E se l’erede di Bardet e Pinot fosse Paret-Peintre?

22.07.2021
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Aurelien Paret-Peintre. Se fossimo stati in un altro Tour de France o in un’altra era, questo nome avrebbe avuto molta più risonanza. E sì perché un giovane che arriva 15° nella generale della Gran Boucle non è cosa da poco. Invece siamo nell’era del dominio dei “bimbi fenomeni”. Evenepoel, Pogacar, Bernal, Vingegaard e Paret-Peintre è arrivato “solo” quarto nella speciale classifica riservata agli U26. Davanti a lui appunto la maglia gialla, il danese e Gaudu.

Sulle Alpi tanto tifo per Paret-Peintre
Sulle Alpi tanto tifo per Paret-Peintre

Scalatore filiforme

Cerchiamo però di conoscerlo meglio. Si tratta di un ragazzo francese, classe 1995. Nato ad Annemasse a due passi dal confine svizzero, corre nell’Ag2R Citroen. E’ un corridore completo, uno scalatore di “nuovo stampo” cioè alto e magrissimo. Pensate: è 184 centimetri per appena 64 chili.

In casa sua il ciclismo è una passione potente. Il fratello Valentin (21 anni), il prossimo anno lo raggiungerà alla Ag2R Citroen e anche la sorella Maeva (20 anni) corre in bici.

Per gran parte della Grande Boucle è stato anche terzo nella classifica per la maglia bianca, salvo che David Gaudu, uno dei suoi rivali storici con cui si divideva le gare juniores di mezza Francia, non ha azzeccato la fuga verso Saint Gaudens. Quel giorno il gruppo se la prese comoda e Paret-Peintre incassò 14′ dal collega della Groupama-Fdj.

La crono è un aspetto che deve migliorare. In questo Tour è stato 52° nella prima e 36° nella seconda.
La crono è un aspetto che deve migliorare. In questo Tour è stato 52° nella prima e 36° nella seconda.

L’eredità di Bardet e Pinot

Lo scorso anno concluse il suo primo grande Giro proprio da noi. A Milano fu 16° e la corsa rosa finita in autunno inoltrato gli ha consentito di partire forte, tanto da vincere la sua prima gara in carriera tra i pro’, il Gp La Marseillaise. Che tra l’altro era anche la prima della stagione.

«Il mio obiettivo – ha detto Paret-Peintre – è quello di continuare a migliorare, sempre. L’anno scorso ho chiuso il Giro d’Italia a 45′ dalla maglia rosa, adesso il Tour a meno 40′ da quella gialla. In Francia ci sono dei buoni corridori giovani, noi possiamo raccogliere l’eredità di Bardet e Pinot». In tal senso, una cosa a favore di Paret-Peintre è la tenuta sotto pressione. Lui stesso ha dichiarato a Le Figaro che è un ruolo che gli piace. Che non è facile gestirla, ma è necessario se si vuol diventare un leader.

Una delle cose del Tour che più ha colpito Paret-Peintre è stato il nervosismo in gruppo
Una delle cose del Tour che più ha colpito Paret-Peintre è stato il nervosismo in gruppo

Il primo Tour

Per Aurelien, come detto, si trattava del primo Tour. «In tanti – racconta Paret-Peintre – mi dicevano che era diverso sia dalla Vuelta che dal Giro – ma non credevo così tanto. Un nervosismo incredibile in gara. Ero testo. In qualche occasione sono anche riuscito ad andare in fuga e questo era l’obiettivo.

«Avrei voluto vincere una tappa ma non è stato facile. Nella terza settimana poi c’erano davvero poche possibilità. Se pensiamo che una squadra come la Ineos non aveva ancora vinto mi ero immaginato (come poi è stato, ndr) che avrebbero provato a controllare la corsa per Carapaz. E quando è così l’unica speranza è quella di avere le gambe per restare davanti».

Ottima prestazione a Le Grand Bornand, settimo
Ottima prestazione a Le Grand Bornand, settimo

Già si guarda al fututo

«Come archivio il mio Tour? Ci sono state alcune cose molto buone ed altre meno – ha detto il corridore della Ag2R Citroen a Cyclisme Actu – come l’aver sofferto un po’ troppo nella terza settimana. Però è importante fare certe gare per trovare i giusti automatismi. E alla fine arrivare sugli Champs-Elysees è stata una grande soddisfazione».

Aurelien è ambizioso e parla con le idee chiare. Come detto vuol continuare a crescere. Sa che non è un fuoriclasse come i primi due di Parigi, tanto per intenderci, ma sa che può fare bene. E soprattutto ha voglia. E che dovrà lavorare tanto e arrivarci passo dopo passo. Prima del Tour per esempio era stato quasi un mese in altura con Jungles e O’Connor. E tornando al discorso delle idee chiare sapete cosa aveva detto a FranceInfo prima del Tour?

«Una top dieci sarebbe la ciliegina sulla torta ma è quasi impossibile, ma una top 15 sarebbe un qualcosa già di molto interessante». Quando si dice un cecchino!