Domani Laigueglia, baluardo del ciclismo che cambia

27.02.2024
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Venticinque squadre, fra cui 9 WorldTour, 8 professional e 8 continental. Le prime salite di Paravenna e Testico a fare la selezione e poi il circuito finale, che negli ultimi 44 chilometri propone per quattro volte Colla Micheri e Capo Mele. Domani si corre il Trofeo Laigueglia e a giudicare dalle iscrizioni dell’ultima ora sarà una gara stellare, sempre che il meteo conceda una tregua.

Il UAE Team Emirates arriva in forze, aggiungendo al pacchetto Ayuso e Hirschi, dominatori nello scorso weekend francese: con loro anche Covi, Majka, Ulissi e Baroncini. Poi il vincitore uscente Peters, Vendrame e Cosnefroy nella Decathlon-Ag2R partita già fortissimi. Bettiol e Piccolo in maglia EF Easy Post; Velasco, Fortunato e Scaroni con l’Astana. Rota e Busatto per la Intermarché, più De Marchi e Zana con la Jayco-AlUla. Infine due ragazzini che l’Italia ben conoscono: Gregoire e Lenny Martinez di casa Groupama-FDJ. Il via alle 11, l’arrivo intorno alle 16, la diretta intorno alle 14,30 su Rai Sport ed Eurosport.

Il Laigueglia del 2023 è stato vinto da Nans Peters, al traguardo con 46″ di vantaggio
Il Laigueglia del 2023 è stato vinto da Nans Peters, al traguardo con 46″ di vantaggio

Le corse in Italia

Laigueglia significa l’inizio del grande ciclismo in Italia, con l’organizzazione di Extra Giro per conto del Comune. Di questi tempi non c’è niente di facile nell’organizzare corse in Italia, nella scia di RCS Sport che, lavorando bene e a tappeto, lascia dietro appena le briciole. E’ notizia dei giorni scorsi, diffusa da bici.PRO e rilanciata su tutti i media, che il Giro di Sicilia non ci sarà per ragioni politiche. Eppure gli uomini di Mauro Vegni non sono stati a guardare e nelle stesse date si svolgerà il Giro d’Abruzzo: manca l’ufficialità, attesa a breve.

Non c’è niente di facile, ma ci sono le idee. Marco Selleri, che di Extra Giro è uno dei soci, ne avrebbe tante, ma ha capito che ci sono conti da fare. Proprio per questo il gruppo romagnolo ha dovuto rinunciare all’organizzazione del Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, mentre sta per annunciare la rinascita del Giro di Romagna. Lo sentiamo alla vigilia della corsa ligure.

Marco Selleri, romagnolo, qui alla presentazione della tappa bolognese del Tour 2024
Marco Selleri, romagnolo, qui alla presentazione della tappa bolognese del Tour 2024
Percorso che vince non si cambia…

E’ rimasto tutto uguale, anche perché all’Amministrazione comunale piace questo percorso, che è stato accolto abbastanza bene anche dai corridori. L’arrivo di Ayuso e Hirschi servirà a innalzare ancora di più il livello.

Quanto è importante effettivamente la presenza dei grossi nomi per una corsa? 

E’ importante perché acquisisce valore. Quando ci sono nomi che sono sulla bocca di tutti, vuol dire che aumenta l’audience di tutto quello che c’è intorno, quindi è fondamentale. Soprattutto se parliamo di corridori che hanno già vinto negli ultimi giorni e si presentano qua, cambiando le carte in tavola di tanti pronostici. Mi piacerebbe che una volta tanto vincesse un italiano, perché ne abbiamo bisogno. Sappiamo che Rota e Covi sono sempre fra i primi, anche Vendrame lo scorso anno era davanti. E’ una corsa che si dice molto ai nostri ragazzi. Sarà un test anche per Baroncini, perché a Kuurne non è andato male, anche se qui ci sarà più salita.

Il Comune ci tiene tanto, ma di fatto l’intero territorio è in ballo per accogliere le squadre.

Laigueglia dà il nome dal 1964 della prima edizione. Per la corsa hanno riaperto due hotel, mentre il grosso delle squadre si trova fra San Bartolomeo e Alassio. Il Comune ci tiene molto, con le ultime elezioni è cambiata l’Amministrazione, ma si continua a ricavare il budget per la corsa. Parliamo per loro 110-115 mila euro, che non è facile. Ci sarà pure un contributo della Regione e qualcosa che arriva dai Borghi più Belli d’Italia, ma la metà viene dal bilancio della città cui bisogna dire grazie. E’ una corsa che con l’IVA viene a costare intorno ai 200 mila euro. Ci sono delle figure chiave, come Lino Bersani che è un Consigliere con la delega allo sport. Poi Roberto Schiavon e anche Antonio Meroni di Cantù. Sono loro che spingono per mantenere la corsa.

Lo scorso anno, alle spalle di Peters, Vendrame e Covi a 46″
Lo scorso anno, alle spalle di Peters, Vendrame e Covi a 46″
La Strade Bianche è un traino?

E’ la nostra fortuna, secondo me. Fanno tappa qua, poi si spostano in Toscana. Come quando s’è fatta Reggio Calabria col traino del Giro di Sicilia. L’UCI dice tanto di voler riscrivere il calendario. Mettiamo che sposti il Lombardia ad aprile, secondo voi cosa succede alle corse che si fanno in preparazione come l’Emilia, l’Agostoni e la Bernocchi? Con lo stesso criterio abbiamo sperato che rifacendo il Giro di Romagna il 21 aprile, cioè due giorni dopo la fine del Tour of the Alps, qualche squadra venisse giù, ma per ora non vediamo grossi riscontri. Annunceremo la corsa a breve, la 86 esima edizione, che rinasce per volontà dell’Amministrazione comunale di Lugo e di Oliviero Gallegati, titolare della Cicli Somec.

Cosa vi aspettate?

Il ciclismo è cambiato, gliel’ho detto: non aspettatevi grossi nomi, perché c’è il Giro d’Italia alle porte. Per cui correremo con parecchie continental, anche se la UAE Emirates ha detto che verrà. Stiamo aspettando un paio di professional straniere, come la Caja Rural e l’Euskaltel, e poi vedremo le tre italiane. Come dicevamo prima, avere i nomi serve a chi investe. A noi che organizziamo serve avere le risorse per fare tutto nel migliore dei modi. Abbiamo organizzato per anni le corse giovanili, non badavi tanto ai nomi quanto a promuovere il movimento e una corsa come il Romagna può fare la fortuna delle continental italiane. I grossi nomi non si preparano più nelle piccole corse.

E questo incide sulle partecipazioni…

Vanno a vincere senza fare corse. Si preparano da fuori, vengono e vincono. Una volta era l’opposto: venivano sempre a fare 2-3 corse per prepararsi. Anche Pogacar arriva alla Strade Bianche senza aver mai corso prima: credete che andrà piano? Ma guardiamo in casa nostra, speriamo che domani sia bel tempo. Mi piacerebbe che Laigueglia diventasse la corsa più bella del professionismo. Mi piacerebbe poter mettere un arco ogni chilometro a partire dai meno cinque dall’arrivo come domenica a Kuurne.

Il Laigueglia 2022 fu l’ultima vittoria di Polanc, poi ritirato per problemi cardiaci. Con lui Ayuso e Covi
Il Laigueglia 2022 fu l’ultima vittoria di Polanc, poi ritirato per problemi cardiaci. Con lui Ayuso e Covi
Cosa te lo impedisce?

Il fatto che ognuno di quegli archi costa 4 mila euro, quindi servirebbero ne 20 mila solo per i gonfiabilli. Vorrei vedere le cose fatte a modo. Prendiamo la corsa di Reggio Calabria. Il contributo pubblico è stato abbassato e già l’anno scorso chiudemmo quasi in pari. Dovremmo organizzare in perdita? E poi senza il Giro di Sicilia, quali squadre verrebbero in Calabria per un solo giorno? Sarebbe diverso se la Federazione o la Lega intervenissero per organizzare pacchetti con 3-4 giorni di gara, trovando il modo che le squadre spendano 40 euro al giorno come in Spagna e coprendo il resto con sponsor o contributi. Senza interventi del genere, una corsa così isolata non riusciamo a farla. E mi dispiace, perché da giù continuano a chiamarmi, ma non posso che dire di no.

L’Etape Parma, il 28 aprile l’Emilia si fa gialla

22.12.2023
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Quella che in Francia si chiama L’Etape du Tour e si corre sul percorso di una tappa della corsa in svolgimento (nel 2024 a Nizza), in Italia si chiamerà L’Etape Parma by Tour de France. L’annuncio con i dettagli è arrivato ieri e la suggestione del grande evento ha già fatto parlare. Per quello che rappresenta in sé e quello che potrebbe portare come riflesso diretto.

Qui l’Etape du Tour 2023. La prossima si svolgerà sul percorso della tappa di Nizza (foto ASO)
Qui l’Etape du Tour 2023. La prossima si svolgerà sul percorso della tappa di Nizza (foto ASO)

Doppio appuntamento

Domenica 28 aprile, si legge nel comunicato di Extra Giro, L’Etape by Tour de France a Parma sarà una grande occasione per immergersi in anticipo nella leggenda del Tour de France, scegliendo tra due percorsi. La Granfondo competitiva su percorso lungo (The Race), con cronometraggio integrale, misura circa 140 chilometri con 5 Gpm e 2.800 metri di dislivello. La Granfondo con percorso corto gourmet (Gourmet), con cronometraggio parziale, misura circa 74 chilometri con 1.000 metri di dislivello.

Nell’atmosfera del Tour de France, i corridori si sfideranno sulle salite del percorso e i vincitori assoluti riceveranno le ambite maglie del Tour de France. Dentro e fuori dal percorso, i corridori avranno l’opportunità di vivere il Tour de France a diversi livelli con dettagli che saranno presto svelati dagli organizzatori. Tra le particolarità, i ristori gourmet lungo il percorso con le specialità della Food Valley.

Marco Pavarini, direttore generale di ExtraGiro, ha la visione di come l’evento “francese” possa accelerare lo sviluppo del cicloturismo
Marco Pavarini, direttore generale di ExtraGiro, ha la visione di come l’evento “francese” possa accelerare lo sviluppo del cicloturismo

Parola a Extra Giro

Abituati alla versione francese, ci siamo così rivolti a Marco Pavarini che la organizzerà, per capire meglio di cosa si tratti. Sappiamo che Parma ha una forte vocazione per il cicloturismo e che tanto si potrebbe ancora fare. Allo stesso modo in cui è evidente che l’Emilia sia poco toccata, se non di passaggio, dal Tour de France in Italia: Parma è la città di Adorni, giusto che sia rappresentata da un tocco di giallo.

«L’amministrazione lo ha capito – dice Pavarini – e anche la Regione, pertanto ci siamo messi al lavoro per portare una manifestazione di livello su un territorio che ha sempre avuto grandi eventi, ma che da qualche anno ne era fuori. Scopriremo presto se il richiamo del Tour sia qualcosa che effettivamente funziona, ma è certo che all’estero funzioni bene. Questa manifestazione si fa in tanti Paesi diversi, noi ne abbiamo preso l’esclusiva per l’Italia per i prossimi tre anni, per cui può rimanere in Emilia o andare anche fuori regione. Lo scorso anno sono state fatte 35 gare in 24 Paesi, in Spagna se ne sono fatte due: una a Bilbao e una a Madrid. Poi in Portogallo, Croazia, Danimarca, Cina, Stati Uniti, Messico».

La manifestazione gourmet del sabato si svolgerà lungo la Food Valley (foto Turismo Emilia Romagna)
La manifestazione gourmet del sabato si svolgerà lungo la Food Valley (foto Turismo Emilia Romagna)

Attraverso la Food Valley

L’Etape Parma by Tour de France, si legge ancora nel comunicato, sarà anche un vero paradiso per i cicloturisti gourmet, un viaggio attraverso i territori della Provincia di Parma per scoprire le specialità del territorio. Il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, il Culatello di Zibello, e tanto altro, fino alla sede di ALMA, la Scuola di Cucina Italiana più famosa e autorevole del mondo, nella Reggia di Colorno.

La granfondo si svolgerà domenica 28 aprile. Il giorno prima, sabato 27 aprile, al Parco Ducale di Parma, si aprirà il Villaggio Parma, con esposizioni, dimostrazioni, test-bike, meet and greet con ex professionisti, con il Museo del Tour de France portato per l’occasione in Italia e gemellato con il Museo Digitale del Ciclismo Italiano. Sarà anche la giornata dedicata al cicloturismo, potendo scegliere tra due opzioni. La Cicloturistica Food Valley Bike aperta a tutti (60 chilometri) e il Percorso Family and kids (25 chilometri) sulla Food Valley Bike.

La prima Etape du Tour si svolse nel 1993 per ricordare l’impresa di Chiappucci a Sestriere nel 1992 (foto GDS)
La prima Etape du Tour si svolse nel 1993 per ricordare l’impresa di Chiappucci a Sestriere nel 1992 (foto GDS)

Sulle orme del Diablo

L’origine della manifestazione è antica ormai di trent’anni. E lentamente attraverso le parole di Pavarini la memoria inizia a riallacciare i fili col passato.

«L’evento nacque nel 1993 – ricorda Marco – con un grande evento amatoriale che ricreasse la magia dell’impresa di Claudio Chiappucci del 1992 a Sestriere. E mentre in Francia possono farla nei giorni del Tour sul percorso di tappa, si è convenuto che nel resto del mondo la data sia fissa. Qui purtroppo non c’era la possibilità di farla sul percorso del Tour de France, abbiamo anche provato a capirlo. E così abbiamo valutato l’opzione di Parma, aprendo forte la porta sul cicloturismo. Per cui stiamo lavorando perché questo percorso diventi permanente o abbia dei tratti che diventino permanenti. Alcuni territori hanno bisogno di una scossa per far partire il business del cicloturismo e noi pensiamo che questa possa essere una di quelle scosse.

«A Nizza hanno aperto le iscrizioni e in pochi giorni sono arrivai al sold-out con 16.000 ciclisti. Qui si vedrà di quali numeri parliamo. Potrebbero essere 2.000 come pure 5.000, dipenderà da come ci si lavorerà sopra. E poi comunque il legame col Tour può essere un bel lancio, a partire dal fatto che metteremo in palio anche dei pass per seguire da dentro la Grande Partenza».

Parma è stata scelta dalla Comunità Europea anche per diventare un modello di sostenibilità (foto Ohga)
Parma è stata scelta dalla Comunità Europea anche per diventare un modello di sostenibilità (foto Ohga)

La città della bici

Il territorio di Parma è pronto ad ospitare l’evento, mostrando a partecipanti provenienti dall’Italia e dal mondo i propri paesaggi, l’accoglienza e le eccellenze enogastronomiche. 

«Siamo da sempre la città della bicicletta – dice Gianluca Borghi, Assessore alla Mobilità del Comune di Parma – e quest’anno siamo stati scelti dall’Europa per diventare un modello di sostenibilità. L’Etape Parma sarà un momento importante ed internazionale per vivere Parma e il suo territorio a due ruote. Sarà un’occasione per sviluppare, ancora una volta, una cultura di mobilità rispettosa dell’ambiente ed evidenziare come sia appropriata Parma da percorrere pedalando».  

Valle Savio Bike Sound, ripartenza emotiva tra note e pedalate

03.08.2023
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Luoghi duramente colpiti dall’alluvione che ha coinvolto a maggio parte dell’Emilia Romagna. Valle Savio è una di quelle zone che si sta rialzando con la forza del suo popolo e della solidarietà delle persone. Una ripartenza che vuole utilizzare il mezzo “gentile” delle due ruote a pedali come motore e la musica come colonna sonora della rinascita emotiva. Valle Savio Bike Sound rilancia il proprio format di eventi

Riparte così la prima bike experience musicale. Dopo qualche settimana di studio e valutazione, per la ripartenza si è deciso di rendere omaggio al territorio e alla sua gente, con eventi in linea con il progetto e fortemente evocativi. Nuovi concerti all’alba, raggiungibili solo in bicicletta, in programma il 2, il 3 e il 9 settembre nei luoghi simbolo.

Buona la prima

Il format Valle Savio Bike Sound aveva fatto il suo esordio domenica 7 maggio con un partecipato e festoso Bike Day nel circuito ad anello tra Bagno di Romagna, Monte Fumaiolo e Verghereto, concluso con il suggestivo e apprezzato concerto di Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus.

Sul sito web e su Spotify sono presenti anche tutte le playlist scelte per Valle Savio Bike Sound da Music Selector d’eccezione, con la direzione artistica di ExtraGiro

«Il primo appuntamento – spiega Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro – ha avuto un bilancio molto positivo per la partecipazione numerosa sia per la parte ciclistica sia per quella del concerto. Soprattutto sotto il punto di vista dello spirito con cui si è partecipato, l’entusiasmo di una giornata in bici festosa, di un’idea che la bici e la musica stanno bene insieme. Il territorio ha vissuto questa giornata in modo sano ed entusiasta».

Il territorio di Valle Savio è parte attiva nel movimento ciclortuirstico (foto di Andrea Bonavita)
Il territorio di Valle Savio è parte attiva nel movimento ciclortuirstico (foto di Andrea Bonavita)

Alba segreta

Una ricetta dal sapore intimo che attira la curiosità e rende tutto ancora più speciale. «Abbiamo modificato il format – puntualizza Pavarini – per la situazione sia fisica delle strade sia emotiva delle persone colpite dalla tragedia. Faremo tre concerti all’alba dedicati al territorio e alle persone che vanno in bicicletta, che potranno andare in sella sulle strade dove si vedono ancora le ferite che l’alluvione ha arrecato al territorio. Tutto questo su percorsi interdetti al traffico che percorreremo autorizzati dall’autorità per andare a fare questi concerti esclusivi. Una modifica del format ragionata e contestualizzata alla situazione. Non si poteva rifare il programma pensato in originario proprio perché le strade sono in parte distrutte.

«Questa nuova formula del concerto alle prime ore del mattino e raggiungibile solo in bicicletta, secondo noi è il modo migliore per trasformare questa situazione anche in un momento di comunicazione emotiva per il territorio. E questo si unisce un po’ al al messaggio principale, quello di unire bici e musica. Si accoda anche una sorta di sensibilizzazione per quelle zone, regalando una visibilità in più».

Pedalata in sicurezza dal traffico delle automobili
Pedalata in sicurezza dal traffico delle automobili

Territorio attivo

L’evento si svolge in sinergia con APT Emilia-Romagna, Visit Romagna e Romagna Bike, nell’ambito della strategia generale di promozione del cicloturismo sul territorio emiliano-romagnolo, e in collaborazione con la DMC alla quale sono state affidate, dall’Unione dei comuni Valle del Savio, le attività della promo e la commercializzazione de I percorsi del Savio. Un’attività che mira a promuovere la destinazione turistica attraverso esperienze legate anche al turismo slow e al cicloturismo in tutta la Valle che da Cesena arriva a Verghereto e ai confini con la Toscana.

«Per le amministrazioni di Valle Savio era importante – dice Pavarini – far vedere che il territorio in qualche maniera è vivo, rinasce, vuol fare cose nonostante la situazione difficile. Per cui hanno interpretato, anzi, stanno interpretando con noi in modo corretto questa iniziativa come una sorta di ripartenza emotiva. Non si deve abbandonare l’idea che il cicloturismo sarà una risorsa per il futuro, per questi luoghi. Quando si tratta di queste tragedie spesso si tende a dimenticarle facilmente. Ancora oggi c’è una situazione di strade distrutte e isolamento, di case, di frazioni che è molto complicata.

«Per esempio il primo evento lo facciamo a Ranchio una frazione di Sarsina, che tutt’ora non è raggiungibile, se non solo per gli abitanti, perché tutte le strade sono bloccate. La bici è un mezzo “gentile” anche in questo ambito perché permette di avvicinarsi a questi luoghi e consolidare la propria vicinanza e solidarietà».

Grande partecipazione per il primo evento in programma a maggio
Grande partecipazione per il primo evento in programma a maggio

Come e quando

Le nuove date saranno come detto tre. Sabato 2 settembre, concerto all’alba con partenza da Sarsina (FC). Domenica 3 settembre, concerto all’alba con partenza da Cesena e arrivo a Montiano. Sabato 9 settembre 2023, concerto all’alba e partenza da Mercato Saraceno.

Le pedalate di sabato 2 e domenica 3 settembre saranno adatte solamente a mountain bike e bici gravel. Quella del 9 settembre sarà invece percorribile anche con bici da strada. I dettagli sulle location dei concerti e sui nomi degli artisti che prenderanno parte a questo progetto saranno rivelati nelle prossime settimane.

La partecipazione agli eventi sarà gratuita: considerato il numero ridotto di posti per i concerti in luoghi speciali, l’iscrizione sarà obbligatoria sul sito www.vallesaviobikesound.it.

E per chi vuole vivere un weekend di relax e divertimento, fra bicicletta e musica, partecipando al Valle Savio Bike Sound in tutta tranquillità, la DMC dei Percorsi del Savio ha studiato proposte ad hoc: un soggiorno personalizzato in strutture ricettive del territorio, con cena e attività extra e pernottamento. Per info: tel. 0547 356327, e-mail info@ipercorsidelsavio.it.

ValleSavioBikeSound

Dopo l’alluvione, tricolore U23 sui Tre Monti di Adorni

07.06.2023
4 min
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Continuano a farsi sentire gli effetti dell’alluvione in Emilia-Romagna. A Mordano (Bologna) il 24 giugno prossimo era in programma il campionato italiano under 23 ed era previsto un determinato percorso, ma l’inondazione lo ha devastato. La data però resta confermata.

ExtraGiro, società organizzatrice, come da suo Dna però non è stata a piangersi addosso. Marco Selleri, Marco Pavarini e tutta la loro squadra si sono guardati in faccia e si sono rimboccati le maniche. Come i loro corregionali del resto.

Selleri e Colbrelli sotto lo sguardo di Pavarini, dopo il podio tricolore 2021 (foto ExtraGiro)
Selleri e Colbrelli sotto lo sguardo di Pavarini, dopo il podio tricolore 2021 (foto ExtraGiro)

Maniche rimboccate

«Qui – racconta Selleri – ancora piove. Un giorno da una parte, un giorno da un’altra. Siamo alle prese col fango con l’acqua e tutto il resto. In questi 15 giorni abbiamo deciso di cambiare il percorso, ma d’altra parte non avevamo alternative, in quanto le strade di quello previsto inizialmente non erano più agibili.

«Non è stato semplice. Abbiamo dovuto parlare con i sindaci dei due Comuni coinvolti, Imola e Mordano, e con la Regione Emilia-Romagna. Chiaramente adesso le risorse psicofisiche sono tutte rivolte al ripristino dei danni che, a mio avviso, richiederanno anni per essere riparati, ma neanche ci si poteva fermare. Eventi così danno ossigeno al territorio, alle strutture ricettive. Già si era fermata la Formula 1, non volevamo aggiungere un danno… al danno».

Addio vecchio percorso

Selleri parla di un vecchio percorso inagibile soprattutto a causa delle frane. Se ne contano sei, una delle quali enorme, che ha del tutto spazzato via una strada e altre cinque che ne hanno dimezzato la carreggiata.

«Ma si tratta comunque di frane in movimento – prosegue Selleri – che non consentono grande sicurezza. Ce n’era una sul Monticino, la prima salita, tre nelle discesa e una sull’ultimo strappo».

ExtraGiro mostra come sempre grande reattività. Ma non è stato facile questa volta.

«Rispetto al mondiale 2020 è stato diverso. In quel caso c’erano problemi, se vogliamo anche più grandi, ma non erano solo nostri. Non dipendevano da noi. Stavolta invece è proprio un problema tutto nostro. Per questo devo ringraziare i sindaci di Imola, di Mordano e la Regione Emilia-Romagna, in particolare Giammaria Manghi, sottosegretario Regione Emilia-Romagna, il quale ci ha supportato moltissimo».

Su parte di questo percorso ExtraGiro aveva organizzato il mondiale 2020 e il tricolore pro’ 2021
Su parte di questo percorso ExtraGiro aveva organizzato il mondiale 2020 e il tricolore pro’ 2021

Sui Tre Monti

Ma se questa è la situazione passata, cosa propone quella nuova? Il prossimo campionato italiano U23 si deciderà sul circuito dei Tre Monti. Partenza e arrivo sono a Mordano. I numeri di chilometraggio e dislivello sono pressoché uguali, ma cambia la disposizione del dislivello stesso. Prima 167,7 chilometri, ora 171. Prima 2.300 metri verticali e gli stessi ora.

«Si va sul circuito dei mondiali del 1968 – spiega Selleri – quello vinto da Adorni. Una prima parte pianeggiante di 40 chilometri, poi nove tornate del collaudatissimo circuito dei Tre Monti. Da lì ultimi 20 chilometri per rientrare a Mordano».

Questo nuovo tracciato cambia un po’ l’andamento tecnico-tattico della gara. Per assurdo, anche se nel complesso potrebbe essere più duro, strizza maggiormente gli occhi ai passisti, magari anche relativamente veloci, che agli scalatori.

«In effetti potrebbe cambiare la fisionomia della corsa – dice Selleri – prima, dall’ultimo strappo al traguardo, c’erano 5-6 chilometri dei quali giusto un paio di pianura dal termine della discesa. Ora invece ce ne sono 20 dal Gpm e 15 dal termine della discesa. Tra l’altro 15 chilometri di stradoni piatti e rettilinei in cui le squadre si possono organizzare bene per chiudere su un eventuale fuggitivo. Per dire: uno scalatore che guadagnava 20” prima poteva andare all’arrivo. Adesso con quei 20” è ben più difficile riuscirci».

Campionato italiano gravel: tantissimo sterrato e velocità folli

13.09.2022
5 min
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«Visto che ci sarà un primo mondiale gravel, ci è sembrato giusto ci fosse anche un primo campionato italiano… gravel». Marco Selleri è chiaro sin da subito. Il direttore generale di ExtraGiro (insieme a Marco Pavarini) è pronto per questa nuova avventura (in apertura foto Ricci Maccarini). Un’altra sfida, ci verrebbe da dire.

Allestire un evento ufficiale, tanto più di una disciplina “nuova”, almeno dal punto di vista agonistico, non è facile. Ma i presupposti perché si vada verso un altro bel successo organizzativo ci sono tutti. Selleri e la sua squadra hanno messo a punto ogni aspetto dell’evento.

Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
I dirigenti di ExtraGiro Marco Pavarini e Marco Selleri (a destra) terranno a battesimo il primo tricolore gravel FCI
Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
I dirigenti di ExtraGiro Marco Pavarini e Marco Selleri (a destra) terranno a battesimo il primo tricolore gravel FCI

Dalla Far Gravel 

«L’idea di questo primo campionato italiano gravel – racconta Selleri – nasce quest’inverno. Abbiamo incontrato Raffaele Brunaldi, che è l’organizzatore della Far Gravel, un evento cicloturistico che ha già cinque anni di storia e che ha visto al via anche 700 partenti. Lui mi chiese se avevamo voglia di organizzare una gara. Da cosa, nasce cosa… ed eccoci qui».

«Prima di allestire questo tricolore, noi di Extragiro eravamo in lizza per organizzare il mondiale gravel, ma le Regioni (Marche, Emilia-Romagna e Toscana) presso le quali ci siamo rivolti non ci hanno dato il loro supporto e così abbiamo dirottato sull’italiano».

Argenta è pronta a mettersi il vestito buono, dunque. Ci sarà un villaggio nella piazza centrale e tanti parcheggi sparsi per le vie della cittadina ferrarese. Ci saranno espositori e sarà una festa del ciclismo. Una festa che tra l’altro sarà trasmessa anche da Rai Sport.

La planimetria del tricolore di Argenta. Lo start avverrà alle 11:30 e ogni 2′ scatterà una griglia. Apriranno gli open uomini
La planimetria del tricolore di Argenta. Lo start avverrà alle 11:30 e ogni 2′ scatterà una griglia. Apriranno gli open uomini

Fra terra e acqua

E allora vediamolo un po’ questo percorso. Si parte e si arriva ad Argenta, nello stesso identico punto in cui arrivò la prima tappa dell’ultimo Giro d’Italia U23. I percorsi a disposizione di professionisti e amatori sono due: uno da 120 chilometri e uno da 89.

Chiaramente in quelle zone, le più basse e pianeggianti d’Italia, delle salite non c’è neanche l’ombra. Ma i tracciati sono davvero suggestivi. Si va dalle distese dei campi dell’entroterra, alla costa adriatica, lambendo le zone umide del Delta del Po, ricche di una certa fauna. E non a caso lo slogan (bellissimo) della Far Gravel recita: “Un’avventura tra la terra e il mare”

«Non ci sono single track – riprende Selleri – ma ci sono tantissimi stradoni sterrati, su fondo anche ghiaioso, degli argini e circa il 18% di asfalto. Le donne open (elite e U23, ndr) saranno impegnate sul tracciato da 89 chilometri. Mentre gli uomini, sempre open, lo saranno su quello da 120». 

I percorsi gravel di solito sono un po’ più tecnici, con l’inserimento di qualche single track, ma di contro hanno anche un po’ più di asfalto. Qui si è fatto di necessità virtù. Alla fine ciò che comanda è il territorio.

«Per me – dice Selleri – il gravel è stato accorpato nel settore fuoristrada, ma lo vedo più vicino alla strada, per le bici, il modo di correre… Al via ci sono squadre importanti come la Bardiani Csf Faizanè, la Beltrami… e altri si stanno iscrivendo (chiusura delle registrazioni giovedì a mezzanotte, ndr). 

«Spiace che con il campionato del mondo marathon, qualche atleta che magari avrebbe potuto fare bene non ci sarà. Penso per esempio ad un Riccardo Chiarini (ex stradista, ndr) che avrebbe detto la sua».

Grande lavoro per i meccanici. Qui, Alessandro Brusa prima della Serenissima gravel 2021 (foto Instagram)
Grande lavoro per i meccanici. Qui, Alessandro Brusa prima della Serenissima gravel 2021 (foto Instagram)

Sei punti tecnici

Si diceva di un tracciato veloce. Il dislivello totale supera di poco i 400 metri, ma con tanto sterrato l’insidia è dietro l’angolo. Anche per questo i partecipanti, professionisti inclusi, dovranno essere in grado di cavarsela da soli.

«Il regolamento – spiega Selleri – dice che tra un punto tecnico e l’altro non possono esserci più di 25 chilometri. Noi ne abbiamo inseriti due di più: sei (ne sarebbero bastati quattro, ndr) e infatti la distanza tra un punto e l’altro è di 15-20 chilometri, non di più.

«Questi punti saranno anche dotati di rifornimenti per cibo e acqua. Chi farà assistenza ai team che, ricordo, non hanno ammiraglie al seguito, potrà raggiungerli comodamente grazie anche alle tracce Gpx che gli abbiamo fornito».

Non solo sterrato: un’insidia potrebbe essere il vento. Anche se il meteo per domenica promette bene (foto Simone Dovigo)
Non solo sterrato: un’insidia potrebbe essere il vento. Anche se il meteo per domenica promette bene (foto Simone Dovigo)

Velocità alte

Prima abbiamo parlato di insidie. Una di queste potrebbe essere il vento che in quelle distese quando spira è alquanto forte. Tuttavia per la prossima domenica (si corre il 18 settembre) il meteo sembra essere buono, mentre non dovrebbe essere così alla vigilia.

E poi occhio alle velocità. Nella cronotabella si spazia dai 30 all’ora (pensata forse più per gli amatori) ai 38. Ma visto il percorso “poco tecnico” è facile ipotizzare anche dei giochi di squadra. Non è così scontato che non si possa abbattere o avvicinare il muro dei 40 all’ora.

Alé ed ExtraGiro insieme all’iniziativa “Via Romagna per lo IOR”

06.09.2022
4 min
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E’ oramai tutto pronto per la pedalata benefica “Via Romagna per lo IOR”, in programma da giovedì 8 a sabato 10 settembre, da Comacchio a Misano Adriatico, lungo i 462 chilometri della ciclovia regionale Via Romagna. L’iniziativa è organizzata da ExtraGiro, con l’impegno di Marco Selleri, coinvolto nell’iniziativa dall’amico Romano Randi, ex ciclista professionista e volontario per l’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR). Fondamentale e soprattutto concreto anche il sostegno del brand di abbigliamento specializzato Alé Cycling e dell’ente turistico Destinazione Romagna

“Via Romagna per lo IOR” ha tutte le caratteristiche per essere un’iniziativa da sostenere con vigore. E’ stata attivata la possibilità di donare sulla piattaforma realizzata dall’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR) per la creazione di progetti di crowdfunding a sostegno della lotta contro il cancro. C’è il coinvolgimento di un nutrito gruppo di ciclisti romagnoli, perfetto mix tra ex professionisti (c’è anche una medaglia d’oro delle Olimpiadi) e cicloturisti. C’è la Via Romagna, il nuovo percorso permanente per andare alla scoperta di un intero territorio toccando circa 30 comuni, 20 rocche e borghi storici, luoghi d’arte, parchi naturali ed eccellenze della tradizione enogastronomica… Ma soprattutto, esiste un obiettivo di grande valore sociale, ovvero quello di raccogliere fondi per l’Istituto Oncologico Romagnolo. Tutto ciò per dimostrare che, pedalando in gruppo e nella stessa direzione, si possono ottenere grandi traguardi. 

Locandina che sponsorizza l’iniziativa per sostenere il crowfunding all’instituto oncologico romagnolo
Locandina che sponsorizza l’iniziativa per sostenere il crowfunding all’instituto oncologico romagnolo

Si pedala per una buona causa

Sono complessivamente tredici i ciclisti impegnati nella sfida, tutti uniti dalla passione per lo sport e dalla voglia di aiutare la ricerca nella sfida lanciata da Romano Randi, ex professionista e oggi volontario dell’organizzazione no-profit fondata nel 1979 dal professor Dino Amadori. Un gruppo assortito, con altri ex professionisti, tra cui un campione olimpico come Andrea Collinelli (Atlanta 1996). Il vincitore della tappa dell’Alpe d’Huez al Tour de France 1994 Roberto Conti. Gian Paolo Grisandi (campione mondiale inseguimento a squadre nel 1985). Sarà presente anche Letizia Galvani, oltre a cicloturisti e volti noti del ciclismo, come Marco Selleri, direttore di ExtraGiro che ha organizzato i Campionati del Mondo nel 2020. Ai quali si aggiunge il giornalista sportivo Gian Luca Giardini, che vanta importanti collaborazioni con tv nazionali e regionali. 

La Via Romagna verrà percorsa in tre tappe, dall’8 al 10 settembre, con partenza da Comacchio e arrivo al Misano World Circuit, proprio nei giorni dell’Italian Bike Festival. Tutti i protagonisti vestiranno la maglia dedicata realizzata da Alé Cycling, l’azienda veronese coordinata da Alessia Piccolo che ha deciso di ben sostenere l’iniziativa. 

Il percorso dell’evento “Via Romagna per lo IOR”
Il percorso dell’evento “Via Romagna per lo IOR”

Ecco come sostenere

«Come ExtraGiro – ha dichiarato Marco Selleri – crediamo molto nella forza nel ciclismo. Con la bicicletta non si fa solo sport, ma si possono generare attività a 360 gradi. Quando l’amico Romano Randi, volontario IOR, ci ha prospettato di fare qualcosa per promuovere l’Istituto Oncologico Romagnolo, non ci abbiamo pensato molto. Così è nata questa pedalata di gruppo sulla via Romagna. Attività sociale nella quale ha creduto anche Alé Cycling producendo una linea di abbigliamento dedicata, che sarà indossata dai partecipanti e potrà essere acquistata da tutti gli interessati». 

Da sinistra, Alessia Piccolo, direttore generale Alè Cycling, con Marco Selleri, direttore di ExtraGiro
Da sinistra, Alessia Piccolo, direttore generale Alè Cycling, con Marco Selleri, direttore di ExtraGiro

La sfida lanciata dagli organizzatori è aperta a tutti. E’ possibile farlo in diversi modi: effettuando una donazione che andrà interamente a sostegno dell’attività dello IOR, pedalando insieme agli ambassador dell’iniziativa, con la possibilità di vestire la maglia realizzata per l’occasione da Alé Cycling, oppure acquistando la divisa ufficiale realizzata da Alé Cycling accedendo direttamente questo link. Per info su come unirsi al gruppo: info@extragiro.it – 348 2409985.

Alé Cycling

ExtraGiro

EDITORIALE / Quando era Cassani la causa di tutti i mali

30.08.2022
6 min
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Circa un anno fa, l’8 agosto del 2021, si chiuse in modo goffo e inelegante la pagina di Cassani nella Federazione (in apertura Davide con il presidente Dagnoni). L’aggettivo goffo non è per caso, tantomeno quello inelegante. Per far sapere al mondo del ciclismo che Davide avesse ormai le ore contate, si scelse la Gazzetta dello Sport, facendo capire fra le righe che né agli europei di Trento e tantomeno ai mondiali di Leuven sull’ammiraglia azzurra sarebbe salito il romagnolo. Peraltro rispedito a casa prima del tempo dalle Olimpiadi di Tokyo con motivazioni tutt’altro che convincenti.

Per fortuna si mise di mezzo il Coni. Cassani guidò Colbrelli alla vittoria degli europei e rimase alla guida degli azzurri anche per i mondiali. Anche allora stigmatizzammo lo stile, tacciati di parlare sempre delle stesse cose, ma trovammo per contro che fosse comprensibile il desiderio di cambiare i nomi per dare un segno di discontinuità. Chi vince fa le sue scelte e poi semmai se ne prenderà la responsabilità.

Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’
Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’

Neanche un euro

Al cittì romagnolo venivano mosse diverse contestazioni. L’eccessiva esposizione. E soprattutto il fatto di avere le mani in pasta fra sponsor e organizzazioni. Non si muoveva nulla, dicevano, senza il suo avallo: sembrava quasi che ne avessero soggezione. Ma consapevoli dei suoi mezzi, gli proposero un incarico ancora indecifrato, che permettesse tuttavia di mantenerne gli agganci.

«Non ho mai fatto l’organizzatore – ci disse Davide alla vigilia della sfida di Leuven – con il Giro d’Italia Under 23 ho trovato due amici molto bravi (Marco Selleri e Marco Pavarini, ndr) che hanno fatto crescere il movimento dei giovani in Italia. Con Extra Giro è ripartito il ciclismo dopo il Covid. I mondiali di Imola sono stati un incontro tra forze diverse e sono costati un settimo di questi in Belgio. E quanto agli sponsor, non ho mai preso un euro. Tutto quello che è entrato, l’ho riversato sull’attività. Sono nate corse e ne vado molto orgoglioso».

Quello che è successo negli ultimi 12 mesi merita forse una rilettura. Non necessariamente per infierire su una dirigenza in evidente difficoltà dopo il caso delle sponsorizzazioni irlandesi, le dimissioni di Norma Gimondi e tutto quello che verosimilmente ne conseguirà, ma per sottolineare un paio di punti.

Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani
Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani

Assoluta trasparenza

Il primo. Quando si lavora per la Federazione Ciclistica Italiana si dovrebbe avere a cuore l’assoluta trasparenza. Ricordate questo termine? Lo leggerete spesso. Non devono esserci dubbi, non deve esserci ombra alcuna sull’etica di chi la amministra.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto occasione di parlare con i manager di alcune squadre continental, sfiniti dall’aumento del costo dei punteggi degli atleti e del contributo da versare ai comitati regionali. Con quale faccia si va a imporre loro di stare alle regole, se per primi si cercano scorciatoie senza provare la benché minima necessità di chiarire cosa è successo? I giorni passati dalla prima denuncia sono stati lunghi come la più lenta delle agonie, ma nulla è emerso e nulla è stato chiarito. Si dovrà farlo davvero davanti a un giudice? Aspettiamo fiduciosi.

Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra
Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra

Gli sponsor di Cassani

Il secondo. Quando Cassani venne nominato alla guida della nazionale, si prodigò per non costare nulla o comunque il meno possibile alla Federazione. Portò gli sponsor di cui si è parlato, a cominciare da Enervit. Trovò gli alberghi dove far svolgere i ritiri. Propiziò il cambio del parco ammiraglie e poi bisognerebbe chiedere a lui cos’altro fece senza per questo arricchirsi. Non è un mistero che in quel periodo la FCI non avesse un ufficio marketing all’altezza, tuttavia le conoscenze di Cassani colmarono il gap. L’attività venne finanziata e alla fine in cassa rimase anche qualcosa.

L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali
L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali

Nazionali e WorldTour

Quando venne eletto, il presidente Dagnoni annunciò di voler cambiare passo, puntando su marketing e comunicazione e allineando la gestione della nazionale a quella di un team WorldTour. Per questo è stato ingaggiato Roberto Amadio, per questo i tecnici federali sono diventati come direttori sportivi, che proprio in questo momento stanno lavorando, come fanno da mesi, probabilmente chiedendosi cosa ci sia di vero in tutte queste storie. Il dubbio legittimo a questo punto, nell’attesa che tutto il castello venga spiegato, è che della gestione di un team si siano prese anche le cattive abitudini di un tempo. Quelle usanze tutt’altro che trasparenti con cui i manager facevano cassa e che negli anni sono state più o meno abbandonate.

Qual è il senso di quei 106 mila euro? Qual è il senso delle spiegazioni rincorse nei giorni successivi? Dov’è la trasparenza nella gestione?

Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo
Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo

Una pagina tutta rosa

Non si può pretendere di piacere a tutti. Solo che a suo tempo colpì la denuncia ai danni di Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23, accusato di aver parlato male della Federazione in un’intervista in cui sostanzialmente non diceva niente. Colpirono anche alcuni passaggi improntati alla ripicca con cui furono accolti articoli come questo, scritti per capire e semmai far luce. Colpirono i modi da squadra di calcio per cui le voci sgradite sarebbero state messe ai margini. Lo stesso poi accaduto, stando al suo racconto, a Norma Gimondi.

Vivendo da sempre in Italia, siamo curiosi di vedere come finirà la storia. Davvero il Coni metterà mano alla vicenda? Lo faranno le procure? Oppure saranno le azioni legali intentate dalla FCi ad avere ragione? Non lo sappiamo. La sola certezza, in questo momento di ciclismo che conduce ai mondiali e in piena Vuelta, è che sulla Gazzetta dello Sport di oggi il ciclismo si è guadagnato una pagina intera. Lo stesso su altri giornali altrettanto importanti. Ma non si parla di corse, si parla di scandali. Presto si andrà ai mondiali e ci saranno prima le convocazioni: per allora sarà tutto spiegato? Oppure le domande verteranno su questa vicenda? Come già detto ieri, il nostro sport e la gente che quotidianamente lo onora con il suo lavoro non lo meritano affatto

Come si dirige una corsa? A lezione da Babini…

10.01.2022
7 min
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Quando siamo seduti sul divano e apprezziamo le gesta dei corridori, diamo per scontato tutto quello che sta attorno e che fa funzionare questo fantastico sport. Dietro a una Parigi-Roubaix di Colbrelli o ad un titolo europeo ci sono figure che gestiscono tutto quello che sta prima, durante e dopo la corsa. Il direttore di corsa e l’organizzatore fanno parte dei mille occhi che devono garantire la sicurezza e la riuscita di un evento. Un’orchestra di interpreti composta da innumerevoli collaboratori disseminati sul percorso e coordinati da un direttore d’orchestra. Raffaele Babini è tra questi una delle figure più affermate nel panorama nazionale e internazionale. Fa parte del team di RCS da quindici anni e vanta la direzione di corse tra le più importanti al mondo come Giro d’Italia, Milano-Sanremo, europei di Trento, mondiali di Imola e molte altre.

Tra tutte le esperienze che ha vissuto ci sono anche eventi tragici come quello del 9 maggio 2011. «La morte di Weylandt, l’ho vissuta da vicino ed è stata straziante. Per una piccola distrazione abbiamo perso un corridore che oggi potrebbe essere qui. A volte mi lascio prendere dall’enfasi e da quello che può essere determinante per la vita dei corridori». Questo fa capire quanto la sicurezza durante una corsa sia importante e quanti siano gli aspetti su cui ci si debba soffermare.

Raffaele Babini al Giro d’Italia under 23 insieme a Fabio Vegni (foto di ExtraGiro)
Raffaele Babini al Giro d’Italia under 23 insieme a Fabio Vegni (foto di ExtraGiro)
Quanto è importante essere organizzatore e direttore di corsa?

E’ un po’ il il mio pallino, credo che fare la direzione di corsa voglia dire conoscere nel dettaglio l’impianto organizzativo. Aver gestito in toto gli europei di settembre a Trento è stata una grande sfida in cui ho dovuto assumere l’impegno e curare tutti i dettagli che sono dietro all’organizzazione, non solamente per i percorsi, questi vengono dopo, ma tutto l’impianto strutturale. A partire dagli hotel che ospitano, dall’accoglienza, alla partenza, al percorso e il dopo gara. Per quanto riguarda i ruoli, sono tutti importanti dentro all’organizzazione. Per arrivare ad avere un risultato globale ottimale degno di un grande evento sotto ogni profilo.

Parliamo di sicurezza, come si gestiscono le responsabilità?

La pianificazione credo che sia tutto. Il nostro ruolo oggi più che mai ha assunto, dalle modifiche dal disciplinare tecnico a pieno titolo, la responsabilità totale da parte del Ministero come direzione di corsa. Ed è l’unico che si interfaccia per quanto riguarda la sicurezza non solo per gli atleti ma a 360 gradi. Io ritengo che sia fondamentale vivere tutti i passi che l’organizzatore si trova di fronte. Come consulente tecnico e come figura preparata, al quale non si può concedere nessuna divagazione e nessuna dimenticanza. Oltretutto le attenzioni e responsabilità non sono solo sportive ma anche pecuniarie. 

Questo viene applicato a tutte le categorie?

Sì, non mi stancherò mai di dirlo. Non c’è una diversificazione della gestione di un evento, piccolo medio o grande che viene distinto da livelli di categoria ma non di sicurezza. Io ritengo che un giovane sia ancora più prezioso e vada tutelato sempre in tutto e per tutto. Non dobbiamo sottovalutare nessun aspetto quando si tratta di oggettività di sicurezza.

Com’è cambiata la sicurezza in gara negli anni?

Il nostro scenario è cambiato da 30 anni a questa parte per quello che è la corsa in sé. L’arredo viario disposto dagli enti proprietari che hanno modificato radicalmente quella che è la viabilità delle nostre strade è di conseguenza a caduta nel nostro sport. Una volta c’era un’intersezione importante di un incrocio regolato da semaforo, oggi ci sono rotatorie e canalizzazioni che sono servite a smaltire la viabilità ordinaria. Il ciclismo s’è trovato a fare i conti con una situazione dove la sicurezza stradale è diventata discutibile. Per quello che è il bene della viabilità ordinaria, risulta negativo per il ciclista fine a se stesso. 

Qui Babini durante una riunione tecnica insieme agli addetti delle moto staffette
Qui Babini durante una riunione tecnica insieme agli addetti delle moto staffette
E’ cambiato anche il modo di correre?

Una volta le velocità erano intorno ai 45 all’ora, oggi affrontano tratti ai 60 con punte fino ai 70. Anche la caduta ha avuto un evoluzione nell’impatto. Oggi vediamo che sempre più spesso alla luce degli elementi che troviamo sulla sede stradale, ne derivano conseguenze più gravi. E gli infortuni diventano sempre più frequenti.

Come si prevedono i pericoli a cui va incontro il gruppo?

Per organizzare servono squadre, o gruppi di lavoro altamente professionali,  parlo di eventi di livello. Servono squadre organizzative che hanno visione della corsa, delle dinamiche della corsa, delle caratteristiche piano altimetriche dei percorsi e saper leggere quello che il corridore interpreta a modo proprio. Noi siamo quelli che hanno consapevolezza della casistica che si trova dalla partenza all’arrivo. Poi le corse in sé hanno una composizione dinamica, hanno bisogno di una lettura attenta e in evoluzione.

Riuscite a prevedere tutto?

Non mi sento mai soddisfatto di quello che si fa. Io mi chiedo sempre se ho fatto tutto per essere il garante della sicurezza di questi ragazzi. Mi impegno al massimo per non lasciare niente in mano al caso. Poi lo dico in tutta sincerità e anche con serenità: capitano quei momenti che trattieni il respiro e dici «E’ andata bene». Ma questi momenti si riducono al minimo, se si analizzano tutte le criticità e si riescono a coinvolgere tutti i collaboratori, lo pretendi e su questo i corridori ti seguono.

In che senso?

I corridori hanno la percezione esatta di quello che gli sta intorno. Se siamo professionali lo recepiscono nell’immediato. Per esempio, dal modo di fare un ritrovo di partenza fino allo svolgere un percorso di gara. Per arrivare agli ultimi chilometri che spesso meritano un’analisi più approfondita. Se curi ogni dettaglio l’atleta lo vede e corre più rilassato. 

Ecco Babini durante un briefing con Marco Selleri e altri collaboratori di ExtraGiro
Ecco Babini durante un briefing con i collaboratori di ExtraGiro
La cura del dettaglio è determinante quindi…

Io sono molto determinato su questo punto, devi essere il primo che vuole da tutti il meglio. Per esempio, sono stato un assertore che gli autisti dovessero essere non solo tesserati, ma debbano avere una formazione di base. Tu puoi essere un bravo autista, ma la corsa la si deve saper leggere. In qualsiasi caso, che si abbia a bordo un direttore di corsa, un responsabile, un medico o qualsiasi altra figura, lo devi conoscere e devi conoscere il suo ruolo. Lo devi portare sempre nel punto ottimale per svolgere quella funzione  con le condizioni di massima sicurezza.

E’ una questione di sinergie da parte degli addetti ai lavori?

Esatto, pretendere da ognuno il comportamento più professionale, porta a qualificare il livello organizzativo quindi il livello dell’evento. Nel primo Giro d’Italia U23 che abbiamo organizzato, quando Marco Selleri mi chiamò, io posi una sola condizione: tenere l’asticella alta. Alcuni dicevano che non erano professionisti, poco importa, la sicurezza non deve avere categoria. Al terzo anno ho trovato un livello altissimo da parte di tutti, proprio perché avevamo alzato gli standard e quello era diventato la nostra normalità. Se tu pretendi il massimo dai corridori, direttori sportivi, collaboratori, prima e dopo l’arrivo, si va verso verso la garanzia della sicurezza costante.

Con ExtraGiro avete organizzato un mondiale in tempi record…

Un mondiale non si inventa. Si vede se hai delle basi sulle quali hai lavorato duramente nel corso degli anni. Tutto è servito a organizzare eventi che potevano sembrare improponibili. Il merito non è stato solo nostro, ma anche delle Prefetture e degli agenti che inviano. Voglio fare un plauso per quello che fanno per il ciclismo. Perché aspettare ore sotto il sole, freddo o pioggia per un breve passaggio è qualcosa che aggiunge valore alla corsa. 

Analizziamo tre argomenti di una corsa su cui il vostro occhio deve prevedere tutto. Il primo è un arrivo in volata. Come si sceglie un arrivo in un centro cittadino?

Per gli arrivi a 70 all’ora, si segue la norma sportiva, amministrativa: lo dicono gli atti organizzativi. Nei punti dove la velocità è molta alta sta diventando impossibile arrivare nei centri storici. Di inviti ne arrivano molti, ma per garantire la sicurezza, molti non sono adatti e siamo costretti a rifiutare. Milano-Sanremo, Lombardia, Strade Bianche, Giro Under, lo spettatore non può non riconoscere la sicurezza che è stata messa in atto.

La drammatica caduta che ha coinvolto Jakobsen e Groenewegen
La drammatica caduta che ha coinvolto Jakobsen e Groenewegen
Una grossa polemica per un arrivo in volata fu al giro di Polonia…

Quello è qualcosa di inaccettabile. Un’atleta come Groenewegen si è preso gran parte della colpa e forse ne risentirà anche la sua carriera. Ma se andiamo a riesaminare la dinamica. In quante volate ci sono scorrettezze, moltissime, ma c’è un margine anche in queste dinamiche tecnico sportive. Lì ha sbagliato l’organizzatore. Le transenne che volano a 5 metri dall’arrivo, non sono accettabili. Qualcosa non ha funzionato. Le transenne non volano. Il conto l’ha pagato solo uno.

Un altro aspetto su cui si polemizza sono le moto tra i corridori…

Gli operatori tv non sempre sono i migliori interpreti della sicurezza. A volte si deve passare anche a toni esigenti nei loro confronti. Perché basta una disattenzione nel voler fare una ripresa più bella che può costare la sicurezza di molti corridori. L’obiettivo della telecamera e dei fotografi è preziosissimo e deve essere lì a documentare, ma lo si deve fare con criterio. Quando c’è la professionalità da parte loro non si deve neanche usare la radio, basta un cenno e si viene capiti. 

L’ultima provocazione riguarda il Tour 2021. La spettatrice con il cartello che ha steso il gruppo…

L’atleta ha bisogno del pubblico. Nel ciclismo sia ha una platea varia che sta a bordo strada. Ci sono dei momenti in cui all’interno del gruppo non si molla la posizione per nessuna ragione. Perché in certi frangenti è talmente alta di competizione che non ci si può permettere che il capitano vada in trentesima posizione. Poi c’è enfasi, il ragazzino che vuole la borraccia, lo spettatore che vuole accarezzare il corridore. Il ciclista è rispettato e prova empatia e questo può essere un pregio ma può diventare anche un difetto. Bisogna quindi sensibilizzare il pubblico.

ExtraGiro, i numeri di un successo organizzativo

11.08.2021
4 min
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Sono davvero incoraggianti e positivi i numeri economici del primo semestre 2021 di ExtraGiro. Il gruppo organizzativo negli ultimi dodici mesi ha letteralmente “messo in piedi”, come usa definirsi in gergo, grandi eventi ciclistici quali il Campionato del Mondo, il Giro d’Italia Giovani Under 23 e i recenti Campionati italiani in Emilia-Romagna. Tra l’altro, tutte manifestazioni sostenute dal riscontro unanime di istituzioni, partner, pubblico, team ed atleti. 

Ballerini in testa al gruppo al campionato italiano
Ballerini in testa al gruppo al campionato italiano

Due società, una squadra

Nuova Ciclistica Placci 2013 e Communication Clinic: che squadra! La realtà emiliano-romagnola, guidata dai direttori Marco Selleri e Marco Pavarini, ha dunque comunicato i risultati ottenuti. Numeri che confermano il trend di crescita in corso fin da inizio 2020, quando è avvenuto il lancio di ExtraGiro: un affiatato gruppo di lavoro che fonde la proficua collaborazione tra Nuova Ciclistica Placci 2013 e l’agenzia Communication Clinic. 

Di assoluto impatto, i numeri che raccontano i due mesi di attività organizzativa dal 19 aprile al 20 giugno. Solo in questo lasso di tempo sono state fatte: 19 giornate di gara, 29 villaggi di tappa, con un notevole impatto mediatico evidenziato dalle differite su Rai Sport, dalla diretta dei Campionati italiani su Rai 2, per un’audience televisiva reale di oltre 1.400.000 spettatori. Per quanto riguarda la comunicazione digitale, l’intensa programmazione di attività organica e pubblicitaria ha portato al coinvolgimento di ben 1.558.000 utenti online fidelizzati, oltre a 10.821.000 visualizzazioni degli eventi. 

Selleri (a sinistra), Pavarini (al centro) e Colbrelli (a destra)
Selleri (a sinistra), Pavarini (al centro) e Colbrelli (a destra)

Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro

«Quelli che abbiamo avuto il piacere di analizzare – ha dichiarato Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro – sono numeri molto chiari. Sono dati che danno il senso di un percorso di crescita e di un preciso modo di accompagnare partner e istituzioni che ci appoggiano verso il proprio obiettivo. Obiettivo che è la promozione di nuove istanze e territori attraverso lo sport. A partire dal 2017, quando abbiamo rilanciato il Giro d’Italia Giovani U23 dopo cinque anni di stop, abbiamo lavorato intensamente sulla capillarità della nostra comunicazione. Volevamo attivare connessioni strette con i nostri partner che hanno accettato con noi questa sfida e che in gran parte sono ancora al nostro fianco, non solo sugli eventi sportivi ma anche condividendo con noi progettualità importanti che vanno oltre l’aspetto agonistico».

L’inaugurazione della Ciclovia Food Valley in occasione della 4ª tappa del Giro U23
L’inaugurazione della Ciclovia Food Valley in occasione della 4ª tappa del Giro U23

Il ciclismo per i territori

Il ciclismo è uno straordinario veicolo di promozione per aziende e territori. Genera importanti ricadute sui territori toccati dalle manifestazioni per alberghi, ristoranti, distributori di carburante e tanti altri operatori economici. 

ExtraGiro nel primo semestre del 2021 ha attivato oltre 500 collaboratori, coinvolgendo 155 strutture alberghiere, 3.000 pasti distribuiti “on the road”, 12.000 litri di acqua “versata” e oltre 220.000 chilometri percorsi dai mezzi della carovana. Si stima che i Mondiali di ciclismo in Emilia-Romagna abbiano generato un indotto economico immediato di 4 milioni di euro, oltre alle enormi potenzialità di sviluppo in ambito ciclo turistico di percorsi fino a quel momento sconosciuti. Warm Up Ciclismo, a luglio 2020, in un periodo davvero difficile per le strutture ricettive, ha generato più di 1.600 presenze in hotel. Il Giro d’Italia U23 movimenta 600 persone per dieci giorni. Complessivamente, ExtraGiro somma 10.000 prenotazioni di posti letto all’anno, senza contare i pernottamenti gestiti in autonomia dal pubblico o dall’entourage dei team. 

Grandi sponsor per Extra Giro, flotta Suzuki per i loro eventi
Grandi sponsor per Extra Giro, flotta Suzuki per i loro eventi

Dynamo Camp e AIDO

Non mancano poi i risvolti sociali dell’attività di ExtraGiro. Grazie al Giro d’Italia Under 23 sostiene il progetto 2 Milioni + di KM, ideato da Bikevo e dal suo fondatore Max Morocutti. Gli oltre 216.000 chilometri totalizzati dai 176 atleti in gara, infatti, finiranno nel contatore del progetto e da lì verso la solidarietà a Dynamo Camp e alle iniziative della Federciclismo per i giovanissimi. Il Giro d’Italia Giovani Under 23 è anche un capitolo importante del Bilancio sociale annuale di AIDO, l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule, perché gli eventi sportivi sono anche occasione importante per allargare il bacino dei portatori d’interesse delle importanti campagne che i partner di ExtraGiro sostengono e portano avanti con vigore.

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