Piganzoli solido in Francia e fedele al progetto Eolo-Kometa

31.08.2022
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Si è concluso domenica 28 agosto il Tour de l’Avenir, la corsa a tappe francese dedicata ai campioni del futuro. E’ terminata in crescendo per i colori azzurri, visto che nell’ultima tappa è arrivata la prima ed unica vittoria, firmata da Lorenzo Milesi. Allo stesso tempo, nelle ultime tre frazioni, le più dure, si sono confermate le buone prestazioni di Davide Piganzoli (in apertura foto di Tour de l’Ain) ed Alessandro Fancellu. 

Piganzoli è stato il migliore degli italiani in classifica generale, portando a casa un solido quinto posto. Il giovane lombardo, in forza alla Fundacion Contador, team di sviluppo della professional Eolo-Kometa, l’anno prossimo passerà professionista proprio con la squadra guidata da Ivan Basso

Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà professionista con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)
Piganzoli caldo
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)

Un risultato inaspettato

Il quinto posto al Tour de l’Avenir è un risultato che dona morale e fiducia per quella che sarà la prossima avventura di Piganzoli, che, dopo due anni passati nella Fundacion Contador, assaggerà il mondo dei professionisti. 

«In questi giorni sto un po’ riposando, nel complesso sto bene – ci racconta il ventenne di Morbegno – non mi aspettavo una prestazione così solida. Il livello dei partecipanti era davvero molto alto ed ero partito senza troppe pretese. Ero convinto che le risposte sarebbero arrivate dalla strada, e così è stato.

«Mi sono accorto che avrei potuto fare qualcosa di buono il giorno dopo la cronometro a squadre. Si trattava di una tappa mossa, corsa sempre a tutta e senza pause, nonostante lo sforzo restavo bene in gruppo ed ho trovato anche la forza di sprintare, raccogliendo un bel terzo posto. Nelle tappe successive mi sono ripetuto non uscendo mai dai primi cinque, solamente nell’ultima ho un po’ pagato gli sforzi fatti ma nel complesso sono molto soddisfatto».

Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)
Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)

Continuità

Parlando con Basso, nei giorni scorsi, si è toccato il tasto dei giovani e della fuga all’estero. Piganzoli, nonostante le tante sirene che lo hanno richiamato non ha mai ceduto, credendo fermamente nel progetto di crescita pensato dalla Fundacion Contador. Processo che lo ha portato a firmare un contratto che lo porterà tra i professionisti a partire dalla prossima stagione

«Il progetto della squadra – riprende – è molto valido. Il processo di crescita e maturazione è lineare, per questo ho deciso di continuare con loro. Quando ho firmato con la Fundacion Contador, due anni fa, ho parlato a lungo con il mio procuratore Mazzanti e insieme abbiamo deciso che questa sarebbe stata la scelta migliore. Ne sono ancora convinto, per questo ho firmato per un altro anno, il terzo complessivo. Sono convinto che conoscere già l’ambiente, le persone ed il modo di lavorare mi aiuterà a superare le difficoltà del passaggio nel mondo dei professionisti.

«L’anno scorso dopo il Giro d’Italia Under 23, e soprattutto dopo il mondiale, mi avevano cercato dei team development del WorldTour, ma non ho voluto mollare l’impegno preso nel 2020. Qui in mi sono sempre trovato bene, fin da subito, non ci sono pressioni, sento tanta fiducia ed in più, cosa fondamentale, ho i miei tempi ed i miei spazi».

Davide correrà la prova a cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale
Davide correrà la cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale

L’inverno è lontano

Piganzoli si dimostra pragmatico, e non pensa troppo a quello che lo aspetterà dal 2023, ora c’è ancora da terminare una stagione e gli impegni sono molti. A partire da quelli con la nazionale, ci sarà il mondiale, e poi le corse di fine stagione…

«Al 2023 ci penseremo dopo le vacanze – conclude Davide – anche con Basso ci siamo ripromessi di parlare di tutto ciò a tempo debito. Non abbiamo fretta, il fatto di conoscerci già aiuta a non avere affanni nel trovare i giusti metodi di lavoro. Per questo consiglio ai giovani una realtà come la Fundacion Contador, è l’ambiente migliore per crescere e sono felice di quanto fatto.

«Lavoriamo a blocchi, concentrandoci sui vari impegni volta per volta, non c’è la pretesa di andare sempre forte. Ad esempio: dopo il Giro d’Italia ho corso al Val d’Aosta, ma senza pressioni. Era una corsa che mi sarebbe servita per ritrovare il ritmo gara e così è stato, nessuno ha preteso da me l’impossibile, ovvero fare Giro, Val d’Aosta e Avenir al massimo. Al debutto tra i pro’ non ci penso, ho in testa il mondiale di Wollongong, sicuramente parteciperò alla cronometro, per la prova in linea vedremo. Mi piacerebbe andare, ma deciderà Amadori».

Juniores con la valigia: qualche domanda da parte di Basso

26.08.2022
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Il tema dei ragazzi italiani che fanno valigia e diventano U23 nei vivai delle WorldTour europee tocca da vicino sicuramente le continental di casa nostra e di riflesso le professional. Il team di Basso e Contador quel meccanismo l’aveva studiato e messo in atto anni fa. Prima come continental affiancata alla Trek-Segafredo e poi, da quando è diventato Eolo-Kometa, creando una filiera che parte da alcuni team juniores, passa per la Fundacion Contador U23 e si conclude fra i pro’. Il responsabile del settore giovanile è Dario Andriotto, ma su tutto c’è l’occhio di Ivan Basso che su questo tema abbiamo voluto sentire. Soprattutto da quando si è sparsa la voce (non ancora confermata) che Manuel Oioli, preso da junior alla Bustese e ora in forza alla Fundacion Contador, il prossimo anno potrebbe partire per la continental di una WorldTour.

«Il progetto giovanile – conferma Basso, in apertura con Rivi al Giro 2022 – lo abbiamo sviluppato anni fa, poi è stato ripreso da squadre più forti. Noi abbiamo aperto la strada, loro hanno disponibilità superiori e alle spalle dei team sicuramente più grandi. Il vero nodo è il budget e trovare risorse è il mio compito per garantire un futuro alla mia squadra. Noto però che mentre prima chiamavi un giovane di 17 anni e riuscivi a incontrarlo, magari anche con i suoi genitori, oggi se ti va bene ci parli al telefono, altrimenti ti dice di sentire il suo manager. E devo dire che a un certo punto ne faccio proprio una questione di rispetto…».

Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Perché le altre squadre sono più attrattive?

Me lo chiedo anche io. E’ chiaro che la Jumbo Visma ha riprodotto e anche bene il format che fu della Mapei o della Liquigas. In questa fase sono osservatore interessato e tifoso, dato che mio figlio è al secondo anno da allievo. E anche se di lui si occupa Andriotto, se gli chiedi dove voglia andare, parla anche lui della Jumbo. Ma le mie domande sono altre.

Quali?

Sono pronti ragazzi di 17-18 anni per un’esperienza così elevata? Il vecchio sistema non funziona più? Il format in cui sono cresciuti Nibali e Viviani, per fare due nomi, è superato oppure si tratta di un’infatuazione collettiva?

Tu cosa pensi?

Io ho la coscienza di lavorare con i giovani nel modo giusto. “Juanpe” Lopez e Carlos Rodriguez (uno alla Trek-Segafredo e l’altro alla Ineos Grenadiers, ndr) li abbiamo persi perché non avevamo ancora la squadra pro’. I primi che arriveranno alla Eolo-Kometa avendo fatto tutto il percorso con noi saranno Piganzoli e Tercero, che hanno scelto di fidarsi e firmare, nonostante li abbiano cercati 7-8 squadre WorldTour. Ho parlato però con un corridore che mi piace e ho capito che è più attratto dall’esperienza internazionale.

E’ comunque una scelta legittima.

Assolutamente, purché sappiano cosa vogliono. Io volevo correre alla Carrera con Chiappucci, avevo le idee chiare. Dove ti senti felice di correre? Se sono felici di andare in Olanda oppure in Francia alla Groupama, abbiamo finito di parlare. Ci sono genitori che mi chiamano per chiedere se devono prendersi un procuratore: io invece credo che a 18 anni abbiano bisogno di Zanatta e Basso. Come credo ad esempio che Colleoni e Conca avrebbero avuto vantaggi dal fare i primi due anni con l’Androni, al posto di andare subito nel WorldTour. Fermo restando ad esempio che per i francesi ho ammirazione, dato che fanno passare 8 ragazzini in prima squadra.

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli passerà professionista con la Eolo-Kometa, dopo essere cresciuto nel suo vivaio (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli passerà professionista con la Eolo-Kometa, dopo essere cresciuto nel suo vivaio (Foto Zoe Soullard)
Tutto questo rende difficile gestire la squadra?

Non sono frustrato né avvilito. Non mi sono esaltato quando abbiamo vinto sullo Zoncolan e non mi deprimo adesso. Il problema è di budget, so bene che con il nostro non posso sfidare sullo stesso terreno squadre da 30 milioni l’anno. Posso lottare per diventare una grande professional e arrivare davanti nel ranking, ma in questo non ci ha aiutato il fatto di essere nati nella stagione del Covid, pur avendo sponsor che sono con noi da cinque anni. Quello che aspetto di vedere è il seguito di queste giovani carriere.

In che senso?

Non tutti sono adatti per certi ambienti così lontani dalla nostra cultura. E non tutti i grandi team, hanno spazio perché i ragazzi facciano una buona attività. Allora, come nel calcio, non si potrebbe ragionare sull’affidarli a squadre più piccole come la nostra perché facciano esperienza in corse di livello e magari guadagnino valore? Perché in Italia adesso la situazione è sotto gli occhi di tutti.

Le porte della Eolo-Kometa si schiuderanno anche per Fernando Tercero
Le porte della Eolo-Kometa si schiuderanno anche per Fernando Tercero
E com’è?

Siamo come una famiglia che vive con i soldi misurati e deve stare attenta a tutto. Facciamo fatica a prendere quelli buoni perché costano troppo, proviamo a tenerci stretti quelli che abbiamo fatto crescere e cerchiamo dei giovani che ci credano. Non è affatto detto però che chi ha tanti soldi automaticamente lavori meglio. Non confondiamo fra l’esperienza internazionale di fare le corse all’estero con l’andare a viverci. Non è affatto la stessa cosa.

Oioli: tra maturità e ciclismo, ecco il suo primo anno da under 23

21.08.2022
5 min
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Manuel Oioli è uno dei ragazzi promettenti del nostro ciclismo giovanile (in apertura foto Instagram). Nato e cresciuto a Borgomanero, a due passi dal Lago Maggiore, quest’anno è passato under 23, con la maglia della Fundacion Contador, anticamera della professional Eolo-Kometa. Il suo debutto nella categoria under 23 sta proseguendo in maniera lineare, ed ora che ha finito la scuola può concentrarsi sulla bici

«Mi sono diplomato il mese scorso – ci dice dall’altra parte del telefono – a luglio, al liceo linguistico, con 76 su 100, un bel risultato se si considera anche l’impegno del ciclismo».

Oioli, qui in primo piano, è al primo anno alla Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Oioli è al primo anno con la Fundacion Contador, il team under 23 legato a Eolo-Kometa (foto Instagram)
Com’è stato conciliare la scuola con gli impegni sportivi?

Devo dire che è stato abbastanza semplice, la squadra non mi ha mai fatto pressione, anzi, mi metteva tutto a disposizione. Sono stato io che ho deciso di dare un minimo di priorità al ciclismo e in questo la scuola mi ha dato una mano. 

In che senso?

Essendo un atleta di interesse nazionale, tutte le assenze fatte per attività sportiva non mi sono state contate. Mi sono dovuto accordare io con i dirigenti scolastici e gli insegnanti, mi è stata concessa più libertà anche in classe, avevo le interrogazioni programmate, così come le verifiche. Vi faccio un esempio: se la domenica ero impegnato in una gara, il giorno dopo a scuola non mi avrebbero potuto interrogare. Questo è stato utile per far coincidere tutti gli impegni. 

Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Manuel ha corso molto in Spagna, dove ci sono tante corse a tappe, utili per la crescita dell’atleta (foto Instagram)
Sembra che tu sia riuscito a farlo bene…

Sì, a livello scolastico sono molto soddisfatto, e direi anche per quanto fatto in inverno come preparazione. Il problema più grosso è l’inverno, più o meno fino a febbraio, quando le giornate sono corte. Mangiavo spesso a scuola e andavo direttamente ad allenarmi, quando dovevo fare i lunghi uscivo una o due ore prima. Alla fine la grande “problematica” per noi primi anni è la scuola, ovviamente rispetto ai ragazzi più grandi qualcosa in meno ho fatto. 

Come è andato l’adattamento?

Sta andando come me lo aspettavo, ho fatto dei buoni piazzamenti in qualche gara. Il ritmo ed il modo di correre è diverso, si alza un po’ il livello e ci vuole un po’ di tempo in più per adattarsi. Io sono un corridore che per fare fruttare quanto di buono fatto in preparazione deve correre, altrimenti non miglioro. 

Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Nel 2021 Oioli ha disputato il mondiale di Leuven, raccogliendo un 7° posto
Sei in una squadra spagnola che corre sia in Spagna che in Italia, come avete gestito i tuoi impegni?

A livello logistico le trasferte le organizza la squadra, solitamente voliamo in Spagna due giorni prima della gara, dormiamo nell’appartamento del team che si trova poco fuori Madrid e poi si corre. Come modo di correre c’è tanta differenza tra Italia e Spagna, da noi le corse sono frenetiche e nervose. Mentre in Spagna c’è più controllo, più tranquillità, si ha un modo più lineare di vivere la corsa. 

Ci sono altre differenze?

Una in particolare. In Spagna si fanno tante corse a tappe, io tra giugno e luglio ne ho corse quattro. In Italia non ne abbiamo quattro nemmeno in tutto il calendario, questa è la pecca principale a mio modo di vedere. Fare le gare a tappe ti dà una marcia in più, la crescita la senti subito, impari la gestione delle forze, il recupero…

In Italia hai corso poco, però hai fatto il Trofeo Piva, tua unica corsa internazionale, che ne pensi?

Che in Italia il livello è più alto rispetto alla Spagna. Nel giorno del Piva io non stavo particolarmente bene, in più soffro il freddo ed aveva anche nevicato, diciamo che non era la mia giornata. La cosa migliore sarebbe fare tante corse a tappe in Italia, questa sarebbe l’attività che mi piacerebbe fare. 

Quando torni a correre in Italia noti delle differenze?

Mi manca il ritmo di corsa che c’è da noi, non riesco a gestire bene i cambi di ritmo e gli scatti continui. Per questo mi piacerebbe correre di più qui, ma se devo scegliere tra una corsa a tappe in Spagna o una gara di un giorno in Italia, scelgo la prima

Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Il piemontese ha disputato con la sua rappresentativa regionale il Giro della Lunigiana 2021, vincendo due tappe su quattro
Con la Fundacion Contador come va?

Siamo 15 corridori, un numero più che sufficiente per il calendario che facciamo, ci troviamo spesso a fare doppia attività. La squadra è divisa tra italiani e spagnoli, ma ci mischiamo senza problemi. Se mi doveste chiedere di dirvi qualche differenza tra i due gruppi non ne troverei. 

Il progetto per gli atleti di primo anno come te com’è gestito?

L’obiettivo della squadra per corridori di primo anno è di fare tra i 30 ed i 40 giorni di corsa. Ad inizio anno ho avuto qualche difficoltà in più perché non ho corso molto, mentre d’estate mi sono sentito meglio. Noi italiani abbiamo un preparatore italiano che è meglio, anche solo per le comunicazioni. Quando andiamo a correre in Spagna però il nostro diesse di riferimento è spagnolo ovviamente. 

E da qui a fine stagione?

Ad agosto la squadra ha optato per un periodo di riposo, da questa settimana inizierò ad allenarmi in maniera più intensa per farmi trovare pronto alle gare di settembre ed ottobre. Farò altre corse a tappe in Spagna e poi qualche gara in Italia, ma non conosco ancora bene i miei impegni.

La Maurienne conferma: Piganzoli è uno scalatore…

11.08.2022
4 min
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Non è una corsa come le altre. L’hanno inventata quest’anno ed è forse una delle future grandi corse d’un giorno per scalatori puri. E’ la Maurienne Classic, che ha riservato agli iscritti un percorso di 138 chilometri per ben 4.441 metri di dislivello con quattro colli da superare. L’altimetria terribile ha tenuto lontani molti corridori e molte squadre, non però la Fundacion Contador che ha portato 6 uomini tra cui Davide Piganzoli. Lui non si è spaventato, anzi…

La convocazione per la corsa francese gli è piovuta addosso un po’ inaspettatamente: «Ero appena sceso dall’altura, quindi non pensavo di andare così forte, non sapevo come avrebbe reagito il mio fisico. Invece mi sono ritrovato ad affrontare una vera gara a eliminazione, nella quale la squadra non aveva alcun peso. Ognuno doveva correre per se stesso. Alla fine, su 95 partenti, si sono classificati in 18…».

Piganzoli caldo
La gara è stata contraddistinta dal gran caldo: solo in 18 sono arrivati al traguardo (foto Zoe Soullard)
Piganzoli caldo
La gara è stata contraddistinta dal gran caldo: solo in 18 sono arrivati al traguardo (foto Zoe Soullard)
Com’era il tracciato?

Durissimo, neanche un metro di pianura, un continuo saliscendi anche con alcuni tratti di sterrato adatti più alle gravel che alle nostre bici. Oltretutto sono partiti subito a tutta. Dopo la seconda salita, davanti siamo rimasti una trentina, poi è iniziata la vera selezione.

Il percorso ti ha sorpreso?

Un po’ lo conoscevamo e abbiamo affrontato questa gara anche perché sappiamo che parzialmente sarà toccato dal prossimo Tour de l’Avenir. Una cosa che ho notato è che da quelle parti il ciclismo è quasi una religione, le strade sono sempre piene di scritte.

Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli, unico italiano in gara, si è sobbarcato tutto l’inseguimento sulla salita finale (Foto Zoe Soullard)
Piganzoli Maurienne 2022
Piganzoli, unico italiano in gara, si è sobbarcato tutto l’inseguimento sulla salita finale (Foto Zoe Soullard)
Quanto ha influito il caldo?

Molto, perché non c’era un attimo di ombra e con le temperature così alte abbiamo dovuto costantemente idratarci. La squadra aveva previsto molti punti di appoggio considerando la giornata molto calda. Sicuramente il tempo ha condizionato molto la gara.

Raccontaci come si è sviluppata…

Come detto, siamo arrivati alla terza salita, la più lunga con i suoi 14,6 chilometri e la selezione è iniziata. Si è sviluppata una fuga ed è rimasto davanti Jenner del Team Bridgelane. Ci siamo impegnati per riprenderlo e nell’ultima salita, la più dura con i suoi 10 chilometri per una pendenza media dell’8,5 per cento ma punte al 15, soprattutto nell’ultimo chilometro, è partito il suo compagno Dinham. Io ero distratto proprio per idratarmi e ho perso la sua ruota. Tiravo sempre io, Jenner faceva gioco di squadra. Alla fine ha vinto per mezzo minuto (nella foto in apertura di Freddy Guerin/DirectVelo l’arrivo del lombardo, ndr).

Maurienne Podio 2022
Il podio finale con Matthew Dirham (AUS) primo con Piganzoli a 31″ e il connazionale Sam Jenner a 1’21”
Maurienne Podio 2022
Il podio finale con Matthew Dirham (AUS) primo con Piganzoli a 31″ e il connazionale Sam Jenner a 1’21”
Un secondo posto che ti ha lasciato l’amaro in bocca o ti ha soddisfatto?

Sono rimasto contento, considerando che non credevo di avere già una gamba così brillante appena sceso dall’altura. E’ stata un’esperienza molto utile che mi ha detto molto anche su me stesso.

Sei giunto secondo in una corsa per scalatori puri. E’ vero che sei campione nazionale a cronometro, ma puoi definirti uno scalatore come tua caratteristica principale?

Io mi ci sento. Se non proprio “puro”, sono comunque convinto che la salita sia il mio terreno principale. Il fatto di aver vinto a cronometro è qualcosa che integra questa caratteristica e mi fa davvero pensare che le corse a tappe possano essere il mio terreno preferenziale per il futuro. Ho anche un buon recupero, tanto è vero che fatico soprattutto nelle prime giornate di gara, poi vado sempre meglio. Anche all’ultimo Val d’Aosta è stato così, appena ho ritrovato brillantezza non mi sono nascosto.

Tricolore a cronometro e molto forte in salita, Davide guarda con fiducia a un futuro nelle corse a tappe
Tricolore a cronometro e molto forte in salita, Davide guarda con fiducia a un futuro nelle corse a tappe
Che cosa ti aspetta adesso?

L’appuntamento principale della stagione, il Tour de l’Avenir. So che Amadori intende costruire la squadra su me e Frigo, poi sarà la strada a stabilire le gerarchie, io comunque devo farmi trovare pronto, anche perché in queste settimane si gioca molto del mio futuro.

Anche a livello contrattuale?

Sì, diversi team si sono interessati, dopo la trasferta francese prenderemo una decisione in base alle offerte e alle possibilità per il mio futuro. Ora devo pensare solo a pedalare e a pedalare forte…

Montoli, stagista alla Eolo sognando la Bernocchi

05.08.2022
4 min
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Andrea Montoli viaggia spedito verso il suo sogno. Il ragazzo lombardo sta per affrontare il periodo da stagista con la Eolo-Kometa. Andrea in pratica già veste quei colori, ma sono quelli della Fundacion Contador, la U23 della squadra maggiore.

Dallo scorso primo agosto è entrato nello status di stagista e può essere chiamato in prima squadra. Lui intanto continua a lavorare a testa bassa, facendo la spola con la Spagna.

Andrea Montoli classe 2002 è alla seconda stagione tra gli U23 (foto Eolo-Kometa Cycling Team)
Andrea Montoli classe 2002 è alla seconda stagione tra gli U23 (foto Eolo-Kometa Cycling Team)

Pronto, sono Ivan

Questo stage vuole anche essere un premio per chi si sta allenando bene, mostra costanza nelle corse ed è serio negli allenamenti. Un giorno ha squillato il telefono di Andrea ed era Ivan Basso.

«Questa news dello stage – racconta Montoli – è stata inaspettata. Mi ha chiamato direttamente Ivan Basso e poco dopo il nostro addetto stampa Juanfran De La Cruz che stava per preparare un articolo per il comunicato stampa. Quando intraprendi un percorso in una squadra under 23 che ha il team dei pro’ è il tuo sogno poter correre con i campioni.

«Ivan mi ha detto che era contento di quanto stessi facendo e del mio percorso di crescita. Anche se non ho ottenuto grandi risultati e molte top 10, sono stato costante, ho lavorato per la squadra, sono entrato in molte fughe.

«E il fatto che mi abbiano voluto tra gli stagisti pur senza grandi risultati mi rende doppiamente contento: hanno visto i miei miglioramenti. Miglioramenti che ci sono stati rispetto alla passata stagione tra Covid e scuola.

«Quest’anno ho gareggiato molto, l’anno scorso invece ho svolto una calendario più limitato».

Il giorno dell’incontro con Fortunato, che si trova spessissimo nella zona di Erba, dove vive la sua ragazza
Il giorno dell’incontro con Fortunato, che si trova spessissimo nella zona di Erba, dove vive la sua ragazza

Primi contatti

Montoli e i suoi compagni della Fundacion Contador hanno già avuto qualche contato con i pro’. Soprattutto nel primo ritiro dello scorso dicembre, quando erano tutti nello stesso grande hotel.

«Ci ritrovavamo a cena – dice Montoli – e si partiva anche insieme per gli allenamenti, poi ogni gruppo faceva il suo. Qualcuno già lo conoscevo, penso ad Alessandro Fancellu e a Lorenzo Fortunato. Loro sono di queste zone e ogni tanto li ho incontrati per strada. Soprattutto Fancellu. Lui ha due anni più di me e anche Alessandro ha fatto lo juniores al Canturino 1902. Così capitava che magari in qualche cena di società lo invitassero. Quindi si scambiava qualche parola anche in ritiro.

«Fortunato invece ogni tanto lo incontravo in allenamento. La prima volta è da ridere. Avvenne per caso. Ero sul San Fermo della Battaglia, dove tra l’altro passa anche il Lombardia. Era novembre, avevamo ancora le vecchie divise. Avevo un problema alla bici. Passa Lorenzo, si ferma e quando mi vede deve aver pensato: “E tu chi sei?”. Probabilmente mi aveva scambiato per Fancellu. Poi strada facendo ci siamo conosciuti. Abbiamo scoperto di avere lo stesso preparatore, Giuseppe De Maria, qualche chiacchiera…».

Montoli comunque è pronto per questo assaggio di professionismo. Ed è equilibrato per quel che riguarda stimoli e paure.

«Io – dice – cercherò di sfruttare l’occasione al massimo. Non ho nulla da perdere. Già fu un bel salto il passaggio dagli juniores agli U23, immagino che questo lo sarà ancora di più. Io però sono consapevole dei mie mezzi, delle mie capacità. Sinceramente non sono spaventato, ma sono gasato. Me la voglio godere»

Andrea in allenamento sul Puerto de Navafría in Spagna. Hanno ritiro a Pinto, vicino casa di Contador (foto Eolo-Kometa Cycling Team)
In allenamento sul Puerto de Navafría in Spagna. Hanno ritiro a Pinto, vicino casa di Contador (foto Eolo-Kometa Cycling Team)

Sognando la Bernocchi

Andrea Montoli non sa ancora quando esordirà. La data non è certa. Stefano Zanatta, il diesse della Eolo-Kometa, tra l’altro bravissimo proprio con i giovani, ci ha detto che farà certamente almeno un paio di gare del calendario italiano.

«Quelle dopo il mondiale – spiega Zanatta –  tipo Agostoni, Piemonte o Bernocchi, sicuro. Ma forse anche ad agosto, potrebbe venire ad una Coppa Sabatini, ma non sono sicuro. Si alternerà con Munoz e Pietrobon, gli altri due stagisti.

«Questo stage è anche un premio per chi si è impegnato tanto. E poi se portiamo avanti il progetto dei giovani è anche giusto che facciano certe esperienze».

Zanatta ha nominato la Bernocchi, e proprio Montoli prima di chiudere l’intervista ci aveva detto: «Posso aggiungere una cosa? Spero tanto che tra queste corse ci sia la Coppa Bernocchi, perché è un po’ la gara di casa, quella che sento di più, che vedevo da bambino. Conosco benissimo le sue strade. Si corre a Legnano, a cinque chilometri da casa mia».

Magari lo accontenteranno! 

Tra Giro U23 e Valle d’Aosta: Piganzoli si gestisce così…

28.06.2022
5 min
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Tra il Giro d’Italia U23 e il Giro della Valle d’Aosta passano 25 giorni. Un lasso di tempo non facile da gestire. Troppo breve per staccare del tutto, troppo lungo per insistere a spingere. Uno dei ragazzi di maggior spicco che prendono parte ad entrambe le corse è Davide Piganzoli.

Il corridore della Fundacion Contador, la formazione U23 della Eolo-Kometa, è stato il miglior italiano nella corsa rosa dei giovani: decimo. Qualche giorno dopo si è anche andato a prendere il titolo nazionale a cronometro, sempre tra gli under 23 chiaramente.

Vediamo come gestirà questo intervallo fra le due corse a tappe. Tappe che, ricordiamolo, sono state sette al Giro (con un giorno di riposo) e saranno cinque al Valle d’Aosta.

Piganzoli è uscito benissimo dal Giro d’Italia U23, tanto da vincere il tricolore contro il tempo
Piganzoli è uscito benissimo dal Giro d’Italia U23, tanto da vincere il tricolore contro il tempo
Davide, Giro e Valle d’Aosta: erano già programmate ad inizio stagione?

Sì, lo avevamo deciso questo inverno. Ci eravamo detti che avremmo valutato il Valle d’Aosta in base a come fossi uscito dal Giro. Ne sono uscito bene e quindi ci andrò. Altrimenti avrei fatto una pausa più lunga. L’italiano a crono invece lo avrei fatto in ogni caso. Poi mi sarei fermato. Invece per come sto, posso lavorare.

Partiamo da qui. Come hai gestito i giorni che dal Giro ti hanno portato all’italiano?

Con molto relax. In tutto, considerando anche il campionato italiano su strada, ho fatto tre giorni di riposo totale e tre di scarico. Il giorno dopo il Giro sono uscito un’ora e mezza con la bici da crono. Poi riposo assoluto e ancora un’ora con la stessa bici prima del tricolore. La crono. Riposo. E una sgambata alla vigilia della prova su strada.

E come procede?

Per questa settimana si va avanti così: tre giorni di riposo assoluto e tre di scarico, molto blandi. Poi si riprenderà a fare qualcosa di più.

Cosa?

Sostanzialmente per una decina di giorni si faranno alcuni allenamenti più intensi. Non troppi chilometri, perché ormai il fondo lo abbiamo, tanto più che abbiamo fatto il Giro. Puntiamo soprattutto sulla qualità.

Di che tipo di allenamenti parli?

Allenamenti di due, tre ore al massimo. Con esercizi intermittenti fino al fuorisoglia. Penso ai 20”-40” o ai 30”-30”, alle progressioni dietro moto, utili anche per velocizzare i lavori. Magari faccio due serie di 20”-40” con nel mezzo una salita al medio e poi proseguo con il dietro moto. In questi allenamenti mi aiuta il mio ex allenatore di quando ero più piccolo, Maurizio Damiani, anche lui è di Morbegno. 

Ti allenerai da solo o con la squadra?

Qui dalle mie parti non ci sono molti ragazzi con cui allenarsi. E poi preferisco farli da solo certi lavori. Bisogna essere precisi.

E non sono previste gare nel mezzo fra Giro e Valle d’Aosta?

No, nessuna gara. Era previsto così.

E’ una programmazione molto da pro’… L’avete tirata giù solo col team U23 o anche con Ivan Basso?

Anche con Ivan e tutti gli altri. Diciamo che io e Tercero, che abbiamo dimostrato di andare un po’ meglio nelle corse a tappe, avevamo il Giro under 23 e il Valle d’Aosta nel programma e altre corse a tappe. Abbiamo corso meno sin qui. Abbiamo evitato le gare più veloci e in circuito, che ad uno scalatore non portano praticamente nulla, e abbiamo preferito le internazionali: Piva, Recioto, Belvedere… Insomma, abbiamo ragionato per blocchi.

Piganzoli e Tercero (seduto), sono i leader della Fundacion Contador per le corse a tappe
Piganzoli e Tercero (seduto), sono i leader della Fundacion Contador per le corse a tappe
Blocchi?

Sì, periodi di una o due settimane culminati con gare o recupero.

E in questi blocchi è prevista anche l’altura, magari prima del Valle d’Aosta?

No, primo perché non ci sarebbe tempo. E poi perché, come ho accennato l’altra volta, con la squadra abbiamo deciso di tenerci questa “cartuccia” di miglioramento per quando saremo pro’.

In questo intermezzo è importante controllare anche il peso, come fai con tanto scarico e pochi chilometri?

Infatti è un po’ complicato. Però devo ammettere che avendo fatto dei sacrifici prima del Giro, un piccolo premio me lo sono concesso e una pizza l’ho mangiata. Ti fa stare contento. Per il resto cerco di uscire tardi la mattina. Me la prendo molto comoda. Magari parto in allenamento alle 11, torno per le 13-13,30. Sempre lentamente faccio la doccia e tutto il resto e cerco di mangiare il più tardi possibile, magari vero le 14:,0 così da ridurre la distanza con la cena.

E cosa mangi?

Normale. Ho ridotto un po’ i carboidrati, aumentato la verdura e la frutta. Ecco, di frutta ne mangio parecchia.

Ecco Tercero, scalatore spagnolo “a ruota” di Contador

21.06.2022
4 min
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Fernando Tercero Lopez non solo è arrivato ottavo al Giro d’Italia U23 ma compare molto spesso nella top 10 di tanti e tanti arrivi. Spagnolo, classe 2001, corre per la Fundacion Contador, in pratica la giovanile della Eolo-Kometa.

Lo abbiamo conosciuto meglio proprio nel corso della corsa rosa riservata ai ragazzi. Fisico slanciato (182 centimetri per 65 chili), tratti somatici da spagnolo puro con folte ciglia e capelli scuri, Fernando ci ha raccontato della sua storia.

Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23 (foto Instagram – Adn)
Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23 (foto Instagram – Adn)
Fernando, che corridore sei?

Sono uno scalatore. Mi piacciono le salite lunghe come il Mortirolo e il Colle della Fauniera, quelle che superano la mezz’ora di durata. Mi trovo a mio agio.

Non era la prima volta che eri al Giro…

No, l’ho già fatto l’anno scorso e ho imparato subito molto. Una bella esperienza e quest’anno speravo e pensavo che potevo entrare nei primi dieci della generale. E devo dire che ho notato una bella differenza. Già nella seconda parte della stagione scorsa. Proprio dopo il Giro sono migliorato molto.

Fernando hai corso abbastanza coperto, ma eri nel vivo della corsa. Così sul Mortirolo (e poi anche sul Fauniera). Sei stato un regolarista…

Sì, soprattutto sul Mortirolo. All’inizio siamo andati molto forte e sapevo che quello non era il mio ritmo. E così ho deciso di staccarmi un po’. Sono rimasto concentrato, serviva mente fredda. Sapevo che qualcuno di quelli che erano davanti sarebbe esploso. Su salite come queste è importante non saltare, perché i minuti volano.

Di che zona sei?

Nella zona centrale, vicino Madrid. Ciudad Real per la precisione. E’ una zona molto pianeggiante e per uno scalatore come me non è il massimo!

E dove vai a cercare le salite?

Sulla Sierra Morena, che sta tra la mia regione e l’Andalucia. Però non ci sono salite lunghe, non ho scalate da 30′ o più.

Lo spagnolo in vetta al Fauniera. Quel giorno è arrivato 5° a 2’52” da Van Eetvelt
Lo spagnolo in vetta al Fauniera. Quel giorno è arrivato 5° a 2’52” da Van Eetvelt
Come hai iniziato a correre?

A casa in televisione guardavamo sempre lo sport e il ciclismo in particolare. Il Tour, la Vuelta il Giro, ma nessuno della mia famiglia andava o era andato in bici. Sin da piccolo mi piaceva guardare il ciclismo e volevo farlo. E alla fine ho chiesto ai miei genitori di portarmi nella scuola di ciclismo del mio Paese. Avevo più o meno dieci anni quando ci sono andato per la prima volta. Ed ora eccomi qui.

Chi era il tuo idolo?

Eh facile – sorride Tercero – Alberto (Contador, ndr). All’epoca quando vinceva al Giro, alla Vuelta. Non solo vinceva ma era uno spettacolo come lo faceva. E adesso corro nella sua squadra.

Qual è il primo ricordo che hai di quando vi siete conosciuti?

Il primo ricordo che ho di lui è alla tv. C’era la tappa del Tour con Evans e Andy Schleck in fuga sul Galibier. Me la ricordo bene quella tappa. Dal vivo invece ci siamo visti tre anni fa. Eravamo in bici e io pedalavo con una cadenza bassa. E un’altra volta mi ha fatto vedere il trofeo del Giro. E’ stato emozionante vederlo dal vivo.

Torniamo alla bici attuale. Ti piace anche la crono?

Sì, sì. E vado bene. Non sono uno specialista, però nei confronti degli altri scalatori vado bene.

Ad inizio marzo Tercero ha vinto la Aiztondo Klasika (foto @naikefotosport)
Ad inizio marzo Tercero ha vinto la Aiztondo Klasika (foto @naikefotosport)
Beh, il fisico e le leve lunghe per spingere le hai…

Infatti non sono messo male sulla bici. In più ci lavoriamo. Dopo il Giro farò il campionato nazionale e spero di fare bene.

Quando potrai passare nel team maggiore?

Bueno, non so! Però credo che se continuo a raccogliere dei buoni risultati e ad essere costante, alla fine passerò pro’ con loro. Quello è il mio sogno sin da piccolo. Io aspetto che si compia.

Cosa prevede il tuo programma dopo il Giro?

Adesso il campionato nazionale e poi punterò al Valle d’Aosta e dopo se la nazionale di Spagna mi porta all’Avenir sarò contento, altrimenti ci saranno altre corse.

In nazionale tra Juan Ayuso e Carlos Rodriguez hai un bella eredità da raccogliere. Un compito non facile.

Andavano forte. L’anno scorso era una nazionale “troppo potente”. Però penso che anche quest’anno possiamo fare bene.

Piganzoli “conquistador” basco, fa le prove per la rosa

13.05.2022
5 min
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E poi c’è Davide Piganzoli che zitto, zitto cresce e mette in cascina anche vittorie importanti. Il valtellinese sta maturando bene nella Fundacion Contador, che poi sarebbe la squadra under 23 della Eolo-Kometa di Ivan Basso e Alberto Contador.

Nel team spagnolo hanno le idee chiare sull’evoluzione dei ragazzi e il fatto stesso che abbiano deciso di non fare troppa altura prima del Giro d’Italia U23 la dice lunga su quella che è l’ottica futura e i margini che lasciano ai corridori. Basso crede molto in questo atleta. E lo sta seguendo proprio come ha fatto (e fa) con Fortunato.

Il lombardo (classe 2002) punta deciso alla classifica del Giro U23 (foto Eolo-Kometa)
Il lombardo (classe 2002) punta deciso alla classifica del Giro U23 (foto Eolo-Kometa)

Ma torniamo a Piganzoli. Lo avevamo visto ben destreggiarsi lo scorso anno a Campo Moro, l’arrivo più duro del Giro U23, lo avevamo poi pizzicato in difficoltà al Val d’Aosta e lo abbiamo ritrovato in rampa di lancio quest’anno, fino a vincere la Bidasoa Itzulia, il Giro dei Paesi Baschi U23.

Davide, hai vinto la Vuelta Bidasoa, che in pratica è il Giro dei Paesi Baschi U23. Inizia ad essere una corsa importante…

Eh sì. Quattro anni fa la vinse Juan Pedro Lopez, il ragazzo che ha preso la maglia rosa sull’Etna. Anche lui tra l’altro veniva dalla Fundacion Contador. Non mi aspettavo di andare così bene e tantomeno di vincere, perché sapevo di stare bene, ma anche che ero in una fase di carico. Avevo lavorato molto sul fondo. Insomma non ero al 100 pr cento. Però si dice che quando non si è al top non si ha niente da perdere.

E come è andata?

Nella prima tappa, che non era per noi, visto che l’arrivo era su uno strappo di un chilometro e mezzo che noi soffriamo, siamo rimasti davanti. Nella seconda, su un percorso nervoso, abbiamo provato a fare qualcosa ma il leader non ha perso un colpo. E nella terza tappa, sull’ultima salita ad un certo punto il leader si è staccato. E anche noi. Però poi lui è andato proprio in crisi vera. E così ci siamo ripresi un po’. Sul falsopiano abbiamo accelerato e in discesa abbiamo attaccato. Siamo andati via e abbiamo guadagnato il margine necessario per vincere.

Davide è migliorato molto nelle fasi intense degli attacchi (foto Instagram)
Davide è migliorato molto nelle fasi intense degli attacchi (foto Instagram)
Continui a parlare al plurale…

Sì, mi riferisco al mio compagno Fernando Tercero. Come detto, non avevamo nulla da perdere e in questi casi salti del tutto o fai qualcosa di buono per davvero. Noi ci siamo detti: proviamo ad attaccare, male che va ci staccano loro.

E adesso l’obiettivo è il Giro d’Italia?

Assolutamente sì. Stiamo crescendo e lavorando per fare il massimo possibile al Giro. Quest’anno non andrò in altura, forse è ancora un po’ presto. Il metodo di lavoro che stiamo utilizzando è due settimane di carico e una di scarico. E in quelle di carico sono comprese anche le corse.

Stai correndo molto in Spagna, che differenze ci sono con il nostro ciclismo?

Se parliamo di pianura, il livello è leggermente più basso. E c’è anche meno nervosismo. E infatti anche prendere davanti le salite è meno complicato. Poi per noi della Fundacion Contador se vogliamo è più facile ancora, perché siamo la squadra faro in Spagna e in qualche modo abbiamo più potere in gruppo. Ma in salita… Il ritmo è più elevato e sono un po’ avanti. Non a caso chi va forte in salita in Spagna, poi è davanti anche tra i pro’. Per esempio, Igor Arrieta al primo anno era con i migliori in salita al Tour of the Alps.  

Piganzoli qualche giorno fa è andato alla scoperta della tappa di Santa Cristina al prossimo Giro U23 (foto Eolo-Kometa)
Piganzoli qualche giorno fa è andato alla scoperta della tappa di Santa Cristina al prossimo Giro U23 (foto Eolo-Kometa)
In cosa può e deve migliorare Piganzoli? Nella continuità? Per esempio, lo scorso anno al Val d’Aosta dopo un grande Giro eri un po’ in difficoltà…

Vero, ma in quella prima tappa ero proprio in “giornata no”. Avevo avuto problemi intestinali e infatti mi ritirai. La costanza ormai non credo mi manchi. Dall’inizio dell’anno, a parte una volta, non sono mai uscito dai primi venti e nelle gare internazionali sono arrivato davanti. Semmai devo migliorare nello sprint. Mi riferisco a quelli a ranghi ristretti. Devo essere più freddo, sgomitare di più…

Okay, ma sei pur sempre uno scalatore: certe doti sicuramente le puoi, e le devi, migliorare, ma ci sono dei limiti fisiologici. Piuttosto con la “botta” sull’attacco? Con quei 20”-30” a tutta come va?

Ecco, su questo aspetto sono migliorato perché ci ho lavorato parecchio. Durante l’inverno ho fatto diversi lavori “on-off” e in gara ne risento di meno. Soffro meno certi scatti.

Davide, sei di Sondrio, anche quest’anno il Giro U23 passa dalle tue parti, sei andato a vedere il Mortirolo, o meglio, il Guspessa?

Sì, ci sono andato giusto qualche giorno fa. Mi sono avvicinato un po’ con la macchina. Prima sono salito all’Aprica. Da lì ho girato, ho percorso la discesa e ho fatto questo versante del Mortirolo. Ho poi continuato fino a Santa Caterina Valfurva e sono tornato indietro in bici. Un bella distanza!

E come ti è sembrato questo valico di Guspessa?

Molto duro e lungo, come me lo aspettavo. Si tratta di una salita che non spiana mai, che durerà sui 40′. Anche se è lontana dal traguardo credo che la selezione avverrà lì.

Ultima domanda: farai qualche assaggio con i “grandi” della Eolo-Kometa?

E’ ancora da valutare, ma da agosto in poi qualche gara da stagista dovrei farla.

Piganzoli: imparo da Basso e Contador e sogno il Giro

09.04.2022
4 min
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Davide Piganzoli è al secondo anno con il team Eolo-Kometa U23, arriva da una stagione ricca di sorprese, per tutti ma non per Basso che ne parla un gran bene. Davide è nato a Sondrio nel 2002, vive a Morbegno e, a sentire Ivan, è uno dei ragazzi più promettenti di casa Eolo. Dopo aver conquistato il decimo posto al Giro d’Italia under 23 alla sua prima partecipazione l’asticella si è alzata e l’attenzione intorno a lui già sale.

Piganzoli intervistato prima del via della tappa di Sondrio del Giro d’Italia under 23 dello scorso anno
Piganzoli intervistato prima del via della tappa di Sondrio del Giro d’Italia under 23 dello scorso anno
Prima di tutto come ti trovi con la Eolo?

Dopo un primo anno di ambientamento vi dico bene, molto bene. Prima di essere una squadra è una famiglia, siamo tutti molto uniti anche se metà gruppo è italiano e l’altra metà spagnolo.

Che organizzazione avete alle spalle?

Davvero molto alta. Non mi sarei mai immaginato prima di venire qua che la squadra potesse essere così attrezzata. Da ogni punto di vista, come mentalità e come stile di lavoro è molto molto simile ad una squadra professionistica.

Rispetto alla scorsa stagione hai trovato qualche differenza?

Quest’anno riusciamo a fare molte più gare in quanto abbiamo un calendario italiano ed uno spagnolo. Sto cercando di prediligere le gare che sono più nelle mie corde, ovvero quelle più dure come Belvedere, Recioto, ho corso a San Vendemiano e al Piva (dove ha conquistato rispettivamente la 14ª e la 7ª posizione, ndr).

E in Spagna andrai a correre?

Probabilmente questo weekend farò una gara lì per cercare di fare un buon carico di lavoro e poi staccherò un breve periodo per arrivare con la giusta condizione al Giro d’Italia under 23.

Davide Piganzoli dopo l’arrivo del Trofeo Piva chiuso in settima posizione, in primo piano Andrea Montoli
Davide Piganzoli dopo l’arrivo del Trofeo Piva chiuso in settima posizione, in primo piano Andrea Montoli
Che differenze noti tra correre in Italia ed in Spagna?

Direi che in Spagna il livello è un pochino inferiore rispetto a quello che abbiamo in Italia, penso che da noi ci sia uno dei più alti livelli in Europa. Lì c’è un po’ meno stress in gruppo, mentre qui si cerca di limare dappertutto soprattutto prima delle salite. Poi però una volta imboccata la salita il ritmo è identico, si va forte sempre.

Dopo il risultato dello scorso anno il Giro d’Italia è un obiettivo per la stagione?

Assolutamente, dopo la buona performance dell’anno scorso voglio cercare di ripetermi e fare meglio. Sarà difficile ma non impossibile, sono fiducioso. Anche perché l’anno scorso avevo la scuola e diversi impegni. Invece, quest’anno ho avuto un inverno ottimo, senza interruzioni, il che è fondamentale per preparare al meglio la stagione.

Come lo preparerai?

Quest’anno cercherò di fare le cose nel modo migliore, probabilmente faremo un ritiro in altura prima. Vedremo, insieme allo staff ed ai tecnici se correre qualche gara prima oppure arrivare direttamente al Giro senza gare.

E l’inverno com’è andato?

Per questa stagione abbiamo cambiato preparatore, è arrivato Giuseppe De Maria che mi sta seguendo molto bene. Ho fatto un bell’inverno, sono partito subito forte nelle gare. Vi dico la verità: non me lo aspettavo neanche io, aver passato l’inverno senza intoppi mi ha dato una marcia in più. Ho una buona condizione, speriamo di poter far bene in queste gare prima di staccare e pensare al Giro.

Sul podio del campionato italiano a crono del 2020, Piganzoli terzo, dietro Milesi e Garofoli. I tre sono tutti in continental
Tricolore crono 2020, Piganzoli terzo, dietro Milesi e Garofoli. I tre sono tutti in continental
Hai lavorato anche con il team pro’?

Sì sono riuscito a fare due ritiri con loro, mi sono trovato bene. Avere questo tipo di esperienze è utile per crescere bene.

Il rapporto con Basso e Contador, com’è?

Molto buono, sono estremamente disponibili, ci chiamano spesso e si preoccupano sempre per noi. Provano ad insegnarci quello che a loro volta hanno imparato in tanti anni ai massimi livelli del ciclismo. Avere due figure così fa davvero la differenza.