Hindley e la Bora, un altro piano ben riuscito

05.07.2023
6 min
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Ciccone ha un diavolo per capello. Poco oltre, l’altro abruzzese (adottivo) di giornata non sta nella pelle, per la tappa e la maglia. Jai Hindley ha dato uno scossone al Tour e dietro di lui un altro colpo durissimo l’ha mollato Vingegaard a Pogacar. Rispetto ai vecchi Tour delle prime sette tappe piatte come la noia, questa quinta tappa si è portata decisamente avanti.

Mai niente per caso

In casa Bora-Hansgrohe si fa festa, sia pure con garbo, perché la storia promette di essere ancora lunga. In attesa che Hindley si racconti o trovi quantomeno le parole per farlo, dall’ammiraglia della squadra tedesca scende Enrico Gasparotto. Vero che al Tour c’è venuto per stare sulla seconda e per giunta da debuttante, ma quando c’è di mezzo “il Giallo”, qualcosa succede sempre. Anche che vada via una fuga di 35 piena di uomini forti…

«Nella vita – sorride – non succede mai niente per caso. Bisogna sfruttare l’opportunità, farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. A un certo punto dopo 10 chilometri Pogacar ha fatto chiudere su una fuga di corridori che non erano pericolosi ai fini della classifica. Ci siamo stupiti noi in macchina e anche i ragazzi in corsa, abbiamo pensato di non capire più nulla di ciclismo. E a quel punto infatti è nata una fuga di 35 corridori. Jai e Buchmann erano già davanti, perché a Jai piacere correre in testa, mentre la Jumbo-Visma ha lasciato il lavoro in mano alla UAE Emirates.

La presenza di Hindleyt nella fuga è stata frutto della sua concentrazione, l’attacco era per vincere

«Detto questo – prosegue Gasparotto – ho trovato strano anche io che abbiano lasciato andare Hindley, che ha vinto un Giro e in un altro ha fatto secondo, boh! Ci siamo chiesti, in ammiraglia con Rolf Aldag, se fermando Jai la fuga sarebbe andata, però c’era anche Ciccone che era in classifica e voleva vincere la tappa. Noi eravamo in tre, come pure la Lidl e alla fine, sacrificando Konrad e con il lavoro della Ag2R, la fuga è andata. Poi, quando Hindley è partito, aveva in testa la tappa e la maglia. Sta bene, ha fatto la ricognizione, conosce le strade e questo aiuta come sempre…».

Ciccone mastica amaro

Secondo all’arrivo, Ciccone mastica amaro. Le telecamere hanno captato il suo disappunto: di quelle parole che si dicono dopo il traguardo, prima che qualcuno ti faccia il riassunto e tu capisca come stanno le cose.

« C’è stato un errore di comunicazione – dice a denti stretti – perché nella tabella dell’organizzazione ho letto 25 secondi, invece quello era il distacco da Felix Gall. Pensando che il distacco da Hindley fosse così basso, ho creduto di poter collaborare con Vingegaard, invece la squadra sapeva che Hindley era più lontano e non aveva senso inseguire. Jonas chiedeva collaborazione perché sapeva che tirando potevamo giocarci la tappa, ma il nostro leader era nel gruppo con Pogacar. Non potevo aiutarlo».

Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard
Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard

«Onestamente – riprende Giulio – mi aspettavo di stare un po’ meglio sull’ultima salita, invece ho pagato tutti gli sforzi fatti prima. Però abbiamo fatto una bella tappa e pensiamo a recuperare, perché domani ce n’è un’altra, ancora più dura. Si sapeva che oggi sarebbe stata una giornata strana, perché con una partenza così veloce poteva succedere di tutto. Non mi aspettavo una fuga così numerosa e soprattutto così di qualità. Alla fine è stata una giornata corsa a tutto gas e le sensazioni non sono state male. Le gambe ci sono, la testa è bella dura, quindi ogni giorno proverò a fare qualcosa».

Pogacar si nasconde

La delusione ha facce diverse. Perciò, quando Pogacar passa il traguardo e va a fermarsi vicino agli uomini del UAE Team Emirates, il suo proverbiale sorriso cede il posto a perplessità. I tanti ragionamenti sul fatto di avere in Adam Yates un capitano alternativo poggiavano su una consapevolezza fondata? Oppure l’incapacità dello sloveno di rispondere potrebbe far pensare davvero a una giornata storta? Altrimenti come si spiegherebbe il tanto tirare dei giorni scorsi?

L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro
L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro

«Delusione è la parola giusta – dice Pogacar – ma sono più triste nel sentire che la mia ragazza è caduta al Giro e forse ha una commozione cerebrale. Intendiamoci, è triste anche aver perso un minuto contro Jonas. Quindi bisgnerà andare avanti giorno per giorno. Penso si sia accorto che non stessi andando troppo bene in salita e così ha cercato di attaccare. Non ho potuto seguirlo perché oggi era più forte. Io invece ero al limite, sicuramente negli ultimi due chilometri di salita. Spero in gambe migliori per domani e penso che si raddrizzerà. C’è ancora molta strada e mi sento bene e questa è la cosa più importante della giornata».

Il morso di Vingegaard

Vingegaard e il suo sguardo lampeggiante si sono spenti una volta sceso dalla bici. La grinta e quei denti a punta che scopre nel momento di massimo sforzo, cedono ora il posto al ragazzo che ragiona e poi parla.

«Il piano per questa tappa – dice il danese – era avere un paio di compagni nella fuga, ma poi sono diventati tre: Laporte, Van Aert, Benoot. Non era tanto per piazzarne uno all’arrivo, quanto per riuscire a salvarci: pensavamo che non fosse la tappa ideale per me. Invece quando abbiamo iniziato l’ultima salita ho sentito di avere buone gambe così ho detto a Kuss di passare davanti. Lui l’ha fatto e ho deciso di attaccare. Prima del via ne avevamo parlato e non pensavamo che fosse uno scenario possibile, piuttosto era più facile prevedere che uno dei ragazzi in fuga vincesse la tappa e per noi sarebbe stato davvero lo scenario dei sogni.

«Invece è successo tutto l’opposto. Io ho attaccato e Tadej non ha risposto. Mi sono meravigliato. Ho voluto metterlo alla prova, perché sentivo buone gambe e sono molto contento di quello che ho ottenuto. Un minuto guadagnato è un buon margine, ma so che lui non si arrende mai. Sarà una battaglia tutti i giorni fino a Parigi. E bisognerà tenere d’occhio Jai Hindley».

L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus
L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus

Il presente e il futuro

Intanto Hindley scende dal palco vestito di giallo, poco più di un anno dopo aver conquistato la maglia rosa. Il Tour è iniziato da appena cinque giorni: pensare sin da adesso di difendersi sarebbe da incoscienti.

«Oggi prima di partire – sorride ancora Gasparotto – ho fatto una battuta. Ho detto: “Viviamo il presente con un occhio futuro”. Nei grandi Giri è bene vivere giorno dopo giorno, può succedere qualsiasi cosa. Il nostro Tour non sarà negativo, quindi siamo già contenti di questo. Poi se staremo bene, è fuori dubbio che battaglieremo sino alla fine. Jai sta bene. Abbiamo scelto di puntare sul Tour e lui ha fatto i compiti a casa. Ma il viaggio è appena cominciato».