Basta guardarlo in faccia, anche sulle sue pagine social, per capire quanto ci stia dando sotto Gianmarco Garofoli. Il marchigiano sta sfoderando una grinta che non gli si vedeva da un po’, almeno da fuori. Perché dentro di sé Gianmarco è sempre stato quello che in gergo si definisce un “cagnaccio” (in apertura foto di Wout Beel).
Una grinta che nasce probabilmente dal cambio di squadra. Garofoli ha lasciato l’Astana per approdare alla Soudal-Quick Step. E’ stato accolto a braccia aperte dai compagni, ma anche dal direttore sportivo Davide Bramati. Si cercano giovani di talento da far crescere al fianco di Remco e non solo.
Gianmarco, un cambio di squadra netto, anche per differenze di approccio…
Sicuramente il salto è grosso, l’Astana era l’ultima nel ranking e la Soudal la terza. Il salto c’è stato e l’ho toccato con mano durante il primo ritiro. Non che l’Astana sia un brutto team, ma si nota la differenza. Avere un corridore come Remco è una responsabilità, non solo un piacere, e devi farti trovare pronto per il tuo capitano. Sarà bello perché avrò un punto di riferimento e dare il massimo è ciò che mancava in questi due anni in Astana.
Cosa intendi con quel “traccia la via”?
Che è proprio un riferimento. Una persona da cui imparare e, essendo un grande leader, tira fuori il meglio dalle persone che ha intorno. E per me è anche un obiettivo.
Intendi anche come valori fisici?
Certo, anche per crescere a livello di numeri. Ovvio, il dislivello è ampio, gigantesco! Però è uno stimolo, forza e motivazione. Se lui li fa, voglio farli anche io o avvicinarmici il più possibile. Hai di fronte, e vicino, dei numeri concreti che ti fanno da riferimento.
Vieni dall’Astana dove c’era e c’è tanta Italia, qui c’è un ambiente più internazionale…
Su questo aspetto non c’è tutta questa differenza. Dover parlare in inglese non è certo un problema per cominciare davvero. E comunque anche in Astana la componente internazionale era aumentata. Semmai le differenze si sentono di più a livello culturale. E’ vero che è un team internazionale ma belga. E i belgi mi piacciono.
E cosa ti piace dei belgi?
Il loro modo di fare, di concepire il ciclismo: sapete quanto conti in Belgio. Mi piace che la squadra si aspetti qualcosa da te, ed è come me l’aspettavo: una squadra che funziona. E nonostante sia una squadra grande qui riesci a tirare fuori la tua individualità all’interno del gruppo. Tutto è incastrato alla perfezione.
Negli allenamenti è cambiato qualcosa?
Un po’ sì. Da questo punto di vista ti ascoltano, prendono in considerazione le tue esigenze e le decisioni si prendono insieme (la stessa cosa che ci aveva detto Paret-Peintre, anche lui nuovo arrivato, ndr). E se le cose si fanno insieme si è più felici. Con De Wolf, il preparatore, ho un bellissimo dialogo. In bici invece le cose sono più o meno quelle: Z2, soglia, VO2 max, forza…
Con chi hai legato di più fin qui?
Sicuramente con Mattia Cattaneo, siamo in camera insieme, ma direi di aver legato benone con tutto il Wolfpack. C’è una bella atmosfera. Come per tutti i nuovi arrivati sono stato “battezzato” al primo incontro…
Immaginiamo quanta birra!
Sì, ma non ci siamo ubriacati come tanti pensano. Abbiamo fatto un banchetto tutti insieme, mi hanno fatto vestire da cheerleader e poi da lottatore di sumo. Il tutto in modo sano. Ho stretto un buon rapporto anche con Landa, un po’ perché parliamo italiano e poi perché siamo nello stesso gruppo di allenamento. In più abbiamo parlato dell’Astana, dove era stato anche lui.
E con Remco come va?
Veramente zero, semplicemente perché l’ho visto solo nel ritiro prestagionale in Belgio. Io venivo dalla Japan Cup e poi lui ha avuto l’incidente. Non so quanto i nostri programmi si intrecceranno.
Bramati ci ha detto che sei nella lista lunga del Giro…
Ovviamente ci spero, il Giro d’Italia è la gara dei sogni, quella giusta per la mia carriera. Ho fatto la Vuelta e ho visto che le tre settimane sono il mio ambiente. Ci tengo particolarmente a farlo con Landa e imparare cosa significa correre vicino a un leader. Insomma a stare nella corsa.
Sempre Bramati, ci ha detto che i primi due mesi di gare saranno importanti per capire davvero quanto sia possibile per te essere al Giro…
Esatto, in una squadra nuova devi capire come sei tu e viceversa. Per ora tutto è bello, spero di aver fatto buona impressione, ma devi poi andare forte. Devo dimostrare che me lo merito quel posto al Giro.
Cambiamo un po’ argomento Gianmarco: le “sfighe” sono finite? Insomma ne hai avuti di problemi di salute in questi primi anni da pro’…
Lo spero! Anche se ho passato i primi tre giorni di ritiro a letto! Ma era una influenza normale. Spero che sia tutto acqua passata. Vero: ho avuto tanti problemi, ma dipende da come reagisci, non da ciò che ti succede. Fisicamente ora mi sento pronto. Accolgo infortuni e problemi con più maturità. Anche se sono giovane ho esperienza ormai. Credo di aver reagito bene anche quando non vedevo la luce. Il 2024 è stato un anno duro, anche se su carta il migliore. Pensate che viaggio sempre con aerosol, antibiotici e antinfiammatori. La mia ragazza dice che sono ipocondriaco, ma dopo tutto quello che ho passato…
Comprensibile
Ho comprato un aerosol portatile. Si attacca allo smartphone. E’ l’acquisto dell’anno! Però guardando il bicchiere mezzo pieno, c’è una cosa che mi avvantaggerà quest’anno e lo voglio dire.
Vai!
Con la nuova bici, la Specialized, parto avvantaggiato. Una bici atomica! La migliore che abbia mai avuto in tutta la mia vita. Parlo proprio di geometrie: quell’angolo sterzo così “in piedi” la bici accelera subito tanto. Senti la differenza appena ti alzi sui pedali.