. E’ una manna questo apporto: anche se il distacco non si riduce, smette di dilagare. Kamiel darà talmente tutto che finirà fuori tempo massimo. 

Il resto lo ha fatto il folletto belga sulla salita. Richiude sui primi e di fatto termina lì sia la rincorsa, che il suo Valle d’Aosta ormai in cassaforte.

«Vero – racconta Widar – un inizio difficile in cui stava precipitando tutto. C’è stata una caduta del ragazzo davanti a me. Gli ero ad un metro e ho pensato: “Cavolo e adesso?”. A tanti ragazzi non importava di questo inizio e non tiravano. Così mi sono ritrovato a 20”. Ero arrabbiatissimo con me stesso, tutti cadevano in gruppo e io ero dietro. Non sarei mai riuscito a tornare sul mio compagno di squadra che mi stava aspettando. Kamiel ha fatto davvero un ottimo lavoro nel tenere il gruppo vicino. Poi sono rientrato e tutto è andato bene».

L’arrivo trionfante di Torres (classe 2005) a Cervinia dopo 36 chilometri di fuga solitaria (foto Giro VdA)
L’arrivo trionfante di Torres (classe 2005) a Cervinia dopo 36 chilometri di fuga solitaria (foto Giro VdA)

Torres che tempismo

E proprio mentre rientra Widar, ecco che scatta Pablo Torres, altro 2005 terribile. Il suo tempismo è eccezionale. Non dà modo all’unico corridore in grado di staccarlo di prendergli la ruota, affaticato com’era dalla lunga rincorsa.

Lo spagnolo della UAE Emirates Gen Z fa subito il vuoto. Lo abbiamo atteso per tutto il “Petit Tour” e alla fine è arrivato. Forse lo ha fatto anche grazie ai consigli di chi gli diceva di stare a ruota di Widar. Di pensare a risparmiare energie e a sfruttare il fatto di essere lontano in classifica. Ad esclusione delle ruote di Widar (che era dietro), lo spagnolo ha eseguito tutto alla lettera.

Sul traguardo raccoglie la testa fra le mani, quasi non ci crede: «Non ho iniziato il Giro della Valle d’Aosta nel modo migliore – racconta – ma ho sempre cercato di fare il meglio possibile per la generale. Ho finito bene e per questo sono super contento.

«In realtà dovevo attaccare nell’ultima salita, dovevamo vedere che ritmo c’era. Ma se il ritmo non fosse stato troppo veloce, avrei potuto attaccare nella salita precedente. E visto che sentivo di avere buone gambe ho deciso di partire lì, lontano».

Nel finale Torres, che ha sempre spinto un rapporto lungo, cede un po’, ma la salita di fatto terminava a due chilometri dall’arrivo.

«Non credevo fossi il primo, non ci credevo però ero contento. Sapevo che avevo i primi inseguitori più o meno a 2′, lo chiedevo alle moto, e di conseguenza mi regolavo anche sul loro passo. Solo nel finale avevo un po’ meno, ma ormai l’arrivo era vicino».

Con quella maglia Pablo Torres era osservatissimo dal pubblico aostano, d’altra parte è la stessa di Tadej Pogacar. «Per arrivare lì, con Pogacar, serve un grande lavoro. Nella WorldTour sono ad un livello altissimo. Cosa direi a Tadej? Che è un corridore fortissimo, che mi dà tantissima motivazione e che un giorno mi piacerebbe diventare come lui o arrivargli il più vicino possibile».

Anche oggi sul Saint Pantaleon Widar ha dato spettacolo recuperando oltre 1’30” alla testa della corsa (foto Giro VdA)
Anche oggi sul Saint Pantaleon Widar ha dato spettacolo recuperando oltre 1’30” alla testa della corsa (foto Giro VdA)

Podio di livello

Sul podio, ai lati di Widar, salgono il kazako Ilkhan Dostiyev, che ha attaccato Ludovico Crescioli, il quale si è staccato. Ma a sua volta Ludovico ha staccato Vicente Rojas, naufragato verso Cervinia. 

«Dopo aver ripreso i migliori – prosegue Widar – mi sono sentito tranquillo. Non li biasimo per avermi attaccato, fa parte delle corse. Ho anche pensato a vincere la tappa ad un certo momento, ma ormai Torres aveva quasi 3′ di vantaggio, quindi era finita. A quel punto ho semplicemente controllato ad un ritmo facile, salendo con Dostiyev».

A fare il bello e cattivo tempo quindi è stato Widar, ormai per tutti il Pogacar del Valle d’Aosta. Jarno fa quasi fatica a parlarne sotto il punto di vista tecnico e dei paragoni. Sa che è un accostamento importante. Ma è anche ambizioso e non nega di voler fare molto bene un giorno. Mentre è più espansivo quando gli chiediamo chi sia il suo campione preferito.

«I miei preferiti sono Pogacar e Van der Poel. Loro sanno dare spettacolo, attaccano da lontano e sono determinati in corsa. Non hanno paura di esporsi. Io ho sempre e solo pedalato sin da quando ero bambino. Il ciclismo è, ed è stato, il mio unico sport. Sono cresciuto guardando loro». E forse capiamo perché tiri così tanto!

E ora Avenir

Il Giro della Valle d’Aosta ci ha di nuovo regalato una corsa di grande livello come detto. Quasi tutti i protagonisti che abbiamo visto in questi cinque giorni saranno gli stessi che vedremo in Francia, all’Avenir (18-24 agosto). Crescioli vuol fare bene, Torres idem e chiaramente anche Widar che, proprio come Pogacar potrebbe siglare una doppietta storica. Intanto già ha messo nel sacco la doppietta Giro Next e Valle d’Aosta. L’ultimo a riuscirci fu Sivakov, che oggi vediamo dov’è.

«Ora farò un po’ di riposo – conclude Widar – poi andrò in Francia in ricognizione sulle tappe dell’Avenir e quindi ancora un po’ di allenamento a casa, dove proverò ad aumentare ancora un po’ la mia condizione».

Jarno, fiammingo, vive a Wellen, Est del Belgio, quasi al confine tra Fiandre e Vallonia. «Quando devo fare cinque ore e le salite vado in Vallonia, altrimenti se devo fare due ore facili resto nella pianura delle Fiandre. Le grandi salite? Le faccio nei ritiri invernali quando vado in Spagna».

Tempesta su Arvier, che potenza Vandenstorme

12.07.2023
4 min
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ARVIER – Un ciclone su Arvier è Dylan Vandenstorme (in apertura foto Alexis Courthoud). Giocando col suo cognome, si potrebbe dire che sulla Valle si sia abbattuta una tempesta, tanto è stato potente il corridore della Circus-ReUz.

Questa volta il Giro della Valle d’Aosta è iniziato con una tappa insolita per le sue caratteristiche: 80 chilometri con poco più di 1.500 metri di dislivello che i 120 ragazzi in corsa hanno letteralmente divorato: media oraria superiore ai 43,3. Una sorta di prologo lungo.

Ma la tappa si prestava ad essere veloce. «Quest’anno – ci ha detto patron Riccardo Moret – abbiamo deciso per un inizio diverso. Volevamo che tutti i ragazzi arrivassero all’arrivo, così da non “spalmare” subito la classifica. E credo che ci siamo riusciti. E nonostante tutto qualche ritardatario c’è stato. Ma tranquilli da domani vedrete che salite!».

Lorenzo Galimberti, ripreso nel finale, ha chiuso a 6″. Aveva azzeccato la fuga buona ed era il solo italiano presente
Lorenzo Galimberti, ripreso nel finale, ha chiuso a 6″. Aveva azzeccato la fuga buona ed era il solo italiano presente

Bravo Galimberti

La corsa è un saliscendi continuo. Nei vari scatti esce una fuga interessante di quattordici atleti, tra cui gli italiani De Cassan, Bracalente e Lorenzo Galimberti della Biesse-Carrera.

«Ci credevo sin dal via – ha detto a fine tappa il lombardo – immaginavo una corsa così e mi piaceva il percorso: così esplosivo, così veloce. Poteva andare via una fuga più numerosa, ma anche ridotta come di fatto è stato perché il percorso era ricco di strappi, c’era più di qualche curva e nel ritorno del circuito il vento era a favore».

Galimberti racconta di due ore parecchio intense. Sono andati fortissimo e hanno preceduto ogni tabella oraria prevista. «Sempre con il 54 in canna, anche se su qualche strappetto cercavo di limare un po’ con il 39».

Lorenzo è al quarto anno. Qui in gara c’è anche il suo gemello Francesco. «So di non essere un fenomeno. Sono al quarto anno e al quarto anno si fa dura, ma io continuerò a dare il massimo e a divertirmi. Non sono uno scalatore puro, ma in salita tengo bene». Ma se Marco Milesi lo ha portato al Valle d’Aosta tanto piano in montagna non deve andare.

Temperature gradevoli. Al via 120 atleti (foto Alexis Courthoud)
Vandenstorme (classe 2002) è al primo grande successo. Ha battuto il connazionale Witse Meeussen e il francese Brieuc Rolland

Il calore della Valle

Il Valle d’Aosta è la corsa delle tradizioni, poche gare sono legate a doppia mandata al proprio territorio. La gente non manca e in questo minuscolo paesino all’ombra del Rutor alla fine la gente è spuntata fuori da ogni viuzza e ogni balcone… di legno.

Un bel colpo d’occhio per Dylan Vandenstorme. Alla fine lui è stato uno dei “superstiti” della fuga, sulla quale è piombato il gruppo proprio sull’arrivo.

Fisico possente, il corridore belga è un altro gioiello della Circus – ReUz, segno che stanno lavorando bene con molti atleti, non si tratta del talento del singolo. In questo 2023 hanno ottenuto otto vittorie (tutte di peso) con sei atleti differenti. Discorso che avevamo fatto anche parlando di Francesco Busatto.

«La gara è andata come mi aspettavo – ha detto Vandenstrome – mentre dietro al palco prova le taglie della maglia gialla che dovrà indossare domani – Una corsa perfetta per me, anche tatticamente. Mi piacciono queste gare intense.

«Dovevamo stare attenti, correre davanti e in caso di una fuga cercare di entrarci. E così è andata. Non dico che mi aspettassi di vincere, è una sorpresa, ma abbiamo corso con questo obiettivo».

Vandenstorme (classe 2002) è al primo grande successo internazionale. Ha battuto il connazionale Witse Meeussen e il francese Brieuc Rolland
Vandenstorme (classe 2002) è al primo grande successo internazionale. Ha battuto il connazionale Witse Meeussen e il francese Brieuc Rolland

Classiche nel Dna

Il belga si racconta un po’. Ci dice – e lo si vede anche dal suo fisico potente – di essere un corridore da Ardenne, ma anche da Giro delle Fiandre, tanto per farci capire. E quando nomina quelle gare, le “sue” gare, si accende.

«Sono un corridore potente, mi piacciono le piccole salite e sono abbastanza veloce. Domani forse è un po’ dura per me, ma cercherò di difendere questa maglia».

«Se Francesco Busatto mi ha dato qualche consiglio? Francesco è un bravissimo ragazzo ed è un corridore fortissimo. Parliamo spesso io e lui, è un buon amico per me, ma per le tattiche ho parlato con il nostro diesse, Kevin Van Melsen».

Tra Giro U23 e Valle d’Aosta: Piganzoli si gestisce così…

28.06.2022
5 min
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Tra il Giro d’Italia U23 e il Giro della Valle d’Aosta passano 25 giorni. Un lasso di tempo non facile da gestire. Troppo breve per staccare del tutto, troppo lungo per insistere a spingere. Uno dei ragazzi di maggior spicco che prendono parte ad entrambe le corse è Davide Piganzoli.

Il corridore della Fundacion Contador, la formazione U23 della Eolo-Kometa, è stato il miglior italiano nella corsa rosa dei giovani: decimo. Qualche giorno dopo si è anche andato a prendere il titolo nazionale a cronometro, sempre tra gli under 23 chiaramente.

Vediamo come gestirà questo intervallo fra le due corse a tappe. Tappe che, ricordiamolo, sono state sette al Giro (con un giorno di riposo) e saranno cinque al Valle d’Aosta.

Piganzoli è uscito benissimo dal Giro d’Italia U23, tanto da vincere il tricolore contro il tempo
Piganzoli è uscito benissimo dal Giro d’Italia U23, tanto da vincere il tricolore contro il tempo
Davide, Giro e Valle d’Aosta: erano già programmate ad inizio stagione?

Sì, lo avevamo deciso questo inverno. Ci eravamo detti che avremmo valutato il Valle d’Aosta in base a come fossi uscito dal Giro. Ne sono uscito bene e quindi ci andrò. Altrimenti avrei fatto una pausa più lunga. L’italiano a crono invece lo avrei fatto in ogni caso. Poi mi sarei fermato. Invece per come sto, posso lavorare.

Partiamo da qui. Come hai gestito i giorni che dal Giro ti hanno portato all’italiano?

Con molto relax. In tutto, considerando anche il campionato italiano su strada, ho fatto tre giorni di riposo totale e tre di scarico. Il giorno dopo il Giro sono uscito un’ora e mezza con la bici da crono. Poi riposo assoluto e ancora un’ora con la stessa bici prima del tricolore. La crono. Riposo. E una sgambata alla vigilia della prova su strada.

E come procede?

Per questa settimana si va avanti così: tre giorni di riposo assoluto e tre di scarico, molto blandi. Poi si riprenderà a fare qualcosa di più.

Cosa?

Sostanzialmente per una decina di giorni si faranno alcuni allenamenti più intensi. Non troppi chilometri, perché ormai il fondo lo abbiamo, tanto più che abbiamo fatto il Giro. Puntiamo soprattutto sulla qualità.

Di che tipo di allenamenti parli?

Allenamenti di due, tre ore al massimo. Con esercizi intermittenti fino al fuorisoglia. Penso ai 20”-40” o ai 30”-30”, alle progressioni dietro moto, utili anche per velocizzare i lavori. Magari faccio due serie di 20”-40” con nel mezzo una salita al medio e poi proseguo con il dietro moto. In questi allenamenti mi aiuta il mio ex allenatore di quando ero più piccolo, Maurizio Damiani, anche lui è di Morbegno. 

Ti allenerai da solo o con la squadra?

Qui dalle mie parti non ci sono molti ragazzi con cui allenarsi. E poi preferisco farli da solo certi lavori. Bisogna essere precisi.

E non sono previste gare nel mezzo fra Giro e Valle d’Aosta?

No, nessuna gara. Era previsto così.

E’ una programmazione molto da pro’… L’avete tirata giù solo col team U23 o anche con Ivan Basso?

Anche con Ivan e tutti gli altri. Diciamo che io e Tercero, che abbiamo dimostrato di andare un po’ meglio nelle corse a tappe, avevamo il Giro under 23 e il Valle d’Aosta nel programma e altre corse a tappe. Abbiamo corso meno sin qui. Abbiamo evitato le gare più veloci e in circuito, che ad uno scalatore non portano praticamente nulla, e abbiamo preferito le internazionali: Piva, Recioto, Belvedere… Insomma, abbiamo ragionato per blocchi.

Piganzoli e Tercero (seduto), sono i leader della Fundacion Contador per le corse a tappe
Piganzoli e Tercero (seduto), sono i leader della Fundacion Contador per le corse a tappe
Blocchi?

Sì, periodi di una o due settimane culminati con gare o recupero.

E in questi blocchi è prevista anche l’altura, magari prima del Valle d’Aosta?

No, primo perché non ci sarebbe tempo. E poi perché, come ho accennato l’altra volta, con la squadra abbiamo deciso di tenerci questa “cartuccia” di miglioramento per quando saremo pro’.

In questo intermezzo è importante controllare anche il peso, come fai con tanto scarico e pochi chilometri?

Infatti è un po’ complicato. Però devo ammettere che avendo fatto dei sacrifici prima del Giro, un piccolo premio me lo sono concesso e una pizza l’ho mangiata. Ti fa stare contento. Per il resto cerco di uscire tardi la mattina. Me la prendo molto comoda. Magari parto in allenamento alle 11, torno per le 13-13,30. Sempre lentamente faccio la doccia e tutto il resto e cerco di mangiare il più tardi possibile, magari vero le 14:,0 così da ridurre la distanza con la cena.

E cosa mangi?

Normale. Ho ridotto un po’ i carboidrati, aumentato la verdura e la frutta. Ecco, di frutta ne mangio parecchia.

Torna il Val d’Aosta. Tre giorni di spettacolo e salite

15.07.2021
4 min
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Ci eravamo lasciati con Andrea Bagioli che esultava sul traguardo di Cervinia e Mauri Vansevenant che si godeva i baci delle miss, re della generale. Da allora sono passati due anni. Ma finalmente il Giro della Valle d’Aosta, super appuntamento per gli under 23, sta tornando.

L’edizione numero 57 scatterà infatti domani e lo farà da Pollein. Una corsa che ha ricordi in bianco e nero non poteva essere cancellata con un colpo di spugna dal Covid. 

La prima edizione del Val d’Aosta risale al 1962 e fu vinta da Vendemmiati, l’anno dopo toccò a Motta
La prima edizione del Val d’Aosta risale al 1962 e fu vinta da Vendemmiati, l’anno dopo toccò a Motta

Lo zampino del Covid

Lo scorso anno la pandemia costrinse la Società Ciclistica Valdostana ad alzare bandiera bianca. Quest’anno però si è voluto riprendere a tutti i costi, seppur con una formula ridotta e “solo” tre tappe.

«Le ripartenze non sono mai facili – ha detto il patron Riccardo Moret – ma nonostante il periodo di grande incertezza, siamo riusciti a proporre una corsa tutta disegnata sul territorio valdostano. Ci abbiamo messo braccia, testa e cuore perché siamo dei grandi appassionati e perché volevamo far ritornare il ciclismo che conta sulle nostre strade. Una starting list di caratura mondiale e un percorso, come tradizione vuole ricco di salite, renderanno memorabile anche questa edizione del Giro della Valle d’Aosta».

E ha ragione Moret, non a caso lo slogan della manifestazione è : Giro della Valle d’Aosta, dove nascono i campioni. Chi vince qui non è mai un corridore che da professionista resta “anonimo”.

«Viste le incognite legate all’emergenza sanitaria – ha continuato Moret – si è scelto di limitare il numero delle tappe a tre e di evitare sconfinamenti. I protocolli dell’Uci sono stringenti, ma guardiamo al futuro con ottimismo. Un ringraziamento va alla Regione Autonoma Valle d’Aosta per il suo essenziale sostegno e alle Amministrazioni locali».

Breve ma duro

Dicevamo tre tappe. Si inizia domani con la Pollein-Pollein, la frazione più facile. Si prosegue con la tappa regina la Valtournenche-Cervinia e si conclude con la Fenis-Cogne. Nessuno sconfinamento quest’anno, come era da tradizione.

In tutto i chilometri da percorrere saranno 418 chilometri per un dislivello che si attesta sugli 11.000 metri. La prima tappa, come detto è la più facile: 110 chilometri molto nervosi che potranno vedere protagonisti i passisti che però sono in forma e tengono benone in salita. Non crediamo sia terreno per velocisti, anche perché dando uno sguardo alle formazioni, di ruote veloci pure ce ne sono ben poche, ovviamente. La seconda frazione prevede ben cinque scalate: Perloz, Col d’Arlaz, Col Tsecore, Saint Pantaléon e l’arrivo di Cervinia. E’ qui, che con ogni probabilità, si deciderà la classifica. Salvo però non spendere troppo in vista della frazione finale. La terza tappa infatti prevede ancora un arrivo in quota, a Cogne, e prima non mancheranno altri Gpm. Tuttavia la scalata finale non è impossibile: è pedalabile, a ruota si sta bene. Pertanto sarà importante gestirsi bene nell’arco dei tre giorni e magari poter contare sui compagni di squadra.

Vansevenant è il campione uscente. Oggi corre nella Deceuninck-Quick Step
Vansevenant è il campione uscente. Oggi corre nella Deceuninck-Quick Step

Parterre internazionale

Come da tradizione l’elenco dei partenti è di tutto rispetto. Le 28 squadre al via hanno portato le loro frecce migliori, considerando la tanta salita in programma. Molti di questi ragazzi li abbiamo visti protagonisti poco più di un mese fa sulle strade del Giro U23.

Tra loro ci sono i fratelli Johannessen (Tobias fu secondo) e Vandenabeele (terzo), in pratica due terzi del podio della corsa rosa. E questo solo per citare gli stranieri più forti.

Ci sono poi i nostri. La Eolo-Kometa schiera Piganzoli. La Seg propone Frigo. Per questo ragazzo, viste le altimetrie c’è tanta speranza che possa far bene e che abbia superato i suoi problemi con le discese. E poi vedremo finalmente Lorenzo Germani, passato alla Groupama-Fdj Continental, senza dimenticare El Gouzi della Iseo Rime Carnovali ed Alessandro Verre della Colpack-Ballan, che forse è tra i favoriti assoluti per la vittoria finale.

El Gouzi, nome marocchino e grinta da scalatore

10.07.2021
4 min
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Intercettiamo Omar El Gouzi mentre è in altura, sul passo Foscagno, a preparare la seconda parte di stagione. Un inizio di stagione scoppiettante per il ragazzo di Peschiera del Garda, il quale ha colto numerosi piazzamenti in questi primi mesi di corsa. Conosciamo insieme il corridore ventunenne della Iseo Serrature – Rime – Carnovali.

Partiamo da lontano, tu sei nato a Peschiera del Garda, ma il tuo cognome non è italiano…

I miei genitori sono di origini marocchine, più precisamente di Agadir, sono venuti in Italia, sulle sponde del lago di Garda, 25 anni fa.

Quanto sei legato alle tue origini?

Molto, con i miei genitori sono andato spesso in Marocco, anche se ormai è dal 2013 che non riesco a tornare. Il motivo è legato al ciclismo, la mia famiglia è sempre tornata d’estate o d’inverno, in quel periodo però o sono in piena stagione o nel fulcro della preparazione. Ho intenzione però di tornare, quel che amo di più del Marocco è il calore che si respira per le strade.

El Gouzi è arrivato terzo nell’ultima tappa del Giro del Veneto (foto Scanferla)
El Gouzi è arrivato terzo nell’ultima tappa del Giro del Veneto (foto Scanferla)
Parlando invece del ciclismo, come ti sei avvicinato al mondo dei pedali?

Da piccolo nel mio palazzo dove abitavo c’era un bambino che andava in bici e quel mezzo mi ha subito affascinato, allora ho chiesto ai miei genitori di provare. Ho iniziato a correre con l’ultima gara della stagione con i G1 e sono subito caduto per battezzarmi al meglio (ride ndr). Ho corso fino alla categoria Juniores per l’Ausonia Pescantina, la squadra dietro casa mia, per me il ciclismo è sempre stato divertimento.

Quando hai intuito che sarebbe potuto diventare qualcosa in più?

Nel mio primo anno da juniores, quando sono stato il miglior giovane sia al Giro del Veneto sia in quello della Basilicata. Ho sempre pensato prima a divertirmi e a studiare, ho studiato agraria a San Floriano all’istituto Stefani-Bentegodi.

Terzo sul podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, dietro Romano che ha vinto e Zurlo
Terzo sul podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, dietro Romano che ha vinto e Zurlo (foto Scanferla)
E’ stata una prima parte di stagione intensa, vorresti raccontarcela un po’?

Sì, ho corso molto in questi mesi, anche per questo sono venuto in montagna, per ricaricare le pile. Il maggior numero di gare le ho disputate a giugno, ho corso: Giro Under23, dove ho concluso nono in classifica generale, il campionato italiano, in cui sono arrivato settimo e poi Giro dell’Appennino e GP di Lugano.

Per la seconda parte di stagione invece che obiettivi hai? E per il futuro?

Parteciperò sicuramente al giro della Valle d’Aosta che si terrà dal 16 al 18, poi subito dopo correrò in casa il Palio del Recioto a cui tengo molto. Il futuro è incerto per il momento, sicuramente punto a continuare così per attirare le attenzioni di squadre professionistiche e fare il salto, spero sia l’anno buono.

Nel 2019 ha corso con il Tirol Cycling Team
Nel 2019 ha corso con il Tirol Cycling Team
Che tipo di corridore ti senti di essere?

Sono uno scalatore, rispetto al mio peso e alla mia altezza (58 chili, 181 centimetri) vado forte anche in pianura. Anche quando il clima è avverso, vento e pioggia, me la cavo bene, questa caratteristica è fondamentale per un corridore e lo considero un mio punto forte.

Per concludere e per conoscerti meglio, raccontaci chi sei al di fuori della bici, cosa ti piace fare nel tempo libero?

Mi considero un ragazzo solare e tranquillo, mi trovo bene con tutti e gli altri si trovano bene con me, non mi piace stare fermo, questo si può notare. Quando ho del tempo libero mi piace passarlo con gli amici, sono tutti miei vecchi compagni dell’Ausonia con cui ho tenuto buoni rapporti, mi piace andare a mangiare fuori con loro, soprattutto un buon gelato.