Dunbar, il testardo irlandese a caccia di gloria

24.05.2022
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Squilla il telefono di Eddie Dunbar. Dall’altra parte c’è un dirigente della Ineos: «Eddie, fa le valigie. C’è un posto per te in squadra al Giro d’Italia, Bernal si è rotto una clavicola… Eddie, hai sentito?». Eddie Dunbar non riesce neanche a rispondere, chiude la conversazione senza una parola. Si è avverato un sogno, il suo primo grande Giro. Passano davanti agli occhi, in un lampo, tutti i sacrifici di una vita, la rincorsa dopo aver lasciato l’altro suo grande amore (suo e di una gran parte degli irlandesi) il rugby.

Dunbar nazionale
Eddie Dunbar è nato a Banteer il 1° settembre 1996. In nazionale il meglio l’ha dato a cronometro
Dunbar nazionale
Eddie Dunbar è nato a Banteer il 1° settembre 1996. In nazionale il meglio l’ha dato a cronometro

L’erede di una grande epoca

Di Dunbar nel suo Paese si parla da anni come del diretto erede di quell’epoca nella quale, grazie a due soli corridori come Sean Kelly e Stephen Roche, l’Irlanda dominava nel mondo. Per tanto, tanto tempo poi si è detto che era stato un caso e Dunbar è chiamato a smentirlo e a dimostrare che in questo ciclismo globalizzato c’è posto anche per i verdi irlandesi tutti d’un pezzo.

Eddie sin dai primi anni ha messo in mostra le sue caratteristiche: innanzitutto un modo di correre sempre aggressivo, specchio del suo carattere: «Voglio ottenere il massimo da me stesso. Non mi piacciono le corse facili, preferisco quelle dove devi metterti alla prova, inventare qualcosa. Preferisco sempre essere gettato nella mischia, attendere non fa per me».

Che rabbia con Tiberi…

Da junior ha realizzato un’impresa mai compiuta, vincere per due anni di seguito il Giro d’Irlanda e il secondo anno ci ha aggiunto pure il Giro del Galles. Perché la sua specialità sono le brevi corse a tappe, sin dai suoi inizi. Lo ha capito subito che quello doveva essere il suo destino, perché è portato ad andare sempre meglio con i giorni che passano, a tirare fuori il coniglio dal cilindro anche alla fine, mettendo tutti d’accordo.

Come ha fatto all’ultimo Giro d’Ungheria, ribaltando la classifica nell’ultima frazione. Eppure, a ben guardare alla fine era molto più contento Antonio Tiberi per la sua vittoria di tappa che lui. Già perché un’altra sua caratteristica è il fatto che il bicchiere per l’irlandese è sempre mezzo vuoto: «Sono molto esigente con me stesso. Ero felice di vincere la classifica generale, ma io volevo tagliare il traguardo a braccia alzate, per poter ripagare i compagni che avevano lavorato per me. Mi sono mancati 40 metri, mi sono sentito beffato. Comunque è un altro passo nella giusta direzione».

Dunbar Tiberi 2022
La volata persa con Tiberi in Ungheria gli ha lasciato l’amaro in bocca
Dunbar Tiberi 2022
La volata persa con Tiberi in Ungheria gli ha lasciato l’amaro in bocca

NFTO, una scuola di vita

Eddie è sempre rimasto molto legato alle sue radici. I suoi risultati da giovanissimo lo portarono ad approdare al Team NFTO che è un po’ l’accademia del ciclismo irlandese e lì si è fatto le ossa, non solo a livello ciclistico perché quella è stata per lui una scuola di vita. Lo hanno fatto correre con gente più grande, con i ciclisti della massima serie nazionale, lo hanno soprattutto trasformato in un nomade, lui che non stava più di tre giorni lontano da casa. Ha imparato che cosa significa essere un vero irlandese proprio standone lontano, capendo che le radici le hai dentro: «La mia famiglia è a Londra e nei dintorni, ci ero spesso venuto da bambino, mai avrei pensato di viverci, per me è stato un grande cambiamento».

I risultati si sono visti presto: oltre alle vittorie in patria in in terra britannica, arrivarono la seconda piazza nel Trofeo Karlsberg, classica per junior fra le maggiori corse internazionali a tappe e nel 2017 la vittoria al Giro delle Fiandre per Under 23. Una cosa atipica per lui, ma che gli attirò le attenzioni del team britannico per antonomasia, il Team Sky. E da lì la sua carriera prese il volo, fino a quel giorno, quella telefonata dell’inizio.

Dunbar Coppi e Bartali 2022
Vittoria alla Settimana Coppi e Bartali, con 9″ sul compagno di team Ben Tulett
Dunbar Coppi e Bartali 2022
Vittoria alla Settimana Coppi e Bartali, con 9″ sul compagno di team Ben Tulett

E se al Tour…

Quel Giro, inventato di sana pianta per lui che aveva vinto il Tour of Yorkshire e che pensava di rimanere confinato nel suo dorato alveo delle brevi stage race, andò ben oltre le aspettative: nella dodicesima tappa, la famosa Cuneo-Pinerolo, entrò nella fuga bidone che avrebbe portato lo sloveno Polanc in rosa, cedendo in volata al vincitore Cesare Benedetti e a Damiano Caruso. Quel Giro lo avrebbe finito 22°, regalando un sorriso ai responsabili Sky poco ripagati dalle punte.

Avrebbe voluto esserci anche quest’anno e quando ha visto le convocazioni ci è rimasto male. Ha scaricato la delusione sui pedali, come fa sempre, regalandosi il Giro d’Ungheria, secondo centro stagionale dopo la conquista della Settimana Coppi e Bartali. Ora punta al Delfinato e al Giro dell’Occitania, guarda caso altre due brevi corse a tappe, magari per strappare un posto nella squadra del Tour che appare come una corazzata, con Martinez, Pidcock, l’esperienza di Thomas, tanti interpreti da grandi giri senza un vero leader, per una corsa tutta da inventare. Dove magari questo cocciuto irlandese potrebbe anche dire la sua.