CASTELLO DI BRIANZA – Da sempre il Giro d’Italia è un appuntamento fondamentale nel calendario di molti atleti che nei loro programmi hanno inserito proprio la Corsa Rosa come principale obiettivo stagionale.
Il Giro è allo stesso tempo una vetrina importante anche per le aziende attive del mondo ciclo che hanno un’occasione davvero unica per presentare il meglio della loro produzione. E’ questo il caso di Veloplus, azienda specializzata nella produzione di abbigliamento tecnico per il ciclismo, che quest’anno ha fatto il suo debutto ufficiale al Giro d’Italia. L’azienda lombarda veste infatti il Team Corratec, formazione giovane e ambiziosa chiamata ogni giorno a dare battaglia sulle strade del Giro.
Abbiamo approfittato di questa particolare occasione per scambiare due chiacchere con Matteo Spreafico di Veloplus.
Il Team Corratec ha ufficializzato alcuni nuovi sponsor: Selle Italia, DF Sport Specialist e BicimaniaIl Team Corratec ha ufficializzato alcuni nuovi sponsor: Selle Italia, DF Sport Specialist e Bicimania
E’ corretto dire che il Giro d’Italia rappresenti per voi l’appuntamento principale della stagione?
Assolutamente. Il Giro è una vetrina importantissima. Vedere i ragazzi del Team Corratec protagonisti in fuga, inquadrati dalla televisione, ci permette di avere un grande ritorno di immagine. Possiamo tranquillamente affermare che il Giro ci sta permettendo di aumentare la riconoscibilità del marchio Veloplus. L’obiettivo principale è farci conoscere. Siamo un brand ambizioso, che vuole consolidarsi ad alti livelli e che vuole vestire gli amatori con gli stessi tessuti e tagli riservati ai professionisti.
Immaginiamo che anche per voi sia stata una grande sfida arrivare pronti alla partenza del Giro.
Effettivamente è stata una sfida importante, che abbiamo comunque vinto. Pochi giorni prima del via, il team ha ufficializzato l’ingresso di nuovi sponsor come Selle Italia, DF Sport Specialist e Bicimania. Abbiamo dovuto quindi rivedere in tempi rapidissimi la grafica della maglia e procedere con la sua realizzazione. Siamo riusciti a fare tutto in tempo e a farlo bene. A proposito della maglia, avevamo anche già pronta una nuova versione ultraleggera. Dal momento che siamo a maggio e che non fa ancora caldissimo, abbiamo però deciso di rimandare a giugno la sua presentazione, quando le temperature saranno più elevate.
Veloplus si è affacciata anche sul Giro-E sponsorizzando quattro team: in foto Lello Ferrara capitano di Italia.itL’altra squadra è Free To XInfine, c’è anche il team Continental nel mondo VeloplusVeloplus è anche al Giro-E come sponsor di quattro team: in foto Lello Ferrara capitano di Italia.itL’altra squadra è Free To XInfine, c’è anche il team Continental nel mondo Veloplus
La vostra presenza al Giro d’Italia non si limita però al solo Team Corratec. Siete infatti protagonisti anche del Giro-E.
Quest’anno sono ben quattro i team presenti al Giro-E che gareggiano con la nostra maglia. Si tratta di Fly Citroen, Continental, Italia.it e Free To X. Siamo davvero felici che ci abbiano scelto. Per noi è stato un impegno importante disegnare e produrre le singole maglie. Per ogni team abbiamo infatti dovuto produrre tra i 300 e i 500 capi. Siamo però molto soddisfatti del risultato raggiunto. Sono convinto che essere parte attiva di un evento divertente come il Giro-E non possa che portare ulteriore visibilità al nostro brand. Ricordiamo che siamo ancora giovani (Veloplus nasce nel 2007) ma abbiamo tanta voglia di fare.
La divisa ufficiale del Team Corratec sarà presto disponibile presso i punti vendita DF Sport Specialist e Bicimania, oltre che presso tutti i rivenditori ufficiali Corratec. La si può naturalmente trovare presso lo showroom Veloplus in via della Fiera 9 a Castello di Brianza, in provincia di Lecco.
Un Giro senza velleità personali, ma per aiutare Martinez, battuto solo da Pogacar. Così Aleotti trova le risposte che cercava. Ora si corre per vincere
Due corse in una ma con un elemento comune: la maglia rosa. La frazione di Lago Laceno ha visto il trionfo di Aurelien Paret-Peintre e il passaggio del simbolo del primato dalle spalle di Remco Evenepoel al norvegese Andreas Leknessund.
«Aurelien sta bene. E’ qui per fare bene e per la classifica», ci aveva detto il suo compagno Andrea Vendrame alla vigilia della crono della Costa dei Trabocchi. E il corridore della Ag2R-Citroen se l’è giocata bene.
Sgambettava da scalatore, agile. Ha colto l’occasione del compagno di fuga in cerca della maglia rosa, più generoso nel tirare, e si è portato a casa il successo più importante della sua carriera.
Aurelien Paret-Peintre (classe 1996) alza le braccia al cielo sull’arrivo di Lago LacenoLeknessund (classe 1999) indossa la maglia rosa, sfilandola ad EvenepoelNella fuga di giornata anche Albanese (in primo piano) e Conci (in blu sullo sfondo)Aurelien Paret-Peintre (classe 1996) alza le braccia al cielo sull’arrivo di Lago LacenoLeknessund (classe 1999) indossa la maglia rosa, sfilandola ad EvenepoelNella fuga di giornata anche Albanese (in primo piano) e Conci (in blu sullo sfondo)
Soudal scricchiola
Ma Lago Laceno ci ha detto soprattutto una cosa: Remco Evenepoel c’è, la sua squadra un po’ meno. E’ vero che c’era pioggia. E’ vero che all’inizio la tappa è stata incredibilmente dura e incerta, ma sta di fatto che nel finale (e non solo) il campione del mondo è rimasto da solo.
Ad uno ad uno i suoi compagni si sono staccati: alcuni prima dell’ultima salita, il che era anche lecito perché avevano tirato parecchio, altri in precedenza.
«E’ stata una giornata durissima – ci racconta Giada Borgato che ha seguito la corsa in moto per la Rai – hanno fatto due ore “pancia a terra”. La prima parte era tutta un su e giù. Ho visto facce che non vi dico.
«Mi auguro che crescano i ragazzi della Soudal – va avanti Borgato – ma ho seri dubbi. Già sulla prima salita Van Wilder ed altri compagni erano in difficoltà. Ballerini è stato tra i primissimi corridori a saltare. Faceva fatica vera. Probabilmente ha pagato le due tappe precedenti, che comunque per loro sono state stressanti. Ma per assurdo ci sta che lui, più velocista, si stacchi presto anche se è strano. Magari era in giornata no. Il problema è che si sono staccati subito gli altri.
«Si è staccata gente come Cerny, Serry, Hirt e poi anche Van Wilder che dovrebbe essere l’ultimo uomo di Remco in salita e che, da quel che ho visto, lo avevano anche preservato. Fortuna per loro che è andata via la fuga, hanno rallentato e sono rientrati dopo il primo Gpm».
La Soudal schierata. Dopo che la fuga è partita, la squadra di Evenepoel si è ricompattata, ma nel finale si è sfaldata di nuovoLa Soudal schierata. Dopo che la fuga è partita, la squadra di Evenepoel si è ricompattata, ma nel finale si è sfaldata di nuovo
Serrare i ranghi
Il problema è che queste non sono ancora salite dure. Cosa accadrà quando ci saranno le scalate vere? Cosa succederà già fra tre giorni a Campo Imperatore? I dubbi di Lago Laceno sono ampi. E tutto sommato alimentano l’incertezza del Giro d’Italia.
Viene da pensare a Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step, a quel che dirà questa sera ai suoi ragazzi nel “giro delle camere”. A come mantenere la calma.
“Brama” ha parlato di una giornata no da parte dei suoi. Nulla è perduto sia chiaro. Anche perché se c’è un corridore forte e tranquillo in gruppo quello è proprio Evenepoel. Ma qualcosa va fatto.
Bisogna serrare i ranghi. Correre compatti e nascosti. In casa Soudal-Quick Step devono prendere atto della situazione. Cosa che hanno fatto le altre squadre. Hanno visto che qualcosa si può fare. Che Remco può restare solo.
«Penso – va avanti Giada – che Brama abbia poco da dire ai suoi ragazzi. Alla fine hanno fatto il loro. Seppur faticando, hanno controllato la corsa nella prima parte. Hanno fatto andare via la fuga giusta. Poi sono le gambe che contano e se non ne hanno, non ne hanno….
«Brama era tranquillo. E lui lo conosciamo com’è quando è nervoso! Ma sa bene che corridori ha in mano. Per me oggi ha fatto bene a perdere la maglia».
E questo ormai è appurato. Il rischio è che a Campo Imperatore la maglia rosa gli ricaschi addosso, ma intanto è così. E un po’ di stress in meno non fa male.
Inoltre non va dimenticato – e questo lo ha saggiamente ribadito anche Borgato stessa in diretta tv – che la Soudal-Quick Step è storicamente una squadra per le classiche. Solo da un paio di stagioni sta virando sui grandi Giri. Ci vuole tempo per questa metamorfosi. Pensiamo solo alla UAE Emirates di Pogacar due anni fa…
Giada Borgato (ex professionista) commenta il Giro d’Italia dalla moto per la Rai (foto Mirror Media)Giada Borgato (ex professionista) commenta il Giro d’Italia dalla moto per la Rai (foto Mirror Media)
Remco sereno
In tutto ciò viene da chiedersi come sta Evenepoel. Lui ci è sembrato rilassato. Attento. Prima del Gpm finale si è chiuso la maglia con la semplicità di chi non era a tutta.
«Remco è tranquillissimo – prosegue Borgato – aveva il viso disteso ed era bello in faccia. L’ho visto sereno, anche quando è venuto indietro alla macchina per cambiare le ruote e fare la pipì. Ha fatto tutto con i suoi tempi, con calma. Non aveva gli occhi sbarrati di chi stava perdendo tempo. E lo stesso quando è rientrato. Lo ha fatto senza stress. Sarebbe potuto rientrare da solo.
«Remco parla in gruppo, scherza con gli altri. Anche oggi, quando era venuto dietro all’ammiraglia, ha scambiato due battute col mio pilota che è belga. Gli ha detto qualcosa del tipo: “Mamma mia che tappa”. Un po’ come Caruso: “Finito il trasferimento? Quando parte la fuga?».
La Venosa-Lago Laceno è stata dura anche per le condizioni del meteoLa Venosa-Lago Laceno è stata dura anche per le condizioni del meteo
Ineos più forte
Lago Laceno ci ha anche detto che la Ineos-Grenadiers è la squadra più forte. Oltre ai due capitani, Thomas e Geoghegan Hart, nella scalata finale c’erano tre gregari e un altro si era staccato solo a 4 chilometri dalla vetta. Mentre Puccio e Ganna si erano spostati ai piedi dell’ascesa e solo dopo aver concluso il loro lavoro.
Stando alle parole di Giada – Remco è rimasto solo già dopo la prima salita – viene da chiedersi perché non lo abbiano attaccato. Che sia stata un’occasione persa?
«Non lo hanno attaccato per più motivi secondo me – spiega Borgato – primo perché si era lontani dal traguardo. E poi anche la Jumbo-Visma traballa. Ma per loro il discorso è un po’ diverso. Hanno perso gente come Gesink e Foss per Covid, Tratink per incidente alla vigilia del Giro. Oggi ho visto benino Kuss, ma Oomen è rimasto attaccato per un pelo. Magari loro, che sono stati chiamati all’ultimo e sono scalatori, potranno crescere strada facendo.
«E non lo hanno attaccato perché siamo ad inizio Giro e per me fare certi sforzi può essere rischioso».
Con la Soudal in queste condizioni se corridori come Sam Oomen (in foto) troveranno una buona gamba sarà un doppio colpo per RoglicCon la Soudal in queste condizioni se corridori come Oomen (in foto) troveranno una buona gamba sarà un doppio colpo per Roglic
Assalto sfumato?
In effetti per un colpo “alla Torino 2022” servivano squadre forti e compatte e al di fuori della Ineos sembra non ce ne siano in gruppo per ora. La stessa Bora-Hansgrohe, che tutto sommato si è mostrata in buona condizione, per fare un attacco del genere avrebbe dovuto sacrificare il suo secondo leader, Kamna.
«Konrad va bene, ma cerchi di preservarlo. Mentre Jungles l’ho visto spesso in difficoltà. Denz come arriva una salita si stacca e anche Benedetti è più per la pianura. E ancora: le salite di oggi erano pedalabili, salivano fortissimo. Credo serva qualcosa di più per staccare Remco».
Il Giro d’Italia sta affrontando l’edizione 2023 e Sara Assicurazioni si riconferma ancora una volta molto vicina al mondo del ciclismo italiano. Non a caso, per il quinto anno consecutivo, la stessa compagnia assicurativa ricopre il ruolo di “official sponsor” della grande corsa rosa.
Il Giro quest’anno ha preso il via dall’Abruzzo, con il “programma” di percorrere le strade della nostra Penisola nelle consuete 21 tappe. Arrivo finale a Roma – dove Sara Assicurazioni ha tra l’altro la propria sede – per un gran finale (il quinto nella Capitale, lambendo alcuni dei luoghi simbolo della città come Castel Sant’Angelo, il Circo Massimo, l’Altare della Patria e via dei Fori Imperiali, per terminare all’ombra del Colosseo…) che promette puro spettacolo e tanta, tantissima bellezza.
La compagnia di assicurazioni sponsorizza i pannelli degli arrivi del Giro La compagnia di assicurazioni sponsorizza i pannelli degli arrivi del Giro
Tutela per i più vulnerabili
Ma non è tutto. Sara Assicurazioni parteciperà con un proprio team di agenti, dipendenti e clienti anche al Giro-E, la competizione riservata alle e-bike che si svolgerà negli stessi giorni e sulle stesse strade del Giro d’Italia. Correndo al fianco dei professionisti e degli appassionati di questo sport, la stessa compagnia assicuratrice ufficiale dell’ACI (Automobile Club d’Italia) sottolinea ancora una volta la propria attenzione per il tema cruciale della sicurezza stradale e della tutela della mobilità in tutte le sue forme, con particolare attenzione agli utenti più vulnerabili e a chi utilizza mezzi “green” e alternativi come appunto biciclette, e-bike e monopattini elettrici. Come azione concreta a sostegno di questo impegno, Sara ogni anno investe l’1% del proprio utile netto nella sicurezza stradale.
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La polizza “Guido Bene”
In occasione del Giro d’Italia, Sara Assicurazioni offrirà una versione speciale di “Guido Bene”, la polizza RCA studiata per premiare un corretto stile di guida. “Guido Bene”, attraverso la app dedicata, consente infatti di imparare a migliorare il proprio comportamento e stile alla guida, così da ottenere un vantaggio diretto sul premio di rinnovo annuale e contribuire all’obiettivo più generale di avere strade più sicure.
Il prodotto, acquistabile in Agenzia, in occasione del Giro d’Italia, offrirà un ulteriore vantaggio portando il welcome bonus fino al 30% per le polizze sottoscritte entro il 31 luglio.
Il Direttore Generale di Sara Assicurazioni Alberto Tosti Il Direttore Generale di Sara Assicurazioni Alberto Tosti
«Siamo orgogliosi di essere di nuovo a fianco di un evento così popolare come il Giro d’Italia – ha dichiarato il Direttore Generale di Sara Assicurazioni Alberto Tosti – una manifestazione che è parte della storia del nostro Paese. Il ciclismo è uno sport molto seguito e amato, che sposa in pieno i nostri valori, fornendoci poi un’occasione ideale per poter essere più vicini ai nostri agenti, ai nostri clienti e al territorio in generale».
Il primo arrivo in salita del Giro premia Ayuso e sorprende Roglic. Bene Bernal. Ma la salita viene percorsa a velocità così elevata che non fa selezione
Nel backstage di queste primissime tappe del Giro d’Italia, il nome di Laurens De Plus ricorre spesso. Dicono sia l’arma in più della Ineos Grenadiers. Il luogotenente che dovrà supportare i capitani del team Thomas e Geoghegan Hart appena la strada si rizzerà sotto le ruote e magari, insieme a Dennis, permettere loro di mettere in crisi Evenepoel e Roglic. La curiosità sta nel fatto che questo, se da una parte gratifica il belga da molti ritenuto il migliore in questo ruolo, dall’altro non è ciò per cui era passato professionista.
Le sue ambizioni erano ben altre, ma quando si passa una stagione dopo l’altra a fare i conti più con gli infortuni che con le corse, quando il tuo curriculum di vittorie inizia a languire, devi saperti adattare. De Plus lo ha fatto, pagando anche un prezzo.
Al Tour of the Alps sono state fatte le vere prove generali per il Giro. De Plus ha lavorato tantissimoAl Tour of the Alps sono state fatte le vere prove generali per il Giro. De Plus ha lavorato tantissimo
La discesa del Sormano
Era il 2017 quando al Lombardia, nella discesa dal Sormano, De Plus volò oltre il guardrail fratturandosi un ginocchio. Neanche il tempo di riprendersi che nel ritiro prestagionale della Quick Step in Sud Africa un camion andò addosso al loro gruppo. Vakocci rimise la spina dorsale e un anno intero di dolori e fisioterapia, lui “se la cavò” con la frattura di bacino e osso sacro, ripartendo solo a maggio.
Può bastare? Macché. Nel 2019, passato nel frattempo alla Jumbo-Visma che voleva investire su di lui come uomo di punta, aveva vissuto un’ottima stagione vincendo il Benelux Tour e dando un grande supporto a Kruijswijk nella conquista del podio al Tour, ma ecco che nel 2020 un’infezione lo mette completamente a terra. Com’era avvenuto con la Quick Step, anche il team olandese non ha la pazienza di aspettare.
De Plus spesso ci ha ripensato e facendo appello al suo ottimismo, quando ne parla cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno: «Era una stagione assurda, con tutto concentrato in tre mesi, io sono riuscito a tornare in gara proprio alla fine e perlomeno ho avuto la soddisfazione di condividere la vittoria di Roglic alla Liegi. E’ stato un bel modo per andarmene».
La terribile caduta nella discesa del Sormano. L’inizio di un calvario segnato dalla sfortunaLa terribile caduta nella discesa del Sormano. L’inizio di un calvario segnato dalla sfortuna
Il giusto peso alle cose
Tante traversie che non potevano non avere qualche influsso sul corridore belga. Lui stesso ammette che è una persona profondamente diversa da quella che nel 2016 si affacciò nel mondo dei professionisti.
«Ho imparato a dare il giusto peso alle cose – ha raccontato a Cyclingnews – a mettere le priorità al loro posto. Ad esempio non so neanche esprimere il piacere che provavo, quando mi sono ripreso dalle fratture, nello stare con la mia famiglia senza avere l’incombenza della visita del dottore… Ho capito che ci sono valori che prevalgono. Amo questo mestiere, non avrei continuato altrimenti, ma lo guardo in maniera disincantata, pensando a fare il mio dovere per favorire gli altri».
Due anni per il belga in casa Jumbo-Visma. Approdato con ben altre ambizioni, non ebbe possibilitàDue anni per il belga in casa Jumbo-Visma. Approdato con ben altre ambizioni, non ebbe possibilità
Il periodo dell’isolamento
Paradossalmente, più che gli incidenti e le fratture, è stato il virus del 2020 a metterlo in crisi. Era diventato un altro: isolato da tutti, non rispondeva neanche ai messaggi. Comunicazioni laconiche quanto necessarie con il team, pochi che avevano notizie delle sue condizioni.
«Non avevo niente da dire – ricorda – questa è la verità. Forse sono sembrato supponente ed egoista, non è da me, ma quello era un periodo particolare. Dopo tante sofferenze, dopo tanta sfortuna avevo bisogno di isolarmi e stringermi alla mia famiglia, tanto è vero che sono tornato a casa dei miei genitori. Sentivo che il corpo mi richiedeva tempo, riposo, stasi. Psicologicamente allora era molto difficile vedere che gli altri viaggiavano, correvano, vincevano e io ero fermo, ma non poteva essere altrimenti, dovevo dare tempo al mio fisico di riprendersi».
Quel periodo però gli ha dato una nuova dimensione di sé che gli è servita nell’approdo alla Ineos, della quale è diventato una colonna portante e vuole dimostrarlo al Giro, la prima grande corsa a tappe affrontata da quattro anni a questa parte. Nelle ore di vigilia De Plus ha rivelato un particolare importante, che si poteva anche desumere dalle starting list delle varie gare primaverili, ma nelle sue parole si va molto oltre.
De Plus ha rivelato che il team al Giro è stato costruito con molto anticipo. Qui è con Sivakov e ThomasDe Plus ha rivelato che il team al Giro è stato costruito con molto anticipo. Qui è con Thomas
Un team cementato da mesi
«La squadra del Giro è stata costruita nel tempo – ha raccontato De Plus – abbiamo fatto il ritiro insieme a Sierra Nevada ed eravamo insieme al Tour of the Alps. E’ servito per cementare il gruppo, abbiamo un team equilibrato fatto di gente che si conosce nel profondo e che ha passato tanto tempo insieme, non solo in corsa. Io posso e voglio dare una mano quando servirà, sulle Alpi ho acquisito fiducia, sono stato molto soddisfatto delle mie prestazioni.
«Alla Ineos ho trovato la mia dimensione – prosegue il ventisettenne di Aalst – d’altronde qui aveva già lavorato mio fratello e c’è un amico che opera come meccanico. Tante piccole cose che mi hanno convinto della mia scelta. E comunque, sarò anche luogotenente, ma ho licenza di colpire quando si può. Mi piacerebbe farlo in una gara di casa, in Belgio, ma se capita al Giro perché no?».
Secondo sprint a ranghi ristretti (per salita questa volta, non per caduta) e vittoria di Michael Matthews che davvero questa volta la vittoria è proprio andato a cercarsela. Se diversa è la dinamica del finale, identica è l’intensità degli abbracci, anche se il contesto non è quello assolato ed effervescente di ieri a San Salvo, ma quello più duro e bagnato di Melfi.
Zana ha lavorato sodo in salita, come il resto della squadra, per la vittoria di MatthewsZana ha lavorato sodo in salita, come il resto della squadra, per la vittoria di Matthews
Un po’ di tricolore
Quando Matthews si ritrova davanti Filippo Zana, l’abbraccio col tricolore veneto è ad altissima intensità. Il lavoro dell’altro “Pippo nazionale” sulla salita è stato encomiabile. E anche quando il campione italiano non ce l’ha più fatta, prima di mollare ha stretto ancora i denti, risultando decisivo per il compagno australiano.
«Siamo partiti per fare esattamente quello che avete visto – ha detto – e tutto è filato per il meglio. Sono contentissimo che abbia vinto Michael, anche per il grande lavoro di squadra che abbiamo fatto ed è stato ripagato. Prendere così tanto vento se poi si vince è davvero bellissimo».
E in queste ultime parole c’è la differenza fra correre il Giro in una WorldTour con uomini capaci di finalizzare e in altre squadre in cui il risultato devi portarlo tu, contro avversari che sembrano sempre più grandi di te.
Il vento poteva essere un’insidia, ma non lo è statt. La corsa si è accesa negli ultimi 50 chilometriIl vento poteva essere un’insidia, ma non lo è statt. La corsa si è accesa negli ultimi 50 chilometri
Maledetta primavera
Matthews ha vissuto una primavera maledetta. Il suo primo obiettivo sarebbe dovuto essere la Milano-Sanremo, ma il ritiro dalla Parigi-Nizza per positività al Covid ha portato con sé la rinuncia alla Classicissima. Tornato in condizioni precarie per il Giro delle Fiandre, la caduta nella corsa dei muri fiamminghi ha compromesso la partecipazione alle classiche delle Ardenne e ha determinato un avvicinamento scombinato al Giro d’Italia.
«Sono senza parole – commenta mentre rivede le immagini – dopo tutto quello che ho passato in questi mesi per aver trovato con una vittoria con la squadra. Nelle ultime settimane non sono andato bene come speravo a causa dell’infortunio. Abbiamo lavorato tutto il giorno e i compagni si sono impegnati a fondo con me per farmi vincere la tappa. Non ho parole, la stagione è stata un ottovolante e la vittoria è arrivata già al terzo giorno, più di quanto potessi sognare».
Ultimo traguardo con abbuoni, Remco precede Roglic: «I secondi che si possono prendere, vanno presi»Milan ed Evenepoel sono entrambi del 2000, Remco di Gennaio, Jonathan di ottobreUltimo traguardo con abbuoni, Remco precede Roglic: «I secondi che si possono prendere, vanno presi»Milan ed Evenepoel sono entrambi del 2000, Remco di Gennaio, Jonathan di ottobre
L’uovo di Remco
Intanto passa accanto un sorridente Remco Evenepoel, che domani dovrebbe lasciar andare la maglia rosa. Tuttavia, visto il lavoro della sua squadra sulla salita, il pensiero che gli convenga e preferisca correre davanti un po’ ti assale.
«Eravamo a dieci chilometri dal traguardo – spiega – e volevamo fare la discesa davanti perché la pioggia rendeva la strada bagnata e insidiosa. Ho visto che andando verso il traguardo volante, Roglic era dietro di noi. Non ci è costato molta fatica stare lì davanti e prendere qualche secondo fa sempre piacere. E’ stata una buona giornata, soprattutto dopo una giornata abbastanza tranquilla e un finale frenetico».
Poi Remco si è soffermato per commentare con una risata l’episodio dell’uovo che alla partenza gli ha regalato Velasco. «Non ho idea di cosa significasse – ha scherzato il campione del mondo – forse è umorismo italiano? Ora mi pento di non aver testato sul suo casco se fosse un uovo sodo o crudo».
Con quella di Melfi, il bottino di Matthews al Giro sale a tre tappe, dopo quelle del 2014 e del 2015Con quella di Melfi, il bottino di Matthews al Giro sale a tre tappe, dopo quelle del 2014 e del 2015
Volata su Pedersen
Ancora due risate e poi Matthews ha completato il racconto della sua giornata, svelando che malgrado il ritmo dei primi chilometri non sia stato esaltante, la sua intenzione è sempre stata quella di vincere una tappa, avendone cerchiate otto a suo vantaggio nel percorso del Giro.
«Ho sentito che Pedersen si era staccato in salita – dice – quindi ho immaginato che sarebbe stato un po’ stanco allo sprint. Sapevo comunque che avrei dovuto anticiparlo, facendo la volata su di loro e ha funzionato. Sono venuto qui da questo Giro solo per divertirmi, per andare in bici su strade molto belle e stare con i miei compagni di squadra. Oggi abbiamo fatto un tale sforzo di squadra che la vittoria è tutta per loro».
Silvio Martinello di volate sull’asfalto e sul parquet ne ha fatte un’infinità e pochissimi come lui possono dare un giudizio sull’imperioso sprint di Jonathan Milan sul rettilineo di San Salvo.
Il gigante della Bahrain-Victorious ha scavato un solco proprio negli ultimi metri e ha disputato uno sprint con una cadenza pazzesca, ben oltre le 120 rpm. Una volata così ci è parsa molto da pistard. Pensieri che abbiamo condiviso con Martinello appunto.
Sappiamo che il friulano aveva un 55-40 anteriore e un 11-30 al posteriore. Jonathan non ha fatto la volata con l’11 al posteriore, almeno fino al momento in cui gli si è aperto il varco e ha iniziato a spingere a tutta. Ma ci dicono che a fine gara avesse l’11 in canna, pertanto è lecito pensare che lo abbia inserito negli 50 metri (probabilmente, quando abbassa la testa per l’ultima volta).
La cosa bella è che pur con un dente in più mantiene quella cadenza. Ma al netto di queste congetture ponderate, partiamo da quel che c’è di concreto.
Il solco che ha scavato Milan negli ultimi metri è pari ad una biciIl solco che ha scavato Milan negli ultimi metri è pari ad una bici
Silvio, rivedendo la volata dall’alto Milan fa una differenza pazzesca negli ultimi 30-40 metri. In quel frangente dà una bicicletta di vantaggio a tutti…
Vero, quella differenza che Jonathan è riuscito a fare negli ultimi metri è perché ha mantenuto la frequenza di pedalata molto elevata. La stessa che era riuscito ad esprimere fin dal momento in cui ha deciso di partire. Gli altri invece non ci sono riusciti.
Una volata di personalità…
Si è scoperto un velocista importante. Per carità, Milan le sue volate le aveva già vinte, ma in contesti completamente diversi. Quello del Giro d’Italia è un palcoscenico di maggiore rilevanza, con sprinter di grande spessore. Credo che questo successo lo proietti in una nuova dimensione. Ora chiaramente dovrà riconfermarsi perché il ciclismo è così.
Spiegaci meglio…
Il giorno dopo si riparte e si rimette in gioco tutto. Siamo di fronte ad un atleta che se conferma queste belle cose potrà offrire qualcosa di molto, molto interessante. E cosa non secondaria, ieri per me ha acquisito grande consapevolezza.
La volata dall’alto (screenshot a video – Gcn): 190m Milan (il primo in rosso) è quasi alle transenne…Precisamente ai 150m si apre il varco e Jonathan ci si fionda. Da questo momento spinge al massimo…E inizia a fare la differenza. Qui siamo ai 90 m, ma ancora non c’è il bucoLa sequenza vista dall’alto (screenshot a video – Gcn): 190m Milan (il primo in rosso) è quasi alle transenne…Precisamente ai 150m si apre il varco e Jonathan ci si fionda. Da questo momento spinge al massimo…E inizia a fare la differenza. Qui siamo ai 90 m, ma ancora non c’è il buco
Torniamo al discorso della cadenza, l’elemento che più ci ha colpito del suo sprint… Sembrava quasi che spingesse un dente in meno degli avversari…
Non ho informazioni sul rapporto che ha utilizzato. Ma teniamo in considerazione che quello di ieri era un rettilineo senza difficoltà quindi da potenza, da forza pura. Senza contare che lo sprint è stato disputato leggermente controvento. La Alpecin-Deceuninck ha fatto un ottimo lavoro e Jonathan è stato abilissimo a sfruttarlo in qualche modo.
Cioè?
Per me, lui la la volata l’ha vinta in due frangenti. Il primo: all’ultima curva, grazie anche al lavoro di Pasqualon, quando è riuscito a portarsi sulla ruota di Kaden Groves, il quale aveva due compagni di squadra che lo hanno lanciato. Il secondo: è stato bravo/fortunato, nel momento in cui è partito lo sprint. Si è dato qualche spallata con Bonifazio che ha perso il duello fisico. Questo poteva indurlo ad andare sulla destra (alle transenne, ndr) e restare chiuso.
Milan invece si è buttato al centro…
Esatto, ma soprattutto in quel modo si è aperta la strada davanti a lui. In quell’istante ha scaricato tutta la sua potenza e ha fatto la differenza (ed è vero, dall’inquadratura aerea si vede un netto cambio di ritmo, ndr). Ieri era indubbiamente il più forte. Ripeto: mi auguro che questo successo gli dia quella consapevolezza nei propri mezzi che serve molto… soprattutto al velocista. E lo stesso alla sua squadra. Merita fiducia anche per i prossimi traguardi.
Martinello (a sinistra) impegnato con Villa nella madison. Silvio si augura che Milan possa portare avanti questa disciplina della pistaMartinello (a sinistra) impegnato con Villa nella madison. Silvio si augura che Milan possa portare avanti questa disciplina della pista
Parliamo invece dello stile di Milan. Facendo un’analisi quasi estetica, non è ancora compostissimo. Per esempio al suo fianco c’era Groves che era schiacciato sul manubrio. Jonathan invece era più alto e muoveva moltissimo le spalle. Forse c’è ancora qualcosina da migliorare?
L’atteggiamento estetico è relativo. Che Milan si muova parecchio è vero, ma comunque ha un ottimo stile. Nello sprint viene abbastanza naturale scomporsi, soprattutto quando – come lui ieri – ti stai rendendo conto che stai vincendo e subentra anche un po’ il timore di essere rimontato. Pertanto vai a cercare tutte le energie che hai a disposizione, utilizzando anche la parte superiore del corpo. Quando prima parlavo di consapevolezza nei suoi mezzi, mi riferivo anche a questo aspetto: le volate gli diventeranno più naturali e resterà più composto. Ma alla fine quello che conta nel ciclismo è passare per primo sulla linea d’arrivo!
Milan nei mesi scorsi in pista in via non ufficiale ha fatto anche delle madison, che richiedono un altro colpo di pedale rispetto ai più “statici” inseguimenti siano essi a squadre o individuali: secondo te gli hanno dato questa brillantezza ulteriore?
Sicuramente sì e mi auguro che continui su questa strada. Le madison lo aiuteranno a migliorare aspetti che negli sprint di gruppo sono determinanti: come la velocità, il momento in cui partire, il colpo di pedale…
Ti ricorda qualche velocista del passato? Anche per il suo stile?
Mi ricorda un po’ Marcel Kittel. C’è anche una certa somiglianza nella struttura fisica. Ma è anche vero che ha vinto con una tale differenza che col tempo potrei paragonarlo anche a Petacchi e poi ancora a Cipollini. Loro due vincevano con questi margini. Nel ciclismo è bello e curioso fare accostamenti, però sono accostamenti che possono anche diventare ingombranti, quindi aspettiamo un po’.
Raccogliamo la palla lanciata ieri da Cristiano Gatti su Tuttobiciweb a proposito delle parole pronunciate da Alessandro Fabretti al Processo alla Tappa, sulla noia delle prime cinque ore della tappa di San Salvo, e la rilanciamo con altri argomenti.
Il Processo alla Tappa
Che cosa ha detto Fabretti, responsabile in Rai per il ciclismo, della cui bravura siamo certi e che ha giustamente lanciato il sasso nello stagno? Ieri durante il Processo eravamo assieme a Jonathan Milan, per cui non siamo riusciti a seguirlo. Ci siamo però messi in pari stamattina, dopo aver letto l’articolo di Gatti.
«Una tappa che ci ha ripagato della noia – ha detto Fabretti commentando la giornata – io la definisco così, delle prime cinque ore. Praticamente fino a quattro chilometri dalla conclusione, è successo poco o niente (…), fino a quella caduta che ha acceso la miccia. Insomma, una tappa veramente noiosa, classico cliché degli ultimi anni».
La seconda tappa del Giro è partita da Teramo in un giorno tiepido e in un clima di grande calmaLa seconda tappa del Giro è partita da Teramo in un giorno tiepido e in un clima di grande calma
«Una corsa – ha continuato – una tappa vista mille volte (…), ma noi dobbiamo avere rispetto anche degli spettatori. Caro Stefano Garzelli, mi dispiace ma lo spettatore per cinque ore ha guardato esattamente la stessa situazione. Certo, ci sono le meraviglie dell’Italia, ma per esempio (si potrebbero) limitare le tappe a un chilometraggio. Voglio dire, la prima tappa del Giro d’Italia era di 397 chilometri. I tempi sono cambiati. Il volley ha immaginato tempi televisivi e ha previsto il tie break all’ultimo set arrivando a 15. Il tennis ha messo il super tie break addirittura. Insomma, qui secondo me bisogna ridurre il chilometraggio, perché sennò veramente cacciamo i telespettatori dal ciclismo».
La nota stonata
Lo scambio di battute è andato avanti, coinvolgendo la postazione da cui Francesco Pancani ha stigmatizzato le fughe lasciate andare dal gruppo perché fanno comodo a tutti, senza un minimo di bagarre. E mentre il dibattito andava avanti e venivano alla mente le dichiarazioni del Giro 2022 in cui si spiegava l’incredibile difficoltà del prendere la fuga (fenomeno che si riproporrà certamente a breve), abbiamo avuto la sensazione di una nota stonata nelle parole di Fabretti.
Il Processo alla Tappa entra nel vivo con la provocazione di Fabretti sul ridurre le tappe (immagini Rai)Il Processo alla Tappa entra nel vivo con la provocazione di Fabretti sul ridurre le tappe (immagini Rai)
Il bello di RaiPlay è che puoi mandare indietro e riascoltare, finché alla fine siamo arrivati al dunque: «Il volley ha immaginato tempi televisivi e ha previsto il tiebreak all’ultimo set arrivando a 15. Insomma, qui secondo me bisogna ridurre il chilometraggio, perché sennò veramente cacciamo i telespettatori dal ciclismo».
I tempi televisivi. Lo sport in mano al marketing. Il rispetto del telespettatore e sempre meno per l’atleta, che dovendo stare ai tempi televisivi e alle esigenze di spettacolo, viene additato se non fa ogni giorno fuoco e fiamme.
La diretta integrale
E’ giusto che il ciclismo cambi pelle per assecondare le esigenze televisive, nel cui nome ad esempio ha già spostato gli arrivi all’ora di cena, impedendo il miglior recupero degli atleti? E così, mentre eravamo qui a ragionare sul tema, col pensiero siamo finiti proprio sul tennis.
Quando iniziano i tornei più importanti, ad esempio quelli del Grande Slam, c’è tutta una prima fase che in televisione non viene mostrata: quella delle qualificazioni, in cui atleti in cerca di luce (come quelli andati in fuga ieri, in apertura tirati da Mattia Bais) lottano fra loro per approdare alle fasi finali e scontrarsi con i big. Durante quella fase, i campioni palleggiano, si allenano, passano il tempo. Nessuna diretta sui piccoli, semmai i risultati a fine giornata e i due scambi più belli in differita. Il vero torneo inizia dopo.
Il gruppo è andato avanti in controllo fino a quando i velocisti hanno messo la fuga nel mirinoMartijn Tusveld è uno dei tre corridori che hanno fatto le spese per la caduta ai 3,7 chilometri dall’arrivoIl gruppo è andato avanti in controllo fino a quando i velocisti hanno messo la fuga nel mirinoMartijn Tusveld è uno dei tre corridori che hanno fatto le spese per la caduta ai 3,7 chilometri dall’arrivo
Torniamo al ciclismo. La diretta integrale di tappe del Giro, bellissima introduzione all’inizio degli anni 90, riguardava le frazioni più importanti (quelle con tante salite, spesso decisive per la classifica), anche per costi di produzione ben superiori rispetto a quelli attuali. Qual è invece il senso di proporre la diretta integrale di una tappa di 220 chilometri, piatta come il mare che costeggia?
Serve per contenere il maggior numero di spot pubblicitari? Serve per occupare la rete per tutto il pomeriggio e non dover ricorrere ad altri contenuti? Oppure serve per il pubblico del ciclismo?
Se è per loro, i veri tifosi sono perfettamente consapevoli del fatto che una tappa piatta di 220 chilometri potrebbe essere noiosa, per cui si organizzano e fanno altro in attesa della volata: difficilmente il vero tifoso parlerà di tappa noiosa. D’altra parte vogliamo supporre che in Italia esistano milioni di persone che passano ogni santo pomeriggio di maggio sul divano a guardare il Giro, senza null’altro da fare?
Se la tappa va per le lunghe, gli studenti studieranno togliendo il volume. Chi deve lavorare proseguirà nel lavoro, sapendo che certe corse si accendono solo alla fine. In ogni caso, Milan ha tagliato il traguardo alle 17,28, in linea con la tabella di marcia più lenta, quindi nei limiti previsti.
Un altro sport
Che cosa accade invece se la tappa di 220 chilometri viene ridotta a 120? Succede che nelle gambe degli atleti va meno fatica. Che la volata di ieri magari non la vince Milan. E che alla lunga il recupero smette di essere la vera discriminante di un grande Giro. Si cambia pelle al ciclismo, finendo nello stesso binario di chi vorrebbe un Tour di tre settimane, Giro e Vuelta di due.
La maglia ciclamino è un altro premio per la prima vittoria di Milan al GiroLa maglia ciclamino è un altro premio per la prima vittoria di Milan al Giro
Noi non siamo d’accordo. Se invece la pretesa è che i corridori vadano sempre a tutta, allora il paradosso successivo è spingere ancora di più sul gas, con conseguenze che non vogliamo neppure immaginare. Il ciclismo non è la pallavolo, non è il tennis e soprattutto non è il wrestling.
Ecco la palla che rilanciamo a Gatti e a Fabretti: facciamo la diretta in base alle stelle di difficoltà che caratterizzanole singole tappe. Si tenga la rete pronta a intervenire in caso di attacco imprevisto e fuori dall’ordinario. E magari si dia spazio ad altre discipline che nel periodo del Giro subiscono il ciclismo, come il ciclismo per tutto l’anno subisce il calcio.
I valori tecnici dello sport ne risulterebbero rispettati e tutelati. Gli atleti sarebbero con mezzo piede fuori dal tritacarne. E le minori ore di diretta sarebbero più intense e piene di contenuti. Facciamo che a cambiare sia il palinsesto, insomma, non lo sport.
Per il secondo anno consecutivo komoot è Official Route Planner del Giro d’Italia. E sono ben due le raccolte di percorsi create per l’occasione e messe a disposizione di oltre trenta milioni di utenti in tutto il mondo. Gli appassionati di ciclismo non solo potranno salvare le tappe ufficiali della gara e utilizzarle per la navigazione, ma anche trovare ispirazione grazie a una selezione di percorsi cicloturistici nelle regioni che ospitano il Giro: il modo migliore per scoprire le bellezze italiane e vivere lo spirito della gara.
Non a caso il Giro rappresenta un’occasione unica per vivere il legame profondo che unisce il ciclismo alla cultura popolare in Italia, lungo un percorso a tappe che attraversa tutta la penisola abbracciando la sua grande diversità storica, enogastronomica e paesaggistica. Dalle maestose Tre Cime di Lavaredo alla splendida Costiera Amalfitana, fino ai castelli della Valle d’Aosta: su komoot gli appassionati di ciclismo potranno trovare ispirazione per le loro avventure in bici esplorando i percorsi creati dai tecnici di RCS Sport, la società organizzatrice del Giro d’Italia. Ciascun percorso potrà essere scaricato sul telefono per la navigazione offline oppure sincronizzato con un dispositivo Gps e gli utenti potranno modificarne il punto di partenza e di arrivo a proprio piacimento.
komoot sarà l’unica piattaforma sulla quale trovare i percorsi del Giro d’Italia 2023komoot sarà l’unica piattaforma sulla quale trovare i percorsi del Giro d’Italia 2023
Tutte le tappe, metro per metro
In aggiunta alla proposta cicloturistica, RCS Sport ha creato una raccolta contenente le 21 tappe ufficiali del Giro d’Italia per consentire agli appassionati di seguire la gara nei minimi dettagli. Conosciuto per la propria interattività e facilità di utilizzo, komoot è l’unica piattaforma digitale che permette agli utenti di consultare il percorso di ciascuna tappa: i fan del Giro avranno così la possibilità di analizzare metro per metro la strada che i corridori affronteranno ogni giorno, dagli arrivi in volata alle salite che decideranno l’assegnazione della maglia rosa. Anche in questo caso ciascun percorso potrà essere scaricato sul proprio telefono per la navigazione offline oppure sincronizzato con un dispositivo Gps. Gli appassionati più sfegatati potranno così ripercorrere personalmente il tracciato affrontato dal gruppo dei corridori oppure ri-pianificare a piacimento le tappe ufficiali per avere un assaggio del Giro d’Italia.
Per il secondo anno consecutivo komoot e la corsa rosa lavoreranno l’uno accanto all’altroPer il secondo anno consecutivo komoot e la corsa rosa lavoreranno l’uno accanto all’altro
«La nostra collaborazione con il Giro d’Italia – ha dichiarato Andrea Girlanda, il Community Manager di komoot per l’Italia – dimostra chiaramente che komoot è la piattaforma digitale leader per trovare ispirazione e proposte di percorsi ciclistici di qualità. Siamo orgogliosi di collaborare con RCS Sport e di condividere i loro itinerari ciclo turistici, ma anche di regalare ai fan di ciclismo un’opportunità unica per studiare il percorso che renderà questa edizione del Giro a dir poco indimenticabile».
SAN SALVO – Pasqualon e la sua barba ridono e sprizzano felicità. Il suo compagno di stanza Jonathan Milan ha appena schiantato il gruppo dei velocisti e nella vittoria c’è stato il potente zampino del corridore veneto approdato quest’anno alla Bahrain Victorious.
«Lo sapevo che oggi avrebbe vinto – grida Pasqualon per farsi sentire nella baraonda del dopo arrivo – perché ha la gamba, lo avevamo visto nella cronometro. Ero certo che se l’avessi lasciato al posto giusto, avrebbe fatto una grande volata. Ho fatto il doppio lavoro, ma così abbiamo preso la rotonda davanti. Non doveva partire prima dei 300 metri. Così è andata ed è stato fantastico.
«Il finale era difficile e c’era quella strettoia. Abbiamo fatto 20 chilometri davanti per non prendere rischi. Gli dicevo di guardare avanti. Eravamo in tre: Johnny, Caruso e io. La cosa importante era metterli entrambi nella posizione giusta, perché Damiano è in classifica e la caduta c’è stata fuori dai 3 chilometri. Quando ho visto che Damiano era al sicuro, mi sono dedicato a Milan…».
Pasqualon lo ha pilotato alla grande: i due sono compagni di stanzaPasqualon lo ha pilotato alla grande: i due sono compagni di stanza
“Solamente” la volata
A San Salvo c’è la gente delle grandi occasioni. Una marea di pubblico che ha invaso il villaggio d’arrivo e poi si è riversata sulle transenne, cosicché quando Milan lascia esplodere la sua volata, l’arrivo trema e poi esplode. Johnny passa e non smette di urlare. Il suo diesse Pellizotti, raggiunto al telefono, dice che non era certo che Jonathan potesse districarsi nel caos della prima volata del Giro, in mezzo a velocisti freschi e scaltri come gatti selvatici. Ma quando davanti alle ruote del friulano si è aperto il varco e Bonifazio si è spostato, allora la musica è cambiata.
«I ragazzi hanno fatto veramente un ottimo lavoro – mormora Milan e sembra quasi in trance – mi hanno tenuto tranquillo nelle prime posizioni. Per tutti gli ultimi chilometri mi ripetevano sempre: “Ora stai tranquillo, stai tranquillo, stai dietro di noi. Stai coperto. Bevi. Mangia”. Alla fine mi hanno guidato nelle prime posizioni del gruppo e io ho dovuto… solamente fare la mia volata. Sono davvero contentissimo per questo. Devo dire un immenso grazie alla squadra…».
La tappa si è trascinata a lungo al piccolo trotto: nel finale l’andatura è impazzitaLa tappa si è trascinata a lungo al piccolo trotto: nel finale l’andatura è impazzita
Un urlo liberatorio
Il sorriso. Il silenzio. Le parole a bassa voce. Qualche lacrima. Nell’intervista durante il viaggio di andata verso Pescara, avevamo avuto la sensazione del bambino al cospetto della corsa dei sogni. Nonostante sia un campione olimpico, l’idea di debuttare al Giro lo scuoteva dentro. E oggi che il sogno di vincere una tappa si è avverato, guardandolo negli occhi e ricordando le prime chiacchierate di quando era dilettante, riconosciamo un’emozione che forse non aveva mai provato prima.
«Quell’urlo – racconta – è stato liberatorio. Mi sono passate in testa tante cose. Tanti allenamenti fatti a tutta. I brutti momenti passati all’inizio stagione con le cadute. La stanchezza che ho avuto addosso. Poi ho pensato alla mia famiglia che mi guardava da casa – qui si commuove e trattiene a stento una lacrima – ecco tutto qua. Mio padre aveva corso il Giro prima di me, non sapete quanto sia importante esserci arrivato».
Quando ha potuto sprigionare la sua potenza, alle spalle si è scavato un solcoQuando ha potuto sprigionare la sua potenza, alle spalle si è scavato un solco
Vigilia nervosa
Aveva sviato ogni attesa legata alla crono, non avendola preparata. Il suo avvicinamento al Giro non è stato dei più sereni. Il trapelare delle voci per cui il prossimo anno andrà alla Trek avrebbero potuto guastare i rapporti in squadra e forse qualche mal di pancia in casa Bahrain Victorious c’è anche stato. Invece alla fine la squadra ha scelto per il meglio. Pellizotti ribadisce che se hanno deciso di portarlo, la fiducia è massima.
«Dopo le classiche – dice Milan raccontando gli ultimi tempi – mi sono allenato il più possibile per non soffrire le salite e arrivare alla fine delle corse il più veloce possibile e credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro. Quando ho tagliato la linea del traguardo è stata un’emozione che mi è salita dentro. Ero praticamente scioccato e lo sono tutt’ora per la volata che ho fatto».
Raccontando la sua vittoria, Milan è passato da momenti di gioia, all’incredulità, fino alle lacrimeRaccontando la sua vittoria, Milan è passato da momenti di gioia, all’incredulità, fino alle lacrime
Grazie al CT Friuli
Prima di salutare, qualche parola di gratitudine va anche al Cycling Team Friuli, in cui è sbocciato. Fu Roberto Bressan tre anni fa a portarlo al cospetto di Marco Villa in un ritiro azzurro in Slovenia, perché potesse valutarlo e farne una delle colonne del quartetto d’oro a Tokyo. E furono ancora loro a convincerlo delle sue potenzialità anche su strada: l’autorità e lo stupore con cui Jonathan vinse in volata la tappa di Rosà al Giro U23 del 2020 fu solo l’antipasto della potenza mostrata oggi.
«La cosa speciale di quella squadra – sorride – sono l’amore e la passione che i direttori sportivi e tutto lo staff mettono nel tirare su gli atleti. Penso che il segreto del fatto che in quell’angolo di Friuli ci siano tanti buoni corridori è solo questo. Perché di fatto io sono lo stesso di stamattina, solo con un risultato in più. Mi sono messo in gioco, tutta la squadra oggi lo ha fatto e mi ha dato fiducia e per questo devo ringraziare veramente tutti. Non penso di essere cambiato tanto in questi pochi minuti…».
In attesa che Milan torni dalle premiazioni, al bus Bahrain si stringono mani e si commenta la corsaIn attesa che Milan torni dalle premiazioni, al bus Bahrain si stringono mani e si commenta la corsa
La serata ha il sapore dolce della vittoria tricolore. Il Giro d’Italia è bello quando ci fa parlare italiano ed è anche meglio quando a farlo è un giovane di grande talento su cui costruire un’ipotesi di futuro. In casa Bahrain Victorious stasera si brinderà e poi si tornerà a guardare il percorso. Domani può essere un’altra bella giornata, altre per Milan ne verranno. Caruso è uscito indenne dalla trappola della caduta. Con il mare davanti e le montagne ancora bianche alle spalle, il Giro manda in archivio la seconda tappa. Ci vediamo domani.
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