Di padre in figlio. La storia di Josè e Jeison Rujano

25.01.2021
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Rujano & Rujano, più che un marchio di fabbrica è un marchio di famiglia! Tutti ricordiamo il piccolo grande scalatore venezuelano, José Rujano, appunto, che per poco non vinse il Giro d’Italia del 2005. All’epoca correva con la Colombia Selle Italia ed era l’ennesima scoperta di Gianni Savio. Da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti. Josè ha toccato alti e bassi, nel ciclismo e nella vita privata. Ma la passione per la bici non è mai venuta meno. E l’ha trasmessa a suo figlio Jeison.

I due, quasi per gioco, hanno iniziato a pedalare insieme. Quelle pedalate sono diventate poi uscite, allenamenti, gare. Tanto che Jeison è diventato campione nazionale U23. E così padre e figlio si sono ritrovati a correre insieme una corsa ufficiale internazionale, la Vuelta al Tachira, che si è conclusa ieri con la vittoria di Roniel Campos. Una corsa in cui c’è tutto il Venezuela del pedale e che Josè ha vinto ben quattro volte. E’ qui che è nato il suo mito. Josè è tutt’ora amatissimo nel suo Paese.

Josè e Jeison Rujano durante la preparazione
Josè e Jeison Rujano durante la preparazione

Una storia incredibile

Di fratelli in gara se ne sono visti tanti: i Bartali, i Coppi, gli Indurain fino ai Viviani e ai Nibali, ma padre e figlio è una vera novità. Almeno a questi livelli e a nostra memoria.

«Per me – racconta Jeison (19 anni) – è un grande onore correre con mio padre. Una volta era un sogno e in questo momento si è avverato. Penso che sia un regalo che la vita mi ha dato, un qualcosa che non si può davvero comprare».

«Sono molto felice – replica Josè (38 anni) – per quello che è successo. Il ritorno al Tachira non era previsto, ma mi sono goduto tutta la preparazione. Su di noi c’era attesa ed è stato speciale per me, così come per lui. Alcuni corridori si sono congratulati con noi. Altri ci hanno fatto battute come per esempio chi sarà primo tra di noi? Chi vince domani? Chi è il gregario e chi il capitano…».

Josè e Jeison Rujano: pausa caffè durante un allenamento
Per Jeison una pausa caffè durante un allenamento

Papà, corridore e ds

In passato Josè ci aveva raccontato delle prime uscite con il figlio. Quando lo vedeva crescere e soprattutto quando capiva, allenamento dopo allenamento, che davvero poteva essere forte, nelle gambe e nel carattere. Avendo calcato gli scenari del grande ciclismo, la sua esperienza è un tesoro prezioso da mettere a disposizione di Jeison, in allenamento e in corsa. 

«Jeison sa che può contare su di me – dice Rujano papà – In corsa ci siamo cercati parecchio. Spesso gli dicevo: dai andiamo avanti perché la strada è brutta. Oppure: prendi questo gel, per recuperare. Bevi, mangia…  Se andiamo davanti, c’è meno pericolo, vedi la corsa, ci sono meno cadute. E si guadagna anche il rispetto del gruppo». Insomma Jeison ha un direttore sportivo in corsa!

Per lo scalatore venezuelano però non è stato facile prendere il via in questa gara. All’inizio Josè non aveva squadra ed era in cerca di un team. Alla fine ha trovato spazio nel Team Osorio Ciclismo, nato per promuovere il ciclismo proprio nella regione del Tachira. 

Nel frattempo lavorava nel settore del pollame e si allenava. José è decisamente più maturo che ai tempi d’oro. Avesse avuto all’epoca questa mentalità probabilmente avrebbe vinto molto di più e magari si sarebbe portato a casa un grande Giro. Savio, per esempio, ne è sicuro. Lui stesso ci confidò queste cose in Argentina giusto un anno fa. 

Josè (primo) e Jeison (terzo) in una gara poco prima della Vuelta al Tachira
Josè (primo) e Jeison (terzo) in una gara locale

Il grande palcoscenico

Per il giovane Rujano si trattava della seconda grande esperienza internazionale di livello, già l’anno scorso vi aveva preso parte, ma il livello del Tachira 2020 era decisamente più basso. Per la prima volta si è ritrovato a pedalare anche con tanti professionisti europei e non era così scontato che riuscisse a concludere la prova, tra l’altro dura.

«Cosa mi ha colpito? Di essere riuscito a finire le tappe più dure senza grandi problemi – racconta Jaison – All’inizio mi allenavo con il potenziometro, quindi seguivo i watt. E’ stato così per quasi tutto il 2020. Poi alla fine di novembre ho ripreso ad allenarmi con mio padre, come facevamo all’inizio. A quel punto abbiamo seguito il suo metodo (sensazioni, chilometri e salite) e per tutto dicembre mi sono allenato con lui in vista del Tachira».

Jeison Rujano è campione nazionale a crono U23
Jeison Rujano è campione nazionale a crono U23

I sogni di Jeison

«Penso e spero che in futuro possa diventare un ciclista professionista – dice Jeison – correre il Giro d’Italia, il Tour e la Vuelta e magari riuscire a cogliere una grande vittoria nella mia carriera sportiva. E vorrei tanto che mio padre possa continuare a correre. Vederlo in bici al mio fianco mi motiva tantissimo».

«Jeison è uno scalatore, come me – dice con un certo orgoglio il papà – ma va molto bene anche a crono. Ha vinto il titolo nazionale U23. Sarebbe un sogno anche per me vedere mio figlio correre in Europa e nei grandi Giri. E devo dire che mi piacerebbe esserci. La vedo molto difficile ma non impossibile. Ripeto, sarebbe un altro sogno».