Il legame tra la struttura della Fundacion Contador e Visit Malta ha visto il suo inizio due anni fa, quando l’ente turistico maltese si è unito all’esistente “pool” di sponsor. Oggi, con il rinnovo appena firmato, questo legame è destinato a raggiungere i tre anni di collaborazione. Questa continuità segna un traguardo significativo nella storia della partnership tra il Team Polti Kometa e l’entusiasmante destinazione turistica nel cuore del Mediterraneo.
Per il Team Polti Kometa, questa partnership con l’ente turistico maltese si rivela sempre più preziosa nel perseguire i propri obiettivi nel mondo del ciclismo professionistico e nella sfera sociale. Oltre a sostenere l’aspetto competitivo della squadra, Visit Malta fornisce difatti un supporto fondamentale per l’ambizioso programma di sviluppo giovanile e sociale al team. Attraverso iniziative educative e sociali, il gruppo di Contador e Basso si impegna a promuovere lo sport e i suoi valori positivi tra i giovani e le comunità locali, un obiettivo che condivide con il suo prezioso partner maltese.
Visit Malta e Polti Kometa hanno prolungato la loro collaborazione di un altro annoVisit Malta e Polti Kometa hanno prolungato la loro collaborazione di un altro anno
Un rinnovo triennale
L’unione tra la squadra Polti Kometa e lo stato insulare del Mediterraneo ha portato a una crescita reciproca e a una scoperta delle rispettive realtà. I corridori del team hanno avuto l’opportunità di conoscere scenari spettacolari a Malta, mentre i talenti maltesi sono entrati in contatto con il mondo del professionismo.
Questa relazione sta ora estendendo la propria durata, segnando un significativo passo in avanti nel consolidamento delle loro interazioni. Ogni stagione ciclistica porta nuove sfide e opportunità per entrambe le parti coinvolte, e questo rinnovo contrattuale testimonia la fiducia reciproca e la determinazione a perseguire assieme ulteriori successi.
Quello instaurato tra la squadra di Basso e il territorio è un legame molto strettoTeam Polti Kometa, VisitMalta
Obiettivo… turismo sportivo
«È motivo di grande soddisfazione – ha affermato Carlo Micallef, amministratore delegato di Visit Malta – il poter estendere questa collaborazione che ha permesso a entrambe le parti coinvolte di evolversi nei rispettivi campi, raggiungendo obiettivi significativi. Una delle nostre missioni è rafforzare la sinergia con il team Polti Kometa e promuovere le isole di Malta e Gozo tra i milioni di appassionati di ciclismo in tutto il mondo. Non a caso sponsorizziamo anche il Giro d’Italia».
«Il turismo sportivo – ha aggiunto Clayton Bartolo, il Ministro del Turismo maltese – è un settore in crescita nel nostro Paese, e essere accanto a una squadra importante come la Polti Kometa ci aiuterà a consolidare la visibilità di Malta in eventi ciclistici internazionali. Siamo orgogliosi di sostenere una realtà sportiva che incarna i valori di impegno, passione e determinazione: valori che rispecchiano anche l’essenza della nostra meravigliosa destinazione».
«Il prolungamento di questo contratto – ha commentato Ivan Basso – mi rende estremamente felice. Il fatto che un accordo biennale venga esteso per altri tre anni indica che entrambe le parti sono soddisfatte della collaborazione. Inoltre sottolinea una solida base di credibilità e progettualità, tutti elementi fondamentali per costruire il futuro. Ringrazio di cuore Visit Malta, il Ministro Bartolo e Valerio Agnoli, che oltre a essere stato un eccellente compagno di squadra in passato, si è dimostrato altrettanto prezioso nel favorire e mantenere questa collaborazione».
MILANO – Attorno ad Alberto Contador c’è come al solito il capannello dei giornalisti. Lo spagnolo è venuto a Milano per la presentazione del Team Polti-Kometa(in apertura il team in allenamento a Oliva, foto Maurizio Borserini) di cui è titolare assieme a Ivan Basso, ma le domande vertono su tutto il resto. Si parla di Pogacar e di Vingegaard. Dello sloveno che tenterà la doppietta e la battuta di Alberto apre la porta su uno scenario che nessuno finora ha ipotizzato.
«Se Pogacar vince il Giro e poi il Tour – dice Contador – poi va alla Vuelta e vince pure quella».
Lo intercettiamo qualche minuto più tardi davanti al buffet. La curiosità non riguarda gli altri, ma la Fundacion Alberto Contador che è alla base della professional appena svelata. La Spagna brilla per la sensibilità dei suoi campioni. Samuel Sanchez, Alejandro Valverde, Alberto Contador e persino Stefano Garzelli hanno creato delle scuole di ciclismo. Sono strutture serie, su cui i campioni investono, attirano risorse grazie al loro nome e così restituiscono allo sport ciò che ne hanno ricevuto. E’ una forma di generosità matura, che in Italia purtroppo non conosciamo: i nostri ex queste cose non le fanno, non tutti almeno. Di fronte al tema che lo riguarda così da vicino, Contador mette giù il piatto e fa cenno di spostarci.
Contador ha partecipato alla presentazione del Team Polti-Kometa, di cui è uno dei titolariContador ha partecipato alla presentazione del Team Polti-Kometa, di cui è uno dei titolari
Quanto è importante la Fundacion Contador per il Team Polti-Kometa?
E’ molto importante. No, di più. Credo che sia un punto di differenziazione rispetto alle altre squadre. Abbiamo iniziato con gli juniores, poi con la categoria under 23 e ora quella professionistica. Perché ci crediamo. Abbiamo visto corridori come Enric Mas, Carlos Rodríguez, come Juan Pedro López, come Oldani, come tanti altri che hanno lasciato la Fondazione. Penso che questo sia un chiaro segno che si tratta di un buon vivaio, una buona “cantera” per reclutare giovani corridori.
E’ un peccato che tutti quei corridori siano andati in altre squadre?
Sì, è certamente un peccato. E’ un po’ una legge della vita, ma è anche vero che quando se ne sono andati non avevamo ancora una squadra di professionisti. Ora abbiamo giovani di talento come Piganzoli e Fernando Tercero. Corridori nei quali abbiamo fiducia e vedremo se riusciranno a soddisfare le aspettative.
In Spagna la tua Fondazione non è un caso isolato, vedendo quel che fanno Sanchez, Valverde e Garzelli.
Sì, è vero, penso che sia un piacere vedere uomini che sono stati ai vertici del loro sport concedere una possibilità ai più giovani. Ci facciamo sempre la stessa domanda, in Italia forse più che in Spagna. Ci chiediamo perché non ci siano corridori e così via, ma io credo che dobbiamo cercare di fornire risorse e risposte. E penso sia importante per noi ex atleti il fatto di aiutare il più possibile. E’ un’ottima cosa.
La Fundacion Contador cresce giovani atleti e raccoglie fondi per la ricerca sull’aneurisma cerebraleLa Fundacion Contador cresce giovani atleti e raccoglie fondi per la ricerca sull’aneurisma cerebrale
Qual è il tuo ruolo rispetto ai corridori della squadra?
Mi piace stare a contatto con loro. E’ vero che a volte magari li metto in crisi, perché valuto tutto ricordando il mio punto di vista su tutti gli aspetti. E io avevo un livello di pretese così alto, che a volte per loro può sembrare negativo. Cerco di restare calmo, l’ho imparato negli anni, però mi piace dare consigli e non passare il mio tempo solo con gli allenatori e gli sponsor.
Avevi pretese altissime, come ti saresti trovato in questo ciclismo in cui si rincorre la perfezione?
Mi piacerebbe correre in questo periodo, mi piacerebbe correre in generale. Il ciclismo è uno sport che mi appassiona e mi piace, come in questi ultimi anni, che sia anche un po’ folle. Forse quando facevo le mie pazze azioni in passato, non avevo compagni di avventura. Invece penso che adesso avrei con me qualche attaccante in più, a cui piace fare cose diverse. Sarebbe davvero divertente.
La vittoria di Bais a Campo Imperatore è per Contador la prova che si può fare bene anche senza budget stellariLa vittoria di Bais a Campo Imperatore è per Contador la prova che si può fare bene anche senza budget stellari
E’ possibile fare le cose per bene con un budget inferiore a quello degli squadroni?
Penso che stiamo andando nel verso giusto. La svolta che abbiamo fatto ci ha permesso di salire di livello. La vittoria di tappa al Giro dello scorso anno è un segnale molto interessante. Il successo di Bais a Campo Imperatore è stato il solo di una squadra non WorldTour ed è la dimostrazione che preparando molto bene un obiettivo, lavorando con precisione millimetrica, si possono ancora fare grandi cose.
C’è tanto dietro la vittoria di Manuel Oioli domenica al Gran Premio Del Rosso, una delle ultime classiche della stagione under 23. Un successo davanti a sei compagni di fuga, tutti di team di categoria mentre il corridore di Borgomanero è del Team Development Q36.5 e già questo è un motivo di ragionamento. Poi perché il successo diciamo che mette a posto un po’ di cose, dopo un’annata nella quale il corridore era spesso stato in evidenza, portando a casa tanti piazzamenti tra cui la piazza d’onore alla Piccola Sanremo, ma era sempre mancata la vittoria.
Un successo che rinsalda anche le convinzioni di Oioli (nella foto di apertura Pettinari Communications), alle porte di una stagione delicata, quella che dovrà sancire il suo passaggio al professionismo al termine di un percorso nella categoria coperto per intero, con convinzione, ma anche con tante ambizioni ancora da realizzare e per certi versi guadagnarsi.
«A dir la verità questa vittoria l’aspettavo da due anni – esordisce Oioli – praticamente è dal Lunigiana 2021 che attendevo, non ero mai riuscito a trovare la zampata giusta, pur portando a casa molti buoni risultati. E quando manca la vittoria è come se ti venisse un blocco mentale, pensi sempre di sbagliare tutto. Per me questo successo è stato una liberazione che vale tantissimo».
Il successo nella volata ristretta del GP Del Rosso, su Garavaglia e Bortoluzzi (foto Pagni)Il successo nella volata ristretta del GP Del Rosso, su Garavaglia e Bortoluzzi (foto Pagni)
Che gara è stata?
Non tanto dura e non propriamente adatta alle mie caratteristiche, con la salita di Vico che era uno strappo di 3,5 chilometri da coprire otto volte, ma che non faceva così tanta selezione.Io però sentivo di stare bene e la corsa si è messa nella maniera migliore con un gruppetto in fuga. So che in quelle situazioni sono sufficientemente veloce per giocare le mie carte. Sapevo che era un’occasione da non farsi sfuggire.
Tu hai svolto un calendario abbastanza articolato, fra gare italiane ed estere. Che idea ti sei fatto?
Con il team abbiamo disputato quasi tutto il calendario delle gare internazionali in Italia, poi alcune gare all’estero che ho affrontato anche con la nazionale. Ho avuto l’opportunità di gareggiare anche contro i professionisti, come a Fourmies. Mi sono accorto che tra le gare internazionali di categoria, soprattutto all’estero e quelle contro i “grandi” non c’è poi questa grande differenza di ritmo e conseguentemente di livello. Mi sono anche dato una risposta: è merito proprio dei team Devo come il mio, dove si acquisisce l’abitudine a un certo tipo di ciclismo.
Quest’anno il piemontese ha assaggiato anche le sfide con i pro’, in Francia e GermaniaQuest’anno il piemontese ha assaggiato anche le sfide con i pro’, in Francia e Germania
Trovi quindi differenza, a parità di età e valore, tra il gareggiare per una formazione di categoria e un team Devo?
Sì, senza alcun dubbio. E’ un vantaggio perché non devi sbatterti oltremisura per trovare un passaggio fra i pro’, è come se la tua strada fosse tracciata. Certo, bisogna andar forte, bisogna meritarselo, ma non devi star lì sempre a dimostrare qualcosa, sei più libero di testa. A me ad esempio, la mancanza di vittorie stava pesando, ma il team non ha mai smesso di credere in me.
Durante la stagione ti è mai venuto qualche dubbio sulla tua scelta di passare alla Q36.5 lasciando la Fundacion Contador?
Sinceramente no, è stata una scelta pienamente consapevole e che continuo a reputare giusta. Mi trovavo bene nel team, ma correvo poco e in un calendario, basato soprattutto sulle gare spagnole, che non era adatto alle mie caratteristiche. Nieri(Daniele Nieri, diesse del team, ndr) mi ha cercato molto lo scorso anno, il team mi è stato vicino anche in momenti difficili. Come detto c’è un clima di fiducia che aiuta a crescere.
Manuel Oioli è nato il 12 maggio 2003 a Borgomanero. Quest’anno ha colto 12 top 10 e una vittoria (foto Instagram)Manuel Oioli è nato il 12 maggio 2003 a Borgomanero. Quest’anno ha colto 12 top 10 e una vittoria (foto Instagram)
Che voto daresti alla tua stagione?
Mi merito un 7,5 soprattutto per quest’ultima parte dell’anno. Avevo iniziato anche bene, ero anche salito sul podio nel prologo del Giro d’Algeria, ma a fine marzo, dopo che sentivo che qualcosa non andava, mi hanno diagnosticato la mononucleosi. Ho continuato a gareggiare, ma gli effetti mi hanno accompagnato per molte settimane. Sentivo di non andare come volevo, al ritiro estivo di Livigno sono addirittura svenuto in allenamento e i dirigenti temevano avessi qualche problema al cuore. Per fortuna è tutto passato e nel finale ho ricominciato a sentirmi come volevo io.
Che atmosfera c’è nel team development?
Molto serena, non c’è quell’ansia di risultato che per forza di cose un po’ si respira nella prima squadra, dove c’è bisogno di punti Uci anche per dare risposte agli sponsor che investono. Qui si pensa a crescere. La mia ad esempio è stata la prima vittoria in assoluto del team, ma non per questo le cose sono andate male, sappiamo tutti di lavorare per un progetto più grande.
Oioli nel 2021 era stato 5° agli europei e 7° ai mondiali. Ora vuole un’altra chanceOioli nel 2021 era stato 5° agli europei e 7° ai mondiali. Ora vuole un’altra chance
La tua stagione è quindi finita al meglio…
Sì, le gare sono terminate, ora farò ancora qualche uscita di… decantazione in bici e poi un paio di settimane di totale stop per andare in vacanza. Non di più, poi riprenderò gradatamente con palestra e mtb per ritrovare un po’ di brillantezza in vista della preparazione invernale.
Che obiettivi ti poni per il 2024?
Uno solo e non è una gara specifica. Voglio passare professionista a fine anno, guadagnarmi la mia chance fra i grandi. La scelta di fare tutto il triennio di categoria la reputo indovinata, obiettivamente a oggi quel salto ancora non è nelle mie corde. Vorrei un 2024 più brillante, magari tornare in nazionale ma non come quest’anno, dove non potevo fare altro che aiutare i compagni. Vorrei farlo da protagonista, ancor meglio se all’europeo o al mondiale.
Con Contador, parlando della sua Fondazione, della generosità richiesta agli ex campioni, della Polti-Kometa e di questo ciclismo che gli piace così tanto
Uno dei volti della Fundacion Contador, la squadra under 23 legata alla Eolo-Kometa, è Andrea Montoli: classe 2002, lombardo di Parabiago. Il 2022 è stata la sua seconda stagione corsa nella categoria che fa da anticamera al professionismo. L’inizio delle gare si avvicina e con Andrea bussiamo al 2023, cui chiede qualcosa in più, forte delle motivazioni trovate l’anno scorso.
A settembre in Spagna per il lombardo è arrivata la prima vittoria tra gli under 23A settembre in Spagna per il lombardo è arrivata la prima vittoria tra gli under 23
A breve si riparte
Mentre i professionisti hanno già attaccato il numero sulla schiena, gli under 23 si trovano ancora nel periodo pre-stagione. L’inizio però non sembra così lontano.
«Ora sono in Friuli dalla mia ragazza – racconta Montoli – e ogni tanto vengo qui per stare con lei. Domani (oggi, ndr) sono previsti 18 gradi. Approfitto di questo clima anomalo per passare del tempo insieme a lei e per allenarmi, se fa caldo ti viene anche più voglia (dice ridendo, ndr). A breve, l’11 febbraio, andremo a fare un ritiro con la squadra in Spagna, poi il 18 ed il 19 ci saranno due gare. Sfruttiamo il tempo per lavorare insieme e scoprire quale calendario andremo a fare. Avevamo già fatto un ritiro a dicembre, ma si trattava più di un ritrovo. Arrivavo dalle vacanze e avevo anche qualche chiletto in più. Sapete, difficile non mangiare quando si va a Napoli e Catania, però avevo avvisato la squadra, mi ero portato avanti (dice ridendo di nuovo, ndr)».
Piganzoli e gli altri ragazzi passati alla professional sono la testimonianza che il progetto della Eolo funziona (Foto Zoe Soullard)Piganzoli e gli altri ragazzi passati alla professional sono la testimonianza che il progetto della Eolo funziona (Foto Zoe Soullard)
I vecchi compagni
Nel ritiro di Oliva di dicembre era presente anche la formazione professional, in cui da quest’anno sono passati anche quattro suoi ex compagni. Che effetto fa trovarli “dall’altra parte?”.
«Ci vedevamo poco – continua – praticamente solo la sera per mangiare e qualche volta incrociavamo il loro gruppo di allenamento. Vedere i ragazzi che erano under l’anno scorso fa un certo effetto, a me ha dato una bella motivazione. Ha alimentato la speranza che un giorno possa arrivare anche per me quel momento. Ho avuto la sensazione che il progetto sia concreto, che impegnandomi come hanno fatto loro, possa arrivare anche il mio turno.
«I lavori fatti a casa fino ad ora mi danno buone sensazioni – dice – si è lavorato molto sul fondo, tanto volume e qualcosa di intensità. Il ritiro di febbraio servirà proprio per capire il livello al quale siamo arrivati, sarà un primo feedback per il team».
Tra pochi giorni i ragazzi del team U23 si ritroveranno per il secondo ritiro stagionaleTra pochi giorni i ragazzi del team U23 si ritroveranno per il secondo ritiro stagionale
Un passo indietro
Con Montoli, però, analizziamo prima quello che è successo nel 2022, alla sua seconda stagione con la Fundacion Contador. Qualche passo in più, una buona crescita ed il premio con lo stage tra i professionisti.
«E’ stata una stagione in crescendo – racconta il lombardo – ero partito in sordina, ma dalle gare internazionali in poi sono migliorato pian piano. Fino ad ottenere la prima vittoria tra gli under 23 a settembre, in Spagna. Lo stage con i professionisti è stata una bellissima occasione dalla quale porto a casa numerose emozioni. La cosa più bella è essere riuscito a scambiare qualche battuta con Nibali alla Coppa Agostoni e Bernal al Giro della Toscana. In quelle corse la squadra mi aveva chiesto di mettermi a disposizione nelle fasi iniziali. Ho provato ad entrare in qualche fuga ma partivano sempre uno scatto dopo rispetto a quelli che riuscivo a fare (ride ancora. ndr).
«Il ritmo è tanto diverso da quello al quale sono abituato. Nei primi venti minuti si va fortissimo, poi si rallenta e le squadre si organizzano. La bagarre per prendere in testa le salite è tostissima, devi saper spingere il rapporto. Mi trovavo tra corridori di Ineos e UAE, mi ha fatto uno strano effetto, ma ho cercato di stargli a ruota. E’ stata una gran bella esperienza: salire sul pullman, fare la riunione pre corsa… Quando ero piccolo andavo a queste corse chiedendomi cosa ci fosse sul bus delle squadre, finalmente l’ho scoperto! Spero di tornarci di nuovo».
Montoli, con il numero 21, in corsa ai campionati italiani under 23 di CarnagoMontoli, con il numero 21, in corsa ai campionati italiani under 23 di Carnago
Il Giro Under 23
Tra le corse affrontate da Montoli nella scorsa stagione c’è stato anche il Giro d’Italia U23. Una prima volta speciale anche questa, per diversi motivi…
«Si è trattata di una grande esperienza – ci dice – ti confronti con i corridori migliori al mondo. Molti di loro ora li vedi in televisione a correre con i professionisti. E’ un mondo completamente diverso, in qualche modo simile a quello dei grandi, con le dovute proporzioni. Fai tanta esperienza, imparando a “vivere come un professionista”, dalla colazione fino alla cena, e questo giorno dopo giorno. Dal punto di vista atletico l’ho trovato molto utile, ti dà una grande continuità ed impari a gestirti.
«Nella tappa di Santa Caterina, la più dura, fin dai piedi del Mortirolo dalla macchina mi hanno consigliato di risparmiare energie per arrivare al traguardo. Anche perché l’indomani dopo c’era una tappa (quella di Chiavenna, ndr) più adatta alle mie caratteristiche. Devi imparare a correre guardando la corsa nel suo insieme e non semplicemente giorno per giorno».
L’obiettivo per la prossima stagione è migliorare quanto fatto fino ad ora, cercando anche qualche vittoria in piùL’obiettivo per la prossima stagione è migliorare quanto fatto fino ad ora, cercando anche qualche vittoria in più
Debutto in Spagna
Il buon umore di Montoli è contagioso, il giovane corridore parla sciolto, sempre con la risata pronta. Ma non fatevi ingannare troppo, gli obiettivi per il 2023 ci sono e la motivazione anche, d’altronde inizia il terzo anno da under.
«L’obiettivo per la stagione che inizierà a breve – conclude Montoli – è quello di crescere ancora. Presentarmi alle corse che l’anno scorso ho affrontato per la prima volta e riuscire a fare meglio. Vorrebbe dire che ho imparato dalle esperienze pregresse e sarebbe un segno di maturità. Alla fine inizio il terzo anno da under 23 e vorrei provare a fare il grande salto, sono giovane ma per il ciclismo moderno non così tanto (ride, ndr)».
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La Eolo-Kometa promuove quattro dei suoi giovani corridori dal team under 23 alla professional. Dei ragazzi che si sono distinti nella scorsa stagione e che si sono meritati la possibilità di mostrare le proprie qualità anche tra i professionisti. In questo viaggio ci accompagna Samuel Marangoni, uno dei preparatori della Eolo-Kometa, che li ha avuti sotto mano fino a pochi giorni fa.
Piganzoli, al centro, è arrivato quinto al Tour de l’Avenir, il miglior risultato del 2022 (foto Zoè Soullard)Piganzoli, a destra, è arrivato quinto al Tour de l’Avenir, il miglior risultato del 2022 (foto Zoè Soullard)
Il promettente Piganzoli
Davide Piganzoli è uno dei profili più interessanti non solo per la professional di Basso e Contador, ma anche per il ciclismo italiano. Scalatore dal fisico slanciato si è messo in mostra tra Spagna e Italia con degli ottimi risultati tra cui spicca il quinto posto finale al Tour de l’Avenir.
«Con lui – racconta Marangoni – ho iniziato a lavorare solo ora, prima di me lo seguiva De Maria. Piganzoli promette davvero molto bene anche al di là dei valori numerici, ha già una mentalità precisa, degna di un professionista. Le caratteristiche fisiche sono quelle di un corridore che può far bene nelle corse a tappe. All’inizio farà corse di livello inferiore e poi, a seconda della preparazione, potrà affiancare i più grandi, come Fortunato, dai quali potrà imparare molto. Ha un grande recupero, cosa fondamentale per un corridore delle sue caratteristiche. Abbiamo iniziato a lavorare da poco ma al ritiro di dicembre aveva già una buona condizione, il che promette bene. Sono tutti dati da prendere con le pinze, ma la fiducia c’è».
Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23, fisico da scalatore puro per lo spagnolo (foto Instagram – Adn)Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23, fisico da scalatore puro per lo spagnolo (foto Instagram – Adn)
Il silenzioso Tercero
Lo spagnolo Tercero è il gemello di Piganzoli, anche lui scalatore, nativo della regione della Mancha. I due potrebbero essere definiti benevolmente i Don Chisciotte e Sancho Panza, alternandosi il ruolo di scudiero a seconda delle esigenze.
«Tercero – dice il preparatore – l’ho conosciuto meno in passato. Davide (Piganzoli, ndr) e lui sono come fratelli, hanno un’amicizia profonda. Lo spagnolo ha caratteristiche da scalatore puro. Nelle corse di un giorno fa fatica, diciamo che in volata è più indietro rispetto a Piganzoli. A livello caratteriale è più chiuso, deve ancora aprirsi. Anche lui partirà più tardi a correre, il cambio di categoria sarà delicato da affrontare, soprattutto per le caratteristiche fisiche. I due partiranno a correre da febbraio, probabilmente uno in Spagna e l’altro in Turchia».
Andrea Pietrobon ha un fisico imponente da passista, adatto anche alle fughe a lungo chilometraggioAndrea Pietrobon ha un fisico imponente da passista, adatto anche alle fughe a lungo chilometraggio
Pietrobon passista
L’italiano è uno degli ultimi arrivati nel team spagnolo ed il più grande dei quattro ragazzi che passerà professionista. Il veneto è un classe 1999 e nel suo passato ci sono due anni con la Zalf e due con il CTF, oltre al 2022 con la Fundacion Contador U23 e poi da stagista con la Eolo. Un’esperienza niente male che lo lancia nel mondo dei professionisti.
«Anche lui è stato seguito da De Maria – riprende Marangoni – ovviamente tra i membri dello staff c’è un confronto costante. Quando mi viene “passato” un corridore so esattamente di chi si tratta e del percorso fatto. Pietrobon è in ritardo sulla preparazione, a causa dell’infortunio alla spina dorsale di ottobre. L’obiettivo con lui è essere pronti per marzo, di fretta non ne abbiamo ed è giusto così. Quando nel 2022 ha corso con i professionisti ha fatto bene, ha un gran fisico da passista (191 centimetri per 72 chili, ndr). Può essere un bel profilo per le fughe, un corridore che in una professional come la nostra è molto utile. Per fare un esempio, con le dovute proporzioni, può essere un corridore alla Maestri, fughe lunghe e su terreni mossi».
Serrano ha una muscolatura esplosiva ed un’attitudine da attaccante (foto Instagram)Serrano ha una muscolatura esplosiva ed un’attitudine da attaccante (foto Instagram)
L’altro spagnolo, Serrano
Javier Serrano è il secondo ragazzo spagnolo che entra nella Eolo-Kometa, ha fatto bene nelle corse in Spagna. In Italia ha corso nel 2021 nella Biesse Arvedi, prima ancora era nell’Equipo Amator della Caja Rural.
«E’ un ragazzo che ho conosciuto qualche anno fa quando era al primo anno tra i dilettanti e poi ci siamo ritrovati alla Eolo. E’ un corridore molto esplosivo, con caratteristiche da corse di un giorno. E’ muscolarmente molto forte e tiene bene anche in salita e questa è una gran bella qualità. Se dovessi fare un paragone potrei accostarlo ad Albanese, ma le proporzioni da fare sono molte. Vincenzo è un corridore molto forte ed anche in volata sa imporsi bene, Serrano può dire la sua in gruppi più piccoli: da 20 corridori. Il suo debutto è più vicino, dovrebbe correre già a fine gennaio a Mallorca, quelle sono le sue gare: percorsi mossi con continui sali e scendi».
Basso apre la porta e bici.PRO è il primo media a entrare in Casa Eolo, la base del team Eolo-Kometa. Un luogo simbolico. E i due sponsor pazzi di ciclismo
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Di ritorno dalla Spagna come Piganzoli, dopo quattro corse da stagista, nella Eolo-Kometa sta per debuttare anche Andrea Pietrobon.La faticosa storia del corridore di Pieve di Cadore l’avevamo già raccontata. Dal Cycling Team Friuli, sarebbe dovuto passare nella professional di Basso e Contador all’inizio del 2022. Era tutto pronto, ma dopo il Giro d’Italia U23 del 2021 la salute ha deciso di non sorreggerlo più.
«Ad agosto e settembre stavo malissimo – raccontava giorni fa nel ritiro di Oliva – e ho avuto problemi anche con gli allenamenti. E’ stato un periodo molto buio, quindi Zanatta e gli altri direttori sportivi hanno pensato che fosse meglio fare un anno più tranquillo. Così ho debuttato della Fundacion Contador U23 e da agosto invece ho fatto lo stagista. Mi hanno detto che avrei fatto meglio a partire con calma, perché con i problemi che ho avuto non sarebbe servito avere fretta».
All’inizio del 2022, Pietrobon è stato anche in testa alla Coppa di SpagnaAll’inizio del 2022, Pietrobon è stato anche in testa alla Coppa di Spagna
Pietrobon ha 23 anni, è alto 1,91, pesa 72 chili e nel CT Friuli che aveva già lanciato Jonathan Milan e aveva visto passare Giovanni Aleotti, si erano appoggiati a lui per fare classifica al Giro d’Italia del 2021 dopo il terzo posto al Giro di Romagna per Dante Alighieri, vinto da Ayuso su Francesco Romano. La Eolo lo aveva già fatto firmare.
Avere il contratto fu una bella fortuna, diciamo…
Mi ha permesso di restare tranquillo e fare un anno in cui ho ripreso, ho provato cose nuove in allenamento per essere pronto al passaggio. Il periodo spagnolo mi è piaciuto molto. Oltre che in bici, anche la vita di là. Ho corso tantissimo in Spagna e sono riuscito a guardarmi intorno. L’ambiente è molto serio quando c’è da essere seri. Però è anche molto tranquillo, rilassato. Ho visto dei bei posti, ho conosciuto tante belle persone. Ho avuto nuovi stimoli con i preparatori e i nuovi direttori sportivi stranieri. Per me è stata una bella esperienza, andando fuori dall’Italia dopo quattro anni.
Nel 2019 al Giro d’Italia U23, Pietrobon è al secondo anno alla Zalf Fior (photors.it)Nel 2019 al Giro d’Italia U23, Pietrobon è al secondo anno alla Zalf Fior (photors.it)
Oioli ha detto che il calendario spagnolo non lo ha soddisfatto.
Io dico che la differenza tra l’Italia e la Spagna è che purtroppo in Spagna non ci sono gare internazionali per under 23, che fanno la vera qualità del calendario italiano. Però alla fine è proprio una questione che non si pone, perché per il resto le gare nazionali e regionali spagnole sono uguali alle nostre. E se ci sono gare tipo Piva, Belvedere e Recioto, quelle le abbiamo fatte tutte. Al Giro d’Italia c’eravamo, come altre squadre da tutto il mondo. Abbiamo fatto un’attività importante, purtroppo però Oioli, avendo ancora la scuola, non l’ha fatto. Per esempio Piganzoli ha avuto un calendario bellissimo. Ha corso un po’ in Spagna e dopo ho fatto tutte le gare più belle in Italia.
Che cosa si può dire della tua maturazione, al momento di passare?
Ho passato due anni alla Zalf, che è una delle squadre migliori in Italia, quindi là ho imparato tanto. Negli anni al Friuli ho dato veramente la svolta alla mia carriera, penso perché sia una squadra fantastica. Oltre ad avermi fatto crescere come atleta, seguendomi con una preparazione stupenda come qua alla Eolo, mi hanno fatto crescere tanto come persona. Il tempo al Friuli mi è servito tantissimo e devo dire grazie a loro se sono passato. Mi sento pronto per farlo.
Alla Vicenza Bionde del 2021, Pietrobon secondo dietro il russo Syritsa (photors.it)Alla Vicenza Bionde del 2021, Pietrobon secondo dietro il russo Syritsa (photors.it)
Perché non restare con loro, dovendo fare ancora un anno negli U23?
Perché alla Eolo-Kometa hanno detto di volermi seguire direttamente loro. Me l’hanno spiegata così e io ho detto subito di sì. Mi sento pronto per passare. Vedo tanti miei colleghi, che erano miei amici e sono passati al primo/secondo anno di under, che non sanno allenarsi, mangiare, recuperare. Quelle sono le cose che impari negli anni e un conto è che te le dicano, un altro è che le impari facendole. Ho ancora tanto da imparare, ma penso di essere già a un buon punto e adesso voglio imparare da questa squadra.
Che cosa stai imparando?
Ci sono molte cose nuove nel ciclismo, ad esempio nella preparazione, e queste fa sempre bene impararle anche dai preparatori con cui lavorerai. Non tutti ti dicono le cose allo stesso modo, qui sto vedendo cose diverse. La stagione è programmata in maniera diversa, si va più per obiettivi. Qui alla Eolo lavoro con Samuel Marangoni. Non è una figura come un capo, che ti dice quello che devi fare, ma più una persona con cui collaboro. Al Friuli era così. Con Fabio Baronti, alla fine c’era quasi un rapporto di amicizia e penso che sia il modo più produttivo. Ti fidi di più e hai la possibilità di valutare le cose insieme. In questi anni ho imparato che i migliori preparatori siamo noi stessi. Il preparatore non può leggerti dentro al cento per cento, puoi dargli tutte le informazioni, però alla fine sulla bici ci sei tu.
Al Gran Piemonte, il giovane Pietrobon in fuga con Jorgenson, Tizza e MaleckiAl Gran Piemonte, il giovane Pietrobon in fuga con Jorgenson e Tizza
Che cosa significa lavorare con Basso e Contador?
Ivan lo conosco da un anno, l’ho sentito spesso. Mi sembra una persona molto brava. Mi piace perché crede veramente in questo progetto e questo motiva anche noi e lo staff. Con Alberto abbiamo fatto una riunione e ci ha parlato dell’importanza di avere degli obiettivi, di avere la determinazione. Sono cose che di base ti dicono tutte le persone, sono facili da dire. Però se te lo dice uno che certe cose le ha testate ed è veramente arrivato al top del ciclismo, allora è un’altra cosa. Allora ci credi davvero…
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Di Manuel Oioli si parlava giorni fa con Carlos Barredo, commentando il destino di chi cresce talenti e spesso se li vede portare via. Il piemontese (in apertura durante le recenti vacanze a Tenerife) è cresciuto nella Bustese Olonia, il team juniores collegato alla Eolo-Kometa. Poi è passato under 23 alla Fundacion Contador e nel 2022 ha corso il primo anno fra i dilettanti. E mentre già si pensava che sarebbe cresciuto nel team spagnolo per diventare pro’ alla Eolo-Kometa, ha fatto i bagagli e si è trasferito al Team Qhubeka, vivaio della Q36.5.
Secondo Barredo, preparatore della Eolo-Kometa, la spiegazione potrebbe stare nel senso di strade chiuse provato da Oioli. E allora a lui ci siamo rivolti, per capire attraverso le sue parole le ragioni di una scelta che ha preso in contropiede Basso, che su Manuel puntava parecchio.
Oioli ha 19 anni. Nel 2021 ha vinto 6 corse al secondo anno da junior. Nel 2022, complici gli esami di maturità e il calendario spagnolo seguito dalla Fundacion Contador, non si è visto molto in Italia. Ha comunque centrato un secondo posto di tappa nella Vuelta Madrid, un terzo alla Vuelta Extremadura e uno alla Vuelta Salamanca, oltre ad altri 6 piazzamenti nei dieci.
Al Lunigiana del 2021, secondo anno da junior, Oioli ha vinto due tappe. Qui a FosdinovoAl Lunigiana del 2021, secondo anno da junior, Oioli ha vinto due tappe. Qui a Fosdinovo
Secondo Barredo stavi bene, invece te ne vai…
Non mi pento di aver fatto l’anno alla Eolo, perché comunque è stata un’esperienza internazionale. Praticamente l’80 per centro della mia stagione l’ho fatto in Spagna, quindi è stata una cosa completamente nuova e questo non può che essere positivo. Però è anche vero che l’esperienza internazionale non può limitarsi al correre tante volte in Spagna, prendendo ogni volta un aereo, in gare che in realtà non hanno un livello più alto di quelle italiane. In più sono gare che per la maggior parte non sono troppo adatte a me. Sono spesso gare con salite lunghe, comunque più da scalatori. Insomma, non serviva andare così lontano per trovare un’attività di questo tipo.
Attività poco adatta?
L’unica cosa positiva è che forse ci sono più corse a tappe, quello sì. Ce ne sono tante in Spagna e poche in Italia. Una squadra come la Qhubeka, oltre a fare tutto il calendario italiano, fa anche diverse gare a tappe all’estero. E questa per me è una cosa abbastanza importante.
Oioli ha svolto la trafila degli juniores alla Bustese Olonia con Marco Della Vedova come diesse (foto Instagram)Oioli ha svolto la trafila degli juniores alla Bustese Olonia con Marco Della Vedova diesse (foto Instagram)
Perché andare alla Qhubeka?
Ormai si è saputo che ho parlato sia con loro sia con la Groupama, che però mi ha tenuto a lungo senza farmi sapere niente. Così alla fine ho preferito andare in una squadra che mi volesse davvero. Ho conosciuto Daniele Nieri e ho subito visto un interessamento vero. Mentre con Groupama l’interessamento c’è stato all’inizio, poi sono spariti. Piuttosto che rischiare di arrivare a ottobre senza squadra, ho preferito andare sul sicuro. In una squadra che sono sicuro che mi vuole.
Avete già parlato di programmi?
L’inizio di stagione per alcuni sarà già a fine gennaio. Credo con la professional, ma non ne sono sicuro. Poi la squadra farà chiaramente il calendario internazionale in Italia, delle gare nazionali e altre a tappe soprattutto in Francia. Questa secondo me è la cosa più importante. Ho capito che le corse a tappe sono le più importanti da fare. Ti danno un’altra gamba e questo è quel che mi premeva di più. Mi piacerebbe fare il Giro d’Italia, se lo organizzeranno.
Alla Fundacion avevi la strada spianata verso la Eolo-Kometa, qui c’è la Q36.5, ugualmente una professional…
Il progetto sembra solido, perché comunque alle spalle della nostra squadra sembra di vedere fondamenta solide. Il team manager (Ryder Douglas, ndr) ha avuto anni di esperienza WorldTour, mentre il main sponsor è davvero solido. Io non l’ho ancora conosciuto di persona, ma Manuel (Quinziato, il suo procuratore, ndr) mi ha detto che è un suo amico e lui mi ha rassicurato molto. Sono entrambi di Bolzano.
Oioli, foto dal primo ritiro 2022 della Fundacion Contador U23 a OlivaOioli, foto dal primo ritiro 2022 della Fundacion Contador U23 a Oliva
Cambia qualcosa a livello di preparazione per l’inverno?
Il nostro preparatore è sudafricano di origine olandese. Non so se viva proprio a Lucca o ci trascorra dei lunghi periodi. Quanto alla preparazione, non cambierò molto. Farò palestra e poi la porterò avanti anche durante la stagione, ma quello lo facevo già l’anno scorso. Quindi nei primi 10 giorni, farò magari un po’ di attività alternative. Prima andrò a correre a piedi e camminare, poi più avanti comincerò ad andare in bici.
Hai un’idea di quali obiettivi potresti puntare?
Per me il 2023 sarà ancora una novità. L’anno scorso avevo ancora la scuola, quindi d’inverno ho provato a fare il più possibile, però non era facile con il buio che arrivava presto e il tempo che non avevo. Invece quest’anno, non avendo limitazioni visto che non vado all’università, faccio solo il ciclista. Sicuramente potrò lavorare meglio.
Sei andato via soltanto per il calendario?
Uno dei fattori è quello. Un altro è che l’offerta di Qhubeka è migliore di quello della Fundacion Contador. Inoltre essendo continental, sarà più facile partecipare alle gare con i professionisti. Offerta migliore vuol dire anche che a vent’anni vorrei guadagnare qualcosa e non dover chiedere per ogni cosa i soldi a casa. E la politica della Fundacion è che gli U23 non devono essere pagati. Per cui, visti tutti gli aspetti, ho preferito cambiare squadra. Se però avessero cambiato idea, magari sarei rimasto. Alla fine non avevo grandi problemi.
Oioli ha corso per la maggior parte del 2022 in Spagna: la Fundacion Contador svolge lì la maggior parte della sua attivitàOioli ha corso per la maggior parte del 2022 in Spagna: la Fundacion Contador svolge lì la maggior parte della sua attività
Sei già stato a conoscere il ritiro di Lucca?
Sarei dovuto andare in Toscana proprio in questo weekend, ma ho avuto per giorni le placche in gola, sono sotto antibiotici, quindi non sono andato. Ci tornerò, come so che spiegheranno anche a me il progetto che c’è dietro Qhubeka. Non so bene precisamente quanto dovrò stare a Lucca durante l’anno, però da quanto mi ha detto Daniele Nieri, più si sta giù e più loro sono contenti. Non sei obbligato a stare tutto l’anno in ritiro, si può tornare a casa quando si vuole. Però diciamo che passerò molto tempo con la squadra.
Hai già ricevuto la nuova bici?
Non ancora. Adesso vado in giro con una che avevo a casa, perché l’Aurum me l’hanno ritirata subito. Le Scott con cui correremo dovrebbero arrivarmi entro un paio di settimane.
Alessandro Fancellu torna a casa dal Tour de l’Avenir (foto di apertura Tour de l’Ain), custodendolo gelosamente nel taschino della sua maglia azzurra, un bel sesto posto. Un buon risultato per il corridore della Eolo-Kometa che esce da un 2021 difficile e che quest’anno ha ritrovato, piano piano, il colpo di pedale.
Con la corsa francese, vinta dal belga Uijtdebroeks, Fancellu ha raggiunto i 48 giorni di corsa. Un buon numero se si pensa che nel 2021 ne aveva totalizzati solamente 13. Una bella rinascita per il secondo azzurro in classifica generale, alle spalle di Piganzoli, che probabilmente ritroverà l’anno prossimo in Eolo-Kometa. Piganzoli è infatti certo di debuttare nella prossima stagione tra i professionisti con la squadra di Ivan Basso, mentre Fancellu è in scadenza di contratto e attende di sapere cosa succederà in futuro.
Fancellu arrivava con buone sensazioni al Tour de l’Avenir, questo sesto posto lo soddisfa parzialmente (foto Tour de l’Ain)Fancellu arrivava con buone sensazioni al Tour de l’Avenir, questo sesto posto lo soddisfa parzialmente (foto Tour de l’Ain)
Alessandro, che Tour de l’Avenir è stato?
Mah, il sesto posto non è un risultato da buttare via, sinceramente per come mi sentivo alla vigilia della corsa mi sarei aspettato qualcosa di più. Puntavo almeno al podio, e guardando gli altri atleti in corsa non era così impossibile arrivarci.
Dove avresti potuto “limare” qualche secondo?
Abbiamo perso un po’ di tempo nella crono, è stata una giornata difficile quella. Siamo partiti in sei ma dopo poco si sono staccati in due (Dapporto e Bruttomesso, ndr) e anche Martinelli non stava bene. Di conseguenza, abbiamo fatto metà crono in tre, rispetto ad altre squadre sicuramente abbiamo perso tanto. Però devo ammettere che anche negli arrivi in salita ho perso più tempo di quanto mi sarei aspettato. Mi è mancato qualcosa nella nona tappa, quella dove si sono fatti i distacchi maggiori. Erano solo 100 chilometri, ma molto tosti, con il Col de la Madeleine e la salita finale alla Toussuire.
Fancellu ha costruito gara dopo gara una condizione sempre migliore, fino a guadagnarsi la convocazione al Tour de l’AvenirFancellu ha costruito gara dopo gara una condizione sempre migliore, fino a guadagnarsi la convocazione al Tour de l’Avenir
Che livello hai trovato?
A parte il belga, Uijtdebroeks, che ha vinto in maniera abbastanza facile, non era un livello proibitivo. Il Belgio e la Francia erano le squadre a cui tutti guardavano: i primi non hanno deluso, mentre i transalpini non hanno mantenuto le aspettative, non sono apparsi così brillanti come ci si sarebbe potuto immaginare.
Quale pensi sia il motivo?
Non saprei, alla fine hanno vinto una sola tappa con Gregoire, mentre Martinez si è piazzato ottavo in classifica generale. Non è un brutto risultato, soprattutto se si considera che sono entrambi dei primi anni. Anche Uijtdebroeks è un primo anno, però è già sotto contratto con la Bora, una squadra WorldTour non ti prende a caso.
Fancellu, Milesi, Piganzoli, i tre azzurri che hanno concluso la corsa francese conquistando la classifica a squadre (foto Zoè Soullard)Fancellu e Piganzoli sesto e quinto nella classifica generale, i due si ritroveranno in Eolo-Kometa anche nel 2023? (foto Zoè Soullard)
Anche tu arrivi dai professionisti, si sentiva molto la differenza?
Non ci sono mai state tappe tranquille, sono state nervose fino alla cronometro a squadre. Anche una volta arrivati sulle montagne non siamo andati piano. Rispetto alle gare che ho fatto quest’anno con i professionisti, come Giro di Ungheria o altre il livello non era molto differente, anzi, direi uguale. Alla fine si tratta degli under 23 migliori al mondo, qualcuno di loro lo avevo già trovato al Tour de l’Ain ed anche in Ungheria. Se non ricordo male mi sembra che un tedesco: Wilksch, è arrivato nei dieci nella classifica finale al Tour de l’Ain. Questo fa capire che il livello è alto.
Come avete gestito le ultime tappe corse solamente in tre?
Certamente non potevamo fare la corsa, quindi aspettavamo fossero gli altri a prendere in mano la situazione. Nonostante questo, nell’ultima tappa avevamo deciso di provarci, alla fine Piganzoli era a 30 secondi dal podio. L’idea era di provare a fare un’azione per guadagnare qualche posizione, così Milesi è andato in fuga e se noi fossimo riusciti a fare la differenza lui ci avrebbe poi dato una mano. Il piano non è riuscito, ma l’attacco di Lorenzo gli ha permesso di giocarsi le sue carte e di vincere la tappa. Un bel risultato comunque.
Alessandro in questa stagione ha disputato 48 giorni di corsa, tanti se si pensa che mancano ancora tante gare da qui alla fineAlessandro in questa stagione ha disputato 48 giorni di corsa
Che idea ti sei fatto anche delle altre Nazioni?
Sono sempre le stesse quelle che nelle corse under 23 si mettono in mostra. Solitamente sono quelle del nord: Norvegia e Danimarca su tutte. Infatti Staune-Mittet, norvegese, è arrivato secondo nella generale, mentre i danesi hanno vinto una tappa e ottenuto 4 secondi posti. La Spagna avrebbe potuto fare meglio ma ha avuto un po’ di sfortuna ed ha sofferto qualche caduta, il loro uomo di riferimento era Arrieta, della Kern Pharma, che avevo già incontrato più volte quest’anno, ed è molto forte. Un altro corridore importante per loro era Tercero, compagno di squadra di Piganzoli nella Fundacion Contador.
Piganzoli il prossimo anno correrà in Eolo-Kometa, ricomporrete la coppia vista all’Avenir, hai novità sul tuo contratto?
Sono in scadenza a fine di questa stagione, penso e spero di continuare allo Eolo-Kometa, non ho ancora parlato con nessuno, prima c’è da terminare la stagione. Piganzoli ed io non ci eravamo mai conosciuti, nonostante lui fosse parte del team under 23 della Eolo. Abbiamo avuto modo di parlare e di conoscerci in ritiro al Sestriere, prima del Tour de l’Avenir, eravamo in stanza insieme. Non abbiamo parlato molto di futuro, alla fine della giornata dopo tante ore in bici parlavamo di tutt’altro, anche per staccare la mente.
Mollema, l'eroe di Quillan, che i nostri conobbero al Tour de l'Avenir del 2007, vinto in modo spettacolare. Ogni sua vittoria successiva frutto di una fuga
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Si è concluso domenica 28 agosto il Tour de l’Avenir, la corsa a tappe francese dedicata ai campioni del futuro. E’ terminata in crescendo per i colori azzurri, visto che nell’ultima tappa è arrivata la prima ed unica vittoria, firmata da Lorenzo Milesi. Allo stesso tempo, nelle ultime tre frazioni, le più dure, si sono confermate le buone prestazioni di Davide Piganzoli (in apertura foto di Tour de l’Ain) ed Alessandro Fancellu.
Piganzoli è stato il migliore degli italiani in classifica generale, portando a casa un solido quinto posto. Il giovane lombardo, in forza alla Fundacion Contador, team di sviluppo della professional Eolo-Kometa, l’anno prossimo passerà professionista proprio con la squadra guidata da Ivan Basso.
Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà professionista con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)Piganzoli ha scelto di dare continuità al progetto Eolo-Kometa, nel 2023 passerà con la squadra di Basso (foto Zoe Soullard)
Un risultato inaspettato
Il quinto posto al Tour de l’Avenir è un risultato che dona morale e fiducia per quella che sarà la prossima avventura di Piganzoli, che, dopo due anni passati nella Fundacion Contador, assaggerà il mondo dei professionisti.
«In questi giorni sto un po’ riposando, nel complesso sto bene – ci racconta il ventenne di Morbegno – non mi aspettavo una prestazione così solida. Il livello dei partecipanti era davvero molto alto ed ero partito senza troppe pretese. Ero convinto che le risposte sarebbero arrivate dalla strada, e così è stato.
«Mi sono accorto che avrei potuto fare qualcosa di buono il giorno dopo la cronometro a squadre. Si trattava di una tappa mossa, corsa sempre a tutta e senza pause, nonostante lo sforzo restavo bene in gruppo ed ho trovato anche la forza di sprintare, raccogliendo un bel terzo posto. Nelle tappe successive mi sono ripetuto non uscendo mai dai primi cinque, solamente nell’ultima ho un po’ pagato gli sforzi fatti ma nel complesso sono molto soddisfatto».
Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)Al Tour de l’Avenir il giovane lombardo ha costruito la sua quinta posizione giorno dopo giorno (foto Tour de l’Ain)
Continuità
Parlando con Basso, nei giorni scorsi, si è toccato il tasto dei giovani e della fuga all’estero. Piganzoli, nonostante le tante sirene che lo hanno richiamato non ha mai ceduto, credendo fermamente nel progetto di crescita pensato dalla Fundacion Contador. Processo che lo ha portato a firmare un contratto che lo porterà tra i professionisti a partire dalla prossima stagione.
«Il progetto della squadra – riprende – è molto valido. Il processo di crescita e maturazione è lineare, per questo ho deciso di continuare con loro. Quando ho firmato con la Fundacion Contador, due anni fa, ho parlato a lungo con il mio procuratore Mazzanti e insieme abbiamo deciso che questa sarebbe stata la scelta migliore. Ne sono ancora convinto, per questo ho firmato per un altro anno, il terzo complessivo. Sono convinto che conoscere già l’ambiente, le persone ed il modo di lavorare mi aiuterà a superare le difficoltà del passaggio nel mondo dei professionisti.
«L’anno scorso dopo il Giro d’Italia Under 23, e soprattutto dopo il mondiale, mi avevano cercato dei team development del WorldTour, ma non ho voluto mollare l’impegno preso nel 2020. Qui in mi sono sempre trovato bene, fin da subito, non ci sono pressioni, sento tanta fiducia ed in più, cosa fondamentale, ho i miei tempi ed i miei spazi».
Davide correrà la prova a cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale Davide correrà la cronometro del mondiale di Wollongong, convocazione meritata dopo aver vinto il titolo nazionale
L’inverno è lontano
Piganzoli si dimostra pragmatico, e non pensa troppo a quello che lo aspetterà dal 2023, ora c’è ancora da terminare una stagione e gli impegni sono molti. A partire da quelli con la nazionale, ci sarà il mondiale, e poi le corse di fine stagione…
«Al 2023 ci penseremo dopo le vacanze – conclude Davide – anche con Basso ci siamo ripromessi di parlare di tutto ciò a tempo debito. Non abbiamo fretta, il fatto di conoscerci già aiuta a non avere affanni nel trovare i giusti metodi di lavoro. Per questo consiglio ai giovani una realtà come la Fundacion Contador, è l’ambiente migliore per crescere e sono felice di quanto fatto.
«Lavoriamo a blocchi, concentrandoci sui vari impegni volta per volta, non c’è la pretesa di andare sempre forte. Ad esempio: dopo il Giro d’Italia ho corso al Val d’Aosta, ma senza pressioni. Era una corsa che mi sarebbe servita per ritrovare il ritmo gara e così è stato, nessuno ha preteso da me l’impossibile, ovvero fare Giro, Val d’Aosta e Avenir al massimo. Al debutto tra i pro’ non ci penso, ho in testa il mondiale di Wollongong, sicuramente parteciperò alla cronometro, per la prova in linea vedremo. Mi piacerebbe andare, ma deciderà Amadori».