ExtraGiro, i numeri di un successo organizzativo

11.08.2021
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Sono davvero incoraggianti e positivi i numeri economici del primo semestre 2021 di ExtraGiro. Il gruppo organizzativo negli ultimi dodici mesi ha letteralmente “messo in piedi”, come usa definirsi in gergo, grandi eventi ciclistici quali il Campionato del Mondo, il Giro d’Italia Giovani Under 23 e i recenti Campionati italiani in Emilia-Romagna. Tra l’altro, tutte manifestazioni sostenute dal riscontro unanime di istituzioni, partner, pubblico, team ed atleti. 

Ballerini in testa al gruppo al campionato italiano
Ballerini in testa al gruppo al campionato italiano

Due società, una squadra

Nuova Ciclistica Placci 2013 e Communication Clinic: che squadra! La realtà emiliano-romagnola, guidata dai direttori Marco Selleri e Marco Pavarini, ha dunque comunicato i risultati ottenuti. Numeri che confermano il trend di crescita in corso fin da inizio 2020, quando è avvenuto il lancio di ExtraGiro: un affiatato gruppo di lavoro che fonde la proficua collaborazione tra Nuova Ciclistica Placci 2013 e l’agenzia Communication Clinic. 

Di assoluto impatto, i numeri che raccontano i due mesi di attività organizzativa dal 19 aprile al 20 giugno. Solo in questo lasso di tempo sono state fatte: 19 giornate di gara, 29 villaggi di tappa, con un notevole impatto mediatico evidenziato dalle differite su Rai Sport, dalla diretta dei Campionati italiani su Rai 2, per un’audience televisiva reale di oltre 1.400.000 spettatori. Per quanto riguarda la comunicazione digitale, l’intensa programmazione di attività organica e pubblicitaria ha portato al coinvolgimento di ben 1.558.000 utenti online fidelizzati, oltre a 10.821.000 visualizzazioni degli eventi. 

Selleri (a sinistra), Pavarini (al centro) e Colbrelli (a destra)
Selleri (a sinistra), Pavarini (al centro) e Colbrelli (a destra)

Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro

«Quelli che abbiamo avuto il piacere di analizzare – ha dichiarato Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro – sono numeri molto chiari. Sono dati che danno il senso di un percorso di crescita e di un preciso modo di accompagnare partner e istituzioni che ci appoggiano verso il proprio obiettivo. Obiettivo che è la promozione di nuove istanze e territori attraverso lo sport. A partire dal 2017, quando abbiamo rilanciato il Giro d’Italia Giovani U23 dopo cinque anni di stop, abbiamo lavorato intensamente sulla capillarità della nostra comunicazione. Volevamo attivare connessioni strette con i nostri partner che hanno accettato con noi questa sfida e che in gran parte sono ancora al nostro fianco, non solo sugli eventi sportivi ma anche condividendo con noi progettualità importanti che vanno oltre l’aspetto agonistico».

L’inaugurazione della Ciclovia Food Valley in occasione della 4ª tappa del Giro U23
L’inaugurazione della Ciclovia Food Valley in occasione della 4ª tappa del Giro U23

Il ciclismo per i territori

Il ciclismo è uno straordinario veicolo di promozione per aziende e territori. Genera importanti ricadute sui territori toccati dalle manifestazioni per alberghi, ristoranti, distributori di carburante e tanti altri operatori economici. 

ExtraGiro nel primo semestre del 2021 ha attivato oltre 500 collaboratori, coinvolgendo 155 strutture alberghiere, 3.000 pasti distribuiti “on the road”, 12.000 litri di acqua “versata” e oltre 220.000 chilometri percorsi dai mezzi della carovana. Si stima che i Mondiali di ciclismo in Emilia-Romagna abbiano generato un indotto economico immediato di 4 milioni di euro, oltre alle enormi potenzialità di sviluppo in ambito ciclo turistico di percorsi fino a quel momento sconosciuti. Warm Up Ciclismo, a luglio 2020, in un periodo davvero difficile per le strutture ricettive, ha generato più di 1.600 presenze in hotel. Il Giro d’Italia U23 movimenta 600 persone per dieci giorni. Complessivamente, ExtraGiro somma 10.000 prenotazioni di posti letto all’anno, senza contare i pernottamenti gestiti in autonomia dal pubblico o dall’entourage dei team. 

Grandi sponsor per Extra Giro, flotta Suzuki per i loro eventi
Grandi sponsor per Extra Giro, flotta Suzuki per i loro eventi

Dynamo Camp e AIDO

Non mancano poi i risvolti sociali dell’attività di ExtraGiro. Grazie al Giro d’Italia Under 23 sostiene il progetto 2 Milioni + di KM, ideato da Bikevo e dal suo fondatore Max Morocutti. Gli oltre 216.000 chilometri totalizzati dai 176 atleti in gara, infatti, finiranno nel contatore del progetto e da lì verso la solidarietà a Dynamo Camp e alle iniziative della Federciclismo per i giovanissimi. Il Giro d’Italia Giovani Under 23 è anche un capitolo importante del Bilancio sociale annuale di AIDO, l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule, perché gli eventi sportivi sono anche occasione importante per allargare il bacino dei portatori d’interesse delle importanti campagne che i partner di ExtraGiro sostengono e portano avanti con vigore.

ExtraGiro

La terza maglia piemontese sfugge a Ganna: trionfo di Sobrero

18.06.2021
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Terzo tricolore che parla piemontese, dopo Longo Borghini e Barale, ma questo se possibile è il meno atteso. Matteo Sobrero, cognato di Filippo Ganna, molla una spallata inattesa ad Affini e Cattaneo, spingendo Pippo addirittura giù dal podio. Il gigante iridato alla fine non era troppo contento e c’è da capirlo, dato che la crono di Tokyo sarà più dura di quella di Faenza. Come attenuante c’è il fatto che nei giorni scorsi Ganna ha lavorato sodo per la pista, compresi dei giorni sullo Stelvio. E come al Romandia pagò le dure sessioni in pista, qui potrebbe aver pagato i carichi degli ultimi giorni. Era forse impossibile pretendere che vincesse oggi, ma a Tokyo c’è da scommettere che Pippo ci sarà.

Ganna è partito senza grandi sensazioni, poi ha pagato il caldo
Ganna è partito senza grandi sensazioni, poi ha pagato il caldo

«Ho subito il caldo – dice – come a ogni italiano. Oggi è andata male. Non riuscivo a spingere. Sapevo che sto facendo una preparazione abbastanza mirata in pista, devo metabolizzare i lavori. Ci vuole tempo. All’inizio la velocità riuscivo a tenerla, avevo un buon intertempo, ma sulle salite non riuscivo a spingere. Se il limite è il peso, le Olimpiadi sono così. Per cui dobbiamo prepararci, altrimenti siamo indietro…».

Pippo non è imbattibile

Per un Ganna che si allontana sconsolato, mentre i suoi genitori si fanno un selfie con Sobrero e contano di mandarglielo per strappargli un sorriso (foto di apertura), il vincitore continua a passarsi le mani sulla maglia tricolore della crono che conquistò già da under 23, quando vestiva la maglia della Dimension Data for Qhubeka.

Sul traguardo, il piemontese dell’Astana è arrivato sfinito: «Ho raschiato il fondo»
Sul traguardo, il piemontese dell’Astana è arrivato sfinito: «Ho raschiato il fondo»

«Ero uno di quelli che pensava che Pippo fosse imbattibile – racconta – lo avevo anche chiamato ieri per dirgli che avrei corso per arrivare secondo. Invece probabilmente sono arrivato con una condizione superiore, il caldo mi ha aiutato e lui ha altri obiettivi che potrebbero averlo condizionato. E’ stata una crono pesante, fisicamente e mentalmente. Ho dovuto gestirla. Sapevo che i primi chilometri inducevano a spingere, ma sarei arrivato alle salite senza avere più nulla da dare. Non aveva senso insomma partire troppo forte».

Tattiche di gara

Ma la crono non la inventi. E se ti metti a studiare un percorso e capisci che l’inizio può fregarti, mentre in salita puoi accumulare vantaggio, allora devi capire anche che nel finale veloce, quelli grossi e forti come Ganna e Affini possono piombarti addosso e prendersi la tua corsa. Nelle squadre ci sono dei tecnici che studiano esattamente questi aspetti: quello dell’Astana, che ha studiato nei dettagli la tattica e i wattaggi da tenere, si chiama Ivan Velasco.

Terzo sul podio finale, Mattia Cattaneo torna ad alti livelli: e ora il Tour
Terzo sul podio finale, Mattia Cattaneo torna ad alti livelli: e ora il Tour

«Sapevo che nella parte finale avrei dovuto difendermi – sorride – per non perdere il vantaggio della salita. E per questo abbiamo montato il 58×11. Ho dato tutto e negli ultimi 2 chilometri ho davvero raschiato il fondo del barile. Ma sono arrivato con una grande condizione. Il quarto posto nell’ultima crono del Giro mi ha dato tanta fiducia e ho cercato di non pensare alle ammiraglie che mi hanno chiuso sulle transenne. Perciò sull’ultima salita ho cercato di dare tutto. Sapevo che mi stavo giocando la maglia tricolore».

Piccoli passi

La sua è una storia di piccoli passi. Under 23 per quattro stagioni, prima alla Viris, poi alla Colpck e alla fine due stagioni in continental sotto la guida di Francesco Chicchi, in quella fantastica incubatrice di talenti che fu la Dimension Data di Sobrero, appunto, Battistella, Konychev e Mozzato.

Ma la prova di Ganna è stata falsata dai carichi pesanti fatti per la pista
Ma la prova di Ganna è stata falsata dai carichi pesanti fatti per la pista

«Sto raccogliendo i primi risultati – commenta Sobrero – sono al secondo anno da professionista e non ho mai avuto fretta. Ho fatto quattro anni da under 23, non credo che questo risultato sarebbe potuto arrivare prima, ma di certo la maglia tricolore è quello che sogna ogni italiano che inizia a correre. Sto provando le stesse emozioni di quel giorno del 2019, ma fra gli elite la gioia è ancora più grande. Ora però si stacca un po’. Non sono mai stato così magro, è da un pezzo che sono sulla corda. Credo sia arrivato il tempo di andare al mare».

Sobrero, piemontese di Alba, centra con il tricolore la prima vittoria da professionista
Sobrero, piemontese di Alba, centra con il tricolore la prima vittoria da professionista

Trionfo piemontese

Zanini e Cucinotta se lo mangiano con lo sguardo, Umberto Inselvini che di corridori ne ha visto più di qualcuno lo aiuta a togliere gli scarpini e i copriscarpe e gli passa le scarpe da tennis, con cui caminerà fino all’antidoping, poi questo primo giorno tricolore in Romagna sarà concluso. Con tre tricolori piemontesi. Quello di Elisa Longo Borghini. Quello di Francesca Barale. E l’ultimo, il più atteso, per il quale si era tutti pronti a scommettere su Ganna, finito sulle spalle promettenti di Matteo Sobrero. Che la festa sabauda abbia inizio…

Giro di Romagna: il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno

27.04.2021
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E’ stata una prima edizione divina quella del Giro di Romagna per Dante Alighieri, ultima fatica organizzativa di aprile di ExtraGiro, che ha riallacciato il filo (interrotto nel 2015) col Giro delle Pesche Nettarine.

Quattro tappe, 10 gpm, 35 formazioni al via e spazio più o meno per tutti nella gara intitolata al Sommo Poeta e al 700° anniversario dalla sua morte.

Romano vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)
Romanl vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)

Il segno di Romano

La narrazione parte con la prima frazione, Riccione-Gradara di 118,6 chilometri che prevede un gpm nella prima parte ed un arrivo in leggera ascesa che strizza l’occhio a finisseur o grimpeur veloci. All’ultimo chilometro sono davanti gli ultimi cinque coraggiosi di giornata che pregustano l’avvicinarsi della gloria, ma proprio sull’erta finale verso il castello di Gradara gli inseguitori inghiottono i battistrada e Francesco Romano (Palazzago) anticipa Simone Piccolo (Viris Vigevano) e Gianmarco Garofoli (Nazionale Italiana) andando ad indossare la prima maglia verde-bianco-rossa da leader della generale.

Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)
Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)

Ricordate Ayuso?

Nella seconda tappa, Bellaria Igea Marina-Santa Sofia di 140,3 chilometri, il finale presenta due scollinamenti ravvicinati a ridosso dell’arrivo, che scremano il gruppo dei migliori, e il capo-classifica siciliano si trova a lottare contro 4 avversari, tra cui il baby-fenomeno: Juan Ayuso (nella foto di apertura). E’ proprio lo spagnolo della Colpack-Ballan che vince davanti a Romano (che conserva la leadership su Ayuso e il britannico Paul Double) e ad Andrea Pietrobon (Cycling Team Friuli).

Bis spagnolo

Il terzo giorno di gara è caratterizzato dalla Cattolica-San Leo di 126,8 chilometri con 3 gpm e l’arrivo in salita all’ombra del castello che domina la valle della Marecchia. Tappa movimentata e nervosa ma tutti aspettano l’ultima rampa: Ayuso impone un ritmo alto, trionfa in solitaria (davanti a Double della Mg-K Vis Sangemini e Michele Corradini della Viris Vigevano) e dopo il traguardo stramazza dalla fatica contro le mura del maniero. Lo sforzo viene ripagato anche in classifica generale: la maglia di leader è sua per una manciata di secondi su Double e Romano.

La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)
La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)

Rocchetta sprint

L’ultima frazione, Ravenna-Ravenna di 154 chilometri è la canonica chiusura per le ruote veloci, malgrado due salitelle appena dopo metà percorso. Non succede nulla che possa stravolgere la classifica generale che resterà invariata mentre la concitata volata finale va a Cristian Rocchetta (General Store) su Gregorio Ferri (Petroli Firenze Hopplà) e Luca Colnaghi (Trevigiani Campana Imballaggi).

E così, dopo un rapido riepilogo, proviamo a traghettarvi verso le cantiche che hanno contraddistinto queste quattro giornate agonistiche. 

Ayuso depone i fiori sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)
Ayuso depone i fiorni sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)

Paradiso Colpack

Iniziamo dai cieli del Paradiso che accolgono senz’altro la Colpack-Ballan e Juan Ayuso. Il team bergamasco sta vincendo ovunque e ha già ottenuto 13 successi totali (compresa la generale del Giro di Romagna) con 8 atleti diversi. La parte principale invece la sta recitando il diciottenne spagnolo (5 sigilli complessivi) che alla Strade Bianche di Romagna era stato tagliato fuori dalla contesa da una caduta in mezzo alla polvere e che attualmente sta provando “l’esperienza di questa dolce vita” (cit.) tra gli under 23 prima di passare professionista il prossimo agosto con il UAE Team Emirates.

A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)
A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)

Pro’ di ritorno

Le anime del Purgatorio invece hanno i volti di Francesco Romano e Cristian Rocchetta, entrambi vincitori di una tappa alla corsa “dantesca”. Il primo, passista-veloce siciliano classe ’97, è reduce da due stagioni con la Bardiani-Csf (con cui ha disputato l’ultimo Giro d’Italia) dove però ha pagato più del dovuto il passaggio tra i professionisti, categoria nella quale vuole rientrare. Per farlo è tornato nella Palazzago con cui aveva già corso nel biennio 2016-17 conquistando 5 vittorie: «Quest’anno mi sto rilanciando – spiega – e il mio obiettivo è avere continuità di risultati facendo tutto il calendario dei dilettanti per poi trovare nuovamente un contratto tra i prof nel 2022. Al Giro di Romagna ho fatto bene e ho dovuto scontrarmi con giovani talenti come Ayuso ma non mi scoraggio e il mio impegno sarà sempre massimale».

Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)
Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)

Parla Furlan

Il secondo, sprinter veronese del ’98 con 7 vittorie totali nella categoria tutte ottenute con la sua General Store, vuole mettersi alle spalle una negligenza personale che ha pagato a caro prezzo: a maggio 2019 fu trovato positivo a causa di un incauto utilizzo di uno spray nasale e fu sospeso fino a fine anno. Il fresco successo di Ravenna ha ridato ottimismo sia a lui che a Giorgio Furlan, suo ds ed ex prof dall’89 al ’98.

«Cristian – spiega il vincitore di 23 gare tra cui due tappe al Giro, campionato italiano ’90, Tirreno-Adriatico e Sanremo ’94 – paga due stagioni, 2019 e 2020, nelle quali ha corso poco per diversi motivi, in cui ha comunque fatto buoni risultati. Naturalmente siamo contentissimi per questa ultima vittoria. E’ un velocista moderno, di quelli che saltano via bene le salite e che poi è capace di arrangiarsi nelle volate anche se io dico che con un pesce-pilota potrebbe fare ancora meglio. Gli farò fare il Giro d’Italia U23, dove fece secondo posto in una tappa l’anno scorso, poi spero possa essere preso da qualche team professionistico, perché sta facendo una crescita graduale».

Anche al Giro di Romagna, per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)
Per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)

Inferno per due

Chi invece vuole uscire dai gironi dell’Inferno sono due ragazzi stranieri che stanno volteggiando attorno alla vittoria da inizio stagione: Paul Double e Asbjorn Hellemose. Del britannico della Mg-K Vis Sangemini, classe ’96, ci parla il suo ds Diego Cecchi: «E’ un ragazzo che va molto forte in salita e nonostante il suo peso piuma ha uno spunto piuttosto veloce. Al Giro di Romagna è andato molto bene ma sapevamo che con avversari come Ayuso, che è un extraterrestre, avrebbe faticato, benché abbia ceduto per soli 21 secondi. Ha disputato una buona Coppi e Bartali e una discreta Volta Valenciana. Gli faremo fare tutte le gare internazionali, anche quelle non adatte a lui perché deve completare il suo processo di crescita poi saremmo felici se ad agosto potesse fare uno stage con una formazione professional o WorldTour».

Il longilineo 22enne danese del Vc Mendrisio è un altro scalatore puro, abbonato alle posizioni a ridosso del podio che confermano tuttavia una condizione buona, pronta a regalargli un meritato successo. Anche per loro, da Ayuso in giù, sono pronte ad aprirsi le porte del Paradiso.

Pozzato fa squadra con ExtraGiro e lancia la gravel

26.04.2021
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Fare squadra è uno dei tanti obiettivi di ExtraGiro. Nei giorni scorsi Marco Pavarini, co-direttore generale insieme a Marco Selleri, ci aveva detto che Filippo Pozzato è uno di quegli organizzatori che più si avvicinano alla loro mentalità moderna di allestire e gestire manifestazioni. L’ex pro’ di Sandrigo, ora manager della PP Sport Events, ha già testato la sua organizzazione lo scorso agosto con i campionati italiani a crono e in linea e recentemente lo abbiamo incontrato a Mondaino.

Pippo sei stato alla Strade Bianche di Romagna, ospite di ExtraGiro. E’ stata un’occasione per parlare di collaborazioni e organizzazioni future?

Ci eravamo già visti a metà aprile con Marco Pavarini per diverse cose. Lui mi ha portato ad un appuntamento e io qui ho ricambiato portandogli un potenziale sponsor che già lavora con me. Non mi rende geloso, perché so come lavora ExtraGiro. Diciamo che condividiamo molto, forse siamo gli unici che riescono a dialogare, facendo anche un po’ di sinergia che è la cosa più importante. A parte Rcs Sport non ci sono tante strutture organizzative, noi altri siamo tutti piuttosto piccoli e secondo me è abbastanza stupido farsi la guerra l’uno con l’altro. Se invece si riesce a fare un po’ di squadra, penso si possa sfruttare e ottimizzare su costi e tutto il resto.

Giacomo Nizzolo, campionato italiano 2020
Giacomo Nizzolo campione italiano 2020 sul percorso disegnato da Pozzato
Giacomo Nizzolo, campionato italiano 2020
Giacomo Nizzolo campione italiano 2020 sul percorso disegnato da Pozzato
Sia per giovani che pro’, giusto?

Sì, l’idea mia è fare qualcosa per i giovani, perché sono loro la linfa per arrivare ai professionisti. Dobbiamo pensare di animare e far crescere la categoria. ExtraGiro lo sta già facendo molto bene, sono andato volentieri alla Strade Bianche di Romagna per vedere la loro struttura. Con loro c’è un rapporto sia di amicizia sia di stima reciproca, ma anche uno scambio di idee e spunti. Credo siano aspetti fondamentali e anche belli, se vogliamo.

Quindi anche tu Pippo, insieme alla tua società, vuoi essere portavoce di questo nuovo pensiero di collaborazioni sempre di più trasversali? Secondo te è molto difficile farlo capire agli altri organizzatori?

Penso di sì, perché c’è proprio un problema culturale a livello generazionale ed è un po’ la mentalità italiana. Lo vedo in Veneto dove tutti ci tengono ad avere il proprio orticello, guai a chi glielo tocca. Mentre io invece penso sia meglio aiutarsi per ottimizzare i costi e fare qualcosa di più bello ancora. Se tutti alziamo il livello, tutti ne guadagniamo. Farsi la guerra è la cosa più stupida che ci sia, anche se so che è molto difficile da mettere in pratica.

Il vicentino, in una foto presa dal suo profilo Instagram, al lavoro su molti fronti
Il vicentino, in una foto presa dal suo profilo Instagram, al lavoro su molti fronti

Cosa c’è in comune con gli amici di ExtraGiro?

Le generazioni più giovani sono un po’ più aperte e riescono a vedere oltre. Con Pavarini ho in comune che non guardo all’uovo oggi e magari neanche alla gallina, piuttosto direttamente a un pollaio domani. Penso che serva una visione a lungo termine perché adesso ci sono delle opportunità e prima si fa squadra meglio è.

Le organizzazioni 2021 della PP Sport Events cosa prevedono?

Abbiamo in programma 4 giorni di corse, tutte ad ottobre: Giro del Veneto mercoledì 13, una gara gravel per professionisti ancora da fissare, una Gran Fondo sabato 16 e la Veneto Classic domenica 17. Avrei preferito farle a settembre, ma le uniche finestre libere del calendario Uci erano ottobre o luglio e non volevo andare in competizione col Tour de France.

Una gara gravel? Sembra interessante, com’è nata questa idea?

E’ la moda del momento, quasi tutte le case costruttrici di bici ne hanno un modello e sicuramente è una cosa molto importante. Questa gara sarà un esperimento, stiamo cercando di capire come poterlo realizzare visto che ad oggi non c’è ancora un regolamento vero e proprio e l’Uci non sa come farlo. Stiamo lavorando insieme a loro e anche al settore fuoristrada Fci per crearlo. L’idea è quella di partire da Jesolo e arrivare a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova.

Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Lachlan Morton e Alex Howes impegnati su bici gravel nella Dirty Kanza in Kansas (foto Fsa)
Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Morton e Howes su gravel alla Dirty Kanza in Kansas (foto Fsa)
Vuoi dare qualche dettaglio in più sulle altre gare?

Il Giro del Veneto partirà da Padova, toccando le province di Vicenza, Verona e stiamo pensando ancora al traguardo. La Veneto Classic dovrebbe partire da Venezia e finire a Bassano passando da Treviso e Vicenza.

E immagino siano in cantiere anche gare giovanili.

Stiamo già parlando con ExtraGiro per fare squadra assieme perché ci sono opportunità interessanti da cogliere, però non voglio anticipare nulla. Ve ne parlerò non appena avrò qualcosa di concreto in mano.

Tolio, splendida follia alla Strade Bianche di Romagna

21.04.2021
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Una pazzia vera e propria. Un allungo che si è trasformato in una cavalcata di 50 chilometri di fuga solitaria. A Mondaino, Alex Tolio – trevigiano di Crespano del Grappa, 21 anni lo scorso 30 marzo, che corre con la Zalf Euromobil Desiree Fiorha dominato la quarta edizione della Strade Bianche di Romagna di ExtraGiro. Un’azione nata quasi per caso e poi portata a termine con ogni energia in corpo per resistere, dopo un vantaggio massimo di 1’20”, al forte ritorno degli inseguitori. Alle sue spalle il gruppo è esploso sull’erta finale che portava al traguardo. Nell’ordine hanno chiuso Alessandro Verre (Colpack-Ballan) a 42”, Riccardo Lucca (General Store) a 50” e poi frazionati il danese Asbjorn Hellemose (Vc Mendrisio), gli azzurri Gianmarco Garofoli (Team Dsm) e Antonio Puppio (Team Qhubeka), che avevano provato a ricucire quando il gap dal battistrada era sui 30”.

Sfinito dopo il traguardo e dedica finale alla mamma che compie gli anni (foto ExtraGiro)
Sfinito dopo il traguardo, poi la dedica alla mamma (foto ExtraGiro)

La fuga nel dna

L’atleta veneto è alla terza vittoria da under 23, tutte in solitaria. La prima venne a luglio 2019 al Gp Polverini nell’aretino, la seconda lo scorso ottobre al Gp Empoli. E’ tornato alla Zalf dopo la parentesi di dodici mesi fa con la Casillo-Petroli Firenze e la dedica di questo successo è per la madre. «Perchè compirà gli anni fra qualche giorno – dice – e questo è un regalo tutto per lei».

Nel 2017 il russo Kustandinchen vinse con un fuga di 30 chilometri e tu oggi hai fatto meglio. Ci racconti come è andata?

Ho tentato questa azione per provare a fare selezione, il nostro obiettivo era quello di anticipare le squadre più forti. Prima di entrare nel terzo dei cinque tratti di sterrato, quello in salita (tra Trebbio di Montegridolfo e Tavullia, ndr), ci sono stati un paio di scatti ed eravamo tutti sfilacciati. In quel punto mi sono trovato da solo e speravo che mi seguisse qualcuno. Sapevo che sarebbe stata ancora molto lunga e c’era anche molto vento. Il mio diesse Contessa mi ha comunicato un primo vantaggio di radio corsa e mi ha consigliato di attendere, però purtroppo non arrivava nessuno. Col senno di poi è stato meglio così, ma vi assicuro che negli 10-15 chilometri di gara ero sfinito. Sul traguardo non avevo la forza di esultare anche se la gioia era immensa.

Neglii ultimi 10-15 chilometri la fatica è stata bestiale (foto ExtraGiro)
Neglii ultimi 10-15 chilometri la fatica è stata bestiale (foto ExtraGiro)
Come è stato pedalare sullo sterrato.

E’ stata una emozione particolare perché era la prima volta che disputavo una gara del genere e devo fare i complimenti agli organizzatori. Hanno allestito una grande manifestazione. Mi sono un po’ sentito come i pro’ nella Strade Bianche. E mentre pedalavo tutto solo, ho preso motivazione pensando a loro. Guido bene la bici e me la cavo, ma ero all’esordio in una esperienza così, quindi era tutto nuovo e tutto da scoprire. Naturalmente sono contentissimo di questo risultato.

Il tuo margine è stato un elastico: 30″, poi quasi 1’30” e infine hai perso altri 40” in pochissimi chilometri prima dell’arrivo. Dove hai trovato le energie?

Ho cercato di andare del mio passo. In salita ho tenuto un ritmo regolare per poi spingere ancora in pianura e discesa in modo da recuperare quello che perdevo in salita. Ho tenuto duro più che potevo e ho dato tutto ciò che avevo, forse anche di più.

Una pazzia quindi per la tua vittoria più prestigiosa?

Sì sì, assolutamente una follia e la più importante. Ma adesso posso dire che è andata bene ed è stato meglio così.

Sul podio finale con Verre e Lucca a capo di una vera impresa (foto ExtraGiro)
Sul podio finale con Verre e Lucca (foto ExtraGiro)
Sei un passista-scalatore, a chi ti ispiri?

Se devo fare un nome, uno su tutti, dico Vincenzo Nibali, il più grande ciclista italiano che abbiamo.

Progetti per il futuro?

Fare il meglio possibile in tutte le gare e diventare professionista, che è il mio sogno da quando sono bambino. Io ce la metterò, spero che il passaggio avvenga il prima possibile.

ExtraGiro, officina 2.0 di progetti ciclistici

20.04.2021
6 min
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La mission moderna di ExtraGiro è in continua evoluzione. L’obiettivo di migliorarsi come gruppo organizzativo – alzando ulteriormente un’asticella già molto alta – va di pari passo con quello di tracciare una linea ben precisa (non solo verso i competitor e le istituzioni) per allestire corse sempre più valide sotto ogni punto di vista. Insomma, vogliono essere una società organizzatrice da cui prendere spunto e perché no, a cui chiedere consigli o assistenza

Questo spirito piuttosto rivoluzionario esce dal mix tra Marco Selleri – nativo di Mordano, presidente della Nuova Ciclistica Placci 2013 – e Marco Pavarini – parmigiano, manager di una agenzia di comunicazione, marketing ed eventi – che si sono conosciuti nel 2016 riportando in auge il Giro d’Italia U23 (in apertura Pavarini con Pidcock, ultima maglia rosa). Entrambi sono direttori generali di ExtraGiro, officina 2.0 di progetti ciclistici nata nel 2020.

Il Giro d’Italia U23 del 2020 partiva da Urbino: grande cornice (foto Isola)
Il Giro d’Italia U23 del 2020 partiva da Urbino: grande cornice (foto Isola)

Coppia pefetta

La loro sintonia è perfetta: Selleri, già deus ex machina del Giro delle Pesche Nettarine, si occupa della parte tecnica delle gare, mentre Pavarini, che alle spalle ha esperienze in grandi aziende, di quella manageriale.

Le loro creature sono tutte votate al ciclismo giovanile: «Sì – spiega subito Selleri – quella è la spina dorsale di tutto il movimento. Per diventare professionisti bisogna prima essere passati dalle categorie inferiori e averci gareggiato. E quindi aver avuto gente che ti organizzava le gare».

GIlberto Cani è una grande risorsa per le attività di ExtraGiro (foto Isola)
GIlberto Cani è una grande risorsa per le attività di ExtraGiro (foto Isola)
Selleri da dove iniziamo a spiegare come nascono le vostre corse?

Partiamo dal presupposto che tutto il ciclismo, anche quello dei giovani, si è globalizzato. Il livello qualitativo dei corridori si è alzato e pertanto bisogna fare gare all’altezza, senza tralasciare nulla. Ormai non te lo puoi più permettere perché hai sempre più obblighi e forti rigidità da parte di Prefetture e Questure. Talvolta abbiamo bisogno letteralmente di un esercito. Vi faccio un esempio pratico: per la prima tappa a Riccione del Giro di Romagna (22-25 aprile, ndr) dobbiamo coinvolgere 51 persone in 3,6 chilometri di trasferimento. Figuratevi per un percorso di gara. Sono un paladino della sicurezza, ma così rischiamo di pagare dazio se non cambiano un po’ di cose.

Cosa intendi?

Dobbiamo formare le persone e avere più supporto dalla Federazione, che potrebbe chiedere aiuto a sua volta al Coni e alle istituzioni governative. E’ tanto tempo che suggerisco alla Fci che noi organizzatori dobbiamo trovarci ad un tavolo e trovare un’intesa perché andando avanti si rischia che non bastino più le Amministrazioni comunali, gli sponsor e i volontari, che in ogni caso ci costano e che comunque vanno istruiti e aggiornati a dovere.

Le mele e in genere la frutta sono una presenza fissa nei villaggi ExtraGiro (foto Isola)
Le mele e in genere la frutta sono una presenza fissa nei villaggi ExtraGiro (foto Isola)
In pratica voi di ExtraGiro vi fate portavoce anche per conto delle altre società organizzatrici.

Esattamente, vogliamo che cambi qualcosa. Non solo che salga il livello delle gare giovanili in Italia, ma che possa essere snellita anche un po’ di burocrazia. A tal proposito voglio ringraziare Gilberto Cani, un nostro collaboratore che si occupa di viabilità e dei rapporti istituzionali che gode di grande pazienza, ma che sta rischiando di andare in tilt.

Le soddisfazioni però ci sono, non ultima lo scorso mondiale di Imola organizzato in tempo-zero.

Ti dirò che a me non interessa avere la palma del miglior organizzatore. Quelli della rassegna iridata sono stati 21 giorni vissuti tutti d’un fiato. Basti pensare che Pavarini, che si occupava di altre problematiche, l’ho sentito solo una volta al telefono, per dire quanto siamo ben rodati. La mia soddisfazione più grande è sempre alla fine di una gara quando so per certo che non ci sono stati problemi e che nessuno, corridori, staff o addetti alla gara, si sia fatto male.

Marco, stavi per aggiungere qualcosa d’altro?

Sì. Hanno appena completato una pista ciclabile da Mordano a Castel del Rio lunga ben 43 chilometri che costeggia il Santerno e che prevede alcuni guadi tutti in sicurezza. Bene la sera del 7 agosto ci occuperemo della inaugurazione organizzando la Alé-Pedalata delle stelle, visto che sarà periodo di stelle cadenti, dotando le bici di luci. Ma vi darò maggiori dettagli più avanti.

Alessia Piccolo e la sua Alé sono grande supporto per Selleri e Pavarini (foto Isola)
Alessia Piccolo e la sua Alé sono grande supporto per Selleri e Pavarini (foto Isola)
Cambiamo interlocutore, ecco Pavarini, che prima è stato chiamato in causa proprio da Selleri. Cosa ne pensi di questa avventura nel ciclismo? 

In questi cinque anni abbiamo fatto cose straordinarie, il recente albo d’oro del Giro d’Italia U23 e delle altre nostre gare lo testimonia. L’anno scorso poi, dopo il lockdown, abbiamo preso il coraggio a quattro mani e abbiamo allestito le gare all’autodromo di Imola. In questo lasso di tempo abbiamo bruciato le tappe, abbiamo aumentato lo spettacolo e la sicurezza, però non basta.

Cosa c’è da fare ancora?

Ciò che ha detto Selleri, la Federciclismo deve interessarsi a fare formazione del personale, perché il volontariato ne risente se c’è sempre più complessità dietro ad una gara. Bisogna abbassare certi costi. Purtroppo il ciclismo, a parte i grandissimi eventi come il Giro d’Italia o qualche altro rarissimo esempio, non si è mai dotato di professionalità, perché è ancora uno sport povero che vive di sponsor amici o locali. Non sempre basta scendere dalla bici per essere professionista anche nell’organizzazione delle gare.

Obiettivi da condividere?

La nostra missione è stimolare anche gli altri organizzatori, che bisogna avere una visione un po’ più imprenditoriale. Ad esempio ci fa piacere che Pozzato, col suo staff, abbia preso un po’ spunto da noi per organizzare lo scorso campionato italiano e le loro prossime nuove gare. Così come noi ci guardiamo attorno per migliorarci, non bisogna essere gelosi o invidiosi degli altri perché ne guadagneremmo tutti.

Sembra che ci stiate riuscendo, ma non pare facile. Cosa ti ha portato ad entrare in questo mondo?

Me lo hanno chiesto 5/6 anni fa, mi piaceva lo spirito e questo senso di comunità. Dal punto di vista lavorativo ci ho sempre visto delle potenzialità inespresse. Andava svecchiata la comunicazione del ciclismo, che è un veicolo favoloso per il marketing digitale e per la promozione del territorio.

Davide Cassani è per Marco Selleri una grande ispirazione (foto Isola)
Davide Cassani è per Marco Selleri una grande ispirazione (foto Isola)
A tal proposito avete anche creato delle iniziative e delle app dedicate.

Sì, ad esempio abbiamo ideato la MDD, ovvero il Museo Digitale Diffuso del Ciclismo Italiano che in pratica è una guida interattiva che ti descrive, mentre ti trovi in giro per il nostro Paese, se in quel posto o zona c’è stato un avvenimento di ciclismo. Il sito e la app sono divisi per protagonisti, squadre, decadi o luoghi del ciclismo. Ed è in continuo sviluppo.

Quindi le soddisfazioni ci sono.

Certo, ovvio che ci sia il lato positivo delle cose anche se dobbiamo iniziare a divertirci di più organizzando gare. La nostra soddisfazione è trasmettere energia positiva, che gli altri ci vengano a chiedere suggerimenti o aiuti. Noi siamo disponibili.

Coati-Nencini, pareggiati i conti. ExtraGiro, si va…

18.04.2021
4 min
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Nel ciclismo c’è sempre la possibilità di una rivincita, basta crederci. A Bubano di Mordano, nella “100° Anniversario Antonio Placci” nell’ambito delle manifestazioni di aprile di ExtraGiro, Luca Coati con la maglia della nazionale italiana – davanti al cittì Davide Cassani – conquista una splendida vittoria superando in una volata di gruppo Tommaso Nencini della Petroli Firenze-Hopplà (in apertura, foto Instagram), che lo aveva battuto lo scorso 27 febbraio alla Firenze-Empoli nella prima gara stagionale.

Considerando che sul terzo gradino del podio è salito Gregorio Ferri, compagno di Nencini, si può dire che Coati (che nel 2019-2020 correva a sua volta nella squadra gestita da Piscina e Provini) abbia vendicato quell’ordine d’arrivo in Toscana, dato che sul traguardo di Empoli alle sue spalle erano finiti Bonaldo e Puppio, suoi compagni in maglia Qhubeka

Il veneto cresciuto nella Ausonia Pescantina, curiosamente sa vincere solo ad alte velocità: nel 2019 nel circuito ad Alzano Scrivia a quasi 48 di media, l’anno scorso alla crono di Ponsacco a 49 ed ora sul traguardo di via Lume sfiorando i 47.

Luca Coati dopo l’arrivo, raccontando lo sprint al cittì Cassani
Luca Coati dopo l’arrivo, raccontando lo sprint al cittì Cassani
Luca innanzitutto che gara e volata sono state?

E’ stata una corsa velocissima, la squadra nonostante la giovanissima età media ha fatto un lavoro impeccabile per me che ero deputato a disputare lo sprint. Il mio compagno Puppio mi ha pilotato in modo magnifico fino ai 300 metri e poi è toccato a me completare l’opera.

Sei stato agevolato dal malinteso dei due della Petroli Firenze?

No, ero in terza posizione fino all’ultima curva dietro un atleta della Biesse Arvedi (Carlo Alberto Giordani, ndr) e quando è partito lui, sono partito anch’io. Oggi sentivo di avere la gamba giusta.

Come ti trovi nel team continental della Qhubeka?

E’ una formazione tranquilla, ci fa lavorare bene, siamo seguiti al 100 per cento in tutto. Li ringrazio perché se sono arrivato in forma a questo appuntamento, guadagnandomi la convocazione in nazionale, è merito anche loro.

Che effetto fa vincere con l’azzurro addosso?

E’ senz’altro una grande emozione. Ringrazio anche tutto lo staff azzurro, a cominciare dal cittì Marino Amadori.

A proposito, stessa domanda che avevamo fatto a Puppio, il passaggio al professionismo è da conquistare o è già fatto?

No, ce lo dobbiamo meritare gara dopo gara. Adesso sono in un buon periodo di forma e devo sfruttarlo. Speriamo bene.

Prossimi obiettivi?

Non ne ho uno preciso, voglio fare bene in tutte le corse cui partecipo. Ad esempio la vittoria di oggi ha un valore particolare anche perché l’organizzazione è da professionismo.

Ferri sta ritrovando lo spunto, ma nel finale la Petro Firenze ha pasticciato
Ferri sta ritrovando finalmente lo spunto

Ferri cresce

Sconsolato in cerca di spiegazione e riscatto c’è Gregorio Ferri che, dopo un 2020 deludente, sta ritrovando il giusto colpo di pedale come due anni fa e finora gli manca solo la vittoria (per lui anche un secondo e un quarto posto in stagione). Prima di salire sul palco delle premiazioni prova ad analizzare la volata con Nencini, senza trovare forse una vera risposta. Cose che capitano ma che lasciano tanto rammarico.

Gregorio che finale è stato?

Eravamo stati compatti fino a 3 chilometri dall’arrivo, poi c’è stata una gran confusione in gruppo con spallate e ci siamo persi, non ci siamo più capiti bene. Mio fratello Edoardo ci ha tenuti davanti tanto, poi è toccato a Ferrari portarmi fino ai 500. A quel punto ho perso Nencini, non sapevo dov’era poi l’ho visto spuntare e partire ai 250 metri. Anche se un po’ chiuso, sono uscito e alla fine ho fatto terzo in rimonta.

Un gran caos insomma.

Sì, non ho ben capito cosa sia successo dietro di me, tant’è che dopo il traguardo un altro corridore è venuto a chiedermi spiegazioni sul mio spostamento a sinistra, ma io non me ne sono accorto. Anzi chiedo scusa a tutti se ho fatto una scorrettezza, mi dispiace ma non è da me farle. Speriamo che vadano meglio le prossime gare, saranno tutte rivincite.

Ci tenevi a fare bene visto che abiti non troppo distante da qua.

Esatto, abito a Calcara di Valsamoggia e volevo fare bene. Dobbiamo sfruttare al meglio queste gare per intenderci meglio. Abbiamo lo stimolo per rimediare il prima possibile a questo doppio piazzamento che brucia un po’, anche perché la gamba gira bene.

CT Friuli, Pietrobon cresce e Bressan sta tornando

15.04.2021
4 min
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Come la Biesse-Arvedi di cui abbiamo parlato martedì, anche il CT Friuli si è trovato davanti all’esigenza di rifondarsi. Quando ti vanno via corridori come Aleotti, Milan e Bais, non ti resta che ripartire da quel che resta e semmai allargare la base. E’ questa la sintesi del Boscolo pensiero alla vigilia delle gare di Extra Giro e della lunga rincorsa al Giro d’Italia U23.

«Sapevamo che sarebbe stata dura – dice Renzo Boscolo, tecnico del CT Friuli – stiamo riaprendo un ciclo. Non abbiamo perso soltanto quei tre, negli anni precedenti sono passati altri corridori importanti che avrebbero avuto ancora del tempo fra gli under 23. Ma se vuoi fare la continental e usarla come fase di formazione per i giovani, le cose vanno a questo modo. Il problema semmai sta nel fatto che il Covid ci ha tolto una parte importante del lavoro, quella della formazione».

Dopo l’arrivo della Vicenza-Bionde, i complimenti di Fran Mihojlievic e di tutto il CT Friuli (foto Scanferla)
Dopo la Vicenza-Bionde, i complimenti di Mihojlievic (foto Scanferla)
Quella che normalmente facevate in ritiro?

Esatto. Nei weekend normalmente si facevano più ore di formazione che ore pedalate. Adesso siamo costretti a fare le stesse cose o a provarci durante le corse o su Zoom. Ed è il vero problema che ci impedisce di abbattere i tempi con i più giovani.

Pietrobon è diventato un pilastro della squadra?

Proprio ieri gli ho mandato un messaggio per fargli i complimenti. Perché al di là del secondo posto alla Vicenza-Bionde, la cosa di cui sono stato più contento è che dopo l’arrivo i compagni sono andati tutti da lui a fargli i complimenti, dopo che in corsa era stato proprio lui a chiedergli di alzare il ritmo. Per la prima volta l’ho visto leader.

Lo scorso anno alla Vicenza-Bionde vinse Aleotti in maglia tricolore: grandi sfottò su Whatsapp per Pietrobon, arrivato secondo (foto Scanferla)
Alla Vicenza-Bionde 2021 vinse Aleotti: battute a Pietrobon, 2° (foto Scanferla)
Da qualche parte si è letto che voglia puntare al Giro d’Italia…

E’ nei suoi sogni (sorride, ndr), come il Tour de l’Avenir. Ovviamente dipenderà dalla gara. Lui ha capacità in salita, ma soprattutto dovrà dimostrare di non avere i blackout in cui incorreva in passato. Deve dimostrare di aver superato questo problema, da parte mia posso dire che ci stiamo lavorando.

Quale il programma d’ora in avanti?

Tutte le corse di Extra Giro, San Vendemiano e poi il Liberazione a Roma. Abbiamo anche parecchi inviti all’estero, con il calendario che si sta assestando. Prevedo dei bei grattacapi a settembre, tante corse si stanno spostando e i programmi si ingolfano.

Sappiamo che Roberto Bressan è stato poco bene, ma sta recuperando. Come va?

E’ convalescente, ma sempre presente. E’ tornato con il suo carisma

Vuoi dire rompiscatole come ai bei tempi?

Lo avete detto voi (ride, ndr), non io! L’altro giorno si è impuntato su due dettagli tecnici su cui ovviamente aveva ragione. E allora ho proprio dovuto dirglielo: sei tornato per davvero

Al Piva, rifornimento volante per Pietro Aimonetto (foto Scanferla)
Al Piva, rifornimento per Pietro Aimonetto (foto Scanferla)
Il CTF Lab resta al centro delle operazioni?

A parte i due della Bora-Hansgrohe (Fabbro e Aleotti, ndr) che si allenano con i loro tecnici, gli altri sono rimasti con noi. La cosa bella è che con tutti continuiamo a sentirci nel gruppo di Whatsapp, che dà proprio il segno dell’attaccamento. L’altro giorno in Turchia è caduto Venchiarutti. Gli ho scritto di ripartire e cercare di fare qualcosa di importante e lui l’indomani è stato per tutto il giorno in fuga. Invece alla Vicenza-Bionde hanno fatto a fettine Pietrobon. Lui è arrivato secondo, Aleotti l’aveva vinta. Potete immaginare da soli…

#inEmiliaRomagna Cycling Team, dieci giorni di fuoco

14.04.2021
4 min
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Per il suo #inEmiliaRomagna Cycling Team si annunciano dieci giorni di fuoco e Michele Coppolillo lo sa bene. La squadra, l’unica in Italia sostenuta da una Regione, affronterà infatti le prove di Extra Giro che si svolgeranno nel weekend. Il 100° Anniversario Antonio Placci e il Trofeo Città di Meldola fino al Giro di Romagna per Dante Alighieri, passando per la Strade Bianche di Romagna.

«Contiamo di fare bene – dice il diesse calabresecome fossero mondiali e Giro d’Italia. Non sarà facile davanti alle migliori 20-30 squadre. Tanti percorsi li conosciamo, ma con la zona rossa non abbiamo potuto vedere gli altri. Quello di Meldola è un circuito storico che torna ed è forse la gara più alla nostra portata. Un anno la vinse anche il Panta, io invece arrivai secondo dietro Miodini…».

Debutto stagionale alla Firenze-Empoli di fine febbraio per i ragazzi di #inEmiliaRomagna Cycling Team (foto Fulgenzi)
Per i ragazzi di Coppolillo debutto alla Firenze-Empoli (foto Fulgenzi)
Come è cominciata la stagione?

Fra le mille difficoltà e i pochi contatti del periodo, con le compresibili difficoltà a organizzare le cose. Abbiamo fatto solo un ritiro di 4 giorni quando siamo stati in zona gialla. Però abbiamo ricominciato e sono venuti un secondo posto con Tarozzi a Valenza e il 5° di Dapporto al Trofeo Primavera (i due sono insieme nella foto Fulgenzi di apertura). Anche i ragazzi sono confusi da tutta questa fase.

A proposito di Tarozzi, era l’uomo più in vista, come sta?

Ha 22 anni, siamo tutti convinti che abbia degli ottimi mezzi e ancora cose da dire. Questo per lui sarà l’anno decisivo, per trovare la costanza e vincere le gare che lo portino tra i professionisti. Quando arrivò, era al terzo anno e vinse delle belle corse, come il Piccolo Giro dell’Emilia e il Giro delle Valli Aretine. Ha giornate super e dei vuoti che per stare a un certo livello non sono più permessi.

Ruote Fulcrum, coperture Veloflex e bici Pinarello per #inEmiliaRomagna Cycling Team (foto Fulgenzi)
Ruote Fulcrum, copertoni Veloflex e bici Pinarello: materiali al top (foto Fulgenzi)
La squadra ha anche dei giovani.

Ne abbiamo tanti. C’è Dapporto, che si è già piazzato, Cantoni che purtroppo si è fatto male. Non abbiamo gli juniores che hanno vinto e stravinto, ma ci sono ragazzi su cui possiamo lavorare. Mettiamo i corridori in condizione di esprimersi bene. Mi piacerebbe che per la nostra regione diventassimo la squadra di riferimento, quella in cui andare. Spero proprio che le prossime gare in casa siano di buon auspicio.

Che effetto fa sapere di essere la squadra ufficiale della Regione Emilia Romagna?

Per me è un grande stimolo, un onore. E metteteci che io sono… adottato e lo stesso mi sento romagnolo per gratitudine. Questa è la regione del turismo e della cultura e noi non siamo soltanto un gruppo di corridori, ma siamo i suoi ambasciatori. Ai ragazzi certi valori vanno ricordati, perché sono giovani e tendono a dimenticare. Ma hanno sempre davanti agli occhi il fatto di rappresentare la terra in cui sono nati.

Sarebbe bello riuscire a raccogliere i migliori talenti regionali, in modo che il prossimo Aleotti venga con voi…

Sarebbe stato bello avere anche lui, ma quando è passato U23, noi non c’eravamo ancora. E poi va detto che tanti ragazzi, soprattutto quelli più strutturati, risentono tanto del fascino delle continental e un po’ li capisco, mettendomi nei loro panni. Ma allo stesso tempo, dico che per i più giovani forse va meglio una squadra di passaggio di una che li manda subito fra i pro’.

Una delle rare occasioni di lavoro insieme sulle strade del mondiale di Imola per i ragazzi di Coppolillo (foto Fulgenzi)
Una delle rare occasioni di lavoro insieme (foto Fulgenzi)
Perché?

Perché è tutto più accelerato, vedo ragazzi di primo anno U23 correre nel WorldTour e forse è prematuro. Non sarebbe il caso prima di farsi le ossa in una dimensione più tranquilla? Il ragazzino di 19 anni che si ritrova a correre nel gruppo dei più forti al mondo, dopo 4-5 batoste subisce un duro contraccolpo psicologico. Pensi di essere uno di loro e invece hai appena cominciato. Come la prima volta che ti portano a correre in Belgio e ti sembra di essere in un altro mondo. Secondo me delle squadre di approccio devono esserci.

Dopo Extra Giro, #inEmiliaRomagna Cycling Team sarà anche al Giro d’Italia?

Saremo anche lì, sarà la nostra vetrina, anche se a un livello stratosferico. Per Tarozzi può essere l’occasione giusta per farsi vedere, anche se pensando al Pidcock dello scorso anno e a tutti gli altri ragazzi fortissimi che abbiamo visto, mi viene da fare gli scongiuri.

Sfumature di Romagna

A margine di tutto questo, una nota di colore. Se la squadra deve essere emiliano romagnola, abbiamo chiesto, invece di scriverci Cycling Team, non si poteva usare un’espressione dialettale? La risposta che abbiamo ricevuto è stata davvero simpatica. E allo stesso modo in cui il titolo felliniano Amarcord viene dal dialetto “a m’arcord”, io mi ricordo, ecco un’originale lettura del nome del team.

«Hashtag inEmiliaRomagna – ci fanno sapere – in dialetto significa “io sto in Emilia-Romagna”. Suona quasi come il dialettale “A stag in Emilia-Romagna”. E quando le persone di qua dicono “hashtag”, in realtà dicono «astàg”. Quasi perfetto». Applausi, geniale. In bocca al lupo!