Longo Freccia 2021

Bronzini in trincea: «Cara Longo, ti difendo io…»

23.04.2021
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E’ singolare quel che i risultati di Elisa Longo Borghini hanno destato sui social. Si sono formati due partiti agguerriti: chi dice che non si risparmia abbastanza, non sa correre tatticamente e perde sempre perché i piazzamenti non contano nulla, chi invece pensa che faccia bene perché così raccoglie il massimo che può. Quando all’ultima Amstel tirando i remi in barca ha visto sfuggire una possibile vittoria o almeno il secondo posto, le parti però si sono invertite e chi la difendeva prima è diventato un suo detrattore.

Giorgia Bronzini ascolta interessata questa inedita analisi e affronta di petto il problema: «Le tattiche si stabiliscono prima, ma non sempre si riescono a mettere in pratica o a cambiare in corsa. Nelle gare maschili i direttori sportivi hanno a disposizione la Tv e possono intervenire alle radio in tempo reale, noi abbiamo quasi sempre una leggera differita e non sappiamo qual è la reale situazione».

Longo Bronzini 2014
Mondiali 2014: Elisa Longo Borghini consola una delusa Giorgia Bronzini, quarta al traguardo
Longo Bronzini 2014
Mondiali 2014: Longo Borghini consola Bronzini, quarta al traguardo
E’ vero però che Elisa mette sulla strada una generosità senza pari, non risparmiandosi e andando quasi sempre all’attacco, anche pensando a raccogliere quantomeno un piazzamento, sapendo che allo sprint finale sarà spesso sconfitta…

E’ una sua caratteristica della quale siamo orgogliosi: se vanno in fuga in tre, lei tira a tutta sapendo che almeno sarà terza. Elisa sa dare il giusto valore anche a un piazzamento, per una forma di rispetto verso la squadra e il lavoro che le compagne hanno svolto per arrivare fin lì. Va anche detto che la situazione è un po’ diversa rispetto allo scorso anno.

Perché?

Nel 2020 avevamo una Deignan in gran forma, spesso Elisa ha corso in sua funzione, basti vedere le classiche francesi. Ma ogni anno è differente, la britannica ha avuto un brutto inverno dal punto di vista fisico, si sta riprendendo pian piano, ma non era in condizione per fare le classiche, quindi Elisa è rimasta l’unica finalizzatrice della squadra. Inoltre non abbiamo una velocista, quindi dobbiamo sempre impostare gare d’attacco. Chi guarda da fuori non può avere ben presenti le dinamiche che esistono in un team.

Longo Deignan 2020
Tra Elisa e la Deignan una perfetta simbiosi, che nel 2020 ha fruttato molte soddisfazioni
Longo Deignan 2020
Tra Elisa e la Deignan una simbiosi, che nel 2020 ha fruttato molte soddisfazioni
Elisa è una capitana che sa anche cambiare ruolo?

Sicuramente, ha un forte spirito di squadra e si mette a disposizione quando si sviluppano strategie diverse. Quando le viene chiesto di lavorare per le altre, lei si mette sempre a disposizione e chiede che cosa deve fare, dà sempre una mano perché sa che nel ciclismo è un dare e avere.

Come è avvenuto alla Freccia Vallone?

Esatto, quando la Ruth è andata all’attacco, Elisa ha corso da perfetta stopper, sono state le altre squadre a lavorare e se non ci fosse stata la Vollering a tirare come una forsennata, la nostra americana avrebbe vinto. Dobbiamo saper muovere bene le pedine che abbiamo…

Il modo di correre di Elisa è poi ideale quando si tratta di gare con medaglie in palio, ad esempio come un appuntamento che ci sarà fra meno di 100 giorni, nel quale a vincere saranno in tre…

Una medaglia olimpica vale più di qualsiasi cosa e questo Elisa lo sa bene, la squadra comunque ha sempre approvato il suo modo di correre e valorizzato ogni piazzamento, anche perché ogni gara è diversa dalle altre, piena di trabocchetti e il nostro compito è essere attivi in tal senso, crearne agli altri per permetterle di giocarsi le sue carte.

Per vincere, la Longo Borghini ha spesso bisogno di staccare tutte, come al Trofeo Binda
Per vincere, la Longo ha spesso bisogno di staccare tutte, come al Trofeo Binda
Perché allora una tattica così rinunciataria nel finale dell’Amstel, quand’era in fuga con la Niewiadoma (nella foto di apertura)?

Io non c’ero, ma so che dopo in squadra si è discusso molto su quel che era successo. Eravamo nel finale di una gara molto faticosa, ci sta che in quei frangenti non si possa essere abbastanza lucidi. Elisa pensava che le avversarie fossero più distanti e neanche in ammiraglia si erano accorti che invece fossero così vicine. E’ stato un errore di valutazione generale

Se fossi stata tu in corsa come avresti agito?

Sicuramente in maniera diversa, ma nelle situazioni bisogna trovarcisi. Elisa ha deciso così e non può essere rimproverata per questo. Io le ho detto solo che da una sconfitta simile nascerà sicuramente una vittoria maggiore perché aumenterà la sua cattiveria agonistica.

Tornando all’appuntamento olimpico, non c’è il rischio che stia spendendo troppo?

No, abbiamo programmato un periodo di stacco dopo la Liegi. Riprenderemo a maggio con un periodo di preparazione che gestirò personalmente e un altro periodo specifico lo svolgeremo poi al Sestriere, per una ventina di giorni dove prepareremo il Giro, che sarà l’evento cardine per trovare la forma giusta per Tokyo. Elisa quando trova la condizione giusta, la tiene anche per un mese. Lei sa che quello è l’appuntamento della vita e arriverà pronta, state tranquilli…

Van der Breggen sette volte regina d’Huy. Brava Elisa

21.04.2021
4 min
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Probabilmente ad Anna Van der Breggen daranno la cittadinanza onoraria di Huy, se non addirittura la faranno sindaco! La campionessa del mondo trionfa per la settima volta nella Freccia Vallone.

Che la si attacchi ai piedi del muro, in cima o da lontano, lei taglia per prima la riga dell’arrivo affianco alla chiesa di Notre-Dame de la Sarte.

Anna Van der Breggen (31 anni) nella mix zone a fine gara
Anna Van der Breggen (31 anni) nella mix zone a fine gara

Attacco alla favorita

Anche se in realtà è lei che attacca, almeno sulla rampa finale! E sì, perché le avversarie (forse ascoltando i consigli di Bartoli) hanno cercato di muoversi in anticipo, conoscendo le condizioni della portacolori della Sd Worx.

Sulla Côte de Chemin des Gueuses, penultima ascesa a circa 17 chilometri dal termine, l’eterna rivale e connazionale Van Vleuten ha smosso le acque con un affondo deciso. Con questa azione sono andate via in nove, quasi tutte le favorite. Tra le grandi non aveva risposto all’appello solo Marianne Vos.

L’azione della Van Vleuten era quindi giusta, a quel punto. Anche se non avesse staccato la Van der Breggen l’avrebbe comunque costretta a lavorare, a faticare o semplicemente le avrebbe stracciato il copione della sua corsa ideale: tutte insieme fino ai piedi del muro finale. Il problema è che su questo muro Anna si sente a casa.

La bici dell’iridata: da notare la catena sul pignone più grande
La bici dell’iridata: da notare la catena sul pignone più grande

E sono sette…

«Il fatto è che non abbiamo avuto il controllo della corsa – ha spiegato dopo l’arrivo l’iridata di Imola – e le cose non stavano andando secondo i piani. Ma le mie compagne sono state brave nel finale e sulla salita mi sono giocata le mie carte. E’ stata facile per voi? Io invece dico che ancora non ci credo».

La Van der Breggen saliva agilissima, ciò nonostante restava in controllo sulla Niewiadoma, la più pimpante e colei che di fatto ha sbriciolato il drappello nel finale.

Ma quando si procede così agili e si resta davanti si può fare quel che si vuole. E infatti negli ultimi 125 metri, che ad Huy sono infiniti, con quel filo di pendenza in meno, l’olandese ha buttato giù un dente e ha fatto la differenza. E così per lei sono sette vittorie, consecutive, ad Huy.

Però quando dice che non è stata così facile c’è da crederci. Appena tagliato il traguardo, Anna, stremata, ha subito ricercato il pignone più leggero (35×33). E lo testimonia la sua bici appoggiata ad una transenna in attesa che uscisse dal controllo antidoping.

Sul Muro d’Huy attacca la Niewiadoma (a destra), la Van der Breggen la bracca. Elisa fatica
Il momento chiave sul muro d’Huy. La Longo Borghini arranca ma non molla

La Longo c’è sempre

Merita poi un plauso Elisa Longo Borghini, come sempre “salvatrice della patria”. L’atleta della Trek-Segafredo chiude al terzo posto. E che terzo posto… per come andava nel finale c’è quasi rammarico.

Elisa infatti ha fatto il muro in modo speculare alla Van der Breggen. Loro due erano le più agili, solo che appena dopo la terribile “S”, il punto più duro, la Longo ha perso terreno. Tuttavia proprio in quel punto è stata molto intelligente e fredda. Ha perso contatto, l’hanno anche superata, ma negli ultimi 150 metri è stata forse la più veloce in assoluto. 

Come Anne davanti, anche Elisa ha innestato il “rapporto” ed ha riacciuffato la Garcia e la Van Vleuten, mostrando una grinta pazzesca e tanta energia. Quasi troppa verrebbe da pensare.

Però Elisa, che quest’anno sta cercando di cambiare le sue tattiche sin troppo generose (e per le quali è stata spesso criticata) non si può dire che non ci abbia provato. Quando la Van der Breggen a fine gara ha rivelato che le cose non stavano andando secondo i suoi piani, è proprio perché la Trek, la squadra della Longo Borghini, ha fatto corsa dura, attaccando da lontano, decimando le squadre e complicando la vita la vita alle favorite. 

“Longo” come Stuyven: «All or nothing!». Il Binda è suo

21.03.2021
4 min
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Quasi 30 chilometri da sola in testa al Trofeo Binda, in cui per la testa le sono passati mille pensieri e una sola frase, quella detta ieri da Jasper Stuyven nel vincere la Milano-Sanremo: «All or nothing!». Sarà che nell’ammiraglia alle sue spalle c’era ugualmente Luca Guercilena, Elisa Longo Borghini ha messo nei pedali tutto quello che aveva. E anche se le chiedono come mai non sembrasse stanca, la sua risposta è eloquente: «Magari il vantaggio cresceva, ma aumentava anche il mal di gambe. So soffrire e ho sofferto fino all’arrivo».

Da sola per quasi 27 chilometri al comando del Trofeo Binda: tutto o niente!
Da sola per quasi 27 chilometri: tutto o niente!

Azzurre in vista

Trofeo Binda, Cittiglio, il capolavoro di Mario Minervino e della sua Cycling Sport Promotion. La gente non può assieparsi alle transenne e i bar ti invitano cortesemente ad accomodarti fuori, mentre le ragazze si danno battaglia sulle rampe di Casal Zuigno e poi di Orino. Si va veloce, prima con Tatiana Guderzo allo scoperto e poi con Marta Cavalli a fare le prove di attacco. Mancano soltanto Van der Breggen e Van Vleuten, ma il campo partenti è di primissimo piano.

Per questo quando Longo Borghini decide di rompere gli indugi, ci si chiede se non sia troppo presto. Ma in fondo nel gruppetto alle sue spalle fa buona guardia Lizzie Deignan e sembra quasi che la piemontese sia stata mandata all’attacco per preparare il terreno altrui. Ma questa volta nelle sue gambe c’è la forza giusta. Forse c’è anche la voglia di scrollarsi di dosso il sapore beffardo del secondo posto alla Strade Bianche. E aver visto Stuyven vincere ieri la Sanremo in maglia Trek-Segafredo le ha dato il morale giusto. Ora il racconto va avanti con le sue parole e le nostre domande.

Stamattina dicevi che ogni occasione è buona per vincere, pensavi già ad una corsa del genere?

Stavo bene davvero, visto? E’ venuta come l’aspettavo. Siamo venute per fare una bella corsa e il mio ruolo era renderla dura attaccando da lontano. «All or nothing», come ha detto Jasper. Mi ci sono ritrovata alla perfezione.

Hai mai pensato di aspettarle quando il vantaggio non cresceva?

No, onestamente andava bene così. Dovevo sfiancarle. Più fatica facevano e più eventualmente Lizzie avrebbe potuto batterle

Dopo tanti attacchi, ecco quello vincente…

A me va sempre male, ma questa volta non ho mollato fino all’ultimo chilometro. E poi ho evitato di voltarmi, cosa che mi capita troppo spesso. Ma Giorgia (Bronzini, ndr) era dietro con l’ammiraglia e mi ha detto in modo abbastanza esplicito di non farlo. Ho capito che avrei vinto soltanto agli ultimi 200 metri.

Più difficili i tratti in pianura o l’ultima salita?

Sull’ultima salita ho sofferto. Per fortuna ho avuto il supporto dall’ammiraglia, che mi dava il tempo e quasi mi dicevano quando rilanciare. Avere dietro Giorgia e il team manager (Luca Guercilena, ndr) dà parecchio morale.

Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
Ha vinto il Trofeo Binda con una Trek Emonda
La vittoria…

E’ una grandissima soddisfazione, che dà grandi motivazioni e grande sicurezza. Ogni gara è una storia a parte, per cui adesso non voglio montarmi la testa e continuerò a lavorare e a fare fatica. Non voglio pensare a quello che sarà, alle Olimpiadi, al mondiale. Voglio portare ancora davanti la mia maglia tricolore, che è speciale all’estero e anche in Italia. E’ il mio orgoglio e non sarà per sempre.

Hai abbracciato tua madre e anche Elisabetta Borgia, che lavora con voi come psicologa e sembrava più contenta di te.

Bè, la mamma è sempre la mamma. Mentre Elisabetta lavora con noi dall’anno scorso. Ci ha unito molto. Spesso si sottovaluta l’unità del team, senza rendersi conto che il team veramente vincente è quello unito. E adesso vado. Starò per qualche giorno a casa e poi si parte per il Belgio. Le mie corse stanno per arrivare. Ci vediamo lassù.

Longo, questo secondo posto ha un sapore diverso

06.03.2021
3 min
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Piazza del Campo è vuota come le mani quando potevi stringere la vittoria e ti resta un secondo posto, anche se Elisa Longo Borghini in apparenza non pensa questo e forse ha ragione lei. Ha attaccato. Anzi, ha risposto all’attacco di Chantal Van den Broek-Blaak e quando l’ha raggiunta, l’altra si è accovacciata a ruota e non c’è stato verso di farla passare. Elisa si è voltata almeno quattro volte, ma l’olandese non le ha dato spago, né la stessa Elisa ha rischiato di rialzarsi rimettendo in gioco il finale. Un po’ come la storia dello scorpione sul guscio della tartaruga, con il finale già scritto per questa Strade Bianche.

«Anche se a cose normali – dice Elisa ormai rinfrancata – su questo tipo di arrivo riesco a staccarla. Per questo non ha dato cambi, posso capirla. Oggi aveva davvero delle ottime gambe, l’ho vista bene. Complimenti alla Sd Worx. Sapevamo che era la squadra da battere e infatti ci ha battuto».

Sul traguardo con un altro secondo posto di cui farsi una ragione
Sul traguardo con un altro secondo posto di cui farsi una ragione

Le energie spese

Purtroppo la sensazione di qualcosa già visto ci si è attaccata addosso proprio nel momento in cui, nel tratto in asfalto in lieve discesa verso l’ultimo chilometro, il lungo rapporto pesava più sulle sue gambe che su quelle della rivale. La gestione tattica del finale continuava ad essere condizionata dalla sua grande generosità. Non c’era in corsa la miglior Longo Borghini, tuttavia, ma un’atleta in forte crescita, tuttavia lontana dal top. Il recupero fatto per rientrare sulle prime doveva esserle costato certamente qualcosa.

«Su Colle Pinzuto – dice – sono rimasta un po’ indietro, perché la mia gara doveva essere su Van der Breggen e anche lei è rimasta attardata. Ho dovuto un po’ ricucire il gap fra i meno 10 e i meno 8, quando poi mi sono ritrovata davanti e ho dovuto tirare un po’ il fiato».

Con Van Dijk dopo l’arrivo, ringraziandola per il grande lavoro svolto
Con Van Dijk dopo l’arrivo, ringraziandola per il lavoro

In forte crescita

Le sensazioni sono in crescita. Il percorso della Strade Bianche è più duro di quello dell’Omloop Het Nieuwsblad e se là il suo scatto è stato incisivo, ma alla lunga ha offerto il fianco al contrattacco della Van der Breggen, oggi il suo attacco e la capacità di portarlo avanti, ha tagliato le gambe a tutte, tranne che alla scomoda compagna di viaggio.

«Sapete – sorride – perché sono soddisfatta? Perché rispetto all’Het Nieuwsblad mi sono sentita in crescita. Non al top, però meglio. Sono in tabella per le classiche di aprile, anche se nel ciclismo tutto deve andare bene e con un po’ do fortuna. Adesso torno a casa per allenarmi, la stagione è appena cominciata».

Van der Breggen sugli scudi e tre azzurre in rampa

27.02.2021
4 min
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Bastianelli e Longo Borghini, le due azzurre che il cittì Salvoldi ha indicato come le due possibili leader per le Olimpiadi di Tokyo, non hanno perso l’occasione. E anche se non sono ancora al miglior livello, ciascuna delle due si è data da fare a suo modo. La prima, risultando la migliore delle italiane nella volata alle spalle di Anna Van der Breggen che ha vinto (foto di paertura). La seconda, facendo il diavolo a quattro sui muri, senza riuscire ad andar via. Niente male come debutto, con l’inserimento fra le due di un’altra Marta, la Cavalli che da quest’anno corre in Francia alla Francaise des Jeux e alle Olimpiadi ci pensa, eccome…

Marta Bastianelli è stata la migliore delle azzurre all’Omloop Het Nieuwsblad
Marta Bastianelli è stata la migliore delle azzurre

Volata scarica

Marta Bastianelli è passata nella zona mista infreddolita e livida. Consapevole di non essere al top, ha provato quello che fra gli uomini è riuscito a Ballerini: stare in gruppo fino all’ultimo e poi giocarsi la volata. La differenza l’ha fatta Anna Van der Breggen che, rispetto ad Alaphilippe e Moscon, non si è fatta riprendere.

«Per me è andata bene ma non benissimo – dice la leader della Ale BTC Ljubljana – perché sono abituata ad altri risultati qui in Belgio. Ci accontentiamo di un sesto posto, con la consapevolezza che se fosse valsa per la vittoria, la volata avrebbe avuto un senso diverso. Credo si debba guardare oltre, per cui la prossima gara sarà la Strade Bianche e poi torneremo qui in Belgio. Mi auguro di fare bene in Toscana».

Elisa Longo Borghini ha provato più attacchi, ma invano
Elisa Longo Borghini ha provato più attacchi

Viva il freddo

Elisa Longo Borghini e la sua maglia tricolore sapevano che dal momento in cui si fosse andati verso l’arrivo in volata, ci sarebbe rimasto ben poco da fare. Per questo prima ha attaccato e poi si sarebbe buttata nello sprint, anche per quello che ha concordato con Giorgia Bronzini, ma è arrivata al traguardo con 3 secondi di ritardo dal gruppetto impegnato nella volata.

«Ci ho provato come sempre – sorride con una mezza punta di rammarico – ma alla fine la svizzera della Ale Cipollini è andata dritta in una curva e mi ha portato un po’ fuori. Non che nello sprint avrei fatto chissà che cosa, però mi dispiace per il mio team. E’ una corsa che dice molto. Sostanzialmente si è visto che in questo momento la SD Works è la squadra più forte e ha tante carte da giocare. Ho provato ad anticipare, ma non è stato possibile, ero in inferiorità numerica. E’ tattica anche questa. Oggi il freddo si è sentito, un bel freddo da Nord. Nei giorni scorsi aveva fatto anche troppo caldo, ma è stato meglio così. Quassù deve anche essere freddo, sennò che Belgio è?».

Per due azzurre della pista, Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, una giornata difficile
Consonni e Guazzini, due azzurre sfinite

La francesina

La terza incomoda, Marta Cavalli, ha cominciato la stagione con dichiarazioni modeste e caute. Solo da una frase nell’intervista di qualche tempo fa si poteva percepire che in realtà la cautela fosse più che altro scaramanzia: «Magari mi servirà un po’ di tempo per metabolizzare il cambiamento – aveva detto – io farò del mio meglio per stare vicino a Cecile, ma se starò bene avrò anche io carta bianca».

Oggi le cose sono andate esattamente all’opposto: Cecile ha tirato e lei ha fatto la volata

«La squadra negli ultimi chilometri ha lavorato per me – dice – e Cecile mi ha portato a sprintare nella miglior posizione. Purtroppo la concorrenza era elevata, ma sarebbe potuto andare meglio. La condizione è buona e questa è la cosa migliore. Col team mi devo amalgamare ancora un po’, ma siamo pronte e motivate per le Strade Bianche».

Il tempo per un’ultima annotazione e gli auguri di buon compleanno a Elisa Balsamo, che ha compiuto 23 anni. Il 19° posto dopo tanto girare in pista va letto in prospettiva: la condizione è in arrivo. Come lei si sono ritrovate un po’ in difficoltà anche Vittoria Guazzini e Chiara Consonni, ma diciamo pure che debuttare in una corsa come l’Omloop Het Nieuwsblad presenta dei rischi non indifferenti. Ora si va tutti alla Strade Bianche e vedremo cos’altro ci sarà da scrivere…

Longo, debutto in Belgio con la testa fra Giro e Giochi

24.02.2021
4 min
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Quella sera sull’Etna, Salvoldi ha parlato chiaro: a Tokyo avremo su strada le stesse chance di medaglia che in pista, perché Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli sono in grado di andare a segno. La frase ha continuato a risuonarci nella testa e l’intervista con Giorgia Bronzini che parlava degli obiettivi della piemontese ci ha convinto a parlare proprio con lei che in apertura è sul podio di Rio 2016.

A Denia con la squadra, prima di volare in Belgio (foto Instagram)
A Denia prima di volare in Belgio (foto Instagram)

Elisa risponde dal Belgio e sorridendo dice che ieri per la prima volta si è allenata in pantaloncini su quelle strade. La primavera è in anticipo, ma pare che sabato all’Het Nieuwsblad ci saranno i soliti 10 gradi.

Quanto è presente Tokyo nei tuoi pensieri?

Sicuramente è un pensiero che c’è. Ma non è una fissazione, non voglio sacrificare le altre corse. Il ciclismo è uno sport attivo, se punti tutto su un obiettivo e ti va male, ti volti e pensi a quante corse ti sei lasciato indietro. E ti mangi le mani…

Pare che Salvoldi a maggio andrà a vedere il percorso.

Sarebbe ottimale vederlo prima. Ma se anche non si riuscirà, avrò certamente il tempo per farci… amicizia quando andremo in Giappone. Immagino, visto il fuso orario, che andremo con il dovuto anticipo.

Gli europei di Plouay e poi i mondiali hanno confermato la sua crescita
Gi europei e poi i mondiali hanno confermato la sua crescita
Giorgia Bronzini ha parlato di Tokyo come di un tuo obiettivo personale, mentre sul Giro convergono anche le ambizioni della squadra.

E’ vero. Il Giro è uno degli obiettivi stagionali, ma non mi piace sbilanciarmi dicendo che andrò a fare chissà cosa. Sarà la strada a decidere. Ma di certo il Giro può anche darmi la gamba per arrivare bene a Tokyo.

Pensi sia stato giusto togliere il Giro Rosa dal WorldTour?

Non è mio compito dare giudizi, spero abbiamo fatto le riflessioni giuste.

Abbiamo visto alcune tue foto in Costa Azzurra, hai cambiato strade di allenamento?

Mi sono allenata bene finora, ma come in tutti gli inizi di stagione ci sono un sacco di incognite. Di buono c’è che non ho ancora preso un raffreddore, mentre di solito a quest’ora ne avevo presi 28. Sono curiosa di vedere come sto davvero. Mi sono allenata nella zona di Mentone e questo ha influito sulla qualità del lavoro.

Si è allenata anche in Costa Azzurra per sfuggire dal freddo (foto Instagram)
Si è allenata anche in Costa Azzurra per sfuggire dal freddo (foto Instagram)
Dobbiamo prepararci a Elisa che lascia la montagna e passa al mare?

No, no, non rinnego le mie radici. Ma a casa mia fa freddo e quest’anno ne ha fatto anche di più. Non ci si allena bene con 3-4 gradi sotto zero.

Bronzini ha anche detto che dopo l’esperienza nel 2020 prima del Giro tornerete a fare un ritiro in altura: sarà un passaggio importante per te?

Molto, perché l’altura mi fa sempre molto bene. E poi a livello mentale, essere supportati dalla squadra mi aiuta molto. Dalla squadra e anche dalla Polizia di Stato, che dal 2015 è al mio fianco.

A Rio 2016, l’Italia con Guderzo, Cecchini, Bronzini e Longo Borghini
A Rio 2016, l’Italia con Guderzo, Cecchini, Bronzini e Longo Borghini
E’ credibile che Lizzie Deignan venga al Giro per aiutarti?

Verrà al Giro e mi darà una mano. Anche per lei sarà una buona base per le Olimpiadi. Anzi, lei è la mia favorita per le Olimpiadi.

Bè, le nostre favorite sono altre ma per scaramanzia stiamo zitti. E poi a lei l’hai già tirata tu…

Sorride, guardiamo avanti. Sabato si debutta in Belgio. Il 2021 sta finalmente per cominciare.

Trek e Giorgia al lavoro per una Longo Borghini sprint

18.02.2021
5 min
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Giorgia Bronzini è in ritiro da quasi un mese in Spagna con la Trek-Segafredo, preparando il debutto all’Het Nieuwsblad in Belgio. Qui è volata anche Letizia Paternoster dopo il lunedì in pista, per cui al gruppo mancano soltanto Lucinda Brand, reduce dalla stagione del cross, e Lizzie Deignan. A ben guardare, si tratta di un ritiro riparatore, nato dopo la cancellazione della Valenciana. E dato che Lizzie non avrebbe disputato la prova spagnola e aveva già prenotato a Tenerife con la famiglia, si è pensato di non scombinarle i piani.

Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia Bronzini dopo gli ultimi campionati italiani vinti da Elisa Longo Borghini
Sofia Bertizzolo, Giorgia Bronzini
Giorgia dopo gli ultimi tricolori vinti da Longo Borghini

E’ Giorgia oggi a gestire le atlete, mentre Ina Teutenberg è più proiettata sui contratti e la programmazione. Per cui a lei ci siamo rivolti per sapere in che modo la squadra seguirà Elisa Longo Borghini nell’anno olimpico e se davvero si sia creata la straordinaria chimica di cui ci aveva già parlato Lizzie Deignan.

«Tokyo è un obiettivo di Elisa – dice – ma ci sono anche quelli di squadra e per fortuna alcuni coincidono, come il Giro d’Italia. Punteremo alla classifica. L’esperienza dello scorso anno è stata utile per capire che è giusto supportare il leader con uno staff adeguato. Per cui a giugno con due compagne andremo in altura a Sestriere, approfittandone per fare qualche sopralluogo, dato che la corsa partirà dal Piemonte».

A Plouay 2020 vince Deignan con l’aiuto di Longo Borghini
A Plouay 2020 vince Deignan con l’aiuto di Longo Borghini
Si va al Giro per vincere?

L’idea è quella. Il fatto che la corsa sia stata declassata dal WorldTour perché non c’è il broadcast delle immagini televisive lo trovo sgarbato per tutto quello che ha fatto Rivolta l’anno scorso, organizzando il Giro con dei costi in più, nonostante intorno rinviassero corse su corse. Sono mancate le immagini anche l’anno prima? Si poteva ugualmente chiudere un occhio.

Marta Cavalli ci ha raccontato che alla Fdj stanno lavorando sulla cronosquadre, pensando proprio al Giro e soprattutto al Tour del 2022.

Ci lavoriamo anche noi, soprattutto nei ritiri. Confesso che non stiamo pensando al Tour, ma bisogna dedicarsi alla specialità, perché le prove a squadre incidono parecchio. Il guaio del Covid è che fissare ritiri e spostare atlete e mezzi non è tanto semplice.

Giorgia, è vero quello che ha raccontato Deignan sul clima in squadra?

Lizzie è la leader indiscussa, le ragazze lo hanno riconosciuto e il suo modo di correre le amalgama tutte. Ha davvero fatto un salto di qualità mentale. Prima la vedevo come la regina Elisabetta, sempre sulle sue. Ora si è inserita come qualsiasi altra donna di grande qualità, capendo che coinvolgendo le altre il livello si alza anche per lei. Ha sempre lavorato per il team, ma adesso lo fa con il cuore, non so se c’entri l’essere diventata mamma. Dover pensare a qualcuno che dipende totalmente da te di sicuro cambia le attitudini. E lei in questa fase ci tiene davvero tanto alle altre.

Il Giro Rosa sarà l’obiettivo numero uno di Elisa Longo Borghini
Il Giro Rosa sarà l’obiettivo numero uno di Elisa Longo Borghini
Come convivono le sue ambizioni con quelle di Longo Borghini?

L’istinto di Lizzie è più vincente, non foss’altro perché è veloce, quindi la fame di vittoria diventa più evidente. Per Elisa al contrario, averla accanto può essere stimolante. Alla Course by Le Tour, avrebbe potuto impuntarsi e voler fare la sua corsa. L’avremmo seguita e avremmo perso. Invece si è lavorato per Lizzie, che ha vinto. Al Giro le parti si sono invertite. Sono due persone adulte che collaborano.

La non velocità di Elisa è una condanna?

Se sei veloce, vinci di più. Ma stiamo lavorando per gestire diversamente i finali, se si trovasse assieme a un’atleta veloce. Sarà importante prevedere tattiche diverse, muoversi per anticipare la volata, non andare verso la sconfitta senza provarci. Detto questo, secondo me Elisa potrebbe essere più veloce, ma a volte gli sprint nemmeno li fa perché non ci crede. Agli europei poteva giocare più d’astuzia contro la Van Vleuten che aveva tirato tutto il giorno. Per questo ho avuto quasi piacere che nel finale dei mondiali di Imola abbia rischiato la scorrettezza per fare la volata. La abbiamo analizzata.

E cosa è venuto fuori?

Che l’abitudine a fare gli sprint va coltivata, per cui sarà un obiettivo quello di provarci. Anche nelle corse minori, anche fosse solo la volata del gruppetto inseguitore. 

A Giorgia Bronzini sarebbe piaciuto correre in questo WorldTour?

Sei matto? Ho smesso in tempo. Adesso sclererei, se fossi corridore. Oggi si vive di dati e numeri e io purtroppo non ci credo troppo. Sto facendo il corso per il 3° livello federale e a volte mi confondo. Credo che anche i corridori ormai non si conoscano più. Parlano attraverso i numeri che spesso non corrispondono alla realtà, soprattutto in corsa. In corsa il 50 per cento viene dalla testa e dall’emotività.

E tu gestivi bene l’emotività…

Se le selezioni per le corse le facessero sui numeri, rimarrei a casa. Se le facessero sulle sensazioni, vincerei ancora tanto. Glielo dico sempre di abbinare le sensazioni ai numeri e poi di raccontarmele a voce, non con un messaggio. Voglio sentire la loro voce, le emozioni. Per il resto, è bello essere equiparate agli uomini, ma non prenderei solo l’estremizzazione. Il ciclismo femminile era un piccolo mondo, salire di livello così velocemente non è banale.

Dopo il breve passaggio in pista di lunedì, ora Paternoster è in ritiro con la Trek Segafredo (foto Instagram)
Dopo il passaggio in pista, Paternoster è in ritiro (foto Instagram)
Come l’hai trovata la Paternoster?

Sono rimasta colpita che sia dovuta andare in pista, quando il nostro ritiro era fissato già da un pezzo. Lei è un talento importante, ma ha troppa gente attorno e non riesce a dire di no. Poteva andare in pista un’altra volta, credo. Anche il personaggio che si è costruito forse non sempre la aiuta ad esprimere il suo talento, che è grande. A volte mi dispiace per quello che potrebbe fare. Ma non mi perdo in certi bicchieri d’acqua, c’è già chi la consiglia, la protegge e la coccola.

Invece a Giorgia come vanno le cose?

Bene, sono in Spagna da un mese. Dopo un anno e mezzo, mi sento più pronta. Inizialmente ero un po’ spaventata, non sapevo cosa si potesse e non si potesse dire, visto che venivo da squadre in cui il direttore sportivo spesso neanche c’era. Adesso entro meglio nelle dinamiche del ruolo e ai ritiri riesco a imparare tanto. Qua mi sono trovata spesso a parlare con De Jongh e per me è un’ottima scuola. Per cui fra poco torno a casa, cambio la valigia e poi finalmente si comincia.

“Lizzie” sogna la Roubaix e un Tour di 3 settimane

18.01.2021
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Se cercate in un archivio fotografico le immagini di Lizzie Deignan, ricordate che fino al 17 settembre del 2016 si chiamava Armitstead e a quel punto davanti ai vostri occhi si apriranno pagine e pagine di foto bellissime. Oltre ad essere fortissima, la ragazza britannica, che in quel giorno di 4 anni fa sposò il professionista irlandese Philip Deignan, alla Trek-Segafredo ha portato la capacità di essere una leader che aggrega e non una che divide. L’esempio più eloquente viene dall’aver accolto Elisa Longo Borghini a Monaco dal 1° gennaio e fino all’inizio del ritiro spagnolo, nonostante la compagna piemontese potrebbe essere vista come una rivale interna.

Ha vinto il mondiale del 2015 a Richmond, battendo Anna Van der Breggen
Ha vinto il mondiale del 2015 a Richmond, battendo Anna Van der Breggen

«L’idea del team – ha detto Deignan, spigliata su Zoom come dal vivo – è quella di consolidare la nostra forza e restare ad alto livello. La cosa più difficile da fare sarà mantenere il più alto livello di prestazioni. Ma penso che siamo tutte sulla stessa barca e che siamo determinate a farlo. Io ed Elisa ci completiamo a vicenda per il nostro diverso stile di corsa. Davvero spero di poterla ripagare nel 2021 per tutte le volte che mi ha aiutato l’anno scorso. Penso che la maggior parte delle mie vittorie siano derivate direttamente dal suo lavoro in gara».

Cambio di rotta

Nel 2020 del Covid, la britannica s’è portata a casa Plouay, La Course by Le Tour, la crono inaugurale del Giro e la Liegi. Ma siccome dà l’idea di non voler tornare nei posti in cui ha già vinto, la sua idea di 2021 ha presto cambiato forma. La squadra ha ingaggiato due velociste come Chloe Hosking e Amalie Dideriksen, che garantiranno il numero di vittorie, e le altre potranno selezionare gli obiettivi. Lizzie ha così deciso di spostare lo sguardo sulle classiche del pavé. Farà il Fiandre, poi la Roubaix, prima edizione per le donne, quindi le Olimpiadi e i mondiali, che si correranno ancora nelle Fiandre.

Lizzie Deignan, da ragazza Armitstead, è nata nel 1988 nel Regno Unito
Lizzie Deignan è nata nel 1988 nel Regno Unito
Basta Ardenne?

Sarebbe bello essere la prima a vincere la Roubaix, anche perché con il mondiale nelle Fiandre, vorrei spostare la mia attenzione sule classiche del pavé, piuttosto che sulla settimana delle Ardenne. In un primo momento si poteva pensare di fare il Fiandre e poi Freccia e Liegi, ma ora c’è la Roubaix di mezzo e dovrò lavorare per specializzarmi su quei terreni.

Per vincere?

La Parigi-Roubaix è un’ambizione molto alta, perché non ho mai nemmeno pedalato su quelle pietre. Quindi sembra un po’ audace dire che voglio vincerla. Mi piacerebbe sicuramente essere nella mia forma migliore.

E’ vero che non credevi si sarebbe corso nel 2020?

Durante il lockdown della scorsa primavera ho deciso di concentrarmi su qualcosa di tangibile. E siccome non sapevamo se ci sarebbe stato un 2020, ho cominciato a fare progetti a lungo termine, guardando ai campionati del mondo di quest’anno. Sono stati il motivo per lavorare duro e ora sono il mio grande obiettivo.

L’anno scorso sul podio de La Course dicesti che ti sarebbe piaciuto un Tour de France femminile.

E subito dopo il presidente dell’Uci Lappartient ne ha parlato, ha tirato in ballo Aso per il 2022, ma non si è saputo altro. A me non piacerebbe un Tour più corto. Perché sia davvero il Tour de France, dovrebbe replicare in tutto l’edizione maschile. Sarebbe pieno di tappe diverse dalle solite. Penso che sarebbe bello se includesse grandi passi di montagna, montagne iconiche dove di solito non possiamo correre mai.

Così ha vinto con grande autorità a Plouay, battendo Banks
Così ha vinto con autorità a Plouay, battendo Banks
Non sarebbe troppo duro?

Dal punto di vista del corridore, vorrei avere l’opportunità di correre per tre settimane in quella che potrebbe essere la nostra gara più impegnativa.

Squadre WorldTour, Ardenne, Roubaix, forse il Tour… il mondo sta cambiando in fretta!

Tempo fa ci siamo ritrovate a tavola con ragazze della mia età (Lizzie ha 32 anni, ndr). E ci siamo dette che è un dolore essere diventate vecchie e vedere tanti progressi. Però è eccitante per le più giovani, anche se sono un po’ gelosa. Però ci tengo a dire che la generazione cui appartengo può essere orgogliosa di ciò che ha fatto per contribuire a tutto questo. E’ fantastico che il ciclismo femminile stia crescendo così. Sono conquiste che non riusciranno a portarci via

Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, Imola 2020

Longo Borghini, l’obiettivo è staccarle tutte…

09.01.2021
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Elisa Longo Borghini ha ritrovato le sensazioni, il morale e di conseguenza il sorriso. La conseguenza di tutto ciò sono stati tre vittorie e nove podi, compresi quelli del Giro e dei mondiali. Il dato che più piace sottolineare alla vigilia della stagione olimpica, è che pur avendo davanti un paio di mostri sacri come Van Vleuten e Van der Breggen, la piemontese ha ridotto il gap che da loro la divide.

«Il lockdown le ha fatto bene – disse scherzando Paolo Slongo commentando il suo ritorno ad alto livello – perché finalmente non ha potuto allenarsi troppo».

Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, europei Plouay 2020
Elisa Longo Borghini e Annemiek Van Vleuten, testa a testa agli europei
Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, europei Plouay 2020
Longo Borghini-Van Vleuten, testa a testa agli europei

«Credo in effetti di aver lavorato meno – disse lei – ma non di aver lavorato poco. Con Paolo abbiamo pianificato di fare una media di 18-20 ore a settimana, con un programma per ripartire tranquilli senza perdere troppa condizione. Nelle prime tre corse sono arrivata, seconda, terza e quarta. Poi sono stata in ritiro con la Trek-Segafredo, nello stesso agriturismo dei professionisti con altre due compagne, Ragot e Plitcha. Il bello è che Slongo ha potuto seguirci ogni giorno. Quel ritiro mi ha cambiato la stagione, l’ho vissuto bene e ne sono uscita meglio».

Il gap scende

Abbiamo ripreso il discorso con il tecnico trevigiano, cercando di capire quale Elisa vedremo sulla strada verso Tokyo

«Secondo me – dice Slongo – Elisa ha trovato la vera dimensione, negli anni scorsi si era persa anche lei. Quest’anno si è messa a pari ed è tornata al suo livello. Certo, anche lei ha davanti l’Eddy Merckx delle donne. Lei va forte, però quando trovi la Van Vleuten che fa quello che ha fatto… Però la cosa buona è che a partire dall’europeo il gap si è ridotto. Elisa si è avvicinata molto ed è positivo per il 2021».

Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, Imola 2020
Spalla a spalla finale con la Van Vleuten nella volata di Impla
Elisa Longo Borghini, Annemiek Van Vleuten, Imola 2020
Spalla a spalla nella volata di Imola

Sin da junior

La collaborazione tra i due è di vecchia data, ma quando Slongo è passato al Team Bahrain era stato costretto a interromperla.

«Ho lavorato con lei da juniores – spiega – quando è passata fra le elite. Era alla Fassa Bortolo, a Spresiano, e io ho un ufficio a Treviso. E a quelli della zona do sempre una mano. In più avevo lavorato col fratello in Liquigas, così abbiamo cominciato a lavorare insieme. Al primo anno con il Bahrain sembrava che il progetto dovesse essere diverso anche per noi, che fossimo parte in causa in modo più importante. Per cui le ho detto: “Se vuoi io ti seguo, ma mi secca che un’atleta di alto livello come te sia seguita così poco”. Eravamo costretti a rimandare i test, perché magari io non c’ero e non era giusto. Le ho detto che se voleva guardarsi attorno… Così è passata con con Mattia Marcellusi, che sta a Vicenza e lavora con la Ntt. Hanno collaborato per un anno e mezzo, poi non si è trovata bene e ha interrotto».

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La svolta del 2017

Slongo tornava dalla Vuelta del 2017, quella di Froome davanti a Nibali. E quando Paolo Longo Borghini lo chiama e gli dice che la sorella non vuole nemmeno andare al mondiale di Bergen, perché non sta in piedi, i due ricominciano a sentirsi.

«Mi aveva chiamato prima il fratello – conferma – dicendo che Elisa non andava avanti. Diceva di essere in overtraining. Non voleva andare (in realtà la piemontese parteciperà, ma si ritirerà, ndr). Siccome avevo capito che il progetto del Bahrain non aveva le promesse iniziali, le proposi che avremmo potuto ricominciare a collaborare. E dall’anno successivo abbiamo ricominciato. Quest’anno poi la squadra ha anche il femminile ed è stato più facile lavorare insieme. Al primo ritiro ora in Spagna ci sono anche loro. Una cosa è avere l’atleta con te, altro è dire cose e basta. Ha più qualità viverci assieme, fare dietro moto, fare i test. sono cose che pagano. Il suo programma prevede di correre di più e, per come sta andando, potrebbe andare subito forte. Ma fatto un periodo di stacco dopo le classiche, il clou della stagione per lei ci sarà fra Giro d’Italia e Olimpiadi. Vincere di più? Le sue fibre sono rosse, grandissima resistenza e poca velocità, anche se ci lavoriamo. Si deve lavorare sulla tattica di corsa, dovremo staccarle tutte. E la forza davvero non le manca».