Savio, l’avventura in Messico e l’ingaggio di Caicedo

27.01.2024
5 min
Salva

Lo scorso anno l’avventura colombiana della GW Shimano, oggi il dirottamento verso il Messico e la Petrolike: il nuovo progetto che vede protagonista Gianni Savio e Marco Bellini. Il manager torinese tiene fede alla sua fama di giramondo e di innovatore del ciclismo, novello Caronte che ha attraversato mille fasi, ma che con la sua esperienza frutto dei tanti anni sulle strade è ancora all’avanguardia anche nel ciclismo contemporaneo.

Gianni Savio, 75 anni. La Petrolike è la sua tredicesima squadra dal 1992
Gianni Savio, 75 anni. La Petrolike è la sua tredicesima squadra dal 1992

Tutto nasce da “Don Hector”…

Che cos’ha di particolare la Petrolike? La curiosità nasce soprattutto da un nome, praticamente il primo che è stato ingaggiato: Jonathan Caicedo. Non un corridore qualsiasi, perché parliamo del vincitore di una tappa al Giro d’Italia appena tre anni fa. L’ecuadoriano, insieme a Camargo ha lasciato il “paradiso” del WorldTour per entrare in una squadra certamente ambiziosa, ma che rientra ancora fra le continental. Un passo indietro che stupisce. D’altronde la differenza di consistenza si è vista subito, considerando il suo trionfo alla Vuelta al Tachira. Il battesimo della squadra messicana non poteva essere migliore.

Savio non c’era: ancora alle prese con i postumi di un intervento chirurgico, è rimasto in Italia tenendosi in contatto con il team via telefono e in particolare con il diesse David Plaza, anche lui dal passato consistente, con 13 anni da professionista.

«Il progetto – spiega Savio – è frutto della passione del titolare della Petrolike, Don Hector Guajardo. Pensate che gestisce una delle più grandi imprese petrolifere del Centro e Sud America, eppure ogni giorno non manca di farsi la sua uscita in bici. Nel progettare il team, il magnate messicano ha pensato a noi come gestori tecnici, ma anche a prendere almeno un corridore di fama, in grado di garantire l’immagine fin da subito per pilotare la squadra verso il suo futuro, destinato, lo dico subito, quantomeno a una professional in breve tempo».

Caicedo, 30 anni, aveva vinto la tappa del Giro 2020 sull’Etna, con 21″ su Visconti
Caicedo, 30 anni, aveva vinto la tappa del Giro 2020 sull’Etna, con 21″ su Visconti
Su che basi Caicedo ha fatto questo passo indietro? Non è una cosa comune…

Il suo ingaggio dall’EF Education EasyPost è stato deciso direttamente dalla dirigenza messicana, Jonathan è arrivato anche prima di me e Bellini. Hector è un personaggio schivo, che non vuol neanche apparire troppo, tanto che non è voluto essere presente nel video di presentazione, ma ha idee molto chiare. La scelta di Caicedo è giustamente stata legata a fattori economici, d’altronde parliamo del campione nazionale di un Paese piccolo, ma che nel ciclismo inizia a contare.

Com’è stata costruita la squadra?

Con Jonathan c’è Camargo che è un corridore in crescita, poi Nelson Soto che ha corso nella Caja Rural ed è un buon velocista, che nel Continente può fare la differenza. Con loro una serie di giovani messicani molto promettenti. L’intento di base della squadra è promuovere il ciclismo in Messico e portarlo a livello internazionale. Dopo l’esperienza del gruppo di Ugrumov a San Marino, da dove è emerso un talento come Del Toro, c’era bisogno di dare ulteriore impulso al movimento che ha grandi potenzialità. Poi un tecnico come Plaza è già una garanzia per un progetto destinato a durare.

Il trionfo di Caicedo a Tovar, che gli è valso la vittoria alla Vuelta al Tachira (foto Diario de los Andes)
Il trionfo di Caicedo a Tovar, che gli è valso la vittoria alla Vuelta al Tachira (foto Diario de los Andes)
Un progetto legato solamente al Messico e/o al Continente Americano o ci sarà spazio anche per corridori italiani?

Io e Marco siamo abituati ad andare per gradi, fare un passo alla volta soprattutto dopo esperienze ancora recenti che ci hanno scottato come quella della Drone Hopper. Iniziamo intanto con questo gruppo, con un livello continental portando i ragazzi a gareggiare in Europa e anche in Italia, dove già abbiamo ricevuto diversi inviti. Procediamo sulla base di un programma condiviso, se tutto andrà come deve già dal prossimo anno potremo chiedere la licenza professional e allargare il roster, anche con qualche corridore giovane italiano.

Alla Vuelta al Tachira c’era anche la GW Shimano e quindi la domanda viene spontanea: perché questo vostro cambiamento?

Il rapporto con il team colombiano si è chiuso senza la minima vena polemica, in perfetto accordo. Noi contavamo di poter lavorare su un progetto in divenire, almeno triennale come ci era stato detto con un corposo aumento del budget ogni anno, ma alla fine del 2023 ci è stato detto che i soldi a disposizione erano gli stessi dell’inizio, quindi non eravamo più in grado di sostenere un’attività internazionale. Il team ormai è strettamente colombiano, noi avevamo altre idee quindi ci siamo lasciati senza alcun rancore. Venivamo da una grande stagione, con ben 32 corse vinte tra cui alcune anche importanti, basti pensare alla doppia presenza nella Top 10 del Giro Next Gen. Le basi tecniche c’erano, ma non quelle economiche.

La volata vincente di Nelson Soto a San Cristobal. Il colombiano è stato doppio argento ai Panamericani (foto Compasinformativo.com)
La volata vincente di Nelson Soto a San Cristobal. Il colombiano è stato doppio argento ai Panamericani (foto Compasinformativo.com)
Alla Petrolike c’è una situazione diversa?

Parliamo di investimenti molto maggiori, di spunti importanti e della volontà di promuovere l’attività nel Paese e non solo. Da una parte c’è l’esempio di Del Toro, dall’altro anche quello di Umba, colombiano che proprio partendo dal nostro precedente gruppo sta ora sviluppando la sua carriera che spero sia molto fortunata. Lo dico molto sinceramente: mi piacerebbe che in Italia si tornasse ad avere qualche patron come Don Hector, con la stessa passione e la stessa voglia d’investire, come avveniva nel secolo scorso quand’eravamo l’ombelico del mondo. Allora sì che potremmo rilanciare il ciclismo tricolore…

GW Shimano un anno dopo. Savio è soddisfatto e rilancia

28.10.2023
5 min
Salva

«Alla fine sono soddisfatto della nostra stagione. Soprattutto se penso da dove eravamo partiti. Anche per questo voglio fare i complimenti a tutta la squadra: staff, corridori, meccanici…». Gianni Savio introduce così la prima annata della GW Shimano-Sidermec.

La squadra era nata in fretta e furia dopo il “crollo” di Drone Hopper. E non è neanche preciso dire che sia nata da quelle ceneri. Il discorso è diverso, più complesso e, se vogliamo, anche più romantico.

Gianni Savio, team manager della GW Shimano-Sidermec
Gianni Savio, team manager della GW Shimano-Sidermec

Dal fattaccio…

«Credo – racconta Savio – che per comprendere questa stagione della GW Shimano sia necessario ripartire da quanto accaduto un anno fa, quando siamo stati spiazzati da Drone Hopper, il nostro main sponsor.

«Da giugno in poi hanno smesso di pagare. Io e Marco Bellini abbiamo fatto dei miracoli per arrivare al termine del 2022. Devo ringraziare alleati storici, come Pino Buda di Sidermec per esempio, e il premio di valorizzazione di Piccolo e Cepeda ceduti alla EF Education EasyPost. Ricordo che il bonifico legato alla loro cessione arrivò il martedì e il mercoledì era già verso altri lidi».

Drone Hopper aveva un contratto quadriennale con il team e paradossalmente Savio e i suoi poche volte erano stati tranquilli come allora. Questo significava poter pianificare. Invece le coperture non c’erano. C’era però un parco mezzi, tra cui un camper e il motorhome, uomini, atleti e conoscenze da non perdere.

«Per fortuna – prosegue il piemontese – ho ancora dei buoni rapporti con la Colombia e mi è arrivata questa offerta per fare una continental più strutturata». Di fatto per il gruppo colombiano GW Shimano c’era la possibilità di fare attività in Europa.

Tanti i giovani primettenti. Qui Acuna (21 anni) alla Bernocchi. Anche per il prossimo anno la squadra correrà con bici GW
Tanti i giovani primettenti. Qui Acuna (21 anni) alla Bernocchi. Anche per il prossimo anno la squadra correrà con bici GW

Alla rinascita

Poi sappiamo come è andata. E’ nata appunto questa squadra che ha consentito a Savio e Bellini di portare a casa rispettivamente il 40° e il 20° anno di attività. Traguardi non da poco. L’attività prende corpo. La GW Shimano-Sidermec, stravince in Sud America, anche se spesso si è trattato di corse più piccole e open, e se la cava benissimo anche nel Vecchio Continente.

«Abbiamo corso molto anche da noi – prosegue Savio – in tutto abbiamo messo nel sacco 30 giorni di corse 2.1 e 1.1 (il massimo livello consentito ad una continental, ndr), ottenendo buoni piazzamenti e persino una vittoria: Restrepo al Giro di Reggio Calabria (nella foto di apertura, ndr). E poi c’è stata l’esperienza, per me nuova e fantastica, del Giro d’Italia under 23».

Affiatamento e buon clima hanno portato a risultati di tutto rispetto (foto Instagram)
Affiatamento e buon clima hanno portato a risultati di tutto rispetto (foto Instagram)

Sorpresa Giro U23

E qui il tono di Savio si accende. Il manager è rimasto colpito in positivo dal “baby Giro”. Un’aria diversa che ben collimava con la rosa giovane dei corridori, a parte qualche eccezione.

«Abbiamo piazzato due atleti nei primi dieci – dice Savio – German Gomez quarto e Santiago Umba nono. Siamo saliti sul podio della classifica a squadre lottando con corazzate come la Jumbo-Visma Development. Tutto ciò, accompagnato dalle tante vittorie in Sud America, mi ha lasciato soddisfatto». 

L’idea di provare a fare un salto di categoria e tornare professional c’è anche stata, le risorse no. Inoltre Savio e Bellini dopo quanto accaduto un anno fa hanno adottato la politica del “rischio zero”.

«Non ci prenderemo più neanche i rischi calcolati», vale a dire fare dei progetti, prendere dei corridori senza ancora la copertura in mano, ma sapendo, come di fatto poi avveniva, di avere le risposte dagli sponsor storici. Insomma fare impresa.

Quattro dei cinque atleti della Colombia U23 ai mondiali erano della GW Shimano-Sidermec. Qui: Pescador, Guatibonza e Gomez (più Umba)
Quattro dei cinque atleti della Colombia U23 ai mondiali erano della GW Shimano-Sidermec. Qui: Pescador, Guatibonza e Gomez (più Umba)

Avanti coi giovani

«Il progetto sui giovani – dice Savio – qui c’è stato per davvero. Alcuni, come Umba e Guatibonza, sono in procinto di passare in due WorldTour e presto annunceremo il tutto. Per l’anno prossimo sarebbe bello rifare il Giro U23. Abbiamo raccolto degli ottimi risultati alla Vuelta Colombia U23 e al Tachira, in Venezuela, abbiamo vinto appunto con Jonathan Guatibonza, un colombiano atipico visto che è un velocista!

«Il nostro progetto va avanti. Siamo in trattativa con alcuni ragazzi e per questo non faccio nomi. La linea resta la stessa comunque: più atleti del Sud America – avendo GW Shimano come main sponsor è normale – e qualche ragazzo italiano. Intendiamo poi incrementare la partecipazione in qualche corsa di alto livello per noi, penso ad un Sibiu Tour per esempio. Già prendere parte a gare così ti consente di acquisire maggiori punteggi e magari passare dall’86ª posizione nel ranking UCI alla 35ª».

Savio si conferma un inguaribile ottimista e speriamo possa continuare a lungo. Certo però che una storia simile, ci riporta a quanto scritto nel nostro ultimo editoriale: la mancanza di un “sistema corale del fare ciclismo” in Italia. Quando si sente che il Tour de France dirotta alcuni suoi sponsor a favore delle squadre e delle corse nazionali, viene da pensare che magari anche questa situazione sarebbe potuta andare diversamente.

Bici e valigia pronta per Malucelli, il ciclista giramondo

01.10.2023
6 min
Salva

Mentre domenica si correva l’europeo, Matteo Malucelli stava affrontando la Paris-Chauny, classica del calendario francese adatta alle ruote veloci e nell’occasione ha chiuso al 9° posto. Potrà sembrare poco a uno sguardo superficiale, ma non è così. Per il ventinovenne forlivese è la continuazione di una stagione, la sua prima nella Bingoal dove ha colto ben 13 Top 10 e per una squadra come quella belga, affamata di punti Uci, è un bel bottino.

Quella fiamminga è solo l’ultima squadra nella carriera di Malucelli, diventato suo malgrado una sorta di giramondo. Basti pensare che dal 2020 ha girato ben 5 team e ognuno gli ha dato qualcosa, lo ha fatto crescere non solo come ciclista ma anche dal punto di vista umano. Tutto serve per la sua maturazione, anche gare come quella di domenica scorsa.

Jasper Philipsen vincitore in volata sui francesi Tesson e Penhoet, con Malucelli nono (Photo News)
Jasper Philipsen vincitore in volata sui francesi Tesson e Penhoet, con Malucelli nono (Photo News)

«Non era una gara qualunque, se si considera che a vincere è stato Jasper Philipsen e che sono arrivato a pochi centimetri da gente come Coquard e Girmay. Era la prima volta che la facevo: quand’ero all’Androni frequentavamo la porzione primaverile delle classiche franco-belghe, queste no e per me è stata una scoperta».

Che gara era?

Dicono che sia una corsa per velocisti e infatti si è conclusa con una volata di gruppo, ma lo sprint te lo devi guadagnare perché ci sono 2.300 metri di dislivello e infatti qualche pezzo grosso è rimasto indietro, come Groenewegen. A me quelle strade piacciono, più di quelle belghe perché ci sono meno spartitraffico e rotonde, il tracciato è più filante pur avendo le caratteristiche tipiche di quelle prove. Per me essere arrivato nei primi 10 vuol dire tanto, conferma che sto attraversando un buon momento.

Sui muri delle Fiandre, Malucelli si sta trovando a meraviglia e vuole emergere nel 2024
Sui muri delle Fiandre, Malucelli si sta trovando a meraviglia e vuole emergere nel 2024
Anche nelle prove immediatamente precedenti eri andato bene…

Sì, dal mio rientro in gara a metà settembre ho “bucato” solo la prima corsa, il Campionato delle Fiandre perché sono caduto a 200 metri dal traguardo sennò sarei sempre stato intorno alla decima-quindicesima piazza. La mia è stata una stagione abbastanza strana, con tante corse nella prima parte e poi una lunga pausa in estate perché non c’erano impegni nel mio calendario e che ho usato per allenarmi a casa, poi ho ripreso con il Renewi Tour che era poco adatto a me. Io sono uno che cresce di condizione correndo, per questo sono fiducioso per le prossime gare.

Come ti trovi nel team belga?

Non è facile, bisogna adattarsi a un sistema diverso dal nostro, per fortuna qui tra Spezialetti fra i diesse e Tizza nel team, c’è anche un po’ d’Italia che addolcisce il tutto. I risultati sono frutto anche del mio capire pian piano come stanno le cose. In primavera ho preso belle mazzate in gara, perché proprio non mi ci ritrovavo.

Con Tizza che per Matteo è stato fondamentale nell’ambientamento in Belgio
Con Tizza che per Matteo è stato fondamentale nell’ambientamento in Belgio
Tu sei quasi tuo malgrado un ciclista globalizzato: 5 diversi team in 5 diverse parti del mondo dal 2020 in poi. Proviamo a identificare ogni capitolo attraverso un particolare iniziando dalla Caja Rural

Ci sono rimasto due anni, ma praticamente il secondo, dove dovevo mettere a frutto quello che avevo imparato, non ho potuto correre per il Covid che aveva fermato tutto. Una cosa che mi è rimasta impressa? La cena alle 21,30, io sono abituato a mangiare alle 19,30, loro a quell’ora facevano merenda. Dicevo loro: «Ma non vi pesa andare a letto con la pancia piena?». Oltretutto alzandosi poi presto la mattina. Non riuscivo proprio ad abituarmi…

Nel 2021 sei tornato così all’Androni…

Se si parla di Androni si parla di lui: Gianni Savio. Gli devo tantissimo e proprio avendo girato il mondo ho capito a posteriori quanto valga, il suo modo di vedere il ciclismo, anche il suo carattere per certi versi particolare ma necessario per farsi rispettare in questo mondo.

Poi sei approdato alla Gazprom…

E dico la verità, mi ci sarei fermato a lungo perché era la squadra ideale per me, con una buona parte italiana, ma con una metodica russa, fatta di regole chiare, di programmazione, l’ideale per la mia mentalità da ingegnere, dove non si trascurava nulla. Tutti sanno com’è andata a finire e mi è dispiaciuto tantissimo.

Ad agosto dello scorso anno hai trovato posto al China Glory Continental Team

Non era certo facile, un team così lontano dalla nostra cultura, ma ho apprezzato quell’esperienza. Anche in questo caso, parlando di che cosa mi è rimasto impresso, mi viene in mente qualcosa legato all’alimentazione. Avevo corso spesso in Cina ma non mi ero mai fidato della cucina locale, avevamo sempre i nostri cuochi e nostri cibi. Mi sono dovuto adattare e ho scoperto una cucina tipica molto buona, oltretutto più salutare di quanto si possa pensare.

La volata finale del Saudi Tour con il forlivese beffato da Consonni
La volata finale del Saudi Tour con il forlivese beffato da Consonni
Infine l’approdo alla Bingoal…

Devo dire grazie a Tizza che mi ha dato una mano sia ad entrare che ad ambientarmi. Trovare una cosa bella? Devo dire il calendario che fanno, tutte gare franco-belghe con i classici muri e il pavé, qualcosa che avevo visto solo in televisione e dove mi sono trovato bene. Questa poi è davvero la patria del ciclismo: fai una gara neanche troppo conosciuta al martedì? Al mattino è pieno di gente alla partenza, c’è un clima unico, sono appassionati veri.

A proposito di viaggi, ti aspetta il Giro di Turchia.

L’ho già affrontato tre volte ed è una gara che mi piace molto, ci sono 4-5 occasioni per sprint di gruppo, in alcune tappe forse è scontato, in altre bisognerà guadagnarselo. Io vorrei sfruttare la buona condizione che ho anche per migliorare i miei risultati e per capire che cosa mi aspetta il prossimo anno.

Tagliani e Bisolti, il tricolore è una boccata d’ossigeno

12.06.2023
5 min
Salva

Dalla Colombia all’Italia. La GW Shimano Sidermec vanta un organico di 15 atleti atleti colombiani, un norvegese e due italiani, Filippo Tagliani e Alessandro Bisolti. Due corridori che rappresentano l’avamposto tricolore di una squadra sudamericana che gli ha dato fiducia e i mezzi per gareggiare.

Poche corse, ma tanta voglia di raccogliere risultati e fare da chioccia ai giovani talenti che crescono sotto le indicazioni di Gianni Savio. Filippo e Alessandro abitano nella stessa zona, hanno 10 anni di differenza, ma condividono la stessa ambizione di fare bene nel ciclismo nostrano. Il 24 giugno andrà in scena a Comano Terme il campionato italiano e per loro la corsa ha la valenza di un piccolo iride travestito da tricolore.

Tagliani sta preparando l’appuntamento con poche corse nelle gambe
Tagliani sta preparando l’appuntamento con poche corse nelle gambe
Filippo Tagliani, come sta andando la tua stagione?

Sto correndo poco, direi benino. Ho fatto solo il Giro di Sicilia e il Tour de Bretagne, più due corse di un giorno, Giro dell’Appennino e il Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Un blocco unico e molto ravvicinato. 

I tuoi allenamenti come procedono?

A livello di allenamenti, sto lavorando molto bene. Le sensazioni sono buone. Spero si sblocchi qualcosa per fine stagione e in ottica 2024. Mi mancano un po’ gli appuntamenti per dimostrare chi sono e misurarmi con il lavoro che sto facendo. 

Tra circa venti giorni ci sarà l’italiano, che appuntamento rappresenta per te?

Per le mie caratteristiche devo dire che è durissimo. Sto cercando di prepararlo al meglio, arrivare in forma, magro per non avere rimpianti, però sono consapevole che sia ostico per me. Sinceramente non so nemmeno io cosa aspettarmi. Arriverò al 100 per cento, questo è sicuro. 

Quando ha avuto l’occasione ha saputo dimostrare di esserci, qui al Tour de Bretagne ad aprile
Quando ha avuto l’occasione ha saputo dimostrare di esserci, qui al Tour de Bretagne ad aprile
Con Bisolti siete gli unici italiani della formazione, vi sentite spesso?

Ci sentiamo frequentemente. Sono appena tornato da un allenamento con lui. Ci conosciamo da sempre, anche prima di correre insieme. Abitiamo a 30 chilometri, siamo sempre usciti con lo stesso gruppo di pro’ della zona. Quest’anno siamo gli unici due italiani e ci appoggiamo a vicenda per molti aspetti. 

Qual è la vostra figura all’interno della squadra?

Siamo i due con più esperienza e cerchiamo di fare un po’ da chioccia ai giovani ed essere dei riferimenti per quando la squadra viene a correre in Italia. Essendo uno staff colombiano, tutti i ragazzi sono di là, non è facile per loro arrivare qui e ambientarsi subito. La squadra in realtà corre tanto, ma solo in Colombia, vengono in qua a blocchi. Ne hanno fatto uno a inizio stagione con cinque ragazzi. Adesso ne sono arrivati altri cinque per il Giro Next Gen e sarà lo stesso per settembre. 

Come vedi Bisolti per l’Italiano?

E’ stato sfortunato perché ha fatto una brutta caduta all’Appennino. Non si è rotto niente, ma pedala male ed è parecchio dolorante. Sarebbe stato un percorso adatto alle sue caratteristiche. Tra l’altro si corre a 30 chilometri da casa sua. Mancano 20 giorni ma non è facile riprendersi dopo quello che ha subito. 

Bisolti ha dovuto fermarsi forzatamente a causa di una caduta all’Appennino
Bisolti ha dovuto fermarsi forzatamente a causa di una caduta all’Appennino

«Avevo iniziato abbastanza bene – conferma Bisolti, 38 anni compiuti a marzo – poi mi sono ammalato in concomitanza con la corsa di Reggio Calabria. Ho quindi avuto una sosta un po’ lunga. Mi ero ripreso bene per l’appuntamento del Giro dell’Appennino, ma ho avuto una brutta caduta e ora mi ritrovo molto acciaccato e con un grosso punto interrogativo sull’italiano». 

Che infortunio hai subito?

Fratture per fortuna non ne ho però, sono caduto in discesa a causa di un tamponamento. Ho fatto come un “high side” di quelli che si vedono in MotoGP.  Ho sbattuto la testa, tutt’ora ho un occhio e la fronte nera. Faccio fatica ad alzare un braccio, ho dolore alla schiena con abrasioni in ogni parte del corpo. Sono stato fermo “solo“ quattro giorni ma ora ad ogni pedalata devo stringere i denti per il dolore. Ho male dappertutto tranne che alle gambe (ride, ndr). Ghiaccio tutto il giorno e Tecar. Sta di fatto che il casco si è aperto in due, quindi forse è andata bene così…

Sarai pronto per l’italiano?

Tutto sommato in allenamento sto iniziando a fare qualche uscita normale. Il problema è che devo cambiare garze ogni tre ore e la notte non dormo. Il percorso mi è piaciuto fin da subito. E’ duro ed è vicino a casa quindi conosco gran parte delle strade. 

Rimane un tuo obiettivo?

Giugno per me era ed è un mese importante. Uno, perché le due corse in programma (Appennino e italiano, ndr) si addicono alle mie caratteristiche. Due, perché sono le uniche due in programma per me e Filippo questo mese. Però devo dire che sarà difficile essere a posto per quel giorno.

La squadra colombiana ha un numero di trasferte prefissate in Italia
La squadra colombiana ha un numero di trasferte prefissate in Italia
Conosci il percorso?

Non sono ancora andato a vederlo, perché nella mia testa avrei avuto tutto il tempo. Purtroppo è capitato questo imprevisto, quindi ci andrò solo nei prossimi giorni. I miei genitori sono di Pinzolo, devo solo capire quali strade sono del percorso, ma sono sicuro che le ho già fatte più di una volta. 

Con Tagliani che rapporto hai?

Abitiamo vicino. Io sto sul lago d’Idro mentre lui sta a Soprazocco sul lago di Garda. L’inverno vado io ad allenarmi nelle sue zone per recuperare qualche grado, mentre in estate viene lui, per prendere un po’ di fresco. 

E dopo l’italiano?

Spero che si riesca a correre di più di quanto previsto. In programma abbiamo solo settembre, ma è facile capire che se così fosse, vorrebbe dire fermarsi per più tempo di una pausa invernale… Il paradosso è che i miei compagni colombiani hanno già fatto 40 corse, quindi è anche difficile per loro gestire un organico in Italia quando hanno così tante opportunità di correre in Colombia. Non è facile andare avanti, ma questo è. E siamo pronti a fare il meglio quando ne avremo la possibilità.

Con Savio avete già parlato del tricolore?

Al momento è molto concentrato sul Giro Next Gen, ci sono giovani promettenti quindi sicuramente affronteremo il discorso prima dell’italiano. 

Maestro e leader in corsa, ecco la GW Shimano di Restrepo

22.04.2023
5 min
Salva

Dopo la vittoria al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Jhonatan Restrepo aveva tanta voglia di raccontare. Di esprimere non solo la sua soddisfazione, ma quel che il successo ha significato non solo per lui ma per la squadra, quella GW Shimano-Sidermec completamente ristrutturata anche per forza maggiore. Per Gianni Savio, il suo manager era stato il più bel regalo per i suoi 75 anni, a dir la verità solo per l’anagrafe perché lo spirito non ha nulla da invidiare a quello dei manager più giovani, né la voglia di mettersi ancora in gioco e costruire il futuro.

Restrepo, uno di coloro che sono rimasti dopo la lunga esperienza alla Androni Giocattoli, è non solo una delle punte della squadra, ma anche uno di quelli a cui si chiede di portare a casa risultati e lui, grazie all’esperienza maturata già dal 2015 nelle corse italiane ed europee, ha subito risposto presente.

«E’ stata una gara dove ho subito sentito buone sensazioni – racconta il colombiano nel suo italiano fluente – la Eolo Kometa ha tenuto le redini della corsa perché volevano che partisse la fuga giusta. Quando ciò è avvenuto, con 11 corridori dentro di cui 3 della Green Project Bardiani, io c’ero. Le gambe rispondevano, me la volevo giocare, per questo ho anche risposto a più attacchi e alla fine nella volata ristretta l’ho spuntata».

Reggio Calabria: volata a 11 e Restrepo mette in fila l’argentino Tivani e Maestri
Reggio Calabria: volata a 11 e Restrepo mette in fila l’argentino Tivani e Maestri
Non è la tua prima vittoria in stagione…

No, è la terza, ma le altre due le avevo colte in Colombia, questa però è la prima per una corsa Uci e la prima in Europa e per la nostra squadra significa molto.

Rispetto allo scorso anno quanto è cambiata la situazione in seno al team, al di là di nome e affiliazione diversi?

Alla fin fine non tanto. Io sono al quarto anno con Savio e ho sentito sulla mia pelle tutti i cambiamenti, provato le paure di vedere finire tutto e poi la gioia di ripartire. Oggi abbiamo una squadra più giovane e con tanta voglia di fare, con ragazzi che vogliono imparare e soprattutto abbiamo tutti la netta sensazione che solamente lavorando bene il futuro ci potrà sorridere.

Con Gianni Savio, al quale ha fatto un regalo davvero speciale per i suoi 75 anni
Con Gianni Savio, al quale ha fatto un regalo davvero speciale per i suoi 75 anni
In squadra sei uno dei più esperti: i giovani vengono da te e dagli altri “anziani” a chiedere consigli?

Molto. Soprattutto ora che siamo in Europa, perché si vede che i più giovani si trovano dentro un mondo che non conoscono. All’inizio è chiaro che non sanno bene come correre, io devo un po’ guidarli, spiegare come si vive questo mondo non solo in gara ma anche fuori: come si mangia, come approcciarsi alle gare, come vivere la concorrenza con gli altri team, quelli che sono abituati a vedere solo in televisione. Pian piano migliorando, imparano e secondo me arriveranno lontano.

E tu come vivi questa situazione?

Sembrerà strano, ma per me ha un significato profondo. Quando vedo un ragazzo che impara, che non ha più paura nello stare in gruppo in una corsa di prestigio, per me è come una vittoria. Abbiamo iniziato la nostra avventura europea con la Coppi e Bartali, ebbene da allora i miglioramenti ci sono stati.

Per Restrepo prima vittoria stagionale alla prima tappa della Vuelta al Tolima
Per Restrepo prima vittoria stagionale alla prima tappa della Vuelta al Tolima
Ma è davvero così diverso rispetto alle corse in Colombia?

Sì. A parte il fatto che le strade sono lunghe e larghe, stare davanti è molto più facile e non prendi le classiche frustate, poi chiaramente in salita tutti vogliono mettersi nelle prime posizioni, ma non sentono lo stress che c’è qui. Lo stare in gruppo non è poi la stessa cosa, serve qui molta più attenzione e manico. Per questo col passare degli anni diventa sempre più difficile trovare colombiani che riescono ad adattarsi a correre in Europa. Ma i ragazzi stanno crescendo…

La vostra squadra oltretutto ha ora un baricentro fortemente spostato verso la Colombia…

Sono rimasti solamente Bisolti e Tagliani, ma la squadra ha sempre connotati italiani, dai dirigenti al personale. Anche nel team si parla sia spagnolo che italiano, perché anche questo aiuta i più giovani nell’approccio col ciclismo che conta.

Oltretutto vivete una situazione particolare, con il calendario che va componendosi piano piano…

E’ vero, ad esempio aspettiamo ancora l’invito per il Tour de Bretagne, altrimenti credo che torneremo oltre Atlantico per preparare il Giro di Colombia che per il nostro team è molto importante.

La rovinosa caduta in Grecia nel 2022, costata al colombiano quasi tutta la stagione
La rovinosa caduta in Grecia nel 2022, costata al colombiano quasi tutta la stagione
Finora abbiamo parlato in generale, ma la vittoria di Reggio quanto vale per Restrepo dal punto di vista personale?

Tanto, perché vengo da un 2022 davvero sfortunato. Esco dalla Tirreno-Adriatico con una gamba che forse non avevo mai avuto prima ed ecco che mi ammalo e perdo 10 giorni di allenamento fondamentali. Riparto, vado in Grecia per preparare il Giro d’Italia, la condizione è recuperata ma cado e mi rompo un ginocchio. Addio sogni rosa, sto fermo due mesi e poi riprendere il ritmo contro gente che non si è mai fermata è quasi impossibile. Praticamente sono ripartito quest’anno e ora la condizione c’è.

Che cosa ti aspetti allora?

Di ritrovare le sensazioni del 2021, la mia stagione migliore e se penso a come sto andando, non ci sono molto lontano. Per questo spero che potremo correre ancora in Europa, perché mi sono sbloccato mentalmente, ho più fiducia e soprattutto vincere qui ha tutto un altro sapore.

Benedetti si ritira, Tagliani richiamato in corsa

01.03.2023
5 min
Salva

Il ritiro quanto mai prematuro di Gabriele Benedetti ha destato molto scalpore, ma paradossalmente c’è chi grazie a questa dolorosa scelta ha visto riaprirsi le porte del professionismo. Filippo Tagliani è l’ultimo corridore ad essersi aggregato alla carovana, con un contratto siglato il 17 febbraio scorso con la GW Shimano-Sidermec. Si sarebbe portati a pensare che Tagliani ha ritrovato lo stesso posto dello scorso anno, quand’era alla Drone Hopper Androni, ma non è così.

Il 27enne di Gavardo aveva chiuso la stagione con la tranquillità nel cuore di poter continuare la sua avventura nello stesso team, ma poi le cose sono precipitate: «Sapevo che c’erano problemi, ma mi sono ritrovato dall’oggi al domani senza un contratto. Savio mi aveva promesso che comunque nel 2024, se la squadra ripartiva, mi avrebbe chiamato, ma intanto non sapevo bene che cosa fare. Poi si è aperta una porta nel team e improvvisamente si è aperto un mondo».

Per Tagliani tutto sembrava perso, almeno per il 2023, poi in poche ore è arrivato il contratto
Per Tagliani tutto sembrava perso, almeno per il 2023, poi in poche ore è arrivato il contratto
Rispetto allo scorso anno che cosa è cambiato?

Tutto, è un team completamente nuovo, tanto è vero che di italiani ci siamo solo io e Bisolti, poi c’è il norvegese Holther e per il resto sono tutti corridori colombiani. L’unico anello di congiunzione è proprio Gianni Savio, che si è ricordato di me e mi ha chiamato.

Se questa chiamata non fosse arrivata che cosa avresti fatto, in previsione di poter rientrare nel 2024?

Avrei continuato ad allenarmi, ma so bene che farlo senza un obiettivo concreto non solo è difficile, ma anche molto dispendioso moralmente. Infatti mi ero ripromesso di tenermi in forma fino a luglio guardandomi anche intorno per cercare un nuovo lavoro, poi in mancanza di certezze avrei preso la mia decisione.

Savio ha tirato fuori dal nulla il team sudamericano, ma conta di ricostruire qualcosa in Italia
Savio ha tirato fuori dal nulla il team sudamericano, ma conta di ricostruire qualcosa in Italia
Avevi provato a trovare qualche altro team, dopo lo scioglimento della Drone Hopper?

Erano già tutti belli e sistemati, io poi non ho un procuratore, provavo a sondare il terreno ma nel ciclismo d’oggi è difficile trovare spazi se non sei seguito. I risultati non li guardano più, contano i contatti diretti. Quando corri dipende tutto da te, ma quando ti ritrovi in questa situazione ti senti impotente, vivi del giudizio altrui e sei in ansia. La mia chiamata è stata un gesto importante per me da parte di Savio, poteva scegliere chiunque e ha pensato a me.

La tua stagione era stata positiva?

Secondo me sì, con due podi portati a casa e un Giro d’Italia spesso in fuga. Se mi avessero detto a inizio anno che avrei fatto quel che ho fatto, ci avrei messo la firma. Pensavo fosse sufficiente e doveva essere così, ma nel ciclismo cercano tutti i campioni, chi lavora bene non ha mercato se non è seguito. Io so che cosa posso dare, credo che il mio approdo nel nuovo team sia dovuto principalmente alla mia serietà, ma quel che mi dispiace è che in generale anche se lavori bene, gli altri non ti vedono.

Tagliani e Bisolti, unici due italiani rimasti nel team di Savio “trasbordato” in Colombia
Tagliani e Bisolti, unici due italiani rimasti nel team di Savio “trasbordato” in Colombia
Sapevi della situazione di Benedetti?

Sinceramente no, non ci siamo mai ritrovati insieme lo scorso anno, abbiamo fatto calendari diversi e nel team non se n’era mai parlato.

Al di là del tuo sviluppo professionale, che impressione ti ha lasciato la sua vicenda?

Mi fa capire ancor di più che la differenza quando fai il salto di categoria è enorme. Per essere un professionista devi volerlo veramente, impegnarti, metterci tanto di tuo. Fino agli under 23 sei coccolato, pensa a tutto il team, ma poi devi essere tu professionista in prima persona, nell’allenamento, nell’alimentazione, nelle motivazioni. Devi aver voglia di fare sacrifici, comprendere che è un lavoro vero che richiede molto perché ci devi stare sopra 24 ore al giorno, non stacchi praticamente mai. E se non sei un campione dotato da madre natura è ancora di più necessario crederci al 110 per cento.

Per ora il leader della GW Shimano si è dimostrato Jonathan Guatibonza, con una vittoria alla Vuelta al Tachira (foto EsCiclismo)
Per ora il leader della GW Shimano si è dimostrato Jonathan Guatibonza, con una vittoria alla Vuelta al Tachira (foto EsCiclismo)
La tua preparazione a che punto è?

Mi sono tenuto in allenamento, ma praticamente parto quasi da zero. Spero di acquisire la condizione gareggiando. So che sarà durissima, se fossi stato chiamato un mese prima sarebbe stato molto meglio, ma sono sereno perché so quel che mi aspetta e sono pronto ad affrontarlo. Non ho grosse ambizioni, sinceramente voglio vivere questa stagione con serenità e ricambiare la fiducia di chi mi ha chiamato in causa.

Quindi inizi presto a gareggiare?

Sento che l’orologio corre, so che mi hanno detto che seguiremo tutto il calendario italiano ed essendo una squadra continental colombiana non saranno tante le gare a disposizione, ma l’importante è non fermarsi. Il proposito di Savio di ripartire con un team italiano nel 2024 c’è sempre e spero che questa volta sarò anch’io della partita sin dall’inizio.

La svolta di Ellena: nuova vita alla Eolo-Kometa

02.02.2023
7 min
Salva

La solita storia, lo sapevamo, ma abbiamo atteso l’ufficialità della notizia. E intanto in Argentina scherzavamo con Biagio Conte sull’imminente arrivo di Giovanni Ellena sull’ammiraglia della Eolo-Kometa.

«Allora lo sai?», rideva il siciliano.

«Che cosa? Ma figurati…», rispondevamo con identica allegria.

«E’ uno in gamba – ancora Conte – e una mano ci serviva».

Ellena alla Eolo, Spezialetti alla Bingoal: i due diesse più esperti della Drone Hopper attesi a sfide importanti
Ellena alla Eolo, Spezialetti alla Bingoal: i due diesse più esperti della Drone Hopper attesi a sfide importanti

Tutti gli uomini di Savio

Adesso che il comunicato è arrivato, si può finalmente condividere il cammino che ha portato il direttore sportivo piemontese nella squadra di Basso e dei fratelli Contador, al termine di un periodo non semplice. Dalla scorsa estate, quando è stato palese che la Drone Hopper fosse una bolla di sapone già scoppiata, tutti coloro che erano coinvolti nel progetto hanno iniziato a cercarsi una nuova casa.

Mariano Umberto, osteopata, è andato alla Tudor. Andrea Foccoli, meccanico, alla Ineos. Stefano Di Zio, massaggiatore, alla Israel. Andrea Zanardini, massaggiatore, alla Bardiani. Barbero e Tessaro al UAE Team Adq, Paolo Alberto, massaggiatore, alla Eolo. Licio Scartozzi a giornate sul bus della Jayco-AlUla e a breve su quello della Ineos. Lo staff di medici e preparatori alla Bardiani.

Fra i direttori sportivi non è stato facile. Daniele Righi, l’ultimo arrivato, non è riuscito ancora a sistemarsi, ma potrebbe entrare nella continental di Savio. Spezialetti è alla Bingoal. Canciani alla China Glory. Cheula ha un negozio di bici ed è team manager della Aries nei dilettanti. Ellena (che in apertura è con Bernal dopo il Tour 2019, nel Ristorante Buasca in cui l’ha accolto) ha trovato la sua strada.

Ivan Basso, Alberto Contador, Giro di Sicilia, Rcs, 2019
Un incontro a Oliva (Spagna) a gennaio con Basso e i due fratelli Contador ed è arrivato l’accordo con Ellena
Ivan Basso, Alberto Contador, Giro di Sicilia, Rcs, 2019
Un incontro a Oliva (Spagna) a gennaio con Basso e i due fratelli Contador ed è arrivato l’accordo con Ellena
A che punto si è palesata l’opzione Eolo?

E’ venuta fuori con il passare dei giorni. Per un po’ c’erano stati dei contatti con una WorldTour, ma l’ipotesi è naufragata. Ho fatto un colloquio e ne siamo usciti anche bene, poi però non se ne è fatto niente. Tutto sommato però, sono contento che sia andata così. 

Perché?

Magari è il discorso della volpe e l’uva, però mi chiedo se in certe squadre sia ancora possibile fare il direttore sportivo per come lo intendo io. Non ho mai provato, quindi non posso dirlo, però mi sembra tutto molto sterile, freddo. Da quello che si sente dire, le persone sono come numeri. Qua invece, anche se inizio in punta di piedi, mi sento già parte del gruppo

Sorpreso?

Non mi aspettavo una fiducia del genere. Ci sono colleghi con cui parlo un po’ di più, come possono essere Volpi, oppure ogni tanto il “Brama” con cui si scherza, oppure Cozzi. Con Zanatta invece penso di non essermi sentito al telefono una sola volta in tanti anni, quindi mi fa molto piacere il fatto che loro abbiano così fiducia. Vuol dire che fondamentalmente l’ho mostrata sul campo.

Zanatta ed Ellena sono entrambi direttori di vecchia scuola, molto preparati, bravi con i giovani e di poche parole (foto Borserini)
Zanatta ed Ellena sono entrambi direttori di vecchia scuola, molto preparati, bravi con i giovani e di poche parole (foto Borserini)
Come è avvenuto il contatto?

Questa è stata una cosa un po’ strana. Ivan Basso l’avevo sentito già due anni fa. Poi con Drone Hopper era venuto fuori un discorso di crescita, quindi avevamo lasciato perdere per vari motivi. A dicembre ho semplicemente fatto a Ivan gli auguri di Natale e il giorno di Santo Stefano mi ha chiamato Zanatta, chiedendomi come fossi messo. Non credo che le due cose siano in relazione. Perché effettivamente loro avevano bisogno di un supporto (alla fine del 2022 Sean Yates ha lasciato la squadra, ndr) e lì è iniziato il discorso.

Nel frattempo avevi cominciato a lavorare con la continental?

Sì, ma di fatto non si sapeva che cosa diventerà. Potrebbe essere anche un bel progetto, però non lo sentivo mio. Avevo già cominciato a organizzare anche il modo di farli venire in Europa. Dovrò sempre ringraziare Savio e Bellini per avermi introdotto in questo ambiente. Ho imparato tanto da loro, ma l’idea di trovare nuovi stimoli mi è subito piaciuta.

Cosa è successo dalla telefonata di Zanatta?

Mi hanno invitato per due giorni in Spagna. Sono stato a Oliva con loro e abbiamo parlato di punti di vista, vari aspetti del lavoro. Finché mi sono trovato allo stesso tavolo per un colloquio con Alberto e Fran Contador, Zanatta e Basso e abbiamo chiuso il discorso.

Sean Yates, che aveva guidato Basso, si occupava dello sviluppo dei materiali, ma ha lasciato il team
Sean Yates, che aveva guidato Basso, si occupava dello sviluppo dei materiali, ma ha lasciato il team
Inizialmente si era parlato di un contratto a giornate?

Vero, però alla fine abbiamo trovato la soluzione di fare un mezzo fisso, chiaramente molto ridotto. Ho detto che il contratto a giornata non è nella mia mentalità. Voglio sapere tutto di tutti, infatti ieri sera abbiamo già fatto la prima riunione online con i preparatori e i diesse, anche se chiaramente in questo momento posso solo ascoltare. Ho chiesto di essere coinvolto, perché quando il direttore sportivo va a una corsa, deve sapere di cosa parla. Non deve essere quello che è lì per una sola giornata, non vado solo per guidare la macchina. Ho visto che quando ho fatto questo discorso, l’hanno apprezzato e hanno capito la mia filosofia.

In squadra trovi qualche corridore con cui hai già lavorato, giusto?

Sì, Gavazzi e anche Mattia Bais. Poi c’è qualche pallino del passato come Fancellu, che non conosco bene, ma avrei sempre voluto conoscere meglio per sentire cosa c’è sotto. Sarebbe tutto più facile se fossi entrato al primo ritiro, ieri sera l’ho detto durante la riunione. Ho passato la maggior parte del tempo ad ascoltare, perché sentivo tantissime cose completamente nuove dal punto di vista delle caratteristiche di corridori che non conosco. E quindi dovrò imparare tutto pian pianino.

Si comincia con il Gran Camino…

Andrò con Jesus Hernandez, quindi farò la seconda ammiraglia, ma ben volentieri perché questa squadra è un meccanismo nuovo, quindi devo capire come funziona

Gavazzi è stato un corridore di Ellena alla Androni: per il tecnico è uomo di grande carisma
Gavazzi è stato un corridore di Ellena alla Androni: per il tecnico è uomo di grande carisma
Nel frattempo hai parlato con Savio e Bellini?

Prima di andare in Spagna ho chiamato Bellini, mentre a Gianni che era ancora in Venezuela, ho mandato un messaggio quando sono tornato e avevo ormai raggiunto l’accordo. Poi ho richiamato Marco, spiegandogli la situazione. Entrambi hanno detto che faccio bene, dall’altro lato ovviamente dispiace, perché siamo stati insieme per 17 anni, ma hanno capito il mio punto di vista.

Che cosa ci si aspetta in una squadra nuova?

Ho già ottenuto tantissimo. La fiducia che ho visto da parte di Basso e di Zanatta e l’apertura nei miei confronti da parte dei due fratelli Contador, che non mi conoscono, è un ottimo punto di partenza. Adesso sta a me dimostrare qualcosa. Dopo tanti anni, voglio provare qualcosa di diverso. Ho avuto parecchie volte la voglia di cambiare, ma non c’era stata mai l’occasione. Adesso è arrivata, e voglio sfruttarla davvero al mio meglio.

Nel frattempo ti sei rimesso sui libri…

Ho sentito la necessità di crescere. Se vai a fare dei colloqui, che cosa metti sul piatto? Se l’esperienza non basta, devi metterci la cultura, la preparazione e la voglia di imparare ancora. Quindi ti rimetti a studiare. Diciamo spesso che i tecnici italiani sono i più bravi e sono anche d’accordo. Però attenzione, perché sta arrivando un’ondata di giovani che sono molto più preparati. E’ vero che a livello psicologico e di conoscenza dei ragazzi forse siamo migliori, perché la mentalità latina e italiana permette di avvicinarsi con maggiore empatia alla persona. Devi essere bravo a capire il momento di crisi, ma anche a indicare la strada giusta. E se non hai una base di preparazione importante, il ragazzo giustamente scappa.

Giovanni Ellena ha 56 anni, ha corso nei dilettanti ed è direttore sportivo dal 2006
Giovanni Ellena ha 56 anni, ha corso nei dilettanti ed è direttore sportivo dal 2006
Ti è mai capitato di non sapere cosa rispondere?

Ancora no, perché di fronte alla situazione più spinosa, al massimo ho preso tempo e sono andato a documentarmi. Però in futuro vorrei essere pronto subito. E così mi sono iscritto a Scienze Motorie, anche se qualcuno mi ha preso per matto. Mia moglie mi ha dato un grande appoggio. Sia per riprendere gli studi, sia per cambiare squadra. E a me invece è venuto in mente il mio vecchio professore di inglese…

Cosa diceva?

Una volta, facendo una battuta in classe, raccontò che era andato da lui per delle ripetizioni un signore di 80 e passa anni. E lui gli aveva chiesto perché mai fosse andato a studiare inglese. E questo qua in piemontese gli aveva detto: «Ma metti che vado su e San Pietro parla inglese? Che cosa gli rispondo?». Volete che a questo punto anche io non possa mettermi a studiare a 56 anni?

Grosu riparte dalla Polonia tra sfortune e brutte storie

22.01.2023
6 min
Salva

Nella tempesta che ha travolto e ha fatto chiudere la Drone Hopper di Gianni Savio, si è ritrovato anche Eduard Grosu. Il corridore rumeno, che ha corso in Italia per molti anni, ha perso tutto ad un tratto le certezze delle quali era circondato. La sua storia degli ultimi due anni è una spirale che lo ha portato sempre più giù, ma lui corridore dall’animo tenace, non si è fatto abbattere ed è ripartito. Con la speranza di rovesciare, a colpi di pedale ben assestati, questo trend negativo

Eduard si era ritrovato senza squadra anche nel 2021 con la chiusura della Delko
Eduard si era ritrovato senza squadra anche nel 2021 con la chiusura della Delko

Le speranze truffate

A sentire Grosu raccontare degli ultimi mesi si fa fatica a credergli, la cosa triste è che ciò che stiamo per scrivere è davvero accaduto…

«Sto bene – racconta da casa sua in Romania – per il 2023 sono riuscito a trovare la squadra, alla fine. Si tratta della Mazowsze Serce Polski, una continental polacca. Ho dovuto aspettare l’anno nuovo perché durante gli ultimi mesi del 2022 avevo firmato un contratto con una continental irlandese, la EvoPro Racing. Avevo firmato con loro perché doveva entrare un grande sponsor rumeno e la squadra avrebbe preso l’affiliazione nel mio Paese. Ero stato coinvolto in tutte le trattative e si era già arrivati a fasi estremamente avanzate. Il manager della EvoPro, Morgan Fox, era venuto in Romania ed aveva già il contratto per la fornitura delle bici.

«Ad un certo punto – continua a raccontare Grosu – quando l’UCI ha chiesto le garanzie allo sponsor rumeno, questo è sparito e non ha più risposto a mail o telefonate. La cosa peggiore è che, siccome si passava ad un’affiliazione rumena, io avevo contattato dei ragazzi del mio Paese per farli venire a correre in questa nuova squadra. Una volta che lo sponsor è sparito siamo rimasti tutti a piedi, dai ragazzi rumeni fino alla EvoPro, che ha dovuto chiudere il team».

Nel 2022 è ripartito con la Drone Hopper, una prima parte di stagione sfortunata ed un finale in crescendo
Nel 2022 è ripartito con la Drone Hopper, una prima parte di stagione sfortunata ed un finale in crescendo

Di nuovo a piedi

Nel 2022 aveva chiuso la Drone Hopper e con lo sfortunato episodio della EvoPro le cose si erano fatte nere per Grosu. La Mazowsze Serce Polski ha rimesso un po’ le cose in ordine e per il 2023 si prova a ricostruire qualcosa, con la speranza di far girare la fortuna dalla parte giusta. 

«La Drone Hopper – spiega il velocista rumeno – doveva rimanere aperta, almeno per quanto mi avevano detto i miei procuratori, i Carera, dopo il Giro di Romania (era ancora la prima metà di settembre, ndr). Nel frattempo ero entrato in contatto con un po’ di professional straniere ma con la situazione che si è venuta a creata con la EvoPro quelle piste si sono poi raffreddate. Il calendario che mi offre la Mazowsze Serce Polski è buono: faremo il Giro di Ungheria e quello di Danimarca più qualche corsa in Belgio e Francia.

«La cosa importante è avere le occasioni, penso che se saprò sfruttarle riuscirò a tornare in una professional. Non sono uno che si dà per vinto, non mi faccio abbattere, prendo le cose come vengono e cerco di trarne sempre il massimo. Se le offerte arriveranno, bene, altrimenti vorrà dire che non ho mercato e farò altro».

Con Savio si è cercato in ogni modo di salvare la squadra ma non ci si è riusciti
Con Savio si è cercato in ogni modo di salvare la squadra ma non ci si è riusciti

La situazione Drone Hopper

Vi avevamo raccontato degli umori dei corridori italiani della Drone Hopper qualche mese fa. Anche per Grosu il periodo non è stato semplice ma il suo per cercare di salvare la situazione lo ha fatto

«I miei ex compagni li sento ancora – dice – sono rimasto in buoni contatti con loro. Nel momento più difficile ho provato anche io in prima persona a muovermi per salvare la situazione, cercando qualche sponsor. Conosco molto bene il Ministro dello Sport rumeno: Edward Novak, ex atleta paralimpico, ma non siamo riusciti a trovare una soluzione. Sono rimasto comunque in contatto con Gianni Savio, è un uomo davvero buono, con il quale mi sono trovato molto bene e gli auguro il meglio».

Grosu con Giuliani in ammiraglia ai tempi della Vini Fantini, fu lui a portare il velocista rumeno in Italia
Grosu con Giuliani in ammiraglia ai tempi della Vini Fantini, fu lui a portare il velocista rumeno in Italia

Il deja vu con Giuliani

Ripartendo da una continental Grosu ritrova una situazione che gli pare simile al passato, come un deja vu. L’ultima volta che il velocista ha corso in una continental era il 2014 e si trovava alla Vini Fantini Nippo. Il suo diesse era Stefano Giuliani. Viste le parole di Dalla Valle a proposito del rapporto con quest’ultimo chiediamo a Grosu che ricordi ha lui, invece. E cerchiamo di capire come faccia Stefano a creare quell’armonia che aiuta i suoi corridori a ritrovare slancio. 

«La prima volta che ci siamo incontrati – racconta fermandosi un attimo per ricordare meglio – era il 2013. Eravamo al Giro di Romania, nel mese di luglio, e gli avevo chiesto se nella sua squadra ci fosse un posto libero perché volevo passare. Dopo un po’ di tempo, sarà stato dicembre, mi chiama per dirmi che avrebbe fatto la continental ed io sarei stato parte del team. Giuliani è una grande persona, dal cuore enorme che mi è stata sempre vicina. Per due anni ho vissuto a casa sua, ti donerebbe l’anima se potesse. E’ sempre riuscito a tirare fuori il meglio dai suoi corridori, per non fargli mancare nulla fa i salti mortali, penso sia questo il suo segreto, ti fa vedere lui in prima persona quanto ci tiene».

La Romania è cresciuta molto a livello ciclistico negli ultimi anni (foto Sibiu Tour, Tiberiu Hila)
La Romania è cresciuta molto a livello ciclistico negli ultimi anni (foto Sibiu Tour, Tiberiu Hila)

Il ciclismo in Romania

Grosu parla volentieri e risponde gentilmente alle domande, e così si finisce anche a parlare del ciclismo in Romania. Terra nella quale è nato e dove, come ci racconta lui, è tornato a vivere dal 2019. 

«Sono tornato a vivere qui da quando ho smesso di correre alla Nippo Vini Fantini (dice, ndr). A Zarnesti, a tre chilometri dal Castello di Dracula, mi piace stare qui e ci sto molto bene. Il ciclismo in Romania è in grande ascesa, se penso a cinque anni fa ricordo che avevamo solamente il Sibiu Tour. Ora i giorni di corsa UCI sul nostro territorio sono 17: tra Sibiu Tour, Tour Szeklerland, Giro di Romania e qualche gara di un giorno. Il merito è anche di Vlad Dascalu che corre in Mtb nel team Trek e nel 2019 è stato campione del mondo under 23. Quando un atleta raggiunge un traguardo del genere crea interesse nella disciplina, qualunque essa sia».

Ciuccarelli manda giù il rospo e ci riprova

29.12.2022
4 min
Salva

Il terremoto che ha investito la Drone Hopper e ha portato alla successiva chiusura, ha causato un effetto a cascata. A farne le conseguenze, oltre a chi nel team di Savio già c’era, è stato Riccardo Ciuccarelli (in apertura foto Instagram al Giro della Val d’Aosta corso con la nazionale). Il ventiduenne della Biesse Carrera era stato promesso sposo della Drone Hopper per questo 2022. La chiusura della squadra ha spazzato via le certezze sul futuro e quel contratto che lo avrebbe portato nel mondo dei professionisti.

«Non è facile descrivere il mio stato d’animo – racconta Ciuccarelli – soprattutto quando tutto questo ti capita a vent’anni. Hai una prospettiva e rimani spiazzato, così all’improvviso».

Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto l’inverno del 2021
Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto l’inverno del 2021
Quando hai scoperto che la Drone Hopper avrebbe chiuso?

Dai giornali, come tutti gli altri. Quando ho iniziato a leggere i primi articoli mi sono preoccupato subito. Mi stavo allenando con un obiettivo preciso e poi più nulla. 

Rischiavi di rimanere fuori da tutto…

Sì, da essere praticamente un professionista ho rischiato di non avere squadra per il 2023. Con la Biesse Carrera naturalmente non avevo un contratto per la prossima stagione. Per fortuna tutto si è risolto nelle ultime settimane di dicembre e di questo devo ringraziare la Biesse ma anche Savio. Gianni ci ha tenuto a contribuire a pagare parte del mio contratto per il 2023. 

Nel 2023 Ciuccarelli sarà ancora con la Biesse, qui al campionato italiano under 23 di Carnago
Nel 2023 Ciuccarelli sarà ancora con la Biesse, qui al campionato italiano under 23 di Carnago
Con il punto interrogativo sul 2024…

Non c’è nulla di ufficiale, i progetti sono diversi, ma non abbiamo nulla di concreto. 

Si riparte da zero, con che spirito?

Bisogna far finta che non sia successo nulla prima e lavorare bene per la stagione che sta arrivando. Tra un anno tireremo le somme. E’ stato difficile rimettersi in sesto perché mentalmente ero già tra i professionisti. Una volta finita la mia esperienza da under 23 volevo provare a passare. 

Invece inizia il primo anno da elite.

Nella mia testa la categoria che conta è quella degli under 23. Lo vediamo sempre più spesso, ormai si diventa professionisti al secondo o terzo anno. Per me sarebbe stato esattamente così, poi invece…

A cosa si punta nel 2023?

A rimettersi in gioco, devo trovare la voglia di riscattarmi. Devo pensare a cosa posso fare e metterci tutto me stesso. Nel ciclismo moderno non puoi fare le cose al cinquanta per cento, devi essere sempre al top. 

Quali sono stati i giorni più duri?

I primi dopo la notizia, ottobre più o meno. La prima settimana avevo quasi pensato di mollare. Lì sei in balia delle tue emozioni, un giorno ti svegli e ti alleni di rabbia e voglia. Quello successivo non hai nemmeno le forze di scendere dal letto. Poi piano piano ragioni e ricostruisci il tutto.

Ripartire dalla Biesse Carrera può essere un vantaggio, conosci già l’ambiente.

Questo mi ha dato maggiore tranquillità, con Milesi e tutto lo staff mi trovo bene. Li sto sentendo tutti i giorni e non saprei come ringraziarli. Il consiglio è di fare una bella stagione lavorando bene e tutto si sistemerà. Dobbiamo provarci, di nuovo. Il 2022 non è stato roseo come il 2021, devo ritrovare quelle sensazioni.

Essere elite non sarà semplice visto che cambieranno anche le regole per le gare regionali, il calendario sarà più ristretto ma potresti lavorare per obiettivi. 

Il calendario le delineeremo poi. Però da elite bisogna partire forte altrimenti sei tagliato fuori, devi essere subito pronto. Lavorare per obiettivi sarà probabilmente la via giusta da seguire. Ho avuto modo di capire che con il mio fisico leggero (165 centimetri per 65 chili) non è facile mantenere la condizione per lunghi periodi. Molto meglio fare meno gare ed essere al top