Nel tentativo di iniziare a prendere confidenza con le rose del 2025, ancora da completare in alcuni casi, abbiamo curiosato tra i nomi del primo team al mondo: il UAE Team Emirates. Gli emiratini hanno collezionato vittorie su vittorie, per un totale di 81 successi. Molti di questi portano la firma di Tadej Pogacar, ben 25. Ma alle spalle dello sloveno ci sono corridori che crescono, migliorano e cercano spazio. Tra loro ci sono tanti giovani, l’inverno ha portato alla promozione di Pablo Torres dal team di sviluppo al WorldTour. Il talentuoso spagnolo appena diciannovenne si aggiunge a una lunga lista di giovani fenomeni.
I nomi sulla lista sono sei: Pablo Torres, Jan Christen, Antonio Morgado, Isaac Del Toro, Igor Arrieta e Juan Ayuso. Si capisce subito che stiamo parlando di talenti in grado di continuare ed estendere il regno di sua maestà Tadej Pogacar, ma saranno in grado di aspettare il loro turno alle spalle del Re? Difficile da dirsi e ancor più da pronosticare. Tuttavia si sa che la maggior parte delle volte alle spalle della caduta di un regno c’è la volontà di un principe di sovvertire le gerarchie. Chi è chiamato a mantenere l’ordine all’interno dei confini è Joxean Matxin, sport manager del UAE Team Emirates.
Spazio
Come si trova il giusto equilibrio all’interno di un team in grado di vincere così tanto e che ha nella sua rosa il corridore più forte al mondo, in grado di vincere in ogni momento e su ogni percorso?
«I ragazzi hanno spazio sportivo – dice subito Matxin – siamo la squadra che ha vinto di più e con il maggior numero di corridori. Abbiamo portato alla vittoria più di 20 ragazzi nel 2024 e alcuni di loro sono proprio i giovani. A noi interessa il loro percorso di crescita, poi se arrivano anche i successi la gioia si moltiplica. Da un certo punto di vista abbiamo rotto una mentalità vecchia del ciclismo, ovvero che se un corridore forte vuole vincere deve farlo lontano da altri campioni».
Vero, ma gli altri non si sono accontentati delle briciole?
Nelle corse WorldTour va analizzato il risultato finale, Almeida ha fatto quarto al Tour de France, mentre Adam Yates sesto. E poi ci sono state tante altre occasioni in altre corse, ad esempio Ayuso era il nostro capitano alla Tirreno-Adriatico, Yates ha vinto il Giro di Svizzera, McNulty la Vuelta a la Comunitat Valenciana.
Anche i giovani sono stati in grado di mettersi in mostra?
Certo. Oltre alla Tirreno Ayuso ha corso e vinto il Giro dei Paesi Baschi e Del Toro ha vinto la Vuelta Asturias. Quello che chiediamo ai giovani è che migliorino gara dopo gara. Sono contento che Del Toro abbia corso il suo primo Grande Giro, anche se non nelle condizioni migliori. E penso che nel 2025 toccherà ad altri ragazzi fare questo passo, mi viene in mente Christen, ad esempio.
Le ambizioni, com’è giusto che sia, poi aumentano e magari i ragazzi non si accontentano più di correre in gare di secondo livello.
Penso sia una questione di ambizione. Voi vedete un possibile problema, io vedo ancora più occasioni per vincere. Ora nelle grandi corse a tappe ci sono due corridori che sono sopra a tutti gli altri (il riferimento è a Pogacar e Vingegaard, ndr). I corridori lo sanno e noi siamo molto chiari con loro fin da inizio anno. Con Ayuso, per fare un esempio concreto, siamo stati onesti. Gli abbiamo detto che se fosse venuto al Tour de France avrebbe lavorato per Pogacar. Vogliamo essere trasparenti con i corridori in ogni momento, anche alla firma del contratto. Sappiamo cosa chiedere e sappiamo cosa vogliamo.
Nei Grandi Giri meglio avere in squadra certi corridori che contro?
Correre un Giro d’Italia o un Tour de France accanto a Pogacar è sicuramente meglio che correrlo da avversario. Alla fine chi mi assicura che Adam Yates o Almeida sarebbe arrivati sul podio o vicini al podio se avessero dovuto scontrarsi con Tadej?
Torniamo ai giovani, vista la grande qualità e profondità della rosa, perché promuovere subito Torres e non fargli fare ancora un anno nel devo team?
Torres nel 2024 non ha fatto un passo di crescita, ma ben due. Questi ci ha portati a premiare il suo cammino con un contratto che gli dimostrasse la nostra fiducia e che gli potesse far capire quanto crediamo in lui. E’ arrivato vicino a vincere il Giro Next Gen e il Tour de l’Avenir, penso che nel WorldTour ci potrà stare benissimo. Non guardiamo molto all’età, se un ragazzo a 19 anni dimostra di poter far ben, noi lo promuoviamo.
Ma come si garantiscono i giusti spazi?
Allo stesso modo in cui lo abbiamo fatto con gli altri, le gare ci sono e i passi da fare sappiamo quali sono. La squadra non dipende dalle sue vittorie, ha il suo cammino davanti e se arriveranno le vittorie sarà ancora meglio, ma non ci sarà pressione. In UAE gli spazi ci sono, lo abbiamo dimostrato e i nostri intenti sono chiari fin da subito. E’ così che si crea armonia.