Eva e Lucia, intervista doppia con vista su Vermiglio

10.12.2021
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La Coppa del mondo di ciclocross arriva in Italia, in Val di Sole. Se la località trentina è un tempio della mtb, è invece una novità per quel che concerne il cross. Quella di Vermiglio non sarà una gara qualsiasi. Sarà tutta su neve perché alla fine l’idea non è solo quella di regalare uno spettacolo memorabile, ma anche quello di far arrivare questa specialità alle Olimpiadi invernali. In questo contesto abbiamo sentito la veterana Eva Lechner e la giovane Lucia Bramati.

Come si stanno preparando queste due regine del cross italiano e della FAS Airport Services? Cosa si aspettano da questa super tappa di Coppa?

A Vermiglio uno scenario da favola. Domenica il meteo sembra buono ma fresco: -5° al mattino; 0° appena dopo pranzo
A Vermiglio uno scenario da favola. Domenica il meteo sembra buono ma fresco: -5° al mattino; 0° appena dopo pranzo
Coppa del mondo in Italia, come ci sente? Più stimoli?

LUCIA: Direi di sì: più stimoli. La Coppa torna in Italia dopo un bel po’ di tempo. L’ultima volta credo fosse stato a Fiuggi (nel 2017, ndr). E sì, sono emozionata, è la prima volta che corro una gara di Coppa a casa, per di più su un percorso che è solo di neve. Io non ci ho mai gareggiato del tutto. Il divertimento non mancherà, ne sono certa!

EVA: Cosa significa? Per me ci sono più stimoli, siamo in Italia ed è un qualcosa di speciale. Una spinta in più per fare bene. Senza contare che ci saranno amici, familiari e tanta gente a farci il tifo.

Le avversarie straniere ti hanno chiesto qualcosa?

LUCIA: No, almeno non a me. Loro sono più abituate a queste condizioni. L’ho visto con i miei occhi: lassù il tempo cambia molto rapidamente, è un attimo a passare dal sole alla neve.

EVA: No, nessuna mi ha chiesto niente.

Conosci il percorso?

LUCIA: Lo sto “scoprendo” dai profili social e da quello che pubblicano di organizzatori. Non c’è un filo d’erba. Nella parte più bassa ci sono più rettilinei, in quella più alta qualche curva in più. Però non ci sono pezzi pericolosi. Semmai ci sarà del ghiaccio, perché ho visto che è stata battuta con i gatti tutti i giorni. Non sarà facile restare in piedi!

EVA: Conosco la zona. Feci una gara di mountain bike proprio a Vermiglio. Molto dipenderà da come sarà preparato il terreno. Se fosse su erba sarebbe un percorso molto semplice, ma con la neve diventa tecnico. Hanno inserito delle salite, bisognerà vedere quanto saranno ripide. In ogni caso sarà molto interessante.

Chi saranno le favorite?

LUCIA: Devo dire che quest’anno ci sono molte under 23 che vanno forte, soprattutto Puck Pieterse. Lei ha un anno più di me, ma se la gioca spesso con le elite. È molto forte tecnicamente. Ma non scordiamo la nostre: Eva e la Persico.

EVA: Le favorite per me sono le olandesi, soprattutto quelle giovani che non hanno paura di niente. E anche la canadese Maghalie Rochette va molto forte. Ho visto che ci sarà anche la Vos. Lei anche se è al rientro sarà da tenere d’occhio. Senza contare che ha esperienza ed ha già gareggiato sulla neve. 

Molto bene nelle gare in casa, un po’ meno in quelle internazionali: cosa manca alle crossiste italiane per essere all’altezza delle altre? E’ una questione di “motore” o di tecnica?

LUCIA: Per me è un discorso di tecnica. In Nord Europa sono avvantaggiate perché sono nate con delle scuole dove la tecnica viene insegnata sin da bambini. Il cross è il loro primo sport e sono sul pezzo già da piccoli. Proprio Eva, che è la nostra miglior crossista, mi ha sempre detto che lei ha imparato tutto da sola. Non è mai stata in una scuola. Lassù invece gli insegnanti sono coloro che hanno provato e vissuto certi terreni e certe situazioni, come mio papà. Per questo mi reputo molto fortunata.

EVA: Tecnica e guida direi proprio di no, semmai è più una differenza di motore. Però io posso esserci là davanti con loro. Chiaramente deve andare tutto bene. Il livello è molto alto.

Ti sei allenata sulla neve in questi giorni che al Nord Italia è nevicato anche a bassa quota?

LUCIA: Da me purtroppo non è nevicato, altrimenti avrei provato di sicuro! Mi piace un sacco quando ci sono situazioni particolari come molto fango. Movimentano la gara. E forse la neve un po’ somiglia al fango.

EVA: Sì, mi sono allenata sulla neve, qui a casa mia ha fatto 20 centimetri. Non è semplice ma mi diverto ad andarci. Quando nevica esco in bici con la neve, ma non vado a cercarla. Anche perché se devo fare dei lavori specifici è sempre meglio l’asfalto.

Come ti trovi sulla neve?

LUCIA: Ci ho corso l’anno scorso a Nalles. Il problema non è stato tanto restare in piedi, ma il freddo… che io soffro molto. Infatti uno dei miei obiettivi di domenica sarà non avere freddo, perché quando ti prende, quando ti entra dentro, può comprometterti la gara.

EVA: In carriera ho affrontato qualche gara con la neve, ma un conto è un percorso preparato ad hoc e un conto è trovare la neve su un tracciato normale. In ogni caso posso dire che quando l’ho trovata sono andata abbastanza bene. La prima gara che ci feci fu nel 2009 in Olanda. Quel giorno nevicò moltissimo. Ma ripeto, un conto è trovare la neve e un conto è correre su un manto preparato, per questo sono molto curiosa di vedere che cosa accadrà.

Hai già scelto il setup della bici? E anche il vestiario, visto quanto accaduto a Nalles l’anno scorso?

LUCIA: Partirò coperta il più possibile, se dovesse far freddo potrei indossare anche due maglie termiche. Le compagne mi prendono in giro perché uso guanti da sci praticamente! Un paio di guanti Northwave molto, molto spessi. Ma tenere calde le mani per me è una priorità, se si freddano poi è difficile anche cambiare marcia o frenare. Anche per le scarpe, utilizzo un modello “a calzino” che aiutano contro il freddo. Per quanto riguarda la bici invece, vedremo sul posto insieme al meccanico e a papà. È tutta una novità e scopriremo lì i setup migliori.

EVA: Diciamo che ho già qualche idea, specie sul vestiario. Ma deciderò sul posto. Per quanto concerne la bici invece è un discorso che riguarda più i meccanici e Luca Bramati.

Cosa ti piace di Eva/Lucia?

LUCIA: Da quando Eva è entrata nella nostra vita, da quando cioè papà l’allena, per me è stata una sorella maggiore. Mi sta aiutando a crescere e a maturare in bici. E’ la mia compagna di stanza. Con lei ho un rapporto bellissimo, mi dà molti consigli e riesce a tranquillizzarmi. Mi piace stare con lei.

EVA: È una ragazza molto semplice e mi stupisce la sua tranquillità nell’approccio alle gare. Una tranquillità che a volte piacerebbe avere anche a me!

La Cannondale SuperSix EVO del Team FAS messa alla frusta

06.12.2021
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Questo progetto è la conferma che il ciclocross e il gravel racing possono convivere e condividere una sola bicicletta. La Cannondale SuperSix EVO CX è la versione dedicata agli specialisti del cx, grazie ad un allestimento dedicato e a geometrie (nominate OutFront) che hanno poco da invidiare alle biciclette “cx only” e di sicuro non è un mezzo pensato nell’ottica del bikepacking. Il frame-kit è in comune con la versione SE (gravel) ed è la bici utilizzata in gara da quest’anno dalle ragazze della FAS Airport Services, sponda nel cross della Valcar&Travel Services, su cui corrono quindi Eva Lechner, Alice Maria Arzuffi, Silvia Persico e Lucia Bramati. Entriamo nello specifico del test.

L’angolazione dell’immagine permette di vedere anche le forme delle tubazioni
L’angolazione dell’immagine permette di vedere anche le forme delle tubazioni

SuperSix EVO CX, le sue peculiarità

Il telaio si basa sulla costruzione monoscocca ed è full carbon. Non utilizza il tessuto composito in alto modulo (HM), ma quello standard. L’impatto estetico e il design nel suo complesso, unito allo shape delle tubazioni, ricorda da vicino la sorella stradale Cannondale SuperSix Evo.

I profilati sono voluminosi, mai eccessivi, con un avantreno più muscoloso e un posteriore più “sottile”, un abbinamento mai banale e gratificante. Siamo nel ciclocross e il concept risulta moderno. I tubi hanno la sezione frontale arrotondata (soluzione mutuata dalla versione road), mentre il lato che non impatta nello spazio ha il profilo tronco.

Il fango blocca la ruota? Problema risolto

E poi c’è il carro ribassato, con l’innesto allargato dei foderi obliqui. Tradotto: tanto spazio tra i due pendenti e la gomma. L’ampia luce di passaggio c’é anche nel comparto anteriore, nella forcella (tutta in carbonio). Davanti e dietro scorrono pneumatici fino a 45c di sezione (mica male, pensando ai tracciati con tanto fango e alle gomme larghe che si usano nel gravel). Rimanendo in questa parte della bici e sempre in merito alla forca, ha un rake di 5,5 centimetri: aperto.

In un certo senso contrasta con l’angolo dello sterzo che è piuttosto chiuso (e infatti, la faccia e lo sguardo sono sempre perpendicolari allo sterzo, un bel vantaggio per chi ama la bici reattiva sull’avantreno). Ovviamente la considerazione è da rapportare taglia per taglia. Questa combinazione però, ha dei vantaggi in termini di guidabilità nello stretto e in fatto di stabilità.

Cinque taglie, dalla 46 alla 58

Qui entrano in gioco anche i foderi bassi del retrotreno che adottano il protocollo Save: sono muscolosi e molto corti (solo 42,2 centimetri) sagomati e asimmetrici, dissipano a dovere e si innestano nella scatola del movimento centrale che è larga 83 millimetri. La guarnitura One è in alluminio con perno da 30 di diametro.

La Cannondale SuperSix EVO CX è disponibile in cinque taglie, dalla 46 alla 58, tutte con ruote da 700c. L’allestimento è uno, così come l’accostamento dei colori. Il prezzo di listino è di 4.199 euro.

Le nostre impressioni

Non abbiamo avuto modo di testare la Cannondale SuperSix EVO SE, “solo” la cx in questione, sta di fatto che questa bicicletta ha un carattere racing e non fa nulla per nasconderlo. Race certo, ma con un approccio molto moderno, dove l’estremizzazione della rigidità diventa un limite.

E’ leggera, perché 8,3 chilogrammi (8,27 per la precisione e abbiamo provato la taglia 51) sono pochi, anche in considerazione dell’allestimento (e si può limare ancora molto), è agile davanti ed è parecchio veloce nei cambi di direzione. E’ una bella arma da sfruttare nei passaggi stretti e in quei punti che assomigliano più a singletrack, che non a fettucciati.

Leggera, ma non nervosa

Nonostante questo, non l’abbiamo “sentita” eccessivamente rigida, anzi, la sua capacità di copiare il terreno è un fattore da capire prima e da sfruttare poi. Anche il carro segue questa sorta di fil rouge, deciso nelle forme e mai eccessivamente brioso nelle risposte: il comfort ne guadagna.

Molto buono a nostro parere il valore dell’altezza del movimento centrale da terra: 28 centimetri (28,2 per la misura più grande). I valori di reach e stack sono in linea con le taglie, considerando i moderni sviluppi che prevedono attacchi manubrio ridotti. Questo non è un fattore secondario, che facilità la scelta della taglia più consona anche a chi arriva dalla strada e dal gravel puro.

Noi l’abbiamo testata e messa sotto torchio alla nostra maniera, ma ora sentiamo chi la bicicletta la utilizza nel contesto agonistico di primo piano.

Eva Lechner (a sinistra) con la SuperSix Evo CX
Eva Lechner (a sinistra) con la SuperSix Evo CX

Una 51 per Eva Lechner

Eva Lechner: «Mi trovo davvero bene e non lo dico solo perché è la bicicletta del team. Fin da subito ho avuto delle ottime sensazioni di guida di fitting ottimale in sella. Uno dei grossi vantaggi è il suo peso ridotto, al tempo stesso è stabile. Per darvi un riferimento, io utilizzo una taglia 51 e nella configurazione gara uso i tubolari: dico questo perché anche la geometria e la componentistica sono importanti».

La Persico al Trofeo Guerciotti 2021
La Persico al Trofeo Guerciotti 2021

Persico: «La più reattiva»

«Utilizzo Cannondale da cinque anni – spiega Silvia Persico – per me è una bella fortuna, perché le bici sono belle e performanti. A mio parere, questa SuperSix EVO CX  è la più reattiva della gamma. Sotto alcuni punti di vista è superiore anche alla SuperX che utilizzavo l’anno scorso. E’ molto briosa, reattiva e veloce. Tenete presente che in allenamento uso le gomme con la camera d’aria, mentre in gara i tubolari. La vedo anche in un contesto gravel racing, anche se onestamente non ho dei riferimenti precisi, in riferimento a questa categoria di bici».

Valcar 2021

Bramati, ecco il primo bilancio in casa Fas-Valcar

29.10.2021
4 min
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La stagione per Luca Bramati è ormai entrata nel vivo e le giornate del vecchio campione bergamasco vanno avanti a un ritmo quasi infernale, tra allenamenti delle sue ragazze e preparazione delle continue trasferte. L’attività della Fas-Valcar, com’era stato stabilito all’atto della costituzione del team “figlio” di quello della strada, ha una forte impronta internazionale, confermando quell’immagine di team “quasi professionistico” al quale si pensava.

La formazione lombarda ha anche preso parte alla lunga trasferta americana, cedendo Alice Maria Arzuffi alla nazionale ma portando oltreoceano le altre tre ragazze: Eva Lechner, Silvia Persico e Lucia Bramati e i risultati nel complesso sono stati davvero soddisfacenti: «Portare un team al completo dall’altra parte dell’Atlantico, soprattutto in questo periodo, non è facile, ci siamo dovuti adattare, per fortuna la Cannondale ci ha messo a disposizione un bravissimo meccanico che ci ha dato una grossa mano».

Eva Lechner è riuscita anche a centrare una Top 10 e farlo al cospetto di tante olandesi non è mai facile…

Il suo bottino poteva anche essere più cospicuo, ma nella prima gara ha subìto un incollaggio di un tubolare che l’ha fortemente frenata. Eva sta vivendo un buon periodo, è calma e serena mentalmente e quando è così rende di più, considerando poi che siamo ancora a inizio stagione non può che migliorare.

Bramati Honsinger 2021
Lucia Bramati in gara a Waterloo, alle sue spalle la campionessa americana Honsinger
Bramati Honsinger 2021
Lucia Bramati in gara a Waterloo, alle sue spalle la campionessa americana Honsinger
Di Silvia Persico, considerata sempre la numero 3 del panorama nazionale che cosa puoi dire?

I risultati parlano per lei, ha già mostrato di aver fatto un salto di qualità. Sia in America ma ancor più al suo ritorno in Europa, si è attestata nella Top 15 e ha ridotto il gap dalle più forti, è un miglioramento cospicuo e costante che mi rende molto fiducioso.

Per tua figlia Lucia è stata la trasferta più lontana…

Una bellissima esperienza, che ha vissuto con tanta emozione. Si è ritrovata a 18 anni a competere fra le grandi, qualcosa di inaspettato, poi considerando come hanno lavorato gli americani sembrava un immenso paese delle meraviglie… Lei però si è adattata bene e non si è fatta per nulla intimorire. Poi, in Europa, è stata anche ottava di categoria e si è ritrovata un bel premio in denaro…

A proposito di America, anche a te il percorso dei mondiali è piaciuto come a Pontoni?

Altroché! E’ stato una bellissima sorpresa. Sapevo che ci avevano investito tanto, ma quando ti trovi almeno 3 chilometri di percorso costruiti dal nulla, tutti con terra riportata rimani esterrefatto e pensi a come sia possibile una cosa del genere venendo dalla nostra realtà. Hanno speso cifre che per noi sono inimmaginabili.

Valcar Waterloo 2021
Nel gruppo di Bramati si è subito instaurato un bel clima, che dà fiducia per il resto dell’annata
Valcar Waterloo 2021
Nel gruppo di Bramati si è subito instaurato un bel clima, che dà fiducia per il resto dell’annata
Alla vigilia della stagione l’approdo della Valcar nel mondo del ciclocross era visto come una grande scommessa. Dopo le prime esperienze come funziona la convivenza?

Benissimo, come da accordi, anzi ancora meglio. Nello scorso fine settimana, ad esempio, il patron Arzeni era in Olanda per le gare del team su strada, alla domenica ci ha raggiunto a Zonhoven per la tappa di Coppa del Mondo mettendosi a completa disposizione. Sono due realtà diverse, lo avevamo detto ma su queste basi si può davvero lavorare bene e tanto.

Torniamo un attimo a parlare di Lucia: nel suo caso devi rivestire una doppia funzione, quella di tecnico e padre…

Infatti per lei gestire l’attività è più difficile che per le altre, basti pensare che domenica siamo arrivati a casa all’una e mezza e alle 7 era già in piedi per andare a scuola. Devo dire però che da parte mia non è necessario esserle di sprone, è davvero responsabile e concentrata in entrambe le attività, a scuola il suo rendimento è più che soddisfacente, sa che questo è l’anno della maturità e serve grande concentrazione.

Lucia Bramati 2021
Per Lucia Bramati un anno impegnativo: oltre al ciclocross c’è da preparare la maturità scolastica…
Lucia Bramati 2021
Per Lucia Bramati un anno impegnativo: oltre al ciclocross c’è da preparare la maturità scolastica…
Gestisci un team con 4 ragazze di vertice: secondo te è possibile un ulteriore allargamento, magari a qualche maschietto?

Vedremo. Fino allo scorso anno avevo la gestione di Gioele Bertolini e le cose funzionavano, ma devo anche dire che, dalle prime settimane vissute, la gestione del team così com’è strutturato è… totalizzante. Le idee per il futuro sono tante e fra queste c’è anche una squadra mista, ma è presto per parlarne.

In America ti sei trovato a stretto contatto con Pontoni nella sua nuova veste: come vanno le cose fra voi due?

Ottimamente, da atleti eravamo rivali, ma fa parte del passato. Da quel che ho visto e sentito, Daniele ha già creato un clima in squadra decisamente positivo. Quando ha assunto l’incarico ci siamo parlati, mi ha chiesto di essere sincero, dirgli quando sbaglia, essere collaborativo e da parte mia c’è la massima disponibilità. L’aver aperto le porte a tutti sta creando quel sostrato di serenità che farà bene a tutti. Dobbiamo continuare così.

Telser, il tecnico italiano dietro i successi svizzeri

05.10.2021
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Nel parlare con Edmund Telser, è innegabile che si provi un pizzico di curiosità per quello che poteva essere e non è stato. Sarebbe stato curioso vedere all’opera il tecnico altoatesino in Italia se avesse avuto una chance, invece a giovarsi della sua competenza è la federazione svizzera, che dal 2014 ha visto svilupparsi un progetto invidiato ormai in tutto il mondo.

Facciamo le dovute presentazioni: Edmund Telser è un tecnico bolzanino di 47 anni che in Italia aveva portato la sua regione ai vertici nazionali nel fuoristrada, al punto che agli albori del secolo, soprattutto nel settore femminile, tutti i talenti maggiori venivano da lì. Intuendo le sue qualità e valutando il lavoro svolto soprattutto a livello giovanile, venne ingaggiato nel 2014 dalla Federazione svizzera per rilanciare il settore rosa, che a differenza di quello maschile già ai vertici intorno a Nino Schurter, era ai margini delle gerarchie. “Edi”, com’è chiamato nell’ambiente, ha messo su un progetto lavorandoci anno dopo anno, fino all’apoteosi del 2021, con il podio olimpico della Mtb femminile completamente rossocrociato.

Nel frattempo Telser ha allargato le sue competenze e ormai guida la Svizzera femminile in ogni disciplina ciclistica: «Curo tutte le discipline endurance, quindi anche la strada. L’obiettivo è tradurre anche qui quanto è stato fatto nella Mtb, ma ci vuole tempo. Quando iniziai nel fuoristrada, mi diedi 4 anni per ottenere risultati, qui abbiamo la fortuna di avere già una campionessa come la Reusser, ma c’è molto da lavorare per affiancarle una squadra vera».

Mtb donne tokyo 2021
Il capolavoro di Telser a Tokyo: sul podio della Mtb Frei, la vincitrice Neff e Indergand
Mtb donne tokyo 2021
Il capolavoro di Telser a Tokyo: sul podio della Mtb Frei, la vincitrice Neff e Indergand
Guardando la composizione elvetica anche a Leuven, si nota come ci sia un mix di nomi e di continui passaggi dalla Mtb alla strada, la stessa Frei medagliata olimpica è stata protagonista nella gara di sabato vinta dalla Balsamo…

L’obiettivo è poter avere un numero importante di atlete di vertice fra le quali scegliere, ma anche, anzi soprattutto, di cicliste in grado di emergere in più specialità, è un’idea base del progetto considerando anche che il bacino dal quale attingere è molto limitato.

Eppure dai risultati delle biker elvetiche e soprattutto il loro ricambio ai vertici non si direbbe…

Non c’è paragone con l’Italia. Solo la Lombardia a livello giovanile ha un numero di praticanti superiore a tutta la Svizzera. Bisogna lavorare in maniera diversa, mirata, su quel che si ha. La differenza principale con l’Italia è a livello culturale: qui una ragazza di 18 anni o studia o lavora, ma significa che in un caso o nell’altro 8-10 ore della giornata sono occupate da quella che è e resta l’occupazione principale. La bici è relegata nel tempo rimasto, magari si alzano alle 6 del mattino per allenarsi. Se però arrivano risultati, possono arrivare anche contratti e allora il ciclismo diventa una professione, per qualche anno, che porta belle cifre.

E’ un sistema che funzionerebbe dappertutto?

Difficile dirlo, ma non credo. Noi abbiamo dovuto pescare anche in altri sport: Elise Chabbey, ad esempio, campionessa nazionale nel 2020, nel 2012 aveva partecipato ai Giochi Olimpici nella canoa, poi è passata al ciclismo che abbina alla sua professione di medico. La stessa Reusser ha praticato molte discipline sportive prima di emergere sulle due ruote. Come detto, chi fa ciclismo studia o lavora e anche solo per partecipare a un ritiro con la nazionale, devono ottenere permessi non sempre facili.

Reusser Trento 2021
La campionessa europea a cronometro Marlen Reusser, un’atleta polisportiva
Reusser Trento 2021
La campionessa europea a cronometro Marlen Reusser, un’atleta polisportiva
Proprio considerando un materiale di base così ristretto, come fai a avere simili risultati? Le ragazze che emergono da giovanissime continuano a progredire, in Italia spesso si perdono per strada…

E’ un problema culturale: in Italia quando una ragazzina ottiene risultati tutti sono convinti di avere trovato la nuova Paola Pezzo. Questo ha portato a perdere molti talenti, che non ottenendo da grandi gli stessi risultati e la stessa attenzione, perdono interesse fino a lasciare e dedicarsi ad altro, trovando altre strade nella propria vita. Un esempio è Greta Weithaler, che da junior vinceva tutto ma poi non ha trovato dentro di sé la spinta per insistere. Lo sport conta, ma non è tutto e questo concetto è fondamentale.

Tu come fai?

Cerco di dare alle ragazze, man mano che crescono, sempre qualcosa di nuovo, cambiando continuamente la preparazione sulla base di due principi: il volume di lavoro e l’intensità, che devono cambiare di anno in anno. Questo permette loro da un lato di essere sempre interessate, dall’altro di maturare piano piano continuando in una parabola di miglioramento. Io lavoro ora con due gruppi, Mtb e strada, intercambiabili ma ben distinti, anche se quello su strada è ancora piccolo.

Telser Lechner Colnago
Telser ha portato la Colnago ai vertici della Mtb: qui è con Eva Lechner
Telser Lechner Colnago
Telser ha portato la Colnago ai vertici della Mtb: qui è con Eva Lechner
In Italia non hai avuto occasione per poter testare il tuo sistema…

No, credo che in Italia bisognerebbe mettere in pratica un progetto completamente diverso. Innanzitutto collaborerei con Salvoldi che sta facendo cose davvero egregie, poi servirebbe qualcosa di nuovo. Ma siamo nel campo delle ipotesi, proposte vere non ne ho mai ricevute, posso dire di aver collaborato al tempo con Morelli (cittì a cavallo del passaggio del secolo, ndr) trovandomi bene, ma non ci fu altro.

In Italia ci sarà mai una campionessa multidisciplinare come Jolanda Neff?

Una Neff è un talento che nasce se va bene ogni trent’anni… Una che faccia bene in tre discipline è fattibile, bisogna però saperla gestire. Quand’ero in Colnago, Eva Lechner arrivò anche nella nazionale su strada mentre nell’offroad ha vinto tanto.

Bramati Luca Lucia

Bramati e il progetto Valcar: «Abbiamo grandi ambizioni»

26.08.2021
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«Ma da chi avete saputo la notizia?». Luca Bramati, intento a gestire il suo stand Trinx nel villaggio dei Mondiali Mtb in Val di Sole, accoglie in maniera un po’ inattesa le domande sul suo nuovo incarico alla Valcar. La formazione dedita al ciclismo su strada, che sta facendo molto bene pur non essendo tra le squadre WorldTour, differenzierà il suo impegno nel 2022 aprendo una nuova sezione dedicata al ciclocross e toccherà al medagliato mondiale il compito di gestirla, ma soprattutto di dare vita a un nuovo progetto, molto ambizioso.

«Con Valentino Villa ci conosciamo praticamente da sempre – afferma il team manager bergamasco – il primo anno hanno anche usato le bici con il mio marchio. Durante l’estate mi ha proposto l’idea di allargare l’impegno societario anche al ciclocross, ma aveva bisogno di qualcuno che gestisse la squadra nella sua completezza, per permettergli di avere un po’ di riposo prima che riprenda l’attività su strada. Saremo due entità separate, anche se Arzuffi e Persico svolgeranno entrambe le attività».

Arzuffi 2021
Alice Maria Arzuffi, dopo una buona stagione su strada punta a un grande inverno
Arzuffi 2021
Alice Maria Arzuffi, dopo una buona stagione su strada punta a un grande inverno

Un po’ di strada per Lucia

Il gruppo è composto da 4 ragazze: con Alice Maria Arzuffi e Silvia Persico che erano già nel team su strada affluiscono Eva Lechner e Lucia Bramati (nella foto di apertura di qualche anno fa con il papà) provenienti dalla Trinx: «In questo modo sarà più semplice gestire la squadra: nell’ultima stagione di ciclocross Eva e Lucia correvano con un team professionistico belga, ma quella realtà è troppo diversa dalla nostra, lì le atlete sono solo numeri, noi siamo abituati a seguirle di più, a coccolarle. Poi continueranno la loro stagione nella Mtb sempre con il marchio Trinx».

Questo cambiamento ha in sé i prodromi di un passaggio della talentuosa Lucia alla strada? Bramati ci pensa un po’, poi ammette: «Finora ha fatto una sola gara su strada, ai Campionati Italiani allieve finendo ventesima senza avere alcuna esperienza. E’ stata una mia scelta, avevo troppa paura. Ora che sta crescendo vedo che ha la testa giusta e proverà anche la strada, ma intendo farle fare gare dove c’è molta salita, perché sono convinto che è lì che può emergere».

Persico 2021
Da Silvia Persico ci si attende molto nel ciclocross, le possibilità ci sono tutte
Persico 2021
Da Silvia Persico ci si attende molto nel ciclocross, le possibilità ci sono tutte

Squadra pro’ all’italiana…

Luca parlava di un’esperienza belga conclusa non positivamente, ma che ha comunque lasciato qualcosa, soprattutto in termini di idee. Il progetto Valcar non è solo un team di 4 ragazze, ma qualcosa che va al di là e che deve tendere alla costruzione di un team professionistico: «Io sono convinto che possiamo crearlo anche nella nostra realtà, ma alle nostre condizioni. Significa che non ci sono solo io e 4 ragazze, ma c’è una struttura dietro: due meccanici belgi deputati alle gare all’estero, due per le prove italiane che saranno impiegati anche di rinforzo nelle principali trasferte, un massaggiatore fisso, addirittura un bus parcheggiato in Belgio che ci servirà per le prove internazionali. Vogliamo fare le cose per bene e anche per questo abbiamo deciso di coinvolgere solo 4 ragazze per ora, per seguirle al 100%».

L’inizio della stagione è alle porte, Bramati ha già preparato la trasferta negli Usa per le prime prove di Coppa del mondo: «Andremo per raccogliere subito un po’ di punti, poi il resto della stagione sarà tutto da costruire. Parliamoci chiaro: il calendario così concepito è assurdo, con 17 prove di Coppa, gli altri circuiti internazionali, tantissime gare italiane, ci sono mille sovrapposizioni e dovremo fare delle scelte. E’ stata, quella dell’Uci, una scelta disastrosa perché non abbiamo ingaggi, seguire il calendario è molto dispendioso. Vedremo come andranno le prime prove e poi faremo i nostri conti».

Lechner 2021
Eva Lechner, dopo il 25° posto a Tokyo in Mtb, prepara il Mondiale in Val di Sole in programma sabato
Lechner 2021
Eva Lechner, dopo il 25° posto a Tokyo in Mtb, prepara il Mondiale in Val di Sole in programma sabato

Cannondale nel cross

Le ragazze svolgeranno comunque tutta la stagione ciclocrossistica per poi separarsi per i rispettivi destini, esattamente come faranno ora, ricongiungendosi per la trasferta americana: «Arzuffi e Persico hanno staccato un po’ per recuperare man hanno ancora degli impegni su strada, lo stesso dicasi per la Lechner, che dopo Tokyo ha mollato un po’ saltando gli Europei di Mtb, ora è qui in Val di Sole per i Mondiali con una condizione tutto sommato buona, vedremo che cosa potrà fare. Poi si comincerà a pensare al ciclocross».

Il percorso della Valcar è in divenire, in questi giorni dovrebbe arrivare l’abbigliamento, intanto Luca Bramati tiene a sottolineare un importante aspetto tecnico, lavorando di fatto per due team: «Con la Valcar utilizzemo bici Cannondale, la Trinx non è interessata al ciclocross quindi con essa andrò avanti per la Mtb. Anche questo conferma che si tratta di due realtà distinte». Messaggio ricevuto, ora la parola passa ai prati…

Ethic Sport pensa a chi fatica e lancia la gamma Ramtech

23.07.2021
3 min
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EthicSport è un brand italiano nato da un percorso accurato di ricerca e sviluppo (in questo caso legati allo svilupo della gamma Ramtech): gli integratori prodotti sono ottimizzati per offrire il massimo rendimento all’atleta. Sicurezza: è questa la parola chiave. Tutti i loro prodotti sono valutati in laboratori e sottoposti a test microbiologici, così da aver la massima conformità dei requisiti igenico-sanitari.

Grande ricerca

Il lavoro dei ricercatori, si diceva, è legato allo sviluppo della gamma Ramtech. Una serie improntata su chi ha necessità di avere un alto nutrimento muscolare dovuto all’elevato allenamento e di conseguenza ha necessità di un breve recupero.

EthicSport ha creato una nuova generazione di prodotti BCAA per soddisfare tutte le esigenze di chi pratica sport. 

Ma cosa sono i BCAA? A differenza degli altri aminoacidi essenziali, la metabolizzazione dei BCAA non passa attraverso il fegato ma, una volta assunti, vanno subito verso la massa muscolare, in modo tale che non si sottragga sangue necessario per le altre attività muscolari e non si affatichi il sistema digerente.

Eva Lechner è fra gli atleti testimonial di Ethic Sport
Eva Lechner è fra gli atleti testimonial di Ethic Sport

Tre nuovi prodotti

Ramtech BCAA 2:1:1 apporta aminoacidi ramificati, beta-Alanina e Vitamine B. Le vitamine B6 e B1 contribuiscono al normale metabolismo energetico, alla riduzione della stanchezza, dell’affaticamento e al normale metabolismo delle proteine e del glicogeno. Lo Zinco presente contribuisce alla normale sintesi proteica. La presenza di PepForm – Leucine Peptides – completa la formulazione e consente una efficace assimilazione della leucina. 

Confezione da 1.500 milligrammi, prezzo di 68 euro.

Ramtech BCAA 4:1:1 è un integratore alimentare di aminoacidi ramificati 4:1:1 per la dieta dello sportivo, con Beta-Alanina e PepForm – peptidi di leucina. Nutre il muscolo e promuove il recupero. Alto dosaggio ed elevata purezza di BCAA, con zinco e vitamine B.

Confezione da 1500 milligrammi, prezzo di 28 euro.

Ramtech Hydro, un prodotto adatto a chi pratica attività sportiva ad alta intensità, il suo utilizzo permette al fisico di recuperare rapidamente aiutando li muscoli a riassorbire al meglio lo sforzo profuso.

Confezione da 250 grammi, prezzo di 37,90 euro.

www.ethicsport.it
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Trinx Eva Lechner

Per Eva Lechner, una Trinx tutta speciale

14.01.2021
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Durante i campionati italiani di ciclocross abbiamo potuto ammirare da vicino molte biciclette. Fra questa ci ha incuriosito in modo particolare la Trinx in dotazione a Eva Lechner. Avevamo parlato di questo marchio in un altro articolo con Luca Bramati, che è il Responsabile del team e collaboratore tecnico per lo sviluppo.

Più spazio per il fango

Ricordiamo che Trinx al momento non è commercializzato in Europa, ma si sta organizzando costruendo una nuova fabbrica, che produrrà tutta l’alta gamma destinata proprio ai nostri mercati.
Abbiamo chiesto a Luca Bramati di descriverci la Factory Team in dotazione alla Lechner.

«Questa bicicletta è prodotta con il carbonio Toray T1000 – inizia a spiegarci – hanno allargato il carro posteriore e hanno tolto il ponticello fra i due pendenti per facilitare lo smaltimento del fango. Anche la forcella anteriore è molto larga sempre per lo stesso motivo». Si nota come i pendenti posteriori hanno l’attacco basso sul tubo verticale. Questa scelta che è molto attuale nelle biciclette moderne, fa si che il carro sia molto compatto e reattivo.

L’attacco basso dei pendenti posteriori
L’attacco basso dei pendenti posteriori che sono ben distanziati per espellere il fango

Continua evoluzione

Come ci tiene a sottolineare Bramati, il marchio cinese è molto attento allo sviluppo delle biciclette. Gli ingegneri ascoltano e mettono in pratica con grande velocità i suggerimenti che gli atleti e lui per primo gli forniscono in modo costante.

Proprio grazie a questo lavoro sono state adottate delle soluzioni tecniche interessanti.
«Hanno allargato il cuscinetto superiore dello sterzo che è diventato grande come quello sotto. In questo modo entrambi i cuscinetti sono da 1″-1/8 e sono riusciti a far passare i cavi internamente – Bramati aggiunge – questa soluzione l’adotteremo anche sulle mountain bike per le prossime Olimpiadi».

La forcella ha un passaggio per le gomme molto largo
La forcella ha un passaggio delle gomme (Challenge in questo caso) molto largo

Doppia corona

Fra le caratteristiche della Trinx della Lechner, abbiamo notato la guarnitura con la doppia corona: «Preferisce così – ci spiega Bramati – perché su certi percorsi più veloci, come quello di Lecce, le piace usare il 42 o il 44 con cui riesce a fare più velocità». Per completezza di informazione diciamo che come corona piccola usa la 38 con un pacco pignoni 11-32.

Il punto di innesto dei cavi nello sterzo
Il punto d’innesto dei cavi nello sterzo

Tra le altre caratteristiche abbiamo notato che insieme al gruppo Shimano Dura Ace Di2, viene utilizzato un bilanciere posteriore Ceramic Speed. Per quanto riguarda la guarnitura e le pedivelle vengono utilizzati dei prodotti della Easton, così come per il manubrio e l’attacco. Passando alle ruote, la campionessa altoatesina utilizza le Miche SWR che sono in dotazione al Team Star Casinò per il quale gareggia. Per i pneumatici la Lechner utilizza i Challenge, un marchio molto utilizzato nel ciclocross, ovviamente da 33 millimetri.

Lechner, cosa non ha funzionato a Lecce?

10.01.2021
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La notizia della gara femminile è che non ha vinto Eva Lechner. Nulla da togliere alla bravissima Maria Alice Arzuffi sia chiaro, ma qualcosa si è inceppato nel potente motore dell’altoatesina.

Dopo il via la portacolori dell’Esercito aveva preso la testa e tutto lasciava presagire al copione che ci si poteva attendere. Prima Lechner e seconda Azruffi, o quantomeno loro due che scappano. E invece…

Invece succede che nello sport e tanto più nel ciclocross non c’è mai nulla di scritto. Due giri in testa per Eva, ma il suo ritmo non è alto. Sono in cinque, oltre a lei e alla Arzuffi, ci sono anche la Teocchi, la Gariboldi e la Bulleri. E dietro il buco non è così ampio. Quando ci passano radenti, sfiorando le fettucce, si sentono i respiri. E non sono quelli di chi sta “morendo” sulla bici.

Lechner in primo piano e sullo sfondo Teocchi e Gariboldi che scappano
Lechner e sullo sfondo Teocchi e Gariboldi che scappano

Troppa pressione

Come la Arzuffi mette il naso davanti esplode la corsa. Lechner cede. Teocchi resta sulle sue ruote e forse perde l’attimo giusto per seguire la Poliziotta. Forse Chiara, anche lei dell’Esercito, non voleva fare uno sgarro alla capitana, ma poi anche lei la sorpassa. Per qualche giro Eva è addirittura fuori dal podio. Cosa è successo?

«Non è facile correre quando ti danno già tutti per vincitrice – prova a spiegare il suo direttore sportivo, Luca Bramati – In effetti Eva ieri era molto tesa, sentiva particolarmente questa gara. E’ partita con questa tensione addosso. Si è sbloccata solo nella seconda metà della gara, ma a quel punto non è riuscita a recuperare. Però ci sta… le corse si vincono e si perdono».

Ma come può una ragazza così titolata ed esperta cadere ancora in questi “tranelli”?

«Quando sei favorita devi essere fredda il più possibile – riprende Bramati – però se l’è giocata ancora e arrivare sul podio dopo tutti questi anni, conferma che è ancora una grande campionessa».

Analisi a mente fredda

Dopo l’arrivo la Lechner quasi vuole, scappare. Cerca di stare sola, almeno quegli istanti prima di raggiungere il podio. Il che è comprensibile. Si cambia ai margini delle fettucce e si aggrega alle altre con qualche minuto di ritardo sotto al palco della premiazione. Podio, che alla fine è riuscita ad agguantare riuscendo a riacciuffare Rebecca Gariboldi, bravissima, e a riavvicinarsi a Chiara Teocchi.

«Cosa è successo? Sono partita un po’ male e poi ho fatto fatica, vabbè… è andata così – dice con voce rotta – Devo analizzare bene cosa è successo a mente fredda perché non lo so adesso. Dico davvero. Mi aspettavo, o me mi potevo aspettare, che la Azruffi andasse forte, ma non le altre. Okay, che anche io non ero competitiva come al solito, ma questo ha complicato le cose».

Eva Lechner (35 anni) era la tricolore in carica
Eva Lechner (35 anni) era la tricolore in carica

Dubbi iridati

Ma più che per l’italiano adesso suona il campanello d’allarme in vista dei mondiali di Ostenda, nei quali lei è la capitana, non solo delle donne, ma la veterana del gruppo. Certo che lottare per il podio lassù sarà difficile, ma proprio perché servirà una Lechner super per ottenere un piazzamento, preoccuparsi è lecito.

«Prima di tutto bisogna essere convocate per il mondiale, poi si vedrà – conclude Eva – Non conosco il percorso iridato. Non ci ho mai gareggiato, da quel punto di vista è tutto un “chi lo sa”. Il tracciato oggi era cambiato, ma per assurdo mi piaceva di più: più infangato, più lento. E le scelte tecniche le rifarei tutte. No, non è stato quello a determinare questa giornata».

Eva Lechner CX

Trinx, un colosso in arrivo dalla Cina

31.12.2020
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Durante le ultime gare, abbiamo notato la bicicletta su cui pedala Eva Lechner , una delle migliori atlete azzurre del ciclocross. Per saperne di più, abbiamo chiesto qualche informazione al suo team manager Luca Bramati, ex ciclocrossista vincitore della Coppa del Mondo e del Superprestige. Il bergamasco è responsabile del Trinx Factory Team ed è anche collaboratore tecnico per lo sviluppo del prodotto. Oltre a Eva Lechner, il suo team può contare anche su Gioele Bertolini.

Numeri enormi

Quando vediamo un nuovo marchio di biciclette la curiosità si accende e cerchiamo di saperne qualcosa in più.
«Trinx è un’azienda cinese che produce biciclette da diversi anni – esordisce Luca Bramati – dovete sapere che ha una produzione di 1.300.000 pezzi all’anno. Si tratta di un vero colosso». Ma come mai non l’avevamo ancora visto sulle nostre strade? «Per ora hanno prodotto per altri marchi, ma dall’anno scorso hanno deciso di mettersi fuori in prima persona».

Pronti per l’Europa

Trinx è talmente grande che sta preparando con grande cura il suo lancio sui mercati europei.
«Stanno costruendo un nuovo stabilimento dove produrranno tutta l’alta gamma che arriverà in Europa e anche in Italia dal 2022».

Gioele Bertolini Trinx
Gioele Bertolini con la Full 2020 del Factory Team di Trinx
Gioele Bertolini Trinx
Gioele Bertolini con la Full 2020 del Factory Team di Trinx

La risposta di Trinx

La gamma di Trinx è davvero molto ampia, si va dalle biciclette per i bambini, fino alle biciclette da strada di alto livello passando per le city bike e le mountain bike.
«Con il Trinx Factory Team di mountain bike – continua Luca Bramati – ho la fortuna di provare in prima persona le biciclette, inoltre Bertolini è uno molto tecnico. Il bello di questa azienda è che ascolta le nostre proposte e gli ingegneri si mettono subito all’opera per trasferirle sulle biciclette». Le osservazioni di Luca Bramati e degli atleti della squadra hanno dato i loro frutti.

«Siccome tutti i materiali per realizzare il telaio li producono loro – dice – riescono ad essere molto reattivi. Noi quest’anno abbiamo dato dei suggerimenti per migliorare la full che abbiamo in dotazione e a gennaio 2021 arriverà il nuovo modello figlio di un progetto molto innovativo, cui i ragazzi ed io abbiamo partecipato attivamente».

Prestazioni già elevate

A dimostrazione delle qualità tecniche delle Trinx c’è il secondo posto ai mondiali di cross country ottenuto dalla Lechner con la front, che a detta di Bramati è un’ottima mountain bike. Ma a livello di bici da strada cosa dobbiamo aspettarci?
«Arriveranno una nuova road bike – dice – e anche una nuova mountain bike full elettrica. Molto belle e con soluzioni tecniche innovative. Sono molto attenti ai gusti del mercato europeo e vogliono offrire un prodotto di alta qualità che sia anche bello».

Ci siamo chiesti se un colosso di questo tipo stia pensando di sponsorizzare una squadra: «Ci stavano pensando e gli avevo fornito i contatti, ma per ora preferiscono aspettare, vedremo in futuro».

La Trinx TDO Team con la forcella dalla forma particolare
La Trinx TDO Team con le sue forme generose e la forcella molto particolare

Forme particolari

In effetti osservando la gamma di bici da strada quello che ci è balzato subito all’occhio è la varietà di modelli già presenti in gamma. Si va dalle biciclette più semplici adatte a chi vuole iniziare a pedalare fino a salire al modello TDO. Una bicicletta che presenta delle forme dei tubi generose che strizzano l’occhio alle alte velocità. Molto interessante è la forcella con una forma che potremo definire “rovesciata”. Ovviamente queste sono le nostre prime impressioni in attesa che arrivino in europa i nuovi modelli, come ci ha anticipato Bramati.
A questo punto non ci resta che aspettare di vederle dal vivo e poterci pedalare.