Mediterraneo in Rosa, si pensa di crescere ancora

26.04.2024
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Oltre le aspettative. A cinque giorni di distanza dalla sua conclusione, ancora si parla del Giro del Mediterraneo in Rosa, la corsa a tappe femminile che ha anticipato il Gran Premio Liberazione. Cinque tappe fra Campania e Puglia dove, rispetto allo scorso anno, è emersa una notevole crescita generale e non sono mancati spunti tecnici interessanti.

Il primo è legato sicuramente a Lara Gillespie, la campionessa nazionale irlandese che ha fatto il vuoto nella seconda tappa chiudendo di fatto subito la lotta per la vittoria finale, prendendosi però anche la soddisfazione di vincere la frazione successiva con il simbolo del primato indosso. Il secondo investe Federica Venturelli (in apertura nella foto Ossola) protagonista assoluta con due vittorie di tappa facendo praticamente da scudiera alla Gillespie e realizzando la doppietta del team devo Uae, mentre il terzo posto è andato a una sempre più convincente Giada Borghesi.

Federica Venturelli con il patron della corsa Francesco Vitiello, già al lavoro per l’edizione del 2025 (foto Ossola)
Federica Venturelli con il patron della corsa Francesco Vitiello, già al lavoro per l’edizione del 2025 (foto Ossola)

Francesco Vitiello, l’organizzatore, è già proiettato verso il prossimo anno, sulla base dei riscontri ricevuti: «Abbiamo avuto attestazioni di stima un po’ dappertutto – dice – ma quel che ci rincuora di più è la relazione finale dei giudici Uci. Mi hanno detto che sono rimasti stupefatti dal livello di organizzazione, di sicurezza, di pulizia delle strade e questo è un dato importante. Come avevamo anticipato è nostra intenzione salire di grado il prossimo anno per avere più squadre al via, soprattutto straniere e soprattutto legate al mondo del WorldTour».

C’è stata attenzione anche dall’estero?

Sì, me l’ha confermato anche Alessandra Cappellotto che ha seguito le prime due tappe come delegata Uci e che mi ha detto di aver visto cose surreali per una prova italiana. Una qualità inedita con tanto personale sulle strade e tutto quel che serve per una gara che meriterebbe a suo dire una qualifica ben più alta. Tra l’altro la corsa ha avuto grande risalto anche a prescindere dai risultati tecnici per la presenza di due ragazze afghane del WCC Team, la squadra voluta dall’Uci. C’era anche una troupe televisiva che è venuta apposta per loro.

Gillespie e Venturelli, per loro ben 4 vittorie e doppietta finale in classifica (foto Ossola)
Gillespie e Venturelli, per loro ben 4 vittorie e doppietta finale in classifica (foto Ossola)
Tra l’altro, l’aspetto organizzativo è stato reso ancora più complicato dal cattivo tempo…

Le prime due tappe, quelle in Campania sono state caratterizzate da pioggia intensa e questo ha dimostrato come fossimo pronti ad affrontare anche le condizioni più difficili. Abbiamo tenuto botta, ma d’altronde avevamo previsto anche le condizioni peggiori. Con noi c’erano ben 12 scorte tecniche della Stradale e altre 12 direttamente dell’organizzazione.

Dal punto di vista tecnico, il dominio assoluto della Uae non è stato uno svantaggio, considerando l’enorme divario tecnico fra loro e le altre?

Io sono abituato ad accettare sempre il responso della strada. La Uae ha vinto perché ha dimostrato di avere un’intelaiatura superiore, una preparazione tale da poter affrontare al meglio ogni tipologia di tappe. La corsa ha confermato i pronostici della vigilia, ma quando una squadra ha atlete di spessore si vede la differenza. Gillespie e Venturelli hanno corso con grande sapienza tattica.

Il team Uae Adq ha fatto la differenza, tenendo fede al suo ruolo di unica squadra WorldTour al via (foto Ossola)
Il team Uae Adq ha fatto la differenza, tenendo fede al suo ruolo di unica squadra WorldTour al via (foto Ossola)
Pensi che la presenza della Uae spingerà altri team WT a seguire le loro orme?

Ne sono sicuro perché tra squadre si parla e l’effetto passaparola sarà a nostro favore. Ho sentito un po’ i pareri dei vari team presenti ed erano tutti entusiasti: non solo per le gare, ma anche per tutto il contorno, a cominciare dalle scelte degli alberghi, dai tempi limitati di trasferimento e altro. Un aspetto spesso poco considerato sono anche i posti dove si è pedalato. E’ vero che l’agonismo prevale, la concentrazione è per la gara, ma c’è anche chi ha notato la bellezza dei paesaggi proposti, anche questo conta.

Quanto influisce quest’aspetto?

E’ fondante per noi, la gara deve essere un volano per far conoscere i territori, la cultura del posto. E’ chiaro che l’aspetto tecnico ha la prevalenza, ma anche quello spettacolare ha la sua importanza. A Torre del Greco, ad esempio, potevamo far passare le ragazze per la città ma abbiamo preferito privilegiare il lungomare sia per rendere più facile il passaggio della carovana, per permettere una gestione più semplice di tutti gli aspetti legati alla sicurezza, ma anche per far vedere un pezzo di territorio davvero eccezionale. Le atlete pensano sì a correre, ma so che guardano e notano.

Per Giada Borghesi vittoria nella prima tappa e podio finale. La sua crescita continua (foto Ossola)
Per Giada Borghesi vittoria nella prima tappa e podio finale. La sua crescita continua (foto Ossola)
Ci saranno altre regioni che si aggiungeranno?

Abbiamo già avuto richieste da Calabria e Abruzzo, senza contare che chi ha ospitato il Mediterraneo in Rosa in questa stagione vuole il nostro ritorno. I sindaci di Torre del Greco e Terzigno erano entusiasti, vogliono assolutamente rifarlo, ma non possiamo garantire nulla, è anche nostro dovere far girare la corsa attraverso luoghi sempre nuovi.

E fra questi ci sarà anche spazio per una cronometro?

Ci stiamo pensando, sarà un ulteriore gradino da salire. Serve un Comune che ospiti la corsa offrendo tutto quel che serve. Come detto non è un impegno facile, ma penso proprio che il prossimo anno ci sarà una cronoscalata per accrescere il livello tecnico della manifestazione.

Venturelli, dove eri sparita? «Debutto sfortunato, ma arrivo»

22.04.2024
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Lara Gillespie, irlandese del UAE Development Team ha vinto ieri a Barletta la terza tappa del Giro del Mediterraneo in Rosa, la seconda per lei. La corsa va avanti e si concluderà domani sul traguardo in salita di Motta Montecorvino, ma intanto ha già fatto segnare il ritorno di Federica Venturelli (foto Ossola in apertura). La ragazza di San Bassano, lo stesso paese in provincia di Cremona da cui viene Marta Cavalli, era sparita dai radar.

Corsa del debutto stagionale il primo aprile alla Ronde de Mouscron, chiusa con un ritiro. La seconda, due settimane dopo a Chambery, con un venticinquesimo posto. E poi finalmente in questi giorni il ritorno convincente in gruppo, con il terzo posto nella prima tappa a Terzigno, il secondo del giorno successivo a Torre del Greco e il quarto ieri, appunto a Barletta, su un percorso impegnativo per le sue caratteristiche.

Il debutto stagionale di Venturelli è avvenuto alla Ronde de Mouscron il primo aprile
Il debutto stagionale di Venturelli è avvenuto alla Ronde de Mouscron il primo aprile

Problemi alla schiena

Che fine aveva fatto Federica, che ricordiamo brilla per i titoli conquistati su strada, su pista e nel cross e che da quest’anno è passata fra le under 23 nel team degli Emirati?

«Ho avuto dei problemi alla schiena – spiega con la consueta gentilezza – e quindi ho dovuto ritardare parecchio l’inizio della mia stagione. Ho ripreso l’uno aprile a Mouscron, dove sono caduta a 50 metri dall’arrivo. In realtà è caduta una ragazza davanti a me e non ho potuto evitarla. Quindi prima gara abbastanza traumatica. Poi ho corso ancora a Chambery il 14 e anche lì ho avuto problemi meccanici. Ho dovuto cambiare due volte bici. Quindi le prime due gare della stagione sono state abbastanza sfortunate. Adesso invece, terza gara, direi che sta andando bene. Meglio delle prime due…».

E la schiena è a posto adesso?

Va meglio. Riesco ad allenarmi e a correre, quindi sicuramente meglio di prima. Sto continuando a lavorarci, a fare gli esercizi e per adesso va bene. Non è mai stato molto chiaro da cosa sia dipeso il problema, però l’importante è che si stia risolvendo.

Ovviamente questo ha rallentato la preparazione, adesso come va?

Ho dovuto ritardare all’inizio, diciamo, perché a febbraio ho potuto fare solamente allenamenti corti e comunque sempre tranquilli, senza fare lavori. Quindi ho ricominciato a tutti gli effetti a marzo e sono ancora nel pieno della preparazione e della crescita. Rispetto a tutte le altre, ho iniziato parecchio dopo. Era anche previsto che andassi alla Nations’ Cup su pista a Hong Kong, però sempre per il problema della schiena è saltato anche quello.

Come hai riorganizzata quindi la stagione?

Dopo il Giro del Mediterraneo in Rosa, sicuramente correrò il GP Liberazione a Roma. Invece per i prossimi mesi è tutto ancora in definizione. Può capitare a tutti di avere dei problemi fisici, l’importante è risolverli e ritornare competitivi nel minor tempo possibile. Ed è quello che sto cercando di fare.

Nella seconda tappa, in posa con Gillespie: prima e seconda (foto Ossola)
Nella seconda tappa, in posa con Gillespie: prima e seconda (foto Ossola)
Tanto male non va, visti i piazzamenti…

Le sensazioni sono buone. Le prime due tappe erano abbastanza adatte alle mie caratteristiche, perché erano mosse, però senza salite troppo lunghe o troppo pendenti, su cui le scalatrici potessero fare davvero la differenza . Sicuramente il mio non è un fisico da scalatrice e i prossimi giorni, in particolare gli ultimi due (oggi a Castelnuovo della Daunia e domani a Motta Montecorvino, ndr), mi metteranno molto alla prova. Vedremo come andrà su percorsi ancora più tosti, con più dislivello.

Che cosa ti sembra finora della corsa, che è appena nata?

L’organizzazione è molto buona. Anche la qualità delle strade, l’organizzazione del traffico, è tutto fatto con diligenza. Non abbiamo mai avuto problemi. E’ una bellissima gara, sia come percorsi che come organizzazione.

Il UAE Development Team sta dando la sua impronta al Giro del Mediterraneo in Rosa (foto Ossola)
Il UAE Development Team sta dando la sua impronta al Giro del Mediterraneo in Rosa (foto Ossola)
Quindi diciamo che sei su una buona strada del ritorno?

E’ la corsa giusta per tornare, bisogna cominciare dal giusto livello e poi crescere. Ho la fortuna di avere una squadra ottima. Le mie compagne sono sempre fantastiche, ci aiutiamo a vicenda, per chiunque ci sia da lavorare. Rientrare alle corse e trovare una squadra così è sempre una bella cosa. Per cui andiamo avanti. E semmai ci vediamo al Liberazione…

Nazionale a Hong Kong e Villa cerca nomi nuovi

12.03.2024
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Questo fine settimana torna la Nations Cup di ciclismo su pista in quel di Hong Kong e Marco Villa si è trovato a partire per l’Estremo Oriente con una nazionale ben più che rimaneggiata. Mancano pressoché tutti i big, ma il cittì azzurro non si preoccupa. Anzi questa trasferta può essere molto utile per capire chi ci sia dietro ai due quartetti titolari.

Il quartetto femminile azzurro oro agli Europei 2024. Viilla però guarda già al futuro
Il quartetto femminile azzurro oro agli Europei 2024. Viilla però guarda già al futuro

Prendendo spunto dalle convocazioni azzurre, Villa affronta un tema importante proprio perché messo un po’ da parte in vista dell’imminente scadenza olimpica: chi c’è dietro i titolari? E’ anche valutando questa prospettiva che il tecnico ha fatto le sue scelte.

«In campo maschile – spiega – porto gente già nel giro azzurro maggiore come Lamon, Scartezzini e Boscaro e con loro agiranno, per il quartetto ma anche nelle altre prove di endurance, Galli, Giaimi e Sierra. Fra le donne intorno all’esperta Zanardi ci sarà un manipolo di giovani con Crestanello, Fiorin, Pellegrini e Vitillo. Tutti questi nomi li considero parte del progetto, anche per Parigi. Se qualcuno o qualcuna mi dimostra di andare davvero forte può entrare anche nella formazione titolare, proprio come fece Milan a Tokyo dandoci quel qualcosa in più».

L’oro europeo nel quartetto juniores 2023. Salvoldi ha dato a Villa un manipolo di campioni in erba (foto Uec)
L’oro europeo nel quartetto juniores 2023. Salvoldi ha dato a Villa un manipolo di campioni in erba (foto Uec)
Molti di questi ragazzi sono al loro esordio nella categoria maggiore e anche nelle gare internazionali, alcuni non li avevi tu sotto mano. Che impressione ne hai tratto?

Erano sotto le direttive di Salvoldi e so come hanno lavorato. Poi negli allenamenti io c’ero, li vedevo, anche la scorsa stagione. So di che cosa sono capaci e so anche che seguono tutti quella direzione che ormai impera nel ciclismo moderno, quella della multidisciplina. Per me possono fare molto bene anche su strada.

In un quartetto quanto conta l’età?

Molto, ma io devo guardare all’esperienza e occasioni come queste sono oro. Un quartetto deve avere al suo interno il giusto mix, ma io il quartetto lo vivo tutti i giorni, lo intendo in maniera allargata. Non è un caso ad esempio se a Montichiari faccio allenare le ragazze dietro ai ragazzi. Bisogna entrare nei meccanismi, anche capire come aiutarsi a vicenda.

Sierra è l’esatta dimostrazione di come si possa emergere su pista come su strada
Sierra è l’esatta dimostrazione di come si possa emergere su pista come su strada
Anche perché ogni elemento devi inquadrarlo in funzione di un ruolo specifico…

Esatto. Se da una parte bisogna essere pronti a vestire un altro ruolo, è comunque necessario impossessarsi di un proprio compito, come un vestito su misura. Per farci capire, quattro Ganna non fanno un quartetto vincente all’Olimpiade. Io ho bisogno di avere gente intercambiabile: se Lamon non può fare il suo solito lancio, so che posso contare su Boscaro per lo stesso ruolo. Consonni come secondo vagone ha un Galli di riserva. Milan come terzo ha tante alternative come Scartezzini, Giaimi o Viviani e Ganna nel finale può essere sostituito dagli stessi Milan e Giaimi. Lo stesso principio vale per le donne, bisogna saper mettere gli innesti giusti al posto giusto.

Proprio a proposito delle ragazze, quante ne consideri?

Oltre a quelle titolari, ci sono quelle di Hong Kong, ma anche ragazze più giovani, come Zanzi e Grassi che sono ancora junior ma seguo con molta attenzione. Ragazze che attualmente non vanno come le altre, ma io spero che prendano quel ritmo. Hanno tempo per farlo, ma devono abituarsi il prima possibile.

Valentina Zanzi, uno dei nuovi talenti qui sul podio iridato juniores 2023 nella corsa a punti
Valentina Zanzi, uno dei nuovi talenti qui sul podio iridato juniores 2023 nella corsa a punti
Vedendo tutta questa gioventù chiamata in causa, la sensazione è che una parte di te sia già proiettata al dopo Parigi.

Non potrebbe essere altrimenti. Dopo l’Olimpiade ci metteremo al tavolo e ognuno dirà che cosa vorrà fare: se continuare e investire altri quattro anni in questa attività o dedicarsi completamente alla strada. Lo faremo in assoluta sincerità, senza pressioni. Dopo Tokyo fu così: parlammo in maniera schietta e i ragazzi olimpionici fecero un patto per arrivare a Parigi e difendere il titolo. Io garantii loro il massimo dell’impegno per portarli il più in alto possibile e quel patto non è mai stato infranto. Dopo Parigi affronteremo il discorso.

Parlavi prima di nuovi innesti dalle juniores. Il discorso vale anche per i maschi e più in generale, trovi numeri più risicati al femminile?

Partiamo dal primo tema. Ci sono già altri giovani che seguo, faccio due nomi: Grimod e Favero. Molto però dipende da che cosa chiedono i team, non tutti guardano di buon occhio alla doppia attività e io ho bisogno di gente che sia pronta a investire sulla pista senza remore e senza ostacoli esterni. Per il resto c’è materiale in entrambi i sessi e questo è confortante, poi è chiaro che il lavoro da fare per entrare nel team è lungo. Se da junior viaggi a 3’55”, quando passi di categoria ci sono titolari che vanno a 3’42”. E’ un bel salto, ma con il tempo e il lavoro si può fare.

Villa con la Venturelli. A dispetto dell’età si è dimostrata già matura per entrare nel quartetto titolare
Villa con la Venturelli. A dispetto dell’età si è dimostrata già matura per entrare nel quartetto titolare
Un discorso che vale anche al femminile?

Sicuramente, certo poi quando ti trovi un fenomeno come la Venturelli, primatista mondiale junior che già va alle velocità delle titolari allora è diverso, ma lì siamo di fronte a un fenomeno aiutato dal fisico, da quello che madre natura le ha dato. Io spero che la nuova infornata di juniores mi dia altro materiale, oltre i nomi che ho già fatto, considerando anche che c’è chi emerge prima e chi dopo. Ma è compito mio che non sfugga nulla, né per l’oggi né per il domani.

Pontoni: la Coppa di Viezzi è un trionfo di tutti

31.01.2024
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In queste ore Daniele Pontoni e il suo gruppo azzurro stanno prendendo le misure di un mondiale, quello che si svolgerà da venerdì a Tabor in Repubblica Ceca, dove la squadra azzurra parte con molte ambizioni, avendo di fatto scarse chance solo nelle due prove Elite (almeno a livello di podio, perché la Casasola ha tutte le carte in regola per un piazzamento di prestigio). Gli azzurri sono arrivati oggi sull’onda dell’entusiasmo scaturito dal trionfo di Stefano Viezzi in Coppa del Mondo, considerando che un azzurro vincitore di una challenge internazionale nel ciclocross mancava ormai dal secolo scorso.

Quella del friulano è stata una cavalcata lunga, difficile, a tratti sconfortante ma proprio per questo esaltante ed è singolare che il suo successo sia arrivato quasi in contemporanea con quello di Sinner dall’altro capo del mondo. Se il tennista altoatesino ora è sulla cima assoluta del mondo, Viezzi ci può arrivare, continuando su questa strada, ma sempre con le stimmate del vincente.

Pontoni e un selfie per festeggiare la vittoria e la conquista definitiva della maglia
Pontoni e un selfie per festeggiare la vittoria e la conquista definitiva della maglia

Daniele, al suo fianco per tutta l’avventura, riassapora attraverso il suo giovane pupillo ricordi della sua grande carriera, ma la sua mente è tutta proiettata verso l’attualità: «Quello di Stefano è stato un trionfo a lungo cercato, inseguito, voluto con tutte le forze. Insieme a lui abbiamo lavorato per molte settimane, è stato un vero successo di squadra con uno staff affiatato e l’importante contributo del team performance. Stefano però ci ha messo tanto di suo, nel modo di affrontare la stagione».

Questa Coppa è diventata un target per tutto il movimento…

Dopo la vittoria nelle prime due tappe non poteva essere altrimenti. A Dublino non era previsto che andassimo, ma la situazione di classifica imponeva la sua e quindi la nostra presenza. E’ stato un cammino difficile, nel quale abbiamo spesso dovuto apportare correttivi anche perché non abbiamo mai perso di vista altri obiettivi che potevano essere il campionato italiano e quello mondiale.

Viezzi ha vinto le tappe di Troyes, Dublino e Hoogerheide, più finora altre 7 gare (foto Ricardo Esteve)
Viezzi ha vinto le tappe di Troyes, Dublino e Hoogerheide, più finora altre 7 gare (foto Ricardo Esteve)
Una vittoria tecnica o di carattere?

Entrambe, sono due componenti fondamentali. Mi piace pensare in questo momento all’europeo dove solo la sfortuna l’ha privato di un podio meritatissimo. Una settimana dopo trionfava in Coppa, questo significa che dentro, Viezzi ha una straordinaria forza d’animo, quella dei campioni. So che Stefano con quella maglia non è per nulla appagato, anche i 10 giorni di ritiro che abbiamo effettuato in Spagna sono stati fatti pensando principalmente alla gara iridata di domenica.

Tu, dopo la tappa di Benidorm e il sorpasso di Sparfel, eri rimasto comunque ottimista sull’esito finale della challenge. Da che cosa derivava il tuo pensiero?

Conosco troppo bene Stefano, so quanta voglia ci mette ogni volta. Lì era stata la sfortuna a penalizzarci ed ero convinto che avrebbe tirato fuori una grande prestazione proprio come aveva fatto in Francia dopo la gara continentale. Sapeva che doveva fare una gara d’attacco, che doveva evitare di farsi imbrigliare dalla ragnatela francese con tanti compagni al fianco di Sparfel. Dopo il primo giro ha visto che si era formato un buco e ha insistito. Tatticamente ha compiuto una gara ineccepibile, rompendo gli schemi e non sbagliando nulla. Ma vorrei sottolineare che anche gli altri ragazzi hanno corso bene, lottando per la Top 10, mi spiace solo per l’infortunio di Serangeli costretto a chiudere anzitempo la stagione e per la brutta giornata di Agostinacchio.

Per il friulano il mondiale ha un sapore particolare, dopo la beffa del 4° posto europeo
Per il friulano il mondiale ha un sapore particolare, dopo la beffa del 4° posto europeo
Ora però Viezzi dovrà partire a Tabor con il ruolo di favorito. Tu che hai grande esperienza diretta al riguardo, come si gestisce tanta pressione?

Di questo non mi preoccupo, Stefano è un ragazzo di poche parole, che sa cosa vuole ed è molto attento a tutto, dai materiali alla tattica. Poi chiaramente ci confrontiamo e ci confronteremo fino agli ultimi minuti prima della partenza. La vittoria in Coppa dà forza, è sicuro, ma domenica, sulla linea di partenza, tutto verrà azzerato e questo vale per tutti, anche per lo stesso Van Der Poel nella gara elite. Chi corre lo sa bene…

Sparfel è lo spauracchio?

Magari fosse solo lui… Un po’ tutta la Francia è da tener d’occhio, ma anche il ceko Bazant: proprio per esperienza so che quando i corridori boemi gareggiano in casa danno il 200 per cento, hanno qualcosa in più, poi ci sono Solen e Mouris dell’Olanda, Van Den Boer del Belgio e non dimentichiamo gli Usa che avranno la compagine più numerosa con ben 7 corridori.

La Venturelli, divisa fra pista e ciclocross, vuole riscattare la beffa del 4° posto juniores del 2023
La Venturelli, divisa fra pista e ciclocross, vuole riscattare la beffa del 4° posto juniores del 2023
Viezzi. E poi?

Abbiamo una bella squadra, con 15 elementi tutti in grado di far bene, con la Venturelli con la quale abbiamo lavorato di comune accordo con Villa e la supervisione di Amadio per averla in forma qui. Casasola e Bertolini hanno recuperato dagli ultimi acciacchi, la squadra è forte e compatta e lo vedremo già venerdì con il team relay, dove puntiamo a una medaglia e sapete quanto tenga a quella gara, quella che davvero rappresenta la forza di un movimento.

Venturelli, Giaimi e quel chilometro che fa la differenza

24.01.2024
5 min
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Un chilometro in più nel velodromo di Apeldoorn significavano quattro giri oltre il limite della fatica abituale, dato che l’anello olandese misura 250 metri spaccati. E’ questa la distanza in più che sono stati chiamati a percorrere Federica Venturelli e Luca Giaimi, convocati da Marco Villa per gli europei dei grandi.

Non si parla di due atleti qualsiasi, ancorché molto giovani. Venturelli infatti era campionessa del mondo in carica dell’inseguimento juniores (le donne corrono sulla distanza di 2 chilometri), con tanto di record del mondo stabilito a Cali lo scorso anno in 2’15″678. Giaimi invece il record del mondo lo ha fatto registrare ugualmente nel 2023 agli europei di Anadia (gli juniores corrono sulla distanza di 3 chilometri) con il tempo di 3’07″596.

Agli europei 2023, Giaimi ha fatto il record del mondo in semifinale e lo ha poi abbassato in finale: 3’07″596
Agli europei 2023, Giaimi ha fatto il record del mondo in semifinale e lo ha poi abbassato in finale: 3’07″596

Un chilometro in più

Fra gli elite cambia tutto: 3 chilometri di gara per le ragazze, 4 chilometri per i ragazzi. E sebbene avessero fatto prove in allenamento, per i nostri due atleti al primo anno fra gli U23 si è trattato di un battesimo da capire. A monte di tutto, ci era rimasta per la mente la considerazione di Diego Bragato, responsabile dell’Area Performance della FCI.

«Si tratta di atleti così forti – ci aveva detto alla vigilia degli europei di Apeldoorn – che hanno vinto i mondiali del quartetto e dell’inseguimento individuale, da risultare già maturi fisicamente. Abbiamo iniziato a inserirli nelle nuove distanze e abbiamo scoperto che si trovano meglio a fare l’inseguimento con un chilometro in più, piuttosto che con le distanze da juniores. Per come lavoriamo, usciamo sempre alla distanza e quindi quei 4 giri in più per Giaimi e soprattutto per Venturelli sono stati un vantaggio più che un limite».

Federica ha fatto qualche prova sui 3 chilometri durante le sessioni di allenamento a Montichiari
Federica ha fatto qualche prova sui 3 chilometri durante le sessioni di allenamento a Montichiari

A un passo dal podio

E loro come hanno commentato il nuovo sforzo sperimentato agli europei? Entrambi corrono nelle file della UAE e sono all’alba della stagione su strada, con Venturelli che dopo gli europei in pista si è concessa un passaggio nel cross alla Coppa del mondo di Benidorm, chiusa in 21ª posizione (6ª fra le U23), poi forse al mondiale.

«Fare un chilometro in più nell’inseguimento fa cambiare totalmente la gestione della gara – spiega Federica – perché la gara di 2 chilometri non è neanche un vero e proprio inseguimento. L’importante è partire forte, perché è più il tempo che si perde in partenza di quello che si può perdere nell’ultima parte, anche se si rallenta un po’. Passando invece a 3 chilometri, la gestione della gara deve essere totalmente opposta. E’ importante partire non troppo forte, perché al contrario è più il tempo che si può perdere nell’ultima parte se non si riesce a mantenere l’andatura.

Dopo gli europei, Venturelli ha partecipato al cross di Benidorm, piazzandosi come 6ª miglior U23
Dopo gli europei, Venturelli ha partecipato al cross di Benidorm, piazzandosi come 6ª miglior U23

Una gara di resistenza

«E’ una gara più di resistenza – prosegue Venturelli – che forse si addice meglio alle mie caratteristiche. Però sicuramente ho bisogno di fare esperienza sulla nuova distanza. In qualifica, in particolare, sono partita troppo forte. Avevo l’esperienza degli scorsi due anni di inseguimenti di 2 chilometri e non sono riuscita a reggere fino alla fine. Infatti già dopo i primi 2 chilometri ho iniziato a rallentare. In finale invece sono riuscita a gestirla meglio. Sono arrivata all’ultimo chilometro con ancora un po’ di energia, per cercare di aumentare o comunque di non calare come avevo fatto in qualifica. Quindi è andata decisamente meglio. Qualche prova in allenamento l’avevamo fatta, appena ho scoperto che agli europei avrei fatto l’inseguimento».

Venturelli ha chiuso il suo primo inseguimento fra le elite al quarto posto, con il tempo di 3’27″475 (meno di 5″ dal podio): con 1’12” circa di gara più del suo miglior tempo da junior. Ha spinto il 60X15, sviluppo di 8,544 metri, come dire che per compiere il terzo chilometro di gara ha dovuto compiere 117 pedalate in più.

Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento
Giaimi ha fatto il suo esordio tra i grandi agli europei, finendo 12° nell’inseguimento

Tattica e condizione

Gli europei di Giami nell’inseguimento individuale si sono chiusi al dodicesimo posto con il tempo di 4’17″379, 1’10” circa per compiere quel chilometro in più: pressoché in linea con la prestazione della collega d’azzurro.

«Il chilometro in più – spiega il ligure – fa tanto la differenza soprattutto sulla gestione dello sforzo. In 3 chilometri ti puoi ancora permettere di partire forte senza avere un calo troppo gravoso nel finale. Sui 4 chilometri è tutto diverso. Bisogna partire con le giuste accortezze, senza forzare troppo. Altrimenti finisce come ho fatto io, che nell’ultimo chilometro ho avuto un calo drastico. L’ideale, da quanto ho appreso in questa mia prima gara, è che per riuscire al meglio bisogna fare una progressione per arrivare agli ultimi giri ancora con gambe e saltare anche l’ultimo chilometro.

Giaimi, come pure Venturelli, dice la sua anche nelle crono: qui all’europeo (che la cremonese ha conquistato)
Giaimi, come pure Venturelli, dice la sua anche nelle crono: qui all’europeo (che la cremonese ha conquistato)

Obiettivo 4’10”

«In allenamento – prosegue Giaimi – mi è capitato di provarlo ed ero alla ricerca della giusta sensibilità, che però purtroppo non ho ancora trovato. Sicuramente provando più volte e con le giuste accortezze, si migliora già di tanto. Tralasciando la condizione fisica, che a gennaio e da primo anno U23, era buona ma non ottimale come altri specialisti della pista. Il mio obiettivo di quest’anno sarebbe arrivare a un 4’10”, ma ci vorranno altre prove, accorgimenti su posizione e materiali, oltre a una condizione fisica ottimale che arriverà sicuramente con il proseguire della stagione».

Giaimi ha corso con il 60×14, sviluppo di 9,154 metri, questo significa che per percorrere il chilometro di differenza ha dovuto compiere 109 pedalate in più.

Come già scritto in un precedente editoriale, la WorldTour della pista azzurra sta lavorando con grande verticalità e notevole efficienza. Non ci stupiremmo affatto se Federica Venturelli di questo passo si ritrovasse, giovane e spaesata, nel trenino azzurro del quartetto alle Olimpiadi di Parigi.

EDITORIALE / L’Italia e la WorldTour della pista

15.01.2024
6 min
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L’Italia ha una squadra WorldTour: è quella della pista e funziona anche bene. Lo abbiamo appena sentito dalle parole di Salvoldi: il futuro del settore è in buone mani. Di certo lo si deve alle mamme dei ragazzi e alle loro società, ma anche al metodo di lavoro inaugurato con l’arrivo di Dino fra gli juniores e di Bragato alla guida del team performance federale. Il discorso va ovviamente allargato alle donne junior, seguite su pista direttamente da Villa. Sarà pure l’uovo di Colombo, ma avere lo stesso occhio tecnico in modo verticale, permette di fornire agli atleti un metodo di lavoro coerente, come accade appunto nei team WorldTour con i rispettivi devo team.

La presenza di Luca Giaimi (in apertura con Villa, durante l’inseguimento chiuso in 12ª posizione), Matteo Fiorin e Federica Venturelli agli europei di Apeldoorn, cui potremmo aggiungere anche Davide Boscaro con i suoi 23 anni, conferma che con il giusto metodo di lavoro, non è detto che la giovane età sia per forza un limite.

«Il coinvolgimento di questi giovani – ci ha confermato qualche giorno fa Bragato – andrà avanti fino a ridosso delle Olimpiadi, poi sarà fatta la selezione e ci saranno solo quelli che andranno a Parigi. Quando siamo a Montichiari per allenarci, i giovani da un lato servono anche come sparring partner, perché atleti che sanno girare a certi ritmi, anche se non per tutta la prova, ci aiutano in certi tipi di lavoro. Al contempo per loro è una grande esperienza, perché per ragazzi così giovani che fino a qualche giorno prima erano juniores, girare con probabili olimpici e con campioni olimpici è una grandissima scuola».

Gli sponsor inesistenti

In realtà però una WorldTour non ce l’abbiamo e neanche se ne scorgono all’orizzonte. Nei giorni scorsi abbiamo sentito svariate voci sul perché gli sponsor (italiani) più grandi stiano alla larga dalla strada. Più passa il tempo e più ci convinciamo del fatto che il fantasma del doping, che per anni ha inciso sicuramente sulle scelte, sia ormai un pretesto poco credibile. Durante la presentazione del Team Polti-Kometa tre opinioni ci hanno davvero incuriosito.

La prima è venuta da Contador, in risposta alla domanda sulla differenza fra le squadre di un tempo e le corazzate di adesso. «C’è stato un cambio grande – ha risposto lo spagnolo – negli anni 90 bastava una famiglia appassionata e nasceva la squadra. Ora per fare una WorldTour serve avere una multinazionale, con interessi globali. E’ difficile tornare a com’era prima, ora si guarda al ritorno dell’investimento, perché il ciclismo è globale ed è arrivato anche in Paesi dove prima non c’era».

A Contador si è aggiunta la voce del suo sponsor Giacomo Pedranzini, di casa Kometa. «Il ciclismo funziona – ha detto – non credo che giganti come Lidl e Jumbo abbiano investito per il gusto di partecipare, ma perché le squadre che affiancano sono per loro un veicolo importante. In Italia questi grandi sponsor ci sono. Se restiamo nell’ambito della grande distribuzione, ci sono colossi come Esselunga oppure Conad e Coop che potrebbero benissimo trarne vantaggio».

Sul tema ha detto la sua anche Francesca Polti: «Come detto – ha spiegato durante l’evento – nel fare l’analisi sul perché non rientrare, abbiamo trovato solo voci favorevoli al rientro. Non credo che il tema del doping sia più sul tavolo, visti i tanti controlli cui le squadre sono sottoposte. La nostra speranza, che è anche una certezza è di trarre grande visibilità dal ritorno in gruppo, sperando di ispirare anche altre aziende. Siamo una multinazionale tascabile, nel senso che siamo a misura d’uomo, ma siamo anche in tutto il mondo. Magari non subito, ma credo e spero che durante il Giro d’Italia qualcuno inizi a mostrare interesse».

Se Francesca Polti ha ragione, l’estate potrebbe mostrare segni di risveglio negli sponsor italiani
Se Francesca Polti ha ragione, l’estate potrebbe mostrare segni di risveglio negli sponsor italiani

Tasse e fatture

Quasi contemporaneamente, confermando quello che ci aveva detto Philippe Mauduit, in un’intervista a Velo101 Marc Madiot ha risposto all’ipotesi di Lappartient di fissare un tetto agli ingaggi.

«I politici sono fatti per fare promesse – ha detto – ma a volte hanno grandi difficoltà a mantenerle. Però abbiamo anche un altro problema. Il costo del lavoro in Francia è più alto che altrove, abbiamo il 30% in più di tasse. Anche questo va tenuto in considerazione. Siamo nell’ultimo terzo delle squadre in termini di budget e abbiamo anche il 30% di spese in più. Se pur trovandoci in queste situazioni, abbiamo chiuso il 2023 come settima squadra nel mondo, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro».

Qui da noi ci si sveglia solo quando la Finanziaria tocca i privilegi delle squadre di calcio: in quel caso i principali organi di informazione, per evidenti e mai negati conflitti di interesse, scoprono che il sistema fiscale italiano penalizza le società sportive di tutti i livelli. Il Governo ha cancellato gli sgravi fiscali per diverse categorie di lavoratori provenienti dall’estero, compresi gli sportivi. I club del calcio verranno dunque tassati più che nel recente passato e dovranno forse rivedere le loro strategie di mercato.

Forse è questo il motivo per cui si fa fatica a creare una squadra in Italia? Oppure una volta, oltre alla passione delle famiglie, la possibilità di fare fatture gonfiate rendeva il ciclismo un boccone appetibile?

Il ruolo verticale di Bragato permette di dare coerenza alle carriere degli atleti
Il ruolo verticale di Bragato permette di dare coerenza alle carriere degli atleti

La WorldTour della pista

Allora è meglio tornare col pensiero alla nostra WorldTour della pista, perché ci piace nell’anno olimpico raccontare quel che c’è di buono nel ciclismo italiano, cioè è la capacità di individuare il talento e valorizzarlo. Il coinvolgimento dei ragazzi negli eventi della nazionale maggiore, approfittando dell’assenza di quelli impegnati al Tour Down Under, trasmette lo stesso gusto di Alfredo Martini, che convocava sempre nelle sue squadre di campioni uno o due giovani di sostanza, fosse anche perché facessero le riserve.

«La regola generale – spiegava ancora Bragato – potrebbe prevedere che per questi ragazzi si aspetti la maturazione fisiologica. Il fatto è che si tratta di atleti così forti, che hanno vinto i mondiali del quartetto e dell’inseguimento individuale, da risultare già maturi fisicamente. Abbiamo iniziato a inserirli nelle nuove distanze e abbiamo scoperto che si trovano meglio a fare l’inseguimento sui 4 chilometri piuttosto che sui 3. Per come lavoriamo, usciamo sempre alla distanza e quindi il chilometro in più per Giaimi e soprattutto per Venturelli è stato un vantaggio più che un limite».

Quanto costa fare una squadra come la WorldTour della nazionale? Quanto costerebbe renderla attiva per tutta la lunghezza del calendario? Sono i numeri che davvero interessano chiunque voglia fare del ciclismo il proprio biglietto da visita. Abbiamo i corridori, i tecnici, i preparatori, i nutrizionisti, i dottori, i massaggiatori, i meccanici e i produttori di biciclette. Non ci manca niente, forse solo un po’ di coraggio.

Venturelli è diventata grande. Si parte subito con gli europei

09.01.2024
6 min
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L’Università a Brescia. L’ingresso nel mondo delle pro’ poche settimane fa in ritiro in Spagna. Il suo primo evento ufficiale da domani in Olanda agli europei su pista. Tutto il resto più avanti. E’ diventata grande Federica Venturelli, che ha iniziato il 2024 subito calata perfettamente nella parte (in apertura foto K13/Luis Solana).

E questa settimana non si farà mancare nulla. Il fiato lo userà non solo per pedalare, ma anche per soffiare sulle candeline della torta di compleanno. La cremonese della UAE Development Team festeggerà i 19 anni venerdì nel velodromo di Apeldoorn, prima di potersi concentrare a fondo sulla disciplina che le ha assegnato il cittì Villa. Domenica 14 gennaio correrà l’inseguimento individuale, in cui è già stata campionessa continentale e mondiale in entrambe le stagioni da junior. Fra un impegno e l’altro, siamo riusciti a sentire Venturelli, ormai navigata negli incastri del suo personale “tetris”e sempre brava a spiegare tutto quello che fa.

Federica, nemmeno il tempo di realizzare di essere passata elite, che c’è già una corsa importante che ti attende.

Proprio così, anche se inizialmente non ero sicura di farli, non era nei programmi. Lo abbiamo deciso circa un mese fa. Quando sono rientrata dal ritiro con la squadra, sono andata a Montichiari per lavorare con le altre ragazze. Ho cercato di affinare la condizione ed anche l’intesa con le compagne nelle prove di quartetto, che però non farò.

Cosa ti aspetti da quella prova?

Intanto parto sapendo che sarà più lunga e più difficile da gestire. Da junior l’inseguimento individuale è di due chilometri, mentre da elite sono tre, quindi mezza gara in più da fare. Per me sarà un tipo nuovo di sforzo. Non se ne parla di medaglie o piazzamenti (sorride, ndr). L’obiettivo al momento è fare esperienza e cercare di realizzare una buona prestazione. Sono migliorata anche nella cosiddetta ansia da prestazione, perché ho capito che la gara è il solo momento in cui si mette in pratica il lavoro degli allenamenti. Credo di essermi preparata bene, pertanto sono serena e tesa il giusto. Sicuramente essere già agli europei elite nell’anno olimpico è un motivo di grande orgoglio per me. Poi ovvio che spero di andare forte e superare le qualificazioni per le fasi successive.

Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Come ti sei trovata col gruppo azzurro delle grandi?

Benissimo (risponde raggiante, ndr). Sono molto contenta di come mi hanno accolta. Pensavo che avrei fatto più fatica, invece si vede subito che è un gruppo affiatato. Con Chiara (Consonni, ndr) c’era un briciolo di confidenza in più perché eravamo assieme al ritiro della UAE, però tutte le ragazze mi hanno dato consigli.

Ecco, il training camp in Spagna con il tuo nuovo club invece com’è andato?

Molto bene anche quello. Sia la prima squadra che noi del devo team eravamo nello stesso hotel. Facevamo chiaramente allenamenti separati, ma per le riunioni e le cene eravamo assieme. Anzi a tavola ci siamo sempre sedute mischiate per favorire la conoscenza fra tutte. Lì abbiamo avuto modo di confrontarci con le atlete più esperte ed è un aspetto importante per potersi migliorare.

Tra le ragazze della prima squadra con chi ti sei rapportata maggiormente?

Come dicevo prima per Consonni, conoscevo già bene Silvia (Persico, ndr) per il ciclocross. Lei è sempre stata un mio riferimento, anche per il salto di qualità che ha fatto negli ultimi anni. Devo dire però che mi hanno colpito molto Bertizzolo e Magnaldi per la loro forte personalità. Quando mi ricapiterà l’occasione, vorrei approfondire la conoscenza con loro per avere i loro punti di vista.

Altri particolari?

Tutte le ragazze sono molto precise nell’alimentazione. Ho capito che una buona prestazione passa da qui. Nel complesso ho notato subito una grande cura dei dettagli, della grande organizzazione che c’è dietro e degli allenamenti più intensi. E poi mi ha fatto una buona impressione l’essere state valutate dalla fisioterapista della squadra. Non mi era mai capitato prima di avere uno screening di questo genere. Lo reputo molto interessante.

Il programma gare di Federica Venturelli cosa prevede?

L’agenda è fitta, contando anche l’Università dove ho l’obbligo di frequenza (è iscritta alla facoltà di Farmacia a Brescia, ndr). Lo studio non potevo lasciarlo perché mi piace e mi serve, ma a dire il vero non ho idea di come farò per conciliare tutto (sorride, ndr). Battute a parte, farò il calendario del devo team, ma potrebbero esserci anche le gare con la nazionale. Sia in Nations Cup su pista sia su strada con le U23. So che ci verrà data l’occasione di correre anche col team WorldTour, ma non saprei quando tra tutti questi impegni. Infine ci sarebbe ancora il ciclocross. C’è un’ipotesi-mondiale, sempre che arrivi la convocazione, ma prima ci sarebbe anche la prova di Coppa del mondo a Benidorm a metà gennaio.

Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Ti sei posta degli obiettivi per questa stagione?

Premetto che la scelta di andare in un devo team è dovuta proprio anche per prendere meglio coscienza dell’impegno tra studio e ciclismo. Arrivando dalla categoria juniores, sapevo che erano due mondi totalmente differenti e l’ho visto subito. Fino all’anno scorso ero un’atleta che su strada faceva un po’ tutto, quest’anno invece non credo. Ad esempio farò gare a tappe più lunghe di quelle di due-tre giorni da junior. Avrò modo di capire quali sono i miei limiti ovunque. D’altronde sono una ragazza a cui non piace stare con le mani in mano…

Villa, è già tempo di europei su pista: siete pronti?

06.01.2024
5 min
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Neanche il tempo di rimettere da parte albero di Natale e presepe, che già il ciclismo su pista inizia il suo calendario e lo fa con un evento dalla grande importanza, soprattutto perché darà punti pesanti nel cammino di qualificazione a Parigi 2024. Nel velodromo olandese di Apeldoorn da mercoledì prossimo si va a caccia dei titoli europei e un tale anticipo della manifestazione non può non condizionare il suo sviluppo: molte nazioni hanno dovuto fare delle scelte, anche perché neanche un mese dopo si sarà in Australia per la prima tappa della Nations Cup.

Come si presenterà la nazionale italiana? Quali le avversarie di riferimento proprio tenendo conto del periodo spurio di effettuazione? A queste e altre domande non si è sottratto Marco Villa (nella foto d’apertura con Milan e Ganna ai mondiali di Glasgow) già proiettato verso il primo passo di un cammino che porterà lui e i suoi ragazzi verso l’evento principe del quadriennio, la summa di tutto il lavoro effettuato in questi anni.

Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn
Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn

«Questi europei sono un appuntamento delicato – ammette Villa – proprio perché arriva così presto. Noi come tutti gli altri dobbiamo trovare un compromesso per non accelerare troppo la preparazione pensando che il culmine dovrà essere a inizio agosto. Resta però un evento importante perché dà punti per il ranking e soprattutto risposte utili proprio per l’estate».

E’ il primo atto della stagione, ma tu ci arrivi dopo una lunga serie di contatti con i team del WorldTour per impostare il cammino di avvicinamento olimpico. Che risposte hai avuto?

Ho trovato molta disponibilità da parte di tutti. Sono stato a Calpe, al ritiro della Lidl-Trek per parlare di Consonni e Milan, nuovi arrivi in quel contesto e abbiamo stabilito un programma che soddisfa sia l’esigenze del team che le mie. Lo stesso dicasi per la Ineos di Ganna e Viviani, ma con Cioni abbiamo una lunga collaborazione. Sempre a Calpe ho parlato anche della Balsamo, che punta a Parigi in doppia veste. Insomma, abbiamo gettato le basi.

Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Chi mancherà ad Apeldoorn?

Per quanto riguarda il quartetto maschile non avremo Ganna e Moro come anche Viviani, ma loro li avrò a disposizione in Australia a inizio febbraio. Fra le donne invece non ci sono defezioni, siamo quasi al completo.

Guardando alle altre Nazioni, vedi la stessa nostra situazione?

Questa è la mia quarta Olimpiade e so per esperienza che quello che si è visto finora ha un peso relativo. Tutti, quando si arriva all’appuntamento olimpico, sono al massimo. Noi a Tokyo non abbiamo certo vinto con vantaggi enormi, ma proprio sul filo e questo significa che tutti erano al limite e sarà così anche a Parigi. In campo maschile dei grandi team mancheranno solo Nuova Zelanda e Australia. Quindi in Olanda avremo contro la Danimarca nostro storico contraltare, ma io dico di fare attenzione alla Gran Bretagna, intanto perché hanno bisogno di fare punti dopo la debacle dei mondiali di casa e poi perché hanno un Tarling in più e sono curioso di vedere la sua incidenza nel team. Senza poi dimenticare la Francia che prepara le Olimpiadi di casa.

Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Quanto inciderà l’assenza di Ganna e Moro?

Io sono fiducioso, perché i ragazzi sanno che mi aspetto un buon risultato per molte ragioni: innanzitutto perché anche se non è in discussione la nostra qualificazione, abbiamo bisogno di punti per avanzare nel ranking e quindi partire più avanti nella gara olimpica che ho sempre detto essere un vantaggio. Questo significa che dobbiamo sì puntare al massimo risultato, ma facendo attenzione a non creare disastri: per dirla in parole povere, una presenza in una finale agli europei è comunque un buon risultato, altrimenti perdiamo terreno. Poi so di avere una rosa ampia nella quale dovrò fare scelte dolorose, ma voglio che chi gareggia mi metta in difficoltà. Chi corre deve dare il suo meglio, instillarmi dubbi positivi.

Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
E fra le donne?

Qui la Gran Bretagna ha un certo margine, ma noi possiamo giocarcela. La Francia sarà anche qui uno spauracchio, vedremo poi se la Germania dopo il ritiro di metà quartetto olimpionico sarà riuscita a trovare i giusti innesti, come lo scorso anno non era riuscita a fare. Come si vede, i motivi d’interesse a questi europei così fuori dell’ordinario non mancano…

Le ragazze come si presentano all’appuntamento?

C’è chi è più avanti nella preparazione e chi un po’ indietro, ma questo è normale. Fra le prime c’è sicuramente la Guazzini, che dopo il 2023 così sfortunato ha iniziato prima e questo l’ha portata ad avere già ora una buona forma, mi aspetto molto da lei.

Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Hai già in mente come si schiereranno i quartetti? Quando manca Ganna, come cambia la disposizione degli uomini?

Devo certamente rivedere lo schieramento e gli impegni, ma ho più opzioni a disposizione. Posso ad esempio spostare Milan dal 3° al 4° vagone e far fare a lui le veci di Ganna, Consonni in questi giorni lo sto provando come 3°, con Lamon al lancio e Boscaro come 2°. Ma posso anche lasciare Milan al suo posto, mettere Lamon come 4° e Boscaro al lancio. Valuteremo come sfruttare al meglio la condizione di ognuno. Lo stesso dicasi fra le ragazze: in partenza posso schierare Guazzini o Fidanza, come seconda Paternoster o Consonni, come terza Balsamo, Alzini o Venturelli, in chiusura la stessa Venturelli oppure Guazzini. C’è forse ancora più abbondanza, il che può anche mettermi in difficoltà, ma averne di problemi simili…

Per Venturelli è arrivato (a malincuore) il tempo delle scelte

16.11.2023
3 min
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MILANO – «Scusa Federica, cosa ci fai qui, se domani c’è la Coppa del mondo di ciclocross in Belgio?». Venturelli sgrana gli occhi e per un istante esita. Poi capisce che è uno scherzo e sorride. Però intanto la ragazza dai mille talenti, in bici e nello studio, ha dovuto accantonarne uno e ne ha fatto le spese appunto il cross. Il passaggio fra le under 23 su strada richiede un inverno di maggior concentrazione e migliore distribuzione degli sforzi e così una delle azzurre più forti ha appeso la bici al chiodo.

«Comunque era una bella domanda – riflette – e la risposta è che ho deciso di staccare dopo la stagione su strada e prendermi il mio tempo. Sarà un inverno molto impegnativo con la preparazione sia della strada sia della pista, quindi ho dovuto fare una scelta e mettere un po’ da parte il ciclocross. Questo non vuol dire abbandonarlo completamente, però appunto ridimensionare il calendario e il numero di gare».

Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Scelta difficile? Era nell’aria, ma finora erano state solo teorie…

Molto difficile. Il cross mi è sempre piaciuto, è la disciplina che mi fa divertire di più. Mi ha sempre permesso di staccare la testa anche in inverno, che per gli altri è un periodo di sola preparazione, e di darmi degli obiettivi a breve termine da cercare di centrare. Ma sono arrivata al punto in cui non si può fare più tutto come negli anni scorsi, quindi la decisione è stata inevitabile.

Si parla di te come di una perfezionista in ogni cosa faccia. Lasci il cross perché non riusciresti a farlo al top?

Purtroppo negli ultimi anni ho dovuto imparare a staccarmi dall’opinione degli altri. Non sono una macchina e devo mettermi dei limiti. Questo è il mio lato umano che viene fuori quando si tratta di scelte. Adesso sono all’università e quindi ho anche questo tipo di impegno che è ugualmente nuovo, quindi sto cercando di bilanciare tutto. Ho cominciato con le lezioni a metà ottobre, a gennaio e febbraio avrò i primi esami.

Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Hai ricevuto un premio dal Presidente Mattarella come Alfiere del lavoro. Sei uscita dal liceo con 100 e lode, vai forte in bici. Forse davvero la ricerca della perfezione ti appartiene?

Sono una ragazza abbastanza organizzata, so gestire il tempo. Poi conta la testa, la consapevolezza di dover fare tutto nel modo migliore, per cui anche quando sono stanca, continuo sino in fondo. Non ho mai valutato di smettere di studiare per fare solo l’atleta, anche se forse ha significato sacrificare la vita sociale. Però davanti a certi risultati, è un sacrificio che si può sostenere.

Perché prevedi un inverno molto impegnativo?

Essendo passata under 23 e dovendo quindi correre anche con le elite, la preparazione sarà diversa. Devo avere certamente più fondo, ma devo concentrarmi anche sulla preparazione dal punto di vista della forza. C’è un elevato numero di ritiri, mentre l’anno scorso avevo potuto dedicarmi al ciclocross, facendo la preparazione per la strada a fine febbraio. Adesso invece devo già cominciare e quindi la differenza è evidente dal punto di vista della preparazione. E immagino che dovrò lavorare diversamente anche in palestra, ma ho appena ricominciato con la bici e non so ancora nulla sulla preparazione specifica richiesta dalla squadra. Credo però che a breve saprò tutto.