Volto disteso, sguardo da adolescente che vuole conquistare il mondo e una grande maturità nel parlare. E’ questo il rapido quadro che descrive Henri Vandenabeele, il ragazzino belga che per il secondo anno di fila è sul podio del Giro U23. Dopo il secondo posto dell’anno scorso, ecco il terzo di quest’anno.
Sulla sua strada ha incontrato due veri fuoriclasse: Tom Pidcock e Juan Ayuso. Sono davvero pochi i ragazzi che vantano due podi nel “Giro baby”. Tra queste “perle rare” figura anche un certo Marco Pantani, il quale ha il record: terzo, secondo e primo tra il 1990 e il 1992.


Crono difficile
«Sono contento di come sia finito e di come sia andato il mio Giro – ci ha detto Vandenabeele – Io penso che la tappa di Campo Moro sia stata la più importante per me. E’ lì che si è deciso il podio. Quando Johannessen (Tobias, ndr) ha attaccato ho capito che lui ed io eravamo ad un certo livello e Ayuso ad un altro».
Quando arrivò, quel giorno, Henri era affaticato ma al tempo stesso disteso in volto come chi sa di aver dato tutto, ma non poteva proprio fare di più. Come a dire: “ragazzi, io il mio l’ho fatto”. E infatti dopo aver vinto la volata per il terzo posto fu il primo a complimentarsi con i compagni di scalata, a partire dall’inglese Gloag.
«Non credo di aver avuto mai una vera brutta giornata in questo Giro – riprende il belga – semmai la tappa più dura è stata la cronometro. Ho avuto qualche difficoltà contro il tempo perché non sono abituato a correrle, specie così lunghe. E’ stata la mia prima cronometro nella categoria U23 quest’anno. La squadra però mi è sempre rimasta vicino e questo ha agevolato molto la mia corsa. Anche l’ultimo arrivo in salita è stato molto duro, ma i miei compagni hanno fatto un ottimo lavoro per tutto il giorno e hanno cercato di lanciarmi al meglio nel finale. Li ringrazio per come hanno corso questo Giro U23».


Verso il WorldTour
E di questo grande lavoro ne sa qualcosa Gianmarco Garofoli, che ha tirato moltissimo e si è sempre messo al servizio del Development Team Dsm. Che Henri fosse il capitano lo si sapeva. La Dsm ha puntato su di lui sfilandolo alla Lotto Soudal durante l’inverno. E lo ha fatto anche correre già tra i grandi con la prima squadra. Un qualcosa che è già successo alla Coppi e Bartali, ma anche alla Freccia del Brabante, al Tour of the Alps…
«E’ stupendo correre con i pro’ – riprende Vandenabeele – Sono state belle esperienze. Mi sono messo al servizio della squadra, come ho fatto al Tour of the Alps dove ho lavorato per Bardet e Hindley cercando di osservarli bene. Ma ho anche avuto un po’ di spazio per me, come nell’ultima tappa in cui sono arrivato undicesimo. Anche alla Coppi e Bartali ho avuto un po’ di spazio nell’ultima tappa. Ma quando spingono forte ti rendi conto che sono ad un altro livello.
«Qual è il mio terreno preferito? Sono uno scalatore, senza dubbio, magari non puro ma il mio terreno è la salita e ho visto che quelle lunghe mi piacciono. Adesso correrò i campionati nazionali (nel week-end, ndr) e poi farò un piccolo periodo di riposo perché poi tornerò in Italia per il Val d’Aosta e poi andrò in Francia per il Tour de l’Avenir. E dal prossimo anno passerò con il team WorldTour».


Testa bassa e pedalare
Vandenabeele è un cavallo di razza. Il fiammingo appartiene alla categoria dei “bimbi fenomeni”, magari non è un “super bimbo” alla Ayuso, ma fa parte degli osservati speciali. Il suo percorso di crescita è più graduale, senza grandi exploit, ma ha mostrato una buona costanza di rendimento. E anche il passaggio alla Dsm ha segnato un bel cambiamento. Nel nuovo team è seguito in modo diverso rispetto alla Lotto, con una presenza più marcata della squadra anche nel quotidiano.
Henri segue un corso a distanza di management dello sport, ma la strada maestra è quella del ciclismo. E Vandenabeele è consapevole che ne deve fare tanta, di strada appunto, specie a crono. La posizione vista verso Guastalla non è male ma si deve migliorare, soprattutto per chi come lui punta a fare classifica.
Prima di congedarci lo “provochiamo” e gli chiediamo se sia il nuovo Remco Evenepoel. Lui sorride e taglia corto: «Io il nuovo Remco? Non scherziamo, al Giro di “Remco” ce n’era uno e quello era Auyso!».