Persico, un bel Fiandre. «Ma ora penso alle Ardenne»

07.04.2023
5 min
Salva

L’azione di Lotte Kopecky sull’Oude Kwaremont, che ha deciso il Giro delle Fiandre, è stata potenza pura. La campionessa belga si è tolta dalle ruote l’unica atleta che era riuscita a rimanere con lei: Silvia Persico. La bergamasca del UAE Team ADQ ha chiuso poi quarta sul traguardo di Oudenaarde, seconda delle italiane, dietro a Elisa Longo Borghini.

«Tutto sommato – ci racconta mentre sta andando a fare i massaggi – sono felice del mio quarto posto. Per i primi due giorni dopo la corsa ero leggermente amareggiata, poi mi è passata, alla fine ho dato tutto quello che avevo».

Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes
Dopo il Koppenberg si sono avvantaggiate in quattro, in ordine: Reusser, Kopecky, Persico e Wiebes

Koppenberg primo punto chiave

Sulle pietre del Koppenberg la corsa delle donne si è accesa. Persico e tre atlete della SD Worx, tra cui Lotte Kopecky, si sono avvantaggiate, complice una caduta nelle prime posizioni che ha causato un rallentamento in gruppo. 

«Lo avevamo già visto dalla ricognizione – ci confida – che il Koppenberg sarebbe stato un punto chiave della corsa. Abbiamo provato a farlo a piedi, capendo fin da subito che ripartire su quelle pendenze sarebbe stato difficilissimo. L’obiettivo, concordato con i diesse nelle riunioni pre gara, era prenderlo nelle prime posizioni. Chiara (Consonni, ndr) mi ha dato una grande mano nel tratto di pianura che precedeva il Koppenberg.

«E’ uno dei Muri più impegnativi del Fiandre, lungo, con pendenze toste, anche se lontano dal traguardo risulta decisivo. Per molte delle mie compagne rappresentava una finish line, il posto nel quale terminare il loro lavoro. Dalla tattica prestabilita saremmo dovute rimanere in tre della UAE ADQ: Bastianelli, Consonni ed io. Chiara però quel giorno non si sentiva bene e così si è messa a nostra disposizione».

Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky
Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Wiebes e Kopecky

Fra tre fuochi

«Sul Koppenberg – afferma – è successo quello che avevamo pensato in partenza. Una mezza caduta in testa al gruppo ha messo in croce le altre. Così davanti, oltre a me, sono rimaste tre atlete della SD Worx: Kopecky, Wiebes e Reusser.

Persico all’inizio ha collaborato con le compagne di fuga, senza farsi intimorire. L’occasione era ghiotta e mettere più secondi possibili con le inseguitrici era fondamentale

«Anche dalla macchina – continua Silvia Persico – mi hanno detto di collaborare. E’ stata la mossa giusta a mio modo di vedere, non sono rimasta passiva a subire il ritmo delle avversarie, ma mi sono data da fare. Certo, sarebbe stato meglio non essere in mezzo ad atlete della stessa squadra, ma è andata così. Sono dell’idea che anche se mi fossi messa a ruota, non sarebbe cambiato nulla. In quell’azione non ho sprecato tante energie, ho sempre cercato di andare il più regolare possibile. Una volta sul Taaienberg – prosegue la bergamasca – si è staccata Wiebes. Ho respirato un po’ e siamo andate via ancora del nostro passo».

Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg
Le inseguitrici hanno agganciato la Persico solamente sul Paterberg

Oude Kwaremont: il giudice

Sulla strada verso l’Oude Kwaremont dal trio di testa si è staccata anche Reusser, e così si è formato il duo Persico/Kopecky. Le inseguitrici non riuscivano a guadagnare terreno, complici la fatica ed il poco accordo. Lotte Kopecky ha preso in testa il penultimo muro, l’Oude Kwaremont, ed ha imposto il suo ritmo. Silvia Persico ha tentato di tenere il passo, ma la pedalata della belga era più incisiva. 

«Kopecky – conferma Persico – ha avuto una marcia in più sull’Oude Kwaremont. Lo avevo visto già dai Muri precedenti, ma in quel caso ero riuscita a rimanere agganciata perché lo sforzo era di breve durata. La differenza in quei due chilometri è stata tanta, le mie gambe non hanno retto. Kopecky ha fatto la differenza proprio dove serviva molta forza, non ho potuto fare nulla. Una volta staccata ho deciso di andare su regolare e di aspettare il gruppetto dietro di me, che mi ha raggiunto solamente sul Paterberg».

In volata la bergamasca è stata anticipata da Vollering e Longo Borghini: quarto posto finale
In volata la bergamasca ha concluso quarta, dietro a Vollering e Longo Borghini

Volata beffarda

La volata del gruppetto è stata vinta da Demi Vollering che ha coronato una grande giornata per la SD Worx. Una doppietta come quella delle Strade Bianche, ma questa volta a posizioni invertite. Alle spalle dell’olandese si è piazzata Elisa Longo Borghini, per Silvia Persico è arrivato un quarto posto, con qualche rammarico, forse. 

«Non è stata la mia migliore volata – ammette – ma ero davvero poco lucida. Sarebbe stato meglio battezzare la ruota della Vollering. In più, ho fatto un errore di valutazione nel lanciare lo sprint e sono partita troppo tardi, per saltare la Longo mi sarebbero serviti due o tre metri in più di strada. Tuttavia, il rettilineo di Oudenaarde è difficile da interpretare, perché la strada scende leggermente ma poi spiana. Ti invoglia a partire ma poi rischi di rimanere piantata nel mezzo. Alla fine mi sono confrontata anche con Arzeni ed entrambi ci siamo ritenuti soddisfatti. La corsa è stata studiata e gestita nel migliore dei modi. Ora mi aspettano un po’ di giorni di allenamento a casa e poi ripartirò in vista delle Ardenne».

Vince Kopecky, ma la Longo rinasce… allo sprint

02.04.2023
5 min
Salva

Mentre Lotte Kopecky festeggia una vittoria preparata nei dettagli, in un angolo Elisa Longo Borghini batte i denti per il freddo e si chiede come sia stato possibile arrivare terza, dopo tutto quello che ha passato per il Covid e per giunta in uno sprint di gruppo.

La gara delle donne si è conclusa all’imbrunire, per la scelta un po’ balorda (questa volta) degli organizzatori di farle partire alle 13 e arrivare ben oltre la gara degli uomini, quando il pubblico ha già cominciato a sfollare. Perché?

Kopecky come Pogacar

La belga del Team SD Worx è emersa da due riunioni tattiche nello stesso stile di quella di un’ora celebrata alla vigilia della Strade Bianche. Questa volta ne sono servite due: una ieri sera e una stamattina.

«Non mi aspettavo di vincere così – dice – ma non c’è un modo migliore per farlo. Prima io e seconda Demi Vollering: possiamo parlare di una giornata perfetta. I chilometri finali sono stati i più difficili, pieni di vento contrario. Non ero affatto fiduciosa quando ho attaccato e se devo dirvi come ho fatto a resistere… Non lo so!».

Gli uomini partono da Bruges, le donne da Oudenaarde, peccato per gli orari un po’ balordi
Gli uomini partono da Bruges, le donne da Oudenaarde, peccato per gli orari un po’ balordi

Si sprinta per la Longo

Elisa Longo Borghini al confronto ha meno certezze granitiche, se non quella di avere una tempra veramente tosta. Dopo dieci giorni a trascinarsi dentro casa con ogni possibile dolore fisico, il rientro alla Dwars door Vlaanderen aveva già lasciato intuire qualcosa, ma la prova di oggi è davvero sbalorditiva.

«Non me lo sarei mai aspettata – dice – e quando il gruppo si è spezzato in due, ho detto che avrei aiutato Shirin Van Anrooij (la vincitrice del Trofeo Binda, ndr). Ho fatto un grande sforzo con Lucinda Brand per cercare di riprendere la fuga e quando negli ultimi 10 chilometri mi hanno detto che puntavano su di me per lo sprint, quasi mi cade il mondo addosso. L’ho fatto per ricambiare la fiducia della squadra. Dovevo finire il lavoro nel miglior modo possibile».

Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Vollering e Kopecky
Silvia Persico nella morsa della SD Worx ha tenuto testa a Vollering e Kopecky

Gli sprint con Mosca

La Longo di prima si sarebbe rassegnata al quarto posto, quella di adesso non si arrende e parla da campionessa, con una consapevolezza forse nuova. A tratti si commuove, come se avesse vinto. E a pensarci, in qualche modo si può davvero parlare di una vittoria.

«Si vede che tutti gli sprint al cartello che faccio con Jacopo – sorride – stanno dando i loro frutti. E’ davvero strano avere compagne di squadra che mi cercano per lo sprint, soprattutto perché abbiamo ragazze più veloci di me. Per questo voglio ringraziare tutti nel team per la fiducia, soprattutto sapendo che vengo da un periodo così strano. Si sono presi cura di me e per questo voglio ringraziare il mio direttore sportivo Ina Teutenberg e tutti quelli che lavorano nell’ombra, come i massaggiatori, i meccanici e anche l’addetto stampa (che è vicino a lei e sorride, ndr).

Mentalità vincente

La reazione più bella, Elisa ce l’ha parlando dell’inseguimento alle due ragazze della SD Worx che erano allo scoperto con Silvia Persico: gran bella prova anche la sua.

«E’ stato durissimo inseguirle – ammette – posso mostrarvi i miei dati per farvi vedere quanto è stato difficile. A un certo punto non devi pensare sempre a queste ragazze come a delle creature imbattibili, altrimenti perdi la gara. Ultimamente ho guardato molte gare in televisione e sembrava che ogni volta che erano loro in prima fila, il gruppo si arrendesse, come se non ci fosse possibilità. Invece noi siamo la Trek-Segafredo e dobbiamo fare la nostra gara. Facciamo la nostra gara, ci atteniamo al piano, proviamo a recuperare i primi e proviamo anche a vincere la gara.

«Detto questo, mi sono sentita davvero male tutto il giorno, non avrei mai pensato di poter fare un podio. Ho dato un altro grande shock al sistema, come è già successo nei giorni scorsi. Ma forse è il modo migliore per giocarsi le gare. La Roubaix? E’ un’altra corsa. Lo so che l’ho vinta, ma si corre sabato e questa volta inizierò a pensarci solo da venerdì…».

Arrivano muri e pavé, Longo Borghini stringe i denti

25.03.2023
6 min
Salva

La primavera di Elisa Longo Borghini ha rischiato di andare a farsi benedire e ancora adesso non si può dire come finirà. Dopo il debutto trionfale al UAE Tour, la piemontese ha corso all’Het Nieuwsblad (in apertura) e poi è sparita. Forfait alla Strade Bianche e poi anche al Trofeo Binda, finché il comunicato della Trek-Segafredo ha fatto sapere che c’era di mezzo il Covid, che l’ha tenuta fuori dai giochi per oltre una decina di giorni. E anche se Elisa ha ripreso ad allenarsi da poco, la sua condizione alla Dwars door Vlaanderen o al Giro delle Fiandre, gare della possibile ripresa, non sarà certo come se l’aspettava.

Il ritorno alle corse in Italia prevede ancora il protocollo “return to play” da cui sono stati tolti alcuni esami del sangue, mantenendo tuttavia l’ecocardiogramma, l’ECG da sforzo e la spirometria. Cautele che mettono al riparo dalle conseguenze del Covid e permettono all’atleta di riprendere con tutte le sicurezze del caso. Quel che non è ponderabile è tuttavia la condizione che si è persa durante la sosta.

«Per quanto mi riguarda – spiega Elisa – per quelli che erano i miei valori e le mie sensazioni, ero partita molto bene. Avevo già fatto un periodo di altura sul Teide e già al UAE Tour mi sentivo bene. I riscontri a casa in allenamento erano ottimi, poi però ho fatto dieci giorni a casa completamente kappaò, quindi bisognerà vedere se e quando la condizione tornerà a crescere. Ancora faccio un po’ di fatica a recuperare tra un allenamento e l’altro e lavoro a intensità ridotta. Però al rientro spero di poter aiutare la squadra, visto che comunque ci sono delle ragazze in forma. Ho visto che per vincere non hanno tanto bisogno di me (sorride, ndr), però magari posso dare loro una mano…».

L’apertura di stagione di Elisa Longo Borghini l’ha vista vincere al UAE Tour
L’apertura di stagione di Elisa Longo Borghini l’ha vista vincere al UAE Tour
Quando ricomincerai ad allenarti ad alta intensità?

Credo che l’intensità finirò col farla in corsa. In questi giorni di avvicinamento cercherò di sistemare il fisico e di ritrovare i valori giusti. Sono certa che in corsa prenderò qualche bella… stringata, che sul momento mi farà penare, ma servirà per rimettermi a posto.

Hai pensato di rinviare il rientro fino a quando sarai del tutto a posto?

Non sappiamo ancora quando sarà il rientro, andrò comunque per lavorare. Vado ad aiutare le mie compagne, perché non è che posso saltare tutte le gare che voglio. La squadra ha bisogno di me. Abbiamo una ragazza fuori perché è caduta e si è fatta male: Lauretta Hanson. Ellen Van Dijk è incinta. Insomma, non possono correre sempre le stesse, perché altrimenti si finiscono. Quindi appena potrò, andrò a correre.

Insomma, il capitano va in guerra con le sue ragazze?

Più o meno, ma senza l’assillo di dover dimostrare niente a nessuno. E’ una settimana e mezza che pedalo e quindi già un paio di semi distanze le ho fatte, anche se ho sempre diviso in due gli allenamenti, fra mattina e pomeriggio.

Il Trofeo Binda del 2021 di Elisa Longo Borghini ha aperto la serie Trek, che ha vinto nel 2022 con Balsamo e quest’anno con Van Anrooij
Il Trofeo Binda del 2021 di Longo Borghini ha aperto la serie Trek, che ha vinto nel 2022 con Balsamo e quest’anno con Van Anrooij
Quindi se tutto funziona, la condizione verrà per la Liegi?

E’ una possibilità, ma ancor meglio la Vuelta (1-7 maggio, ndr). E poi chissà se si farà il Giro d’Italia. Ci hanno parlato di partenza da Roma e finale in Sardegna, ma altro non sappiamo. Non è una questione di fare la gara col Tour, però in Francia presentano le tappe un anno prima e noi siamo qua che ancora non sappiamo se e dove si farà. Speriamo di poterlo correre.

Sei la vincitrice uscente della Roubaix e, se ci sarai, aiuterai le altre. Che cosa consiglierai alle tue compagne?

La prima cosa da ricordare è di tenere le posizioni e penso che questo sarà il mio ruolo. Quello di portarle davanti, soprattutto all’imbocco dei settori in pavé. Stando davanti si evitano cadute e si trovano le linee migliori. Poi consiglierei di risparmiare il più possibile e di utilizzare al massimo le compagne per farsi portare davanti. La Roubaix comunque è una corsa che ti logora.

Dopo averla vinta, la Roubaix ti è rimasta nel cuore?

La verità? E’ una corsa che non mi ha mai ispirato. Sono stata felicissima quando hanno annunciato che l’avrebbero fatta, perché è una classica prestigiosa in cui si scrive la storia del ciclismo. Sono fiera che ci sia e di averla vinta. E’ stata l’emozione più grande di tutta la passata stagione, ma non è diventata la mia ossessione.

Lo scorso anno Elisa Longo Borghini ha vinto la seconda edizione della Roubaix Femmes
Lo scorso anno Elisa Longo Borghini ha vinto la seconda edizione della Roubaix Femmes
Non saresti tornata su per tentare il bis?

La mia idea è che l’ho vinta e ho messo una tacca. L’avevo già messa anche sul Fiandre, per cui ora potrei dire di volerci provare con la Liegi e vediamo come va a finire. Quindi la Roubaix non è diventata un chiodo, fisso. Senza questi problemi, sarei andata per fare bene, ma senza la pressione di volerla rivincere per forza.

Hai seguito il Trofeo Binda? Che cosa ti è sembrato?

Ho visto poche gambe. Purtroppo la corsa è stata snobbata da tante big e mi dispiace, perché comunque è una gara che merita. Invece, per quanto riguarda la giornata in sé, non ho visto nessuno capace di fare una vera selezione. Sullo strappo di Orino, fatte salve le mie compagne, ho visto un ritmo parecchio alto, ma nessuna che sia riuscita a fare la differenza. Per questo ho parlato di poche gambe…

Hai parlato con qualcuna che era in gara?

Sono uscita con Francesca Barale e le ho chiesto se il Binda fosse stato così tirato e lei mi ha confermato che non c’è mai stato un momento in cui si siano fermate. Per cui è stato giusto pensare che fossero tutte molto livellate e che il ritmo fosse alto.

Con questa foto su Instagram, Elisa ha annunciato la ripresa degli allenamenti dopo il Covid
Con questa foto su Instagram, Elisa ha annunciato la ripresa degli allenamenti dopo il Covid
Poca differenza in salita, vero?

Negli anni siamo sempre stati abituati a vedere delle azioni che sui due tornanti di Orino strappavano il gruppo. Quest’anno lo hanno allungato e basta. Mancavano le varie Van Vleuten e Vollering, che rientreranno al Nord ed è un peccato che non ci fossero. Mentre Shirin (Van Anrooij, la sua compagna che ha vinto, ndr) secondo me è scattata molto forte. Le altre erano tutte stracotte e lei ha colto proprio l’attimo. Dietro si sono guardate e intanto lei è andata veramente forte. Secondo me a Cittiglio ha comunque vinto la più forte.

Enervit C2:1PRO, la nutrizione a prova di campioni

24.03.2023
3 min
Salva

L’obiettivo è quello di ottimizzare l’efficienza energetica a supporto del miglioramento delle performance, soprattutto ad alte intensità. Dalla ricerca scientifica e dall’esperienza sul campo dell’Equipe Enervit, grazie anche alla collaborazione con UAE Team Emirates, Trek-Segafredo e la Federazione Ciclistica Italiana, nasce C2:1PRO.

Una linea innovativa di prodotti energetici dedicata agli atleti degli sport di endurance che massimizza l’apporto di carboidrati per unità di tempo. I prodotti vantano tre brevetti depositati e sono composti da: gelatina, gel, barrette, caramelle gommose e bevanda istantanea.

Uno collaborazione maturata al fianco dei campioni

Formula innovativa

La massima efficienza energetica, la tollerabilità, la praticità e la varietà di formati sono i punti di forza di questa linea, che è già diventata un vero e proprio punto di riferimento per gli atleti. Una piccola rivoluzione nell’integrazione in fase di sforzo prolungato che ha ricevuto consensi anche ad alti livelli.

Tutti i prodotti C2:1PRO sono a base di glucosio e fruttosio (post-idrolisi dei carboidrati) in rapporto 2:1. Le soluzioni con questo rapporto consentono di superare i 60 grammi di carboidrati all’ora, fino ad arrivare anche a 90 (+50%). Tutto questo ottimizzando le loro performance e minimizzando il rischio di stress intestinali.

Per i pro’ con i pro’

Per lo sviluppo di questi prodotti sono stati fondamentali i feedback dei nutrizionisti e dei corridori WorldTour che Enervit supporta, come Tadej Pogacar, molto attento e sensibile alla nutrizione.

«L’aspetto nutrizionale – ha detto Tadej – è importantissimo. Abbiamo obiettivi ambiziosi e la formula C2:1PRO ci aiuta a raggiungere i migliori risultati. Sono prodotti facili da digerire che consentono di massimizzare i carboidrati assorbiti, che è ciò di cui abbiamo bisogno in gara». 

«La gamma di prodotti C2:1PRO – ha aggiunto Gorka Prieto, nutrizionista di UAE Team Emirates – è il frutto di più di un anno di lavoro sul campo con l’Equipe Enervit e Tadej ci ha dato un feedback molto positivo. Superando le tre ore, si potrà assumere una quantità maggiore di 60 grammi di carboidrati per ora fino a superare i 90, utilizzando tutta la varietà di prodotti C2:1PRO».

Infine la campionessa Elisa Longo Borghini della Trek-Segafredo ha evidenziato: «E’ importante e necessario avere un alto apporto di carboidrati nei momenti in cui siamo full gas, senza problematiche a livello digestivo».

I pro’ hanno già iniziato ad usarli in gruppo e durante i propri allenamenti: nella foto, Giulio Ciccone
I pro’ hanno già iniziato ad usarli in gruppo e durante i propri allenamenti: nella foto, Giulio Ciccone

I prodotti

I prodotti sono cinque e si differenziano per formato e apporto. Si adattano a varie tipologie di assunzione e ricoprono al meglio anche l’esigenza a seconda della tipologia di sforzo. Per primo l’Isocarb: una miscela in polvere per bevanda istantanea a base di maltodestrine DE1 e fruttosio con vitamina B1. Carbo Gel a base di maltodestrine e fruttosio in rapporto 2:1 con vitamine del Gruppo B. Segue Carbo Jelly, una gelatina a base di carboidrati con vitamina B1. Carbo Bar, una barretta a base avena con glucosio/fruttosio e vitamina B1. Infine Carbo Chews, caramelle a base di maltodestrine con vitamina B1.

Enervit

Elisa e Gaia regine a Jebel Hafeet. Un piano ben riuscito

12.02.2023
5 min
Salva

«Questo è il modo di vincere che ognuna di noi sogna di fare». Elisa Longo Borghini taglia il traguardo di Jebel Hafeet tenendo per mano Gaia Realini ed indicandola qualche metro dopo. E’ il trionfo della coppia della Trek-Segafredo in vetta alla montagna totem del UAE Tour Women nella terza tappa, nella quale Silvia Persico completa un podio tutto italiano.

Elisa rende merito a Gaia appena dopo l’arrivo e fa bene. Intanto perché con questa vittoria la 31enne di Ornavasso ipoteca anche il successo nella generale (le due compagne sono divise da soli 7”). Poi perché l’abruzzese ha dimostrato subito di essersi calata nella parte di perfetta donna-squadra al servizio della propria capitana durante quegli ultimi 10,8 chilometri di salita, in cui ogni avversaria ha dovuto alzare bandiera bianca.

Elisa prende per mano Gaia per il meritato arrivo in parata
Elisa prende per mano Gaia per il meritato arrivo in parata

Tattica rispettata

Dopo aver aperto la stagione coi due secondi posti di Amanda Spratt al Tour Down Under e alla Cadel Evans Great Ocean Race, era facilmente intuibile che la Trek-Segafredo fosse volata negli Emirati per puntare alla generale, possibilmente con una vittoria di tappa, nella terza corsa del calendario WorldTour. E a quel punto che volesse fare la gara nella frazione regina era evidente da tante cose.

Nelle due precedenti frazioni per velociste sembrava che la formazione guidata da Paolo Slongo avesse fatto le prove generali coi ventagli. La recita vera e propria è andata in scena ieri. Backstedt, Hanson e Sanguineti hanno menato in pianura, specie quando hanno saputo che nella rete dei ventagli erano finiti pesci grossi.

Sanguineti è stata preziosa nei ventagli e nella tattica prevista da Slongo
Sanguineti è stata preziosa nei ventagli e nella tattica prevista da Slongo

«Durante la riunione mattutina – spiega Slongo – avevamo detto che nei punti in cui c’era il vento dovevamo essere davanti e attenti. Se poi qualche squadra avesse promosso anche un’azione degna di nota, dovevamo contribuire dando continuità. E così è stato. Quando abbiamo visto che si era staccata la Cavalli con tutta la Fdj-Suez e successivamente anche la Lippert con la sua Movistar, abbiamo dato ancora più forza a questa azione.

«La salita è andata come volevamo – continua il tecnico trevigiano – anche se le cose non vanno sempre come le progetti. Volevamo lasciar fare il passo agli altri e se avessero fatto un ritmo troppo basso, avremmo preso in mano noi la situazione. Ad un certo punto Elisa ha deciso che il passo doveva essere più alto e Gaia si è messa davanti. Quando sono rimaste da sole hanno dato tutto per guadagnare il più possibile fino all’arrivo. A pochi metri dal traguardo ho dato l’ordine via radio alle ragazze che si parlassero e decidessero fra loro. Elisa voleva che vincesse Gaia però alla fine è andata come avete visto tutti».

Longo Borghini con la maglia di leader della generale che guida con 7″ su Realini e 1’18” su Persico
Longo Borghini con la maglia di leader della generale che guida con 7″ su Realini e 1’18” su Persico

Vittoria da sogno

Tra Longo Borghini e Realini ci sono dieci anni esatti di differenza. Sono il presente ed il futuro del movimento italiano, oltre che della Trek-Segafredo, cui hanno aggiornato pure una statistica. Elisa e Gaia hanno messo a segno una doppietta che al team statunitense mancava dal 22 giugno 2021. All’epoca, vittoria di Van Dijk davanti a Backstedt nel prologo del Lotto Belgium Tour, ma il primo-secondo in cima a Jebel Hafeet vale molto di più.

«Oggi – racconta Longo Borghini – dobbiamo molto a Gaia Realini. Per me è stata l’MVP della giornata (Most Valuable Player, cioè l’atleta più importante, ndr). E’ stata semplicemente incredibile, imponendo un forcing serrato. All’improvviso ci siamo ritrovate io e lei. Ci siamo dette che dovevamo continuare così e poi festeggiare insieme al traguardo. Sì, è vero, abbiamo parlato per la vittoria di tappa ma confrontandoci ancora con Paolo (Slongo, ndr) e facendo dei calcoli abbiamo deciso di arrivare così».

«Con Gaia c’è stata sintonia sin dall’inizio – prosegue Elisa mentre è in pullman verso l’hotel – è una ragazza frizzante e giocherellona alla quale è impossibile non voler bene. Pensate che ad un paio di chilometri dal traguardo mi ha detto “mi viene da piangere” in pescarese. Mi ha fatto morire dal ridere. Non vedo l’ora di restituirle questa vittoria.

«Oltre a Gaia – conclude Longo Borghini – devo dire un grande grazie al resto della squadra. Ilaria, Elynor e Lauretta sono state fortissime e hanno corso nel vento per me. Ho accanto a me quattro campionesse».

Felicità Realini

Una di queste è proprio la giovane Realini, prelevata dalla Isolmant. Ha aperto il 2023 cogliendo il suo primo podio, ma non si scompone troppo. Abbiamo imparato a conoscerla come una ragazza pragmatica. Poche parole, alcune dette nel suo dialetto per smorzare la tensione. Sorride infatti anche lei mentre ci fa rivivere quel simpatico momento. E fa eco alla sua capitana relativamente ai ringraziamenti alle sue compagne.

«Sapevamo che oggi – dice Gaia – potevamo dire la nostra fin dalle prime battute in pianura. Abbiamo lavorato come un team unito. Poi in salita Elisa ed io eravamo consapevoli dei nostri mezzi. Abbiamo lavorato bene e portato a casa il classico “tappa e maglia”. Personalmente sono ancora incredula di questa situazione e penso che mi ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di realizzare il tutto. Voglio godermi tutto questo giorno per giorno senza pressioni».

Giri femminili da tre settimane? Le azzurre dicono di no

31.01.2023
7 min
Salva

Tre settimane di gare a tappe nel ciclismo femminile? Se ne può fare a meno sia ora che in futuro. Questo è il verdetto espresso da diverse atlete, prendendo spunto da quello che ci aveva detto Van Vleuten. Per l’olandese campionessa del mondo si arriverà certamente a disputare Tour Femmes, Giro Donne o Vuelta su venti giorni come per i maschi, mentre stando alla voce del gruppo al momento il format da dieci giorni sarebbe la soluzione ideale.

A margine dell’argomento c’è anche il tema legato alla crescente lunghezza delle tappe (al Tour ce ne sarà una da 177 chilometri), di alcune classiche o del mondiale. Un conto è l’eccezione, un altro invece sarebbe la regola perché cambierebbero tanti contesti. Andiamo a vedere quindi le motivazioni che hanno addotto Bertizzolo, Cecchini, Longo Borghini, Alzini, Barbieri e Cavalli. Noterete come le sei azzurre si trovino sulla stessa lunghezza d’onda.

Sofia Bertizzolo l’anno scorso ha disputato 58 giorni di gare (foto Heres)
Sofia Bertizzolo l’anno scorso ha disputato 58 giorni di gare (foto Heres)

Dieci giorni per Bertizzolo

«Penso che 10 tappe come succede al Giro – spiega la 25enne vicentina della UAE Team ADQ sia un bel blocco per sviluppare le varie classifiche. Penso alle maglie che possono passare da un’atleta all’altra con un po’ di battaglia. Correre su due weekend, dal venerdì alla domenica della settimana successiva, con in mezzo il giorno di riposo, per me è la formula migliore.

«Bisogna considerare poi che noi ragazze corriamo in 6 mentre gli uomini in 8, quindi sarebbe più difficile gestire tutto. Nel 2018 avevo corso il Giro con quattro persone dello staff, l’anno scorso ce ne erano dodici. Per dire come fisiologicamente sia cambiato tutto in poco tempo».

«Sono d’accordo col concetto di Marta (Cavalli, ndr) – termina Bertizzolo – che ha detto di non copiare gli uomini. Non credo che il nostro movimento ci arriverà o che ne abbia bisogno. C’è anche l’aspetto televisivo.

«E’ vero che ora nel ciclismo maschile fenomeni assoluti come Pogacar, Van Aert o Van der Poel possono attaccare molto lontano dal traguardo, però lo spettatore medio guarda il ciclismo solo nel finale. E comunque il nostro è un modo di correre diverso dal loro. Teniamoci quindi le nostre gare come sono ora e la qualità che sappiamo esprimere in quei 130/150 chilometri».

Elena Cecchini è alla terza stagione con la SD-Worx con cui finora ha disputato 101 gare (foto Getty Sport)
Elena Cecchini è alla terza stagione con la SD-Worx con cui finora ha disputato 101 gare (foto Getty Sport)

Calendario fitto per Cecchini

«Il nostro calendario – commenta Elena Cecchini, classe ’92 della SD Worx dopo un lungo allenamento nei dintorni di Montecarlo – sta diventando sempre più fitto e sarebbe complicato gestire gare con una durata maggiore di quelle attuali. Penso alle atlete che dovrebbero raddoppiare. Uguale lo staff in ogni figura con, chiaramente, un impegno maggiore a livello economico da parte della squadra.

«Penso alla preparazione che già adesso è estremizzata. Agli organizzatori che andrebbero ulteriormente in difficoltà. Su VeloViewer, la piattaforma di Strava su cui noi guardiamo i dettagli come direzione del vento, curve, fondo stradale e altro, spesso non troviamo caricate in tempo utile le tracce gpx delle gare. Figurarsi con altre tappe in più».

«Magari – finisce Cecchini – avremo una gara a tappe da tre settimane, ma dovrebbero cambiare tante cose. Anch’io penso all’aspetto mediatico. Con noi appena ti colleghi sai che vedrai una bella gara. Ecco, magari mi piacerebbe vedere una Milano-Sanremo per donne. Non lunga come gli uomini, ma di 200 chilometri. Una gara che restasse unica nel calendario. Per il resto penso che corse di massimo quattro ore siano già più che sufficienti».

Elisa Longo Borghini nel 2022 ha corso Giro Donne, Tour, Vuelta e mondiale
Elisa Longo Borghini nel 2022 ha corso Giro Donne, Tour, Vuelta e mondiale

Le nuove classiche di Longo Borghini

«Personalmente penso che a livello fisico – ci dice la trentunenne scalatrice della Trek-Segafredo dal ritiro in altura sul Teide – saremmo in grado di sopportare tre settimane di gara, ma il nostro movimento non è ancora pronto. Adesso il ciclismo femminile è in una fase in cui le ragazze giovani stanno crescendo e gli investimenti stanno dando i loro frutti. Non dobbiamo bruciare le tappe di questo processo.

«La peculiarità del ciclismo femminile è essere scoppiettante. Avere una media di 120 chilometri sarebbe il massimo per vedere dello spettacolo. Aumentare la distanza e i giorni significherebbe sostenere allenamenti adeguati. Far incastrare tutto sarebbe assai complicato».

«Anche se non tocca a me dirlo – conclude Longo Borghini – andrebbe fatta un’analisi strategica di mercato e capire se ne valga la pena avere gare da tre settimane o corse con chilometraggi maggiori. Magari l’interesse potrebbe calare. Piuttosto proverei ad organizzare quelle classiche che mancano al nostro programma. Sapete il mio desiderio di vedere il Giro di Lombardia femminile. Sarebbe la gara dei miei sogni. E anch’io vedrei bene la Sanremo per noi, con tutte le proporzioni del caso».

Martina Alzini nel 2022 ha disputato sia Giro Donne che Tour Femmes ed altre gare a tappe
Martina Alzini nel 2022 ha disputato sia Giro Donne che Tour Femmes ed altre gare a tappe

Alzini e la spettacolarità

«Forse – racconta la 25enne della Cofidispotrebbe essere un discorso generazionale considerando il pensiero di Van Vleuten e il parere di Luperini che propone gare a tappe di due settimane come ai suoi tempi. Io sono d’accordo con Marta quando dice di non scimmiottare gli uomini. Il ciclismo femminile è esaltante così com’è al giorno d’oggi. Anzi, mi sento di dire che la lunghezza di certe corse del WorldTour sia già al limite perché si rischierebbe di cadere nel noioso.

«Ritengo – chiude Alzini – che il pensiero generale sia questo. Se negli ultimi anni è aumentato il numero degli appassionati alle nostre gare è perché le abbiamo rese più spettacolari con azioni e tattiche ben definite. Oppure come i treni ben organizzati nelle volate. Noi ragazze ci stiamo impegnando tanto affinché il ciclismo femminile risulti interessante con il livello che c’è adesso. Che è alto e già particolarmente faticoso per mantenerlo tale».

Prime volte. Rachele Barbieri nel 2022 ha fatto il suo primo Giro Donne, poi ha corso anche il Tour
Prime volte. Rachele Barbieri nel 2022 ha fatto il suo primo Giro Donne, poi ha corso anche il Tour

Nessun cambiamento per Barbieri

«Forse sarò di parte – risponde al telefono dalla Catalogna la velocista della Liv Racing TeqFind – ma non amo fare troppi chilometri in bicicletta (sorride, ndr). Penso che dieci giorni o al massimo due settimane siano già un buon periodo per le gare a tappe. Andare oltre sarebbe esagerato. Così come penso che 130-140 chilometri siano già abbastanza per noi, visto che ci guardiamo poco in faccia».

«La gente – completa il suo pensiero Barbieri – si sta appassionando alle nostre gare e non dobbiamo stravolgere ancora. Credo che il pensiero di Annemiek sia molto singolare. Lei ha dimostrato che può fare la differenza in gare più corte e con pochissime tappe. E’ vero quello che dicono le mie colleghe. Il calendario è pieno, si allungherebbero alcuni momenti delicati come i massaggi. Servirebbero tante atlete in più. A livello economico non lo vedo sostenibile. Il nostro ciclismo ha fatto enormi progressi in poco tempo. Non dobbiamo farlo implodere su se stesso».

Marta Cavalli predilige le gare a tappe. Nel 2022 è arrivata seconda al Giro Donne (foto Aymeric Lassak)
Marta Cavalli predilige le gare a tappe. Nel 2022 è arrivata seconda al Giro Donne (foto Aymeric Lassak)

Più tappe per Cavalli

«Secondo me – spiega la 24enne cremonese in ritiro a Calpe con la sua Fdj-Suezsi arriverà ad aumentare il numero delle tappe perché il livello del ciclismo femminile si alzerà sempre di più. Pertanto sarà sempre più necessario avere più gare ed una preparazione sempre più importante per permettere alle atlete di emergere. Tuttavia non penso che avremo gare a tappe da tre settimane, che sarebbero troppe».

«Anche le tappe che hanno allungato il proprio chilometraggio – conclude il concetto Cavalli – sono cadute nell’immobilismo iniziale. Succede come negli uomini dove si fa una fase di studio molto più prolungata e poi la corsa esplode sempre più vicino al traguardo. Da una parte è un bene perché permette alle atlete più resistenti di emergere, ma contemporaneamente chi non ha queste doti è portata a risparmiare più energie possibili. Quindi la gara si ovatta senza nulla di eclatante. Quando più atlete saranno allo stesso livello su percorsi brevi, si andrà per forza su tracciati più lunghi».

Mosca gregario, con orgoglio e gratitudine

27.12.2022
6 min
Salva

Professione gregario e grato alla squadra per la possibilità di farlo. Jacopo Mosca è approdato alla Trek-Segafredo nell’agosto 2019, mettendosi subito a disposizione dei compagni. Nel 2020, nel folle anno dopo il lockdown, riuscì a portarsi a casa qualche piazzamento, ma la sua vocazione non è mai venuta meno.

Mosca ha chiuso la stagione alla Japan Cup, lavorando per Ciccone: settimo
Mosca ha chiuso la stagione alla Japan Cup, lavorando per Ciccone: settimo

Ritorno al 2021

Lo abbiamo incontrato al primo ritiro della Trek-Segafredo, prima del rompete le righe che ha rispedito i corridori a casa, alla vigilia della nuova stagione. Il 2022 non è andato come si aspettava, per cui il Mosca che racconta le proprie ambizioni, è carico come una molla.

«Ho visto che anche in un anno difficile come quello appena terminato – dice – in cui per mille problemi sono andato piano, il mio supporto alla squadra non è mancato. Ho trovato il mio ruolo, che sia per supportare il giovane di turno oppure Mads Pedersen o “Cicco”, chiunque ci sia. Spero che nel 2023 tornerò a essere me stesso e sarò in grado di supportarli non solo all’inizio della corsa, ma quando serve. Il mio contributo non è quello del 2022, ma quello che si è visto fino al Giro del 2021».

Il pieno di gel e barrette per Mosca prima dell’allenamento e si parte
Il pieno di gel e barrette per Mosca prima dell’allenamento e si parte
Che cosa ti è successo?

Ho avuto problemi fisici, la testa è stata sempre a posto, anche se a fine stagione ero demoralizzato. Diciamo che mi hanno mandato una fattura da pagare. Non voglio parlare di sfortune, perché le sfortune sono altre, però certo le ho prese proprio tutte…

Mentre ora?

Va tutto bene. Siamo tornati dalle vacanze il 14 novembre, sono salito in bici e stavo meglio che a febbraio 2022, dopo un mese che non la toccavo. Perché comunque il fisico era poco allenato, ma sano. Ogni giorno che mi alleno, ci sono dei miglioramenti. Sono partito con una base, poi ho iniziato a incrementare i lavori. Non ti inventi niente. Da quest’anno mi segue Slongo, quindi con Elisa (la sua compagna Longo Borghini, ndr) abbiamo in comune anche l’allenatore ed è tutto più facile. Sono contento di avere questa possibilità. Sono partito tranquillo, lavorando tanto sulla base.

Passaggio alla Tre Valli Varesine Donne, vinta da Elisa
Passaggio alla Tre Valli Varesine Donne, vinta da Elisa
Il gregario deve saper fare tutto?

Nel 2019, pensavo di cavarmela in salita, invece ho scoperto di non essere un granché. In compenso ho scoperto di essere molto… stupido (sorride, ndr) e quindi mi butto bene nelle volate e so tenere le posizioni quando serve. Non sono veloce, ma a fine gara posso supportare quelli veloci. Diciamo che sono un corridore completo, quindi mi viene da dire che vado piano dappertutto. Non eccello da nessuna parte, ma non sono nemmeno da buttare.

Si va davvero così forte?

Sicuramente si vede che ogni anno si cresce. Se prima una salita la passavi in 50, adesso ce ne sono 80. Nelle gare WorldTour è peggio, perché il livello è altissimo. E’ sempre bello vedere di essere rimasti in un gruppo piccolo, perché pensi di poter fare qualcosa. Invece adesso siamo tutti a blocco, ma siamo rimasti in cento. La cosa migliore da fare è raggiungere il proprio massimo, poi vedere quello che si può fare. Se io sono al massimo e gli altri vanno forte, puoi giocare d’astuzia o provare delle tattiche, ma le gambe poi parlano.

Mosca sicuro: la Vuelta ha fatto bene a Tiberi. Se sale lo scalino, prende il volo
Mosca sicuro: la Vuelta ha fatto bene a Tiberi. Se sale lo scalino, prende il volo
Il gregario dà consigli?

Con Ciccone abbiamo la stessa età, ma lui ha la sua testa e la sua visione, sicuramente un po’ difficile da gestire. Lui ti dice che in salita fa meno fatica, mentre noi siamo a tutta. Oppure lui fa più fatica in pianura e noi al contrario, quindi si fatica a trovare un punto di incontro. Sicuramente mi trovo meglio a dare dritte al Tiberi di turno oppure a Baroncini, quando li vedi fare degli errori che in futuro dovrebbero evitare. Sono in camera con Baroncini e a volte, giusto per ricordargli che è giovane, alzo la voce. Tiberi l’ho visto dal 2020 quando ha fatto lo stagista e il ragazzo si sta accendendo. La Vuelta gli ha fatto bene. Ha un motore così importante che prima o poi uscirà. Chiaro che sta a lui fare quel saltino, ma secondo me c’è da dire una cosa: è passato a vent’anni e ha fatto il dilettante nel tempo del Covid. Secondo me viene fuori. Lo dicono tutti, ma basta vederlo pedalare: è forte.

Perché sei passato con Slongo?

Ero seguito dalla Mapei sin dagli anni in Viris. Con Matteo Azzolini, che era il mio allenatore, avevamo addirittura corso nello stesso periodo, perché ha due anni più di me. Mi trovavo bene, ma dopo tanti anni e l’ultima stagione che ho avuto, nel 2023 ho pensato di cambiare. Ne ho parlato con lui e ne ho parlato con la squadra e per loro ovviamente non c’era problema che passassi con Paolo. E’ una persona con un’esperienza storica. Segue Elisa da anni e secondo me sono in buone mani. In più siamo in squadra insieme dal 2020 e mi aveva già seguito nei ritiri che avevamo fatto in preparazione al Giro di quell’anno. Nel 2021 siamo stati sul Teide, quindi bene o male sapeva già come sono. Vedo i lavori che fa, poi c’è da dire una cosa: come la mischi la mischi, non è che passi dall’acqua dolce all’acqua salata. Devi inquadrare le giuste linee, poi sei a posto.

Mosca e Longo Borghini si sono allenati spesso insieme, a volte sfidandosi (foto Instagram)
Mosca e Longo Borghini si sono allenati spesso insieme, a volte sfidandosi (foto Instagram)
Come vanno gli allenamenti con Elisa?

Fino ad ora abbiamo sempre lavorato assieme. Chiaro che le velocità di crociera in pianura sono diverse. Un professionista che si allena, va in giro facile sopra i 35-38 all’ora in pianura. Direi 40, ma non vorrei sembrare esagerato. Metti il 54 e parti, è questione di wattaggi. Loro fortunatamente, essendo anche leggere, fanno più fatica in pianura, però Elisa mi fa penare in salita. Se facciamo il medio, arrivo in cima un attimo prima, ma sinceramente non ho neanche il tempo di mettere la mantellina

Non vi sfidate mai?

Non avrebbe senso, ognuno ha i suoi lavori. Ma in alcuni momenti dell’anno, tipo l’anno scorso prima del Tour, abbiamo fatto qualche allenamento insieme in cui lei aveva bisogno di fare un po’ di ritmo. E allora abbiamo fatto degli allenamenti in cui cercavo di tirarle il collo e ci sono riuscito. Sono arrivato a casa morto ed era morta anche lei, almeno questo è divertente. Sicuramente fino ad ora ci siamo allenati assieme, ma mi aspetto che io ora aumenterò i volumi di lavoro, però per l’atleta che è lei e per l’atleta che sono io, secondo me riusciremo a uscire qualche volta insieme. Poi c’è da dire che dal ritiro di gennaio in poi, ci vedremo veramente poco. Perciò sarà bene incastrare gli allenamenti. Ognuno coi suoi lavori da fare, però almeno ci si vede…

Longo Borghini, salite e progetti sulla strada del Tour

19.12.2022
6 min
Salva

Elisa Longo Borghini sfoggia buon umore e argomenti concreti. La leggerezza scoperta negli ultimi due anni le ha portato, fra le altre, la vittoria inattesa della Roubaix. In questo giorno che conduce alla fine del ritiro di dicembre a Calpe, la piemontese è appena rientrata dall’allenamento ed è andata a confrontarsi con Paolo Slongo, da anni suo allenatore

«Delle buone atlete – sorride – c’erano anche prima, ma ora la squadra si è rafforzata molto. Questa cosa mi fa piacere, perché oltre ad offrirci grandi opportunità di vittoria con diverse pedine, ci permette anche di fare la gara. Ho tanta voglia di cominciare la stagione. Non sarò più su tutte le corse, questo è vero. Anche se quando verrò chiamata, dovrò vincere».

Prima del ritiro in Spagna, per Longo Borghini allenamento sulle strade di casa (foto Instagram)
Prima del ritiro in Spagna, per Longo Borghini allenamento sulle strade di casa (foto Instagram)

Nel mezzo della corsa

La Trek-Segafredo è lo squadrone numero uno del WorldTour femminile. Certo la Movistar ha vinto Liegi, Giro, Tour e mondiale con Annemiek Van Vleuten. Allo stesso modo, la FDJ-Suez ha vinto Amstel, Freccia Vallone e Ventoux Denivele con Marta Cavalli, ma il senso di collettivo dello squadrone americano non si batte. Nel 2023 fra i nomi da cerchiare in rosso, oltre a quello della piemontese, ci saranno Balsamo e Van Dijk, Spratt, Deignan e Lucinda Brand e le nuove arrivate Realini e Yaya Sanguineti.

«Magari – riprende Longo Borghini – non dovrò essere leader quando non sarà strettamente necessario, anche se poi a me piace sempre essere nel mezzo della corsa. Quindi mi fa molto piacere che ci siano stati nuovi inserimenti per le corse più dure, perché ci permette di giocarci diverse carte».

Sul traguardo di Black Mountain, quinta tappa del Women’s Tour, bel successo allo sprint
Sul traguardo di Black Mountain, quinta tappa del Women’s Tour, bel successo allo sprint
Quale sarà il tuo spazio? Ti senti ancora un atleta in evoluzione?

Vedendo i dati, c’è la possibilità di migliorare ancora. Mi piacerebbe essere un po’ più performante in salita per giocarmi bene le mie carte anche nelle corse a tappe. Si è visto che ci sono abbastanza, però se riesco a migliorare, posso davvero pensare a qualcosa di più. Ci sono ragazze fortissime, per carità, però posso essere anch’io della partita.

Anche fra voi arrivano le nuove leve…

Vedo delle giovani che stanno crescendo in maniera esponenziale. Basta solo guardare Silvia Persico, Eleonora Gasparrini o Marta Cavalli, che è esplosa nell’ultimo anno e mezzo. C’è una nidiata di ragazze che va molto forte. Personalmente mi fa piacere, perché anche come nazionale, questo ci rende più forti. E’ la conseguenza della diversa gestione delle corse. Della professionalizzazione di tutte le squadre e la nascita di WorldTour femminili collegate a team maschili. Il loro know-how alza il livello delle ragazze e questo fa tanto. Negli ultimi 5 anni, secondo me c’è stata un’evoluzione incredibile e io ne sono contenta.

Cosa ci sarà nel tuo 2023?

Personalmente punterei più sul Tour, perché l’anno scorso quel risultato mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca (Longo Borghini si piazzò al sesto posto a 8’26” da Van Vleuten, ndr). Stava andando bene, perché andavo forte, poi ho fatto qualche piccolo errore e le cose sono andate male. Si impara dagli errori e quindi mi piacerebbe ripresentarmi al Tour nelle mie migliori condizioni per riprovarci.

Elisa è all’inizio del quinto anno alla Trek-Segafrdo
Elisa è all’inizio del quinto anno alla Trek-Segafrdo
Con quale obiettivo?

Ad essere onesti, potrei puntare a una top 5 oppure al massimo a un terzo posto. Dire che voglio vincere il Tour sarebbe peccare di superbia. Io voglio andare lì per esprimermi al massimo delle mie capacità. Poi vediamo…

Perché hai scelto di lasciare la Polizia di Stato?

Perché con la professionalizzazione dello sport e con i contratti che arrivano, bisogna scegliere una cosa o l’altra. Parlo per me, beninteso. A un certo punto mi sono trovata di fronte a una situazione in cui le due cose andavano veramente a collidere. Ringrazio tantissimo le Fiamme Oro per quello che hanno fatto. Mi hanno preso sotto la loro ala e in quel momento sono stati fondamentali. Se ho potuto continuare, se io sono arrivata fin qua è anche grazie a loro. Per Nicola Assuntore e Lucio Paravano, che ne sono i due responsabili, io ho immensa gratitudine.

Qual è l’utilità dei gruppi militari ora che il WorldTour dilaga?

I corpi militari sono preziosi per la realtà della pista, che è molto diversa rispetto a quella della strada, a livello maschile e per le ragazze giovani. Se penso a com’ero, sono sicura che senza di loro, sarei stata un po’ persa. Per questo spero che loro possano continuare, magari in una maniera diversa, magari puntando più sulle giovani. Mi è dispiaciuto, devo dire la verità, perché comunque in futuro mi sarebbe piaciuto essere utile alla società. Mi sarebbe piaciuto stare con i cinofili, magari diventare istruttrice di tiro. Insomma, aiutare le persone, non tanto mettermi agli incroci con la paletta in mano.

Decima al mondiale: la corsa di Wollongong è stata l’ultima di Longo Borghini con il casco della Polizia di Stato
Decima al mondiale: la corsa di Wollongong è stata l’ultima di Longo Borghini con il casco della Polizia di Stato
Tre figure chiave per te: Slongo, tua madre e Jacopo Mosca. Da dove cominciamo?

A Slongo devo molto, i miei risultati sono frutto del nostro lavoro. Per me non c’è miglior allenatore. Mi piace molto il suo approccio, anche con la mia mentalità. Lui è uno molto tranquillo, mentre io a volte sono più un po’ più sanguigna. Me la prendo molto, vorrei sempre fare. Invece Paolo mi tranquillizza e mi calma. Lui è uno preciso, ha le sue idee. Ha una visione molto lunga delle cose. Non partiamo mai con degli allenamenti che non siano mirati in prospettiva. Siamo sempre con gli occhi puntati oltre e questa cosa mi piace. Mi piace chi guarda in là, chi è ambizioso, chi cerca sempre qualcosa in più.

La mamma?

All’inizio era la persona che più si opponeva al fatto che io e mio fratello facessimo sport, ma non per motivi particolari. Se non altro perché sapeva benissimo di quanti sacrifici abbia bisogno lo sport. Quando abbiamo cominciato e abbiamo iniziato a girare il mondo, è diventata la nostra prima fan. Mia mamma (Guidina Dal Sasso, azzurra di sci di fondo, ndr), farebbe un po’ di tutto per me. Oltre a seguirmi alle corse, a volte quando sono a casa e fa molto freddo, magari le chiedo se mi raggiunge in cima alla salita su cui sono arrivata. E allora lei prende la macchina, viene e mi porta la mantellina o qualcosa di caldo. Avendo fatto l’Isef ed essendo stata un’atleta, sa come funzionano le cose. Ovviamente adesso sono anni che mi lascia andare, però da donna capisce certe dinamiche da atleta.

L’accoppiata Balsamo-Longo Borghini è una delle colonne portanti della Trek-Segafredo
L’accoppiata Balsamo-Longo Borghini è una delle colonne portanti della Trek-Segafredo
E Jacopo?

Ho trovato la mia tranquillità, la mia serenità. Parlavo con lui mentre stavamo andando a fare il test del lattato con Slongo e ci dicevamo che alla fine è bello essere qui in Trek. Essere in ritiro insieme, essere professionali. Magari non ci incrociamo tutto il giorno, ma comunque sapere che c’è è un bel modo di vivere. Ci sono poi anche momenti e mesi in cui non ci vediamo, però quando siamo insieme siamo effettivamente insieme. So che se dimentico qualcosa, c’è sempre lui.

Elisa Longo Borghini, la bici è anche una passione

06.12.2022
6 min
Salva

«La preparazione tecnica di Elisa Longo Borghini, la capacità di capire il mezzo meccanico e di fornire degli ottimi feedback mi colpisce molto». Portiamo con noi questa dichiarazione di Mauro Adobati, meccanico del team e che talvolta si occupa anche della compagine femminile del Team Trek-Segafredo.

L’abbiamo intervistata in occasione della presentazione ufficiale del Trek Store di Lallio (Bergamo).

Elisa Longo Borghini, davvero competente e appassionata della bicicletta (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Elisa Longo Borghini, davvero competente e appassionata della bicicletta (foto Matilde De Re-Trek Italia)
La bicicletta è solo un lavoro, oppure è anche una passione?

E’ prima di tutto una passione e poi diventa anche un lavoro. La bicicletta, intesa come mezzo meccanico è una parte fondamentale del mio lavoro. Quando alleni il tuo corpo ad essere performante portandolo ai massimi livelli, è importante avere una bicicletta che ti gratifica, che ti aiuta e supporta a rendere al meglio.

La Emonda della Longo Borghini (foto Matilde De Re-Trek Italia)
La Emonda della Longo Borghini (foto Matilde De Re-Trek Italia)
C’è una bicicletta che per te è un riferimento?

E’ necessario dire che in Trek abbiamo la fortuna di avere un’ampia scelta e la possibilità di usare mezzi specifici per le diverse situazioni e molto differenti tra loro. Escludendo la Domane, che utilizzo in occasione del pavé, se dovessi fare una scelta questa ricadrebbe sulla Emonda.

Tra le foto presenti nello store bergamasco, bellissima quella che celebra la vittoria sul pavé (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Tra le foto presenti nello store bergamasco, quella che celebra la vittoria sul pavé (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Dove nasce questa preferenza?

Si adatta di più alle mie caratteristiche e al mio modo di guidare la bicicletta. Ho bisogno di un mezzo che mi permetta di andare forte in salita e di spingere in pianura, di essere veloce e maneggevole in discesa, capace di seguirmi senza forzature e facile da rilanciare. E’ il giusto compromesso, considerando che non sono veloce allo sprint. La nuova Madone è molto rigida e la vedo più adatta ad una sprinter, ma anche ad un uomo. La bici aero è più esigente.

Nessuno spessore tra stem e serie sterzo
Nessuno spessore tra stem e serie sterzo
Qual’è la sensazione che più ti gratifica quando sei in sella?

Mi piace sentire la bicicletta e la sua reattività. Quando in salita mi alzo in piedi sui pedali mi piace quella sensazione della bicicletta che va dritta e sembra aiutarti a spingere, quell’energia che resta lì e non si disperde, talvolta a dispetto dell’aerodinamica.

La bici con i Pirelli PZero TLR da 28, produzione Made in Italy
La bici con i Pirelli PZero TLR da 28, produzione Made in Italy
Percepisci tanta differenza quando cambi le ruote?

Le differenze sono esponenziali, ma è giusto considerare anche le diversità dei prodotti. Ho la possibilità di usare tre profili diversi: 37, 51 e 62 millimetri. Per gli arrivi in salita e quando è previsto tanto dislivello positivo utilizzo il profilo da 37 con i tubolari. Raramente uso le 62 e le più sfruttate sono le 51. Sono le più versatili, sono reattive anche in salita e maneggevoli in discesa. Preferisco usare le 51 tubeless e se posso scegliere mi indirizzo sui tubeless a prescindere.

Elisa Longo Borghini ha una grande capacità di spaziare fra diversi aspetti del ciclismo (foto Matilde De Re-Trek Italia)
Elisa Longo Borghini ha una grande capacità di spaziare fra diversi aspetti del ciclismo (foto Matilde De Re-Trek Italia)
In quali occasioni utilizzi il profilo da 62?

Quando devo tirare le volate alla Balsamo, oppure il percorso è molto veloce e poco tecnico. Poi sono leggera, tra le donne non sono un peso piuma, ma rispetto ad un uomo, che è anche più potente, sono molto più leggera e quindi mi serve il giusto compromesso tra facilità nel rilancio, controllo della bicicletta e versatilità. Le 62 diventano impegnative.

E poi questa preferenza per i tubeless, perché?

E’ una sensazione, nonostante un feeling iniziale che ti porta a pensare ad una ruota lenta. Le prime volte sembra di avere le gomme sgonfie. In realtà, dopo alcune ore di utilizzo si capisce che scorre bene, tiene bene ed è confortevole. Bisogna abituarsi e a mio parere il tubeless lo ami o lo odi, non c’è una via di mezzo. Il feeling che si ha nei confronti di un tubeless non è relativo al solo pneumatico, ma dipende anche dalla dimensione, dalle ruote e dalle condizioni del manto stradale. Sezioni di 26, 28 e 30, ruote molto spanciate come quelle usate alla Roubaix, le variabili da considerare sono tante e influiscono sulla resa.

E invece in merito alla sella; corta oppure tradizionale?

Corta, mi sento meglio in bici e con un feeling migliore.

Elisa con il fidanzato Jacopo Mosca
Elisa con il fidanzato Jacopo Mosca
Tu e Jacopo vi confrontate molto sugli aspetti tecnici?

Si tantissimo. Jacopo mi ha trasmesso molto, mi ha dato maggiore consapevolezza della tecnica relativa alla bicicletta, dei marginal gain che nell’insieme fanno davvero la differenza. Jacopo è sempre sul pezzo, talvolta è lui il primo a spiegare, in altre occasioni sono io che domando a lui e la risposta è sempre completa e soddisfacente. Quando ci alleniamo insieme proviamo anche delle soluzioni e ci confrontiamo.

Andiamo invece sul power meter. Di tanto in tanto senti il bisogno di staccarti dai numeri?

Ammetto che quando mi alleno sono piuttosto precisa, anche se mi piace spingere e mettermi alla prova. Il mio preparatore mi riprende spesso perché tendo ad esagerare. Però sì, quando devo fare le distanze senza lavori specifici, mi piace andare a sensazione, ascoltare il mio corpo e giocare. Il gioco diventa la sovrapposizione tra le sensazioni che ho ed i numeri. Voglio vedere il riscontro, ovvero se il misuratore di potenza mi dice quello che sento io. Non dobbiamo essere legati in modo troppo stretto ad un power meter.

La Longo Borghini e Jacopo Mosca con lo staff dello Trek Store
La Longo Borghini e Jacopo Mosca con lo staff dello Trek Store
Qual’è la settimana tipo di Elisa Longo Borghini, off-season a parte?

Ovviamente dipende dal momento della stagione e dai programmi. Si dà maggiore importanza al recupero tra una corsa e quella successiva nel momento delle gare. Invece quando sono in preparazione le ore di allenamento sono circa 25.