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Campionato italiano gravel: tantissimo sterrato e velocità folli

13.09.2022
5 min
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«Visto che ci sarà un primo mondiale gravel, ci è sembrato giusto ci fosse anche un primo campionato italiano… gravel». Marco Selleri è chiaro sin da subito. Il direttore generale di ExtraGiro (insieme a Marco Pavarini) è pronto per questa nuova avventura (in apertura foto Ricci Maccarini). Un’altra sfida, ci verrebbe da dire.

Allestire un evento ufficiale, tanto più di una disciplina “nuova”, almeno dal punto di vista agonistico, non è facile. Ma i presupposti perché si vada verso un altro bel successo organizzativo ci sono tutti. Selleri e la sua squadra hanno messo a punto ogni aspetto dell’evento.

Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
I dirigenti di ExtraGiro Marco Pavarini e Marco Selleri (a destra) terranno a battesimo il primo tricolore gravel FCI
Marco Pavarini, Marco Selleri, Giro d'Italia U23
I dirigenti di ExtraGiro Marco Pavarini e Marco Selleri (a destra) terranno a battesimo il primo tricolore gravel FCI

Dalla Far Gravel 

«L’idea di questo primo campionato italiano gravel – racconta Selleri – nasce quest’inverno. Abbiamo incontrato Raffaele Brunaldi, che è l’organizzatore della Far Gravel, un evento cicloturistico che ha già cinque anni di storia e che ha visto al via anche 700 partenti. Lui mi chiese se avevamo voglia di organizzare una gara. Da cosa, nasce cosa… ed eccoci qui».

«Prima di allestire questo tricolore, noi di Extragiro eravamo in lizza per organizzare il mondiale gravel, ma le Regioni (Marche, Emilia-Romagna e Toscana) presso le quali ci siamo rivolti non ci hanno dato il loro supporto e così abbiamo dirottato sull’italiano».

Argenta è pronta a mettersi il vestito buono, dunque. Ci sarà un villaggio nella piazza centrale e tanti parcheggi sparsi per le vie della cittadina ferrarese. Ci saranno espositori e sarà una festa del ciclismo. Una festa che tra l’altro sarà trasmessa anche da Rai Sport.

La planimetria del tricolore di Argenta. Lo start avverrà alle 11:30 e ogni 2′ scatterà una griglia. Apriranno gli open uomini
La planimetria del tricolore di Argenta. Lo start avverrà alle 11:30 e ogni 2′ scatterà una griglia. Apriranno gli open uomini

Fra terra e acqua

E allora vediamolo un po’ questo percorso. Si parte e si arriva ad Argenta, nello stesso identico punto in cui arrivò la prima tappa dell’ultimo Giro d’Italia U23. I percorsi a disposizione di professionisti e amatori sono due: uno da 120 chilometri e uno da 89.

Chiaramente in quelle zone, le più basse e pianeggianti d’Italia, delle salite non c’è neanche l’ombra. Ma i tracciati sono davvero suggestivi. Si va dalle distese dei campi dell’entroterra, alla costa adriatica, lambendo le zone umide del Delta del Po, ricche di una certa fauna. E non a caso lo slogan (bellissimo) della Far Gravel recita: “Un’avventura tra la terra e il mare”

«Non ci sono single track – riprende Selleri – ma ci sono tantissimi stradoni sterrati, su fondo anche ghiaioso, degli argini e circa il 18% di asfalto. Le donne open (elite e U23, ndr) saranno impegnate sul tracciato da 89 chilometri. Mentre gli uomini, sempre open, lo saranno su quello da 120». 

I percorsi gravel di solito sono un po’ più tecnici, con l’inserimento di qualche single track, ma di contro hanno anche un po’ più di asfalto. Qui si è fatto di necessità virtù. Alla fine ciò che comanda è il territorio.

«Per me – dice Selleri – il gravel è stato accorpato nel settore fuoristrada, ma lo vedo più vicino alla strada, per le bici, il modo di correre… Al via ci sono squadre importanti come la Bardiani Csf Faizanè, la Beltrami… e altri si stanno iscrivendo (chiusura delle registrazioni giovedì a mezzanotte, ndr). 

«Spiace che con il campionato del mondo marathon, qualche atleta che magari avrebbe potuto fare bene non ci sarà. Penso per esempio ad un Riccardo Chiarini (ex stradista, ndr) che avrebbe detto la sua».

Grande lavoro per i meccanici. Qui, Alessandro Brusa prima della Serenissima gravel 2021 (foto Instagram)
Grande lavoro per i meccanici. Qui, Alessandro Brusa prima della Serenissima gravel 2021 (foto Instagram)

Sei punti tecnici

Si diceva di un tracciato veloce. Il dislivello totale supera di poco i 400 metri, ma con tanto sterrato l’insidia è dietro l’angolo. Anche per questo i partecipanti, professionisti inclusi, dovranno essere in grado di cavarsela da soli.

«Il regolamento – spiega Selleri – dice che tra un punto tecnico e l’altro non possono esserci più di 25 chilometri. Noi ne abbiamo inseriti due di più: sei (ne sarebbero bastati quattro, ndr) e infatti la distanza tra un punto e l’altro è di 15-20 chilometri, non di più.

«Questi punti saranno anche dotati di rifornimenti per cibo e acqua. Chi farà assistenza ai team che, ricordo, non hanno ammiraglie al seguito, potrà raggiungerli comodamente grazie anche alle tracce Gpx che gli abbiamo fornito».

Non solo sterrato: un’insidia potrebbe essere il vento. Anche se il meteo per domenica promette bene (foto Simone Dovigo)
Non solo sterrato: un’insidia potrebbe essere il vento. Anche se il meteo per domenica promette bene (foto Simone Dovigo)

Velocità alte

Prima abbiamo parlato di insidie. Una di queste potrebbe essere il vento che in quelle distese quando spira è alquanto forte. Tuttavia per la prossima domenica (si corre il 18 settembre) il meteo sembra essere buono, mentre non dovrebbe essere così alla vigilia.

E poi occhio alle velocità. Nella cronotabella si spazia dai 30 all’ora (pensata forse più per gli amatori) ai 38. Ma visto il percorso “poco tecnico” è facile ipotizzare anche dei giochi di squadra. Non è così scontato che non si possa abbattere o avvicinare il muro dei 40 all’ora.

Alé ed ExtraGiro insieme all’iniziativa “Via Romagna per lo IOR”

06.09.2022
4 min
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E’ oramai tutto pronto per la pedalata benefica “Via Romagna per lo IOR”, in programma da giovedì 8 a sabato 10 settembre, da Comacchio a Misano Adriatico, lungo i 462 chilometri della ciclovia regionale Via Romagna. L’iniziativa è organizzata da ExtraGiro, con l’impegno di Marco Selleri, coinvolto nell’iniziativa dall’amico Romano Randi, ex ciclista professionista e volontario per l’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR). Fondamentale e soprattutto concreto anche il sostegno del brand di abbigliamento specializzato Alé Cycling e dell’ente turistico Destinazione Romagna

“Via Romagna per lo IOR” ha tutte le caratteristiche per essere un’iniziativa da sostenere con vigore. E’ stata attivata la possibilità di donare sulla piattaforma realizzata dall’Istituto Oncologico Romagnolo (IOR) per la creazione di progetti di crowdfunding a sostegno della lotta contro il cancro. C’è il coinvolgimento di un nutrito gruppo di ciclisti romagnoli, perfetto mix tra ex professionisti (c’è anche una medaglia d’oro delle Olimpiadi) e cicloturisti. C’è la Via Romagna, il nuovo percorso permanente per andare alla scoperta di un intero territorio toccando circa 30 comuni, 20 rocche e borghi storici, luoghi d’arte, parchi naturali ed eccellenze della tradizione enogastronomica… Ma soprattutto, esiste un obiettivo di grande valore sociale, ovvero quello di raccogliere fondi per l’Istituto Oncologico Romagnolo. Tutto ciò per dimostrare che, pedalando in gruppo e nella stessa direzione, si possono ottenere grandi traguardi. 

Locandina che sponsorizza l’iniziativa per sostenere il crowfunding all’instituto oncologico romagnolo
Locandina che sponsorizza l’iniziativa per sostenere il crowfunding all’instituto oncologico romagnolo

Si pedala per una buona causa

Sono complessivamente tredici i ciclisti impegnati nella sfida, tutti uniti dalla passione per lo sport e dalla voglia di aiutare la ricerca nella sfida lanciata da Romano Randi, ex professionista e oggi volontario dell’organizzazione no-profit fondata nel 1979 dal professor Dino Amadori. Un gruppo assortito, con altri ex professionisti, tra cui un campione olimpico come Andrea Collinelli (Atlanta 1996). Il vincitore della tappa dell’Alpe d’Huez al Tour de France 1994 Roberto Conti. Gian Paolo Grisandi (campione mondiale inseguimento a squadre nel 1985). Sarà presente anche Letizia Galvani, oltre a cicloturisti e volti noti del ciclismo, come Marco Selleri, direttore di ExtraGiro che ha organizzato i Campionati del Mondo nel 2020. Ai quali si aggiunge il giornalista sportivo Gian Luca Giardini, che vanta importanti collaborazioni con tv nazionali e regionali. 

La Via Romagna verrà percorsa in tre tappe, dall’8 al 10 settembre, con partenza da Comacchio e arrivo al Misano World Circuit, proprio nei giorni dell’Italian Bike Festival. Tutti i protagonisti vestiranno la maglia dedicata realizzata da Alé Cycling, l’azienda veronese coordinata da Alessia Piccolo che ha deciso di ben sostenere l’iniziativa. 

Il percorso dell’evento “Via Romagna per lo IOR”
Il percorso dell’evento “Via Romagna per lo IOR”

Ecco come sostenere

«Come ExtraGiro – ha dichiarato Marco Selleri – crediamo molto nella forza nel ciclismo. Con la bicicletta non si fa solo sport, ma si possono generare attività a 360 gradi. Quando l’amico Romano Randi, volontario IOR, ci ha prospettato di fare qualcosa per promuovere l’Istituto Oncologico Romagnolo, non ci abbiamo pensato molto. Così è nata questa pedalata di gruppo sulla via Romagna. Attività sociale nella quale ha creduto anche Alé Cycling producendo una linea di abbigliamento dedicata, che sarà indossata dai partecipanti e potrà essere acquistata da tutti gli interessati». 

Da sinistra, Alessia Piccolo, direttore generale Alè Cycling, con Marco Selleri, direttore di ExtraGiro
Da sinistra, Alessia Piccolo, direttore generale Alè Cycling, con Marco Selleri, direttore di ExtraGiro

La sfida lanciata dagli organizzatori è aperta a tutti. E’ possibile farlo in diversi modi: effettuando una donazione che andrà interamente a sostegno dell’attività dello IOR, pedalando insieme agli ambassador dell’iniziativa, con la possibilità di vestire la maglia realizzata per l’occasione da Alé Cycling, oppure acquistando la divisa ufficiale realizzata da Alé Cycling accedendo direttamente questo link. Per info su come unirsi al gruppo: info@extragiro.it – 348 2409985.

Alé Cycling

ExtraGiro

EDITORIALE / Quando era Cassani la causa di tutti i mali

30.08.2022
6 min
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Circa un anno fa, l’8 agosto del 2021, si chiuse in modo goffo e inelegante la pagina di Cassani nella Federazione (in apertura Davide con il presidente Dagnoni). L’aggettivo goffo non è per caso, tantomeno quello inelegante. Per far sapere al mondo del ciclismo che Davide avesse ormai le ore contate, si scelse la Gazzetta dello Sport, facendo capire fra le righe che né agli europei di Trento e tantomeno ai mondiali di Leuven sull’ammiraglia azzurra sarebbe salito il romagnolo. Peraltro rispedito a casa prima del tempo dalle Olimpiadi di Tokyo con motivazioni tutt’altro che convincenti.

Per fortuna si mise di mezzo il Coni. Cassani guidò Colbrelli alla vittoria degli europei e rimase alla guida degli azzurri anche per i mondiali. Anche allora stigmatizzammo lo stile, tacciati di parlare sempre delle stesse cose, ma trovammo per contro che fosse comprensibile il desiderio di cambiare i nomi per dare un segno di discontinuità. Chi vince fa le sue scelte e poi semmai se ne prenderà la responsabilità.

Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’
Nonostante il clima teso, a Trento 2021 l’Italia fece incetta di vittorie: qui Colbrelli fra i pro’

Neanche un euro

Al cittì romagnolo venivano mosse diverse contestazioni. L’eccessiva esposizione. E soprattutto il fatto di avere le mani in pasta fra sponsor e organizzazioni. Non si muoveva nulla, dicevano, senza il suo avallo: sembrava quasi che ne avessero soggezione. Ma consapevoli dei suoi mezzi, gli proposero un incarico ancora indecifrato, che permettesse tuttavia di mantenerne gli agganci.

«Non ho mai fatto l’organizzatore – ci disse Davide alla vigilia della sfida di Leuven – con il Giro d’Italia Under 23 ho trovato due amici molto bravi (Marco Selleri e Marco Pavarini, ndr) che hanno fatto crescere il movimento dei giovani in Italia. Con Extra Giro è ripartito il ciclismo dopo il Covid. I mondiali di Imola sono stati un incontro tra forze diverse e sono costati un settimo di questi in Belgio. E quanto agli sponsor, non ho mai preso un euro. Tutto quello che è entrato, l’ho riversato sull’attività. Sono nate corse e ne vado molto orgoglioso».

Quello che è successo negli ultimi 12 mesi merita forse una rilettura. Non necessariamente per infierire su una dirigenza in evidente difficoltà dopo il caso delle sponsorizzazioni irlandesi, le dimissioni di Norma Gimondi e tutto quello che verosimilmente ne conseguirà, ma per sottolineare un paio di punti.

Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani
Marco Pavarini e Marco Selleri riuscirono a organizzare i mondiali di Imola 2020, supportati dalla FCi e da Cassani

Assoluta trasparenza

Il primo. Quando si lavora per la Federazione Ciclistica Italiana si dovrebbe avere a cuore l’assoluta trasparenza. Ricordate questo termine? Lo leggerete spesso. Non devono esserci dubbi, non deve esserci ombra alcuna sull’etica di chi la amministra.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto occasione di parlare con i manager di alcune squadre continental, sfiniti dall’aumento del costo dei punteggi degli atleti e del contributo da versare ai comitati regionali. Con quale faccia si va a imporre loro di stare alle regole, se per primi si cercano scorciatoie senza provare la benché minima necessità di chiarire cosa è successo? I giorni passati dalla prima denuncia sono stati lunghi come la più lenta delle agonie, ma nulla è emerso e nulla è stato chiarito. Si dovrà farlo davvero davanti a un giudice? Aspettiamo fiduciosi.

Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra
Con Cassani, per anni Suzuki è stato partner della Federazione e della maglia azzurra

Gli sponsor di Cassani

Il secondo. Quando Cassani venne nominato alla guida della nazionale, si prodigò per non costare nulla o comunque il meno possibile alla Federazione. Portò gli sponsor di cui si è parlato, a cominciare da Enervit. Trovò gli alberghi dove far svolgere i ritiri. Propiziò il cambio del parco ammiraglie e poi bisognerebbe chiedere a lui cos’altro fece senza per questo arricchirsi. Non è un mistero che in quel periodo la FCI non avesse un ufficio marketing all’altezza, tuttavia le conoscenze di Cassani colmarono il gap. L’attività venne finanziata e alla fine in cassa rimase anche qualcosa.

L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali
L’arrivo del pullman è stato uno dei primi passi nella nuva gestione delle nazionali

Nazionali e WorldTour

Quando venne eletto, il presidente Dagnoni annunciò di voler cambiare passo, puntando su marketing e comunicazione e allineando la gestione della nazionale a quella di un team WorldTour. Per questo è stato ingaggiato Roberto Amadio, per questo i tecnici federali sono diventati come direttori sportivi, che proprio in questo momento stanno lavorando, come fanno da mesi, probabilmente chiedendosi cosa ci sia di vero in tutte queste storie. Il dubbio legittimo a questo punto, nell’attesa che tutto il castello venga spiegato, è che della gestione di un team si siano prese anche le cattive abitudini di un tempo. Quelle usanze tutt’altro che trasparenti con cui i manager facevano cassa e che negli anni sono state più o meno abbandonate.

Qual è il senso di quei 106 mila euro? Qual è il senso delle spiegazioni rincorse nei giorni successivi? Dov’è la trasparenza nella gestione?

Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo
Così oggi sulla Gazzetta dello Sport il ciclismo cede il passo allo scandalo

Una pagina tutta rosa

Non si può pretendere di piacere a tutti. Solo che a suo tempo colpì la denuncia ai danni di Marco Selleri, organizzatore del Giro d’Italia U23, accusato di aver parlato male della Federazione in un’intervista in cui sostanzialmente non diceva niente. Colpirono anche alcuni passaggi improntati alla ripicca con cui furono accolti articoli come questo, scritti per capire e semmai far luce. Colpirono i modi da squadra di calcio per cui le voci sgradite sarebbero state messe ai margini. Lo stesso poi accaduto, stando al suo racconto, a Norma Gimondi.

Vivendo da sempre in Italia, siamo curiosi di vedere come finirà la storia. Davvero il Coni metterà mano alla vicenda? Lo faranno le procure? Oppure saranno le azioni legali intentate dalla FCi ad avere ragione? Non lo sappiamo. La sola certezza, in questo momento di ciclismo che conduce ai mondiali e in piena Vuelta, è che sulla Gazzetta dello Sport di oggi il ciclismo si è guadagnato una pagina intera. Lo stesso su altri giornali altrettanto importanti. Ma non si parla di corse, si parla di scandali. Presto si andrà ai mondiali e ci saranno prima le convocazioni: per allora sarà tutto spiegato? Oppure le domande verteranno su questa vicenda? Come già detto ieri, il nostro sport e la gente che quotidianamente lo onora con il suo lavoro non lo meritano affatto

Come si dirige una corsa? A lezione da Babini…

10.01.2022
7 min
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Quando siamo seduti sul divano e apprezziamo le gesta dei corridori, diamo per scontato tutto quello che sta attorno e che fa funzionare questo fantastico sport. Dietro a una Parigi-Roubaix di Colbrelli o ad un titolo europeo ci sono figure che gestiscono tutto quello che sta prima, durante e dopo la corsa. Il direttore di corsa e l’organizzatore fanno parte dei mille occhi che devono garantire la sicurezza e la riuscita di un evento. Un’orchestra di interpreti composta da innumerevoli collaboratori disseminati sul percorso e coordinati da un direttore d’orchestra. Raffaele Babini è tra questi una delle figure più affermate nel panorama nazionale e internazionale. Fa parte del team di RCS da quindici anni e vanta la direzione di corse tra le più importanti al mondo come Giro d’Italia, Milano-Sanremo, europei di Trento, mondiali di Imola e molte altre.

Tra tutte le esperienze che ha vissuto ci sono anche eventi tragici come quello del 9 maggio 2011. «La morte di Weylandt, l’ho vissuta da vicino ed è stata straziante. Per una piccola distrazione abbiamo perso un corridore che oggi potrebbe essere qui. A volte mi lascio prendere dall’enfasi e da quello che può essere determinante per la vita dei corridori». Questo fa capire quanto la sicurezza durante una corsa sia importante e quanti siano gli aspetti su cui ci si debba soffermare.

Raffaele Babini al Giro d’Italia under 23 insieme a Fabio Vegni (foto di ExtraGiro)
Raffaele Babini al Giro d’Italia under 23 insieme a Fabio Vegni (foto di ExtraGiro)
Quanto è importante essere organizzatore e direttore di corsa?

E’ un po’ il il mio pallino, credo che fare la direzione di corsa voglia dire conoscere nel dettaglio l’impianto organizzativo. Aver gestito in toto gli europei di settembre a Trento è stata una grande sfida in cui ho dovuto assumere l’impegno e curare tutti i dettagli che sono dietro all’organizzazione, non solamente per i percorsi, questi vengono dopo, ma tutto l’impianto strutturale. A partire dagli hotel che ospitano, dall’accoglienza, alla partenza, al percorso e il dopo gara. Per quanto riguarda i ruoli, sono tutti importanti dentro all’organizzazione. Per arrivare ad avere un risultato globale ottimale degno di un grande evento sotto ogni profilo.

Parliamo di sicurezza, come si gestiscono le responsabilità?

La pianificazione credo che sia tutto. Il nostro ruolo oggi più che mai ha assunto, dalle modifiche dal disciplinare tecnico a pieno titolo, la responsabilità totale da parte del Ministero come direzione di corsa. Ed è l’unico che si interfaccia per quanto riguarda la sicurezza non solo per gli atleti ma a 360 gradi. Io ritengo che sia fondamentale vivere tutti i passi che l’organizzatore si trova di fronte. Come consulente tecnico e come figura preparata, al quale non si può concedere nessuna divagazione e nessuna dimenticanza. Oltretutto le attenzioni e responsabilità non sono solo sportive ma anche pecuniarie. 

Questo viene applicato a tutte le categorie?

Sì, non mi stancherò mai di dirlo. Non c’è una diversificazione della gestione di un evento, piccolo medio o grande che viene distinto da livelli di categoria ma non di sicurezza. Io ritengo che un giovane sia ancora più prezioso e vada tutelato sempre in tutto e per tutto. Non dobbiamo sottovalutare nessun aspetto quando si tratta di oggettività di sicurezza.

Com’è cambiata la sicurezza in gara negli anni?

Il nostro scenario è cambiato da 30 anni a questa parte per quello che è la corsa in sé. L’arredo viario disposto dagli enti proprietari che hanno modificato radicalmente quella che è la viabilità delle nostre strade è di conseguenza a caduta nel nostro sport. Una volta c’era un’intersezione importante di un incrocio regolato da semaforo, oggi ci sono rotatorie e canalizzazioni che sono servite a smaltire la viabilità ordinaria. Il ciclismo s’è trovato a fare i conti con una situazione dove la sicurezza stradale è diventata discutibile. Per quello che è il bene della viabilità ordinaria, risulta negativo per il ciclista fine a se stesso. 

Qui Babini durante una riunione tecnica insieme agli addetti delle moto staffette
Qui Babini durante una riunione tecnica insieme agli addetti delle moto staffette
E’ cambiato anche il modo di correre?

Una volta le velocità erano intorno ai 45 all’ora, oggi affrontano tratti ai 60 con punte fino ai 70. Anche la caduta ha avuto un evoluzione nell’impatto. Oggi vediamo che sempre più spesso alla luce degli elementi che troviamo sulla sede stradale, ne derivano conseguenze più gravi. E gli infortuni diventano sempre più frequenti.

Come si prevedono i pericoli a cui va incontro il gruppo?

Per organizzare servono squadre, o gruppi di lavoro altamente professionali,  parlo di eventi di livello. Servono squadre organizzative che hanno visione della corsa, delle dinamiche della corsa, delle caratteristiche piano altimetriche dei percorsi e saper leggere quello che il corridore interpreta a modo proprio. Noi siamo quelli che hanno consapevolezza della casistica che si trova dalla partenza all’arrivo. Poi le corse in sé hanno una composizione dinamica, hanno bisogno di una lettura attenta e in evoluzione.

Riuscite a prevedere tutto?

Non mi sento mai soddisfatto di quello che si fa. Io mi chiedo sempre se ho fatto tutto per essere il garante della sicurezza di questi ragazzi. Mi impegno al massimo per non lasciare niente in mano al caso. Poi lo dico in tutta sincerità e anche con serenità: capitano quei momenti che trattieni il respiro e dici «E’ andata bene». Ma questi momenti si riducono al minimo, se si analizzano tutte le criticità e si riescono a coinvolgere tutti i collaboratori, lo pretendi e su questo i corridori ti seguono.

In che senso?

I corridori hanno la percezione esatta di quello che gli sta intorno. Se siamo professionali lo recepiscono nell’immediato. Per esempio, dal modo di fare un ritrovo di partenza fino allo svolgere un percorso di gara. Per arrivare agli ultimi chilometri che spesso meritano un’analisi più approfondita. Se curi ogni dettaglio l’atleta lo vede e corre più rilassato. 

Ecco Babini durante un briefing con Marco Selleri e altri collaboratori di ExtraGiro
Ecco Babini durante un briefing con i collaboratori di ExtraGiro
La cura del dettaglio è determinante quindi…

Io sono molto determinato su questo punto, devi essere il primo che vuole da tutti il meglio. Per esempio, sono stato un assertore che gli autisti dovessero essere non solo tesserati, ma debbano avere una formazione di base. Tu puoi essere un bravo autista, ma la corsa la si deve saper leggere. In qualsiasi caso, che si abbia a bordo un direttore di corsa, un responsabile, un medico o qualsiasi altra figura, lo devi conoscere e devi conoscere il suo ruolo. Lo devi portare sempre nel punto ottimale per svolgere quella funzione  con le condizioni di massima sicurezza.

E’ una questione di sinergie da parte degli addetti ai lavori?

Esatto, pretendere da ognuno il comportamento più professionale, porta a qualificare il livello organizzativo quindi il livello dell’evento. Nel primo Giro d’Italia U23 che abbiamo organizzato, quando Marco Selleri mi chiamò, io posi una sola condizione: tenere l’asticella alta. Alcuni dicevano che non erano professionisti, poco importa, la sicurezza non deve avere categoria. Al terzo anno ho trovato un livello altissimo da parte di tutti, proprio perché avevamo alzato gli standard e quello era diventato la nostra normalità. Se tu pretendi il massimo dai corridori, direttori sportivi, collaboratori, prima e dopo l’arrivo, si va verso verso la garanzia della sicurezza costante.

Con ExtraGiro avete organizzato un mondiale in tempi record…

Un mondiale non si inventa. Si vede se hai delle basi sulle quali hai lavorato duramente nel corso degli anni. Tutto è servito a organizzare eventi che potevano sembrare improponibili. Il merito non è stato solo nostro, ma anche delle Prefetture e degli agenti che inviano. Voglio fare un plauso per quello che fanno per il ciclismo. Perché aspettare ore sotto il sole, freddo o pioggia per un breve passaggio è qualcosa che aggiunge valore alla corsa. 

Analizziamo tre argomenti di una corsa su cui il vostro occhio deve prevedere tutto. Il primo è un arrivo in volata. Come si sceglie un arrivo in un centro cittadino?

Per gli arrivi a 70 all’ora, si segue la norma sportiva, amministrativa: lo dicono gli atti organizzativi. Nei punti dove la velocità è molta alta sta diventando impossibile arrivare nei centri storici. Di inviti ne arrivano molti, ma per garantire la sicurezza, molti non sono adatti e siamo costretti a rifiutare. Milano-Sanremo, Lombardia, Strade Bianche, Giro Under, lo spettatore non può non riconoscere la sicurezza che è stata messa in atto.

La drammatica caduta che ha coinvolto Jakobsen e Groenewegen
La drammatica caduta che ha coinvolto Jakobsen e Groenewegen
Una grossa polemica per un arrivo in volata fu al giro di Polonia…

Quello è qualcosa di inaccettabile. Un’atleta come Groenewegen si è preso gran parte della colpa e forse ne risentirà anche la sua carriera. Ma se andiamo a riesaminare la dinamica. In quante volate ci sono scorrettezze, moltissime, ma c’è un margine anche in queste dinamiche tecnico sportive. Lì ha sbagliato l’organizzatore. Le transenne che volano a 5 metri dall’arrivo, non sono accettabili. Qualcosa non ha funzionato. Le transenne non volano. Il conto l’ha pagato solo uno.

Un altro aspetto su cui si polemizza sono le moto tra i corridori…

Gli operatori tv non sempre sono i migliori interpreti della sicurezza. A volte si deve passare anche a toni esigenti nei loro confronti. Perché basta una disattenzione nel voler fare una ripresa più bella che può costare la sicurezza di molti corridori. L’obiettivo della telecamera e dei fotografi è preziosissimo e deve essere lì a documentare, ma lo si deve fare con criterio. Quando c’è la professionalità da parte loro non si deve neanche usare la radio, basta un cenno e si viene capiti. 

L’ultima provocazione riguarda il Tour 2021. La spettatrice con il cartello che ha steso il gruppo…

L’atleta ha bisogno del pubblico. Nel ciclismo sia ha una platea varia che sta a bordo strada. Ci sono dei momenti in cui all’interno del gruppo non si molla la posizione per nessuna ragione. Perché in certi frangenti è talmente alta di competizione che non ci si può permettere che il capitano vada in trentesima posizione. Poi c’è enfasi, il ragazzino che vuole la borraccia, lo spettatore che vuole accarezzare il corridore. Il ciclista è rispettato e prova empatia e questo può essere un pregio ma può diventare anche un difetto. Bisogna quindi sensibilizzare il pubblico.

ExtraGiro, i numeri di un successo organizzativo

11.08.2021
4 min
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Sono davvero incoraggianti e positivi i numeri economici del primo semestre 2021 di ExtraGiro. Il gruppo organizzativo negli ultimi dodici mesi ha letteralmente “messo in piedi”, come usa definirsi in gergo, grandi eventi ciclistici quali il Campionato del Mondo, il Giro d’Italia Giovani Under 23 e i recenti Campionati italiani in Emilia-Romagna. Tra l’altro, tutte manifestazioni sostenute dal riscontro unanime di istituzioni, partner, pubblico, team ed atleti. 

Ballerini in testa al gruppo al campionato italiano
Ballerini in testa al gruppo al campionato italiano

Due società, una squadra

Nuova Ciclistica Placci 2013 e Communication Clinic: che squadra! La realtà emiliano-romagnola, guidata dai direttori Marco Selleri e Marco Pavarini, ha dunque comunicato i risultati ottenuti. Numeri che confermano il trend di crescita in corso fin da inizio 2020, quando è avvenuto il lancio di ExtraGiro: un affiatato gruppo di lavoro che fonde la proficua collaborazione tra Nuova Ciclistica Placci 2013 e l’agenzia Communication Clinic. 

Di assoluto impatto, i numeri che raccontano i due mesi di attività organizzativa dal 19 aprile al 20 giugno. Solo in questo lasso di tempo sono state fatte: 19 giornate di gara, 29 villaggi di tappa, con un notevole impatto mediatico evidenziato dalle differite su Rai Sport, dalla diretta dei Campionati italiani su Rai 2, per un’audience televisiva reale di oltre 1.400.000 spettatori. Per quanto riguarda la comunicazione digitale, l’intensa programmazione di attività organica e pubblicitaria ha portato al coinvolgimento di ben 1.558.000 utenti online fidelizzati, oltre a 10.821.000 visualizzazioni degli eventi. 

Selleri (a sinistra), Pavarini (al centro) e Colbrelli (a destra)
Selleri (a sinistra), Pavarini (al centro) e Colbrelli (a destra)

Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro

«Quelli che abbiamo avuto il piacere di analizzare – ha dichiarato Marco Pavarini, direttore di ExtraGiro – sono numeri molto chiari. Sono dati che danno il senso di un percorso di crescita e di un preciso modo di accompagnare partner e istituzioni che ci appoggiano verso il proprio obiettivo. Obiettivo che è la promozione di nuove istanze e territori attraverso lo sport. A partire dal 2017, quando abbiamo rilanciato il Giro d’Italia Giovani U23 dopo cinque anni di stop, abbiamo lavorato intensamente sulla capillarità della nostra comunicazione. Volevamo attivare connessioni strette con i nostri partner che hanno accettato con noi questa sfida e che in gran parte sono ancora al nostro fianco, non solo sugli eventi sportivi ma anche condividendo con noi progettualità importanti che vanno oltre l’aspetto agonistico».

L’inaugurazione della Ciclovia Food Valley in occasione della 4ª tappa del Giro U23
L’inaugurazione della Ciclovia Food Valley in occasione della 4ª tappa del Giro U23

Il ciclismo per i territori

Il ciclismo è uno straordinario veicolo di promozione per aziende e territori. Genera importanti ricadute sui territori toccati dalle manifestazioni per alberghi, ristoranti, distributori di carburante e tanti altri operatori economici. 

ExtraGiro nel primo semestre del 2021 ha attivato oltre 500 collaboratori, coinvolgendo 155 strutture alberghiere, 3.000 pasti distribuiti “on the road”, 12.000 litri di acqua “versata” e oltre 220.000 chilometri percorsi dai mezzi della carovana. Si stima che i Mondiali di ciclismo in Emilia-Romagna abbiano generato un indotto economico immediato di 4 milioni di euro, oltre alle enormi potenzialità di sviluppo in ambito ciclo turistico di percorsi fino a quel momento sconosciuti. Warm Up Ciclismo, a luglio 2020, in un periodo davvero difficile per le strutture ricettive, ha generato più di 1.600 presenze in hotel. Il Giro d’Italia U23 movimenta 600 persone per dieci giorni. Complessivamente, ExtraGiro somma 10.000 prenotazioni di posti letto all’anno, senza contare i pernottamenti gestiti in autonomia dal pubblico o dall’entourage dei team. 

Grandi sponsor per Extra Giro, flotta Suzuki per i loro eventi
Grandi sponsor per Extra Giro, flotta Suzuki per i loro eventi

Dynamo Camp e AIDO

Non mancano poi i risvolti sociali dell’attività di ExtraGiro. Grazie al Giro d’Italia Under 23 sostiene il progetto 2 Milioni + di KM, ideato da Bikevo e dal suo fondatore Max Morocutti. Gli oltre 216.000 chilometri totalizzati dai 176 atleti in gara, infatti, finiranno nel contatore del progetto e da lì verso la solidarietà a Dynamo Camp e alle iniziative della Federciclismo per i giovanissimi. Il Giro d’Italia Giovani Under 23 è anche un capitolo importante del Bilancio sociale annuale di AIDO, l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule, perché gli eventi sportivi sono anche occasione importante per allargare il bacino dei portatori d’interesse delle importanti campagne che i partner di ExtraGiro sostengono e portano avanti con vigore.

ExtraGiro

La terza maglia piemontese sfugge a Ganna: trionfo di Sobrero

18.06.2021
5 min
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Terzo tricolore che parla piemontese, dopo Longo Borghini e Barale, ma questo se possibile è il meno atteso. Matteo Sobrero, cognato di Filippo Ganna, molla una spallata inattesa ad Affini e Cattaneo, spingendo Pippo addirittura giù dal podio. Il gigante iridato alla fine non era troppo contento e c’è da capirlo, dato che la crono di Tokyo sarà più dura di quella di Faenza. Come attenuante c’è il fatto che nei giorni scorsi Ganna ha lavorato sodo per la pista, compresi dei giorni sullo Stelvio. E come al Romandia pagò le dure sessioni in pista, qui potrebbe aver pagato i carichi degli ultimi giorni. Era forse impossibile pretendere che vincesse oggi, ma a Tokyo c’è da scommettere che Pippo ci sarà.

Ganna è partito senza grandi sensazioni, poi ha pagato il caldo
Ganna è partito senza grandi sensazioni, poi ha pagato il caldo

«Ho subito il caldo – dice – come a ogni italiano. Oggi è andata male. Non riuscivo a spingere. Sapevo che sto facendo una preparazione abbastanza mirata in pista, devo metabolizzare i lavori. Ci vuole tempo. All’inizio la velocità riuscivo a tenerla, avevo un buon intertempo, ma sulle salite non riuscivo a spingere. Se il limite è il peso, le Olimpiadi sono così. Per cui dobbiamo prepararci, altrimenti siamo indietro…».

Pippo non è imbattibile

Per un Ganna che si allontana sconsolato, mentre i suoi genitori si fanno un selfie con Sobrero e contano di mandarglielo per strappargli un sorriso (foto di apertura), il vincitore continua a passarsi le mani sulla maglia tricolore della crono che conquistò già da under 23, quando vestiva la maglia della Dimension Data for Qhubeka.

Sul traguardo, il piemontese dell’Astana è arrivato sfinito: «Ho raschiato il fondo»
Sul traguardo, il piemontese dell’Astana è arrivato sfinito: «Ho raschiato il fondo»

«Ero uno di quelli che pensava che Pippo fosse imbattibile – racconta – lo avevo anche chiamato ieri per dirgli che avrei corso per arrivare secondo. Invece probabilmente sono arrivato con una condizione superiore, il caldo mi ha aiutato e lui ha altri obiettivi che potrebbero averlo condizionato. E’ stata una crono pesante, fisicamente e mentalmente. Ho dovuto gestirla. Sapevo che i primi chilometri inducevano a spingere, ma sarei arrivato alle salite senza avere più nulla da dare. Non aveva senso insomma partire troppo forte».

Tattiche di gara

Ma la crono non la inventi. E se ti metti a studiare un percorso e capisci che l’inizio può fregarti, mentre in salita puoi accumulare vantaggio, allora devi capire anche che nel finale veloce, quelli grossi e forti come Ganna e Affini possono piombarti addosso e prendersi la tua corsa. Nelle squadre ci sono dei tecnici che studiano esattamente questi aspetti: quello dell’Astana, che ha studiato nei dettagli la tattica e i wattaggi da tenere, si chiama Ivan Velasco.

Terzo sul podio finale, Mattia Cattaneo torna ad alti livelli: e ora il Tour
Terzo sul podio finale, Mattia Cattaneo torna ad alti livelli: e ora il Tour

«Sapevo che nella parte finale avrei dovuto difendermi – sorride – per non perdere il vantaggio della salita. E per questo abbiamo montato il 58×11. Ho dato tutto e negli ultimi 2 chilometri ho davvero raschiato il fondo del barile. Ma sono arrivato con una grande condizione. Il quarto posto nell’ultima crono del Giro mi ha dato tanta fiducia e ho cercato di non pensare alle ammiraglie che mi hanno chiuso sulle transenne. Perciò sull’ultima salita ho cercato di dare tutto. Sapevo che mi stavo giocando la maglia tricolore».

Piccoli passi

La sua è una storia di piccoli passi. Under 23 per quattro stagioni, prima alla Viris, poi alla Colpck e alla fine due stagioni in continental sotto la guida di Francesco Chicchi, in quella fantastica incubatrice di talenti che fu la Dimension Data di Sobrero, appunto, Battistella, Konychev e Mozzato.

Ma la prova di Ganna è stata falsata dai carichi pesanti fatti per la pista
Ma la prova di Ganna è stata falsata dai carichi pesanti fatti per la pista

«Sto raccogliendo i primi risultati – commenta Sobrero – sono al secondo anno da professionista e non ho mai avuto fretta. Ho fatto quattro anni da under 23, non credo che questo risultato sarebbe potuto arrivare prima, ma di certo la maglia tricolore è quello che sogna ogni italiano che inizia a correre. Sto provando le stesse emozioni di quel giorno del 2019, ma fra gli elite la gioia è ancora più grande. Ora però si stacca un po’. Non sono mai stato così magro, è da un pezzo che sono sulla corda. Credo sia arrivato il tempo di andare al mare».

Sobrero, piemontese di Alba, centra con il tricolore la prima vittoria da professionista
Sobrero, piemontese di Alba, centra con il tricolore la prima vittoria da professionista

Trionfo piemontese

Zanini e Cucinotta se lo mangiano con lo sguardo, Umberto Inselvini che di corridori ne ha visto più di qualcuno lo aiuta a togliere gli scarpini e i copriscarpe e gli passa le scarpe da tennis, con cui caminerà fino all’antidoping, poi questo primo giorno tricolore in Romagna sarà concluso. Con tre tricolori piemontesi. Quello di Elisa Longo Borghini. Quello di Francesca Barale. E l’ultimo, il più atteso, per il quale si era tutti pronti a scommettere su Ganna, finito sulle spalle promettenti di Matteo Sobrero. Che la festa sabauda abbia inizio…

Giro di Romagna: il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno

27.04.2021
6 min
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E’ stata una prima edizione divina quella del Giro di Romagna per Dante Alighieri, ultima fatica organizzativa di aprile di ExtraGiro, che ha riallacciato il filo (interrotto nel 2015) col Giro delle Pesche Nettarine.

Quattro tappe, 10 gpm, 35 formazioni al via e spazio più o meno per tutti nella gara intitolata al Sommo Poeta e al 700° anniversario dalla sua morte.

Romano vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)
Romanl vince la prima a Gradara, arrivo nelle Marche (foto ExtraGiro)

Il segno di Romano

La narrazione parte con la prima frazione, Riccione-Gradara di 118,6 chilometri che prevede un gpm nella prima parte ed un arrivo in leggera ascesa che strizza l’occhio a finisseur o grimpeur veloci. All’ultimo chilometro sono davanti gli ultimi cinque coraggiosi di giornata che pregustano l’avvicinarsi della gloria, ma proprio sull’erta finale verso il castello di Gradara gli inseguitori inghiottono i battistrada e Francesco Romano (Palazzago) anticipa Simone Piccolo (Viris Vigevano) e Gianmarco Garofoli (Nazionale Italiana) andando ad indossare la prima maglia verde-bianco-rossa da leader della generale.

Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)
Juan Ayuso vince la seconda tappa a Santa Sofia (foto ExtraGiro)

Ricordate Ayuso?

Nella seconda tappa, Bellaria Igea Marina-Santa Sofia di 140,3 chilometri, il finale presenta due scollinamenti ravvicinati a ridosso dell’arrivo, che scremano il gruppo dei migliori, e il capo-classifica siciliano si trova a lottare contro 4 avversari, tra cui il baby-fenomeno: Juan Ayuso (nella foto di apertura). E’ proprio lo spagnolo della Colpack-Ballan che vince davanti a Romano (che conserva la leadership su Ayuso e il britannico Paul Double) e ad Andrea Pietrobon (Cycling Team Friuli).

Bis spagnolo

Il terzo giorno di gara è caratterizzato dalla Cattolica-San Leo di 126,8 chilometri con 3 gpm e l’arrivo in salita all’ombra del castello che domina la valle della Marecchia. Tappa movimentata e nervosa ma tutti aspettano l’ultima rampa: Ayuso impone un ritmo alto, trionfa in solitaria (davanti a Double della Mg-K Vis Sangemini e Michele Corradini della Viris Vigevano) e dopo il traguardo stramazza dalla fatica contro le mura del maniero. Lo sforzo viene ripagato anche in classifica generale: la maglia di leader è sua per una manciata di secondi su Double e Romano.

La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)
La General Store di Furlan controlla in salita (foto ExtraGiro)

Rocchetta sprint

L’ultima frazione, Ravenna-Ravenna di 154 chilometri è la canonica chiusura per le ruote veloci, malgrado due salitelle appena dopo metà percorso. Non succede nulla che possa stravolgere la classifica generale che resterà invariata mentre la concitata volata finale va a Cristian Rocchetta (General Store) su Gregorio Ferri (Petroli Firenze Hopplà) e Luca Colnaghi (Trevigiani Campana Imballaggi).

E così, dopo un rapido riepilogo, proviamo a traghettarvi verso le cantiche che hanno contraddistinto queste quattro giornate agonistiche. 

Ayuso depone i fiori sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)
Ayuso depone i fiorni sulla tomba di Dante Alighieri a 700 anni dalla morte (foto ExtraGiro)

Paradiso Colpack

Iniziamo dai cieli del Paradiso che accolgono senz’altro la Colpack-Ballan e Juan Ayuso. Il team bergamasco sta vincendo ovunque e ha già ottenuto 13 successi totali (compresa la generale del Giro di Romagna) con 8 atleti diversi. La parte principale invece la sta recitando il diciottenne spagnolo (5 sigilli complessivi) che alla Strade Bianche di Romagna era stato tagliato fuori dalla contesa da una caduta in mezzo alla polvere e che attualmente sta provando “l’esperienza di questa dolce vita” (cit.) tra gli under 23 prima di passare professionista il prossimo agosto con il UAE Team Emirates.

A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)
A Rocchetta l’ultima tappa a Ravenna (foto ExtraGiro)

Pro’ di ritorno

Le anime del Purgatorio invece hanno i volti di Francesco Romano e Cristian Rocchetta, entrambi vincitori di una tappa alla corsa “dantesca”. Il primo, passista-veloce siciliano classe ’97, è reduce da due stagioni con la Bardiani-Csf (con cui ha disputato l’ultimo Giro d’Italia) dove però ha pagato più del dovuto il passaggio tra i professionisti, categoria nella quale vuole rientrare. Per farlo è tornato nella Palazzago con cui aveva già corso nel biennio 2016-17 conquistando 5 vittorie: «Quest’anno mi sto rilanciando – spiega – e il mio obiettivo è avere continuità di risultati facendo tutto il calendario dei dilettanti per poi trovare nuovamente un contratto tra i prof nel 2022. Al Giro di Romagna ho fatto bene e ho dovuto scontrarmi con giovani talenti come Ayuso ma non mi scoraggio e il mio impegno sarà sempre massimale».

Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)
Direttore di corsa e vero riferimento per la sicurezza è Raffaele Babini (foto ExtraGiro)

Parla Furlan

Il secondo, sprinter veronese del ’98 con 7 vittorie totali nella categoria tutte ottenute con la sua General Store, vuole mettersi alle spalle una negligenza personale che ha pagato a caro prezzo: a maggio 2019 fu trovato positivo a causa di un incauto utilizzo di uno spray nasale e fu sospeso fino a fine anno. Il fresco successo di Ravenna ha ridato ottimismo sia a lui che a Giorgio Furlan, suo ds ed ex prof dall’89 al ’98.

«Cristian – spiega il vincitore di 23 gare tra cui due tappe al Giro, campionato italiano ’90, Tirreno-Adriatico e Sanremo ’94 – paga due stagioni, 2019 e 2020, nelle quali ha corso poco per diversi motivi, in cui ha comunque fatto buoni risultati. Naturalmente siamo contentissimi per questa ultima vittoria. E’ un velocista moderno, di quelli che saltano via bene le salite e che poi è capace di arrangiarsi nelle volate anche se io dico che con un pesce-pilota potrebbe fare ancora meglio. Gli farò fare il Giro d’Italia U23, dove fece secondo posto in una tappa l’anno scorso, poi spero possa essere preso da qualche team professionistico, perché sta facendo una crescita graduale».

Anche al Giro di Romagna, per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)
Per la Colpack prosegue il momento d’oro (foto ExtraGiro)

Inferno per due

Chi invece vuole uscire dai gironi dell’Inferno sono due ragazzi stranieri che stanno volteggiando attorno alla vittoria da inizio stagione: Paul Double e Asbjorn Hellemose. Del britannico della Mg-K Vis Sangemini, classe ’96, ci parla il suo ds Diego Cecchi: «E’ un ragazzo che va molto forte in salita e nonostante il suo peso piuma ha uno spunto piuttosto veloce. Al Giro di Romagna è andato molto bene ma sapevamo che con avversari come Ayuso, che è un extraterrestre, avrebbe faticato, benché abbia ceduto per soli 21 secondi. Ha disputato una buona Coppi e Bartali e una discreta Volta Valenciana. Gli faremo fare tutte le gare internazionali, anche quelle non adatte a lui perché deve completare il suo processo di crescita poi saremmo felici se ad agosto potesse fare uno stage con una formazione professional o WorldTour».

Il longilineo 22enne danese del Vc Mendrisio è un altro scalatore puro, abbonato alle posizioni a ridosso del podio che confermano tuttavia una condizione buona, pronta a regalargli un meritato successo. Anche per loro, da Ayuso in giù, sono pronte ad aprirsi le porte del Paradiso.

Pozzato fa squadra con ExtraGiro e lancia la gravel

26.04.2021
4 min
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Fare squadra è uno dei tanti obiettivi di ExtraGiro. Nei giorni scorsi Marco Pavarini, co-direttore generale insieme a Marco Selleri, ci aveva detto che Filippo Pozzato è uno di quegli organizzatori che più si avvicinano alla loro mentalità moderna di allestire e gestire manifestazioni. L’ex pro’ di Sandrigo, ora manager della PP Sport Events, ha già testato la sua organizzazione lo scorso agosto con i campionati italiani a crono e in linea e recentemente lo abbiamo incontrato a Mondaino.

Pippo sei stato alla Strade Bianche di Romagna, ospite di ExtraGiro. E’ stata un’occasione per parlare di collaborazioni e organizzazioni future?

Ci eravamo già visti a metà aprile con Marco Pavarini per diverse cose. Lui mi ha portato ad un appuntamento e io qui ho ricambiato portandogli un potenziale sponsor che già lavora con me. Non mi rende geloso, perché so come lavora ExtraGiro. Diciamo che condividiamo molto, forse siamo gli unici che riescono a dialogare, facendo anche un po’ di sinergia che è la cosa più importante. A parte Rcs Sport non ci sono tante strutture organizzative, noi altri siamo tutti piuttosto piccoli e secondo me è abbastanza stupido farsi la guerra l’uno con l’altro. Se invece si riesce a fare un po’ di squadra, penso si possa sfruttare e ottimizzare su costi e tutto il resto.

Giacomo Nizzolo, campionato italiano 2020
Giacomo Nizzolo campione italiano 2020 sul percorso disegnato da Pozzato
Giacomo Nizzolo, campionato italiano 2020
Giacomo Nizzolo campione italiano 2020 sul percorso disegnato da Pozzato
Sia per giovani che pro’, giusto?

Sì, l’idea mia è fare qualcosa per i giovani, perché sono loro la linfa per arrivare ai professionisti. Dobbiamo pensare di animare e far crescere la categoria. ExtraGiro lo sta già facendo molto bene, sono andato volentieri alla Strade Bianche di Romagna per vedere la loro struttura. Con loro c’è un rapporto sia di amicizia sia di stima reciproca, ma anche uno scambio di idee e spunti. Credo siano aspetti fondamentali e anche belli, se vogliamo.

Quindi anche tu Pippo, insieme alla tua società, vuoi essere portavoce di questo nuovo pensiero di collaborazioni sempre di più trasversali? Secondo te è molto difficile farlo capire agli altri organizzatori?

Penso di sì, perché c’è proprio un problema culturale a livello generazionale ed è un po’ la mentalità italiana. Lo vedo in Veneto dove tutti ci tengono ad avere il proprio orticello, guai a chi glielo tocca. Mentre io invece penso sia meglio aiutarsi per ottimizzare i costi e fare qualcosa di più bello ancora. Se tutti alziamo il livello, tutti ne guadagniamo. Farsi la guerra è la cosa più stupida che ci sia, anche se so che è molto difficile da mettere in pratica.

Il vicentino, in una foto presa dal suo profilo Instagram, al lavoro su molti fronti
Il vicentino, in una foto presa dal suo profilo Instagram, al lavoro su molti fronti

Cosa c’è in comune con gli amici di ExtraGiro?

Le generazioni più giovani sono un po’ più aperte e riescono a vedere oltre. Con Pavarini ho in comune che non guardo all’uovo oggi e magari neanche alla gallina, piuttosto direttamente a un pollaio domani. Penso che serva una visione a lungo termine perché adesso ci sono delle opportunità e prima si fa squadra meglio è.

Le organizzazioni 2021 della PP Sport Events cosa prevedono?

Abbiamo in programma 4 giorni di corse, tutte ad ottobre: Giro del Veneto mercoledì 13, una gara gravel per professionisti ancora da fissare, una Gran Fondo sabato 16 e la Veneto Classic domenica 17. Avrei preferito farle a settembre, ma le uniche finestre libere del calendario Uci erano ottobre o luglio e non volevo andare in competizione col Tour de France.

Una gara gravel? Sembra interessante, com’è nata questa idea?

E’ la moda del momento, quasi tutte le case costruttrici di bici ne hanno un modello e sicuramente è una cosa molto importante. Questa gara sarà un esperimento, stiamo cercando di capire come poterlo realizzare visto che ad oggi non c’è ancora un regolamento vero e proprio e l’Uci non sa come farlo. Stiamo lavorando insieme a loro e anche al settore fuoristrada Fci per crearlo. L’idea è quella di partire da Jesolo e arrivare a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova.

Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Lachlan Morton e Alex Howes impegnati su bici gravel nella Dirty Kanza in Kansas (foto Fsa)
Lachlan Morton, Alex Howes, foto Fsa, Dirty Kanza
Morton e Howes su gravel alla Dirty Kanza in Kansas (foto Fsa)
Vuoi dare qualche dettaglio in più sulle altre gare?

Il Giro del Veneto partirà da Padova, toccando le province di Vicenza, Verona e stiamo pensando ancora al traguardo. La Veneto Classic dovrebbe partire da Venezia e finire a Bassano passando da Treviso e Vicenza.

E immagino siano in cantiere anche gare giovanili.

Stiamo già parlando con ExtraGiro per fare squadra assieme perché ci sono opportunità interessanti da cogliere, però non voglio anticipare nulla. Ve ne parlerò non appena avrò qualcosa di concreto in mano.

Tolio, splendida follia alla Strade Bianche di Romagna

21.04.2021
4 min
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Una pazzia vera e propria. Un allungo che si è trasformato in una cavalcata di 50 chilometri di fuga solitaria. A Mondaino, Alex Tolio – trevigiano di Crespano del Grappa, 21 anni lo scorso 30 marzo, che corre con la Zalf Euromobil Desiree Fiorha dominato la quarta edizione della Strade Bianche di Romagna di ExtraGiro. Un’azione nata quasi per caso e poi portata a termine con ogni energia in corpo per resistere, dopo un vantaggio massimo di 1’20”, al forte ritorno degli inseguitori. Alle sue spalle il gruppo è esploso sull’erta finale che portava al traguardo. Nell’ordine hanno chiuso Alessandro Verre (Colpack-Ballan) a 42”, Riccardo Lucca (General Store) a 50” e poi frazionati il danese Asbjorn Hellemose (Vc Mendrisio), gli azzurri Gianmarco Garofoli (Team Dsm) e Antonio Puppio (Team Qhubeka), che avevano provato a ricucire quando il gap dal battistrada era sui 30”.

Sfinito dopo il traguardo e dedica finale alla mamma che compie gli anni (foto ExtraGiro)
Sfinito dopo il traguardo, poi la dedica alla mamma (foto ExtraGiro)

La fuga nel dna

L’atleta veneto è alla terza vittoria da under 23, tutte in solitaria. La prima venne a luglio 2019 al Gp Polverini nell’aretino, la seconda lo scorso ottobre al Gp Empoli. E’ tornato alla Zalf dopo la parentesi di dodici mesi fa con la Casillo-Petroli Firenze e la dedica di questo successo è per la madre. «Perchè compirà gli anni fra qualche giorno – dice – e questo è un regalo tutto per lei».

Nel 2017 il russo Kustandinchen vinse con un fuga di 30 chilometri e tu oggi hai fatto meglio. Ci racconti come è andata?

Ho tentato questa azione per provare a fare selezione, il nostro obiettivo era quello di anticipare le squadre più forti. Prima di entrare nel terzo dei cinque tratti di sterrato, quello in salita (tra Trebbio di Montegridolfo e Tavullia, ndr), ci sono stati un paio di scatti ed eravamo tutti sfilacciati. In quel punto mi sono trovato da solo e speravo che mi seguisse qualcuno. Sapevo che sarebbe stata ancora molto lunga e c’era anche molto vento. Il mio diesse Contessa mi ha comunicato un primo vantaggio di radio corsa e mi ha consigliato di attendere, però purtroppo non arrivava nessuno. Col senno di poi è stato meglio così, ma vi assicuro che negli 10-15 chilometri di gara ero sfinito. Sul traguardo non avevo la forza di esultare anche se la gioia era immensa.

Neglii ultimi 10-15 chilometri la fatica è stata bestiale (foto ExtraGiro)
Neglii ultimi 10-15 chilometri la fatica è stata bestiale (foto ExtraGiro)
Come è stato pedalare sullo sterrato.

E’ stata una emozione particolare perché era la prima volta che disputavo una gara del genere e devo fare i complimenti agli organizzatori. Hanno allestito una grande manifestazione. Mi sono un po’ sentito come i pro’ nella Strade Bianche. E mentre pedalavo tutto solo, ho preso motivazione pensando a loro. Guido bene la bici e me la cavo, ma ero all’esordio in una esperienza così, quindi era tutto nuovo e tutto da scoprire. Naturalmente sono contentissimo di questo risultato.

Il tuo margine è stato un elastico: 30″, poi quasi 1’30” e infine hai perso altri 40” in pochissimi chilometri prima dell’arrivo. Dove hai trovato le energie?

Ho cercato di andare del mio passo. In salita ho tenuto un ritmo regolare per poi spingere ancora in pianura e discesa in modo da recuperare quello che perdevo in salita. Ho tenuto duro più che potevo e ho dato tutto ciò che avevo, forse anche di più.

Una pazzia quindi per la tua vittoria più prestigiosa?

Sì sì, assolutamente una follia e la più importante. Ma adesso posso dire che è andata bene ed è stato meglio così.

Sul podio finale con Verre e Lucca a capo di una vera impresa (foto ExtraGiro)
Sul podio finale con Verre e Lucca (foto ExtraGiro)
Sei un passista-scalatore, a chi ti ispiri?

Se devo fare un nome, uno su tutti, dico Vincenzo Nibali, il più grande ciclista italiano che abbiamo.

Progetti per il futuro?

Fare il meglio possibile in tutte le gare e diventare professionista, che è il mio sogno da quando sono bambino. Io ce la metterò, spero che il passaggio avvenga il prima possibile.