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Gazzoli è già proiettato verso la primavera del 2024

07.09.2023
4 min
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Michele Gazzoli ha fatto capire che vincere gli piace e ci ha preso gusto. Una doppietta ha aperto e chiuso il suo Giro di Bulgaria (foto Instagram in apertura), da quando è tornato a correre ha messo insieme tre vittorie in pochi giorni di gara. Il momento più difficile, però, arriva ora, il corridore della Astana Qazaqstan deve confermare i suoi risultati e proiettare tutto sul prossimo anno. 

«Dopo il Grand Prix de Plouay – spiega Gazzoli da casa sua – mi è venuta un po’ di febbre. Ora sto recuperando e preparo il Giro di Slovacchia, il finale di stagione sarà intenso, se tutto va bene metterò insieme tra i 20 e i 25 giorni di gara. Non male per essere partito a metà agosto».

Hai riallacciato il filo con la vittoria, confermandoti in Bulgaria.

L’obiettivo principale per un ciclista rimane sempre vincere, questi successi hanno riallacciato il filo conduttore. Avere i riscontri della gara serve molto dal punto di vista del morale e per continuare ad allenarsi bene. Diciamo che chiudono un cerchio, la frase “corri in settimana e la domenica ritiri il premio” non è mai stata così corretta. 

Ma guardiamo al futuro, Gazzoli che tipo di corridore può diventare?

Sono un ragazzo giovane (classe 1999, ndr). Sicuramente non da corse a tappe e questo lo so anche io. Però ho da fare ancora tante esperienze, mi piacciono le classiche, le gare di un giorno. Sono ancora da scoprire in quel contesto. 

I primi assaggi di Nord Gazzoli li ebbe da junior in azzurro. Eccolo nella Roubaix del 2016
I primi assaggi di Nord Gazzoli li ebbe da junior in azzurro. Eccolo nella Roubaix del 2016
L’anno scorso, prima dello stop avevi già fatto qualche esperienza da quelle parti…

Sì, ma chiaramente non ero nella condizione fisica e psicologica giusta. Nelle settimane delle gare in Belgio avevo preso il Covid e poi era arrivata la batosta dello stop

Hai voglia di tornare da quelle parti al 100 per cento?

Le ho fatte praticamente tutte, sia da junior che da under 23: Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi Roubaix. Nei due anni da junior alla Gand sono arrivato entrambe le volte nono. Mentre al Fiandre terzo e secondo. Sono corse che mi piacciono parecchio e con le Fiandre ho un legame particolare, visto anche il mondiale vinto con Baroncini nel 2021 (dove lui è arrivato quarto, ndr). 

Immaginiamo che tu abbia voglia di finire bene ora per proiettarti sul 2024 al massimo, no?

Come detto, questo finale di stagione serve per ritornare a correre, riprendere le sensazioni giuste e togliermi delle soddisfazioni. Ma la voglia più grande è quella di iniziare la nuova stagione. 

In Belgio uno dei ricordi più dolci per Gazzoli: la vittoria iridata dell’amico Baroncini, coronata dal suo quarto posto
In Belgio uno dei ricordi più dolci per Gazzoli: la vittoria iridata dell’amico Baroncini, coronata dal suo quarto posto
Fare un inverno con la squadra anziché da solo…

Chiaramente, rivedere i compagni, andare a Calpe, pedalare insieme e ripartire. Sarà molto più frenetico, ma allo stesso tempo stimolante.

Questo inverno da solo hai avuto più tempo, cosa hai imparato?

A prendermi il giusto tempo per le mie cose e i miei momenti. Gli ostacoli ci possono essere, come un infortunio al ginocchio (il riferimento è al problema patito durante la preparazione in palestra nell’inverno del 2023, ndr). Tutto però va preso con freddezza, senza panico, c’è tempo per ogni cosa. 

Gazzoli (al centro) non vede l’ora di tornare in ritiro con i compagni, l’ultimo assaggio di “normalità” che manca
Gazzoli (al centro) non vede l’ora di tornare in ritiro con i compagni, l’ultimo assaggio di “normalità” che manca
Delle corse del Nord cosa ti piace particolarmente?

L’ambiente, l’atmosfera e la tipologia di percorso. Sono gare mancate, perché nel 2022 è come se non ci fossi stato. Il filo, forse, si riallaccerà definitivamente quando tornerò da quelle parti. Mi piace il freddo, come si è visto all’Arctic Race, la primavera sarà il mio obiettivo numero uno del 2024

Allora queste gare di fine anno servono proprio a questo?

Servono a tornare pronto e vivere le emozioni del ciclismo. Dopo la fine della stagione mi fermerò comunque, perché mi sono allenato e ho corso con continuità. Una pausa ci vuole, poi la testa sarà già ai primi ritiri, sono uno cui non pesa viaggiare, quindi potrei dire che non vedo l’ora di ripartire.

Cosnefroy vuole finalmente una grande classica

08.12.2022
5 min
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E’ passato dal 42° posto della classifica UCI al 18°. Dall’essere il quinto tra i francesi al terzo. Si è sposato. Ha vinto nel WorldTour. Il 2022 è certamente da incorniciare per Benoit Cosnefroy. Il corridore dell’Ag2R Citroen è stato autore di una stagione nella quale ha mostrato grande costanza di rendimento. E soprattutto che può stare, e bene, là davanti.

E dire che in occasione del suo primo picco di forma, vale a dire le classiche delle Ardenne, aveva subìto una beffa non da poco. Se vi ricordate, lo avevano decretato vincitore dell’Amstel Gold Race. Minuti di attesa, nei quali aveva anche festeggiato con la squadra, poi la doccia ghiacciata. Per pochi millimetri, ma a vincere la corsa della birra era stato il suo compagno di fuga, Michal Kwiatkowski.

Dalla beffa alla gioia

La sua ultima stagione è stata figlia di un buon 2021, anno in cui era cresciuto parecchio e parecchio ci si attendeva. Però mancava sempre qualcosa: una sfortuna, un colpo di reni imperfetto, un tempismo sbagliato. Anche al Tour un paio di fughe interessanti, diversi tentativi, ma a Parigi si era ritrovato con un pugno di mosche in mano.

Fino al 9 settembre scorso, quando vincendo il GP Cycliste de Québec ha dato una svolta alla stagione e forse alla sua carriera. Per Benoit si è trattato del secondo successo nella massima categoria dopo la Bretagne Classic – Ouest-France del 2021, ma questo era davvero pesante visto l’ordine d’arrivo.

«Ho mostrato – dice Benoit – una certa regolarità. Sono stato presente durante la stagione, anche se questo non conta necessariamente. Sono riuscito a ottenere dei risultati in ogni momento dell’anno a parte all’inizio perché ero spesso febbricitante.

«Certo, se fossi riuscito a vincere l’Amstel sarebbe cambiato molto».

Cosnefroy ha ripreso ad allenarsi in Spagna. La data del suo inizio agonistico 2023 non è ancora nota (foto Instagram)
Cosnefroy ha ripreso ad allenarsi in Spagna. La data del suo inizio agonistico 2023 non è ancora nota (foto Instagram)

In crescendo

E con questa consapevolezza e con i gradi di leader, è ripartito dal ritiro in Spagna. Si è visto un Benoit solare, sicurò di sé pronto a crescere ancora. E magari a fare il definitivo salto di qualità al pari del suo connazionale Laporte. I due per certi versi si assomigliano.

«Sto riprendendo pian piano il ritmo per affrontare il 2023 – ha detto il normanno a Cyclism’Actu – Per il momento mi sto allenando con una pressione minima. Inizieremo a fare qualcosa di più durante gli stage con la squadra».

Cosnefroy (classe 1997) è cresciuto nel vivaio dell’Ag2R. E’ ormai uno dei più forti francesi per le classiche. Eccolo con Alaphilippe
Cosnefroy (classe 1997) è cresciuto nel vivaio dell’Ag2R. E’ ormai uno dei più forti francesi per le classiche. Eccolo con Alaphilippe

Classiche nel mirino

Secondo all’Amstel, alla Freccia Vallone (2020) e a quella del Brabante, Cosnefroy è certamente un cacciatore di classiche. Ha un buono spunto, anche se non è super veloce, ma piuttosto ha la “botta” del finisseur. Anche se con i suoi 64 chili potrebbe essere quasi uno scalatore.

«Il mio obiettivo? E’ quello di conquistare una grande classica, ma al tempo stesso di vincere… sempre! E quando dico una grande classica penso soprattutto alle Ardenne».

In tal senso la fiducia della squadra non gli manca. Quest’anno Julien Jurdie, uno dei diesse dell’Ag2R Citroen, prima della Liegi aveva detto espressamente alla squadra che Benoit era ideale per certe corse e che bisognava aiutarlo. Aveva anche aggiunto che lo vedeva sul podio.

Benoit ha disputato 4 Tour e nessun altro grande Giro. Il prossimo anno (avrà 28 anni) potrebbe cambiare
Benoit ha disputato 4 Tour e nessun altro grande Giro. Il prossimo anno (avrà 28 anni) potrebbe cambiare

Ma prima… idee chiare

Cosnefroy non conosce ancora i suoi programmi. Sembra non far parte di coloro che sono diretti al Down Under a gennaio. Piuttosto dovrebbe partire più tranquillo. Molto della sua programmazione ruota attorno al Tour. Grande Boucle sì o no? Benoit potrebbe non essere al Tour.

«Correre il Tour – ha detto Cosnefroy – mi piace, mi diverte, ma mi fido ciecamente della mia gestione sportiva. E se la squadra pensa che posso aiutarla altrove sono aperto ad accettare le sue proposte.

«Per il momento – aveva detto prima del Canada – non posso non ottenere un risultato importante al Tour».

Perché non può raggiungerlo? Ha dimostrato di poter competere con i migliori. Forse è consapevole che gli manca qualcosa. E riavvolgendo il nastro Benoit potrebbe aver ragione. Almeno quando si parla di corse di primissima fascia. 

All’Amstel quando perse per un soffio anticipò. In Canada, la stessa cosa, anche se lo ha fatto con un super finale…

«Se guardo ai miei risultati al Tour, questi non sono ancora i migliori. Io spero di vincere una tappa, questo è il massimo che posso sperare al Tour de France. Ma per fortuna non c’è solo il Tour che mi entusiasma».

Gianni Moscon sempre con Sidi: «Qui mi sento a casa»

31.01.2022
3 min
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Il 2022 potrebbe essere l’anno di Gianni Moscon. Il passaggio del trentino dalla corazzata INEOS Grenadiers all’Astana Qazaqstan Team, al fianco di Vincenzo Nibali, ha rappresentato di fatto una delle grandi sorprese proposte dal recente “giro” di ciclomercato. Per Moscon sono cambiati la bicicletta – sempre italiana, da Pinarello a Wilier – i componenti e gli accessori montati sulla sua specialissima, l’abbigliamento, il casco… Un unico brand è rimasto invece “ai piedi” del “trattore di Cles” assicurando all’atleta un percorso di continuità: questo marchio è Sidi.

Il calco dei piedi di Moscon fra quelli dei tanti altri corridori che calzano scarpe Sidi
Il calco dei piedi di Moscon fra quelli dei tanti altri corridori che calzano scarpe Sidi

Obiettivo classiche

L’obiettivo principale di Gianni Moscon per questa stagione sono le Classiche, ripensando alla splendida Roubaix corsa lo scorso anno. E proprio qualche giorno prima di concentrarsi sui prossimi impegni stagionali, Moscon è passato presso il quartier generale di Sidi per un piccolo tour e una piacevole chiacchierata.

«Quando sei immerso nella frenesia della corsa – ha dichiarato Gianni – le emozioni non si elaborano con coscienza. Proprio a Roubaix mi ero reso conto di essere in testa e, pedalata dopo pedalata, ero concentrato solo ed unicamente su un unico pensiero: quello di arrivare al velodromo. Gli ultimi chilometri sono stati difatti come una cronometro. Dovevo raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile. Ero così concentrato che non ho lasciato nessuno spazio alle emozioni. Volevo solo gestire al meglio il mio vantaggio».

Gianni Moscon nei magazzini di Sidi, dove vengono stoccate le scarpe per tutti i corridori
Gianni Moscon nei magazzini di Sidi, dove vengono stoccate le scarpe per tutti i corridori

In Sidi, Moscon ha anche raccontato della sua speciale inclinazione per questo genere di corse, ripensando alle prime volte in cui si è approcciato agli insidiosi e tecnici percorsi del Nord.

«In squadra quelle corse erano poco battute dai corridori che puntavano ad altre competizioni, quindi ho avuto da subito la possibilità di cimentarmi su questi terreni. Non era programmato, ma è stato davvero un amore a prima vista».

Con Sidi dai 14 anni

Rosella Signori, che ha accolto il trentino in azienda, si è detta entusiasta della volontà di Moscon di confermare la partnership con Sidi anche per il 2022

«Lo scorso anno – ha confessato la Signori – Gianni ci ha regalato emozioni incredibili. Gli ultimi chilometri verso Roubaix sono stati letteralmente da cardiopalma: siamo davvero contenti di avere ancora un atleta così forte nel nostro grande team».

La sede di Sidi a Maser, proprio di fronte ai Colli Asolani
La sede di Sidi a Maser, proprio di fronte ai Colli Asolani

Moscon, che calza Sidi sin dall’età di quattordici anni, da quando era esordiente, si è detto entusiasta di aver ritrovato gli atleti italiani che corrono con l’Astana Qazaqstan: anch’essi testimonial Sidi.

«E’ un po’ come tornare in famiglia – ha confessato – basti pensare che con Leonardo (Basso) e Simone (Velasco) ho corso da Under alla Zalf e da Castelfranco è passato anche Battistella. Per me quest’anno sarà come fare un salto nel passato… Con loro mi trovo molto bene: siamo amici. E sapere che saremo di nuovo in corsa con gli stessi colori mi fa sentire come se fossi a casa».

Sidi

Per Vendrame un gran 2021 alle spalle e le classiche davanti

03.01.2022
5 min
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Alle 16 del 31 dicembre Andrea Vendrame era ancora in bici ad allenarsi. Il veneto ha ripreso la sua stagione, la sesta da professionista, più determinato che mai. Il portacolori dell’Ag2R-Citroen è reduce da una grande annata: due vittorie, tra cui la tappa al Giro d’Italia (nella foto di apertura), e soprattutto una grande costanza di rendimento.

Con le sue caratteristiche di uomo di fondo e anche piuttosto veloce, Vendrame si propone come una delle nostre migliori cartucce per le classiche, se non quelle delle pietre per le quali forse è un po’ troppo leggero, può andar bene per tutte le altre.

Andrea Vendrame, classe 1994, lo scorso anno ha ottenuto due vittorie
Andrea Vendrame, classe 1994, lo scorso anno ha ottenuto due vittorie

Calendari ancora incerti

«Vengo da una buona stagione, è vero – dice Vendrame – ho acquisito consapevolezza e ho capito come giocarmela un po’ in tutte le occasioni. Sono soddisfatto del mio 2021, è stata un’ottima stagione soprattutto in ottica 2022».

Dopo il primo ritiro sulle strade spagnole, Vendrame sta ancora definendo il suo calendario con la propria squadra e a quanto pare sono diverse le opzioni sul piatto.

«Bisognerà vedere se farò Giro e Vuelta o Giro e Tour o ancora solamente il Tour de France. Ammetto che la Grande Boucle è un mio pallino. Vorrei vincere una tappa per ottenere una vittoria anche in questo giro e conquistare nel tempo frazioni in tutte e tre le grandi corse a tappe. E poi vincere al Tour con una squadra francese vale doppio: se gli porti a casa un tappa… non è poco!».

L’arrivo in solitaria alla Route d’Occitanie, secondo sigillo 2021
L’arrivo in solitaria alla Route d’Occitanie, secondo sigillo 2021

Classiche in testa

Ma Vendrame, come lui stesso ci dice, non è uomo da classifica generale. Andrea è, e soprattutto si sente, un uomo da corse di un giorno, un attaccante, un cacciatore di tappe. E questa crescita non può non porlo nel parterre di coloro che possono aspirare a far bene nelle classiche. Lo sa lui e lo sa la sua squadra.

«Anche di queste stiamo discutendo con il team – dice Vendrame – sicuramente farò Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Sanremo. Da qui il mio calendario si protrae fino alla Freccia Vallone e all’Amstel Gold Race. Per me è molto buono tutto ciò perché ci arriverò con tanti giorni di corsa come mai prima.

«E questo vale anche per la Strade Bianche, che io considero una classica a tutti gli effetti. Anche il suo slogan lo dice: la classica più a sud d’Europa. Il fatto di arrivarci con tanti chilometri di gara nelle gambe spero mi possa far volare. Spero di avere un avvicinamento più tosto, proprio per focalizzarmi al meglio su questi obiettivi. Voglio metterci il famoso “pallino rosso”».

E per fare tutto ciò Vendrame debutterà nelle gare di Maiorca, a fine gennaio. Dovrebbe fare quattro dei cinque giorni di corsa previsti. «Ma a prescindere dai giorni sarà importante ascoltare bene le sensazioni che avrò nelle prime gare dell’anno per non fare troppi fuori giri e crescere gradualmente».

Vendrame è ormai uno dei leader della Ag2R Citroen (foto J. Crosnier)
Vendrame è ormai uno dei leader della Ag2R Citroen (foto J. Crosnier)

Spalle più larghe

Parla davvero con convinzione Vendrame. Con quella consapevolezza che dicevamo all’inizio. E quando un corridore assume questo stato, quando conquista vittorie importanti come quella di Bagno di Romagna al Giro, anche la sua squadra si pone in maniera diversa nei suoi confronti. E infatti in fase di “trattativa calendario”, Andrea ha potuto dire la sua.

«Parlare del calendario? Posso farlo più da leader, ma come ho detto in precedenza, c’è prima da capire quale grande Giro affronterò. Molto dipenderà da questo. Però è vero, forse ho le spalle più larghe, i diesse e i manager lo hanno capito: posso essere un corridore importante».

Una cosa però ci ha colpito. Vendrame ha parlato di un calendario che lo vede protagonista fino alla Freccia Vallone. E non ha nominato la Liegi. Perché?

«Vero – continua Vendrame – abbiamo fatto un calendario fino alla Freccia. La Liegi potrebbe essere una buona corsa per me, ma il team non è del tutto d’accordo. Però se ci arrivo bene, se dovessi avere le gambe per la vittoria, non credo ci siano problemi perché io possa esserci ed esserci da protagonista.

«In squadra hanno la loro filosofia e per le classiche prediligono avere un solo capitano, Van Avermaet. Però se oggi andiamo a vedere le grandi squadre Ineos, UAE, Quick Stepne hanno più di uno. Che dire, è un metodo francese radicato in loro. Ma il ciclismo sta cambiando e magari col tempo assumeranno anche loro un’altra filosofia».

Quest’anno il trevigiano è tornato a lavorare molto in palestra (foto J. Crosnier)
Quest’anno il trevigiano è tornato a lavorare molto in palestra (foto J. Crosnier)

Tanta esplosività

Certo è che per tenere le ruote dei fenomeni, appunto alla Van Avermaet, o il campione del mondo, qualcosa ancora manca a Vendrame. Però lui sta crescendo e soprattutto si sta allenando fortissimo. Ha persino ritoccato la preparazione.

«Rispetto all’anno scorso ho ripreso la palestra – spiega Vendrame – soprattutto a novembre. Ci andavo tre volte a settimana e la manterrò fino a fine mese. Per il resto ho fatto molti chilometri e pochi lavori, ma adesso inizierò ad aumentare gli esercizi. Tra l’altro io ne faccio parecchi… Preferisco fare cinque ore anziché sei, ma con dei lavori specifici.

«Rispetto agli Alaphilippe e ai Van Der Poel ogni anno la differenza un po’ diminuisce. Certo, Van Aert in questo momento sembra di un altro pianeta (il riferimento è al ciclocross, ndr), ma io sono abbastanza imprevedibile e posso giocarmela sia anticipando, che in volata e penso che ogni situazione si possa girare a proprio favore».

Argentin, fra classiche e Giri

02.11.2020
2 min
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Seconda tappa del nostro viaggio con Moreno Argentin. Dopo aver parlato del mondo juniores, ecco questa volta il suo ricordo del Belgio e delle 4 Liegi vince, a un solo successo dal record di Eddy Merckx. Ma poi il focus si sposta sulla scelta delle corse cui puntare.

Seconda tappa del nostro viaggio con Moreno Argentin. Dopo il capitolo sugli juniores, questa volta spaziando dal Belgio che lo ha reso grande, fino al Giro d’Italia del 1984 che lo vide sul podio, alle spalle di Moser e Fignon.

Obiettivo Giri

Senza sfortune o problemi, dopo un anno il corridore lo vedi e vedi anche su quali terreni può esprimersi al meglio.

«Quando un corridore passa professionista – dice Argentin – deve capire subito dove può essere forte e dove può specializzarsi. Non può dire, senza aver mai vinto una piccola corsa a tappe “punto ai grandi Giri”. Io ne vedo tanti che fanno questi ragionamenti, ma uno deve farsi il suo percorso. Se ha le caratteristiche di essere un corridore a tappe, deve passare attraverso le piccole corse a tappe, perché anche lì si aggiungono tasselli su tasselli. Prima di ambire a un Tour, a un Giro o a una Vuelta».

Liegi del 1991 su Criquielion, Sorensen e Indurain
Liegi del 1991 su Criquielion, Sorensen e Indurain

Capire subito

Quante corse a tappa ha disputato Tadej Pogacar, prima di passare professionista? Il Tour conquistato è stato un fulmine a ciel sereno o non era stato annunciato piuttosto dal Tour de l’Avenir e dal podio alla Vuelta del 2019? Stessa cosa per il vincitore della maglia rosa. Andate a guardare: negli anni scorsi Tao Geoghegan Hart ha disputato quasi esclusivamente gare a tappe.

«Il compito di un direttore sportivo è capire quali sono le attitudini dei ragazzi, cercando di farli ragionare. Non esiste l’atleta che può fare tutto. Già ai miei tempi era necessario specializzarsi. Le mie caratteristiche mi consentivano di essere più brillante nelle corse di un giorno. Quindi ho provato a fare la classifica a un Giro d’Italia. Il Giro d’Italia del 1984, abbastanza facile dal punto di vista altimetrico. Mi sono misurato, poi però ho preferito proseguire assecondando la mia indole. E il Belgio mi ha accolto permettendomi di cogliere 8 classiche importanti, cui ho aggiunto un Lombardia e un mondiale».