Cosa ci facesse Egan Bernal in mezzo a 2.000 bambini nel Parque Norte di Medellin è presto detto. Il vincitore del Giro 2021, assieme a Rigoberto Uran, ha partecipato come ospite a un evento chiamato Gran Fondito e organizzato per la seconda volta da Mariana Pajon. Lei è un’atleta di 34 anni da 56 medaglie d’oro in carriera, 9 argenti e 10 bronzi nella BMX. E’ anche l’unica colombiana vincitrice di tre medaglie olimpiche: due d’oro (Londra e Rio) e una d’argento (Tokyo). Bambini dai 2 ai 14 anni, accompagnati da 6.000 persone che hanno trasformato i dintorni in un ribollire di voci, entusiasmi e colori. Lo scopo, come dichiarato dagli organizzatori, era incoraggiare lo sport fin dalla prima infanzia, aiutando i bambini a sviluppare le loro capacità motorie, migliorare l’equilibrio ed esplorare il loro ambiente in modo indipendente.
«Sono molto contenta – ha detto Mariana Pajon, in apertura con Uran e Bernal nella foto dell’organizzazione – di questa seconda edizione di Gran Fondito. Dico sempre ai genitori di portare i loro figli a divertirsi, di incoraggiarli, di sostenerli in modo che ottengano il meglio da loro, ma senza ulteriore pressione. Quello che vorrei è che tutti sognassero in grande. Pochi diventano atleti professionisti, ma finché hai sogni e fiducia in te stesso, puoi ottenere ciò che desideri. E se anche non ci riusciranno, lungo quel percorso diventeranno grandi persone, con i valori che lo sport avrà trasmesso loro».
Il ricordo di Bernal
Bernal ha assistito allo spettacolo rapito dai tanti bambini, con il suo solito sorriso. In Colombia questo è il periodo delle gran fondo. E come Medellin ha chiamato a raccolta i più piccoli, il 3 novembre ospiterà anche il classico Giro de Rigo, prova del ritiro di Uran, che per questo lo ha chiamato Edicion La Despedida. Mentre il 17 novembre a Bogotà, per la prima volta la Capitale sarà chiusa per un evento ciclistico di massa.
«Questo evento è unico – ha detto Bernal in questa intervista – penso che Mariana stia facendo una cosa molto importante. L’ho detto più volte, penso che da una gara come questa un giorno uscirà il prossimo campione del Tour de France o il prossimo campione olimpico. Sono molto emozionato, mi commuove vedere tutti questi bambini super eccitati. Feci la mia prima gara a cinque anni e ovviamente era molto più piccola di questa. Ricordo la sensazione che ho provato il giorno prima e poi l’indomani, quando ho tagliato il traguardo. Quando sono andato alla cerimonia di premiazione e quando mi sono sentito come un supercampione, perché avevo vinto. Fu l’inizio di una carriera più grande, ma iniziata a cinque anni, in una gara simile a questa».
Un ritorno faticoso
Il discorso è passato in un attimo dalle sue vittorie di bambino e dal sottofondo chiassoso di Medellin alla sua situazione di atleta. Bernal si è fermato dopo il Tour de France per fare un altro intervento, nel 2024 che lo ha visto sul podio del Catalunya e del Gran Camino, con prestazioni molto migliori rispetto al 2023.
«Ovviamente – ha detto – si vuole sempre vincere, almeno io sono super competitivo. Ogni volta che arrivo sul podio e anche più indietro, mi ritrovo a pensare: perché non ho vinto? Si vuole sempre di più, ma al momento bisogna pensare al prossimo anno e cercare di migliorare e continuare a provare, a lottare e non arrendersi mai. Penso che la mia carriera sportiva, anche prima di vincere il Tour de France e il Giro d’Italia, sia stata piena di alti e bassi. Ogni gara che sono riuscito a vincere è stata molto faticosa. E anche se quest’anno sono salito su diversi podi, in gare anche molto importanti, il giorno in cui vincerò di nuovo, sperando che sia presto, dovrò sudarmela per tre volte».
I sogni di Egan
Il Tour lo ha visto lottare, soffrire, resistere e staccarsi. E’ chiaro che qualcosa ancora manchi e non è dato di sapere se mai tornerà.
«La stagione è finita – ha spiegato Bernal – quindi stiamo già pensando al prossimo anno, ma bisogna aspettare. Mi piacerebbe poter dire che farò questa o quella gara, ma dipenderà prima di tutto dalla squadra e anche dal percorso delle gare. Si decide di fare il Giro, il Tour o la Vuelta, a seconda del percorso, delle tappe. Ma quelle non escono prima di dicembre o gennaio, per cui c’è da aspettare. Però intanto mi preparo per la Gran Fondo di Bogotà che faremo il 17 novembre. Sarà la prima grande fondo nella Capitale e sarà molto importante, un fatto storico. Per la prima volta la città sarà chiusa alle auto e bisogna dire grazie al sindaco».
La forza di Pogacar
L’ultima annotazione Bernal l’ha fatta su Pogacar, dato che l’appuntamento di Medellin si è svolto all’indomani del Lombardia.
«Sui social scrivono che è noioso vederlo dominare così tanto – ha detto – io invece penso che il corridore più forte debba sempre vincere. E se il corridore più forte vince ogni gara è perché se lo merita. A volte si guarda solo il risultato e Tadej obiettivamente vince tutte le gare, ma bisogna vedere il lavoro che c’è dietro. Forse prima o poi anche io vincerò di nuovo una gara e i tifosi mi vedranno quando salirò sul podio. Ma non potranno mai rendersi conto di tutto il lavoro che ho fatto negli ultimi anni per arrivare a quella posizione. Quindi sicuramente Tadej è lì perché se lo merita, perché ha lavorato duramente. Nessuna gara è facile: lui le fa sembrare facili, ma vuol dire si è allenato molto duramente e ha un grande talento. Questo è il senso dello sport, il più forte vince».