La pazza idea di un’altra Ora? Non sarebbe così pazza

22.10.2022
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Il mondiale andato di traverso. Il record dell’Ora. L’argento nel quartetto con un gran tempo. E poi l’inseguimento col record del mondo. Volendo rileggere il finale di Pippo Ganna, prima di chiudere il file e passare oltre, abbiamo interpellato nuovamente Dario Cioni, il coach che sta sempre un passo indietro, avendocene spiegato anche il perché.

Il ritiro di Nizza, l’ultimo della vecchia stagione e insieme il primo della prossima, ha chiuso l’interminabile 2022 della Ineos Grenadiers. Ieri sera è stato dato il “rompete le righe” e da oggi i corridori e i tecnici potranno tirare un po’ il fiato. Il prossimo appuntamento sarà il ritiro di dicembre a Mallorca e per allora si comincerà a parlare anche di programmi e dei percorso per raggiungerli.

Il finale di stagione di Ganna è stato orchestrato e gestito da Villa e Cioni: un ottimo lavoro
Il finale di stagione di Ganna è stato orchestrato e gestito da Villa e Cioni: un ottimo lavoro
Dario buongiorno, ripartiamo dall’Australia. Ci sono state due giornate irresistibili e due un po’ meno.

Il mondiale è andato di traverso. Alla fine i fatti hanno confermato che si è trattato di una giornata storta. Il quartetto invece l’hanno perso con un bel tempo, quello non è stato una giornataccia. Hanno trovato una Gran Bretagna tosta e anche la Danimarca. Ed è servito per capire che in vista delle Olimpiadi ci sarà da lavorare.

Credi che il recupero fra l’Ora e i quartetti sia stato sufficiente?

Era il tempo che c’era, non si poteva spostare il mondiale. Di fatto, il giorno dopo Grenchen hanno viaggiato sui furgoni, quindi magari un giorno in più avrebbe fatto comodo. Però bisogna anche guardare il cronometro.

Cioè?

Se il quartetto avesse fatto 3’50” allora si sarebbe potuto parlare di delusione, ma hanno fatto 3’46″033 che resta una delle migliori prestazioni di sempre. Gli altri hanno fatto 3’45″829, parliamo di 20 centesimi.

Dopo le prove di fine stagione, è evidente che nella crono australiana, Ganna pagò un giorno storto
Dopo le prove di fine stagione, è evidente che nella crono australiana, Ganna pagò un giorno storto
E’ possibile che il quartetto sia stato un utile passaggio dopo l’Ora, verso l’inseguimento individuale?

Pippo teneva a fare bene il quartetto, l’individuale nemmeno sapeva se lo avrebbe fatto. Però rispetto al quartetto, quello individuale l’ha fatto con un rapporto più lungo con cui magari s’è trovato meglio. Sono scelte però che si fanno anche per le velocità che aumentano.

In effetti ci sarebbe stato da aspettarsi che anche Bigham dopo il quartetto facesse un bell’inseguimento…

Invece non ha tenuto, mentre Pippo e anche Milan sono cresciuti di prova in prova e quella è la differenza fra chi ha il fondo della strada e il pistard. Pippo è uno dei pochi che in finale fa il tempo migliore che in qualifica. Ai campionati britannici, Bigham aveva fatto 4’06, comunque un bel tempo. Solo che per farlo a ripetizione c’è bisogno di un’altra base. E alla fine ha preso il bronzo con 4’09”.

Si può dire che abbiate avuto tempi un po’ stretti?

Strettissimi, tanto che rispetto a prima del mondiale, il programma è stato cambiato. Nell’ultima settimana, siamo andati dritti. Avessimo seguito i piani, saremmo dovuti andare altre due volte a Grenchen e fare una prova sull’ora, che ci avrebbe fatto capire la distanza cui potevamo arrivare nel vero tentativo. Invece abbiamo fatto una sola prova di 35 minuti il lunedì prima.

Nelle varie fasi del quartetto, Ganna è sempre andato in crescendo. Qui nel 1° round contro la Francia
Nelle varie fasi del quartetto, Ganna è sempre andato in crescendo. Qui nel 1° round contro la Francia
Il test sull’ora avrebbe permesso di gestire diversamente il tentativo vero e proprio?

Lo avremmo gestito meglio. Avremmo fatto la prova sulla distanza di Boardman, capendo se e come puntare ai 57 chilometri. L’idea di partenza è sempre stata il record assoluto. Con Pippo sapevamo di poter battere i 56,375 di Boardman, ma non gli abbiamo mai creato pressione. Sappiamo che si conosce alla perfezione. Con Bigham la parte mentale era secondaria, perché aveva tutti i riferimenti. Invece per Pippo, anche se non in maniera… artistica, la testa è il vero punto di forza.

Quindi avere una tabella troppo rigida sarebbe stato controproducente?

Esatto. A Ganna non vanno messi limiti, l’ho capito nelle crono del Giro che ha vinto. Non bisogna limitare il suo orizzonte e per questo a Grenchen aveva le famose tre tabelle, i tre scenari che avrebbe scelto lui. Una situazione in cui si sentisse padrone.

A Grenchen un’Ora stellare, forse limitata dal poco tempo per la preparazione
A Grenchen un’Ora stellare, forse limitata dal poco tempo per la preparazione
E allora quel voler accelerare prima del tempo è stata la mente che ha provato a stupire oltre ogni limite?

Credo che abbia dato quella brusca accelerazione per far capire che andava per i 57. Il calo degli ultimi 10 minuti è stato più per un fatto di poco comfort sulla sella, che si è riflesso sulla prestazione.

Puoi anche non rispondere, ma questi problemi possono essere dipesi da un fondello non adeguato?

I fattori possono essere multipli. Su strada ad ogni curva fai un rilancio, ti alzi, ti muovi. Su pista sei… inchiodato alla sella. Per cui abbiamo provato nei giorni precedenti a fare un paio di manovre per rendere la situazione più confortevole, ma non è bastato. Avessimo fatto quel test sui 60 minuti, magari ce ne saremmo accorti prima.

Alla luce di tutto questo, verrebbe da dire: riprovateci presto…

Sapevamo che da questo tentativo di Pippo avremmo tutti imparato qualcosa. Rifarlo? O vai subito, perché sfrutti il materiale e quindi si parla di qualche mese. Oppure aspetti che ci provi qualcun altro, ricordando anche che fra un anno e mezzo ci sono le Olimpiadi.

Il richiamo di entusiasmo attorno a Ganna di questo ultimo mese è stato travolgente
Il richiamo di entusiasmo attorno a Ganna di questo ultimo mese è stato travolgente
Pensi che lo batteranno?

Prima o poi arriverà qualcuno, lo sviluppo tecnologico è continuo e di nuovi fenomeni in gruppo se ne vedono tanti. E’ un’utopia pensare di aver fatto il record eterno, la curiosità sarà vedere se qualcuno proverà presto convinto di poterlo battere o se passerà del tempo, perché hanno capito che sarà dura.

I 57 mancati di poco sono un rammarico?

No, siamo convinti di aver fatto un’impresa enorme, come conseguenza di un lavoro iniziato da lontano. Si è parlato tanto di Bigham, ma lui è arrivato solo alla fine. E la posizione in sella di Pippo è sempre rimasta la stessa. E’ stato il record di Ganna. Un record gigantesco.

Moro: il quartetto, le crono, Parigi e l’amicizia con Pippo

21.10.2022
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Lo avevamo lasciato ad aprile tra speranze e ipotesi di un futuro nel quartetto d’oro olimpico. A poco meno di una settimana dalla conclusione dei campionati del mondo di Saint Quentin en Yvelines, lo ritroviamo vice campione iridato insieme all’organico del “poker dei sogni”. Classe 2002, Manlio Moro, ha portato a termine una stagione che spazia tra vittorie su strada con la Zalf Euromobil Désirée Fior, medaglie su pista e tanta voglia di fare bene pensando al futuro. Sull’orizzonte vede arrivare il TGV che porta a Parigi 2024 e Marco Villa è pronto scrivere il suo nome sul biglietto. A sostenerlo, ci ha raccontato, un Pippo Ganna che lo ha preso sotto la sua ala protettrice, sintomo che in questo giovane cronomen il potenziale c’è e in questo 2022 qualcosa ci ha già fatto vedere.

L’argento conquistato ai dietro alla Gran Bretagna per soli due decimi. Moro è il primo da sinistra
L’argento conquistato ai dietro alla Gran Bretagna per soli due decimi. Moro è il primo da sinistra
Manlio, hai concluso la tua stagione?

Sì, ho staccato subito dopo il mondiale, ora mi godo un po’ di relax. Mi fermo due o tre settimane completamente poi riparto con palestra e bici. 

Parliamo del mondiale francese appena concluso. Che voto ti dai?

Non saprei proprio, preferisco che siano gli altri a giudicarmi. Credo di essermela cavata bene, essendo anche alla prima esperienza con il quartetto dei grandi. Di sicuro è un punto di partenza, adesso posso solo crescere. 

Com’è stato fare parte del quartetto oro olimpico?

Non è stato semplice, non tanto a livello fisico ma soprattutto a livello mentale perché comunque entrare a far parte di un quartetto con quattro campioni olimpici non è semplice. Soprattuto prima della qualifica, essendo per me l’esordio in gara con loro ero abbastanza teso. Comunque sono riusciti a tranquillizzarmi molto. Mi hanno fatto sempre sentire a mio agio fin dal primo momento. E’ stata un’esperienza indimenticabile. 

A livello fisico ti sei sentito subito all’altezza?

C’è stato un cambiamento evidente nella mia prestazione. Fino a qualche mese fa, facevo il quartetto under con dei tempi più alti. Non è semplice di sicuro, ma essendo la mia prima volta, credo di essermela cavata bene. Sento che ho ancora tanti secondi nelle gambe. Non che sia andata male questa esperienza ma posso migliorare ancora molto. 

Villa crede in Moro e gli ha dato la possibilità di essere protagonista nel quartetto del mondiale
Villa crede in Moro e gli ha dato la possibilità di essere protagonista nel quartetto del mondiale
Per il 2023 la pista farà parte fin da subito del tuo calendario?

Sì, sarà un calendario parallelo. Stiamo già cercando di programmare il prossimo anno. Di sicuro parteciperò agli europei under ed elite. Poi per il mondiale lo spero e si vedrà chi andrà più forte. 

Molti ti hanno già messo sul treno per Parigi 2024. Senti la pressione?

Quello è il mio obiettivo. Sono contento e ringrazio Marco Villa che mi ha dato fiducia e credo che se lavorerò potrò farcela. Ovvio che non c’è niente per scontato e bisognerà guadagnarselo quel posto ma so che se mi metto d’impegno e lavoro posso arrivare in alto. 

Anche su strada hai disputato un’ottima stagione, qual’è il tuo bilancio?

Positivo. Ho corso la maggior parte di inizio stagione su strada poi nella seconda metà con europei e mondiali mi sono dedicato di più alla pista. Nella prima parte posso ritenermi comunque soddisfatto perché ho fatto le mie quattro vittorie e sono contento. Diciamo che è stata una stagione rivolta a trovare gli equilibri senza sbilanciarsi troppo. 

La vittoria a inizio stagione alla Due Giorni Alessandro Boris con un’azione da lontano
La vittoria a inizio stagione alla Due Giorni Alessandro Boris con un’azione da lontano
A inizio anno ci hai dichiarato che anche le crono erano un tuo obiettivo…

Quest’anno ne ho fatte due, una l’ho vinta e dall’italiano sono uscito un po’ deluso perché non stavo benissimo. Sono partito che ero stanco e fiacco. Infatti una volta arrivato a casa ho scoperto di avere il Covid. Non voglio prenderla come scusa però di sicuro non mi ha aiutato.  L’avevo preparato molto bene perché ero andato in altura con Pippo Ganna, e ci siamo allenati insieme. Purtroppo sono riuscito solo a fare quarto. Diciamo che non sono riuscito a dare il meglio di me.  

Anche le cronometro avranno uno spazio importante nel programma 2023?

Sì, saranno un obiettivo e faranno parte del calendario, anche per qualche rivincita personale.

Hai detto di esserti allenato con Ganna, siete amici?

Sì, con lui ho solo da imparare. Mi ha sempre aiutato, dato consigli e lui crede veramente in me. Sono contento perché mi supporta e mi corregge se vede qualcosa che non va, anche perché ha un’esperienza tale che può dire tutto. Mi sto trovando molto bene. Su questo è davvero una persona fantastica. 

Manlio Moro e Marco Villa ai mondiali di Roubaix un anno fa
Manlio Moro e Marco Villa ai mondiali di Roubaix un anno fa
Quando vi siete conosciuti?

L’anno scorso, da quando abbiamo iniziato ad allenarci insieme in pista a Montichiari. Non da molto in realtà, ma ci siamo trovati fin da subito. E’ sempre stato il mio idolo. Cerco di imparare da lui e averlo lì che ti dà consigli è un’emozione assurda. 

Visto che è un tuo idolo, facci un commento sui suoi due record…

Non ho parole. Rimarrà nella storia di sicuro. Ho avuto la fortuna di essere presente per entrambi i record ed è stata una cosa pazzesca. Ero sugli spalti e sarei voluto saltare giù in pista. Un’emozione assurda, da brividi. 

Eri anche tu tra i motivatori di Pippo alla mattina della finale dell’inseguimento individuale?

Sì, alla mattina non voleva partire. Siamo andati da Lombardi e con i compagni siamo andati su a cercare di convincerlo e per fortuna ci ha ascoltato. 

A tu per tu con Cancellara: l’Ora, i giovani, il nuovo team

19.10.2022
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Tra gli ospiti di Filippo Pozzato agli eventi di Ride the Dreamland, c’era anche Fabian Cancellara (in apertura con Froidevaux, vincitore della Serenissima Gravel). La locomotiva di Berna torna in campo al fianco dei giovani. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato la filosofia della Tudor Pro Cycling, la formazione svizzera che nel 2023 farà il suo ingresso nelle squadre di categoria professional.

Cancellara e Pozzato sono stati le due colonne della Mapei giovani e sono poi diventati rivali
Cancellara e Pozzato sono stati le due colonne della Mapei giovani e sono poi diventati rivali
Fabian ci troviamo ad una settimana dall’impresa di Ganna, che ha conquistato il record dell’Ora. Nella tua carriera spesso hai detto di volerci provare, ma non l’hai mai fatto.

Ho seguito la prova in tv. E’ stato un bel record, molto bello da vedere. Rispetto a quando avevo iniziato a pensarci io, è un po’ diverso, in quegli anni era molto diverso. Non si sapeva nemmeno quale fosse il tempo ufficiale e quali record si dovevano considerare e quali no. Anche i materiali oggi sono molto più complessi. Quella volta attorno al record dell’Ora si era creata una vera e propria bolla, così ho preferito concentrarmi sulle cose in cui sapevo di poter fare bene.

Agli eventi di Ride the Dreamland non sei solo l’ex ciclista professionista, ma sei anche il proprietario di Tudor Pro Cycling.

Sì, ci tengo a specificare che non sono team manager o allenatore, ma sono appunto il proprietario, perché cambia molto il ruolo che ricopro. Personalmente credo che il ruolo che rivesto in Tudor Pro Cycling sia giusto, considerando anche la mia motivazione per il progetto. 

Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
Cancellara ha chiuso la carriera con l’oro della crono a Rio: il record dell’Ora è stato a lungo alla sua portata
Raccontaci qualcosa di più su Tudor Pro Cycling.

La squadra prima si chiamava Swiss Racing Academy. Era arrivata a contare 16 giovani corridori e ad essere vicina alla sua chiusura. Non volevo che il loro sogno svanisse e così sono entrato nel team diventando un po’ il padrino, più che proprietario o presidente. Con l’aiuto del CEO della mia società abbiamo cercato fornitori di varie aziende che potessero aiutarci con la squadra e abbiamo poi proseguito a fianco del team. Il passo successivo è il salto da squadra continental a pro team nel 2023.

Cos’altro puoi dirci?

Le cose più importanti del team sono il fatto che la squadra sarà svizzera, che però, attenzione, non vuol dire che sarà chiusa agli atleti non svizzeri. Sarà svizzero il modo in cui lavoriamo, il metodo che impiegheremo. Secondo punto centrale della Tudor Pro Cycling è il lato umano, che a mio avviso è fondamentale. L’atleta alla fine è una persona, è umano come tutti. Terzo punto focale, la performance, cioè il risultato finale, la vittoria, che è sicuramente importante per la squadra. Quello che ci tengo a sottolineare è che non è importante il nome dell’atleta che abbiamo o la vittoria che conquistiamo: è come facciamo le cose che dev’essere motivo di attenzione

Lorenzo Rinaldi ha debuttato quest’anno fra gli U23 con la Swiss Racing Academy. Da junior correva nella Vigor Cycling Team
Lorenzo Rinaldi ha debuttato quest’anno fra gli U23 con la Swiss Racing Academy. Da junior correva nella Vigor Cycling Team

Proprietario, non manager

Fabian parla della squadra con molta passione, e continua: «Il bello del team – dice – è che al suo interno, nonostante i ruoli differenti, siamo tutti uguali. E tutti allo stesso modo devono parlare e contribuire così alla crescita del gruppo. Quando abbiamo annunciato la squadra, molti sono venuti direttamente da me a chiedere di entrare a far parte della Tudor Pro Cycling, ma questo non dipende da me. Ed è per questo che ho deciso di prendere un po’ le distanze…

«Mi sembra più corretto che siano i membri dello staff a prendere questo tipo di decisioni, dato che sono loro in contatto giorno e notte con gli atleti. Credo che la Tudor Pro Cycling stia crescendo in una maniera diversa rispetto a quello che succede in tutte le altre squadre, specialmente sulla mentalità». 

Classe 1998, Froidevaux passerà dalla continental a una professional
Classe 1998, Froidevaux passerà dalla continental a una professional

L’uomo al centro

Nella chiacchierata che facciamo con Fabian, quello che molto spesso ritorna nei discorsi è la centralità “dell’umano”, la volontà, e la necessità, di considerare gli atleti come persone da accompagnare nella crescita

«Stiamo lavorando molto, come ho detto, sull’aspetto umano – spiega – perché penso che nel ciclismo di oggi venga un po’ dimenticato. Tutto è diventato più materiale, gli atleti spesso sono considerati oggetti. Molti giovani vengono frettolosamente definiti inadatti, ma forse hanno ricevuto un trattamento che non gli ha permesso di esprimere il meglio di loro stessi. Sentiamo una grande responsabilità nell’accompagnare nella crescita anche chi non passerà al professionismo. Dobbiamo accettare che non tutti sono Evenepoel o Ayuso, che c’è anche chi ha bisogno di più anni e chi semplicemente non passerà professionista. Non vogliamo che i giovani crescano troppo presto, perché si vede quando c’è una mancanza. E nel mondo professionistico poi, tra contratti, stipendi e aspettative, la pressione si fa sentire. La bici è una cosa, ma la vita è un’altra ed è più importante». 

Cancellara ha 41 anni, è nato alle porte di Berna e ha origini lucane. E’ stato pro’ dal 2001 al 2016
Cancellara ha 41 anni, è nato alle porte di Berna e ha origini lucane. E’ stato pro’ dal 2001 al 2016

Crescere con calma

La squadra rimane un punto cardine in Svizzera, come spiega Cancellara. «Lavoriamo molto bene anche con la nazionale svizzera – dice – come credo sia anche giusto. Ci aiutiamo a vicenda, perché il ciclismo è un grande insieme e così lo consideriamo noi. Dobbiamo avere la pazienza di crescere con calma e di fare le cose a modo nostro. Per il momento siamo molto contenti di come le cose stiano andando. 

La squadra, così come l’azienda Tudor, ha un hashtag interessante, “Born to dare” cioè “nati per osare”. In cosa osate?

“Dare” come “daring”, l’essere audace, che per noi è un po’ la filosofia della squadra. Siamo contenti della grande azienda che abbiamo al nostro fianco, un’azienda che entrando nel ciclismo, entra in un bel mondo. Credo sia importante stimolare le aziende a scommettere sul ciclismo.

Ecco Robin Froidevaux, è campione nazionale svizzero su strada e ha vinto la Serenissima Gravel
Ecco Robin Froidevaux, è campione svizzero su strada e ha vinto la Serenissima Gravel
Per voi alla Serenissima Gravel è arrivata una vittoria importante con Robin Froidevaux. 

Sì, siamo contenti della vittoria, anche se Robin non indossava la maglia di campione svizzero. Siamo soddisfatti perché è una vittoria meritata, considerando anche i campioni con cui ha dovuto lottare. Di fatto siamo ancora una Continental, molti pensano che siamo una squadra perfetta, già pronta, quando in realtà partiamo da zero, non abbiamo ancora i pullman per esempio. Abbiamo buoni materiali e ottimi fornitori, ma non vuol dire che siamo pronti al 100%. 

Il Cancellara con cui parliamo è un Fabian soddisfatto e contento del progetto che sta accompagnando. Lo ripete più volte: «Ci vorrà pazienza, le cose vanno fatte bene» e una filosofia così non può che essere vincente. Con la Veneto Classic si è conclusa la stagione dei ragazzi della Tudor Pro Cycling che hanno già uno sguardo sul 2023, nella speranza di poter dare grande spettacolo. 

EDITORIALE / Il ciclismo torni luogo del rispetto

17.10.2022
5 min
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Due anni sono lunghi 6.365 articoli. Oggi bici.PRO spegne la seconda candelina e lo fa alla fine di una stagione di ciclismo impreziosita dai ragazzi della pista e le loro medaglie. Il team azzurro capitanato da Marco Villa, che ha raccolto attorno a sé una serie di ottime professionalità, ha cambiato decisamente passo, al punto che il tecnico azzurro ha storto leggermente il naso per il secondo posto del quartetto, che in 14 mesi ha portato a casa l’oro olimpico, un oro e un argento mondiale. Siamo tornati a casa da Parigi con 4 ori e 3 argenti.

L’insoddisfazione dei numeri uno è parte della loro forza, la benzina che li spinge ad andare avanti. Ma proprio mentre abbiamo ammirato l’insaziabilità dei nostri campioni, abbiamo nuovamente toccato con mano la deriva di certi tifosi, pronti a osannare e poco dopo a massacrare sui social i campioni che li hanno probabilmente delusi. La stessa esperienza che, con l’aggiunta delle connotazioni razziste e uscendo dall’ambito del ciclismo, ha vissuto Paola Egonu: divinità del volley femminile finché ci ha trascinato alla vittoria, bersaglio di osservazioni becere quando l’altra sera non c’è riuscita.

Villa ha saputo raccogliere attorno a sé un grande pool di tecnici che hanno rilanciato con lui il ciclismo su pista
Villa ha saputo raccogliere attorno a sé un grande pool di tecnici che hanno rilanciato con lui il ciclismo su pista

Ganna su e giù

I social hanno aperto il recinto e la mandria s’è messa a correre. Si può fingere di non aver letto, si può anche non leggere. Il guaio è che c’è sempre qualcuno che riferisce e lo fa spesso senza leggere, limitandosi al titolo social dell’articolo. In questo modo il commento del fanatico di turno, che a sua volta non ha letto nulla ma ha una gran voglia di affermare il suo ego, assume la stessa valenza dell’articolo ragionato e il sistema va in tilt.

Subito dopo il record dell’Ora, Ganna si è puntato le dita al petto e nelle dichiarazioni a caldo e poi sui social ha parlato chiaramente del gusto di tappare la bocca a chi lo aveva dato per finito e voleva che chiudesse anzitempo la stagione.

Il record chiaramente lo ha riportato ai vertici della popolarità, l’argento nel quartetto invece ha rimescolato le carte. Qualcuno lo ha dato nuovamente per finito. Sono state criticate le scelte tecniche. E si è buttato nel mezzo il fatto, assolutamente fuori luogo, che durante la stagione non abbia vinto delle classiche. Badate bene: critiche distruttive dopo il secondo posto nel campionato del mondo. Se l’argento viene vissuto come un fallimento, forse c’è qualcosa che non va alla base.

L’atleta che si mette in gioco, pur forte fisicamente, vive fragili equilibri che richiedono grande rispetto
L’atleta che si mette in gioco, pur forte fisicamente, vive fragili equilibri che richiedono grande rispetto

La dignità degli sconfitti

Giorni fa, Andrea Agnelli si è scusato per la sconfitta della Juventus a Tel Aviv. Forse sfugge che la sconfitta fa parte del gioco e serve uno che perde affinché l’altro possa vincere. E’ di solito una ruota che gira, ma siccome si valutano gli atleti sulla base dei loro stipendi, se guadagni tanto, non ti è concesso di essere umano e perdere. Pertanto, allo stesso modo in cui schiere di esperti ci spiegano ogni giorno che i disordini nelle curve degli stadi derivano anche da difficoltà sociali che trovano a questo modo la valvola di sfogo, allora forse c’è da pensare che i social siano le curve del ciclismo.

Perciò, ottenuto il record dei record a Grenchen, Ganna è tornato sul patibolo per l’argento del quartetto e appena il giorno dopo è ridiventato gigante con l’inseguimento individuale e il relativo record del mondo.

Il mondiale delle azzurre nel quartetto è il chiaro segno che il processo va avanti
Il mondiale delle azzurre nel quartetto è il chiaro segno che il processo va avanti

Il pubblico del ciclismo

Il pubblico del ciclismo è un’altra cosa. Ci sono stati tifosi che hanno voluto più bene a Gianni Bugno per le sue sconfitte che per le sue vittorie. C’è gente che ancora oggi porta sulle salite striscioni inneggianti a Pantani. Non si era mai vista una tale mole di odio, che probabilmente deriva dall’approccio che altri media hanno col ciclismo.

Se scrivi i tuoi articoli con lo stesso passo dello scandalismo miope del calcio, se distorci le dichiarazioni degli atleti e le pieghi alla tua voglia di fare baccano, ci sta che il pubblico ti segua su quel terreno che parla alla pancia e non al cuore o al cervello. I clic contano, però mai quanto la possibilità di guardare negli occhi la gente il giorno dopo.

Il pubblico del ciclismo rispetta gli atleti, quello delle tastiere spesso sulle strade non ci va nemmeno
Il pubblico del ciclismo rispetta gli atleti, quello delle tastiere spesso sulle strade non ci va nemmeno

La nostra storia

Ebbene, 6.365 articoli dopo, noi di bici.PRO rivendichiamo con orgoglio la consapevolezza di non averlo mai fatto. Siamo partiti per parlare di ciclismo e approfondirlo per quello che eravamo, siamo e saremo capaci di fare. Un piccolo nucleo di gente che ci ha creduto, come pochi e sognatori erano i ragazzi attorno a Villa e Viviani all’inizio della loro avventura in pista. Siamo cresciuti. Sono arrivate forze nuove e ottime competenze. E per tutti la regola è quella del rispetto. Noi siamo dalla parte dei corridori. Però li invitiamo a leggere. Meglio discutere per un’idea, che per qualcosa riferito da altri con troppa fretta. Solo così le vere differenze verranno a galla. E tanti auguri a noi.

Finale per due, ma l’oro e il record sono di Ganna

15.10.2022
6 min
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Maglia iridata e record del mondo: Ganna non si tocca e a distanza di neanche una settimana centra un altro record del mondo. Dopo l’Ora con 56,792 chilometri, ecco i 3’59”636 alla media di 60,091 sui 4.000 metri. Entrambi a livello del mare.

A Milan è bastato rendersi conto che Pippo avrebbe usato la bici dell’Ora, per capire di avere una sola tattica a disposizione. Partire a tutta e approfittare dell’avvio lentissimo della Bolide F HR del compagno/rivale. Lui a Grenchen c’era e aveva visto di quale progressione fosse stato capace Ganna una volta lanciata la bici: l’unica soluzione era avvantaggiarsi e sperare di mantenere il margine. Anche se i 3 secondi che li dividevano dopo la semifinale del mattino erano probabilmente l’annuncio di un ostacolo troppo alto da saltare. Con gli sguardi da hooligans della curva, gli azzurri al centro della pista facevano il tifo per il piemontese, avendone intuito il momento difficile.

Il giorno duro di Ganna

Infatti Ganna stamattina non voleva neanche partire. Lo ha raccontato lui per primo dopo la vittoria ai microfoni dei cronisti accorsi per sentirne le parole.

«Oggi – racconta – è stata una delle giornate più intense che ho vissuto finora. Stamattina intorno alle 10,30 non volevo partire. Volevo finire la stagione, andare in vacanza. Poi sono arrivati i miei compagni, quelli erano a bordo pista a incitarmi, a dirmi che avrei dovuto provarci. Devo dire grazie sia a loro che ci hanno creduto e hanno convinto anche me, sia al pubblico che era qua, veramente caloroso. Perché quando hanno capito che potevo farcela e che potevo batterlo anche loro mi hanno dato la grinta e il supporto per riuscire».

Ancora una volta, c’è stato Villa al suo angolo
Ancora una volta, c’è stato Villa al suo angolo

Partenza a razzo di Milan

Milan è stato in testa per i primi quattro giri, poi Ganna ha iniziato ad abbassare i suoi tempi. Nel velodromo svizzero aveva raccontato che la bici è pesante in avvio, ma quando si lancia sembra che voli. E così inesorabilmente il suo ritmo si è alzato e ben presto Milan è finito risucchiato.

«Stavo bene – racconta il friulano – non ho cambiato neanche il rapporto. Di solito lo chiedo più leggero se la gamba è affaticata avendo fatto ieri il quartetto e la gara del mattino. Mi sentivo bene e sono partito con un buon ritmo. Penso di essere stato con lui nei primi giri. Ho fatto una buona partenza. Poi lui a metà gara, a nove giri dalla fine mi ha superato e ha mantenuto un ritmo alto. Io ho cercato di inseguire, ma è andata così. Stamattina ho fatto il mio record personale, bene anche stasera, ma non è bastato».

Dopo la partenza complicata, Ganna ha lanciato la bici verso l’oro e il record del mondo
Dopo la partenza complicata, Ganna ha lanciato la bici verso l’oro e il record del mondo

L’arma in più di Ganna

Consonni affacciato dalla balaustra lo ha incoraggiato per tutto il tempo, chissà se avendo intuito la possibilità che Ganna battesse il record del mondo. E intanto Ganna macinava, limando metri e centesimi a ogni giro. Senza pensare che la preda dall’altra parte fosse un compagno, fiutandone l’odore e scoprendo i denti per azzannarlo.

«Sono partito con il classico riscaldamento – racconta il campione della Ineos Grenadiersho ascoltato musica un po’ pesante grazie al mio amico deejay Thomas. Poi sono salito in pista. La falsa partenza forse mi poteva destabilizzare di testa, però sono rimasto calmo, ho respirato e poi ho fatto la corsa che so fare. Quella bici à molto differente dalle altre. Speriamo solo che in due anni Pinarello trovi il modo di farla partire un po’ più facilmente. Nel primo giro è difficile da lanciare, è pesante, ma una volta partita è veramente un razzo. Gli ingegneri sono riusciti a fare veramente qualcosa di straordinario. In più, a giudicare dai tempi che ha fatto vedere, il velodromo si è dimostrato veloce».

Milan è stato interprete di una grande partenza
Milan è stato interprete di una grande partenza

Milan deluso

Milan nei confronti di Ganna ha un rispetto spropositato, essendo entrato giovanissimo nel quartetto di cui Pippo era già il leader. E anche se il suo apporto è stato decisivo per vincere le Olimpiadi, Jonathan sta spesso un passo indietro.

«Un po’ sono deluso – ammette – non posso dire di no. Ci tenevo a questo mondiale, volevo finire la stagione con una maglia iridata, però devo guardare il tutto, i giorni passati… Ho fatto il quartetto, ho fatto il mio record personale, sono contento. Magari Pippo lo immaginavo un po’ più stanco – sorride – ma erano le sensazioni, quello che senti durante la gara. Non abbiamo parlato più di tanto di come stessimo. Fra una gara e l’altra abbiamo pensato a recuperare, a mangiare e fare i massaggi». 

I complimenti di Ganna

E mentre Ganna si gode il riposo e le domande, l’anomalia di questo scontro azzurro viene affiorando lentamente, anche se è palese dalle sue parole che la gara è gara.

«L’obiettivo era vincere la medaglia – dice Ganna – se riuscivo a fare il record era meglio. E’ venuto un ottimo risultato individuale e di squadra, perché in pista non c’ero soltanto io, ma tutti i ragazzi che mi supportavano. E un avversario, Johnny, anche se prima della partenza ce lo siamo detti: “Gara fino alla fine e vince chi è il più forte”. Ho tantissimo rispetto per lui, è giovane e sono sicuro che in due anni sarà una delle pedine fondamentali per il quartetto. Siamo compagni di squadra e questo fa capire che siamo veramente a livelli altissimi. Spero di potergli trasmettere tutto il bello che posso, poi sta a lui accettarlo o meno. Sapevo che sarebbe andato molto forte e dovevo migliorarmi nel primo chilometro, dove lui è molto più forte di me. Di testa ero pronto a combattere, ma stasera credo che ci berremo qualche birretta insieme».

Ultima parola a Villa

La morale spetta al cittì Villa, al terzo oro in due giorni, dopo quelli di Martina Fidanza e del quartetto delle ragazze.

«Indimenticabile è la parola corretta – dice – sono felicissimo. Chiudiamo una settimana incredibile, iniziata con il record dell’Ora e finita con un altro record sui 4.000 metri. Sono contento per Pippo e dispiaciuto per Jonathan, che non dimentichiamo ha chiuso in 4.03”, a 22 anni. Il futuro è suo. E’ partito forte, non per nulla gli affidiamo anche le partenze nel quartetto, ma Pippo con l’esperienza ed il lavoro svolto negli anni ha saputo rimontare. Ricordo che per farlo ha dovuto battere il record del mondo».

Sobrero e il racconto di un sabato bestiale

13.10.2022
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Como-Grenchen-Torino. Il pazzo weekend di Matteo Sobrero si potrebbe sintetizzare così: dal ritiro al Giro di Lombardia dopo aver lavorato per la squadra, alla volata in Svizzera per vedere il “quasi cognato” Filippo Ganna conquistare il record e poi giù di nuovo verso il Piemonte per il raduno con la Bike Exchange in vista della stagione ventura. Oltre a svelarci gli aspetti più umani del marziano Top Ganna, Matteo ha raccontato come la cronometro continuerà a essere una costante per lui, ma non l’unica strada (in apertura durante quella vinta a Verona alla fine dell’ultimo Giro)

Sobrero è del 1997 ed è uno dei cronoman fissi della nazionale, ma non si definisce uno specialista
Sobrero è del 1997 ed è uno dei cronoman fissi della nazionale, ma non si definisce uno specialista
Ci racconti il tuo pazzo sabato 8 ottobre?

E’ stata una giornata piena, ma alla fine ne è valsa la pena. E’ stata una grande emozione perché sono riuscito ad arrivare al velodromo che mancava mezz’ora alla fine

E già il record si stava materializzando…

Esatto, mi sono goduto il meglio dell’Ora: è stato veramente pazzesco.

Da cronoman quale sei, ti ha stimolato? Hai mai pensato, magari un giorno ci provo anch’io?

No, so che ha fatto una prestazione che da battere sarà difficile. Solo con gli anni e lo sviluppo dei materiali sarà poi possibile superare questo record, come abbiamo visto con Wiggins e negli ultimi 10 anni, con l’aumento della velocità media dell’ora. Io non sono di certo uno che potrà mai pensarci: se penso al record dell’Ora, penso a Filippo Ganna. Lui era fatto per uno sforzo così.

Sobrero si è ritirato dal Lombardia al primo passaggio da Como per andare a Grenchen
Sobrero si è ritirato dal Lombardia al primo passaggio da Como per andare a Grenchen
Che cosa gli hai detto nel marasma dei festeggiamenti?

C’era tantissima gente e, quando sono riuscito a raggiungerlo, mi ha soltanto abbracciato e ringraziato di essere lì. Ci siamo capiti con uno sguardo.

Hai dovuto fare gli straordinari per arrivare in tempo?

Sono arrivato a fine stagione con le batterie un po’ scariche. Ho fatto parecchia fatica al Lombardia, sul Ghisallo mi sono staccato e ho visto che non sarei riuscito a finire la gara e così mi sono ritirato al passaggio a Como. Ho fatto la doccia, mi sono cambiato e sono partito il prima possibile per arrivare su a Grenchen.

Vigilia dei mondiali crono, Sobrero ricorda un Ganna taciturno e diverso dal solito. Qui Pippo con Bodnar
Vigilia dei mondiali crono, Sobrero ricorda un Ganna taciturno e diverso dal solito. Qui Pippo con Bodnar
Un record frutto anche dalla voglia di rivalsa dopo la delusione mondiale: te ne ha parlato in Australia?

Eravamo in camera insieme e ho vissuto con lui quei giorni lì. Per un atleta del suo livello, nonostante sia Filippo Ganna, penso sia difficile preparare due grandi appuntamenti come il record dell’Ora e il campionato del mondo con l’obiettivo di riconfermarsi per la terza volta di fila. Penso che con la squadra avessero un po’ l’obiettivo del record e hanno speso di più su quello come energie. Forse fare il mondiale prima del record è servito anche come test per capire che stavano sbagliando su alcune cose e gli ha permesso di affinare la preparazione. Ha rallentato un attimo prima del record e gli è servito.

Ti ha mai confidato le sue paure prima del mondiale?

Quelli che conoscono Pippo sanno che se ti dice che ha il mal di gambe o che non sta bene è perché va fortissimo. In Australia, invece, l’ho visto diverso, non diceva niente, era un po’ preoccupato. Lo vedevi che sentiva la pressione, ma non era al 100 per cento.

Visite mediche del Team Bike Exchange a Torino. La domenica sera all’indomani dell’Ora, è stata la volta di Sobrero
Visite mediche Bike Exchange a Torino. La domenica sera all’indomani dell’Ora, è stata la volta di Sobrero
E prima del record, l’hai sentito?

No, perché lo conosco e ha già tanti che gli scrivono. L’ultima volta che l’avevo visto era quando si era svegliato alle 2 di notte per andare in aeroporto dopo l’avventura australiana. Mi ha salutato ed è andato via, poi ci siamo sentiti soltanto via messaggio, ma non ho voluto mettergli più pressione oltre a quella che aveva già da tutto il mondo.

Lo sentivi più tranquillo dopo l’Australia?

Pur non sentendo lui direttamente, tramite Lombardi e altri, mi informavo. So che in quelle situazioni ha bisogno di isolarsi.

Quanto lui è stato importante nella tua crescita a cronometro, che ti ha portato persino a batterlo a un campionato italiano?

Lì era il percorso che mi si addiceva parecchio, però sono cresciuto ciclisticamente nella sua stessa scuola juniores con Marco Della Vedova: io ero primo anno, lui al secondo ed era già cronoman. Fare quell’anno lì accanto a lui mi ha fatto appassionare al mondo delle cronometro e da lì è cominciato il tutto. Gli chiedo sempre un po’ di consigli, mi confronto su nuove tecnologie e strategie.

L’entrata trionfante di Sobrero nell’Arena di Verona, dopo la vittoria dell’ultima tappa del Giro 2022
L’entrata trionfante di Sobrero nell’Arena di Verona, dopo la vittoria dell’ultima tappa del Giro 2022
Dunque, continuerai a curare questa disciplina?

Sì, quest’anno però mi ha dato ulteriore conferma che sono un cronoman, però per prove adatte a me, come può essere una crono in una corsa a tappe, ad esempio quella dello scorso Giro a Verona, non da specialista. Non sarò mai un corridore da crono del mondiale. Il prossimo anno, come volevo già quest’anno, voglio confermarmi di più nelle prove in linea.

Pinotti ti definisce un fuoriclasse delle crono: che ne pensi?

Anche quando non sono il favorito o se la crono è piatta, riesco sempre a salvarmi. Le gambe ci vogliono e ci vogliono watt, però la testa conta tantissimo.

Ganna e Sobrero nel 2015 al primo anno da U23 dopo un cammino parallelo fra gli juniores
Ganna e Sobrero nel 2015 al primo anno da U23 dopo un cammino parallelo fra gli juniores
Brent Copeland dice che hai margini di miglioramento importanti…

Il secondo obiettivo della stagione era il Giro di Polonia, centrato in parte, perché sono arrivato quarto nella generale, andando un po’ in calando nel finale, non stando tanto bene di salute. Questo è quello che voglio fare anche nel 2023.

Hai già cerchiato qualche corsa in rosso?

Ne stiamo parlando con i direttori sportivi, vedremo. Forse quest’anno sono stato penalizzato dall’infortunio al gomito, mentre l’anno prossimo vorrei cominciare a correre prima per trovare la condizione subito.

La corsa dei sogni?

Il Lombardia. Nonostante non ci sia mai arrivato nelle migliori condizioni, sognare non costa niente.

A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento con il Team Relay ed è stato 15° nella crono
A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento con il Team Relay ed è stato 15° nella crono
Lunedì prossimo verrà presentato il Giro d’Italia: si parla di tre prove contro il tempo per attirare Evenepoel, di cui una cronoscalata. Ti stuzzica?

La cronoscalata è un po’ un estremo così come dall’altra parte c’è la crono in pianura. Io mi colloco nel mezzo ed è quello il contesto in cui posso giocarmela di più. 

Al di fuori del ciclismo, ci racconti di cosa ti occupi?

Abbiamo venti ettari di terreno, principalmente vigneti, con cinque ettari di noccioleti. Produciamo vino in famiglia: se io e mia sorella continueremo l’attività, saremo la quarta generazione. E’ un grande peso, però se non avessi fatto il ciclista, sarei stato a casa portare avanti l’azienda. Un domani, quando smetterò, mi vedrete lì. 

Kask Bambino Pro Evo, il casco del record

13.10.2022
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Il record dell’Ora di Filippo Ganna è il frutto anche di un lavoro di squadra compiuto intorno all’atleta dallo staff del Team Ineos Grenadiers. Dietro a questo risultato storico c’è una serie di innovazioni tecniche che hanno visto investimenti e trovate tecnologiche degne di entrare di diritto nella storia della tecnica. Una su tutte la sua bici Bolide F HR stampata con tecnologia 3D. Tra i protagonisti c’è anche Kask con il casco Bambino Pro Evo e la nuova visiera Aero Pro. Accessori che hanno permesso a Top Ganna di ridurre ancor di più la resistenza aerodinamica durante il primato e assecondare la sua prestazione mostruosa.

Le prove a cronometro nel ciclismo, si sa, sono un concentrato di forza e tecnologia e quella andata in scena nel velodromo di Grenchen in Svizzera, ne è stata ancora una volta la dimostrazione. La forza ce l’ha messa Filippo Ganna che, con una prova magistrale è riuscito a battere il precedente record dell’Ora firmando a 56,792 chilometri il nuovo limite.

Tutto in 340 grammi

Il casco Bambino Pro Evo è lo stesso scelto da Ganna per le prove in pista, come gli stessi mondiali attualmente in corso. Si distingue per un design innovativo a coda lunga. Sei fori di aerazione nella parte frontale che offrono freschezza e comodità e un’imbottitura dello spessore di 5 millimetri che consente una dissipazione molto rapida dell’umidità, ideale per le gare più intense.

Peso di 340 grammi in taglia M, vede una forma della calotta studiata all’interno della Galleria del Vento del Politecnico di Milano. L’imbottitura vanta una costruzione a cella aperta 3D anallergica, rimovibile e lavabile così come il cinturino sottogola Faux Leather Chinstrap.

La livrea nera è stata dipinta del tricolore con linee che hanno accompagnato l’incredibile velocità di Filippo. Stefano Barzaghi è l’artista dei caschi dei campioni che ha disegnato l’estetica del casco con la bandiera italiana sfumata, ripresa anche sul lato posteriore del body Bioracer Katana.

La visiera 

Lo sviluppo della nuova visiera Aero Pro è partito da studi approfonditi di fluidodinamica computazionale, che hanno visto i tecnici Kask realizzare numerosi test in galleria del vento in collaborazione con il Team Ineos Grenadiers per poi consegnare il prodotto allo staff per le successive prove sul campo. 

La complessità del progetto di questa nuova visiera si è avuta nella combinazione del materiale impiegato, il policarbonato, che ha permesso l’adozione della forma desiderata dai tecnici, senza per questo inficiare la sua classe ottica. Il suo debutto lo abbiamo visto in occasione del Tour de France 2022.

Marginal gains

Sin dalla sua creazione nel 2010, il Team Ineos Grenadiers lavora sui cosiddetti “marginal gains” ovvero quei miglioramenti impercettibili che possono fare la differenza, e Kask, in questo processo di continuo miglioramento, ha dimostrato anche in occasione del Record dell’Ora di Filippo Ganna di essere un partner solido e determinante. 

Il record di Pippo Ganna è stato di 56,792 km
Il record di Pippo Ganna è stato di 56,792 km

«Nelle prove contro il tempo abbiamo un solo obiettivo: ridurre la resistenza all’aria degli atleti mentre pedalano – spiega Luca Viano, Product Director di Kask – e nel caso della nuova visiera Aero Pro il processo di sviluppo è iniziato nello scorso gennaio: dopo sei mesi di lavoro siamo stati in grado di offrire un prodotto che sentiamo possa essere un grande alleato per tutti gli atleti».

Kask

Oltre 300 ore di sviluppo per il body Bioracer del record

12.10.2022
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Il body indossato da Filippo Ganna per conquistare il record dell’Ora è l’AeroSuit di terza generazione di Bioracer, un abbigliamento specifico per le prove contro il tempo e per la pista, ultima evoluzione del progetto Speedwear Concept.

Bioracer è un riferimento da parecchi anni nell’ambito della ricerca e sviluppo collegate ai capi tecnici. L’azienda belga, il quartier generale ha sede in quella che viene chiamata la BikeValley, nei pressi di Beringen (qui ci sono anche Ridley e Lazer, solo per citare un paio di aziende) è stata una delle prime ad usufruire della galleria del vento per i capi dei corridori.

Una delle prime fasi prototipali del body
Una delle prime fasi prototipali del body

La prima nel World Tour

Da sempre Bioracer ha supportato principalmente i team nazionali. L’affiancamento ad un “club” WorldTour, in questo caso il Team Ineos-Grenadiers è una prima.

«Lo sviluppo del body di terza generazione – ci spiegano dall’azienda – è iniziato quando abbiamo firmato l’accordo con il team britannico, alla fine del 2021, ma il risultato è stato un lavoro di concerto con tutti gli altri partner di Ineos. Il body Bioracer AeroSuit è il risultato di un grande lavoro ed è la configurazione più performante».

Girocollo ribassato e tenuta elastica importante
Girocollo ribassato e tenuta elastica importante

Come è fatto

Il body è fatto su misura, non solo in base alle caratteristiche di Ganna, ma tiene conto della posizione che l’atleta assume una volta in bici. Ovviamente sulla bici utilizzata per il record dell’Ora. E’ stato utilizzato un tessuto elastico in quattro direzioni, soluzione sviluppata per supportare Ganna nel mantenimento della posizione per i 60 minuti. Nulla di scomodo: il comfort e una sorta di impercettibilità una volta indossato sono delle peculiarità del body, per permettere all’atleta di beneficiare di una buona dose di comodità durante lo sforzo estremo.

Il tessuto elastico con le quattro direzioni è costruito con un mix di filati e diverse trame, questo per ottimizzare l’impatto con lo spazio e migliorare l’aerodinamica. I test effettuati con i vari campioni di body hanno fatto emergere delle differenze che arrivavano anche al 70% in termini di efficienza.

Inoltre, sulla parte delle cosce, il Bioracer AeroSuit ha un’azione compressiva. Le cuciture tradizionali sono state sostituite da “cuciture definite a nastro”, per aumentare l’efficienza della penetrazione dello spazio.

Cucito sul corridore e sulla posizione in bici
Cucito sul corridore e sulla posizione in bici

Tre aziende a braccetto

Oltre 300 ore di sviluppo e tre aziende che hanno lavorato a braccetto per produrre un indumento così tecnologico. Il team Ineos-Grenadiers, Bioracer e la norvegese Nablaflow, quest’ultima un’azienda specializzata nelle simulazioni digitali aerodinamiche.

Tre wind tunnel utilizzati per la sovrapposizione dei dati: Trondheim, BikeValley e il Politecnico di Milano.

«La forza di questa triplice collaborazione – afferma Danny Segers, CEO di Bioracer – sta proprio in queste prove combinate. Durante questi test abbiamo portato i suggerimenti e le idee di tutti sia in galleria del vento che in pista. Abbiamo ottenuto dei risultati mai raggiunti fino ad ora. Abbiamo lavorato con dati riproducibili e siamo stati in grado di testare ancora più configurazioni nei centri di ricerca, arrivando a quello che ci piace definire il body aerodinamico definitivo».

Disponibile per tutti

E’ un capo tecnico molto particolare, sviluppato per dare a Ganna un’arma in più, ma è da considerare che questo body è disponibile per tutti. Il risultato è un indumento prestazionale, ma la tecnologia che si cela dietro ad “un capo da bici” è incredibile. Anche per questo, buona parte degli sviluppi che hanno preso forma grazie a questo body, saranno integrati in un generazione successiva di prodotti Bioracer.

Il record di Pinarello per dare a Ganna tre bici in tempo

11.10.2022
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Al centro della pista di Grenchen si è passati in un’ora dalla scaramanzia più cauta a ripetute esplosioni di soddisfazione. Così per tutti. Dai ragazzi della nazionale della pista a quelli del Team Ineos, passando per lo staff azzurro, in cui l’unico assente era per sfortuna Daniele Bennati, bloccato a letto dall’influenza. Forse però il più orgoglioso di tutti è parso Fausto Pinarello, l’artefice della Bolide F HR per l’Ora, tirata insieme in meno di quattro mesi sulle misure di Ganna. Parlandone alla vigilia, Pippo ne aveva commentato i 9 chili di peso, dicendo che Fausto vi avesse versato dentro troppo amore. E proprio con la sua battuta iniziamo il viaggio nell’Ora di Pinarello.

«Pesa perché innanzitutto usa una tecnologia nuova – spiega Pinarello – con un materiale nuovo. E’ fatta in Scalmalloy, una lega di Alluminio, Magnesio e Scandio ed è sicuramente più pesante di qualsiasi composito del mondo. Però per riuscire a fare queste forme, questi spessori, questi diametri, questi tubercoli (si chiamano così) non c’era altra soluzione. Magari in futuro proveremo a farlo in carbonio però questa volta non c’era neanche il tempo di fare i test. In questi quattro mesi, era l’unico sistema».

Pinarello ha raccontato la sua Bolide F HR come un motivo di vanto per l’azienda
Pinarello ha raccontato la sua Bolide F HR come un motivo di vanto per l’azienda
Una bici destinata a durare oppure un prototipo unico?

Potrebbe diventare la bici per il quartetto, però bisognerebbe alleggerirla un po’. Potrebbe andare bene per l’inseguimento individuale, però oggi era un po’ prematuro dire questa cosa. Di base è la stessa tecnologia che abbiamo usato già nel 2014, prima per il record di Bradley Wiggins, poi per le crono di tutti i ragazzi delle squadre. Solamente che loro avevano il manubrio in titanio, mentre questo è in alluminio.

La bici di Bigham ha aiutato nello sviluppo per Ganna?

E’ la stessa bici, sono stati modificati i cuscinetti, le sedi dei cuscinetti dello sterzo e l’asse del movimento centrale. Quella era abbastanza a buon punto. E devo ringraziare i ragazzi, perché hanno fatto un grande lavoro. Ci hanno messo tre mesi e mezzo, quattro, quindi pochissimo. Ne hanno fatte solo tre però (ride, ndr).

E’ la terza Pinarello per il record dell’Ora, la prima fu quella di Indurain, ma nel frattempo è cambiato il mondo…

Dall’Espada di Indurain sono passati quasi trent’anni. Io personalmente in quegli anni non sapevo cosa volesse dire aerodinamica e del composito avevo appena sentito parlare. E’ cambiata completamente la tecnologia. Adesso è molto più veloce, quasi facile. Questa bici stampata in 3D è stata fatta in lega, ma i nostri telai, qualsiasi telaio ora potremmo farlo stampato, perché così è facilissimo. E’ più veloce e ti permette di fare molto più lavoro. Ho sempre detto che la mia politica e la mia filosofia è che a me non importa da che parte arrivi la tecnologia. Se americana o inglese, giapponese o australiana, perché sono stati gli australiani dell’Università di Adelaide ad aiutarci in questo progetto con i loro studi sui tubercoli e la famosa storia delle Megattere.

Pinarello ha costruito 3 esemplari della Bolide per l’Ora, qui nelle mani di Carini. Accanto Roberto Amadio
Pinarello ha costruito 3 esemplari della Bolide per l’Ora, qui nelle mani di Carini. Accanto Roberto Amadio
Che cosa significa per voi aver prodotto questa bici?

Innanzitutto è il consolidamento del marchio, che praticamente ci dovrebbe permettere di rimanere lì. Un marchio di biciclette veloci: ecco quello che è sempre piaciuto a me e quello che sto cercando di tramandare a tutto lo staff. Dai ragazzi agli ingegneri, il marketing, la produzione stessa e tutti quelli che stanno arrivando. Chiaro che se il motore è Filippo, con lui è molto più facile. Tra l’altro giochiamo in casa con un italiano, per me personalmente è un orgoglio. Ho sempre avuto questa mentalità di fare bici veloci, poi con un team come Ineos…

Cosa cambia?

Trent’anni fa c’era Miguel (Indurain, ndr), c’era la Banesto e noi che costruivamo la bici, qui è tutto elevato all’ennesima potenza. Noi siamo cresciuti con il team Sky, adesso Ineos. Ci hanno aiutato molto, quindi benvenga la collaborazione e non finisce qui. Perché fra poco ci saranno altre news. C’è Filippo. Ci sono corridori per le corse a tappe. Parliamo di ciclocross e non solo, faremo molte cose… 

La Pinarello per l’Ora è stata realizzata con una lega di Alluminio, Scandio e Magnesio
La Pinarello per l’Ora è stata realizzata con una lega di Alluminio, Scandio e Magnesio

Nuove misure

In pista c’era anche Michael Rogers, per interesse e per rappresentare l’UCI, dato che il presidente Lappartient nel weekend si è dedicato al Lombardia e al mondiale gravel. E così fra una cosa e l’altra, l’australiano ha spiegato che dal prossimo anno cambieranno le misure della distanza fra punta sella e manubrio: non più due standard come ora, bensì tre. Con diverse possibilità di altezza per le protesi da crono. Come dire che Ganna dal primo gennaio avrebbe potuto avere misure diverse. E quando le bici le stampi su misura, non basta fare una regolazione, ma va rifatto (ad esempio) il manubrio. Ha ragione Pinarello, probabilmente per certi aspetti siamo appena agli inizi.

L’altra sera a Grenchen anche “il Principe” era commosso. Uno storico marchio italiano. Un atleta che più italiano non si può. Scherzando gli abbiamo detto che la perfezione sarebbe stata aver fatto il record a Spresiano. Ma a quel punto anche Fausto ha allargato le braccia. Chissà che in futuro Ganna non possa tornare a sfidare la sua misura in una pista anch’essa italiana…