I giorni dello Squalo / Asolo 2010, la prima vittoria al Giro

14.08.2022
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Qualche goccia di pioggia sull’arrivo e, stando alle immagini, anche nella discesa del Grappa. Giro d’Italia del 2010, sono già successe un sacco di cose. C’è stato lo sterrato infangato di Montalcino in cui Nibali è caduto e nel giorno della vittoria di Evans, ha ceduto la maglia rosa a Vinokourov. Il giorno dopo, vittoria del compianto Sorensen sul Terminillo. Poi la fuga bidone dell’Aquila, con lo stesso Vinokourov a fondo e il primato sulle spalle di Richie Porte, che è giovane e veste la maglia bianca con le insegne della Saxo Bank. Il Giro risale. Brinda con Belletti a Cesenatico e nella Ferrara-Asolo affronta il Monte Grappa, prima vera montagna davanti alle ruote della Liquigas. Basso deve recuperare minuti, ma il gruppo dei fuggitivi dell’Aquila è composto da gente coriacea che non ci pensa a farsi sbranare.

La 14ª tappa del Giro 2010 parte da Ferrara e arriva ad Asolo, con il Monte Grappa nel finale
La 14ª tappa del Giro 2010 parte da Ferrara e arriva ad Asolo, con il Monte Grappa nel finale

I giorni dello Squalo

Nibali ha 25 anni. Il suo palmares parla finora di 12 vittorie, tra cui il Giro del Trentino del 2008 e il Tour de San Luis del 2010. E’ un predestinato e puntualmente la sua carriera sta prendendo la strada giusta. Al Giro è al fianco di Basso, arrivato in squadra nella stagione precedente. In realtà le cronache dicono che Vincenzo al Giro l’hanno portato per sostituire Pellizotti alle prese con le irregolarità del passaporto biologico. Nel percorso del siciliano, tuttavia, il 2010 è l’anno della rivelazione e da qui partiamo per raccontare i momenti chiave della sua carriera, alle porte del ritiro cui onestamente dobbiamo ancora abituarci.

Il 22 maggio del 2010 è il giorno della prima vittoria di tappa al Giro d’Italia, che Vincenzo coglierà mettendo a frutto le sue doti di discesista, di cui presto tutti si renderanno conto.

Il forcing di Nibali sul Grappa fa staccare Porte e infiamma la tappa
Il forcing di Nibali sul Grappa fa staccare Porte e infiamma la tappa

Il Grappa da Semonzo

La cronaca è scarna. Porte in maglia rosa inizia a mostrare il fianco e sulle pendenze del Grappa si fa avanti minaccioso lo spagnolo Arroyo, un altro degli uomini dell’Aquila.

Pozzato veste la maglia Katusha e ha già vinto la tappa di Porto Recanati. Ma il Grappa è casa sua e fa il diavolo a quattro per entrare nella fuga giusta, che si concretizza in un gruppetto di sei che arrivano ai piedi del monte, che dal versante di Semonzo misura 18 chilometri con punte del 14 per cento.

La fuga si sgrana come chicchi di un rosario, l’ultimo a cedere è Bisolti, mentre dietro la Liquigas fa il forcing, con Sylwester Szmyd che vive una delle sue giornate campali.

Scatto sul Grappa, discesa e pianura fino ad Asolo: Nibali al comando per 30 chilometri fino alla vittoria
Scatto sul Grappa, discesa e pianura fino ad Asolo: Nibali al comando per 30 chilometri fino alla vittoria

Il morso dello Squalo

Dal gruppo maglia rosa scatta Wiggins. Il pistard britannico ha in testa il sogno di vincere un grande Giro e corre nel neonato Team Sky. La Liquigas prosegue il suo lavoro e con il passare dei chilometri ne fanno le spese Garzelli e Porte.

A 9 chilometri dalla cima, Bisolti ha ancora pochi secondi su Monier e Wiggins, su cui tornano Evans, Scarponi, Vinokourov, Arroyo, Uran, Sastre, Tondo, Cunego, Basso, Nibali, Szmyd, Samoilau, Mollema, Cioni, Gerdemann e poco dietro Pinotti.

E’ il momento in cui lo Squalo getta la maschera. Il giovane siciliano alza il ritmo. Gli rispondono Scarponi, Evans e Basso. I fuggitivi vengono ripresi e staccati, mentre la corsa si infila nelle nuvole che coprono la Cima Grappa. Dopo il passaggio in vetta, Nibali molla gli ormeggi, approfittando della strada appena bagnata.

Il giorno dopo Asolo, sullo Zoncolan il primi attacco di Basso che recupera 4’10” ad Arroyo
Il giorno dopo Asolo, sullo Zoncolan il primi attacco di Basso che recupera 4’10” ad Arroyo

Discesa da maestro

Nibali si infila nella nebbia, dietro si guardano. Il siciliano ha 11’18” dalla maglia rosa, nessuno vuole rischiare l’osso del collo per seguirlo. Il suo vantaggio aumenta e le quasi 200 mila persone assiepate sull’arrivo di Asolo capiscono che in quelle curve al limite c’è un talento fuori del comune.

«La sera prima – racconterà dopo l’arrivo con gli occhi che esplodono di felicità – sentivo che poteva essere il giorno giusto per provarci. La salita del Grappa è stata perfetta per fare la selezione. Poi, con Ivan, Evans e Scarponi che si marcavano per la classifica, ho colto l’attimo e ho sfruttato la discesa per attaccare. Il resto è stato come una crono a testa bassa per non farmi riprendere. E’ stato un grosso sforzo, 30 chilometri da solo e domani c’è lo Zoncolan, una salita durissima e spero di non risentirne. Fra me e Basso non cambia niente, c’è unità di intenti. Oggi c’era la discesa e ho attaccato io, domani magari in salita prova Ivan». 

Sul Mortirolo Nibali sarà una pedina fondamentale accanto a Basso, lanciato verso la vittoria
Sul Mortirolo Nibali sarà una pedina fondamentale accanto a Basso, lanciato verso la vittoria

Piano perfetto

In casa Liquigas si fa festa. Porte ha perso la maglia rosa, che ora è sulle spalle dello spagnolo Arroyo. E l’indomani sullo Zoncolan, Basso potrà continuare la rimonta di un Giro da rincorrere e vincere.

«Avevamo organizzato tutto alla perfezione – commenta Zanatta, che ha seguito la tappa dalla prima ammiraglia – Vincenzo ha fatto un capolavoro. Ha aumentato il vantaggio in discesa e ha resistito nei 14 chilometri finali. In ammiraglia eravamo elettrizzati. Oggi è davvero iniziata la rincorsa alla maglia rosa».

A cena con Fignon

Quella di Asolo rimarrà una notte magica. Per Nibali e per il ciclismo, perché in una cena magica organizzata da Marcel Tinazzi, farà l’ultima apparizione al Giro Laurent Fignon, fiaccato dalla malattia. 

Nella sera di Asolo, l’ultima apparizione di Fignon in Italia alla cena di Marcel Tinazzi
Nella sera di Asolo, l’ultima apparizione di Fignon in Italia alla cena di Marcel Tinazzi

«Gli amici sono importanti – dice il vincitore di un Giro e due Tour – ringrazio Marcel per avermi chiamato a questa festa. Ho ricevuto chiamate che non mi sarei mai aspettato da Eddy Merckx e Felice Gimondi, oppure da Luc Leblanc e Alain Gallopin. Io continuo a vivere. Giorno per giorno. E spero che la prossima terapia sarà quella giusta. Ma so anche che per quanto io possa lottare e avere voglia di vivere, se non troveranno la cura dovrò arrendermi. Non ho voglia di morire a cinquant’anni, ma se è incurabile cosa posso farci?».

E’ seduto a tavola in una bolla di Francia, il suo nido protetto. Solo a tratti, Laurent si estrania dalla conversazione e fissa il vuoto. Si ferma, mette giù le posate e resta a guardarsi dentro. Brevissimi momenti di solitudine, in cui è banale cercare di riconoscere la riflessione o la paura. Fignon se ne andrà il 31 agosto, meno di tre mesi dopo, nei giorni in cui il morso dello Squalo addenterà la Vuelta. Ma questa è già un’altra storia…