Sperotto, piatti e ricette di una cuoca da WorldTour

22.01.2024
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«Se la nutrizionista è la mente che programma i menù degli atleti, io cuoca sono il braccio che li prepara». Con questa metafora Maria Vittoria Sperotto spiega sorridente il ruolo che ricopre adesso, da quando, scesa dalla bici, è diventata una chef da WorldTour.

Nemmeno farlo apposta, ci risponde al telefono mentre sta rientrando con le borse della spesa da un supermarket spagnolo, perché una cuoca non ha mai troppo tempo libero. La 27enne vicentina di Schio va veloce tra i fornelli come faceva sui pedali, forse anche meglio. Curiosamente il suo ultimo podio da atleta lo ha ottenuto in una tappa al Giro Donne del 2021 battuta in volata da Lorena Wiebes, una ragazza per cui recentemente si è ritrovata a cucinare in diverse occasioni.

Sperotto attualmente è sotto contratto con la Jayco-Alula, ma ha già accumulato una grande esperienza in tante altre squadre maschili e femminili. Con la nostra chiacchierata abbiamo conosciuto meglio la sua nuova carriera.

Panificatrici. Sperotto, cuoca della Jayco Alula, e Share Marche, nutrizionista della SD Worx, si confrontano spesso sui lievitati salati
Panificatrici. Sperotto, cuoca della Jayco Alula, e Share Marche, nutrizionista della SD Worx, si confrontano spesso sui lievitati salati
Maria Vittoria siamo curiosi. Per chi è questo carrello di spesa e cosa c’è dentro?

Ho preso ciò che compro di solito. Latte, farina, burro, verdura, carne bianca, pasta, yogurt greco, frutta. Evito prodotti come funghi o pomodori che non tutte mangiano. Insomma una spesa abbastanza normale. Siamo agli ultimi giorni di ritiro a Javea, nella zona di Valencia, con la SD Worx-Protime. Eccezionalmente è il caso di dire però.

Per quale motivo?

Fino all’anno scorso, essendo io libera professionista, ho cucinato sia per la SD Worx che per la Jayco-Alula, che invece mi ha voluto in esclusiva per quest’anno e l’anno prossimo soprattutto per il team maschile. Ringrazio la mia attuale squadra perché tuttavia mi ha concesso di fare i due ritiri in Spagna con la formazione olandese rispettando alcuni protocolli. Diciamo che sono solo andata in prestito, anche perché non volevo abbandonare le ragazze della SD Worx con cui si è instaurato un bellissimo rapporto.

Raccontaci come funziona una giornata tipo con loro?

Per il ritiro di gennaio la squadra sceglie sempre una villa per fare più gruppo. Da una parte della casa dormono le atlete e nell’altra lo staff, però cucina e sala da pranzo sono in una zona comune. Ed è lì che si svolge una sorta di team building. Infatti ogni giorno, seguendo un programma fatto dai diesse, ci sono due ragazze che preparano la tavola per le compagne e poi mi aiutano a cucinare il menù previsto dalla nutrizionista. In realtà non si limitano solo a quello perché provvedono a sparecchiare, fare pulizie in cucina. E spesso e volentieri, le ragazze che non sono di turno si propongono per dare una mano.

Come si comportano da apprendiste-cuoche?

Premetto che la colazione se la preparano da sole. Solitamente loro mi aiutano per la merenda pomeridiana e la cena, visto che per pranzo sono fuori in allenamento. Per il resto devo dire che nella SD Worx sono tutte appassionate di cucina, veramente tanto. Tutte sanno fare il pane, alcune di loro col proprio lievito madre. Ammetto che lo fanno migliore del mio. Anzi, un giorno ho detto a loro che le assumerei subito nel locale che ho aperto qualche mese fa a Schio assieme a mia madre (dice ridendo, ndr). Adesso che poi hanno scoperto la “latte-art”, si divertono a fare decorazioni sui loro cappuccini come veri professionisti del settore.

Quindi ti alleggeriscono il lavoro…

Sì, assolutamente, specie per i dolci. Ad esempio Shackley è molto portata per le crostate. Markus è bravissima nel preparare torte simili a quelle nuziali. Shara Marche, la nutrizionista, invece fa un tiramisù a regola d’arte come dice la ricetta. Con lei è stato davvero molto bello cucinare. Io le ho spiegato certi segreti per fare una buona pasta, lei mi ha insegnato come usare al meglio il lievito oppure alcuni dettagli su altri cibi. Ad esempio per lei mangiare il pane non è così demonizzato come si potrebbe pensare.

C’è qualche ragazza che ha gusti difficili?

No, per nulla. Devo dire che quasi tutte sono di “bocca buona”, come si dice dalle nostre parti. Mangiano la pasta in qualsiasi modo. A parte Elena e Barbara (rispettivamente Cecchini e Guarischi, ndr) che sono abituate alla cucina italiana, devo dire che Vollering e Kopecky mangiano veramente di tutto. Non hanno mai fatto storie se era un piatto che non avevano mai assaggiato. Sono campionesse anche il questo. In ogni caso sono fortunata perché tutte le ragazze, sia in SD Worx che di altre squadre, mi hanno sempre dato dei feed-back veritieri. Io chiedo sempre come sono i piatti che preparo e ci tengo sempre che mi rispondano in modo sincero, specie se non sono venuti bene. Serve per la mia crescita.

Maria Vittoria Sperotto com’è passata dalle volate ai fuochi della cucina?

Sono autodidatta perché mi ero diplomata in un istituto biologico. Credo di aver ereditato inconsciamente e per osmosi la passione per la cucina dalla mia baby-sitter. Ricordo che quando ero bambina, lei continuava a fare da mangiare per me e per i miei genitori che erano al lavoro. Quando poi ho smesso di correre, ho iniziato nel 2022 per caso grazie ad una chiamata del cittì Sangalli. All’epoca avevo fatto un corso da sommelier, in previsione dell’apertura del locale, e da massaggiatrice. Sono andata in trasferta con la nazionale junior e mi sono trovata ogni tanto a fare la pasta nell’hotel in cui dormivamo.

Poi com’è proseguito?

Da lì mi hanno contattato in Ceratizit, con cui ho fatto il Tour Femmes da cuoca. Poi, sempre quell’anno ho fatto la Vuelta con la Cofidis maschile grazie alla segnalazione di Alzini, mia amica. Si partiva dall’Olanda ed avevo un food-truck, quelli da fiera per intenderci. Per fortuna che per raggiungere la Spagna mi ha dato il cambio alla guida un collega, ma per il resto delle tappe ero sempre sola. Esperienza incredibile che rifarei. Infine ad inizio 2023 sono stata chiamata dalla SD Worx per sostituire Shara Marche in maternità, che era anche cuoca oltre che nutrizionista. Ora sono a contatto con Laura Martinelli, bravissima anche lei, e noto i diversi approcci.

Che tipo di cuoca sei?

Sono una ragazza a cui piace confrontarsi con colleghi, staff o ragazze. Mi piace anche proporre piatti nuovi e capire se possono andare bene o meno. Le mie specialità sono i risotti e la carne rossa. L’anno scorso alla fine delle Ardenne con la Jayco, ho fatto una grande grigliata con patatine fritte. Preferisco la cucina industriale di un hotel in cui trovo tutto, ma in quella di una casa sto meglio perché posso fare due chiacchiere con qualcuno dello staff o della squadra.

Quali possono essere gli obiettivi per una cuoca?

Non sono passati tanti anni, ma rispetto a quando correvo io ho notato quanto la nutrizione faccia la differenza nelle prestazioni. Mangiare bene fa bene anche alla mente. Ecco, mi piacerebbe dare un mio contributo attraverso il cibo. E quando i miei atleti vincono, è come se vincessi un po’ anch’io.

Alé con il team Ceratizit-WNT: si debutta al Tour Femmes

21.07.2023
3 min
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Alé ha recentemente siglato una rilevante partnership di sponsorizzazione tecnica con la squadra femminile tedesca Pro Continental Ceratizit-WNT. Il brand veronese mette così a totale disposizione della stessa squadra femminile la propria esperienza ed il riconosciuto “know-how” per quanto riguarda il disegno e la realizzazione di capi altamente tecnici dedicati alle cicliste. Il debutto ufficiale del team Ceratizit-WNT con la nuova divisa Alè sarà al Tour de France Femmes. Che scatterà da Clermont-Ferrand in programma da domenica 23 a domenica 30 luglio.

Diretta dall’ex professionista Dirk Baldinger, insieme a Fortunato Lacquaniti, Steffen Radochla e Steven Sergeant, il team Ceratizit-WNT conta su un organico internazionale composto da sedici atlete. Tra queste, la campionessa francese a cronometro in carica Cédrine Kerbaol d la campionessa lussemburghese crono Nina Berton. A queste si aggiungono le italiane Martina e Arianna Fidanza e le campionesse olimpiche tedesche (oro a Tokyo 2020 nell’inseguimento a squadre) Franziska Brausse e Lisa Brennauer. 

Come consuetudine per Alé quando si tratta di fornire e supportare team pro, i capi in dotazione al team Ceratizit-WNT fanno parte della linea PR-R, ovvero la collezione che lo stesso maglificio coordinato da Alessia Piccolo dedica espressamente al ciclismo d’elite. Tagli ergonomici, cuciture piatte, maniche a taglio vivo e tessuti “hi-tech” caratterizzano così la nuova livrea. La quale riprende i classici colori della squadra: azzurro che sfuma nel blu con maniche e colletto rossi. 

Impegno e tecnicità

Alé da sempre rivolge grande attenzione alla donna in bici e mette a disposizione della squadra la sua grande esperienza nel disegnare e produrre capi dedicati alle cicliste. Buona parte del catalogo dell’azienda veronese, infatti, è pensato per le donne. Con prodotti studiati espressamente per la morfologia femminile. I fondelli specifici per l’anatomia della donna, oltre ad un’offerta creativa unica per proposte grafiche e scelte di moda. 

«Alé ritorna al fianco di un team professionistico femminile – ha dichiarato Alessia Piccolo, Amministratore Delegato di APG, l’azienda a cui Alé fa capo – e la cosa ci riempie di gioia. In passato, come è noto, abbiamo portato una squadra fino alla massima categoria UCI. Oggi, assieme a questo nuovo team, abbiamo grandi progetti per il prossimo futuro. La Ceratizit-WNT è una bella formazione, composta da un gruppo di atlete molto valide, sia per competenze, sia per capacità, e provenienti da diversi Paesi d’Europa. Inoltre, in questa squadra ritroviamo alcuni amici con i quali abbiamo collaborato molto bene in passato, come il direttore sportivo Lacquaniti.

«Diamo da sempre grande importanza al ciclismo femminile, e questo per noi è un ulteriore passo in avanti per dare ulteriore supporto al movimento. Capitalizzeremo ogni prezioso feedback proveniente delle atlete per dare alle cicliste di ogni giorno capi sempre più performanti e rispondenti alle loro più specifiche esigenze».

Ceratizit WNT Pro Cycling
Il debutto alla Grande Boucle femminile avverrà domenica 23 luglio

«E’ entusiasmante per tutto il nostro gruppo – ha ribattuto Dirk Baldinger, Assistant Team Manager e capo della Direzione Sportiva del team – arrivare alla nostra seconda partecipazione al Tour de France femminile. E ci arriviamo con una nuova e bellissima livrea. Come marchio, Alé ha sempre mostrato un forte impegno per il ciclismo femminile. Da quando abbiamo iniziato a immaginare questa partnership ci è stato subito chiaro che lo stesso avrebbe rappresentato un valore aggiunto per la squadra. Speriamo di poter mettere in luce

Alé

Le braccia al cielo e Arianna Fidanza riannodò il filo…

03.02.2023
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Erano 4 anni che Arianna Fidanza aspettava di alzare le braccia al cielo. Quattro anni in certi momenti difficili, sofferti, nei quali magari si è anche messa in discussione al di là degli incidenti fisici. Ha cambiato tutto, ha scelto il nuovo approdo alla Ceratizit-Wnt e non credeva di iniziare la sua avventura subito con un successo. Alzare le braccia al cielo nella Pro Cycling Costa de Almeria le ha restituito il sorriso e l’ottimismo, che traspare dal tono delle sue parole.

Una volata imperiale la sua, di quelle a cui ha abituato sua sorella Martina nelle prove iridate di scratch. In una gara dura, come piace a lei: «Era una corsa già abbastanza lunga per essere la prima della stagione, con 3 salite di cui l’ultima era più dura e ha completato la selezione. Ci siamo trovate davanti una ventina, tutti i team lavoravano per portare a compimento la fuga, soprattutto la Movistar che contava sulle capacità in volata della Norsgaard. C’erano due curve nella volata finale, io sono partita da dietro riuscendo a rimontare, ma solo negli ultimi 100 metri ho creduto davvero nella vittoria».

Arianna viene da due anni alla BikeExchange, con un grave infortunio nella seconda parte del 2021
Arianna viene da due anni alla BikeExchange, con un grave infortunio nella seconda parte del 2021
E’ particolare iniziare una nuova esperienza con la vittoria…

Non potevo chiedere di meglio. In carriera avevo vinto solo altre due volte, sempre in Cina. Sono contenta di aver ripagato subito quel che il team mi sta dando: ho notato come qui ognuna può avere le sue opportunità, è la corsa che decide chi sarà la punta della squadra. Sapevo di essere già in buone condizioni, sapevo soprattutto che se capitava l’occasione dovevo sfruttarla. Sono sempre stata molto presente a me stessa, dovevo chiudere un cerchio.

Per te quella alla Ceratizit è un’avventura nuova. Rispetto alla BikeExchange-Jayco che cosa è cambiato?

Mi trovavo bene anche lì, lo ribadisco. Qui devo dire che si è formato subito un bel gruppo. Abbiamo fatto due ritiri prestagionali e si è lavorato molto non solo dal punto di vista tecnico, ma anche proprio nella formazione della squadra, nella socializzazione. Non siamo in tante, ma siamo molto affiatate, 16 atlete di cui 3 italiane. E qui ho ritrovato mia sorella…

La vittoria di Zoushan al Tour of Zhoushan Island del 2016 (foto Facebook/Arianna Fidanza)
La vittoria di Zoushan al Tour of Zhoushan Island del 2016 (foto Facebook/Arianna Fidanza)
C’è una capitana designata?

No, partiamo tutte con le stesse opportunità, come detto in ogni corsa la sua evoluzione stabilisce le gerarchie. Dipende da come vanno le cose e per certi versi la vera differenza con il team dove stavo prima è proprio questa. E’ un modo diverso di vedere le cose, si fanno scelte tattiche diverse e bisogna adeguarsi. Per me non è un problema, lavoro volentieri per le compagne, ma sapere che altrettanto verrà fatto nei miei confronti è molto incoraggiante.

Quanto sta influendo il lavoro che stai facendo sulle cronometro?

Molto, io credo che stia cambiando il mio modo di essere ciclista. Avevo iniziato da giovanissima proprio mettendo in evidenza quelle caratteristiche, ma nel 2017 avevo smesso e ho ripreso seriamente ad affrontare la specialità solo lo scorso anno. E’ un percorso lungo ma che sto vivendo con molta serietà, ho anche la bici specifica a casa per effettuare i lavori ogni settimana. Questo sta influendo non solo sul mio modo di affrontare le corse, ma noto che sta aumentando le mie capacità di potenza. 

I lavori a cronometro stanno dando i loro frutti: Arianna punta molto su questa specialità
I lavori a cronometro stanno dando i loro frutti: Arianna punta molto su questa specialità
Quali sono le situazioni di corsa dove ti ritrovi meglio?

Quelle dove si viene a formare un gruppo ristretto, proprio com’è avvenuto in Spagna. Sono veloce ma non una sprinter pura, in quelle occasioni posso esaltare però queste mie qualità, infatti la cosa che mi è piaciuta di più è che ho vinto con uno sprint di rimonta.

Alla Ceratizit ti sei ritrovata con tua sorella Martina…

Avevamo già corso insieme, ma è chiaro che poter condividere lo stesso team, le stesse corse è un qualcosa in più. In questo momento seguiamo due percorsi diversi, lei è più concentrata sulla pista, sta puntando forte sugli europei e dovrebbe essere presente anche alla prima prova di Coppa del mondo a marzo. Ma non mancheranno le occasioni per poter correre insieme.

Nella Ceratizit-Wnt Arianna ha trovato già un buon gruppo. Qui con la tedesca Eberle
Nella Ceratizit-Wnt Arianna ha trovato già un buon gruppo. Qui con la tedesca Eberle
Ora viaggi sulle ali dell’entusiasmo per questo successo e questo volo dove vuoi che ti porti?

Vorrei presentarmi al massimo della mia forma all’appuntamento con le classiche del nord. Ho sempre amato quelle corse, quell’atmosfera, quel tipo di agonismo che si respira su quelle strade. Ci sono molte prove che secondo me si addicono alle mie caratteristiche, ma per emergere non bisogna sbagliare nulla e essere al massimo, Vedremo come mi sentirò per allora, ma un sogno nel cassetto ce l’ho…

Fidanza sicura: dai mondiali a Parigi il passo è breve

05.10.2022
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Chi la ricorda dai giorni di Tokyo, ha ancora negli occhi lo sguardo contrariato e mesto di Martina Fidanza quando apprese di essere volata in Giappone per fare la riserva. Tuttavia la gestì con stile e ne trasse la benzina per puntare su Parigi 2024 con le unghie affilate. La bergamasca è in ritiro a Montichiari con Villa e il gruppo azzurro. Quattro giorni la settimana scorsa, altri quattro in questa. Poi la spedizione azzurra volerà in Francia per i mondiali di Saint Quentin en Yvelines.

«Mi sento bene – dice la bergamasca che da quest’anno corre alla Ceratizit Wnt – ma non mi sbilancio. Non so ancora quale specialità farò, se sarò inserita nel quartetto. Probabilmente farò lo scratch».

Nell’inseguimento a squadre, del resto, lo scorso anno Martina aiutò a conquistare l’argento e poi nello scratch vinse l’oro.

Nuove dinamiche

Nel frattempo è cambiato tutto. Salvoldi non è più il tecnico delle donne ed è stato spostato agli juniores. Il suo ruolo è stato… spacchettato, con Sangalli per la strada e Marco Villa che ha fatto suo l’intero gruppo pista cercando le misure giuste.

«Rispetto al 2021 – riprende Fidanza – la differenza è il percorso con cui arriviamo ai mondiali. L’anno scorso era olimpico, quindi eravamo sempre insieme, ci conoscevamo benissimo. Con Marco invece abbiamo provato poco alcune dinamiche, quindi all’inizio qualche difficoltà c’è stata, mentre Dino ci conosceva benissimo e faceva più ritiri. Ora siamo più libere, facciamo i richiami di lavoro che ci servono e arriviamo pronte alle gare. Ad esempio questa settimana e la scorsa siamo andate e venute. Barbieri, Consonni e Alzini sono andate a correre alla Tre Giorni di Aigle. Altre fra cui la sottoscritta, Guazzini e Balsamo, hanno corso su strada fra l’Emilia e la Tre Valli Varesine. Sono le squadre che comandano avendo però concordato il tipo di preparazione. In modo che poi in pista si lavora su tecnica e ritmo».

Martina Fidanza è una delle ragazze, come Balsamo e Longo Borghini, che corrono con le Fiamme Oro (foto Instagram)
Martina Fidanza è una delle ragazze, come Balsamo e Longo Borghini, che corrono con le Fiamme Oro (foto Instagram)

Una stagione da 7

Come sia andata finora la sua stagione su strada è un bel punto di domanda, cui forse neanche lei riesce a dare una risposta definitiva. La caduta alla Danilith Nokere Koerse di marzo e le conseguenti fratture alle vertebre hanno compromesso la primavera: Martina è tornata in bici ad aprile proprio a Montichiari per non rischiare ed è rientrata in gruppo alla fine di maggio. Dagli europei di Monaco è dovuta andar via prima perché non stava benissimo, ma per fortuna al Giro di Toscana è arrivata la vittoria.

«Una stagione da ponderare – sorride – forse bassa rispetto alle aspettative, ma per la quale finora mi do comunque un 7. Nella nuova squadra sto bene, sono tranquilli ed è un bell’ambiente in cui lavorare. Nel frattempo la schiena si è ripresa bene, tutto sommato ho recuperato abbastanza in fretta. Mi resta qualche fastidio, che però non compromette nulla. I mondiali chiuderanno la stagione e sono sia un obiettivo, sia un passaggio verso Parigi».

Agli europei di Monaco, ha partecipato allo scratch in maglia iridata
Agli europei di Monaco, ha partecipato allo scratch in maglia iridata

Il “gruppone” funziona

E qua il discorso entra nel vivo e si riallaccia al punto di partenza. Per il prossimo giro olimpico, Fidanza vuole guadagnarsi un posto da titolare.

«Ero riserva a Tokyo – ammettere – ho vissuto il clima dei Giochi, sono stata vicina al gruppo che ha corso, ma a Parigi vorrei scendere in pista anche io. Voglio guadagnarmi il posto e dimostrare di essere affidabile. Non scelgo una specialità sulle altre. Ho visto che nell’anno olimpico si lavora in modo maniacale sul quartetto, un po’ meno per madison e omnium. E anche se il modo di fare di Villa è diverso e ci lascia più libertà, non mi sento meno tesa. Sono sempre nella condizione di voler dimostrare qualcosa. Siamo un bel gruppo ed essere uniti ai ragazzi dà a tutto un senso diverso, perché loro sono capaci di darci leggerezza e noi gli insegniamo la disciplina (ride, ndr)».

Orbea ti fa pedalare come un vero pro’!

09.04.2022
3 min
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Nei giorni scorsi Orbea ha lanciato una bellissima iniziativa che siamo sicuri farà felici i tanti appassionati del marchio spagnolo. 

Il sogno di ogni appassionato è quello di poter pedalare sulla stessa bicicletta di un professionista, magari con la stessa livrea del proprio campione preferito. Ora tutto questo è possibile grazie a Orbea. Il brand spagnolo nelle scorse settimane aveva già annunciato la possibilità di poter acquistare la mountain bike ufficiale dell’Orbea Factory Team con gli stessi colori ufficiali della squadra. Tale opportunità oggi è stata estesa anche agli stradisti offrendo loro la possibilità di poter acquistare il modello strada utilizzato rispettivamente dai due team professionisti della Ceratizit – WNT Pro Cycling e della Euskaltel – Euskadi

I telai personalizzabili sono quelli del modello Orca, qui con i colori della Euskaltel-Euskadi
I telai personalizzabili sono quelli del modello Orca, qui con i colori della Euskaltel-Euskadi

Il meglio di casa Orbea

Da oggi è possibile per tutti gli appassionati pedalare con il top di gamma strada di Orbea con la stessa livrea delle biciclette utilizzate Ceratizit-WNT Pro Cycling e Euskaltel-Euskadi. Stiamo parlando dei modelli Orca e Orca Aero.

Il design della bici della Ceratizit – WNT Pro Cycling è costituito da una finitura in carbonio a vista a cui si aggiunge una vernice blu e dettagli rossi e blu sul telaio. La presenza del carbonio a vista permette un risparmio di peso. Il risultato finale è un design spettacolare e unico in gruppo. 

Ricordiamo che nella Ceratizit-WNT Pro Cycling gareggiano le nostre Camilla Alessio, Maria Giulia Confalonieri, Martina Fidanza e Lara Vieceli.

La bici della Euskaltel-Euskadi presenta invece un design di carbonio a vista con finitura opaca, che si mischia con vari dettagli nel caratteristico color arancione della squadra. Un’altra finitura che ricerca la massima leggerezza ed esclusività e che ora è disponibile insieme alle altre opzioni di colori di base che offre Orbea.

E’ possibile personalizzare anche il modello Orca Aero, in questa versione nella colorazione del team Ceratizit
E’ possibile personalizzare anche il modello Orca Aero, in questa versione nella colorazione del team Ceratizit

Insieme al team

Le novità di Orbea non si limitano però alla sola possibilità di poter acquista una Orca Aero o una Orca nella colorazione di uno team sponsorizzati. Il brand spagnolo ha infatti deciso di dare a due appassionati la possibilità di poter vivere in prima persona un’esperienza davvero unica in occasione dell’edizione 2023 della Itzulia Basque Country, da noi conosciuta come Giro dei Paesi Baschi, una delle corse a tappe più dure del calendario internazionale che prepara sempre al meglio per le classiche delle Ardenne di fine Aprile.

Martina Fidanza è una delle atlete del team Ceratizit – WNT Pro Cycling che corre con bici Orbea
Martina Fidanza è una delle atlete del team Ceratizit – WNT Pro Cycling che corre con bici Orbea

I vincitori avranno la possibilità di visitare gli stabilimenti di Orbea assistendo in prima persona alla realizzazione dei modelli top di gamma del brand.

I modelli Orbea nella livrea ufficiale della Ceratizit – WNT Pro Cycling e Euskaltel – Euskadi sono già disponibili sul sito dell’azienda e presso i rivenditori autorizzati. In quest’ultimo caso si può fare riferimento sull’innovativo Rider Connect, il programma di Orbea ideato per creare una connessione diretta fra i propri rivenditori e gli utenti finali.

Orbea

Dottoressa Magnaldi, spalla di “Mavi” e un sogno sul Giro

01.02.2022
5 min
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«Sto continuando a studiare per tenermi sempre aggiornata, ma per fare il medico ho tutta la vita davanti mentre per correre in bici no. Devo sfruttare questo momento». E’ determinata e ha le idee chiare Erica Magnaldi, che da quest’anno correrà nell’UAE Team ADQ dopo tre annate nella Ceratizit-WNT.

La 29enne di Cuneo sa già cosa la attende nel futuro. Ad ottobre 2018 – anno in cui è passata elite con la BePink ottenendo anche il suo unico successo, in una frazione del Tour de l’Ardèche – era diventata dottoressa laureandosi con 110 e lode in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. «Ho intenzione di fare la specializzazione – dice – quando finirò la carriera che ho intrapreso negli ultimi anni».

Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)
Già alla fine del 2021, Erica è andata a Mallorca per allenarsi con Mavi Garcia (foto Instagram)

L’angelo di Mavi

Conosce bene però anche il suo presente, che sta sempre più entrando nel vivo. Sta per iniziare la sua quinta stagione da ciclista e la sua crescita è stata notevole. Dallo sci di fondo (sport che ha praticato dai 6 ai 21 anni) alle gran fondo fino ad essere considerata oggi una delle migliori scalatrici del panorama internazionale.

La sua nuova compagna Mavi Garcia, quando l’abbiamo sentita ad inizio gennaio, ci ha detto che la Magnaldi sarà il suo angelo custode in salita. Anzi, forse qualcosa in più. Come uno sherpa che diventa capo-cordata.

Erica, la spagnola sostiene che potreste arrivare spesso assieme specialmente nelle tappe di Giro Donne e Tour Femmes. Cosa pensi delle sue parole? 

Mi fanno piacere. Ho avuto modo di conoscere bene Mavi pedalando a casa sua a Palma de Mallorca prima dei vari ritiri della squadra ad Altea, vicino a Valencia. Lei è fortissima, lo ha dimostrato sul campo più volte. E’ uno step sopra di me. Non mi tirerò indietro per darle una mano. Abbiamo caratteristiche simili e correremo spesso assieme. Saremo un bel duo.

Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Erica Magnaldi arriva così nel WorldTour dopo l’esperienza Ceratizit (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Potreste alternarvi quindi?

La capitana è lei, ma vedremo dalle situazioni e in base allo stato di forma di una e dell’altra. Un nostro punto di forza può essere il fatto di essere entrambe scalatrici e quindi possiamo aiutarci a vicenda quando una delle due non è al top. La stagione è sempre più lunga e ci sono sempre più gare. Essere in condizione dall’inizio alla fine è difficile. Sia al Giro che al Tour, ad esempio, come in tutti gli altri appuntamenti importanti. Ci saranno comunque gare in cui, in assenza di Mavi, potrò ritagliarmi il mio spazio.

Avrai qualche responsabilità in più rispetto agli ultimi anni. Visto che sei passata in team WorldTour, come gestirai questa situazione dal punto di vista mentale?

Sinceramente sono molto tranquilla. La Ceratizit è stata un’ottima squadra per crescere e li ringrazio. Mi hanno dato tanti insegnamenti e tante opportunità. Spesso mi sono trovata ad essere capitana sul campo, ma mi è sempre mancato un po’ più di supporto nei finali di gara. Avere una compagna forte accanto, come sarà quest’anno con Mavi o altre, quando la corsa si accende nei momenti clou, ti può permettere di azzardare qualche attacco con più coraggio. Ora sono in una formazione importante con aspettative alte, ma più che farmi schiacciare dalla pressione, la userò come uno stimolo per metterci più grinta.

C’è qualcosa in cui ti senti di migliorare?

Patisco un po’ le fasi concitate della gara prima di una volata di un giro a tappe soprattutto in ottica classifica generale. Oppure prima di prendere una salita decisiva col gruppo ancora compatto. E poi, vista la mia stazza fisica, soffro terribilmente le giornate ventose.

Ecco Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Magnaldi in azione a San Sebastian, dove ha colto il 9° posto
Il tuo esordio quando è previsto?

Sarà alla Volta Comunitat Valenciana (dal 17 al 20 febbraio, ndr). Abbiamo già visto che ci saranno tappe con profili altimetrici interessanti e per nulla banali. Questo gioca a nostro vantaggio. Sono impaziente di iniziare. Un po’ per vedere come va l’amalgama in corsa con le altre compagne, che già si preannuncia ottima. Siamo unite. Un po’ perché ho voglia di correre, di mettermi in gioco

L’avvicinamento con la nuova squadra quando e come è nato?

E’ stata una trattativa lunga. Il contatto c’era stato a maggio con la vecchia Alé-BTC-Ljubljana. Era stato un buon approccio, mi era sembrato già allora un bel progetto. Ero lusingata del loro interessamento così presto. Durante l’estate ci ho pensato, ma ormai mi avevano convinta, d’altronde era l’unica squadra WorldTour italiana

Che poi ha cambiato nome e Paese di licenza.

Si, è stata una sorpresa l’arrivo della UAE. L’ossatura del team però è rimasta la stessa. Hanno un progetto a lungo termine e noi ragazze saremo ambasciatrici anche di un messaggio sociale. Vogliono far crescere il ciclismo femminile e valorizzare la donna in generale nel loro Paese.

Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Il nuovo team si è ritrovato ad Alicante, preparando il debutto stagionale (foto Manuela Heres/UAE Team ADQ)
Recentemente hai partecipato ad uno stage della nazionale a Calpe. Anche per te immaginiamo riscontri positivi…

E’ stata una esperienza molto buona. Abbiamo respirato un ambiente sereno che fa ben sperare per il futuro della nazionale. Il nuovo direttivo ha fatto un ottimo lavoro, curando l’aspetto psicologico e nutrizionale. C’è più facilità nel parlare con loro. Rispettano che ognuna di noi abbia una propria identità e un proprio ruolo nel club. Sono state gettate le basi per un gruppo forte.

Entrare stabilmente nel giro della nazionale può essere un obiettivo concreto?

Anche solo vestire e poi onorare la maglia azzurra è sempre una conquista per me. Attualmente in Italia abbiamo la ragazza più forte al mondo (l’iridata Elisa Balsamo, ndr) e altre ragazze che lo sono altrettanto. Io posso solo imparare da loro, come tutte le volte che sono stata convocata (ha partecipato agli europei 2021 e mondiali 2018 e 2020, ndr). Se succederà ancora sarò felice di mettermi al servizio della squadra per arrivare ad una vittoria di gruppo.

Erica per concludere, obiettivi personali col team invece?

Con la maglia della UAE vorrei realizzare un sogno che ho da quando ho iniziato a correre. Ovvero vincere una tappa dal Giro d’Italia Donne. Sono particolarmente legata a questa corsa e mi piacerebbe farlo presto.

Magnaldi, la scalatrice un po’ dottoressa e un po’… Roglic

11.02.2021
5 min
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Correre da pochissimi anni, iniziare non certo da ragazzina e ritrovarsi nel grande ciclismo in men che non si dica. E’ la storia di Erica Magnaldi, cuneese in forza alla Ceratizit-Wnt Pro Cycling. Secondo molti, ma anche secondo i numeri, l’atleta piemontese è forse la scalatrice pura più forte che abbiamo in Italia. Il ricordo che abbiamo di lei fu di vederla spuntare tra le grandi a Le Grand Bornand, in occasione de La Course. Era il 2018 e nello stesso arrivo del Tour dei colleghi uomini, spuntò questo scricciolo tra le giganti del pedale e il tifo… da Tour.

Ma se la sua storia con il ciclismo è giovane, quella con le montagne, le salite e la fatica ha radici ben più profonde.

Erica Magnaldi fino a 20 anni ha fatto sci di fondo
Erica Magnaldi fino a 20 anni ha fatto sci di fondo
Erica è così? Sei la scalatrice più forte d’Italia?

Sicuramente sono tra le poche scalatrici italiane. Ma c’è da dire che Elisa Longo Borghini è molto forte anche in salita. Non è facile batterla quando la strada sale, anche se lei non è una scalatrice pura. Io me la cavo quando la salita è dura. Dal 10 per cento in su.

Viste queste tue doti per la salita ti hanno mai paragonato a qualcuna o a qualcuno. O tu stessa ti ispiri a qualcuno?

Potrei essere una Roglic perché la mia è una storia un po’ particolare.

E qual è questa storia?

Venivo dallo sci di fondo. Ho iniziato a sciare a tre anni sulle piste della Valle Stura e di Pragelato e a sei già gareggiavo. E così è stato fino ai 20 anni. Poi ho iniziato a studiare Medicina e ho lasciato il fondo, nonostante fossi arrivata a livelli importanti. Ma lo sport mi mancava. E visto che mio papà Fulvio e mio fratello Mattia (che è stato anche U23) pedalavano, iniziai ad andare con loro. Il ciclismo quindi si respirava in casa nostra. Ma la mia storia con l’agonismo in sella è nata quasi per caso.

Raccontaci…

Pedalavo e vedevo che andavo bene. Ho iniziato a fare e a vincere anche qualche gran fondo. Mi sono accorta che in salita andavo forte e qualche squadra mi contattò. Ma a quel punto prima di passare tra le elite ho aspettato di laurearmi. Per fare il medico avrei avuto tempo tutta la vita, ma avrei dovuto prima finire di studiare. E così è andata. Avevo 25 anni. Per questo dico che potrei paragonarmi a Roglic, come lui vengo dalla neve. Sono stata un po’ troppo ambiziosa me ne rendo conto! Ne devo fare di strada per arrivare al suo livello!

La cuneese ha vinto tre Maratone delle Dolomiti mostrando le sue doti da scalatrice
Erica ha vinto tre Maratone delle Dolomiti, una vera scalatrice
Che gran fondo avevi fatto?

Ne ho fatte diverse. Molte nelle mie zone, in Piemonte. Inoltre ho vinto la Maratona delle Dolomiti tre volte, la Fausto Coppi

E come sei arrivata al ciclismo delle elite?

Grazie al contatto con un cicloamatore che conosceva Walter Zini, diesse della BePink. Era il 2017 e loro stavano andando al Tour de l’Ardeche, un’importante corsa a tappe. Gli mancava un’atleta e Walter mi chiese se me la sentivo di andare con loro in Francia. Io provai e andai anche bene. Insomma ho iniziato subito con una corsa grande! E così per il 2018 firmai con loro.

Hai iniziato tardi, ma sei già nel grande ciclismo: come hai fatto?

Credo che l’aver fatto per tanti anni uno sport aerobico come il fondo mi abbia dato una buona base e non ci ho messo molto ad abituarmi alle gare più dure. E me ne sono accorta soprattutto al primo anno con la BePink. Poi sono passata alla Ceratizit nel 2019. Qui mi trovo bene. Io non so quanti anni potrò ancora fare questa vita e ho colto l’occasione di vivere un’esperienza internazionale, imparare nuove lingue. Adesso per esempio sono in ritiro a Calpe, Spagna. Oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo finito tardi tra shooting fotografici e allenamenti. E prima ancora eravamo state a Gran Canaria al caldo. Lo ammetto, con tutta la neve che è caduta quest’anno un po’ mi è dispiaciuto partire, perché avrei continuato a sciare volentieri. Quando vedo la neve a bordo strada, lo sci di fondo mi chiama…

Erica nel giorno della laurea in medicina con mamma Lucia
Erica nel giorno della laurea in medicina con mamma Lucia
Beh, il fondo è un bell’allenamento. Ne abbiamo parlato anche con Trentin…

Sì, è compatibile con il ciclismo.

Qual è stata la difficoltà maggiore nell’approccio al grande ciclismo? Scommettiamo lo stare in gruppo!

Esatto – esclama la Magnaldi – Quella è stata la difficoltà maggiore ed è ancora la mia grande debolezza. Non ho quella malizia di chi è nata e cresciuta in bici. Devo imparare a limare, a stare davanti senza spendere troppe energie, ma sto migliorando dai… Però sì: quello è stato un vero shock!

Proprio perché hai iniziato tardi hai grandi margini: Van Vleuten, Longo Borghini, Van der Breggen sono irraggiungibili oppure stai lavorando per raggiungerle?

Sto lavorando per raggiungerle. Gli obiettivi devono essere ambiziosi. Mi è capitato in qualche gara, in cui magari non erano in forma, di batterle. Non dico che siano inarrivabili, ma di certo sono lontane. So di avere margine (Erica è del 1992, ndr) e mi consola sapere che anche la Van Vleuten non ha iniziato prestissimo. Avere la possibilità di stare vicino a loro e vedere che fanno fatica… mi dà soddisfazione.

Magnaldi in lotta per il bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 2018
Magnaldi in lotta per il bronzo ai Giochi del Mediterraneo del 2018
E come stai lavorando per ridurre questo gap?

Questo inverno ho fatto una buona base, ho fatto più ore, più forza e soprattutto più cambi di ritmo, la cosa che mi mancava di più. Non ho lavorato troppo sulle salite lunghe, anche perché quelle le incontriamo solo al Giro. Ho lavorato per quelle che durano dai due ai quattro minuti, le più frequenti.

E li senti i miglioramenti? I numeri cosa dicono?

I watt aumentano, ma credo sia anche un qualcosa di fisiologico. Ho iniziato che facevo 9.000 chilometri l’anno, poi 18.000 alla prima stagione da elite, poi 21.000. E lo scorso anno, nonostante il lockdown, ne ho fatti 26.000. Vedo la gamba che sta cambiando anche nella forma.

Chi ti segue?

Il mio attuale preparatore atletico e fidanzato è Dario Giovine, conosciuto sugli sci anni fa, anche lui era un fondista. E anche lui è stato un dilettante e ha fatto un anno in una Continental. E’ Dario che decide quanto debba soffrire negli allenamenti!