Tiberi, Piganzoli, Pellizzari: motori (e testa) a confronto

22.12.2024
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Pino Toni non è un nome qualunque nel ciclismo: è uno dei preparatori più quotati e rispettati, con anni di esperienza e una capacità unica di leggere i corridori, i loro numeri e le loro prospettive. Abbiamo parlato con lui di tre dei giovani più promettenti del panorama italiano: Antonio Tiberi, classe 2001, Davide Piganzoli, classe 2002, e Giulio Pellizzari, classe 2003. Tre atleti con storie e caratteristiche diverse, ma uniti da un comune denominatore: il talento.

Toni ci ha offerto un confronto tecnico e umano sui loro “motori”, l’evoluzione anno per anno e le prospettive future. Ne è emersa una lettura interessante non solo del loro potenziale fisico, ma anche di quello mentale. «Anche se – ci tiene subito a chiarire Toni – Piganzoli è quello che conosco meno. Posso giudicare per quel che ho visto. Non posso basarmi sui dati di Strava, per un confronto vero servono i numeri reali».

Pino Toni ha collaborato con molti team e tutt’ora collabora con diversi team
Pino Toni ha collaborato con molti team e tutt’ora collabora con diversi team
Pino, partiamo da Tiberi: il tuo giudizio su di lui?

Antonio l’ho seguito quando era al Team Ballerini, lui è uno di quei corridori completi che eccellono sia in salita sia a cronometro. Ricordiamo che è stato campione del mondo tra gli juniores, un risultato che non arriva per caso. Il suo motore è davvero impressionante, ma ciò che colpisce di più è la sua completezza. Va forte su tutti i terreni, anche se non l’ho ancora visto nei contesti più estremi. Rimane comunque un ragazzo dotato, con ampi margini di miglioramento.

Chi ha il motore più grande tra i tre?

Tiberi ha il motore più grande. Quando era under 23 nell’allora ColpacK-Ballan, già emergeva come un leader, capace di gestire corse a tappe di livello. Già questo lo differenzia dagli altri due: Antonio è già molto più strutturato come corridore e come obiettivi. Ha un approccio più maturo, una personalità già formata, mentre gli altri sono ancora in fase di costruzione.

Gli altri due sono più piccoli: due anni a questa età si vedono?

Sì e no. Tiberi era più maturo anche quando era più giovane. Pellizzari, ad esempio, ha due anni in meno e si vede: deve ancora crescere sotto diversi aspetti. Fa sorridere quando Giulio chiede l’autografo a Pogacar (il riferimento è agli occhiali dopo la tappa del Monte Pana, al Giro d’Italia, ndr): non credo che Tiberi lo avrebbe fatto. Questo non significa che sia meno promettente, anzi. Tuttavia, è evidente che il suo processo di maturazione richiederà più tempo. Piganzoli mi sembra invece un po’ più impostato.

Pellizzari è il più giovane dei tre. E’ quello che forse ha più margini… specie a crono
Pellizzari è il più giovane dei tre. E’ quello che forse ha più margini… specie a crono
I tre sono paragonabili? Ci sono somiglianze?

No, non hanno grandi somiglianze. Tiberi è un leader nato, lo si vede anche dalle scelte di carriera: è passato direttamente con una squadra WorldTour come Trek-Segafredo, una scelta che riflette la sua ambizione e il suo talento. Pellizzari, invece, è ancora nella fase in cui deve dimostrare il suo valore. Piganzoli invece lo posizionerei a metà strada: ha una squadra che crede molto in lui e lo fa sentire importante. Questo potrebbe aiutarlo a fare il salto di qualità, ma il tempo ci dirà se saprà imporsi.

Diesel o benzina: che tipo di atleti sono?

La favola del diesel ormai non regge più. Nel ciclismo moderno, devi andare a “benzina a cento ottani”, cioè saper spingere al massimo sin da subito e mantenere un livello elevato ed essere capace di mangiare tanti carboidrati. Tiberi è senza dubbio più potente e performante. Pellizzari, invece, ha ancora bisogno di consolidare il suo motore, mentre Piganzoli ha già dimostrato di poter competere ad alti livelli, pur essendo ancora da definire completamente.

Tiberi, Piganzoli e Pellizzari sono i nostri uomini da corse a tappe, ma chi vedi più scattista tra i tre?

Piganzoli senza dubbio. In una corsa come la Liegi o la Clasica di San Sebastian, potrebbe fare bene grazie alla sua esplosività. Anche se poi vista la durezza di una Liegi un Tiberi può emergere lo stesso. Antonio, invece, è più adatto a percorsi duri e prolungati, dove la resistenza è fondamentale. Pellizzari si posiziona nel mezzo: ha spunti interessanti, ma deve ancora costruire un’identità precisa.

Piganzoli? Per Toni il corridore della Polti-Kometa è quello che ha il cambio di ritmo migliore
Piganzoli? Per Toni il corridore della Polti-Kometa è quello che ha il cambio di ritmo migliore
Chi è il più scalatore?

Come scalatori puri, Tiberi e Pellizzari si equivalgono. Entrambi hanno numeri notevoli, ma Tiberi ha già dimostrato di poter reggere il ritmo dei migliori. Pellizzari, al momento, rimane più indietro, anche se lui ha davvero ampi margini di crescita. Ancora non si è ritrovato nel vero testa a testa con i big. Piganzoli, invece, ha caratteristiche diverse: in salita tiene bene, ma è meno incisivo rispetto agli altri due secondo me.

Quali margini di miglioramento hanno?

Tutti e tre hanno margini importanti, ma è anche vero che il livello internazionale è altissimo. Pensiamo a corridori giovani come Ayuso, Del Toro, Torres, i due giovani belgi (il riferimento è a Van Eetvelt e Uijtdebroeks, ndr)… gente che già domina o comunque va fortissimo. Questo non significa che i nostri ragazzi siano meno promettenti, ma devono lavorare molto per competere con i migliori.

In conclusione, il tuo giudizio complessivo su questi ragazzi?

Tiberi è già un leader, con un motore superiore e una maturità che lo pone un gradino sopra gli altri due. Pellizzari ha ancora bisogno di tempo per crescere, ma il potenziale c’è. Piganzoli è un corridore completo, con caratteristiche leggermente più da scattista. Ripeto i motori di Tiberi e Pellizzari li conosco: il primo lo avevo alla Ballerini, come detto, e l’altro quando passò in Bardiani: so che possono fare bene.