Piccolo e Drone Hopper, parola d’ordine: fiducia. Parla Ellena

29.06.2022
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Andrea Piccolo il suo posto al sole se lo sta sudando centimetro dopo centimetro e, per quello che si è visto domenica in Puglia, le carte le ha ancora tutte in regola. Dalla medaglia di Innsbruck 2018, gli europei crono e le 14 vittorie nel 2019 da junior, nulla è andato come sognava. Non è per nulla facile essere dei predestinati, perché se per sbaglio ci credi, perdi di vista l’obiettivo e il cammino per raggiungerlo. A vent’anni succede, per questo i due secondi posti al Team Colpack nel 2020 avrebbero dovuto suggerire che Andrea avesse bisogno ancora di tranquillità, protezione e fiducia. Invece il contratto era stato firmato e rincorrendo il mito d’altri prodigi, s’è deciso di rispettarlo.

Europei juniores 2019, Piccolo fra De Candido, Cassani e Villa dopo l’oro nella crono juniores
Europei juniores 2019, Piccolo fra De Candido, Cassani e Villa dopo l’oro nella crono juniores

WorldTour e ritorno

Ma Piccolo con l’Astana non ha mai corso. Ha ripiegato sulla Viris Vigevano e ha vinto tre corse. Poi ha firmato con la Gazprom, convinto di aver trovato la svolta, ma anche lui non poteva aspettarsi come sarebbe finita la storia.

Sono svolte che ti fanno perdere la testa. E se anche all’inizio la voglia un po’ è passata, Andrea a un certo punto si è rimboccato le maniche. Per la preparazione il milanese (che in apertura è in azione ai tricolori, foto Drone Hopper/Sirotti) si è affidato a Pino Toni. Si è sganciato dalla lotta avviata dal resto dei compagni. E il nuovo agente, Acquadro, ha bussato alla porta di Savio. Il tesserino per correre con la Drone Hopper-Androni è arrivato 36 ore prima del campionato italiano.

Piccolo in maglia Astana nell’inverno 2020-2021, ma con il team kazako non correrà mai
Piccolo in maglia Astana nell’inverno 2020-2021, ma con il team kazako non correrà mai

Una storia di rilanci

Curiosamente la squadra di Savio ha una bella storia di rilanci. Da Scarponi al Rujano della seconda volta, passando per Mattia Cattaneo restituito integro e forte al ciclismo che conta. Merito delle persone che lavorano là dentro. Della consapevolezza che essere concreti è meglio di ogni altra cosa. E della sintonia fra tecnici e manager, che ha in Giovanni Ellena una sorta di padre buono e regista d’eccezione.

«L’ipotesi di prendere Piccolo – racconta il piemontese – è venuta fuori a marzo-aprile. Acquadro ha chiamato Bellini dicendo che c’era questa possibilità e di valutare la situazione. Poi si sono mossi Bellini e Gianni (Savio, ndr) per le contrattazioni e tutto il resto…».

Agosto 2021, Piccolo riparte dalla Viris Vigevano e centra il podio di Capodarco, dietro Raccani e Tolio
Agosto 2021, riparte dalla Viris Vigevano e centra il podio di Capodarco
Di cosa ha bisogno un ragazzo di 21 anni che ha preso così tante porte in faccia?

Siamo all’ennesimo caso di un corridore di talento, perché tutti sappiamo il talento che ha e il fatto che fra i giovani italiani forse è il migliore, che si è perso perché è stato lasciato alle sue sbandate e ai suoi problemi. Gli è mancata una realtà a dimensione umana. Non voglio accusare l’Astana, quello che si vede è che probabilmente manca un passaggio intermedio tra il grande WorldTour e il dilettantismo italiano. Di cosa ha bisogno? Chiaramente e semplicemente di fiducia. Di sapere che quel che era, può esserlo ancora.

Sono cose che hai già visto?

E’ una cosa che ho sempre detto a Cattaneo. Quello che hai fatto al Giro d’Italia (Mattia Cattaneo vinse nello stesso 2011 il Giro d’Italia U23 e quello delle Pesche Nettarine, ndr) non è che sparisce. Se non ti sei ammalato o hai avuto altri problemi, sei ancora quello là. Quindi basta tirar fuori la grinta, le unghie e via.

Appena un assaggio di Gazprom alla Valenciana e poi lo stop
Appena un assaggio di Gazprom alla Valenciana e poi lo stop
Serve grande determinazione…

Al di là di problemi che può aver avuto, questo ragazzo dal punto di vista della determinazione non ha niente da invidiare. Uno che rimane senza squadra e continua allenarsi come ha fatto lui dimostra che la testa c’è. E’ stato a Livigno in altura per i fatti suoi. E’ arrivato all’italiano senza ancora essere sicuro di correre. Il tesserino è stato staccato praticamente mentre lui aveva già il volo prenotato per la Puglia. Di conseguenza ha dimostrato di essere molto determinato. Tanto è vero che, finito l’italiano, ha chiesto a Spezialetti di poter fare anche il Sibiu Tour. Così lo abbiamo messo in squadra al posto di qualcun altro che purtroppo non ha la condizione che si pensava.

Che cosa gli avete chiesto?

Semplicemente di ritrovare se stesso, di qui a fine stagione. Che la cosa più importante è recuperare il corridore e poi avremo tempo il prossimo anno per raccogliere qualcosa. 

Il quarto posto ai campionati italiani sono il segno per Piccolo che le cose ora girano bene (foto Drone Hopper/Sirotti)
Il quarto posto ai campionati italiani sono il segno per Piccolo che le cose ora girano bene (foto Drone Hopper/Sirotti)
Programma gare?

Di qui a fine stagione, andrà prima al Sibiu Tour. Poi farà le corse in Spagna, Vilafranca, Ordiza e Getxo. Poi Sazska Tour in Repubblica Ceca e Tour du Limousin in Francia. E poi l’attività in Italia di fine stagione. Secondo me il ragazzo raccoglierà qualcosa già quest’anno…

Bravo Piccolo, il quarto posto è luce

26.06.2022
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Grossi complimenti a Filippo Zana, ma una delle notizie di giornata è senza dubbio il quarto posto di Andrea Piccolo. Vi rendete conto che ufficialmente fino a 72 ore fa questo ragazzo non aveva squadra?

Andrea era uno dei corridori della Gazprom-RusVelo su cui l’Uci aveva posto la “lettera scarlatta”. Senza squadra, senza corse. Andrea è uscito fuori da un periodo, anche personale, molto duro.

Il bacio con la sua compagna dopo l’arrivo. Una vera gioia questo quarto posto
Il bacio con la sua compagna dopo l’arrivo. Una vera gioia questo quarto posto

Torna la luce

Dopo l’arrivo era stanco. Grondava di sudore in un modo incredibile. Stare sotto sforzo, passare da 50 all’ora a zero e per di più con 40 gradi è un qualcosa di incredibile. Sembrava un effetto speciale del cinema per quanto ne perdeva.

Perdeva sudore Piccolo, vero, ma ha “vinto” la sua corsa. La sua ragazza Martina non faceva altro che piangere. Chi gli è stato vicino sapeva cosa ha passato.

«E’ stata una corsa calda, lunga e molto nervosa nel finale – ha detto Piccolo con grande lucidità – io speravo tanto di fare bene e mettermi in luce perché dopo questi periodi bui ci voleva proprio. E fortunatamente ce l’ho fatta».

«Dire che me lo aspettavo magari no, tuttavia sapevo di stare bene. Gli allenamenti dicevano questo. Ma la gara è tutt’altra cosa. Alla fine è un buon quarto posto. Un risultato che mi rende contento e mi dà fiducia. Davanti a me ci sono stati tre grandi nomi, gente che ha corso il Giro e ha nelle gambe tante corse».

Andrea Piccolo (classe 2001) ha un contratto con la Drone-Hopper fino a fine anno
Andrea Piccolo (classe 2001) ha un contratto con la Drone-Hopper fino a fine anno

Determinazione massima

Però non è da tutti stare fermi cinque mesi, la sua prima ed ultima gara del 2022 sin qui era stata la Volta a la Comunitat Valenciana, conclusasi il 6 febbraio.

Dalla Colpack-Ballan al salto nel WorldTour con l’Astana. I problemi. Lo stop del contratto, il ritorno tra gli under 23 alla Viris, poi il passaggio alla Gazprom-RusVelo e il suo sfortunato (e discusso) epilogo. Questo quarto posto chiude una vera Odissea. In questi casi tenere la barra dritta non è facile.

«Servono la testa e le giuste persone attorno. Solo così sono riuscito a tornare. Se sono qui è grazie a loro, grazie al mio procuratore Giuseppe Acquadro, grazie alla Drone Hopper-Androni».

Ma servono anche la testa e la voglia per far fatica. Pino Toni, il suo preparatore, ci ha detto che di motori come il suo in Italia ce ne sono due o tre al massimo. 

«Andrea – ci ha confidato Toni – ha un grande motore e una grande determinazione. Ha rifinito molto bene la sua preparazione. Nell’ultimo mese l’ho seguito da vicino e credo si sia preparato nel modo giusto».

«Eh – ride Piccolo – Pino è un grande. Adesso mi sta seguendo lui e sono molto contento. Mi trovo bene.

«Oggi non è stato facile ritrovare certi automatismi del gruppo. Non sembra, ma rientrare in gara all’improvviso non è così scontato. E poi mi mancava il ritmo gara: con qualche corsa in più, magari nel finale sarebbe potuta andare diversamente. Ma va bene così».

I suoi ex compagni hanno corso sotto l’egida della Fci. Anche Piccolo era pronto a fare così
I suoi ex compagni hanno corso sotto l’egida della Fci. Anche Piccolo era pronto a fare così

Via libera

Poche parole da parte di Piccolo. Certe situazioni lasciano il segno e non si ha minimamente la sensazione di avere di fronte un “ragazzino” di 21 anni. 

«E’ un mese – racconta Piccolo – che eravamo in ballo con la Drone-Hopper-Androni per fare il contratto. Pensate che era già da due settimane che avevo la bici, la Bottecchia. E finalmente mercoledì ci hanno accettato il nulla osta, il contratto appunto».

«Quando l’ho saputo la mente è volata ad Alberobello. Anche se in realtà l’iscrizione l’avevo già fatta. Avrei potuto prendere il via come gli altri ragazzi della Gazprom con la maglia neutra, però farlo con la maglia di questa squadra, la tua squadra, è tutta un’altra cosa. Corri con un altro spirito».

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Ellena (e Savio) ci dicono perché hanno preso Ciuccarelli

24.06.2022
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«Me lo aveva segnalato Massimo Rabbaglio e poiché lui stesso mi aveva proposto a suo tempo Simone Ravanelli, ho deciso di prenderlo lo scorso inverno». Va dritto al punto Gianni Savio, quando parla di Riccardo Ciuccarelli.

Il ragazzo, che adesso è nella fila della Biesse-Carrera, passerà alla Drone Hopper-Androni a fine stagione. 

«L’ho seguito poi in queste stagioni. Ricordo la sua vittoria ad Andalo al Giro d’Italia U23 dello scorso anno. Lo considero un buono scalatore e per questo l’ho ingaggiato. In più è un ragazzo che mi sembra, e mi dicono, abbia dei margini».

Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto lo scorso inverno
Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto lo scorso inverno

Ecco Ciuccarelli

Per conoscere meglio Ciuccarelli dal punto di vista tecnico ne abbiamo parlato anche con Giovanni Ellena, diesse della Drone Hopper-Androni, che nel giorno del Fauniera era venuto a far visita al suo futuro corridore.

«Confermo – dice Ellena – che a segnalarcelo è stato Rabbaglio, ma anche Andrea Noè, nei quali abbiamo fiducia. Lo scorso inverno, quando decidemmo di prenderlo, lo abbiamo lasciato un altro anno nella categoria U23. Poi la sua squadra si è divisa e lui ha seguito Marco Milesi».

«Non abbiamo voluto farlo passare subito perché di questi tempi se ne sono visti tanti di errori. Ragazzi non maturi fatti passare precocemente. Buttati senza basi nella bolgia. Non volevamo questo per lui».

Eccolo con la maglia rosa verso santa Caterina Valfurva prima del blackout
Eccolo con la maglia rosa verso santa Caterina Valfurva prima del blackout

Primi approcci

«Per quel poco che l’ho visto dal vivo, di fatto il primo vero contatto lo abbiamo avuto al Giro U23, mi è sembrato un ragazzo tranquillo – spiega Ellena – Un ragazzo educato e che deve crescere anche nel fisico. Non mi è sembrato ancora del tutto sviluppato».

E questo senza dubbio è un buon segno, significa che quei margini di cui parlava Savio ci sono.

Ciuccarelli alla fine è stato il terzo degli italiani nella recente corsa rosa under 23. Ma se non avesse avuto il blackout in quel di Bormio, probabilmente sarebbe stato il primo e la top ten non gliel’avrebbe tolta nessuno, visto poi com’è andato nelle salite successive.

«In effetti – dice Ellena – mi ha detto che aveva accusato il finale del tappone di Santa Caterina Valfurva. Ma fino a quel momento era andato bene».

Ciuccarelli ha avuto problemi intestinali qualche chilometro dopo la discesa del Mortirolo. Sulle rampe della dura scalata valtellinese era stato bravissimo. Era stato a ridosso dei migliori. Poi forse non si è coperto bene in discesa e dopo Sondalo sono iniziati i guai.

«Beh – commenta Savio – se si scorda di chiudere la mantellina scendendo dalla Presolana un certo Gibo Simoni a 35 anni, con due Giri vinti, quando è quarto in classifica, di certo se lo può permettere un giovane come Ciuccarelli».

Come a dirgli: “Caro Riccardo stai tranquillo, tutta esperienza da mettere in cascina”.

A quel punto è stato Milesi stesso dall’ammiraglia a dirgli di mollare, visto che ormai la classifica generale era saltata. Meglio risparmiare qualcosa per le tappe future. E così ha fatto Ciuccarelli.

«Sul Fauniera – riprende Ellena – è andato bene. Ha fatto nono, ma poteva arrivare anche quinto. Se ben ricordo dal quinto al nono erano racchiusi nell’arco di una trentina di secondi.

«Per me Ciuccareli può essere un buono scalatore. Almeno così dice il suo fisico per ora. Ma chissà: magari mettendo su qualche etto, o meglio, qualche muscolo specifico, potrebbe essere bravo anche in pianura.

«Sul Fauniera, ai meno dieci, l’ho visto ben nascosto nel drappello della maglia rosa ed aveva una pedalata bella sciolta. Quel giorno ero a bordo strada e gli ho passato la borraccia».

Ciuccarelli è un classe 2000 e viene dalle Marche
Ciuccarelli è un classe 2000 e viene dalle Marche

La borraccia del Fauniera

E questa della borraccia è una piccola bella storia. Dopo essersi incontrati al via della tappa, in quel di Boves, Ellena e Ciuccarelli si erano salutati. Poi il saggio tecnico piemontese, forse per non mettergli addosso altra pressione, se ne era andato sulle rampe del Fauniera ad attenderlo, senza dirgli niente. Voleva vederlo in azione.

«Lui non sapeva che ci sarei stato e infatti quando gli ho passato la borraccia mi è sembrato un po’ stupito. Al mattino invece non mi aveva parlato molto. Non lo aveva fatto perché era molto concentrato sulla tappa che lo attendeva. E tutto sommato questa è una buona cosa».

«Ho seguito – conclude Ellena – qualche corsa under 23, poche a dire il vero visto che siamo sempre in giro, ma abbiamo i suoi allenamenti, i suoi file e vederlo dal vivo è stato importante. Non credo che farà dei test prima di fine stagione, anche perché oggi con tutti i file appunto che abbiamo, tra gare e allenamento, non ce n’è così bisogno. E non credo neanche che, salvo particolari necessità, farà delle gare con noi da stagista prima di fine stagione.

«Lo aspettiamo al primo ritiro». 

Miche Supertype 550 T DX, le ruote per tutti. Anche per i pro’

23.06.2022
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Le Supertype fin dalla loro creazione hanno rappresentato un’innovazione sotto molteplici aspetti. In particolare le 550 T DX sono il fiore all’occhiello di Miche in campo prestazionale. Una coppia di ruote top di gamma che fanno del peso e della scorrevolezza i cavalli di battaglia. Infatti il Team Drone Hopper-Androni Giocattoli le ha scelte per vestire e completare il look delle proprie Bottecchia anche durante questa stagione.

Sono state ideate e progettate prevalentemente per uso in gare di velocità come cronometro e sprint, dove la capacità di penetrazione aerodinamica e la rigidità diventano fattori fondamentali. Caratteristiche che però non escludono un utilizzo su salite e percorsi di media montagna, anche grazie alle tecnologie implementate. Queste Supertype sono un concentrato di performance che esaltano le caratteristiche della bici, formando una perfetta armonia tra atleta, mezzo e asfalto.

L’utilizzo di queste ruote in salita è sorprendente grazie alla loro versatilità di utilizzo
L’utilizzo di queste ruote in salita è sorprendente grazie alla loro versatilità di utilizzo

Ruote per la gara

Miche per queste Supertype 550 T DX non si è limitata a progettare un modello che sbaragliasse la concorrenza sotto l’aspetto aerodinamico, ma è andata oltre. Infatti le prestazioni e la leggerezza sono garantite dall’utilizzo di materiali tecnologicamente avanzati. Una ricetta perfetta che si traduce in versatilità su pianura e salita

Interamente realizzate in Italia, queste ruote sono il massimo che l’azienda veneta mette a disposizione degli stradisti più esigenti. Non a caso sono state scelte dal Team Drone Hopper-Androni Giocattoli per correre anche in questa stagione. Un binomio che ne fa un esempio vincente pronto ad essere emulato sulle strade di tutti i giorni.

Il canale è predisposto per ospitare tubolari da 23 mm a 32 mm
Il canale è predisposto per ospitare tubolari da 23 mm a 32 mm

Cerchi aero

Le ruote 550 T DX sono costruite con un profilo da 50 mm a sezione maggiorata. I cerchi sono in fibra di carbonio 3K con laminazione in carbonio high-modulus. Sono disponibili con profilo da 38 mm e 50 mm per il montaggio di tubolari da 23 mm a 32 mm. 

La laminazione della fibra di carbonio in 3K ed il profilo aerodinamico, permettono di valorizzare la propria bici con ruote particolarmente rigide ma al contempo leggere, performanti, e facili da guidare. Una combinazione di caratteristiche che hanno colpito i più esperti ma che sono apprezzabili anche da chi non vanta una sensibilità avanzata. 

I mozzi sono un’acceleratore di prestazioni e peculiarità tecniche frutto della casa veneta
I mozzi sono un’acceleratore di prestazioni e peculiarità tecniche frutto della casa veneta

Mozzi premium

La cura del dettaglio e delle prestazioni da parte di Miche passa ovviamente anche dalle parti più sensibili e importanti dei cerchi. Infatti per quanto riguarda il mozzo, è stato scelto di utilizzarne uno in alluminio 7075 con flange maggiorate e raggiatura straight pull con pattern 14+7 . Sono inoltre presenti ghiere di registrazione del movimento sia all’anteriore che al posteriore.

Per quanto riguarda la chiusura del disco frenante, è consigliato l’utilizzo solo ed esclusivamente della ghiera Shimano originale per perno passante, con foro interno da 27 mm. Le forze di trazione e di frenata vengono espresse in maniera ottimale, mantenendo il peso estremamente contenuto. Il movimento è su cuscinetti sigillati SKF e il corpo ruota libera è ottenuto a CNC da AL 7075 T6 e titanio.

I fiori all’occhiello delle Supertype sono la velocità e l’aerodinamica durante sprint e crono
I fiori all’occhiello delle Supertype sono la velocità e l’aerodinamica durante sprint e crono

Peso e prezzo

L’ago della bilancia di queste Supertype 550 T DX si posizione sui 1.488 grammi. Un peso piuma considerate le caratteristiche tecniche e il profilo scelto. Il prezzo consultabile sul sito nella versione descritta è di 2249,99 euro.

Miche

Che fine ha fatto Benedetti? E’ in lotta con un ginocchio

10.06.2022
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«La squadra gli sta vicino. Io lo sento tre, quattro volte a settimana. Soprattutto con un giovane è così. Se lo vuoi tutelare lo tieni fermo in questi casi, altrimenti lo fai correre». Daniele Righi, diesse della Drone Hopper-Androni, parla così di Gabriele Benedetti.

Gabriele è il campione italiano under 23 uscente. Ha vinto il titolo la scorsa estate nella sua Toscana. La squadra di Savio lo ha accolto a braccia spalancate, ma alla prima corsa ecco il “pata-trac”. Benedetti cade e il suo ginocchio inizia a dare problemi. 

Benedetti è un classe 2000, ha vinto il tricolore nella sua Toscana
Benedetti è un classe 2000, ha vinto il tricolore nella sua Toscana

Ginocchio ko

E inizia per Gabriele anche una lunga serie di inconvenienti. Riprese e stop. Adesso è fermo totalmente da un mese.

«Dopo la caduta a Majorca – dice Benedetti – sono rimasto fermo 15 giorni. Ho cercato di superare il problema, anche con cure forti, ma il dolore non è passato. Io ho provato a spingere e ci ho anche gareggiato sopra. A quel punto i dolori sono riemersi. Alla fine mi è stato diagnosticato un edema osseo fra rotula e tibia.

«Per fortuna che lunedì prossimo ho la risonanza magnetica presso un istituto fidato qui nelle mie zone, nel Valdarno».

Benedetti aveva esordito nelle corse di Majorca in Spagna. Sempre in Spagna i primi ritiri con la squadra (foto Instagram)
Benedetti aveva esordito nelle corse di Majorca in Spagna. Sempre in Spagna i primi ritiri con la squadra (foto Instagram)

Ma quale pro’!

Gabriele non sembra aver perso il suo buon umore, ma certo si aspettava tutt’altro inizio in questa vita da professionista. Invece è a casa e le giornate possono diventare molto lunghe per chi è abituato a fare molto.

«Guardavo il Giro d’Italia alla tv e mi mangiavo le mani – racconta Benedetti – ma purtroppo non ci potevo fare nulla. Spero di recuperare presto. Lo spero per me e anche per la squadra.

«Alla fine il professionismo non l’ho neanche assaggiato. Sono caduto alla prima corsa e quelle pochissime altre che ho fatto non stavo bene.

«Quest’anno infatti tra covid, cadute e ginocchio non sono mai riuscito a dare continuità alla mia stagione. Spero che lunedì mi dicano che tutto è risolto. Se è vero che fortuna e sfortuna si bilanciano, dovrei avere un bel finale di stagione».

Per il toscano fisioterapie e tanta televisione, tra sport e serie tv su Netflix
Per il toscano fisioterapie e tanta televisione, tra sport e serie tv su Netflix

Voglia di rientrare

La nota positiva è che almeno Benedetti può godersi la famiglia, la fidanzata Sara, gli amici… cose che non potrebbe vivere mai di questi tempi. Se stesse bene starebbe in altura o alle corse.

«Ho preso questo periodo come uno stacco. Uno stacco totale. Che poi non ci sono abituato, non sono mai stato tanto fermo, neanche d’inverno.

«Io spero di poter riprendere a pedalare quanto prima e tra un mese, magari nella seconda metà di luglio, a correre. Vorrei fare un bel finale di stagione e cercare poi di ridurre al massimo lo stacco invernale, visto che mi sono già riposato abbastanza».

Per un corridore stare fermo è difficile, starci in questo periodo dell’anno è difficilissimo. A gravare le cose c’è il fattore peso. Stare a casa e non ingrassare per di più senza fare niente e con un metabolismo abituato a macinare calorie è impresa ardua. 

«Esatto – dice Benedetti – il difficile è proprio quello. Non mangiare è tosta. Per questo peso i cibi. Io poi tendo ad ingrassare facilmente. Per il momento va bene. Un chilo o due ci stanno: con il caldo e gli allenamenti si perdono subito. Per il resto ho cercato di fare un po’ di nuoto, core stability, proprio per non perdere il tono muscolare».

Daniele Righi segue Benedetti. Il diesse toscano è nel gruppo di Savio dallo scorso anno
Daniele Righi segue Benedetti. Il diesse toscano è nel gruppo di Savio dallo scorso anno

Righi lo aspetta

Si spera che la Drone Hopper-Androni e il ciclismo italiano da lunedì possano ritrovare questo corridore. Anche Daniele Righi lo aspetta.

«La squadra gli è stata vicina – dice il diesse – Gabriele è un buon corridore e noi lo tuteliamo. In più deve stare sereno. Ha un contratto per tutto il 2023.

«Come detto, io lo sento e vicino a lui c’è anche il dottor Giorgi. La sua situazione è sotto costante controllo. L’importante è che risolva al meglio questo problema e non si porti dietro degli strascichi. E per farlo era necessario il riposo totale. Diversamente non avremmo fatto il suo bene.

«E se da lunedì gli daranno l’okay, potrà fare un bel finale di stagione. Potrà fare un agosto, un settembre e un ottobre con più energie fisiche e mentali di molti altri».

Spezialetti, Tesfatsion e gli obiettivi raggiungibili

09.06.2022
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Tesfatsion sul Monte Grappa sarà per un po’ il miglior biglietto da visita della Drone Hopper-Androni. Dopo un Giro d’Italia di tanti chilometri in fuga, ma senza l’effettiva possibilità di giocarsi una tappa, la vittoria del corridore eritreo sulla montagna regina della Adriatica Ionica Race ha parzialmente riequilibrato la bilancia. Non sarà come aver vinto una tappa al Giro, ma parlando con Alessandro Spezialetti, diesse del team di Gianni Savio, si capisce che esistono vari livelli di ambizione. E pur volendo sempre puntare al massimo, guai disdegnare conquiste di minor prestigio. Vincere non è mai facile.

«Quella vittoria rappresenta tanto – dice l’abruzzese – perché ci noi teniamo. Sono gare in cui possiamo vincere, abbiamo i corridori per farlo e sono una bella vetrina anche per i nostri sponsor. E poi, come ha detto Gianni, quella vittoria è servita per riscattarci da un Giro d’Italia in cui abbiamo ottenuto meno di quanto sperassimo».

Perché?

Siamo stati un po’ sfortunati, soprattutto in partenza. Sono mancati due corridori importanti come Restrepo e Grosu, quindi siamo partiti un po’ ridimensionati per quello che si poteva fare. Avevamo una bella squadra, anche se Cepeda non ha reso come ci si aspettava. Tesfatsion ha fatto il suo, ma partire senza quei due per noi è stato una grossa perdita.

Cosa pensi di Tesfatsion?

Natalino è fortissimo, vi dico la verità. E’ un bel corridore, che dall’anno scorso a oggi è cambiato tantissimo. Andate a rivedere il Giro d’Italia del 2021. Nella tappa di Sestola non riusciva a coordinarsi per infilarsi i guanti e non sapeva di dover mettere la mantellina prima che iniziasse la discesa. Quest’anno è cambiato totalmente. Mi piace tantissimo, soprattutto perché è veloce e va forte in salita. Se arriva in un gruppettino, al 90 per cento rischi che vinca la gara. E’ un bel corridore soprattutto per il futuro, beato chi lo prende

Pensi che andrà via?

L’anno prossimo credo di sì.

Spezialetti ha 47 anni ed è stato pro’ fino al 1997. E’ con Savio dal 2017
Spezialetti ha 47 anni ed è stato pro’ fino al 1997. E’ con Savio dal 2017
Poteva vincere prima?

Probabilmente sì, però i suoi progressi sono iniziati dall’inizio dell’anno. Ha vinto il Tour du Rwanda, che sicuramente non è una gara europea ed è una gara minore, però ha iniziato subito col piede giusto. Poi è arrivato in Europa, ha iniziato a capire come funziona ed è stato molto abile ad arrivare al livello attuale.

Quando torneranno Grosu e Restrepo?

Se tutto va bene, dovrebbero rientrare al Sibiu Tour, ma forse Grosu dovrebbe fare lo Slovenia la settimana prossima, si decide in questi giorni.

Benedetti, Grosu e Marengo nel ritiro spagnolo di inizio stagione. I primi due hanno ancora problemi
Benedetti, Grosu e Marengo nel ritiro di inizio stagione. I primi due hanno ancora problemi
Un corridore che ha corso pochissimo è Gabriele Benedetti, tricolore U23 in carica, dove è finito?

Benedetti purtroppo ha un problema al ginocchio, un ematoma che non riesce a guarire per il quale non farà nemmeno il campionato italiano. Ha corso il Sicilia, poi si è fermato ancora. Speriamo che torni dopo luglio. Fra noi cinque direttori sportivi, ci siamo divisi i corridori. Lui è con Daniele Righi, sono entrambi toscani, che lo segue passo dopo passo. E poi tra di noi ci si riporta le varie situazioni. Benedetti sa che è molto coccolato, perché è un corridore a cui teniamo molto. Lui e Marchiori, un altro che sta passando un brutto momento, ma speriamo che riesca a recuperare.

Cos’ha Marchiori?

Ha avuto un virus all’inizio dell’anno e non riesce più a trovare la condizione. E’ nel classico momento in cui deve sempre inseguire. Non gliene va bene una, ma anche lui tornerà.

Tornando al Giro, è vero che per le professional è difficile ottenere risultati perché i corridori WorldTour pretendono per sé la testa del gruppo?

La differenza c’è ed è tanta. Però se prendi i corridori giusti, non avrei dubbi che anche correndo in una professional potrebbero stare davanti a… rompere le scatole alle squadre WorldTour. Quando Spezialetti correva ancora, era lì davanti a limare anche se alla fine non era più in uno squadrone. Se i corridori sono validi, secondo me non devono avere timore reverenziale. C’è solo differenza economica, quella sì, però per il resto si deve e si può andare a testa alta. Lasciate stare la maglia rosa e i primi della classifica, poi se meni, là davanti c’è posto per tutti.

Zardini ritrova se stesso. «Da adesso in poi voglio divertirmi»

02.06.2022
4 min
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Lottare tra i giganti. Deve essersi sentito un Davide tra i Golia, Edoardo Zardini nelle ultime tappe del Giro d’Italia. Il veronese della Valpolicella si è dato da fare in questa corsa. Ha cercato la fuga all’inizio e ma soprattutto l’ha trovata nelle frazioni finali: Castelmonte e Fedaia.

Era da un po’ che non lo vedevamo davvero protagonista. Il terribile incidente avuto nel Gp Lugano del 2016, una giornata tremenda dal punto di vista del meteo, ha inciso parecchio nella sua carriera. Zardini era uno dei ragazzini rampanti del Giro e del gruppo. Nel 2014 aveva vinto una tappa al Giro del Trentino. Era spesso in fuga. Tanti scatti. Uno di quei “piccoletti” tremendi che tanto piacciono al pubblico. Una crescita costante.

Per Edoardo Zardini un finale di Giro all’attacco
Per Edoardo Zardini un finale di Giro all’attacco

Coltello fra i denti

Il corridore della Drone Hopper-Androni lo abbiamo intercettato mentre se ne ritornava ai bus costeggiando il lago Fedaia. Aveva la testa incassata tra le spalle, lo sguardo stanco di chi aveva dato tutto e il pantalocino strappato all’altezza del gluteo.

Un cenno, i complementi per un’altra lunga fuga (era nel gruppo con Covi) e si è fermato a parlare.

«Oggi avevamo l’obiettivo di entrare in fuga – diceva Zardini – non era facile però ci sono riuscito. Mi sono fatto trovare pronto. Sono anche caduto nella discesa bagnata all’inizio, ma fortunatamente la bici era okay e sono riuscito a rientrare.

«E questa scena è un po’ la foto del mio Giro». Molta fatica e nessuno che ti regala nulla. Specie se non sei di una WorldTour ogni cosa te la devi sudare col coltello tra i denti. E in qualche modo costa il doppio.

Il veronese si è guadagnato il posto al Giro grazie ad un buon Tour of Hellas (qui secondo dietro il belga Teugels)
Il veronese si è guadagnato il posto al Giro grazie ad un buon Tour of Hellas (qui secondo dietro il belga Teugels)

Esperto all’improvviso

A novembre compirà 33 anni. Ha ormai una certa esperienza. Però questa maturità sembra arrivata all’improvviso. Non è più un ragazzino ed è inevitabile iniziare a fare anche un bilancio della carriera. Tanto più nell’atmosfera di un Giro che volgeva al termine.

«Penso che ho buttato un po’ di anni – racconta Zardini – per vari motivi: infortuni, squadre che non sono andate bene, pandemia. Quest’anno il team mi ha dato fiducia e sono tornato al Giro d’Italia e già questo per me è stato importante, se non fondamentale. 

«Ero qui a lottare, e lottare su questi palcoscenici vuol dire tanto. Forse avevo anche un po’ perso l’abitudine per certe corse e per fare certe cose, però… sono solo contento di dare il massimo. Qualcosa di buono c’è ed da qui che bisogna ripartire».

«Adesso non sono più un ragazzino anche per questo nei prossimi anni voglio divertimi. Adesso che ho ritrovato la fiducia del team ho trovato un po’ la quadra di nuovo vorrei tornare alla vittoria. Magari in qualche gara più abbordabile».

Zardini parla con passione. Sempre più lentamente. Alla fine c’è commozione. Provate ad immedesimarvi. Due giorni di fuga, due giorni di fatica estrema. Si arriva sulla Marmolada, luogo quasi mistico di suo, figuriamoci in quel momento, e il Giro che volge al termine. E’ la tempesta perfetta per le emozioni.

Zardini (classe 1989) è pro’ dal 2013
Zardini (classe 1989) è pro’ dal 2013

Obiettivo divertimento

L’indomani, con le gambe e la testa più freschi, Edoardo ritrova sorriso e buon umore, tanto più che si corre nella sua Verona. C’è tanta, tanta voglia di continuare a fare bene. 

«Il mio ciclismo adesso so qual è – dice mentre si prepara per la crono – so dove sono e che corridore sono. L’idea pertanto come ho detto ieri è di continuare a fare bene, ma con più consapevolezza. 

«Il ciclismo voglio godermelo».

E magari potrà goderselo già a partire da oggi. Uscito con una buona gamba dal Giro d’Italia la squadra lo ha portato al Giro dell’Appennino. Una corsa adatta ad uno scalatore coraggioso come Edoardo.

Magari non si vede, attratti dai campioni che sgomitano in testa o che fanno gli show altrove, ma c’è anche chi il suo Giro lo ha vinto, arrivando al traguardo. Non trovando la vittoria, ma ritrovando sé stesso. Lottando come un Davide tra tanti Golia.

Bais primo per i chilometri in fuga. Ma ora vuole di più

31.05.2022
4 min
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Se l’obiettivo delle squadre di Savio – quest’anno Drone Hopper-Androni Giocattoli – è da sempre quello di salire sull’ultimo podio del Giro d’Italia, la missione si è compiuta anche quest’anno. Filippo Tagliani si è portato a casa la classifica dei traguardi volanti, Mattia Bais quella dei chilometri in fuga. Sembrano lontani anni luce i giorni in cui Mauro Vegni disse che al Giro non importa dei corridori che vanno in fuga. La pace ritrovata ha visto i corridori guidati da Ellena e Spezialetti buttarsi in tutte le fughe possibili, a cominciare dai giorni ungheresi, quando la coppia Bais-Tagliani si guadagnò l’onore delle cronache e il nostro articolo sul tema.

«Sembra passato tantissimo tempo da quei giorni – ha detto Bais a fine Giro – adesso si sente la fatica. Gli ultimi giorni ero stanco, però ho provato a dare tutto nelle due tappe di montagna prima di arrivare a Verona. E’ stato un Giro in cui ci ho provato parecchie volte, ma non sono mai riuscito a prendere un’occasione buona per arrivare al traguardo. E’ stato un po’ chiuso, perché tante fughe sono arrivate, ma si trattava dei big. E un po’ mi dispiace. Però va bene che ho tenuto la classifica dei chilometri in fuga, Mentre Pippo ha preso quella dei traguardi volanti…».

Gianni Savio ci teneva: «Voglio la prima fuga del Giro». Bais e Tagliani lo hanno accontentato
Gianni Savio ci teneva: «Voglio la prima fuga del Giro». Bais e Tagliani lo hanno accontentato

Costruendo il futuro

Seguendo le parole di Jacopo Mosca su giovani, attaccanti e gregari, Bais risponde appieno ai requisiti di corridore che ha imparato il modo per mettersi in luce e nel frattempo misurare le sue capacità e sarebbe anche pronto per un primo salto di qualità. Il suo contratto con la Drone Hopper scade alla fine di quest’anno e, tra conferma o nuove sfide, probabilmente questo Giro d’attacco si trasformerà in un solido biglietto da visita.

«Bisogna provare e riprovare – dice – perché poi il giorno che arriva il risultato la gente si ricorda. Oppure vanno a vedere anche che cosa hai fatto prima. Quindi esserci sempre è già un buon segno. Dopo ci vuole anche fortuna e sperare che vada tutto bene. Io ho sempre corso così, non mi viene difficile. E’ sempre stata mia caratteristica correre all’attacco, tutti i miei risultati li ho ottenuti così. Perciò per ora continuo a questo modo e in futuro si vedrà. Comunque mettere sempre la faccia al vento aiuta anche a crescere».

La metamorfosi

Ellena si è fatto un’idea chiara del ragazzo e sorridendo lo definisce nel pieno di una metamorfosi tecnica che potrebbe portarlo proprio a trovare una nuova dimensione.

«L’anno scorso – spiega il tecnico piemontese, che rientrerà in corsa al Giro dell’Appennino – Mattia era l’uomo sempre in fuga. Quando anche questa volta ci siamo resi conto che quella classifica delle fughe fosse al sicuro, perché aveva un grande margine, gli ho detto di ragionare sul 2023 e di provare a pensare a qualche fuga che potesse arrivare. Poi per mille motivi non c’è riuscito, per gambe e per naso. Certe cose ti riescono al primo colpo se sei un fuoriclasse, altrimenti le impari sulla tua pelle. Chiaro che certe fughe non fossero alla sua portata, per altre ha sbagliato i tempi. A Genova avevamo detto in radio che la fuga sarebbe partita dopo il traguardo volante. Zardini è riuscito a entrare per il rotto della cuffia. Mattia aveva già fatto due scatti prima e si è fatto trovare in coda al gruppo».

A Verona, Bais è stato premiato per la classifica dei chilometri in fuga, vinta su Tagliani e Rosa
A Verona, Bais è stato premiato per la classifica dei chilometri in fuga, vinta su Tagliani e Rosa

«Però va detto che in tutto questo Giro – continua Ellena – ci sono mancati Grosu e Restrepo, anche oltre la possibilità di fare risultato. Sarebbero stati i registi in corsa, quelli capaci di spiegare più di quanto possiamo noi dall’ammiraglia. Con i corridori mi piace ragionare a lungo termine, cercando di insegnargli qualcosa, sia che rimangano sia che vadano, non mi occupo io dei contratti. Ma la mia mentalità è sempre stata questa. E Bais è un ragazzo con cui si può lavorare ancora tanto e bene».

Ponomar: il Giro, la guerra, la crescita. Savio racconta

28.05.2022
5 min
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Andrii Ponomar è l’unico under 20 del Giro d’Italia. Anche quest’anno, come lo scorso, è il più giovane al via. La sua corsa rosa sta vivendo alla giornata. Qualche fuga, molte giornate lunghe sulle montagne ma soprattutto tanta esperienza in più.

Gianni Savio, team manager della Drone Hopper-Androni, sta cercando di metterlo nelle condizioni migliori per tutelare la sua crescita. E quest’anno ancora di più vista la particolare situazione in cui è coinvolto il giovane ucraino.

La sua città è Chernihiv, circa 150 chilometri a Nord di Kiev, che con la sua strenua resistenza di fatto ha bloccato la presa di Kiev stessa. Ma proprio per questo motivo adesso è quasi del tutto rasa al suolo. «Se fosse caduta Kiev – ci aveva detto Popovich – sarebbe stata la fine per l’Ucraina».

Andrii Ponomar con Gianni Savio. L’ucraino compirà 20 anni a settembre
Andrii Ponomar con Gianni Savio. L’ucraino compirà 20 anni a settembre

La guerra in testa

E con Savio partiamo proprio da qui.

«E’ difficile giudicare Andrii – spiega il manager piemontese – visto il conflitto fra Ucraina e Russia che lo ha preso molto. Sta vivendo una situazione molto difficile da cittadino e da figlio. Figlio di un militare che sta combattendo nel Donbass».

«Prima di partire per l’Ungheria gli abbiamo parlato e gli abbiamo chiesto se aveva intenzione di fare il Giro. Visto il momento poteva anche dire di no e non ci sarebbero stati problemi. Ma lui ci ha risposto che voleva esserci. 

«Però lo vedo, tante volte quando gli parlo ha un’espressione triste, quasi assente… ed è assolutamente comprensibile».

Ottima posizione a crono per Ponomar, che è stato anche campione nazionale juniores nel 2019
Ottima posizione a crono per Ponomar, che è stato anche campione nazionale juniores nel 2019

Passo dopo passo

Lo scorso anno Ponomar era partito per il Giro con la “condizionale”. E questa martingala era: se superi un certo livello di stanchezza torni a casa. Lo staff medico e Savio stesso lo monitoravano costantemente.

«Da questo punto di vista, un punto di vista più tecnico, sicuramente è cresciuto – riprende Savio – Ma i segnali positivi c’erano stati già l’anno scorso».

«Gli dissi proprio: “noi vorremmo portarti al Giro, perché è vero che sei giovanissimo, ma dagli esami e dai test fatti hai dei valori notevoli e sei già formato fisicamente”. A differenza di Umba per esempio che era ancora un “bambino”. Io però gli dissi che se si fosse trovato solo appena in difficoltà e se la sera al controllo del medico emergeva che non aveva recuperato, si sarebbe dovuto fermare».

«E così io tutti i giorni gli chiedevo: Adrii, come stai? E lui: bene. Andrii, come va? E lui: bene, bene… A forza di bene è arrivato a Milano».

«Con tutto questo discorso dove voglio arrivare: Andrii ha davvero un grande motore, ma il motore da solo non basta, devono esserci le altre componenti che possono permettergli di esprimersi al massimo».

Quest’anno Ponomar è arrivato al Giro con più giorni di corsa rispetto al 2021. Un segnale di crescita e di buona gestione del team
Quest’anno Ponomar è arrivato al Giro con più giorni di corsa rispetto al 2021. Un segnale di crescita e di buona gestione del team

Quanta strada

E per altri componenti Savio intende soprattutto quelle mentali, che adesso come abbiamo visto non può avere. Quelle che ti fanno essere concentrato in tutto e per tutto sulla corsa e sulla vita da atleta. Tattica in gara, attenzione, alimentazione…

Il campione ucraino però è migliorato. Fare il Giro d’Italia con la maglia di campione nazionale è un orgoglio doppio. La mattina sul palco del foglio firma è sempre applaudito e anche se lui non lo dà a vedere, questa empatia gli fa pacere».

 

«Quest’anno – riprende Savio – il Giro d’Italia è durissimo. Siamo praticamente all’ultima tappa, la crono nel suo caso quasi non la considero, e sin qui ha sempre tenuto bene. E’ vero che lo abbiamo visto poco protagonista, ma questo dipende a mio avviso da un aspetto psicologico».

Andrii ha un ottimo recupero e questo fa ben sperare per il futuro
Andrii ha un ottimo recupero e questo fa ben sperare per il futuro

Più magro

Prima Savio ha parlato di “altre componenti” che servono ai fini della prestazione. E nel caso di Ponomar non si può non parlare del peso. Peso, che almeno per adesso, non è il punto forte dell’ucraino. Lui è un vero passista con cavalli a non finire. Lo scorso anno aveva ancora il “coscione da bambinone”, adesso comincia a sfinarsi.

«E’ più magro sì, ma diciamo la verità non era impossibile esserlo – scherza Savio – l’anno scorso si era presentato in condizioni non al limite, fuori limite! Quest’anno va meglio. Ma non è ancora in peso forma. Può e deve calare.

«Io glielo dico, Adrii, guarda i grandi corridori come sono magri e poi tira le tue conclusioni. Sono tutti tirati come una corda di violino. E lui in questo caso, resta un po’ così. E’ il momento in cui vedi che si oscura un po’. E allora sì, glielo faccio notare, perché è anche il mio ruolo, ma non insisto, specie in questo particolare momento. Non è adesso che devo fargli pressione».

Il futuro ciclistico di Ponomar è senza dubbio dalla sua parte, speriamo lo sia anche il resto e che una volta sistemato tutto, questo ragazzo possa aprire definitivamente le ali.