Battistella Arctic Race 2021

Dall’Arctic Race arriva un nuovo Battistella

14.08.2021
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E’ dovuto andare fino al Circolo Polare Artico, per scoprire una parte di se stesso. Erano ormai un paio d’anni che da Samuele Battistella ci si attendeva un segnale, una dimostrazione che quel titolo mondiale U23 arrivato nel 2019 non era stato casuale, ma anzi il primo segno di una carriera importante. All’Arctic Race, gara in 4 tappe disputata in Norvegia, Battistella ha chiuso con un 4° posto che vale molto di più per come è maturato, per come il corridore veneto si è comportato, per come soprattutto ha saputo gestire la sua squadra, l’Astana per la prima volta tutta stretta intorno a lui.

Inizialmente, almeno a suo dire, le cose non dovevano andare così: «Io pensavo di cercare un’occasione per vincere magari una tappa, invece con il 5° posto nella prima frazione ho visto che avevo la gamba e alla sera si è deciso di spostare le responsabilità su di me».

Battistella 2021
Una stagione tutta a inseguire la forma, quella di Battistella, qui al Giro d’Italia chiuso all’82° posto
Battistella 2021
Una stagione tutta a inseguire la forma, quella di Battistella, qui al Giro d’Italia chiuso all’82° posto

Una sfida al… caldo della Norvegia

Quando parla della gara norvegese, è particolare l’approccio che il giovane veneto ha mostrato: «Mi incuriosiva molto correre da quelle parti, pensavo anche a dare un’occhiata ai paesaggi che attraversavamo, non capita spesso di superare il Circolo Polare Artico. Quel che mi ha colpito di più però è stato il clima: salvo la pioggia del primo giorno, abbiamo sempre trovato temperature intorno ai 25°, lì certo non te le aspetti…».

Ma torniamo alla gara: «Quando mi hanno detto che avrebbero corso per me è stata una bella sensazione, ma sapevo anche che ci dovevo mettere molto del mio per meritarmi tanta fiducia. La gamba però girava bene e alla fine ho chiuso 4° nella frazione più dura e sono rimasto sempre con i migliori, anche nell’ultima tappa».

Arctic Race 2021
L’Arctic Race of Norway è andata a Hermans (BEL), davanti a Eiking (NOR) e Lafay (FRA). Battistella ha chiuso 4° a 20″
Arctic Race 2021
L’Arctic Race of Norway è andata a Hermans (BEL), davanti a Eiking (NOR) e Lafay (FRA). Battistella ha chiuso 4° a 20″

Ma non è finita qui…

Un piazzamento il suo che raddrizza un po’ una stagione che non era nata sotto i migliori auspici: «Tra un incidente e l’altro non sono mai riuscito ad andare come volevo per tutta la primavera, diciamo che ora comincio a raccogliere i frutti del lavoro, molto più tardi di quanto avrei voluto, ma almeno la stagione è ancora lunga e posso avere altre occasioni, tra Plouay e il BinckBank Tour, ad esempio».

Quando hai solo 23 anni, tutto ha un sapore nuovo, quando ne hai 31, l’esperienza ti porta a giudicare in maniera diversa. Fabio Felline ha preso Battistella sotto la sua ala, lo ha per così dire pilotato in corsa, anche se poi a ben guardare non ce n’era neanche tanto bisogno: «Non mi ha sorpreso più di tanto, doveva solo stare bene, sapevo che poteva gestire la corsa con autorità come ha fatto. Correndoci insieme ti accorgi subito che ha non solo talento, ma “quell’imprinting vincente”, lo si è visto quando la squadra si è votata per lui: la cosa lo ha stimolato, non spaventato».

Felline Adriatica 2021
Fabio Felline, 16° in classifica finale, ha corso in supporto a Battistella, trovandolo molto maturato
Fabio Felline, 16° in classifica finale, ha corso in supporto a Battistella, trovandolo molto maturato
Fabio Felline, 16° in classifica finale, ha corso in supporto a Battistella, trovandolo molto maturato

Da Felline un gran bel giudizio

Si sente, parlando di lui, che Felline ha una grande considerazione del giovane: «Sa il fatto suo anche caratterialmente: al Giro d’Italia si è messo a disposizione della squadra svolgendo ogni compito, in Norvegia si è fatto sentire quando serviva, si vede che sa interpretare il ruolo di capitano e che sa prendersi le sue responsabilità. Di qualità ne ha a iosa, si vede, ora che sta bene deve solo sfruttare le sue potenzialità».

Parole che, dette da un corridore che ha sicuramente molto prestigio in virtù di quello che ha fatto hanno un peso. Da parte sua Felline, parlando di se stesso, è molto sincero: «Se avessi dovuto fare la Vuelta mi sarei preparato diversamente, considerando invece il programma che mi aspetta ho scelto di lavorare con più calma, quindi in Norvegia non ero certo al massimo e mettermi a disposizione di Samuele, guidarlo anche con qualche parola mi è sembrata la cosa migliore. La gara era molto veloce, basti pensare che la media peggiore nei quattro giorni è stata di 43,5. Potevo finire più avanti in classifica, ma a che cosa sarebbe servito?».

Mastro Della Vedova, profeta del ciclismo piemontese

08.07.2021
6 min
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E’ il momento d’oro del ciclismo piemontese. Negli ultimi mesi sono fioccati i sigilli dei talenti di questa regione, in cui brilla la stella di Filippo Ganna, trascinatore del movimento insieme a Elisa Longo Borghini tra le donne. Alle spalle dei due assi che macinano successi già da qualche stagione, sono arrivate le zampate di Matteo Sobrero, al primo titolo tricolore assoluto nella cronometro di Faenza e quelle di Francesca Barale, figlia di Florido, capace di indossare la seconda maglia di campionessa italiana nel giro di sette mesi tra le junior. Dopo la prova su strada della scorsa annata, ecco quella nella gara contro le lancette a fine giugno.

Per farci raccontare qualche retroscena, abbiamo chiesto a chi di talenti piemontesi se ne intende come Marco Della Vedova, ex pro’ salito in ammiraglia. E’ stato lui a plasmare alcuni dei campioni sopracitati. L’abbiamo raggiunto mentre è al lavoro con Rcs Sport per studiare il percorso di due classiche d’autunno come la Milano-Torino e il Giro del Piemonte.

Marco, che ne pensi di questi campioni tuoi conterranei che hai visto crescere sin da ragazzini?

Sono felicissimo perché davvero li ho seguiti da vicino nella loro crescita, a parte Elisa Longo Borghini, con cui avevo fatto soltanto qualche test quando era esordiente. Anche lei comunque, l’ho vista sfrecciare tante volte sin da piccolina davanti a casa mia, perché siamo originari di due paesi vicini: io sono di Mergozzo e lei di Ornavasso, per cui ci divide soltanto il fiume Toce.

C’è un risultato che ti sta a cuore nello specifico?

Quello di Sobrero, perché è uno dei pochi corridori per cui penso di averci messo un po’ del mio. I vari Felline, Alafaci, Ganna e Piccolo sono tutti corridori che avevano già un certo pedigree, per cui era più facile farli andar piano che forte. Sobrero, invece, arrivava senza grandi exploit tra gli allievi, per cui l’abbiamo preso quasi per scommessa attraverso un mio amico sponsor, Donini, un po’ anche perché il papà faceva il vino. 

Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
E poi?

E’ cresciuto e gli ho messo subito in testa la crono perché ho visto che andava forte in salita. Durante il primo anno da junior, nella Crono Sbirro, a Biella, aveva fatto una prova strepitosa, arrivando a 20” da Ganna, che non era in super forma in quel momento. Però è stata una gara che ci ha dato fiducia per proseguire su questa strada. Anche perché prima di partire non andava bene la bici da crono e così gliene ho data una che avevo di riserva e che in passato aveva utilizzato Felline. 

Come avete costruito questa maglia tricolore?

Matteo è cresciuto avendo davanti Ganna e Affini, per cui essendo un corridore di 60 chili da junior faceva un po’ fatica, però ci ha sempre creduto. Tant’è vero che il secondo anno ha vinto il Giro del Veneto proprio con una cronometro.

Ci sono margini per vederlo crescere ancora?

La cronometro non è la sua specialità al 100 per cento, però se il percorso è mosso come quella degli italiani, gli si addice. Poi lui è molto bravo a guidare la bici, davvero un funambolo: si butta dentro e sa quello che fa. E’ ovvio che Ganna, essendo un metro e 90, fa più fatica, anche se pure lui è migliorato parecchio nel controllo del mezzo.

Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Filippo lo segui ancora da vicino?

Adesso ci vediamo un po’ meno, anche perché lui è di base in Svizzera e al giorno d’oggi i corridori passano davvero pochissimo tempo a casa. Però quando è qui, ci incrociamo e due parole le scambiamo sempre. Siamo in contatto, non quotidianamente come quando era uno junior, ma il rapporto tra di noi è sempre ottimo.

Come lo vedi in ottica olimpica?

Sono convinto che abbia delle ottime possibilità, sia nella crono sia nell’inseguimento. In pista ha dei compagni non proprio alla sua altezza, ma penso che sarebbe difficile trovarli su scala mondiale visto il livello che ha raggiunto. Però basta che gli diano quei quattro cambi giusti e possono portare a casa tutti insieme qualcosa di eccezionale. So che il ct Marco Villa li sta motivando al massimo e che i ragazzi ci credono, per cui si può ambire a molto.

E su strada?

Non bisogna lasciarsi influenzare dal risultato di Faenza: quando prende una sberla, Filippo ne dà una più forte. L’ha sempre fatto anche da junior e lo si è visto anche quest’anno al Giro d’Italia che, dopo aver preso due scoppole nelle gare di preparazione, ne ha rifiliate due agli altri quando più contava nella Corsa Rosa. La sconfitta al campionato italiano sarà uno stimolo per l’Olimpiade. Ovviamente non è il percorso cucito su di lui, però se la giocherà. Se fosse stato un tracciato tutto piatto, sarebbe stato iper favorito, ma Pippo al 100 per cento è una “carogna” e in salita va come un treno: già da junior volava.

Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Dove può migliorare ancora?

Il prossimo step, dopo le Olimpiadi, per me è di puntare alla Milano-Sanremo e alle classiche del Belgio per crescere ancora. E’ nella squadra giusta e ha davanti 5 o 6 anni in cui può fare classiche o anche brevi corse a tappe non troppo dure, magari lasciando un po’ da parte il lavoro a crono per qualche tempo.

Anche tra le donne si parla tanto piemontese…

Non conosco tanto bene Elisa Balsamo, che speriamo ci faccia sognare a Tokyo. Mentre, grazie anche al papà che sento ogni giorno, seguo da vicino Francesca Barale. E’ una diciottenne molto seria, che è cresciuta un passo alla volta, ma soprattutto che ha una passione incredibile. Quando hai questa voglia di far fatica e di arrivare in alto, puoi davvero fare grandi cose e io ci scommetterei al buio su di lei. Ai miei ragazzi dico sempre: se date 100 alla bici, ricevete 100. La “Baralina” è così e ha un futuro radioso davanti perché va forte su tutti i terreni, diciamo che il Dna aiuta visti il papà e il nonno che correvano. Potrebbe raccogliere il testimone di Elisa Longo Borghini, intanto però godiamoci questo momento d’oro per il ciclismo piemontese e per il Verbano Cusio Ossola.

Fabio, Nicoletta, Edoardo e nonno Gianni: storie di Giro

30.05.2021
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Figlio del Giro d’Italia. Non c’è vittoria che tenga per Fabio Felline: «L’evento più importante della mia vita è la nascita di Edoardo». E come dare torto al trentunenne torinese dell’Astana-Premier Tech che venerdì pomeriggio, dopo aver sfidato le pendenze terribili dell’Alpe di Mera, si è fiondato giù in picchiata e, dopo aver avuto l’autorizzazione della squadra, si è recato in macchina all’ospedale dove l’aspettava la sua compagna Nicoletta Savio e il nascituro voglioso di uscire prima che terminasse la 104ª edizione della Corsa Rosa. 

Felline ha corso con l’Androni nel 2012 e 2013, qui dopo la vittoria di Gatteo alla Coppi e Bartali 2013
Felline ha corso con l’Androni nel 2012 e 2013, qui dopo la vittoria di Gatteo alla Coppi e Bartali 2013

Di buon mattino

Alle 5,17 di ieri mattina, ecco il nuovo arrivato. Fiocco azzurro, ma le sfumature rosa del Giro ci sono tutte.

«E’ stato un qualcosa di stupendo, davvero bellissimo – racconta ancora molto emozionato Fabio – Edoardo ha anticipato di qualche giorno la data prevista, già giovedì notte Nicoletta era stata ricoverata per delle contrazioni, ma tutto era sotto controllo. Poi, dopo la tappa dell’Alpe di Mera, mi ha confermato che era questione di ore e così dopo l’arrivo sono partito in direzione Torino. Sono stato lì dalle 3,30 di notte e ho assistito al parto, è stato speciale».

Insomma dopo aver scortato Aleksandr Vlasov per tre settimane era arrivato il momento di tagliare un altro traguardo, senza dubbio il più emozionante che un uomo possa raggiungere.

Dopo l’Alpe di Mera, è rientrato a casa e all’alba di ieri ha visto nascere suo figlio Edoardo
Dopo l’Alpe di Mera, è rientrato a casa e all’alba di ieri ha visto nascere suo figlio Edoardo

Un Giro strano

A marzo, dopo la grande prova alla Tirreno-Adriatico, Fabio ci aveva svelato della paternità imminente e che il primogenito sarebbe nato nel periodo immediatamente successivo al Giro d’Italia. Come il papà sfreccia in bici, anche Edoardo, evidentemente, andava di fretta.

«Se fosse nato un giorno dopo, avrei completato il mio compito per la squadra al 100 per cento nell’ultima tappa di montagna, ma credo comunque di aver fatto tutto il possibile. In generale – aggiunge Fabio – sono contento del lavoro svolto, anche se mi è mancato non avere ambizioni personali per inseguire il risultato di squadra come concordato. In fin dei conti poi, non siamo arrivati così lontani dal podio che era il nostro obiettivo ed era alla portata. Peccato aver avuto un po’ di sfortuna, come la mantellina che blocca la ruota nella tappa di Cortina o altre vicissitudini».

Da ieri le priorità sono aggiornate: «Adesso mi concentro sulla cosa più importante che è mio figlio, poi penserò alle prossime gare che, se tutto procederà per il meglio, saranno il Giro di Slovenia e poi il campionato italiano».

Nicoletta (a sinistra) e Fabio in un’immagine del 2018: i due sono molto discreti (immagine da Facebook)
Nicoletta (a sinistra) e Fabio in un’immagine del 2018: i due sono molto discreti (immagine da Facebook)

Nonno Gianni

C’è un’altra persona “in Giro” che non vede l’ora di conoscere e tenere in braccio Edoardo. E’ nonno Gianni Savio, team manager dell’Androni Giocattoli-Sidermec, che attende l’ultima fatica odierna prima di scoprire il suo nuovo ruolo familiare: «Fabio mi ha mandato subito foto e video già di primissima mattina, è stato molto emozionante diventare nonno mentre il Giro d’Italia era nel mio Piemonte. Per la nostra squadra l’obiettivo era di salire sul podio finale di Milano in una delle speciali classifiche e l’abbiamo centrato, perché oggi Simon Pellaud verrà premiato per il primo posto nella graduatoria relativa al numero di chilometri in fuga: 783. Un capitano non può abbandonare la nave, per cui dovevo seguire i miei ragazzi dall’ammiraglia e andrò a conoscere Edoardo soltanto stasera dopo la cronometro finale».

Tra nonno e papà, il futuro di Edoardo su due ruote sembra già delineato, ma Gianni con un sorriso aggiunge: «Lasciamo che vada dove lo porterà il cuore, altrimenti si rischia l’effetto contrario». 

Fabio Felline

Felline, l’eterno ragazzino è diventato grande

29.12.2020
7 min
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Fabio Felline viaggia verso la sua 12ª stagione da professionista eppure ha solo 30 anni. Una carriera che ha ancora molto da dire e che forse ancora deve trovare la sua dimensione definitiva. 

Quella che ne segue è la bella chiacchierata con un ragazzo davvero intelligente che ha raccolto meno di quel che poteva. Con Fabio guardiamo avanti, prima però partiamo dal finale di questa stagione. Una bella vittoria al Memorial Pantani (foto in apertura) e il folle inizio del Giro d’Italia che ha visto protagonista l’Astana. Partiamo da qui.

Un inizio schock, Fabio. In 24 ore avete perso un capitano e mezzo…

Davvero! E’ successo un qualcosa d’incredibile. E per me al contrario di quel che si possa pensare non è stata neanche fortuna. Aver perso due elementi così importanti (Miguel Angel Lopez e Vlasov, ndr) mi ha costretto a lavorare il doppio, il triplo e gli spazi per me si sono ridotti…

Fabio Felline
Giro 2020: Felline tira per capitan Fuglsang
Fabio Felline
Giro 2020: Felline tira per capitan Fuglsang
Eh sì perché comunque al contrario di quanto accaduto alla Ineos-Grenadiers che ha perso Thomas, voi il leader ancora ce lo avevate. Fuglsang ti ha bloccato…

Esatto. Tante volte mi sono sentito dire per radio: tieni duro ancora un po’, stagli vicino… in situazioni che per me non avevano senso e che magari non erano sul mio terreno, ma che invece erano giuste dal punto di vista del capitano. Però se da un lato non ho avuto troppo spazio, dall’altro la nota positiva è che sono stato costretto a rendere al massimo per 21 giorni e non ho mai avuto un passaggio a vuoto. E’ stata una bella conferma e questo mi rende contento. Persino quando ho vinto la maglia verde alla Vuelta ho avuto delle giornate no.

Una bella conferma: la squadra lo ha apprezzato?

L’Astana mi ha apprezzato sin da subito. Mi ha preso nonostante venissi da due stagioni non facili. Mi ha voluto per quel che posso ancora fare e per quel che avevo fatto in passato. Ma alla base di quelle due stagioni no ci sono stati dei problemi.

Che problemi?

Faccio una premessa: io sui social sono molto poco attivo e non tutti sapevano delle mie vicissitudini. Nel 2017 ero partito bene, poi a metà stagione ho avuto la toxoplasmosi. Mi dissero: tranquillo, passa in due, tre mesi. La primavera successiva ancora ce l’avevo. In estate riprendo e solo nel finale di stagione ricomincio a stare benino. Nella primavera del 2019 riparto molto bene. Cado e in una corsa in Francia e inizio a sentire dolore ad un ginocchio, ma vado avanti. Fatto sta che a forza di spingerci su ho lesionato la testa del perone. Altro stop. Riprendo a giugno. Faccio un bel Giro di Svizzera e mi mandano al Tour. Vado all’Eneco, sono settimo nella generale, all’ultima tappa mi tocco con Hirschi e Kueng prendo un buco ed esco di classifica. Giustamente non avendo più 20 anni queste cose non fanno notizia e nessuno le sa. E neanche io ne parlo sui social.

Fabio Felline
Felline (sinistra) terzo nella Castrovillari-Matera, sempre al Giro 2020
Fabio Felline
Felline (sinistra) terzo nella Castrovillari-Matera al Giro 2020
Beh non è facile poi ritrovarsi in questo ciclismo…

Non è facile. E anche quando fai cose buone non sempre sono viste se non sei davanti. Però devo dire che da parte di tutti in Astana ci si è dati una bella svegliata, anche tatticamente. Siamo presenti. In questo finale di stagione ho vinto il Pantani, ho trovato continuità, c’è stato un buon seguito mediatico. Insomma è un buon punto di partenza.

Partenza, hai lanciato in qualche modo il 2021. Che programmi hai?

Un programma importante. A gennaio faremo un ritiro in Spagna, quindi andrò sul Teide e farò un calendario di alto livello. Inizio dalla Spagna con Murcia, Almeria e Ruta del Sol. Passo alle prime classiche in Belgio, Het Nieuwsblad e Kuurne, e poi alle corse italiane, Strade Bianche, Tirreno e Sanremo. A quel punto tireremo una linea e vedremo se ci saranno anche le Ardenne e il Giro.

Caspita, un programmone! Ma sarà solo in appoggio a qualche capitano oppure avrai anche i tuoi spazi? Tanto più che Fuglsang sembra tornare a puntare sulle classiche e Vlasov sul Giro… 

Mi hanno detto che avrò anche i miei spazi. Su Vlasov il team punta molto, anche perché da quel che ho capito è all’ultima stagione e da lui vogliono ottenere il massimo. Con Vlasov è il primo anno che corro. Sai, è russo, hanno una mentalità particolare però devo dire che per quel poco che siamo stati insieme siamo andati molto d’accordo.

L’Astana ha preso dei giovani molto interessanti, Battistella, Piccolo, Sobrero… Ti coinvolgeranno nei loro programmi? Alla fine hai l’età e l’esperienza giusta. Non sei né il 20 enne e né il 37 enne: “parli una lingua” più simile alla loro rispetto a quella che potrebbe avere il corridore a fine carriera…

Io faccio parte del gruppo di Zazà (Stefano Zanini, ndr) e loro sono seguiti da Martinelli, dipenderà dal calendario, ma capiterà che alcune volte si starà insieme e io potrò avere un ruolo da insegnante.

Fabio Felline
Felline (sinistra) al suo primo Giro delle Fiandre nel 2010, eccolo andare di fuga
Fabio Felline
Felline (sinistra) al suo primo Giro delle Fiandre nel 2010
Varcata la soglia dei 30 anni che sogni ha Felline oltre il ciclismo?

Ho tantissime idee. Già nel 2012 avevo aperto insieme a due soci un centro dedicato allo sport. Ogni giorno c’era una figura di riferimento: una volta il nutrizionista, una volta il biomeccanico, una volta il preparatore… poi uno dei tre soci ha pensato bene di fregare me e l’altro e la cosa non è andata a buon fine. Magari un domani potrei riaprire questo centro. Ho alcuni amici che senza volerlo si sono laureati o hanno studiato per questo settore. Mi piace il discorso della preparazione. Non sono un nerd della tecnologia però penso di sapere parecchie cose e di poter rispondere a molte domande. Ecco, mi vedo dentro al ciclismo più con un ruolo così che non come direttore sportivo. Poi nella vita mai dire mai…

E i sogni del corridore?

Ho tanti sogni nel cassetto, anche perché sono pochi quelli che ho aperto! Sogno di vincere una classica, non chiedermi quale: una qualsiasi. E poi anche delle tappe. Ho dieci podi nelle tappe dei grandi Giri, ma non ne ho mai vinta una. Penso possano essere alla mia portata.

Tu sei stato uno dei primissimi a passare giovanissimo, avevi 19 anni e andasti alla Footon-Servetto. Una rarità, anzi caso unico, in quell’epoca (2009-2010), che differenze vedi con i ragazzini che passano oggi e che già volano?

Sai facevo questa riflessione proprio qualche giorno fa e sono giunto alla conclusione che sono passato giovane ma con la mentalità vecchia. Oggi passano e li fanno emergere. Pogacar a 21 anni ha vinto il Tour. Quando i miei tecnici mi portarono al Tour a 21 anni gli dissero che erano degli assassini. I primi anni da pro’ mi allenavo meno dei dilettanti. Mi hanno fatto vivere il ciclismo in modo differente. Il primo potenziometro l’ho avuto nel 2013 quando arrivai all’Androni Giocattoli, cioè al quarto anno da pro’. Come programmi, calendari, lavori… sono professionista dal 2014-2015 se guardo indietro. Oggi è diverso. Se un giovane passa e non va forte è un “nulla”. Io non dico che questa cosa mi abbia penalizzato, ma di sicuro mi ha rallentato. E magari ho perso quel treno. Ricordo che Bettini era cittì. Vinsi il Pantani e feci quarto a Prato. Paolo venne da me e mi disse: ti porterei a Valkenburg ma sei troppo giovane. Okay, feci quelli da U23 fu una bella esperienza, ma stop.

Fabio con Pippo, il trovatello riportato dalla Sicilia durante l’ultimo ritiro in Trek
Fabio con Pippo, un trovatello riportato dalla Sicilia
Cosa puoi dare ancora in questo ciclismo? Vai bene a crono, tieni in salita, sei veloce… dal tutto al niente però il passo è breve, oggi serve specializzarsi: che pensi?

Ho risposto un sacco di volte a questa domanda e dico che o sei un Valverde o sei uno “stolto”! Comunque c’è del vero. A livello personale magari ci sarà un risveglio in questa mia seconda parte di carriera. Ma se così non fosse bisognerà essere intelligenti e onesti con sé stessi e capire che forse è il momento di essere utile a qualcuno e diventare un gregario di lusso, l’uomo fidato. In questo caso mi torna utile quel che ho visto all’ultimo Giro. Ripeto, se mi accorgo di non emergere più può essere una soluzione. Anche perché ho più di 30 anni, vorrei continuare ancora e in ballo ci sarebbe anche l’aspetto remunerativo.

Felline ha l’idee chiare. E’ maturo, ha imparato e capito tante cose e non ha più l’etichetta dell’eterno giovane. Certo vorremmo che aprisse il cassetto delle classiche e tirasse fuori dal cilindro magari un bel Monumento, da tifosi italiani non sarebbe affatto male. Ma poi starà solo a lui trovare la sua strada. Intanto ha ritrovato quella per l’Italia. Da Monaco se ne è tornato a Torino, dove adesso convive con la sua fidanzata Nicoletta. E da qui può ripartire fortissimo.

Fabio Felline, crono Valdobbiadene, Giro d'Italia 2020

Senza Lopez e Vlasov, Felline fa per tre

18.10.2020
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Non si può neanche dire che Fabio Felline la crono di Valdobbiadene l’abbia fatta piano. Il 40° posto a 4’10” da Ganna lascia immaginare che il piemontese dell’Astana abbia quantomeno onorato la prova, ma che poi abbia tirato i remi in barca pensando alle fatiche che lo attendono nei prossimi giorni.

Fabio al Giro non è venuto per fare la sua corsa, puntare a una tappa o magari a qualche maglia di classifica. Come è già successo a Colbrelli, portato al Tour de France soltanto per aiutare Landa, a Felline è stato chiesto di correre in appoggio a Jakob Fuglsang. Per lui sarebbe stata in ogni caso la prima volta in questo ruolo, ma quando Lopez è caduto e Vlasov si è ritirato, sulle sue spalle si è abbattuto un peso ben maggiore di quello che aveva previsto.

Fabio Felline, Giro d'Italia 2020
Fabio Felline al Giro d’Italia 2020 senza (troppe) ambizioni personali
Fabio Felline, Giro d'Italia 2020
Felline al Giro senza (troppe) ambizioni

«La Astana ha avuto vari inconvenienti – spiega – così il mio primo Giro da uomo squadra, dopo anni da jolly, ha cambiato faccia. Da una parte ho il rammarico del terzo posto di Matera, dall’altro la consapevolezza che per me sino a Milano non ci sarà mai più un giorno di riposo o di disimpegno, perché dovrò rimanere il più a lungo possibile accanto a Jakob».

Alla vigilia della crono, nella discesa che portava verso Monselice, Fabio si è ritrovato improvvisamente a terra mentre la fila marciava a 50 all’ora. Lo ha tirato giù Battaglin, certo inavvertitamente. Il vicentino ha scartato di colpo, probabilmente toccato a sua volta, e il piemontese è finito a terra con la paura poi sfumata di aver rotto qualcosa.

Che effetto fa essere al Giro solo per lavorare?

Lo sto sperimentando e devo ancora ben capire. Già nel 2017 avrei dovuto correre il Giro in questo modo per aiutare Contador, ma presi la toxoplasmosi e non se ne fece nulla. Quel che aiuta è il buon rapporto fra tutti nel team.

La crono di Fuglsang non è andata bene.

Non è andata come si pensava. Ma una cosa che ho imparato è che nei Giri si vive giorno per giorno, perciò oggi è un altro giorno e domani si riposa. E questo non guasta, perché devo rimettermi in sesto.

Dolori per la caduta?

Avevo paura per la rotula, ma ieri nella crono ho avuto sensazioni non male. Sono stato fortunato e va bene così.

Fabio Felline, Memorial Pantani 2020
Fabio vince a braccia alzate il Memorial Pantani 2020
Fabio Felline, Memorial Pantani 2020
Fabio a braccia alzate al Memorial Pantani 2020
Sei un vincente, come va a lavorare per un altro?

Quando c’è superiorità, fa piacere. Il problema è se ti chiedono di tirare per uno che percepisci uguale o peggio di te.

Cosa cambiava per te con Lopez e Vlasov?

Che forse certi giorni avrei potuto mollare prima e magari ragionare su qualche vittoria di tappa. In questo senso però le loro uscite di scena hanno cambiato tutto. Quando Jakob ha bucato il giorno di Cesenatico, ero il suo ultimo uomo e gli ho dato la bici. Con Vlasov accanto, invece, ne avrebbe avuta una della misura giusta.

Una tappa che ti piacerebbe provare?

Ho un vago ricordo della corsa di San Daniele fatta da under 23, quello potrebbe essere il giorno buono. Ma allo stesso modo in cui lo dico, sono pronto a farmi indietro se Jakob avrà bisogno.