A tutta verso il cambiamento. I progetti della nuova Arzuffi

03.05.2022
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Non solo ruote veloci per la Valcar Travel & Service, di patron Valentino Villa. Storicamente le ragazze blu-fucsia le vediamo sfrecciare sugli arrivi di gruppo e molto spesso alzano le braccia al cielo. Tuttavia tra di loro c’è anche chi è un pelo meno veloce e molto più scalatrice: è Alice Maria Arzuffi.

La lombarda sta vivendo una stagione all’insegna del cambiamento. Lei, grande ciclocrossista, forse la più pura tra le italiane, sta guardando sempre più alla strada e in qualche modo al prossimo Giro d’Italia, in cui sarà la donna di classifica della sua squadra.

Alice Maria Arzuffi (classe 1994) è una delle atlete di spicco e più mature della Valcar Travel&Service
Alice Maria Arzuffi (classe 1994) è una delle atlete di spicco e più mature della Valcar Travel&Service
Alice, partiamo dai prossimi impegni…

Da sabato andrò in Spagna per tutte le corse iberiche di questo periodo. Dovrei saltarne una, poi testa bassa sull’estate.

Dicevamo: una stagione di cambiamento, di evoluzione, se vogliamo. E’ così?

E’ corretto, sì. Dopo tanti anni nel cross, fatto come l’ho fatto io, volevo puntare più sulla strada. E infatti il mio programma è iniziato prima del solito. Ho già una buona forma ma voglio migliorarla ancora. Voglio migliorarla proprio in Spagna, per arrivare al massimo nel periodo che interessa a me: l’estate, luglio, con il Giro e il Tour. E poi a fine stagione dovrò prendere una decisione.

Una decisione: se fare ancora il cross?

Esatto. A fine stagione si valuterà in modo definitivo. Magari qualche gara di ciclocross la farò lo stesso, ma non più nello stesso modo o con lo stesso impegno costante nell’arco dell’inverno.

A fine stagione la Arzuffi prenderà una decisone sulla sua attività nel cross, che l’ha vista protagonista negli ultimi anni
A fine stagione la Arzuffi prenderà una decisone sulla sua attività nel cross, che l’ha vista protagonista negli ultimi anni
Perché, Alice, questo desiderio di cambiare o almeno di provare a cambiare?

Ho fatto il ciclocross al top per molti anni. Sono arrivata ad essere la prima a livello nazionale e nel 2018 tra le migliori a livello mondiale, ma oltre non si va e le motivazioni non sono le stesse. All’inizio quando andavo in Belgio (la Arzuffi ha corso il cx con una squadra belga, la 777, ndr) c’era entusiasmo. I primi due anni tutto okay, tutto bello, alla fine era ciò che volevo, ciò che sognavo, ma nelle ultime due stagioni è stata molto dura.

Come mai?

Ero totalmente da sola, vivevo in una casa da sola e il clima belga, in ogni senso (persone e atmosferico), non aiuta. Alla fine io fatto qualcosa che neanche i Pontoni e i Bramati in passato hanno fatto. Loro venivano su, ma erano in compagnia, ogni tanto tornavano. Io, ripeto, ero sola, dovevo farmi tutto da sola: allenarmi, andare alle gare, sistemare la casa. Alla lunga era diventato uno stress.

Come hai detto prima di fatto avevi toccato il tuo apice nel cross e gli stimoli per forza di cose non sono più gli stessi…

Esatto. E poi con la 777 non ci siamo lasciati bene. Loro mi hanno accusata di lasciare il mio ritiro, la mia casa in Belgio perché ogni 15 giorni volevo tornare 3-4 giorni a casa in famiglia. Mi dicevano: sei indipendente, hai la macchina. Sì, ma le olandesi ci tornavano a casa e al massimo dovevano fare un’ora e mezza di auto, io no.

Torniamo agli argomenti più belli e al futuro. Sarai la donna di classifica della Valcar Travel&Service?

Eh sì! Con Davide (Arzeni diesse e preparatore della Valcar, ndr) ne ho parlato ad inizio stagione e l’idea è di fare bene. Ci arriveremo con una bella squadra. Ho delle compagne forti. Silvia Persico sta andando molto bene e anche la canadese, Olivia Baril, ha le mie stesse caratteristiche.

La Arzuffi in questa stagione ha già 14 giorni di corsa, gli anni passati nello stesso periodo ne aveva solo 6-7
La Arzuffi in questa stagione ha già 14 giorni di corsa, gli anni passati nello stesso periodo ne aveva solo 6-7
Caratteristiche da…

Da scalatrice. O comunque vado bene sul passo, sulle gare lunghe e nelle corse a tappe mi trovo bene perché ho un buon recupero.

E per questo “obiettivo classifica” stai lavorando diversamente? Stai facendo più salita?

In questo momento specifico non troppe salite, visto che sono a casa del mio compagno (Luca Braidot, azzurro della Mtb, ndr) in Friuli a ridosso delle colline verso la Slovenia. E’ un posto bellissimo per pedalare, di sicuro molto meno trafficato. Giusto ieri ho fatto una salita di 20′ e non ho incontrato una macchina.

Invece a casa?

Vivo a Seregno. Sono a 30 chilometri da Lecco e a 30 da Como, in Brianza. Anche lì è molto bello. In pratica sono nel cuore del Giro di Lombardia. Spesso mi alleno sul Sormano.

E quindi dicevamo dei tuoi lavori: più salita? Più dislivello?

In parte sì. Quando faccio la distanza il dislivello non è mai meno di 2.000 metri, ma arrivo anche a 2.500 metri, specie quando vado in altura dove accumulare metri è più facile. E a proposito di altura ci tornerò tra fine maggio e giugno con la Polizia.

La brianzola a fine mese salirà ai 1.900 metri di quota del Passo San Pellegrino
La brianzola a fine mese salirà ai 1.900 metri di quota del Passo San Pellegrino
Come mai con la Polizia e non con la tua squadra di club?

Perché le Fiamme Oro ci danno questa opportunità di fare un periodo di ritiro e noi possiamo scegliere più o meno quando e dove. Io andrò al San Pellegrino.

Ah, dove andava anche Nibali! Un gran bel posto…

Esatto proprio nello stesso rifugio. Ormai sono di casa. E’ un posto ideale per allenarsi.

Quale potrebbe essere un obiettivo concreto per te al Giro?

Vorrei fare bene in una tappa, salire almeno sul podio in una frazione. Per la classifica, visto il livello che c’è, direi che potrebbe andare bene una top 15. Sarei soddisfatta. E poi per me è un po’ il primo Giro se vogliamo, ne ho fatti altri ma li sfruttavo già per preparare il cross dell’inverno successivo. Stavolta sarà diverso, anche per le motivazioni.

La doppietta Giro-Tour tra le donne si può fare, specie per la Van Vleuten

16.12.2021
6 min
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La doppietta Giro-Tour è possibile? Sì o no? E perché? Se nel ciclismo maschile Pogacar sembra il maggior indiziato ad essere il successore di Pantani (ultimo a riuscirci nel 1998) – rispondendo così ad uno degli interrogativi più suggestivi che si rinnova ogni anno – nel 2022 ci sarà da porsi le stesse domande anche in campo femminile. Le abbiamo girate a tre diesse per approfondire il nostro sondaggio di opinioni: Giorgia Bronzini della Liv Racing Xstra, Davide Arzeni della Valcar Travel&Service e Pablo Lastras della Movistar.

Prima però diamo qualche dato sulle due gare che si correranno a distanza di quattordici giorni l’una dall’altra. Il Giro d’Italia Donne, del quale deve ancora uscire il percorso, è in programma dall’1 al 10 luglio, mentre il Tour de France Femmes, che torna dopo dodici anni di assenza, dal 24 al 31 luglio e per il quale si conoscono già le tappe.

Fabiana Luperini e Joane Somarriba sono due delle tre atlete riuscite nella doppietta
Fabiana Luperini e Joane Somarriba sono due delle tre atlete riuscite nella doppietta

Marsal, Luperini e Somarriba

Dal 1988 – stagione in cui nacque il Giro Donne, quattro anni dopo il Tour – al 2009 solo tre atlete sono state capaci della doppietta. La francese Catherine Marsal nel 1990, la nostra Fabiana Luperini per ben tre volte consecutive dal ’95 al 97 (sfiorando un clamoroso poker nel ’98 quando vinse il Giro e fu seconda al Tour) e la spagnola Joane Somarriba nel 2000. Tutte imprese compiute nell’arco di una decade e quando lo spazio tra i due eventi era in media di quasi un mese.

Sulla carta la corsa rosa dovrebbe avere un tracciato più duro rispetto a quella francese, restando in linea quindi a quello delle passate edizioni, ma la Grande Boucle si ripresenta sul calendario agonistico con un montepremi stellare (il più ricco del World Tour femminile) grazie alla partnership con Zwift come abbiamo spiegato nei giorni scorsi. E la nostra analisi va subito al sodo della questione.

Anna Van der Breggen all’ultimo Giro ha mostrato una superiorità tale che avrebbe potuto siglare l’accoppiata
Anna Van der Breggen all’ultimo Giro ha mostrato una superiorità tale che avrebbe potuto siglare l’accoppiata

Bronzini scettica

«E’ un azzardo – spiega Giorgia Bronzini – se ci basiamo sul disegno del Giro di quest’anno. Se io fossi un corridore che vuole fare classifica non li preparerei entrambi. Per me è difficile essere al top in tutte e due gare. Non ci sarebbe il tempo necessario per recuperare a dovere, magari facendo un’altura fatta bene e rientrare senza essere imballati. Poi è ovvio che se in squadra hai una come la Van Vleuten allora non ti devi nemmeno porre il problema. Lei è l’unica al momento che può fare l’accoppiata».

La 38enne piacentina prosegue il suo ragionamento: «Se invece fossi una cacciatrice di tappe allora penso che sarebbe possibile fare bene al Giro e al Tour. Però bisogna considerare anche la pressione mentale che hanno queste gare. Per questo motivo se fossi una velocista ne sceglierei una e punterei a fare risultato in Norvegia nell’altra corsa a tappe World Tour (la neonata Battle of the North dal 9 al 14 agosto, ndr). Importante ma meno stressante».

Per essere competitivi bisognerà anche fare del turn-over nelle formazioni. Su questo aspetto la Bronzini termina la sua osservazione: «Penso proprio che sarà indispensabile. Qualcuno comunque farà entrambe le gare. Ad oggi io ho in mente di fare una rotazione di corridori e di ruoli. Chi andrà in Italia per fare risultato poi potrebbe andare in Francia ad aiutare le compagne o viceversa. Poi vedremo naturalmente come sarà la nostra condizione generale in quel periodo».

Per Arzeni, Elisa Longo Borghini potrebbe fare bene in entrambe le corse a tappe
Per Arzeni, Elisa Longo Borghini potrebbe fare bene in entrambe le corse a tappe

Arzeni ottimista

La pensa diversamente invece Davide Arzeni, che non ha dubbi: «Per me è possibile fare molto bene in entrambe le gare, sia puntando alle tappe che alla generale con la stessa atleta. Il ciclismo femminile non è come quello maschile. Sì, c’è stress anche da noi ma non come ai loro livelli.

«La Van Vleuten secondo me non avrà problemi a correre Giro e Tour puntando alla vittoria finale. Ne è capace, le ho visto vincere gare da sola contro tutto il gruppo. Però non ci sarà solo lei, anche la stessa Longo Borghini sarà molto competitiva. Detto questo, io porterei sempre una velocista in una gara a tappe perché se non fa lo sprint può aiutare una capitana in pianura».

«Noi – conclude il “Capo” della Valcar – non abbiamo l’atleta per la generale come altre squadre, che possono portarne una diversa dall’altra tra le due corse. Puntiamo più alle tappe e con Consonni, Persico, Sanguineti o altre possiamo farcela. Certo, un po’ di classifica nelle prime dieci o quindici posizioni potremmo farla ad esempio con la canadese Olivia Baril o la polacca Karolina Kumiega. Sono due ragazze nuove, ancora tutte da scoprire ma che mi hanno dato buone sensazioni quando le ho viste all’opera. In ogni caso anch’io penso che effettuerò qualche avvicendamento di ragazze e ruoli tra Giro e Tour».

La crono potrebbe essere uno dei vantaggi della Van Vleuten: al Tour non ce ne sarà, ma al Giro?
La crono potrebbe essere uno dei vantaggi della Van Vleuten: al Tour non ce ne sarà, ma al Giro?

Lastras: obiettivo doppietta

Inevitabilmente si arriva dove tutti sarebbero andati a finire. Annemiek Van Vleuten. Si sapeva che il suo nome sarebbe saltato fuori da tutte le considerazioni possibili. Sia la Bronzini che Arzeni (e forse non solo loro) vedono la fuoriclasse olandese – nonostante compirà 40 anni il prossimo ottobre – come principale (unica?) favorita all’accoppiata, con buona pace delle rivali più agguerrite. E Lastras, dalla sua dimora di San Martin de Valdeiglesias, cos’ha da dirci? Avverte già un po’ di pressione?

«Conquistare Giro Donne e Tour femminile con Annemiek è il nostro obiettivo – commenta il diesse della Movistar ed ex pro’ con la società spagnola dal 1998 al 2015 – lei si preparerà proprio come quest’anno per le Olimpiadi (oro nella cronometro, argento nella prova in linea, ndr). Sarà uno stimolo molto importante per lei, per le sue compagne e per tutti noi. Siamo e saremo pronti per affrontare al meglio questi appuntamenti».

Per Lastras è totalmente possibile correrli entrambi ad alto livello, puntando anche alle frazioni intermedie. Chiude così il suo pensiero.

«Si può grazie alla tecnologia, agli allenamenti e alla nutrizione che hanno fatto passi in avanti. Ora le cicliste sono più disposte a fare gli sforzi e quindi a correre gare così importanti e così ravvicinate. Possono tranquillamente raggiungere anche tre picchi di forma in una stagione.

«Sarà comunque fondamentale fare anche un mix tra recupero e riattivazione. E cambierò qualche ragazza tra Giro e Tour, più o meno metà squadra, per cercare di centrare anche le vittorie di tappa, come ad esempio Emma Norsgaard in Francia».

Cecchini, la maglia rosa, la squadra giusta e le Olimpiadi

07.07.2021
5 min
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Quando Elena Cecchini annunciò che sarebbe passata alla SD Worx, fra i motivi di maggiore soddisfazione inserì la possibilità di correre per un anno accanto ad Anna Van der Breggen, nella squadra giusta per imparare il possibile prima del ritiro dell’olandese. Perciò, ci siamo chiesti, come starà andando l’esperienza ora che Anna veste la maglia rosa e fa rotta verso le Olimpiadi? Le ragazze della squadra olandese ieri sera facevano due chiacchiere in riva al lago, senza la minima voglia di guardare la partita dell’Italia, a capo della prima tappa un po’ tranquilla del Giro d’Italia Donne. E oggi che si corre la famosa tappa di Colico, con il giro del lago cui tante ambiscono, facciamo con lei il punto della situazione per com’è adesso.

Anna Van der Breggen non molla il colpo, la rosa è saldamente sua
Anna Van der Breggen non molla il colpo, la rosa è saldamente sua
Che cosa abbiamo capito della maglia rosa?

Sicuramente è una persona speciale. Tutti mi chiedono quale sia il suo segreto, ma io credo che l’unica parola che lo spiega sia: talento, qualcosa di innato che ha solo lei. In questo Giro è molto concentrata, cura i dettagli. Prima delle crono ha fatto le sue ricognizioni, si è preoccupata di quale fosse la bici giusta da usare. Pensavo che fosse più tranquilla, avendo come primo obiettivo le Olimpiadi, invece è motivata eccome.

Da cosa si vede?

Dal fatto che dopo la cronosquadre è rimasta male. Mi ha detto: «Volevo vincere e che tu passassi per prima, in modo che vestissi la maglia rosa». Il secondo giorno invece ha detto di voler chiudere il Giro. Ha preso il maggior vantaggio possibile sull’avversaria che temeva di più, Longo Borghini, in modo che adesso possiamo essere tranquille e controllare senza particolari affanni. Ora si lotta per le tappe. Un altro capolavoro l’ha fatto nella cronoscalata.

Qual è il tuo obiettivo in questo Giro?

Non ero mai stata nella squadra che vince la maglia rosa. L’anno scorso Niewiadoma la perse proprio alla fine per mano di Anna. Sono qui per tirare, siamo in due con questo ruolo: Chantal Blaak ed io. Ieri mi hanno dato la possibilità di fare la mia volata, ma dopo aver fatto avanti e indietro tutto il giorno a prendere borracce, alla fine sono arrivata un po’… giusta. Però avrò ancora la possibilità di provarci.

Qual è il clima in squadra?

Avete presente quello che si dice della Deceuninck-Quick Step? La nostra squadra è più o meno allo stesso modo. E’ tutto curato. Abbiamo bici al top. Ma il fattore testa conta al pari di tutto il resto. Ieri sera ad esempio abbiamo mangiato pizza, non si può essere troppo schematici. Prendiamo la cronoscalata…

Che cosa è successo?

La Fischer-Black in maglia bianca non aveva nessuno per seguirla dietro sull’ammiraglia. Io avevo già corso, mi hanno dato la radio e mi hanno chiesto di farlo.

In azione nella cronoscalata a Cascata del Toce, corsa senza particolari velleità: la cosa giusta da fare se poi c’è ancora da tirare
In azione nella cronoscalata a Cascata del Toce, corsa senza particolari velleità
Davvero Anna sta correndo l’ultimo anno?

Sì, lo ha confermato più volte. Smetterà a fine stagione e poi la vedo bene a fare il direttore sportivo. Ha una bella situazione fuori dal ciclismo. Sta finendo di costruire la nuova casa e, anche se potrebbe andare avanti altri 3-4 anni, è stanca dopo una carriera eccezionale. Le pressioni pesano e si ferma a 31 anni, ancora giovane. La squadra le ha fatto la proposta, ma credo ci pensasse anche da sé. Ha carisma. Vede la corsa. Cerca di insegnare quello che sa.

Al suo ritiro si apriranno più possibilità in squadra?

In questo Giro abbiamo tutto il podio e Demi Vollering potrebbe essere la prossima in rampa di lancio. Io sto cercando di godermi una gara dopo l’altra, consapevole che prima o poi ci sarà un’occasione anche per me. Volevo ricominciare a divertirmi e sta accadendo.

Hai parlato di Elisa Longo Borghini, cosa pensi di lei per le Olimpiadi?

Ci ha abituati così bene negli ultimi due anni, senza mai fallire un appuntamento, che fa notizia vederla in difficoltà. Ma può capitare e non c’è da preoccuparsi in vista delle Olimpiadi.

Un podio pieno di SD Worx. Con Elena e Anna Van der Breggen, la giovane Fischer-Black
Un podio pieno di SD Worx. Con Elena e Anna Van der Breggen, la giovane Fischer-Black
C’è stato un derby in seno alle Fiamme Azzurre fra Tatiana Guderzo e Marta Bastianelli, tue colleghe…

Credo sia ufficiale che a Tokyo andrà Marta. Il ruolo di Salvoldi in questo caso è stato difficile. Non so dire chi delle due meriti di più, di sicuro so che a Tokyo sarei andata volentieri anche io.

Realini Riale 2021

Piccola ma con una grinta grande così: è Gaia Realini

06.07.2021
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E’ piccola, ma “cattivissima” Gaia Realini. Ha una grinta come pochissime altre ragazze. Magari siamo tutti abituati a vederla destreggiarsi tra le fettucce e il fango del ciclocross, invece l’abruzzese sa andare forte, e tanto, anche su strada.

La grinta è un suo segno distintivo. Più di qualche volta l’abbiamo vista dal vivo proprio nei cross e dove non arrivavano le gambe ci arrivava con la testa, con l’abilità e con la voglia di fare. Una voglia di fare e di migliorarsi che Gaia ha messo anche nella valigia che ha portato con sé al Giro d’Italia Donne, prima grande esperienza internazionale a tappe.

«Mi sto difendendo bene in questo Giro – ci ha raccontato la Realini dopo la bella crono di ieri (nona, persino davanti a sua maestà Longo Borghini) – Mi sto confrontando con le più grandi a livello nazionale e internazionale e per me è la prima esperienza. Sì, mi sono preparata bene, ma non sapevo cosa aspettarmi. E’ tutta è una sorpresa anche per me».

Il Giro in testa già d’inverno

Gaia parla di modi diversi di correre, di stare in gruppo, di gestire la corsa. Ma a quanto pare se la sta cavando bene. 

«Ho fatto molte gare open, ma qui le cose sono un po’ diverse. La competizione, la tensione, ci sono ma in determinati momenti. Mentre nelle gare che faccio di solito è sempre un continuo attaccare, forse perché sono anche più brevi. E vedo che c’è proprio un’altra mentalità.

«Come mi sono preparata? Rispetto al cross ho fatto di sicuro più ore di sella e anche lavori più lunghi ad alte intensità, insomma non ho curato solo l’esplosività. Dopo la stagione del fuoristrada non mi sono fermata subito, ma ho tirato dritto per sfruttare la condizione che avevo nelle prime gare della stagione su strada. Ho fatto la Strade Bianche e Cittiglio. Mi sono resa conto della mia inesperienza. Ma è stato comunque un bel banco di prova».

Gaia ha iniziato a correre da G2 nell’Amici in Bici di Domenico Cerati. Seguiva suo papà Giacinto che pedalava per tenersi in forma. Poi è andata in Toscana alla Vallerbike e questo inverno proprio perché voleva fare nuove esperienze e assaggiare i terreni internazionali anche su strada è approdata alla corte di Giovanni Fidanza.

Gaia e un selfie con le compagne della Isolmant Premac Vittoria
Gaia e un selfie con le compagne della Isolmant Premac Vittoria

A caccia di esperienza

Inesperienza. Gaia Realini sarà anche poco esperta però parla con cognizione di causa. Quantomeno sapere di esserlo è già un passo avanti. E in tal senso non poteva capitare in una squadra migliore, la Isolmant-Premac diretta appunto da Giovanni Fidanza, bravissimo con le più giovani.

«Giovanni – dice la Realini – di consigli ce ne dà molti. Siamo venute al Giro con una squadra molto giovane, alle prime esperienze. La mattina ci dice sempre di non rischiare, di stare attente, ma al tempo stesso di farci vedere, di mettere in campo le nostre potenzialità e di dare il massimo.

«Anche ieri nella crono mi ha aiutato moltissimo con la radiolina. Io non mi aspettavo di andare tanto forte perché era la mia prima cronoscalata. Non ne avevo mai fatte in vita mia. E avevo un po’ di timore ad essere lì da sola. Però Fidanza mi guidava in tutto: mi dava i tempi, mi incitava… I cartelli dei chilometri che mancavano poi sono stati un riferimento enorme, perché ho cercato di guardare il meno possibile il potenziometro, altrimenti mi sarebbe sembrata lunghissima, mentre così in base alla distanza mi regolavo con lo sforzo».

La Realini sul traguardo di Riale ha chiuso nona a parimerito con la Deignan
La Realini sul traguardo di Riale ha chiuso 9ª a parimerito con la Deignan

Realini come Pozzovivo?

Fisico minuto dunque, ma grande grinta, intelligenza e doti in salita: Gaia si potrebbe quasi paragonare a Domenico Pozzovivo.

«Eh – ride – ci sta! Di certo la salita è il terreno che più mi piace e dove mi difendo meglio, mentre soffro, e tanto, nelle volate anche perché non riesco a farmi spazio nel gruppo».

La Realini è davvero motivata, sprizza entusiasmo. Lei stessa racconta dell’emozione di ritrovarsi vicino a gente come Longo Borghini, Van der Breggen, Vos… i suoi idoli.

«Il mio Giro sin qui in una parola? Fantastico!».

Parte il Giro d’Italia Donne: microfono ad Elisa!

02.07.2021
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Proprio mentre va online questo pezzo, il Giro d’Italia Donne è partito. E lo ha fatto, anzi lo sta facendo, con la cronosquadre Fossano-Cuneo di ben 26,7 chilometri.

Dici Cuneo e dici Piemonte. Dici Piemonte ed ecco che pensi ad Elisa Longo Borghini, il faro delle “nostre” atlete per quel che riguarda la classifica generale. Elisa, come Filippo Ganna, ha l’opportunità di iniziare questa sua decima avventura al Giro dalla sua regione. Certo per lei non sarà facile aprire la corsa rosa come ha fatto il “Pippo nazionale”, ma chissà. Intanto la portacolori della Trek-Segafredo sta bene ed è fiduciosa, tanto più che in queste dieci tappe potrà sfoggiare la maglia di campionessa italiana (sia a crono che su strada). E lo scorso anno fu proprio lei a vestirsi di rosa al termine della cronosquadre d’apertura.

La presentazione del Giro d’Italia Donne 2021 ieri a Cuneo
La presentazione del Giro d’Italia Donne 2021 ieri a Cuneo

Amore e odio

«Mi approccio al Giro con grande serenità – ha detto la Longo Borghini – mi sento bene, sono tranquilla e felice di essere nuovamente in gara con la squadra. C’è una grande intesa e amalgama tra noi, sono felice di ritrovare delle compagne con le quali non corro da tempi, come Lizzie (Deignan, ndr) ed Ellen (Van Dijk, ndr).

«Il mio rapporto con questa corsa è di “amore e odio”. Amore perché è il grande Giro del calendario femminile, la corsa più lunga e per di più nel mio Paese. E’ una corsa dura e molto ambita. Le emozioni che mi ha regalato il Giro in carriera sono state incredibili, qualcosa che rimarrà per sempre nella mia storia di atleta. Odio invece perché finora, in tutte le mie esperienze al Giro, ho sempre avuto una giornata storta. E purtroppo, quando arriva il classico giorno no tendo a perdere troppo tempo in classifica generale. Non ho mezze misure».

E quello che dice Elisa è assolutamente vero. Se si va a rivedere l’andamento dei suoi piazzamenti si noterà una vera “altalena”: ottava, undicesima, seconda, decima… Però va anche detto che è maturata molto e in salita è migliorata non poco. Senza contare che con il passare degli anni qualità come tenuta e costanza di rendimento “arrivano” in modo più fisiologico. L’ultima sua vera crisi fu quella verso Montasio al Giro 2019 quando perse quasi 3′ da una scatenata e in formissima Van der Breggen.

Elisa in difficoltà sulle rampe di Malga Montasio al Giro 2019 (foto racing.trekbikes)
Elisa in difficoltà sulle rampe di Malga Montasio al Giro 2019 (foto racing.trekbikes)

Parterre ricco

E a proposito di salita quest’anno proprio non manca. Il direttore del Giro, Giuseppe Rivolta, dice che si tratta di un percorso duro, ma non durissimo. Per le atlete, Elisa inclusa, non sembra essere proprio così.

«Il percorso di quest’anno – spiega la Longo – è esigente fin dall’inizio con la cronosquadre d’apertura e l’arrivo a Prato Nevoso (già al secondo giorno, ndr). Lì la classifica inizierà subito a prendere forma. Le sorti della corsa saranno decise dalla cronoscalata di Formazza e dall’ascesa al Matajur alla penultima tappa». 

Il tutto con un parterre, come sempre, ricchissimo a cominciare dalla campionessa uscente, Anne Van der Breggen. Anche se non sarà della partita la Van Vleuten regina delle edizioni 2018 e 2019. 

«Ma io non sottovaluto neanche Mikayla Harvey e Cecilie Ludwig – ha aggiunto Elisa – Una corsa come il Giro può riservare qualche colpo di scena e non sarei sorpresa di vedere emergere anche una outsider. Per quel che mi riguarda, la condizione è buona. Ho fatto un intenso lavoro tra maggio e giugno in altura, al Sestriere. Le vittorie a crono e in linea ai campionati italiani sono state una piacevole conferma. Sento però il bisogno di confrontarmi con le altre per capire se posso puntare alla generale o ai successi di tappa. Non voglio caricarmi oltremodo di pressioni o ambizioni». 

La Canyon di Mikayla Harvey (la seconda da sinistra)
La Canyon di Mikayla Harvey (la seconda da sinistra)

Prime due tappe indicative

E in tal senso saranno più che indicative già le prime due frazioni. Da questi primi chilometri di gara, sia Elisa che molte sue avversarie sapranno che Giro dovranno (e potranno) correre.

«Sono qui per far bene, ma voglio capire realmente il mio livello con le prime due tappe. Il Giro Donne è l’ultimo step della lunga preparazione verso Tokyo ma non è solo un passaggio verso le Olimpiadi. E’ un appuntamento molto importante della mia stagione a prescindere. Sono qui per lasciare un segno che possa darmi anche una spinta morale importante. E poi, corro in Italia indossando il tricolore: onorare questa maglia è un obiettivo».