Viviani a Roma, la maglia olimpica e quella del 2022

10.06.2021
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Facciamo il punto, ti va? Elia Viviani, primo ciclista portabandiera alle Olimpiadi, è a Roma per la presentazione della maglia con cui correranno a Tokyo le squadre di ciclismo, anche se poi la maglia presentata ieri nel Salone d’Onore del Coni è quella da allenamento, dato che in tutte le specialità si correrà con il body. Nei giorni scorsi e già durante il Giro si è parlato delle condizioni del veronese e tante voci si sono sommate senza che lui abbia detto la sua. Perciò in attesa di correre alla Adriatica Ionica Race e prima di entrare nella fase decisiva della preparazione per Tokyo, eccolo qua. Calmo, lucido, rinfrescato dagli otto giorni passati a Livigno.

Viviani ha portato a Roma un ricordo di Rio per il Presidente del Coni Malagò e il Segretario Generale Mornati (a sinistra)
Viviani ha portato a Roma un ricordo di Rio per Malagò e il Mornati
Un primo bilancio prima di ripartire?

I risultati dicono che il Giro non è andato troppo bene. Però sono tornato a stare bene in bici. Sento di essere me stesso e ho ripreso a lavorare in modo diverso. La Adriatica Ionica Race si farà per mettere ancora ritmo in un mese in cui non ci saranno gli europei.

I compagni che saranno con te dicono che faranno di tutto per farti vincere la prima tappa ad Aviano.

La vittoria alleggerisce tutto. L’assenza degli europei pesa. Il quartetto ha comunque il riferimento del cronometro, ma non sai che tempi fanno gli altri. Sarà così per tutti, perché tranne qualche gara classe 1 come Fiorenzuola (30 giugno-5 luglio) e San Pietroburgo (8-11 luglio), non ci sarà attività. Correre sarebbe servito per chi fa la madison per affinare l’intesa. In allenamento lavori sulla tecnica, ma non riuscirai mai a simulare l’imprevisto della gara.

Pensi di poter rientrare in ballo per il quartetto?

Penso ad allenarmi e dare il meglio di me. La selezione del quartetto è facile: se fai il tempo, sei dentro. Ma dovremo essere tutti in grado di dare un contributo per fare in due giorni tre quartetti da 3’48”. Credo che Villa farà le sue scelte nelle ultime prove.

La selezione si farà nei giorni in cui si sarebbero corsi gli europei?

Esatto. E bisognerà arrivarci bene. L’europeo sarebbe stato di passaggio, ci avrebbe aiutato a definire i ruoli. Manca un mese e mezzo alle Olimpiadi, non si dovrà essere al massimo a fine giugno.

Quindi sarebbe stato auspicabile correre gli europei con le scelte di Tokyo già fatte?

Magari non definitivamente, perché la selezione si sarebbe svolta su campo. La gara sarebbe servita per dare gli ultimi segnali, non per cercare la prestazione. Dobbiamo comunque andare con garanzie. Sappiamo benissimo che ci sono delle pedine fisse e altre che devono guadagnarsi il posto. I ragazzi lo sanno, la tensione a Livigno si sentiva.

Ecco la maglia della nazionale per Tokyo anche se gli atleti correranno con il body
Ecco la maglia della nazionale per Tokyo anche se gli atleti correranno con il body
Quando hai fatto l’ultimo quartetto di alto livello?

Di fatto dagli europei di Glasgow nel 2018, che vincemmo. Ora spingono due denti in più, ma già allora tecnicamente ci si era spostati in questa direzione.

Il Giro tornerà utile in vista di Tokyo?

E’ stato un bel blocco di lavoro, svolto nei tempi giusti. Ora si può aggiungere la qualità tramite i lavori specifici.

Si è letto che lascerai il tuo treno e andrai a correre alla Eolo-Kometa?

Non c’è niente di definito e il problema è che non mi piace fallire, come è stato finora. Io so di essere ancora il Viviani di due anni fa e non voglio voltare le spalle al mio gruppo. Ogni risultato aiuterà a cambiare le cose, per cui a Lombardi (il suo procuratore, ndr) ho chiesto di lasciarmi tranquillo fino a dopo Tokyo. Ma fra le opzioni, tengo ancora bene in vista la Cofidis. Mi piacerebbe continuare con Consonni, Sabatini e mio fratello Attilio. Solo non è questo il momento di pensarci. Abbiamo appena visto la maglia delle Olimpiadi…

A Roma, anche la Pinarello per le prove di gruppo, nel colore per Tokyo, legato alla maglia
A Roma, anche la Pinarello per le prove di gruppo, nel colore per Tokyo, legato alla maglia
Che effetto fa?

E’ sempre un momento particolare. Viene voglia di onorarla, è l’inizio ufficiale dell’avventura. Dobbiamo arrivare a Tokyo, guardarci indietro e dirci di aver fatto tutto il possibile. I due giorni di Rio in cui ho vinto l’oro sono stati i più facili della mia carriera. Proprio per tutto quello che avevo fatto prima.

Martinello a raffica da Ganna a Nibali, aspettando i Giochi

09.06.2021
6 min
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Anche se si potrebbe andare avanti parlando delle elezioni federali perse sul filo di lana al primo turno poi inevitabilmente nel secondo, dei sorprendenti voltafaccia e dei singolari comportamenti di cui racconta, con Silvio Martinello si ragiona un gran bene di Giochi Olimpici. Tokyo è alle porte. E anche se sul piano tecnico le specialità sono irriconoscibili, ci sono dinamiche ben chiare per chi c’è stato dentro e in un giorno d’estate, sia pure lontano, chinandosi dal podio ha infilato la testa nel nastro di una medaglia d’oro. Nel frattempo con la riapertura delle palestre, anche il suo centro di Selvazzano si è rimesso in movimento e dentro c’è un gran lavoro da fare per sistemare carte e strutture. 

Viviani Rio 2016
Viviani commosso dopo l’oro dei Giochi di Rio 2016 nell’omnium: ora Elia fa rotta su Tokyo
Viviani Rio 2016
Viviani commosso dopo l’oro dei Giochi di Rio 2016 nell’omnium: ora Elia fa rotta su Tokyo
Europei cancellati, si arriva alle Olimpiadi senza alcun riferimento…

Sarebbero serviti, in effetti. Finché parliamo di discipline fondate sul cronometro, i valori sono quelli e si riuscirà a fare la selezione anche stando a casa. I tecnici lavoreranno tenendone conto. Credo anche che le squadre italiane, maschile e femminile, abbiano l’esperienza che serve. Dovremmo essere coperti e mi sembra che ci sia un motivato ottimismo. Semmai ci sarà da curare i dettagli, anche i più piccoli. Una disciplina come il quartetto si gioca soprattutto su quelli.

E’ la prima volta che tanta parte del quartetto corre il Giro d’Italia: un vantaggio?

In effetti è una bella novità. Anche il quartetto di Atlanta andò bene, ma erano tutti dilettanti. Non so come Marco abbia conciliato i due tipi di preparazione, perché ora è il momento di mollare tutto e concentrarsi sull’evento. So ad esempio che in quest’ottica Viviani farà la Adriatica Ionica Race. Ero con Argentin a fare sopralluoghi quando lo ha chiamato Marco Villa dicendogli questa cosa.

Letizia Paternoster
Letizia Paternoster in rotta verso le Olimpiadi dopo un anno davvero faticoso, fra problemi di salute e sfortuna
Letizia Paternoster
Letizia Paternoster in rotta verso le Olimpiadi dopo un anno davvero faticoso
A proposito di Viviani, sia lui sia Letizia Paternoster sono da un po’ i riferimenti del nostro movimento, ma arrivano a Tokyo senza il gusto della vittoria in bocca, come la mettiamo?

Sono due soggetti molto sicuri di sé. Due atleti abituati a certi palcoscenici, con l’esperienza per sapersi ascoltare. Al momento giusto sapranno dire cosa sono in grado di dare. Sono convinto che entrambi speravano in un miglior avvicinamento, perché vincere aiuta. Diciamo che questa può essere una fase critica da gestire.

Quanto critica?

Paternoster fa parte del quartetto e punta all’omnium, in cui è sempre stata fra le prime. Difficile però che in questo anno tribolato sia riuscita a colmare il gap di prestazione e di struttura fisica, per il quale ha solo bisogno di crescere. Mentre Viviani un’Olimpiade l’ha già vinta e ripetersi è complicatissimo. Anche perché non mi pare lo stesso atleta degli anni alla Deceuninck-Quick Step. Nella madison correrà con Consonni, che ha dato segnali importanti. Anche quella è una specialità che Villa ben conosce e su cui dovrà lavorare con molta attenzione. Li ho osservati, finché si è potuto, qualche errorino ancora lo fanno. Gli europei a loro sarebbero serviti più che agli inseguitori.

Jonathan Milan, Liam Bertazzo, Montichiari, 2020
Jonathan Milan è l’ultimo arrivato nel quartetto e ha portato un sostanzioso valore aggiunto
Jonathan Milan, Liam Bertazzo, Montichiari, 2020
Jonathan Milan è l’ultimo arrivato nel quartetto e ha portato un sostanzioso valore aggiunto
In più c’è da dire che l’omnium è cambiato…

E questo non è necessariamente un male. Di sicuro avrà addosso gli occhi di tutti, ma se prima l’omnium aveva tre specialità di prestazione in cui il più forte era sicuramente privilegiato, ora ci sono quattro specialità di situazione.

Viviani e Paternoster non al top possono incidere sul clima delle rispettive squadre?

Elia è preminente fra gli uomini per esperienza e amalgama, ma come qualità e motore si divide il ruolo con uno che non sarà ancora campione olimpico, ma è 5 volte campione del mondo (uno nella crono e 4 nell’inseguimento, ndr): Filippo Ganna. Letizia è sempre stata vista come il gioiellino, che però nel frattempo si ritrova con un’Elisa Balsamo che è cresciuta tanto ed è molto considerata. Forse la gente vede ancora davanti l’immagine di Letizia, ma la vera ledaer da quanto si capisce è Elisa. Sono tutti ragazze e ragazzi intelligenti, troveranno modo di fare gruppo e fare squadra.

Credi che Viviani farà il quartetto?

Non ho parlato di questo con Villa, ma ho qualche dubbio. Dovessi fare i nomi, direi Lamon, Consonni, Ganna e Milan. Dai riscontri che ho, Elia è stato per diverso tempo lontano dalle piste e non sarà semplice fare quei tempi. Tempi che peraltro non ha mai fatto neppure quando era sempre in pista.

Ai Giochi di Sydney nell’americana corsero con il 49×14: i rapporti si stavano allungando
Ai Giochi di Sydney nell’americana corsero con il 49×14: i rapporti si stavano allungando
Ci sono analogie fra Nibali a rischio su strada e Viviani su pista?

Non sono casi simili, anche se potrebbe sembrare. Su strada, Vincenzo non ha dimostrato di essere in condizione, come altri che invece volano. Parlo di Caruso, Moscon, Bettiol e Ulissi. Mi sorprende semmai l’ipotesi di coinvolgimento di Formolo. Al di là dei toni che ha usato anche questa volta, credo che Cipollini abbia nuovamente fatto approfondimenti di sostanza. Solo chi non capisce il mondo del professionismo non se ne accorge e invece di guardare alla luna, si focalizza sul dito che la indica.

A cosa ti riferisci?

Mario può non essere simpatico, però non è stupido e sa di cosa parla. Parlando di Nibali, non ha criticato l’eventuale scelta di lasciarlo fuori, ma il modo in cui ci si è arrivati. Elia al confronto ha molte più possibilità, perché partecipa a tre prove e al confronto di Nibali, avrà meno rivali. Però non mi sorprenderebbe se fosse lasciato fuori dall’omnium.

Addirittura?

Ci può stare, Villa deve fare le sue scelte, che saranno di natura tecnica e non si baseranno sui rapporti personali. Se Viviani dovesse essere mezzo e mezzo, varrebbe la pena scegliere un altro.

Viviani è fuori dal quartetto da qualche anno: saprà rientrarci in tempo per i Giochi?
Viviani è fuori dal quartetto da qualche anno: saprà rientrarci in tempo per i Giochi?
Tornare in pista dopo un oro è così difficile?

In realtà io arrivai a Sydney con valori migliori di Atene, ma successe qualcosa che non valutammo a dovere.

Che cosa?

Ai mondiali del 1999, l’anno prima, capimmo ma non abbastanza che c’era in corso una svolta nella scelta dei rapporti. Ad Atlanta avevo vinto l’individuale a punti a più di 54 di media, usando il 52×15 e gomme da 19. Adesso con quel rapporto non stai dietro ai pedali. Così a Sydney feci la corsa a punti con il rapporto sbagliato e non portai a casa nulla. Il giorno dopo c’era l’americana e proposi a Villa di usare il 49×14, mai usato prima, che ora farebbe ancora ridere. Marco era preoccupato, ma alla fine venne il bronzo.

Oggi vanno molto più duri…

Oggi nell’individuale usano il 52×14. L’inseguimento a squadra si fa con dei padelloni, difficili da lanciare, ma poi chi li ferma? I ragazzi fanno palestra e pressa, che prima non sapevamo cosa fossero. E’ un mondo che cambia. Basta allontanarsi un attimo e non trovi più la strada…

Il quartetto, il recupero e un gap da colmare

05.06.2021
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Diego Bragato, colui che sta dietro alla preparazione dei nostri pistard, ha ormai un quadro abbastanza chiaro della situazione. Il quartetto dell’inseguimento deve essere un’orchestra così ben affiatata, che avere alcuni membri reduci dal Giro d’Italia e altri che non corrono da chissà quanto rischia di essere un bel problema. Soprattutto ora che gli europei di giugno sono stati rinviati e che, come si diceva ieri con Vittoria Guazzini per le ragazze, mancherà un importantissimo momento di verifica e confronto.

«Sarebbero stati un bel test per misurarci a livello internazionale – dice – e mettere un po’ d’ordine in vari aspetti tattici. Ognuno ha il suo ruolo, ma è chiaro che atleti come Ganna, Viviani e Consonni hanno nelle gambe il grosso volume del Giro e non avranno paura di sostenere i tanti lavori di intensità che andremo a proporgli, mentre gli altri avranno bisogno di un’integrazione di corse su strada. Per questo, Ganna farà i campionati italiani a cronometro, il Giro di Sardegna e poi andrà a Tokyo. Gli altri, Elia compreso, faranno la Adriatica Ionica Race, poi il Sardegna e andranno a Tokyo».

Per Viviani dopo il Giro buoni numeri, ma pochi picchi: c’è da lavorare
Per Viviani dopo il Giro buoni numeri, ma pochi picchi: c’è da lavorare
Al momento i ragazzi sono a Livigno: quale la loro… missione?

Lavorare per rialzare la frequenza di pedalata che il Giro d’Italia inevitabilmente ha abbassato, lavori di forza facendo partenze da fermi ed esercizi in palestra per recuperare il massimale. Un’altra fase di lavoro su strada sarà fatta nelle corse appena dette, mentre i lavori specifici ad alta intensità li faremo invece in pista a Montichiari.

Che cosa gli avevate chiesto vedendoli partire per il Giro?

Che con il passare delle tappe ci dessero dei feedback con le loro sensazioni e cosa eventualmente mancasse alla loro preparazione. Ganna lo abbiamo visto tutti, Consonni ha finito in crescendo, Viviani non ha vinto ma non ha mostrato problemi di condizione.

Con quali obiettivi correranno alla Adriatica Ionica Race e in Sardegna?

Non abbiamo più bisogno di salite lunghe, mentre prendere il vento in faccia nelle tappe nervose e vallonate sarà molto utile.

Il quartetto è formato da individualità che si dovranno uniformare. Qui Viviani, Lamon, Ganna, Scartezzini e Bertazzo
Il quartetto è formato da individualità che si dovranno uniformare
Il Giro offre davvero una base così buona su cui impostare la preparazione?

La differenza è evidentissima, si nota soprattutto la prima volta che un atleta affronta una gara di tre settimane. Ti accorgi che assimila i carichi di lavori con una facilità di recupero che gli altri non hanno. Penso a Ganna, che a Tokyo farà la crono e poi dovrà recuperare per la pista. Oppure a Viviani e Consonni che potrebbero fare il quartetto e poi correre le prove di gruppo. Per tutti loro, aver fatto il Giro sarà un grosso vantaggio.

Il Tour non sarebbe stato altrettanto prezioso?

Se ragionassimo di una prova secca, un pezzo di Tour e poi una serie di lavori specifici potevano essere una soluzione. Ma il regolamento non lo consente, chi fa le prove veloci deve far parte anche del gruppo degli inseguitori.

Consonni ha chiuso il Giro in crescendo: ottimo segnale, dato che l’inizio di stagione era stato sofferto
Consonni ha chiuso il Giro in crescendo: ottimo segnale, dato che l’inizio di stagione era stato sofferto
Hai detto che Viviani ha una buona condizione, ma al Giro è parso un po’ indietro…

Elia ha sempre avuto bisogno di correre tanto per trovare la condizione. Il lockdown, il 2020 con la caduta e le poche corse e quest’anno con l’intervento al cuore e la relativa pausa non lo hanno aiutato. Al Giro non ha mai rischiato di andare a casa, ma non aveva la brillantezza dei tempi migliori.

Per questo correrà la Adriatica Ionica Race?

Ci sono dei lavori che deve fare. Non dimentichiamo che anche su strada ha raggiunto il suo livello grazie a quello che faceva su pista e che dopo Tokyo ha smesso di fare per almeno due stagioni. Non è un caso che non abbia più ritrovato quella brillantezza e ora quelle sono le sensazioni che sta cercando. I numeri ci sono, ma le gare non si vincono con i numeri. Al Giro gli è mancata la testa, in certi momenti la squadra e la capacità o la fortuna di cogliere i momenti che in certi finali fa la differenza.

Marco Villa, Francesco Lamon
Marco Villa e Francesco Lamon: il veneto è il primo uomo del quartetto
Marco Villa, Francesco Lamon
Marco Villa e Francesco Lamon: il veneto è il primo uomo del quartetto
Al di là del peso che forse era ancora da limare, i 32 anni possono essere un problema?

La teoria dice che con l’età si perdono i picchi e per questo servirà un lavoro importante di intensità che faremo. Comunque Elia è ancora giovane fisiologicamente. Quattro anni fa avrebbe avuto bisogno di due settimane per mettersi a posto, questa volta servirà più tempo. Lui è uno di quelli che dall’europeo avrebbe tratto tanto vantaggio.

Quindi nei giorni degli europei sarete in pista simulando le gare?

Esatto, faremo delle simulazioni dormendo in quota al passo Maniva e scendendo per allenarci. Da giovedì però saremo insieme a Livigno. Ci aspetta proprio un bel compito. 

Viviani Cofidis Dorelan

Viviani: «La vittoria ha ogni volta un sapore diverso»

23.05.2021
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Da Grado a Gorizia, una tappa per velocisti? E’ vero che in questo Giro, di tradizionale e scontato non c’è nulla, ma è anche vero che alcune frazioni potrebbero cambiare gli scenari per alcuni corridori. Elia Viviani (Cofidis) ci pensa da tempo: «Ho provato il percorso ed è sicuramente una tappa giusta e sulla quale il nostro team deve puntare. Non è detto che si finisca allo sprint compatto, ma proprio per questo bisogna rimanere sul chi vive e magari entrare nella fuga giusta, anche chi come me verrebbe dato per abbonato alla volata».

Questi giorni per Viviani sono speciali, un Giro nato con qualche delusione di troppo, ma nel corso del quale è arrivata la notizia della nomina a portabandiera per la prossima spedizione olimpica, un onore mai capitato a un ciclista italiano. Un premio per i suoi successi, soprattutto quello di Rio e Viviani è un corridore che sa dare il giusto significato alla vittoria: «Lo senti dal mattino, certe volte, che è il giorno giusto, senti le gambe pronte, ti sale dentro la determinazione a completare l’opera».

Che cosa si prova nel tagliare il traguardo prima di tutti?

E’ difficile da spiegare, tutto avviene in pochi attimi, passi il traguardo e realizzi quello che hai fatto, hai quella sensazione incredibile con l’adrenalina a mille. E’ uno sfogo incredibile, ma il bello della vittoria non si esaurisce lì.

Viviani europeo
Per Viviani un oro olimpico e ben 8 europei, fra cui quello su strada nel 2019
Viviani europeo
Per Viviani un oro olimpico e ben 8 europei, fra cui quello su strada nel 2019
Perché?

A me piacciono le sensazioni successive, salire sul podio, il viaggio in pullman ripensando a quel che è successo, la festa in hotel. Quell’ebbrezza dopo l’arrivo è fantastica ma effimera, dopo è più bello perché dura di più.

E’ diversa la vittoria su strada e su pista?

Da questo punto di vista no, almeno per la mia esperienza di sprinter, credo però che per chi va in fuga e arriva da solo è un insieme di emozioni diverso, nel quale pian piano la paura di essere ripreso fa posto alla consapevolezza di essere irraggiungibile.

La vittoria è qualcosa di personale?

Mai. Non si vince senza squadra, anche la fuga dello scalatore è il risultato di un lavoro corale. Anche nelle volate più caotiche, anche dove il treno si sfalda e si riforma, è sempre un lavoro d’equipe che porta al risultato.

Verona aspettava il riscatto del suo Viviani

21.05.2021
3 min
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E’ ancora forte l’emozione per la notizia di Elia Viviani portabandiera della spedizione italiana alle Olimpiadi di Tokyo. Un momento storico per il ciclismo azzurro. Tuttavia per un po’ certe emozioni vanno “accantonate” perché il Giro d’Italia non dà respiro ed oggi è ancora giorno di gara.

Un giorno che tra l’altro si veste di simbolismi ulteriori per Viviani. La tappa numero 13 infatti arriva nella sua Verona ed è piatta come un biliardo: il palcoscenico ideale per una vittoria dello sprinter della Cofidis.

L’annuncio dei portabandiera (Viviani e Jessica Rossi) sulle pagine social del Coni
L’annuncio dei portabandiera (Viviani e Jessica Rossi) sulle pagine social del Coni

Che motivazione

E stamattina tra i bus in quel di Ravenna tutto ciò era palpabile. La squadra biancorossa si è raccolta in una lunga riunione: la posta in palio è alta. Quando apre le tendine e scende dal bus il diesse Roberto Damiani torna su quanto accaduto ieri in corsa: l’annuncio del portabandiera in diretta Rai.

«Tutto ciò – dice il lombardo – è totalmente di Elia. Mi fa molto piacere, è una gran cosa per la squadra, ma in questo caso parlo più da italiano che da diesse. Penso che sia meritatissimo questo ruolo di portabandiera ed è bellissimo anche per il ciclismo, perché è la prima volta che succede in Italia».

Roberto Damiani appena uscito dalla riunione sul bus questa mattina a Ravenna
Roberto Damiani appena uscito dalla riunione sul bus questa mattina a Ravenna

Concentrazione

Ieri sera in casa Cofidis non ci sono stati però grandi festeggiamenti. Bisognava mantenere la concentrazione alta in vista del (quasi) certo sprint di oggi.

«La notizia l’abbiamo accolta in corsa – spiega Damiani – Eravamo d’accordo con Elia che se fosse arrivata l’ufficialità glielo avrei comunicato subito ed è stata una bella iniezione di fiducia, mentre faceva tutta quella fatica. Dà morale, sia alla persona che all’atleta. E oggi ripartiamo ancora più motivati. Ma posso dire che per questa tappa già lo eravamo molto, credetemi…».

Dall’inizio del Giro il veronese ha colto solo due podi
Dall’inizio del Giro il veronese ha colto solo due podi

Occasione unica

E come non credere a Damiani. In fin dei conti sin qui le cose al Giro per Viviani non sono andate benissimo (solo due terzi posti) e già questo dovrebbe garantire la voglia di riscatto e le giuste motivazioni. Se poi si pensa che si arriva a casa sua è facile mettere insieme i pezzi.

«E’ una frazione perfetta per Elia – conclude Damiani – è portabandiera e si arriva nella sua Verona: sono stimoli in più. Lui sta bene, ce la giochiamo fino alla fine. E’ qualche giorno che parliamo di questa tappa, gestendo anche le altre proprio in funzione di questo arrivo che Viviani conosce come le sue tasche. Sono strade che ha percorse mille volte. Elia è già il regista del finale, in questo caso lo è ancora di più.

«Chi sono i più pericolosi in un arrivo così? Ci sono cinque velocisti che possono giocarsi la tappa oggi, più gli outsider. Stamattina sul bus abbiamo ripassato ogni dettaglio. Il nostro treno sarà composto da Attilio (Viviani, ndr), Sabatini e Consonni ultimo uomo a lanciare Elia. Io ho detto ai ragazzi di dare tutto oggi, come se domani non ci fossero tappe. Stasera vediamo…».

Viviani Rio 2016

Viviani, una prima volta davvero storica

21.05.2021
4 min
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«Abbiamo scelto Elia Viviani e Jessica Rossi perché sono due medaglie d’oro olimpiche che rappresentano due sport che hanno portato quasi 100 medaglie all’Italia dal 1896 ad oggi, eppure non avevano mai avuto un portabandiera alle Olimpiadi». Le parole del presidente del Coni Giovanni Malagò sintetizzano al meglio la portata della scelta che, oltre alla specialista del tiro a volo, ha premiato lo sprinter veneto, oro a Rio 2016 nell’Omnium.

Mai nella sua storia il ciclismo aveva avuto un proprio rappresentante come portabandiera, il che è incredibile considerando che stiamo parlando della seconda disciplina sportiva per numero di medaglie olimpiche, superata solo da quella scherma considerata da sempre il “serbatoio” di allori italiani.

Eppure altri sport hanno avuto maggiore presenza sul palcoscenico della cerimonia d’apertura, spesso per merito della fama dei campioni scelti (basti pensare a Sara Simeoni, Pietro Mennea o a Federica Pellegrini, ultima nostra portabandiera), qualche volta anche per mandare un messaggio sociale forte (vedi la scelta di Carlton Myers a Sydney 2000 come espressione di un’Italia più integrata).

Pellegrini Rio 2016
L’ultima portabandiera olimpica, Federica Pellegrini a Rio 2016 (foto Repubblica.it)
Pellegrini Rio 2016
L’ultima portabandiera olimpica, Federica Pellegrini a Rio 2016 (foto Repubblica.it)

Tanti Paesi ancora all’asciutto

Se allarghiamo un po’ il discorso, ci accorgiamo però che il ciclismo ha sempre avuto poca considerazione in sede olimpica: contando tutti i 213 Paesi che fanno o hanno fatto parte del Cio, il totale dei portabandiera legati al ciclismo prima di Viviani è appena di 42. Ci sono nazioni come Belgio, Olanda, Germania, Spagna che non hanno mai portato un proprio atleta a sventolare il vessillo nazionale. Com’è possibile questo?

Probabilmente molto ha influito il fatto che il ciclismo professionistico è stato escluso dai Giochi fino al 1996. Chi otteneva risultati di spicco era destinato a passare pro e quindi a lasciare l’ambiente olimpico, ad eccezione dei Paesi del blocco comunista dove il ciclismo non era uno sport di spicco.

Chris Hoy
Chris Hoy: 6 titoli olimpici e 11 mondiali gli sono valsi il titolo di “sir”
Chris Hoy
Chris Hoy: 6 titoli olimpici e 11 mondiali gli sono valsi il titolo di “sir”

Le stelle della pista

Eppure alcuni nomi importanti vanno menzionati: nel 1976 la Francia affidò il tricolore a Daniel Morelon, uno dei più grandi sprinter su pista della storia (3 ori olimpici fra il 1968 e il ’72), che curiosamente proprio per il suo amore per la pista e l’agone olimpico rifiutò di passare professionista se non nel 1980, a 36 anni, togliendosi lo sfizio di vincere il titolo europeo e conquistare due medaglie mondiali.

A Chris Hoy venne addirittura concesso di portare la bandiera nella cerimonia dei Giochi di casa, nel 2012, l’onore più ambito da ogni sportivo britannico. Al tempo Hoy, già insignito del titolo di “baronetto”, aveva vinto 4 titoli olimpici su pista, ma a Londra ne conquistò altri due, completando una carriera straordinaria.

Kiryenka Doha 2016
Vasyl Kiryenka, iridato a cronometro, colonna del Team Sky, portabandiera nel 2016
Kiryenka Doha 2016
Vasyl Kiryenka, iridato a cronometro, colonna del Team Sky, portabandiera nel 2016

Un solo precedente su strada

La pista è la specialità che più è stata “vista” al fine di eleggere i portabandiera, ma è curioso il fatto che altre discipline più “giovani”, come Bmx e Mtb, siano state premiate più del ciclismo su strada. A ben guardare, prima di Viviani solamente un altro professionista di un certo nome aveva avuto questo onore: fu nel 2016 il bielorusso Vasil Kiryenka, vincitore del titolo mondiale a cronometro nel 2015 e a lungo membro del Team Sky fino allo scorso anno.

Per questo la scelta di Viviani è davvero un evento storico e il veronese ne è consapevole: «Tokyo parte come meglio non si potrebbe – ha affermato alla partenza della tappa del Giro da Ravenna – neanche posso immaginare che emozione sarà. Poi per fortuna avrò tempo per smaltire le emozioni e preparare le gare, perché chi porta la bandiera ha un ruolo guida, deve essere d’esempio e portare medaglie. Io ci proverò». Se ci riuscirà, avrà un significato ancora più profondo, come per Chechi ad Atene 2004 o la Vezzali a Londra 2012.

Peter il guastatore, scruta il cielo e vive alla giornata

10.05.2021
3 min
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Piove forte su Biella, le previsioni questa volta l’hanno detta giusta e anche i piani dei velocisti rischiano di saltare in aria. I corridori hanno una gran fretta di firmare e tornare sul pullman, per coprirsi meglio, prendere un caffè che li scaldi e per aspettare all’asciutto i minuti che mancano alla partenza. Furtivo come un cecchino e silenzioso come uno che non vuole farsi notare, Peter Sagan attraversa il raduno di partenza con lo sguardo lucidissimo.

Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila
Partenza bagnata da Biella, Ganna in prima fila

Il campione slovacco fa buon viso nell’ultima stagione con la Bora-Hansgrohe e mentre c’è chi si guarda intorno per lui, il suo scopo è quello di tornare a vincere. I rapporti con Ralph Denk, il manager della squadra, non sono più dei migliori, al punto che l’altro si è tolto lo sfizio di rilasciare interviste in cui ha detto di non immaginare un futuro per Peter nella sua squadra.

Profezia Viviani

Ieri Viviani è stato piuttosto chiaro: se piove, cambia tutto. Perché gente come Ulissi e come Sagan faranno di tutto per far fuori i velocisti. Ulissi contro Sagan, come l’anno scorso ad Agrigento, anche se laggiù quel giorno c’era il sole.

L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…
L’idillio tra Peter e Ralf Denk è finito da un pezzo, si aspetta solo il nuovo anno…

«Tutti se lo aspettano – dice Peter – e allora vediamo come si mette la gara. Io sto bene. Il tempo è brutto per tutti, non mi posso lamentare. Credo che ci sono tante aspettative e per me il tempo non fa differenza. E poi adesso piove, magari all’arrivo migliorerà. Vedremo».

Un anno strano

La sensazione è che Peter abbia deciso di selezionare meglio le tappe cui puntare. Continuerà a buttarsi nelle volate, ma l’idea è quella di andare in caccia di traguardi più duri, come l’anno scorso a Tortoreto.

«Mi sembra ieri che sia finito il Giro 2020 – accenna un sorriso – e siamo di nuovo qui. Sono venuto per vincere qualche tappa e provare a conquistare anche la maglia ciclamino. L’inizio di stagione è stato difficile per il Covid. Ho fatto il massimo per essere pronto alle classiche, ma quando hanno cancellato la Roubaix, ho deciso di prepararmi bene per il Giro ed essere competitivo. La vittoria al Romandia è stata un bel segnale.

Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali
Nella crono di Torino, Peter ha fatto lo stesso tempo di Nibali

«L’importante sarà stare bene e vedremo giorno per giorno. Ieri è venuto un quinto posto in una tappa molto veloce, un buon risultato. Non sono un velocista, sono felice perché ho capito che la condizione c’è. E sono felice anche perché non sono caduto o qualcosa di peggio».

Poi si avvia. La tappa è appena partita. Ci sono da fare 190 chilometri fino a Canale e a partire dal chilometro 114 si comincerà a salire. L’aria è frizzante, ci sono 16 gradi. Appuntamento al traguardo, partiamo anche noi.

Il treno accelera e intanto Consonni fa per due

10.05.2021
3 min
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Eppure ieri qualcosa nel treno di Viviani non ha funzionato. Ci sta, alla prima volata e soprattutto con quella curva ai due chilometri e mezzo dalla fine che ha rimescolato parecchi mazzi di carte. Quello della Uae Team Emirates e probabilmente quello della Cofidis. Perché non c’era Sabatini a tirare la volata di Viviani e ha dovuto farlo Consonni? Simone rilegge lo sprint e il suo bilancio è tutto sommato positivo, come quando dal primo esame ti aspetti di capire se sia tutto sbagliato oppure ci sia una base su cui costruire. E la base giusta nella squadra francese finalmente l’hanno trovata. Al punto che se dovessero venire dei buoni risultati, non è più così scontato, come invece è parso a lungo, che la collaborazione con il gruppo Viviani non possa continuare.

Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Elia Viviani, SImone Consonni, mondiali Berlino 2020
Consonni e Viviani divideranno anche l’avventura olimpica, la loro intesa è cruciale
Che volata è stata la prima a Novara?

E’ stata bella caotica, diciamo. Ci sono state parecchie manovre da assassini, però è normale. Hanno tutti la gamba fresca. Noi siamo stati davanti, ce l’abbiamo fatta, anche se probabilmente ho esagerato. Ho rimontato veramente parecchie posizioni al chilometro ed Elia sicuramente ha sentito questa accelerazione. Però dai, ci siamo, stiamo tutti bene quindi si può solo migliorare.

Come mai non c’era anche Sabatini nel finale?

Per un po’ siamo stati tutti insieme, poi onestamente in quel marasma si è rimescolato tutto. Nel casino dell’ultimo chilometro ci siamo un po’ tutti persi di vista. Dopo l’ultima curva, ho aspettato il chilometro. Ho visto che Elia mi ha preso la ruota e quindi ho fatto questa passata per portarlo al miglior posto in avanti. Insomma, ci sono dei bei velocisti ed è buono e bello essere lì davanti.

Tu come stai?

Ho avuto 2-3 giorni non troppo belli prima di venire qua. Nel senso che è arrivata tutta insieme la stanchezza, probabilmente dovuta anche all’altura e tutto il lavoro che si è accumulato. Così ho mollato, mi sono scaricato un po’ e ora sto bene.

Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
Simone ha vissuto una primavera travagliata, ma ora è tornato a un buonissimo livello
Siete riusciti a provare un po’ il treno?

In corsa è un’altra cosa. In allenamento è difficile provarlo, perché mancano le dinamiche. Si può provare ad accelerare con calma, però la verità è che nel finale per portare il velocista davanti, fai un bel po’ di volate prima di lanciarlo. Quindi certe cose sono difficili da provare. Però è importante avere affiatamento anche fuori corsa.

Forse Novara con quelle curve non era l’arrivo giusto per debuttare col treno?

Diciamo che qualsiasi arrivo non è adatto (ride, ndr), perché sicuramente sportellate varie ci saranno sempre. Però, dai, ci siamo come squadra. Si prospetta un bel Giro…

Viviani, sprint sbagliato e si sfoga sui rulli

09.05.2021
3 min
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Viviani ha passato almeno un quarto d’ora sui rulli davanti al pullman. E mentre lui defaticava e smaltiva il fastidio del terzo posto, accanto sfilavano Damiani, poi Vasseur e alla fine Consonni. Dall’altra parte della transenna, a una ventina di metri, Giovanni Lombardi sorrideva dopo lo scambio di messaggi fatti di gesti e sguardi.

«Ha detto che la gamba comunque c’era – confermava il procuratore piacentino – e questo è l’importante».

Dopo l’errore di Molano, ha recuperato in tempo per il colpo di reni con Groenewegen
Dopo l’errore di Molano, ha recuperato in tempo per il colpo di reni con Groenewegen

Il film sbagliato

Viviani si è piazzato terzo, ma se si potesse tracciare con un carboncino la sua traiettoria sull’asfalto del rettilineo di arrivo, si vedrebbe che non si tratta di linea retta, ma di un ardito intreccio di linee.

«Siamo entrati con Simone alla rotonda – dice e intanto gira sui rulli – ero a ruota di Molano e mi sono fatto il film. Molano parte, si sposta ai 250 metri e anche se è tanto, io parto e per vincere devono rimontarmi. E alla peggio me la gioco con Merlier o Gaviria. Invece Molano si è piantato e io mi sono ritrovato con la ruota all’interno, cioè fra lui e la transenna. Errore mio, sia chiaro. Ho dovuto rialzarmi, girargli attorno e solo a quel punto ho rilanciato la volata».

Senza Sabatini

Il treno è l’argomento sensibile nella Cofidis e soprattutto nella componente italiana della stessa, Fu il treno lo scorso anno a non far decollare il gruppo Viviani ed è per questo che, sgombrando il campo dal Covid, al Giro 2021 il velocista veronese ha quello che ha chiesto ed è arrivato al via seguendo il suo percorso ideale.

«Abbiamo perso Sabatini ai due chilometri e mezzo – spiega – ma Attilio e Simone hanno fatto un ottimo lavoro. Ci siamo. E se siamo riusciti a tenere in mano la corsa in finale senza uno come Sabatini, vuol dire che i meccanismi cominciano a funzionare».

Al via da Torino, Elia Viviani con il presidente Fci Dagnoni
Al via da Torino, Elia Viviani con il presidente Fci Dagnoni

Svista Molano

Per cui diciamo che, al netto di ciò che è gestibile dal team e dal velocista, nelle volate un ampio margine è demandato alle azioni degli altri.

«Ero a ruota di Molano – dice – e pensavo: “Togliti! Dove devi andare?”. Eravamo in una semicurva a destra, sarebbe bastato che continuasse ad andare dritto, invece si è spostato. E l’ha combinata doppia. Ha costretto me a fare il giro e ha quasi buttato giù il suo compagno Gaviria. Se c’era Richeze non succedeva. E domani ci riproviamo. Siamo andati a vedere il finale, se piove si complica. Viene bene per chi attacca, tipo Ulissi oppure Sagan che vorrà far fuori i velocisti. Ma noi saremo lì. Per vincere dovranno battere anche noi. Finisco con i rulli, si va in hotel e ci vediamo alla partenza».