Nel salotto di Gasparotto con due Amstel sul tavolo

14.04.2024
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Amstel Gold Race, la più giovane delle classiche del Nord, ma anche una delle più affascinanti. Nata nel 1966 per far sì che anche l’Olanda avesse la sua perla della “Campagna del Nord”, l’Amstel Gold Race a partire dagli anni ’90 è stata anche un buon terreno di caccia per gli italiani. Il primo a vincerla fu Stefano Zanini, oggi diesse dell’Astana-Qazaqstan, nel 1996 e a seguire Michele Bartoli, Davide Rebellin, Danilo Di Luca, Damiano Cunego, e due volte Enrico Gasparotto.

E proprio l’attuale direttore sportivo della Bora-Hansgrohe ci accompagna nel presentare l’Amstel che prenderà il via fra poche ore. Sarà la 58ª edizione della corsa della birra, l’Amstel appunto: 253 chilometri da Maastricht a Berg en Terblijt con tante cotes (qui il dettaglio del percorso).

E quindi con questa ipotetica birra sul tavolo, tuffiamoci nella corsa dell’oro… da bere.

Enrico Gasparotto, Amstel Gold Race 2016
Amstel 2016, Gasparotto mette a segno una vittoria memorabile. Precede Valgren e dedica la vittoria al compianto Demoitié
Enrico Gasparotto, Amstel Gold Race 2016
Amstel 2016, Gasparotto mette a segno una vittoria memorabile. Precede Valgren e dedica la vittoria al compianto Demoitié
Enrico, due vittorie memorabili 2012 (nella foto di apertura) e 2016. Se chiudi gli occhi qual è la prima che ti viene in mente?

La seconda chiaramente. Correvo con la Wanty all’epoca, squadra professional e dopo anni di WorldTour era come se fossi “retrocesso”. Tra l’altro il team non era organizzato come oggi. Ma soprattutto due settimane prima alla Gand avevamo perso Antoine Demoitié. Un nostro compagno aveva perso la vita in corsa, vi rendete conto. Tagliare quel traguardo, ma anche semplicemente correre, fu da brividi. E i brividi ancora mi vengono ogni volta che ci ripenso.

E’ comprensibile, Gaspa…

Tutti questi eventi hanno segnato il mio modo di essere attuale. Di come interpreto il ciclismo e la vita. Fu un vero shock, una giornata, una corsa… un incidente che può accadere a tutti. Fu una presa di coscienza, uno scossone anche sul come essere, nel rapportarmi con gli altri. Se oggi sono più calmo e più professionale fu anche grazie a quel momento. Prima spesso ero stato scontroso. Chiedetelo a “Martino” (Giuseppe Martinelli, ndr) quando ero in Astana. Dico che quel giorno è nato il Gaspa 2.0.

Enrico, hai vinto due Amstel e altre due volte sei arrivato terzo. Come nasce il feeling con questa corsa? Quando e perché hai capito che era adatta a te?

L’ho capito nel 2009 quando feci le Ardenne per la prima volta. Sin lì avevo sempre fatto la parte delle pietre. Tranne che a De Panne, non ero mai andato troppo forte. Non avevo mai finito un Fiandre, per dire… E così nel 2009 mi resi conto che questa poteva essere la mia corsa e dal 2010 è diventata il focus della mia preparazione.

Una caratteristica della corsa olandese sono le sue strade strette, oltre alle tante svolte e alle cotes in successione
Una caratteristica della corsa olandese sono le sue strade strette, oltre alle tante svolte e alle cotes in successione
Bello! Racconta…

Allenamenti, ritiri, gare erano finalizzate all’Amstel. Certe volte ero sul Teide e mi chiudevo in me stesso, mi concentravo su questa corsa. Cercavo di visualizzare le situazioni che avrei ritrovato in gara, sul quel percorso. L’ultima settimana prima dell’Amstel facevo il Brabante. In alternativa, a casa, il giovedì facevo tre ore di dietro motore e al termine dell’allenamento partivo per l’Olanda. Lo facevo con mia moglie che è davvero brava o con un mio amico che dal Friuli veniva in Svizzera appositamente per farmelo fare.

Addirittura dal Friuli…

Sì, loro mi motivavano. Era una responsabilità in qualche modo averli a disposizione.

Analizziamo questa corsa da un punto di vista tecnico. E’ più dura di un Fiandre (altimetricamente) ma meno di una Liegi…

Esatto, è una via di mezzo tra Fiandre e Liegi. Le salite sono lunghe al massimo 1,5 chilometri e non c’è pavé: alla fine diventa una gara veloce. Oggi poi ancora di più. E’ una corsa di posizione. Devi essere concentrato per sei ore, non devi mai farti trovare nel posto sbagliato. Se ci finisci nel momento poco opportuno è la fine dei giochi. E anche nel finale è questione di posizione… e di gamba ovviamente.

Esatto di gamba. Una volta si finiva sul falsopiano in cima al Cauberg, ora l’ultimo muro è il Bemelerberg. Tu adottasti la tattica di fare il tratto duro col 39 e poi di mettere il 53 non appena calava la pendenza.

Esatto, fu così per entrambe le volte: 39 prima, 53 poi. Oggi però è imparagonabile tutto ciò. Altre velocità, altre potenze e altri rapporti. Oggi ci sono il 52 o il 54 davanti e il 12 velocità e non il 10 dietro. In quegli anni al massimo la differenza era fra 54×11 e 53×11.

Gasparotto sul Cauberg nel 2016. Ha ancora il 39 e il tratto duro sta per finire. Lui è in spinta, gli altri arrancano
Gasparotto sul Cauberg nel 2016. Ha ancora il 39 e il tratto duro sta per finire. Lui è in spinta, gli altri arrancano
Questo utilizzo dei rapporti era una scelta ponderata a monte?

Sì, sì… sul Cauberg la vera differenza la si fa nel tratto finale, nel passaggio dal segmento duro al falsopiano. Io usavo il 39 per sfruttare la cadenza, il mio punto di forza. In questo modo riuscivo a preservare i muscoli quel po’ per spingere forte il 53. Era la mia tattica studiata e ponderata: mi dovevo arrangiare in qualche modo, non avevo il motore di Van Aert o di Van der Poel!

C’è il classico aneddoto che potresti raccontare?

Non in particolare. Però ricordo che quando feci terzo nel 2010 forai. Nel 2012 quando ottenni la prima vittoria forai lo stesso e pensai: «Beh, quella volta andò bene, magari sarà così anche stavolta».

Enrico, hai parlato di corsa di posizione, di grande concentrazione, come trasmetterai tutto ciò ai tuoi ragazzi?

Cercherò di spiegargli che bisogna essere concentrati appunto, ma anche che nei primi 100 chilometri ci sono dei punti in cui ci si può “rilassare” un po’. Mentre negli ultimi 75 chilometri se si è fuori dai primi 30, o primi 20 in certi precisi momenti, si è fuori dai giochi. Cercherò di fargli capire che non possono sbagliare. Non sono VdP.

Pogacar è il campione uscente. Quest’anno non ci sarà. Ma ci sarà Pidcock, a ruota dello sloveno. Sarà lui il principale sfidante di VdP?
Pogacar è il campione uscente. Quest’anno non ci sarà. Ma ci sarà Pidcock, a ruota dello sloveno. Sarà lui il principale sfidante di VdP?
Cioè?

Mathieu ha un motore talmente più grande degli altri che anche se sbaglia può recuperare. Loro no e proprio per questo per loro la posizione è ancora più importante.

Hai parlato di Van der Poel. E’ lui ancora il favorito indiscusso?

Direi che nelle ultime gare ha dimostrato di stare bene! Oltre ad essere forte ha grandi abilità di guida che in queste corse gli torna molto utile. Pensate una cosa: Mathieu corre la Roubaix senza guanti e al termine non ha neanche una vescica. Vuol dire che è sciolto, che ha feeling. E poi è massiccio. Non lo sposti facilmente. Quindi sì: credo che sia il favorito numero uno. Inoltre è olandese e immagino abbia voglia di vincere anche entro i suoi confini, visto che tra le altre cose si è sorbito lanci e grida poco gentili nelle altre corse.

Qualche outsider?

Pidcock può essere pericoloso, ma non è del livello di Van der Poel chiaramente. Però per come è andato alla Roubaix, uno leggero come lui, credo stia bene. Poi c’è il blocco UAE Emirates che sta dimostrando di essere ad alto livello con più corridori e dappertutto. Ecco, loro potrebbero sfruttare l’effetto della superiorità numerica. E’ così che potrebbero stanare Van der Poel. Insomma sono questi tre soggetti che produrranno la corsa, che non la subiranno.

Cantiere Bora, al Tour tutti per Roglic: Gasparotto racconta

14.03.2024
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«Roma non è stata costruita in un giorno, abbiamo ancora tempo per arrivare al nostro obiettivo. Grazie allo staff che ci ha supportato». Queste per sommi capi le parole che Enrico Gasparotto ha affidato a un post su Instagram dopo la Tirreno-Adriatico, in cui con Hindley ha provato a far saltare Ayuso per prendergli il secondo posto. La Bora-Hansgrohe ha mandato in Francia Roglic con Vlasov e ha tenuto qui in Italia Hindley con Kamna (i due sono insieme in apertura) e “Dani” Martinez, in un’insolita commistione fra uomini del Giro e gente da Tour. E mentre qui si facevano i conti con Vingegaard, alla Parigi-Nizza si è lottato contro le stesse maglie, ma indossate da Jorgenson e McNulty.

Il programma della squadra tedesca è importante e prevede l’attacco frontale ai giganti Visma e UAE al Tour de France, lasciando però spazio ai suoi leader che da un giorno all’altro hanno scoperto l’arrivo di Roglic e le sue (legittime) ambizioni che rischiavano di sovrapporsi alle loro. Martedì Gasparotto è andato con Kamna a provare la salita di Oropa e, sorridendo, ha ammesso che la ricordava meno dura.

Enrico Gasparotto, friulano classe 1985, è stato pro’ dal 2005 al 2020. Dal 2022 è diesse alla Bora-Hansgrohe
Enrico Gasparotto, friulano classe 1985, è stato pro’ dal 2005 al 2020. Dal 2022 è diesse alla Bora-Hansgrohe
Che cosa volevi dire con quel post?

In generale, è sempre un processo riuscire a far sì che i ragazzi lavorino bene assieme. L’ho detto per noi, ma vale per tutti. Del gruppo della Tirreno, 5 su 7 erano tutti ragazzi che erano già al Giro 2022, con l’innesto di Martinez e Macejuk, per cui gli automatismi si guadagnano correndo assieme. E credo che valga anche per la Parigi-Nizza.

Come sta andando finora l’inserimento di Roglic?

Va tutto com’era normale aspettarsi e probabilmente quella mia frase è veramente di attualità. Martinez ha subito vinto la prima gara in Algarve perché aveva una gamba stratosferica, però lui ha cambiato diversi team nella sua carriera. Invece Roglic ha vissuto tanti anni in un unico ambiente e quindi, una volta che esci dalla bolla, ti devi adattare nelle gare più importanti del calendario europeo. Non è automatico ed è stato voluto che andasse alla Parigi-Nizza piuttosto che alla Tirreno, perché in Francia ci sono sempre criticità maggiori, nelle quali si cementa il gruppo.

Come dire che sbagliando s’impara?

Quando viene tutto facile, gli errori non si capiscono, non si riconoscono. Quando invece le cose sono leggermente più complicate, si deve lavorare per adattarsi reciprocamente. Lui a noi e noi nei suoi confronti.

Roglic è andato alla Parigi-Nizza per avere un banco di prova davvero impegnativo
Roglic è andato alla Parigi-Nizza per avere un banco di prova davvero impegnativo
Quando Viviani lasciò la Quick Step, tentò di replicare in Cofidis quel che faceva nel team belga…

Non credo che Primoz voglia ricreare qui l’ambiente Visma. E’ un fatto che negli ultimi anni ci sia stata prima Sky che si è posta per tutti come punto di riferimento, perché era una squadra vincente e organizzata. In questo momento quel ruolo ce l’ha la Visma. Io credo che ci siano molti spunti interessanti da prendere da organizzazioni che funzionano, però il copia e incolla non funzionerà mai. Perché non è reale e soprattutto farebbe sparire le caratteristiche dell’altro ambiente. Ogni gruppo ha la sua filosofia e le sue differenze, che verranno capite col tempo e con le varie situazioni.

Però Roglic potrebbe portare qualcosa di buono dalla precedente esperienza, no?

Questo è certo. Ho passato con lui finora solo cinque giorni sul Teide e mi ha dato la sensazione di un atleta molto meticoloso e probabilmente è così non solo perché è stato nella Jumbo. Anzi, al contrario, non dimentichiamoci il suo ruolo nella crescita di quella squadra. Secondo me è così preciso per via dello sport che faceva prima. Uno che fa salto con gli sci sa che se sbaglia lo stacco di 10 centesimi, va in terra.  Sono certo che la meticolosità di Primoz, che è di alto livello, arriva proprio da lì. Ed è una dote che nel ciclismo attuale è decisiva e lui la sta portando da noi, allo stesso modo in cui ha dato il suo contributo per far diventare grande la sua vecchia squadra.

Con quale criterio avete operato la divisione degli uomini fra Giro e Tour?

Martinez è il leader del Giro e tutti gli altri saranno insieme al Tour perché comunque sul Tour ci giochiamo la scommessa più grande. Primoz è un vincente e ha vinto. Non ha vinto il Tour, ma ci è arrivato vicino. Rispetto a Hindley, Vlasov, Kamna o Martinez, ha un’età diversa. Lui per primo sa che non è che ha davanti sei chance di vincere il Tour de France, ne ha meno. Di conseguenza lo sforzo della squadra è quello di dargli il supporto necessario per quello che sarebbe la grande ciliegina che manca su una carriera incredibile. Per contro, avendo diverse punte, al Giro andremo con Martinez e Kamna, che sono corridori solidi, e cercheremo di approfittare anche degli arrivi in volata.

Vlasov ha vinto la tappa a Madone d’Uteille alla Parigi-Nizza
Vlasov ha vinto la tappa a Madone d’Uteille alla Parigi-Nizza
Come si fa, infilandoci un attimo nei panni del diesse, a mettere d’accordo le ambizioni di Vlasov oppure Hindley? E’ una grande pressione?

Non mi sento messo alla prova, perché se apprezzano quello che faccio, va bene. Se non apprezzano, baci e arrivederci. E la stessa cosa vale per chi è sopra di me nella gerarchia della squadra. Io sono come sono, personalmente la ragiono così. Sul fatto di mettere assieme le varie personalità e soprattutto le varie ambizioni, all’inizio avevamo qualche timore.

Invece?

Invece quando è stato chiesto ai vari Hindley e Vlasov di andare al Tour, ci hanno detto di sì, purché si vada con un solo obiettivo che deve essere Primoz e a patto di essere anche loro allo stesso livello di condizione. Quindi hanno sposato il progetto e ci hanno davvero colpito. Sono bravi ragazzi e persone intelligenti, a volte probabilmente sono anche troppo bravi e troppo onesti. La cosa che ci siamo sempre sentiti di fare nei loro confronti è dargli delle opportunità prima del mese di maggio. Per questo Jai era alla Tirreno e non alla Parigi-Nizza. Per questo Vlasov sarà al Catalunya e non ai Paesi Baschi. E per questo Jai sarà ai Paesi Baschi insieme a Primoz. Abbiamo gestito le ambizioni in questo modo.

Alla Tirreno nel giorno del Petrano avete corso da Bora, tutti all’attacco per far saltare Ayuso…

A me dispiace solo che sia stata una Tirreno con due salite. Per la squadra che avevo, mi è mancata una giornata da muri come è stata quella di Castelfidardo nel 2021. In quelle giornate, puoi utilizzare i numeri e la quantità di corridori validi che hai in squadra. Invece con salite lunghe nei finali di corsa, viene fuori la superiorità di Vingegaard.

Martinez, uno dei leader per il Giro, ha iniziato vincendo in Algarve su Evenepoel
Martinez, uno dei leader per il Giro, ha iniziato vincendo in Algarve su Evenepoel
Solo che di fatto quella superiorità ha schiacciato la corsa.

Rispettiamo profondamente Vingegaard e la sua forza. Hanno il loro modo di correre e di impostare le tappe e l’hanno dimostrato anche al Tour. Per cui ci siamo detti: cosa succede se facciamo qualcosa che a loro non sta bene? E soprattutto sulla prima salita non ho visto un grande Ayuso e se non fosse stato per Del Toro, forse Jai avrebbe guadagnato i 26 secondi che ci mancavano per il secondo posto. Quando poi il giorno di Monte Petrano ho visto che lo spagnolo aveva bucato ed era rimasto dietro, diciamo che li ho incitati con più energia. Ma hanno reagito bene, niente da dire. Resta la grande sorpresa della Tirreno: Del Toro, per me è stato a dir poco impressionante.

L’altro Martinez, un falco sul Giro d’Italia

29.02.2024
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In questo 2024 è stato l’unico ad essere riuscito a battere Remco Evenepoel. Parliamo di Daniel “Dani” Martinez, fresco acquisto della Bora-Hansgrohe. Per ben due volte le ha date sui denti al fuoriclasse belga. Due legnate in altrettanti finali in salita, dandogli anche qualche piccolo secondo di distacco, non solo quindi con uno sprint più rapido. Ma quel che più conta è che in precedenza Martinez non si era fatto staccare da Evenepoel.

Il colombiano sarà una delle punte del team tedesco al Giro d’Italia e dopo queste prestazioni i riflettori saranno accesi anche su di lui in altro modo. Magari dopo averle date a Remco, potrebbe riservare qualche sorpresina anche a Pogacar.

L’immagine simbolo di Martinez sin qui, era quella al fianco di Bernal nel giorno di Sega di Ala al Giro 2021, quando incitava il suo capitano oltre a scandirgli il passo sulla terribile salita veronese.

Enrico Gasparotto si è ritrovato così un altro campione in squadra. Non solo Primoz Roglic. Con il diesse friulano/svizzero della Bora-Hansgrohe abbiamo fatto un punto della situazione relativo proprio a Martinez.

Daniel Martinez (classe 1996) è alto 172 cm per 62 chili. Ottimo scalatore, è anche un discreto cronoman: ha vinto il titolo nazionale
Martinez (classe 1996) è alto 172 cm per 62 chili. Ottimo scalatore, è anche un discreto cronoman: ha vinto il titolo nazionale
Enrico, insomma un bel colpo in Algarve…

Direi che Martinez va veramente forte e lo ha dimostrato sul campo. Queste in Europa erano le prime gare che faceva con noi. Aveva preso parte ai campionati colombiani doveva aveva aiutato Sergio (Higuita, ndr) a vincere.

Sembrava più avanti di condizione.

Ha ripreso ad ottobre, in quanto in precedenza stava recuperando dall’infortunio. Si era rotto la mano. Poi è rimasto sempre a casa. Anche per questo si era ben riposato e così ha iniziato prima, era in condizione per i campionati nazionali e per questa prima parte di stagione. Ha passato un buon inverno.

Tra l’altro stando a casa, faceva anche altura… Tu, Enrico, quando lo hai visto la prima volta?

L’ho visto solo nel camp di dicembre. A gennaio i colombiani sono rimasti a casa, appunto in altura. Credo poi sia bello anche per lui passare dei momenti nelle sue terre. Tra la sua gente. Ho trovato un ragazzo solido, con tanta grinta, bravo e che sa leggere la corsa. Dani si sa muovere bene nel finale.

Martinez è approdato quest’anno alla Bora-Hansgrohe. Subito ottimo il feeling coi compagni
Martinez è approdato quest’anno alla Bora-Hansgrohe. Subito ottimo il feeling coi compagni
Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

Una cosa che mi ha sempre colpito di Dani è che nonostante le sue qualità da vincente, sa lavorare bene per i compagni. Non tutti hanno questa dote. O quantomeno non è così scontata. E’ stato fantastico vederlo coi compagni a Murcia, Almeria… le primissime corse in Bora-Hansgrohe. In questi anni che l’ho seguito, mi è sembrato che sapesse toccare bene il limite e andare oltre. E poi è veloce nei finali.

Ora quale sarà il suo calendario?

Farà la Strade Bianche e valutiamo la Tirreno (che ormai sembra cosa certa: è nelle liste, ndr). Poi vediamo, ma credo tornerà a casa in Colombia a prepararsi.

Abbiamo visto che è selezionato per il Giro d’Italia?

Quello è l’obiettivo dal primo giorno in cui è arrivato da noi. Non abbiamo mai avuto l’intenzione di portarlo al Tour con Vlasov, Hindley e Roglic perché Martinez può fare bene al Giro. Per Dani appunto e per Kamna è una grande opportunità.

Però, decisi! E come state pianificando la missione rosa?

Abbiamo già fissato delle ricognizioni in occasione della Strade Bianche per visionare la tappa degli sterrati e nel periodo intorno alla Tirreno andremo a vedere altre tappe. Ottimizziamo la sua permanenza in Europa. E anche io non sono certo stato fermo in questi mesi. 

Qui, il primo dei due trionfi in Algarve davanti a Remco
Qui, il primo dei due trionfi in Algarve davanti a Remco
Come lo hai visto nei panni del leader? In fin dei conti lui è sempre stato più gregario che capitano…

Alla Ineos Grenadiers erano tanti galletti e nonostante ciò in qualche occasione ha avuto il suo spazio. Lavorando per loro ha certamente imparato molto e a sua volta può insegnare agli altri che dovranno aiutarlo. Poi le qualità del leader alla fine te le danno i risultati che ottieni su strada, quando riesci a concludere il lavoro del team. Come è successo in Algarve.

I fatti contano più di tutto…

Tornavo giusto da questa corsa, l’Algarve, con Pippo (Ganna, ndr) e in aereo lui mi diceva che le tappe dure in particolare (quelle che ha vinto Martinez, ndr) sono state affrontare con intensità, ritmi e tattiche da Tour. E noi della Bora-Hansgrohe le abbiamo prese di petto. Dani era la punta, non è stato semplice, ma ci siamo riusciti. Per me dunque quello del capitano non era un ruolo del tutto nuovo per lui.

Enrico, abbiamo visto che Martinez è già in forma, ma per arrivare al Giro è ancora lunga. Avete previsto due picchi di condizione? O sarà un crescendo costante?

Fra un po’ tornerà in Colombia e lì si preparerà bene. Dani è molto bravo ad allenarsi a casa. Ha dimostrato di saper entrare facilmente in condizione. Meglio essere freschi e non correre troppo. E lo testimonia il fatto che abbia battuto proprio Remco senza troppe gare.

Maglia bianca e l’erede di Pogacar? Gasparotto ha le idee chiare

08.12.2023
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Una certezza del prossimo Tour de France è che Tadej Pogacar non sarà la maglia bianca di Parigi. Dopo averne vinte quattro di fila, il corridore della UAE Emirates infatti diventerà grande e questo lascerà spazio, spazio pregiato, ad altri corridori.

Con Enrico Gasparotto, direttore sportivo della Bora-Hansgrohe, abbiamo cercato di capire chi potranno essere gli eredi dello sloveno, visto che con Cian Uijtdebroeks è chiamato in causa per quel che riguarda le maglie bianche. Il giovanissimo belga infatti ha detto che vorrà fare classifica al Giro e anche in Italia tra l’altro c’è un habitué della maglia bianca, Joao Almeida.

Enrico Gasparotto (classe 1982) è sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe dal 2022
Gasparotto (classe 1982) è sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe dal 2022
Enrico, a prescindere dai programmi, i nomi possibili per le prossime maglie bianche, sono parecchi: Ayuso, Evenepoel, Pidcock, Carlos Rodriguez, Arensman, Uijterbroecks, Buitrago, Zana, Martinez…

Se parliamo di Tour ne dico due e basta: Remco Evenepoel e Carlos Rodriguez. Loro sono senza dubbio i più papabili, anche perché non so se Ayuso andrà al Tour e anche se ci andasse cosa farebbe?

La UAE sarebbe concentrata su Tadej?

Esatto, ma penso anche alla Jumbo-Visma.

Cioè?

Per loro ripetere il 2023 sarà difficile e… lo sanno. Hanno una pianificazione decisa e precisa. Quest’anno punteranno sul Tour chiaramente, ma punteranno tanto anche sulle classiche. Vogliono un monumento, un Fiandre, una Roubaix, che ancora gli manca. In più non avranno Van Aert, né Van Hooydonck, due pedine fondamentali. Tornando al discorso dei giovani quindi, sarà un’occasione ancora più ghiotta per Pogacar. Ayuso sarebbe più bloccato. Mentre Remco o Carlos Rodriguez avrebbero più libertà. Credo che Carlos Rodriguez, quinto assoluto nel 2023 (secondo nella maglia bianca, ndr), sarà capitano della Ineos-Grenadiers.

Rodriguez più di Pidcock?

Per me sì, Pidcock ha anche le classiche in testa. Bisognerà vedere bene che programma farà e cosa vorrà veramente dal Tour. Ma non per questo dico che in ottica futura non possa migliorare. Tuttavia resto dell’idea che Rodriguez e Remco sono i primi due pretendenti alla successione della maglia bianca di Pogacar. E credo che Rodriguez abbia qualche possibilità in più.

Alla Vuelta si è assistito in parte allo scontro per la maglia bianca fra Evenepoel e Rodriguez
Alla Vuelta si è assistito in parte allo scontro per la maglia bianca fra Evenepoel e Rodriguez
Perché?

Perché Evenepoel non ha paura di attaccare e questo magari ad un certo punto del Tour potrebbe pagarlo, sia da un punto di vista tattico che fisico. Mentre Rodriguez è più un regolarista, corre in modo più tradizionale se vogliamo ed è in una squadra leader per le corse a tappe.

Come detto non sappiamo i programmi di tutti i ragazzi, ma poniamo che Ayuso vada in Francia. Non lo vedi un pretendente alla maglia bianca?

Numeri sulla carta sì, non si può certo dire di no, ne ha già vinte due alla Vuelta. Ma poi bisogna contestualizzare le situazioni e quando hai Tadej in squadra sono pochi gli obiettivi personali. Quest’anno è stata una particolarità: quando hanno capito che non avrebbero vinto il Tour hanno cercato di portare, riuscendoci, Adam Yates sul podio. Un risultato importante per la squadra, per i punti.

Chiaro…

In generale un po’ tutti i nomi che abbiamo fatto all’inizio sono validi ma poi, come ripeto, vanno contestualizzati nell’ambito della corsa e della squadra. Anche Buitrago può fare molto bene per esempio, ma non lo vedo all’altezza di un Remco o di un Carlos Rodriguez.

Questa estate Pidcock è stato 4° nella classifica della maglia bianca del Tour a 40′ da Pogacar. Pensate che il quinto, Skjelmose, era ad oltre 2 ore
Questa estate Pidcock è stato 4° nella classifica della maglia bianca del Tour a 40′ da Pogacar. Pensate che il quinto, Skjelmose, era ad oltre 2 ore
Sinceramente credevamo che dopo la presentazione del Giro, Remco cambiasse idea. Due crono, nessuna salita estrema. E’ ancora possibile in questo ciclismo della programmazione cambiare i piani a questo punto?

Onestamente il giorno dopo la presentazione del Giro d’Italia anche io ho pensato: «Remco cambia idea e verrà al Giro». E’ una corsa particolare: due crono lunghe e da specialisti. Quella di Desenzano nella prima parte è molto tecnica. Poi ci sono molte salite lunghe, quasi tutte oltre i 10 chilometri, ma nessuna scalata estrema tipo Zoncolan, Tre Cime o Mortirolo, salite da 8 all’ora. E quindi questa sua decisione un po’ mi ha stupito. Però Remco ha provato la Vuelta, ha provato il Giro e ci sta che voglia provare anche il Tour. Riguardo al cambio dei piani che dire: sono questi i mesi in cui team progettano le loro strategie e magari da qui a fine febbraio, quando i programmi saranno definiti, ci sarà qualche sorpresa.

Torniamo alla maglia bianca e all’ormai duello Rodriguez-Evenepoel: il percorso del Tour chi avvantaggia?

Bella domanda. Alla fine la tappa gravel non favorisce nessuno dei due. Li vedo in difficoltà entrambi e lì nessuno dei due, nello scontro diretto, uscirà da vincente o perdente. Poi sta alle capacità di recupero di entrambi. E questo non sarà facile, perché dovranno essere in forma sin dall’inizio. La partenza in Italia non sarà semplice e stare tre settimane piene al “top-top” non è così scontato. La maglia bianca andrà a chi non avrà giornate no.

Oltre a Remco e Carlos prevedi qualche sorpresa?

No, il Tour è talmente duro, difficile e complesso nella sua interpretazione che non c’è spazio per le sorprese.

Joao Almeida ha vinto la maglia bianca del Giro 2023. In realtà è la prima, ma in quattro partecipazioni al Giro l’ha indossata per oltre 30 giorni
Joao Almeida ha vinto la maglia bianca del Giro 2023. In realtà è la prima, ma in quattro partecipazioni al Giro l’ha indossata per oltre 30 giorni
Prima di congedarci, Enrico, un paio di domande anche sull’erede di Joao Almeida, spesso maglia bianca del Giro d’Italia: chi sarà? Voi tra l’altro avete un serio pretendente, Cian Uijtdebroeks.

Eh, ma non svelo i nostri programmi!

Ma lo ha dichiarato lui che sarà in Italia…

Non so rispondere con precisione, dipenderà da chi farà il Giro. Di certo Cian è valido per le corse a tappe. Quest’anno in quelle WordTour che ha fatto è sempre stato nella top ten. Ha il talento dalla sua parte e anche molte cose da migliorare. Forse in Italia ci potranno essere più sorprese e non solo per la maglia bianca. Avendo i grandi nomi al Tour, ci sarà una top ten molto incerta. Ad ora vedo molto bene Geraint Thomas. Riguardo ai giovani non è facile rispondere perché anche se i numeri del dislivello non sono paragonabili a quelli del 2022 e del 2023 e le tappe sono più corte, le insidie non mancano e il Giro resta difficile. Per esempio dopo le due crono c’è sempre l’arrivo in salita e il rischio è che qualcuno si possa svuotare nella crono. L’esperienza potrebbe fare la differenza.

Vista così e l’importanza delle crono, giochiamo la carta italiana e diciamo Antonio Tiberi.

Resto dell’idea che individuare un pretendente alla maglia bianca al Giro è davvero difficile.

Sobrero e la Bora, il sogno del Tour e il ciclone Roglic

13.11.2023
5 min
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MILANO – La nuova vita di Matteo Sobrero riparte dalla Bora-Hansgrohe. Il piemontese ha scelto di cambiare all’inizio dell’estate, in una di quelle fasi stonate della vita che ad ogni atleta è capitato di passare almeno una volta. Dopo le classiche lo attendeva il Giro, ma assieme alla squadra decise di non farlo. Non sarebbe potuto andare in altura e tirava da troppo tempo la corda: meglio recuperare e puntare sul Tour. Invece Sobrero al Tour non c’è andato e questa volta la scelta non è stata condivisa. Anzi, la cosa lo infastidì al punto che negli stessi giorni della Boucle, vinse una tappa al Giro d’Austria digrignando i denti. A quel punto si era già sparsa la voce che avrebbe cambiato squadra. Per chiudere il 2023, non gli restava che sfiorare una tappa della Vuelta e centrare il secondo posto anche nel Mixed Team Relay degli europei di Drenthe. E poi, chiusa la pagina e consumate le corroboranti ferie colombiane, è arrivato il momento di guardare al prossimo anno.

«Siamo già al 2024 – racconta mentre intorno sta per andare in scena il Giro d’Onore della FCI – e si riparte con una nuova maglia. La decisione di cambiare è una storia lunga. Da una parte mi dispiace, perché nei due anni alla Jayco-AlUla mi sono trovato benissimo e credo che per loro sia stato lo stesso. Sono cresciuto molto e cambiare non è stato facile, anche se sono contento della decisione. Ho già fatto un ritiro con la Bora, anzi prima uno in Germania, poi in Austria. E prima di andare in vacanza, sono andato anche a Morgan Hill, da Specialized, per fare i test in galleria del vento…».

L’incontro con Sobrero si è svolto al Giro d’Onore, al Teatro Manzoni di Milano (foto Borserini/FCI)
L’incontro con Sobrero si è svolto al Giro d’Onore, al Teatro Manzoni di Milano (foto Borserini/FCI)
Nel 2022 eri un uomo da corse a tappe, nel 2023 sei passato alle classiche non avendo ancora la solidità necessaria per i grandi Giri. Alla Bora avrai una direzione più precisa?

Diciamo che uno degli scopi principali sarà quello di offrire supporto nei grandi Giri. Invece avrò un po’ di libertà nelle corse a tappe di una settimana o le corse di un giorno in primavera. Non mi mancheranno le occasioni di correre per me. E poi dovremo vedere se farò Giro o Tour, perché non lo so ancora.

Quando hai firmato, l’arrivo di Roglic non era nei piani. Cosa significa l’arrivo in squadra di uno così?

Onestamente sono contento, perché è un valore aggiunto alla squadra. E’ meglio averlo con noi, che come rivale. Anche per me, poter lavorare in un grande Giro per un capitano così, è una grande soddisfazione e uno stimolo in più.

Il 5 luglio, a Steyr, Sobrero vince una tappa al Giro d’Austria: è la sua rivincita sull’esclusione dal Tour
Il 5 luglio, a Steyr, Sobrero vince una tappa al Giro d’Austria: è la sua rivincita sull’esclusione dal Tour
I test in galleria del vento a Morgan Hill significano che si torna al primo amore della crono?

Questo mondo mi ha sempre appassionato e sono stato sempre curioso di vedere dove si possa migliorare. Siamo andati già in California per vedere a che punto fossi, come migliorare i materiali, l’abbigliamento, il casco e tutto il resto. Non punterò sulle cronometro come uno specialista puro, bisogna sempre difendersi. E in una specialità come la crono, se ti fermi, sei perduto.

Avrai in ammiraglia Enrico Gasparotto, che è stato anche tuo compagno di squadra ai tempi della NTT Pro Cycling, che effetto fa?

Particolare, anche perché mi bacchettava già prima da compagno di squadra, perché lui era il vecchio e io ero il giovane. Non ho dubbi che adesso continuerà a bacchettarmi, quindi diciamo che non cambia niente, anche se di base c’è una bella amicizia.

Gasparotto e Sobrero sono stati compagni nella NTT Pro Cycling. Ora si ritrovano alla Bora: tecnico e atleta (foto Instagram)
Gasparotto e Sobrero sono stati compagni nella NTT Pro Cycling. Ora si ritrovano alla Bora: tecnico e atleta (foto Instagram)
Che cosa ti sembra del nuovo ambiente?

Mi sembrano molto organizzati, molto precisi su tutto. Però fino a quando non comincerà la vera stagione sarà difficile dirlo, però per il momento ho un’ottima impressione.

Hai già un’idea del programma? Da dove comincerai?

Non so ancora nulla, perché diciamo che l’arrivo di Roglic in squadra ha un po’ scombussolato tutti i programmi. Hanno deciso di riaprirli praticamente tutti, sicuramente non è semplice. A dicembre nel primo ritiro, saprò quello che farò. Sicuramente non comincio in Australia, questo mi sento di dirlo.

La vittoria della crono finale del Giro 2022 a Verona è una delle perle di Sobrero, ottenuta collaborando con Pinotti
La vittoria della crono finale del Giro 2022 a Verona è una delle perle di Sobrero, ottenuta collaborando con Pinotti
Alla Jaico-AlUla lasci Pinotti con cui hai fatto dei grandi progressi, chi si prenderà cura di te alla Bora?

Ho trovato Paolo Artuso, con cui ho già parlato e con cui mi sono trovato parecchio. Mi dispiace lasciare Pinotti, però d’altra parte sono contento di aver trovato uno come Paolo che mi sembra molto preparato.

Quest’anno il Tour è stato un boccone andato di traverso. E’ fra i desideri del prossimo anno?

Mi piacerebbe farlo. Entrambi, sia il Giro che il Tour passano dal Piemonte. Il Tour che passa dal Piemonte e per giunta vicino casa mia penso sia una cosa che non capita mai (sorride come un bimbo davanti al paese dei balocchi, ndr). Quindi partecipare è un bell’obiettivo, ma capisco anche che con l’arrivo di Roglic potrebbe essere più difficile. Bisogna fare una squadra compatta e poi vediamo come andranno le cose.

Fra i due litiganti spunta Roglic? Il pensiero di Gasparotto

01.11.2023
6 min
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Le recenti parole di Pogacar: al Tour non sarà più Jumbo contro UAE, ma ci sarà anche la Bora con Roglic. Le memorie del Giro 2019: Nibali e Roglic super favoriti che si marcano e alla fine vince Carapaz. Allora ci siamo chiesti se proprio Roglic non possa diventare il terzo incomodo fra Pogacar e Vingegaard, approfittando del fatto che il peso della corsa come al solito sarà tutto loro. E chi meglio di Enrico Gasparotto può guidarci in questa sorta di chiacchiera da bar, poggiata però su elementi molto concreti? Il friulano al momento si trova a Lugano. Dal primo ritiro della Bora-Hansgrohe a Soelden è iniziata la fase della programmazione, che lo vede coinvolto in prima persona e andrà avanti per tutto novembre.

Gasparotto è dal 2022 alla Bora-Hansgrohe, anno in cui vinse il Giro con Hindley (foto matthispaul)
Gasparotto è dal 2022 alla Bora-Hansgrohe, anno in cui vinse il Giro con Hindley (foto matthispaul)
Avete una squadra pazzesca, con Hindley, Vlasov, Kamna, Higuita e Uijtdebroeck cui si aggiunge Roglic. Potrete essere il terzo incomodo?

Dipenderà da come andrà Primoz prima del Tour de France. Ovviamente ha vissuto tutta la sua carriera nello stesso ambiente, quindi gli automatismi dopo tanti anni hanno sempre funzionato alla grande. Quindi credo che, nonostante “Rogla” sia un compagnone che riesce a farsi voler bene dal gruppo, anche lui dovrà capire i compagni e i compagni dovranno capire di cosa ha bisogno. Le gare che farà prima del Tour serviranno anche a questo. Quindi io presumo che magari possa arrivare al Tour vincendo meno del solito, proprio per queste dinamiche e non perché lui vada più piano.

Un necessario periodo di adattamento?

Quando si cambia ambiente dopo tanti anni, ci metti sempre un po’ perché tutto vada nella maniera migliore. Se poi saremo il terzo incomodo, vorrà dire che c’è qualcosa da migliorare e siamo pronti per farlo. Se saremo uno dei due litiganti, vorrà dire che l’avvicinamento al Tour è stato perfetto.

Per abitudine di squadra sarà meglio arrivare al Tour sotto traccia o gonfiando il petto?

Se la domanda la fate a me, io ho sempre preferito andare ai grandi appuntamenti con un profilo basso, preferendo semmai sorprendere positivamente. Magari dentro di me sono convinto delle potenzialità dei corridori, ma prima di fare grandi proclami, c’è la legge della strada che dà i suoi verdetti. Comunque sulla carta Pogacar e Vingegaard hanno più esperienza di corse con i loro compagni, conoscono l’ambiente in cui sono e tutto questo torna utile al Tour de France. Lo vince uno solo, ma l’importanza della squadra si è vista. Insomma, basso profilo e poi vediamo come va.

Giro d’Italia 2019: Nibali e Roglic si marcano stretto e alla fine la maglia rosa la conquista Carapaz
Giro d’Italia 2019: Nibali e Roglic si marcano stretto e alla fine la maglia rosa la conquista Carapaz
Sarà Primoz a doversi adattare alla squadra o viceversa?

Credo sia 50 e 50. Ogni leader ha il suo carattere e il suo modo di correre, quindi la squadra si deve adattare alle sue esigenze. Un esempio banale: Hindley ama correre sempre nelle prime posizioni del gruppo. E’ la sua indole, l’ha sempre avuta e ha chiesto ai compagni di aiutarlo. Quest’anno al Tour ci abbiamo messo un po’ di giorni prima che si adattassero a Jai, perché non avevano corso abbastanza gare in avvicinamento insieme a lui. Perché avevamo tanti ragazzi che hanno fatto il Giro e poi anche il Tour. Queste sono dinamiche importanti, che riguardano per metà il capitano e per metà la squadra.

Quando nascerà il gruppo Roglic?

E’ ovvio che noi in testa abbiamo già qualche idea. Questo è il periodo delle programmazioni, quindi abbiamo già delineato la nostra idea. Deciderà la squadra il momento in cui verrà resa pubblica. Il fatto che debba nascere un gruppo di lavoro è una necessità oggettiva. Cercheremo di farli correre quanto più possibile insieme, in base alle esigenze dei percorsi e in base alle esigenze dei ragazzi. Da un certo momento in poi, se ci sarà da correre assieme, si correrà assieme. Però è chiaro che le varie situazioni saranno progettate, analizzate e messe in funzione step by step, gara dopo gara.

Primoz sa essere spettacolare, mentre a volte aspetta la volata perché sa di avere un grande spunto. Nell’ottica di capovolgere un Tour, sono doti che funzionano?

Credo che nell’ultimo anno e mezzo abbia fatto un salto in avanti a livello tattico. Nelle gare dove c’ero io, per esempio alla Tirreno, mi ha colpito il giorno dell’arrivo in salita a Sassotetto con tanto vento. Lui ha corso molto in coda, consapevole di avere probabilmente una gamba atomica o comunque di essere sul pezzo. Ha corso in maniera intelligente anche al Lombardia, dove per sua stessa ammissione non si sentiva al top. Ha lasciato sfogare gli altri, ha lasciato loro tutto il lavoro, ha sempre corso di rimessa. Ha fatto uno sforzo unico per rientrare anziché rincorrere tutte le volte e alla fine ha fatto ancora il podio dietro Pogacar e Bagioli. Invece all’Emilia, quando è andato non l’hanno più preso.

Sa adattarsi alle situazioni?

Va in base alle sensazioni che ha in corsa. Ed è chiaro che lo spunto veloce sia a suo favore, quindi è normale che cerchi di usarlo nel miglior modo possibile. Ma alla fine, sono le situazioni di corsa che decidono la maniera migliore di correre.

Tu l’hai trovato migliorato tatticamente, alla stampa appare più solare e meno chiuso…

Questo onestamente non l’ho percepito. Ho smesso da poco e quando ero da solo sul Teide, c’era sempre anche lui, quindi bene o male con me è sempre stato molto aperto. E’ chiaro che più passano gli anni, più vinci e più diventi consapevole dei tuoi mezzi e acquisisci serenità. Le tante attenzioni dei media significano anche avere tante domande a volte scontate. E’ raro trovare giornalisti di ciclismo che facciano domande a cui noi non siamo pronti a rispondere. Mi metto dentro anche io come ex corridore. Alla fine più o meno sono sempre quelle, cosa vuoi che ti dicano?

Vlasov e il manager Ralph Denk: il contratto del russo scade nel 2024, ma potrebbe essere una spalla per Roglic
Vlasov e il manager Ralph Denk: il contratto del russo scade nel 2024, ma potrebbe essere una spalla per Roglic
Hai saputo che arrivava all’ultima ora oppure era un obiettivo che si è concretizzato in extremis?

E’ stata totalmente una cosa dell’ultima ora. Credo che primi contatti siano iniziati davvero tardi. Sono stato coinvolto per parlare dell’arrivo di nuovi corridori e il problema più grande era il budget, quindi non ho mai immaginato che potesse succedere una cosa del genere. Evidentemente, come si è letto sui media, è nato tutto dopo la Vuelta ed è stato molto veloce. Non è servito molto tempo per decidere. Onestamente non sono abituato a tutti questi movimenti a fine stagione di gente che ha già un contratto e cambia squadra. 

E’ ipotizzabile, visto lo schema di lavoro della Jumbo, che Hindley o Vlasov vadano al Tour a lavorare per Roglic?

A questo ora non riesco a rispondere. Di sicuro, i ragazzi avranno le loro possibilità. Hindley, Vlasov e Kamna hanno il contratto in scadenza nel 2024, quindi ci sentiamo in obbligo di dare a tutti la possibilità di emergere, senza chiudergli le ali solamente perché c’è Primoz. Lui sicuramente è un corridore vincente, visto che nel 2023 ha vinto 15 gare e la Bora, senza campionati nazionali, ne ha vinte 17. Si capisce che è su un livello superiore, però è anche giusto dare spazio ai ragazzi che abbiamo.

Anche perché non c’è solo il Tour…

Non è un segreto che la Bora-Hansgrohe non sia abituata ad arrivare decima nel ranking. Sono sempre stati fra le prime cinque o sei, ma facendo l’analisi di quest’anno, purtroppo ci sono mancati i risultati degli atleti di punta. Dobbiamo ripartire da questa analisi e far sì che quando i ragazzi fissano un appuntamento, siano in grado di competere per una top 5. Credo che abbiano il talento per farlo.

Sobrero e Bora: con Gasparotto all’origine della scelta

20.08.2023
5 min
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Con il mercato che già ci proietta mentalmente alla prossima stagione è facile iniziare a pensare e valutare i vari acquisti. Uno dei più importanti, per il ciclismo italiano, e non solo, è l’arrivo di Matteo Sobrero alla Bora-Hansgrohe. Un cambio importante, che ha aperto a tante considerazioni, ma cosa avranno in mente dal team tedesco per il nostro Sobrero? Lo chiediamo a Enrico Gasparotto, diesse della Bora che in queste ultime stagioni si è fatto apprezzare per idee e audacia in ammiraglia. 

Le qualità da diesse hanno portato Gasparotto a guidare la Bora anche al Tour nel 2023
Le qualità da diesse hanno portato Gasparotto a guidare la Bora anche al Tour nel 2023

Meritato riposo

Gasparotto in questi giorni è a casa, dopo il Tour si gode un po’ di meritato riposo. Intanto pensa alle corse future che lo attendono in ammiraglia: Eneco Tour, Plouay, Canada e poi il finale di stagione in Italia. 

«Dopo Giro e Tour – racconta – ho fatto rispettivamente un mese di pausa per volta. Era la prima volta che lo facevo, sinceramente lo preferisco, perché si ha più tempo per staccare e riposare. Delle ultime gare Il Lombardia sarà la più importante. L’anno scorso Sergio (Higuita, ndr) ha fatto bene, arrivando quarto. Peccato perché il podio era a portata di mano, sarebbe bastato prendere in testa il Civiglio. Anche Plouay e Canada avranno il loro peso, visto che sono delle WorldTour, e come team internazionale teniamo sicuramente a far bene. Come teniamo a far bene ovunque in realtà…»

Sobrero tra il 2021 e il 2022 si è confermato uno dei profili più interessanti nelle prove contro il tempo
Sobrero tra il 2021 e il 2022 si è confermato uno dei profili più interessanti nelle prove contro il tempo
Facciamo un passo di lato, che concetto c’è dietro l’arrivo di Sobrero?

Lo conosco dal 2020, quando correvamo insieme in NTT. E’ maturato tanto in questi anni e ho avuto spesso modo di confrontarmi con lui. A crono tra il 2021 e il 2022 ha fatto vedere grandi cose, in più è migliorato tanto in performance e numeri. 

Ha dimostrato di poter far bene…

Una nota positiva è quella mostrata all’Amstel e ai Paesi Baschi, sulle salite corte è andato forte. E’ cresciuto molto nelle salite e nelle gare di un giorno, e poi ha delle ottime abilità: sa stare in gruppo, limare… Sono qualità che abbiamo preso tanto in considerazione. 

Che ruolo potrà ricoprire quindi da voi?

Analizzando i file di potenza e prestazioni abbiamo notato degli ulteriori margini di miglioramento. Specialmente nelle salite lunghe e questa chiave per la Bora è importante, siamo una squadra incentrata sulle grandi corse a tappe. Per questo cerchiamo corridori che possano supportare al meglio i nostri capitani. Sobrero ha esperienza, avendo già corso a supporto di Simon Yates. 

Sobrero ha vinto la sua prima corsa in linea da professionista al Giro d’Austria, nel mese di luglio, un bel segnale
Sobrero ha vinto la sua prima corsa in linea da professionista al Giro d’Austria, nel mese di luglio
Quindi gli spetterà un ruolo principalmente di supporto?

Nei grandi Giri sì. Ma il suo apporto come persona è di supporto a 360 gradi, nel senso che quando ha libertà, sa prendersi le dovute responsabilità. E’ forte a crono e in salita, e corse gare di una settimana questa è una caratteristica davvero importante. Nelle gare delle Ardenne lo ha dimostrato, facendo bene fin dalla sua prima apparizione, quest’anno. 

Ha fatto vedere buone cose in questo 2023…

Ha dato continuità ai risultati dello scorso anno. Ai Baschi è stato continuo, è uscito di classifica in una giornata non felice per lui. All’Amstel ha fatto bene ugualmente, io c’ero. Ha bucato in un punto davvero brutto, altrimenti sarebbe stato tranquillamente nel primo gruppo. 

Un Ferragosto alternativo per Sobrero, passato al Rifugio Oberto Maroli insieme all’amico Ganna (foto Instagram)
Un Ferragosto alternativo per Sobrero, passato al Rifugio Oberto Maroli insieme all’amico Ganna (foto Instagram)
Che rapporto avete, visto che lo conosci da tanto?

Oltre all’anno in cui abbiamo corso insieme, il 2020, abbiamo fatto anche un ritiro insieme in altura prima dei mondiali di Imola. In più compro il vino dai suoi genitori (dice ridendo, ndr). Già tempo fa ho avuto modo di dirgli che ha un bel potenziale e che se avesse dato conferma delle sue qualità avrebbe attirato su di sé tante attenzioni. Anche al di fuori del discorso Bora, sono contento sia arrivato da noi.

Di recente ha anche vinto la sua prima corsa in linea.

E’ stata una bella dimostrazione, importante per lui e per le sue qualità. Essere ripagato dei propri sacrifici con una vittoria per un corridore è benzina in più. Sono emozioni che ti possono portare a diventare un vincente. Un’altra cosa importante.

La prima volta nelle Ardenne per Sobrero non è andata male, sicuramente tornerà e ci riproverà
La prima volta nelle Ardenne per Sobrero non è andata male, sicuramente tornerà e ci riproverà
Dicci.

Lui è un grande cronoman. E abbiamo visto che ASO ha reinserito la cronometro a squadre nelle sue corse. Non è da escludere che possa tornare anche al Tour de France. E’ una considerazione che in squadra abbiamo fatto nel momento in cui abbiamo scelto il suo profilo. 

Vi siete già sentiti?

Ci siamo scambiati giusto qualche messaggio, ma niente di più. Lui è in ritiro con Ganna, dovrebbe fare la Vuelta. E’ giusto che si concentri sul finale di stagione con la Jayco-AlUla. Ci sarà tempo di incontrarci e parlare, fin dal team building che ogni anno facciamo a fine stagione con i ragazzi vecchi e nuovi.

Bora al Tour con due debuttanti: Hindley e Gasparotto

19.06.2023
5 min
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Prossima fermata il Tour. Enrico Gasparotto è appena rientrato da una settimana di vacanze in Grecia con sua moglie Anna, anche se gli ultimi tre giorni non sono stati come se li aspettava. La morte di Gino Mader lo ha colpito molto da vicino. I due erano molto uniti. Avevano diviso la stanza alla Vuelta del 2020, erano stati compagni di nazionale agli europei di Trento e lo svizzero è stato uno dei pochi corridori ospiti per cena a casa del friulano. Aver vissuto la tragedia a così tanti chilometri e assieme a sua moglie gli ha permesso di metabolizzarla meglio: se fosse stato anche lui in Svizzera, probabilmente ora non avrebbe neppure la forza di parlarne. L’obiettivo del discorso è tuttavia il Tour, in cui Enrico debutterà sull’ammiraglia, al pari di Hindley che ci metterà per la prima volta le ruote.

Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Che tipo di sensazioni hai su Hindley e il suo avvicinamento al Tour?

La formazione ufficiale la stanno decidendo in queste ore, non è ancora tutto deciso. Di certo andiamo sia con uno sprinter sia con Jai Hindley, che ovviamente avrà ambizioni di classifica. Ha puntato tutto sul Tour, ha avuto un avvicinamento in costante crescita, simile a quello del Giro 2022. La programmazione è stata abbastanza soft a inizio anno, per andare poi in crescendo. Tra gare, ritiri in altura e ancora gare, credo che le performance al Delfinato abbiano dato dei segnali positivi (in apertura, l’australiano terzo sul traguardo della Croix de Fer, ndr).

Obiettivo podio?

Siamo tutti realistici e lui anche più di noi. Vingegaard e Pogacar probabilmente sono di un altro livello, però credo che dietro di loro ci sia una bella lotta alla pari per quello che resta. Quindi bisogna inserirsi e credo che questo sia l’obiettivo primario per Jai.

Higuita, altro uomo per il Tour, è passato per il Giro di Svizzera (qui con Fabbro)
Higuita, altro uomo per il Tour, è passato per il Giro di Svizzera (qui con Fabbro)
La Groupama lascia a casa Demare per puntare al podio, voi portate il velocista. Chi ha ragione?

L’esperienza del Giro 2022 è abbastanza significativa, no? Kamna ha vinto la quarta tappa sull’Etna e ha portato molta tranquillità e serenità all’ambiente. Quest’anno siamo partiti al Giro per far classifica con Vlasov e Kamna, quindi concentrandoci solo su quello. Vedendo però che al Tour ci sono potenzialmente otto sprint, è normale che l’idea sia stata quella di dividere la squadra in due. Non sta a noi fare la corsa in montagna, perché si è visto dallo scorso anno che se ne fanno carico la Jumbo e la UAE. Se hai le forze per stare con loro il più a lungo possibile, riesci ad arrivare al podio. Detto questo e volendo dare un supporto al velocista, porteremo 2-3 uomini in più, che gli siano d’aiuto nei finali affollati.

Corridori che all’occorrenza lavoreranno anche per Hindley?

Certo. Possono aiutare Jai, a lui non togliamo niente. L’anno scorso abbiamo fatto la stessa cosa, portando Sam Bennett, con Vlasov che alla fine ha chiuso al quinto posto.

Hindley arriva al Tour dopo due blocchi di corse e altura: un percorso simile a quello del Giro 2022
Hindley arriva al Tour dopo due blocchi di corse e altura: un percorso simile a quello del Giro 2022
Il Tour si presta a invenzioni tattiche di qualche tipo?

Parto per la Francia completamente inesperto, perché da corridore il Tour l’ho fatto una sola volta e da direttore mai. Le dinamiche non sono quelle del Giro, quindi anche per me è un’esperienza nuova. Era lo stesso lo scorso anno al Giro come direttore, però se non altro il Giro lo avevo corso 10 volte da corridore. In Francia non sarò il tecnico responsabile, andrò in appoggio. Il Tour di quest’anno parte subito cattivo, già dopo 5 giorni potrebbero essere tutti al loro posto e questo toglie l’inventiva. Se prendi una randellata in avvio, poi è difficile inventarsi qualcosa.

Perché? Non si può studiare il percorso e provare?

Pogacar e Vingegaard hanno dimostrato sul campo quanto sono forti, perciò c’è in tutti la voglia di capire a che punto siano rispetto a loro. E questo frena gli slanci, diciamo così. I sopralluoghi li hanno fatti gli altri direttori. Dopo il Giro dei Paesi Baschi, sono rimasti a fare ricognizioni con tanto di video e prova percorso. Poi i ragazzi sono andati in ritiro a Tignes e sono ancora in altura, approfittando della vicinanza delle tappe alpine. Le hanno fatte in bici prima e dopo il Delfinato. Gli scalatori torneranno giovedì dall’altura, invece con gli sprinter abbiamo fatto un ritiro a parte.

Al Delfinato, Hindley ha corso finché ha potuto al pari di Vingegaard e Yates, chiudendo quarto
Al Delfinato, Hindley ha corso finché ha potuto al pari di Vingegaard e Yates, chiudendo quarto
Eppure, dopo la tappa di Torino 2022, tutti si aspettano da te l’invenzione. E’ una pressione che avverti?

Me la sono sentita al Giro, perché già prima della tappa di Bergamo mi venivano fatte più domande del solito. E’ anche vero che certe cose puoi farle nel momento in cui hai la possibilità e gli uomini giusti. Durante le mie ricognizioni, ho sempre sognato che la tappa di Forno di Zoldo fosse l’ideale per fare un gran danno e vedendo come è andata, me ne sono convinto anche di più. Ma noi non avevamo già più Vlasov e Kamna era in fase calante. Al Tour non so cosa si potrà fare. Bisognerà vivere alla giornata e sperare di avere gli uomini in condizione…

Gasparotto su Denz: «Ci ha tolto le castagne dal fuoco»

24.05.2023
5 min
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SABBIO CHIESE – Nico Denz, vincitore di due tappe, ha salvato finora il Giro d’Italia della Bora-Hansgrohe. A Rivoli ha battuto Toms Skujins, a Cassano Magnago due giorni dopo ha bruciato Derek Gee. Il suo direttore sportivo Enrico Gasparotto ne parla con gli occhi che brillano, un po’ per le vittorie e un po’ per la capacità del tedesco di motivare i compagni.

«Penso che Nico sia una delle rivelazioni di questo Giro – spiega il tecnico friulano – perché pur essendo venuto per aiutare i nostri leader, è uno che si iper-motiva facilmente e riesce a trasmettere questa positività e questa grinta ai compagni. L’ho visto subito. Alla Valenciana, che era la prima gara con tutto il gruppo del Giro. Stessa cosa alla Tirreno. A Lido di Camaiore ha fatto la crono che c’erano ancora le pozze d’acqua sulla strada ed è andato forte, senza pensare di farla a tutta. E’ andato bene anche al Romandia. Nico è l’esempio di come anche i luogotenenti possono venire fuori bene se seguono un approccio al Giro d’Italia uguale a quello dei leader, fra l’altura e tutto il resto…». 

Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Gasparotto, qui con Jungels, è il tecnico che nel 2022 ha vinto il Giro con Hindley
Ti aspettavi che dopo aver lavorato, fosse così vincente?

Ci ha tolto le castagne dal fuoco, perché perdendo Alex Vlasov che era il nostro capitano, è ovvio che fossimo un po’ persi e vincere due tappe per noi è stato tanta roba. E poi sono contento anche per lui, perché nella crono di Cesena mi ha chiesto di farla a tutta per provare a misurarsi e io gli ho detto di no.

Perché?

Perché il Giro era ancora lungo. Lui non è stato contento, ma ha l’ha accettato perché è una persona seria che non si fa troppi problemi. E’ uno con cui si parla facilmente, però ho visto che ha accusato il colpo. E’ vero quello che ha detto nelle interviste, in realtà io avevo detto a Bob Jungels e a Konrad di andare in fuga, non a lui. Però non vedeva l’ora di trovare un varco e nel momento in cui Bob è stato onesto e ha detto alla radio che non stava bene, Nico ha colto l’occasione al volo. Questo è il bello di avere un team coeso.

E per ora ne ha vinte due…

Nella prima tappa che ha vinto, è stato il più forte. Nella seconda è stato forte, ma anche il più scaltro.

Si poteva immaginare un passaggio così facile da gregario a cacciatore di tappe?

Lo ha dimostrato l’anno scorso al Tour de Suisse, non è una novità che sappia vincere dopo una fuga. E’ chiaro che in avvio avevamo il grande obiettivo del podio a Roma, quindi ogni cosa era in funzione di quello. Per cui abbiamo chiesto a tutti di dimenticare gli obiettivi personali, ma resta che Denz sia una persona ambiziosa. Lui ha sempre avuto il sogno di venire in un grande Giro e vincere una tappa, questo è sempre stato il suo scopo, quello che lo spinge.

E’ uno che partecipa alle riunioni? Parla davanti ai compagni?

Fa assolutamente gruppo ed è uno che si esalta sempre. Motiva gli altri e anche se a volte esagera, meglio averne così che un team di gente depressa, no?

Vincere una tappa al Giro era il suo scopo: ora lo ha doppiato
Vincere una tappa al Giro era il suo scopo: ora lo ha doppiato
Come avete festeggiato dopo le vittorie?

I ragazzi non hanno fatto niente di speciale. Invece per quanto riguarda lo staff, la sera ce la siamo goduta di sicuro (Gasparotto ride, ndr).

Senza Vlasov è cambiato il vostro Giro e forse è sparito un possibile attaccante?

Voi giornalisti continuate a parlare della necessità di attaccare, forse perché la vedete anche da fan del ciclismo, che vorrebbero sempre una guerra tra i grandi corridori. Però bisogna contestualizzare il discorso. Ieri è iniziata l’ultima settimana dove ci sono 5.000 metri di dislivello ogni giorno. C’è mezzo gruppo malato e un’altra fetta col sistema immunitario compromesso che rischia di ammalarsi. L’obiettivo di tutti è vincere il Giro, il fatto che tutti corrano in modo conservativo ne è la conseguenza.

In entrambe le occasioni di vittoria, Denz ha saputo gestire le forze con lucidità
In entrambe le occasioni di vittoria, Denz ha saputo gestire le forze con lucidità
Ci sta che i primi si siano preservati, ma quelli alle loro spalle che cosa hanno aspettato per giorni?

Secondo me questo Giro sarà come una grigliata, perché il primo sole ha iniziato a cuocerli. Si poteva pensare che sul Bondone succedesse qualcosa, ma giovedì e venerdì saranno due giorni decisivi. Le Tre Cime di Lavaredo saranno come il Fedaia nel 2022.

Pensi che Vlasov avrebbe smosso la corsa?

Credo che avrebbe corso come gli altri, perché alla fine non serve a molto stare a scannarsi. Se avessimo avuto lui e Kamna in condizione, io vi dico che ho in testa le mie idee pazze, però non ci sono, come fai?