MILANO – Il velodromo Vigorelli si nasconde tra i palazzi e le vie della città, quasi come se non volesse essere trovato. La sua struttura, antica e colma di storia, accoglie sullo sfondo i grattacieli di City Life una delle parti più moderne di Milano. Un contrasto, quasi una beffa al nuovo che avanza. Come a dire: «Nessuno riuscirà a spostarmi». Ma nei suoi 90 anni di storia, festeggiati il 28 ottobre scorso, i momenti in cui questo gigante ha vacillato sono stati molti. La pazienza e l’amore di poche persone, ora diventate sempre di più, ha permesso a Milano di non perdere il simbolo di un ciclismo che era e che vuole essere.
Nel giorno del suo novantesimo compleanno il Vigorelli apre le porte al pubblico e agli appassionati, raccontando la sua storia attraverso chi quelle assi di legno le ha viste passare veloci sotto i propri occhi. La serata inizia con un aneddoto, raccontato da Davide Peverali, presidente del Comitato Velodromo Vigorelli.
«In realtà gli 80 anni del velodromo – spiega con fare divertito – li abbiamo festeggiati 9 anni fa. Non perché non sappiamo fare i calcoli, ma perché nel curiosare sugli archivi del Corriere della Sera, alla ricerca di dati e statistiche, ci siamo imbattuti in un articolo sull’inaugurazione del Vigorelli, datato 28 ottobre 1934. Fino a quel momento la data ufficiale era 28 ottobre 1935. Invece in quell’anno sono arrivate le prime gare».
Da Roma a Milano
Il parquet utilizzato per realizzare la pista del Vigorelli arriva direttamente da Roma dove nel 1932 si svolsero i campionati del mondo su pista.
«Come accade spesso per le grandi manifestazioni – dice Davide Peverali – il parquet realizzato per le prove su pista rimase inutilizzato. Così il comune di Milano acquistò, per 100.000 lire, la pista per inserirla all’interno del Vigorelli, che in quegli anni stava venendo alla luce. Ci si rese conto però che le misure delle strutture non combaciavano perfettamente, così gli ingegneri furono costretti ad accorciare il rettilineo di un metro e alzare le curve. Questo diede origine alla caratteristica che ha reso il Vigorelli famoso in tutto il mondo: ovvero la pendenza delle curve».
«La prima gara – ricorda il presidente del Comitato – fu disputata nel marzo del 1935. A vincere fu Albert Richter, pistard tedesco che su quello stesso parquet aveva vinto l’oro mondiale nella velocità. Una specie di fil rouge per dare continuità a questo legno e alla sua storia».
Le parole di chi è passato
Il legno e i muri del Vigorelli hanno accolto campioni di epoche passate e recenti. Dal Record dell’Ora di Fausto Coppi alle gare settimanali che vedevano contrapporsi i ciclisti più forti al mondo. Qui sono stati costruiti anche i momenti importanti del quartetto olimpico di Tokyo del 2021. Al Vigorelli sbocciò anche il talento di Marino Vigna, uno dei ragazzi che vinse l’oro olimpico a Roma nel 1960. Esattamente 61 anni prima dell’ultima volta, quando toccò a Ganna, Consonni, Milan e Lamon.
«Vivevo a un chilometro dal Vigorelli – racconta Marino Vigna, intervenuto nella serata dei 90 anni del velodromo – e c’era un evento che negli anni diventò importante per il pubblico della pista: il Mercoledì del Dilettante. Che poi tanto dilettanti non erano visto che partecipavano campioni del mondo e ori olimpici. La prima volta che misi le ruote su questo parquet fu nel 1956, gareggiai in una gara a handicap. Consisteva in partenze con ordini invertito rispetto alla classifica. Il più scarso per primo e poi dietro quelli forti. Io ero davanti a tutti visto che su pista non avevo mai corso, fatto sta che partimmo e non mi presero più – dice ridendo – una prestazione che diede inizio alla mia carriera di pistard. La mia convocazione alle Olimpiadi di Roma del 1960 nacque proprio dal parquet del Vigorelli, nella mia città».
Il futuro
Non esiste solamente il legame con il passato però, il Vigorelli dopo anni difficili è tornato a vivere e ad accogliere giovani ciclisti. E’ nata una scuola di ciclismo e nel tempo è diventato anche centro federale pista, con l’intento di veder tornare a girare gli atleti in maglia azzurra.
«Il 2024 – conclude Davide Peverali – è stato un anno zero con tanti progetti in erba. La scuola di ciclismo, rivolta ai più piccoli, accoglie bambini dai 3 ai 10 anni e li introduce in questo mondo. Inoltre come centro pista contiamo su una cinquantina di tesserati e rispetto al 2023 abbiamo aumentato i giorni di apertura della pista, passando da due a quattro. Vorremmo che il prossimo anno fungesse da trampolino di lancio per riuscire a risollevare definitivamente il Vigorelli. Il nostro staff, guidato da Beppe Ravasio direttore tecnico del centro pista, è a disposizione e lavora in maniera incredibile. Portare i ragazzi e i team giovanili qui è un modo per continuare la storia di questo velodromo regalando a ciclisti di domani un palcoscenico unico».
Un compleanno che ha voluto testimoniare la forte storia di un talismano della città, vissuta attraverso le parole di chi c’era. Sarebbe stato bello che alla serata avessero preso parte anche quei bambini della scuola di ciclismo, per sentire dalle loro giovanissime voci cosa significhi per loro girare nel Vigorelli. Un posto del quale non conoscono la storia, e non sono obbligati a farlo. D’altronde è compito di chi c’era appassionare con le proprie parole coloro che ora vivono questa realtà, ma con lo sguardo volto al futuro. Così che tra 90 anni saremo ancora qui ad ascoltare nuove storie, raccontate da chi ora inizia a muovere i primi passi su questa pista.