Una notizia che era nell’aria da qualche settimana e che trova oggi la propria ufficialità: SRAM è un nuovo partner, nonché fornitore tecnico, del team tedesco Bora-Hansgrohe. Il gruppo di professionisti capitanati da Primoz Roglic gareggerà nel corso della stagione 2024 con biciclette Specialized equipaggiate con il gruppo completo SRAM RED eTap AXS. La Bora-Hansgrohe si appresta a prendere il via alla personale quattordicesima stagione tra i professionisti, dal 2017 nel gruppo dei team WorldTour, concentrandosi quest’anno in modo particolare sulle vittorie nei Grandi Giri.
Oltre la trasmissione, la squadra sarà inoltre dotata di bike computer Hammerhead, nello specifico il modello Karoo 2: un potente strumento di allenamento che certamente sarà in grado di fornire agli stessi atleti, sia in gara che durante le sessioni di “training”, un vantaggio competitivo e prestazionale decisamente rilevante.
I corridori della Bora-Hansgrohe hanno provato il nuovo gruppo nel ritiro in SpagnaI corridori della Bora-Hansgrohe hanno provato il nuovo gruppo nel ritiro in Spagna
Innovazione e motivazione
«Assieme al nostro partner OE Specialized – ha dichiarato Ken Lousberg, il CEO di SRAM – siamo estremamente entusiasti di correre e competere assieme al team Bora-Hansgrohe, una delle squadre più forti dell’intero circus del WorldTour. Non vediamo davvero l’ora di lavorare assieme a Jai Hindley, con Aleksandr Vlasov, e di continuare il nostro percorso con Primoz Roglic: uno dei migliori ciclisti di questa generazione».
«Per me in modo particolare – ha ribattuto Ralph Denk, il Team Manager della Bora-Hansgrohe – la partnership con SRAM significa un ritorno molto personale all’azienda. Negli anni novanta SRAM mi ha dato l’opportunità di muovere i primi passi della mia carriera professionale. Allora sperimentavo SRAM come un’azienda orientata all’innovazione con una forte mentalità pratica. Ora guardiamo avanti alla nostra partnership con SRAM, e dopo i nostri colloqui iniziali posso già confermare che sia la mentalità quanto quella forte motivazione di allora sono ancora integre».
Jai Hindley con la nuova divisa 2024 realizzata da SportfulJai Hindley con la nuova divisa 2024 realizzata da Sportful
«Sono davvero entusiasta di correre con SRAM – ha aggiunto il vincitore del Giro d’Italia 2022 Jai Hindley – ed ho già potuto testare il gruppo RED AXS nel corso dei nostri primi ritiri in Spagna rimanendone estremamente soddisfatto. In modo particolare, la possibilità di utilizzare un assetto a corona singola per alcune gare di un giorno, oppure nel corso di un Giro a tappe, potrà rivelarsi molto vantaggioso per me».
La Bora-hHansgrohe inizierà il proprio calendario gare 2024 in Australia disputando il Santos Tour Down Under.
Sarà nuovamente Sportful a vestire il team Bora-hansgrohe per la stagione agonistica 2024. Il nuovo kit, presentato ufficialmente oggi, si caratterizza per la previsione di tonalità decisamente “fresche”. Una sceltain contrasto con il tradizionale verde scuro, da sempre identificativo della cromìa predominante: una colorazione ed una grafica, quella nuova predisposta dai grafici della realtà bellunese per gli atleti della Bora-Hansgrohe, che senza dubbio avrà modo di ben distinguersi all’interno del gruppo. Letteralmente dalla testa… ai piedi, il nuovo colore è dominante in tutto il kit completo che verrà indossato sia in gara sia in allenamento dai corridori del team, creando un’abbinamento stilistico e funzionale davvero perfetto.
Con questo design e come appena anticipato, Sportful torna dunque ad essere il fornitore ufficiale del team UCI WorldTour tedesco.
Il kit si compone anche dei pantaloncini che ricalcano il design della magliaIl kit si compone anche dei pantaloncini che ricalcano il design della maglia
Entrando un poco nello specifico, i tecnici Bora-Hansgrohe hanno scelto la mitica Bomber Jersey ed il pantaloncino LTD Bibshort, oltre all’intera linea Fiandre di Sportful, per massima protezione e garanzia in tutte le condizioni atmosferiche. Tutti prodotti ampiamente consolidati e premiati dal mercato nel corso degli ultimi anni ed ulteriormente ottimizzati da Sportful per il team.
I professionisti del WorldTour, i giovani talenti U19 e tutti gli appassionati saranno certamente più visibili in strada grazie alla nuova collezione. Senza perdere le ben note qualità di comfort e di prestazione aerodinamica dei capi stessi, da sempre due importanti punti di vantaggio dei capi Sportful.
I calzini richiamano la nuova colorazione della magliaI guantini tengono uno stile più classicoCome il cappellino, che chiude la collezione di Sportful per il team BoraI calzini richiamano la nuova colorazione della magliaI guantini tengono uno stile più classicoCome il cappellino, che chiude la collezione di Sportful per il team Bora
Prestazione & comfort
«Bora-Hansgrohe – ha dichiarato Alessio Cremonese, il CEO di MVC Group (Sportful holding) – rappresenta per noi una risorsa davvero molto importante, sia dal punto di vista del prodotto quanto dal lato del marketing. Per il 2024 abbiamo cercato di creare una collezione di capi di abbigliamento che, da un lato, potesse soddisfare al 100 per cento tutte le richieste e le esigenze più specifiche degli atleti e, dall’altro, fosse inerente alla nostra attuale collezione di prodotti. Per noi è molto importante riuscire a veicolare il messaggio e l’esperienza del team anche sui singoli capi di collezione che colpiscono più direttamente il consumatore».
«Non vedo l’ora che Sportful torni a supportare i nostri atleti per la nuova stagione (ha ribattuto Ralph Denk, il Team Manager della Bora-Hansgrohe, ndr). Per celebrare il ripristino della nostra partnership, abbiamo voluto creare un look nuovo in grado di rappresentare e trasmettere le nostre ambizioni. Un kit davvero unico che ci renderà altamente visibili all’interno del gruppo».
La nuova collezione Sportful x Bora-Hansgrohe 2024 è già disponibile presso gli shop online ufficiali del team e di Sportful. Ricchissima è l’offerta di maglie, pantaloncini, gilet e giacche da indossare nelle più diverse condizioni atmosferiche, nonché calzini ed accessori a completamento del nuovo “guardaroba” della squadra.
Daniel Oss ha corso con Politt le classiche fiamminghe di apertura e sarà maestro di strada per Aleotti alla Strade Bianche. Apettando Peter per Sanremo
Cian Uijtdebroeks sarà una delle stelle del prossimo Giro d’Italia. L’erede di Remco Evenepoel, così dicono in Belgio, quest’anno ha preso le misure ai grandi Giri con la Vuelta e ora vuole continuare questa sfida con le tre settimane.
Classe 2003, il corridore della Bora-Hansgrohe ha già le idee chiare. Molto chiare. Il suo grande obiettivo della prossima stagione è, come detto il Giro d’Italia, dove viene per fare bene. Non per fare esperienza.
«L’obiettivo per il prossimo anno è il Giro – ha detto Uijtdebroeks – ho fatto la Vuelta, il mio primo grande Giro, pochi mesi fa e l’ho chiusa all’ottavo posto. Quindi voglio fare meglio. Una top 10 o top 5 sono la mia ambizione».
Cian Uijtdebroeks alla serata in suo onore indetta dalla cittadinanza di Hannut qualche giorno fa (foto DH)Cian Uijtdebroeks alla serata in suo onore indetta dalla cittadinanza di Hannut qualche giorno fa (foto DH)
Rotta sull’Italia
Il percorso della corsa rosa ben si adatta alle caratteristiche di Cian. Anche se è uno scalatore, il corridore di Hannut, nei pressi di Liegi, va molto bene a cronometro. E sappiamo che le tappe contro l’orologio al Giro 2024 saranno due. E anche piuttosto impegnative.
Cian dedica grande attenzione a questa specialità e ha sviluppato una certa sensibilità con i materiali, tanto da lamentarsi dopo la Chrono des Nations, nei confronti della fornitura tecnica.
Lui e Remco avevano la stessa bici, ma rendimenti diversi. Rendimenti che secondo fonti attendibili erano imputabili non solo alle gambe, ma anche ad alcuni accorgimenti tecnici.
E questo ci dice di un atleta con personalità. Con le idee chiare appunto. Non è un caso che in vista del Giro abbia chiesto alla squadra di partecipare al prossimo Catalunya. La corsa spagnola propone infatti salite lunghe e sul filo dei 2.000 metri, ideali in ottica di preparazione. Una mentalità figlia del ciclismo moderno. I ragazzi sono super focalizzati sin da subito.
Uijtdebroeks in effetti deve migliorare a crono, ma nonostante tutto va forte e la cura sin dalle categorie giovaniliUijtdebroeks in effetti deve migliorare a crono, ma nonostante tutto va forte e la cura sin dalle categorie giovanili
La crono nei dettagli
E restando su questo tema, vale la pena insistere sul discorso crono. Al Giro ne sono previsti 68,7 chilometri e potrebbero essere decisivi. Cian ha ammesso di aver chiesto dei consigli proprio a Remco, e forse quella lamentela era arrivata proprio dopo un confronto col campione del mondo contro il tempo.
«Per la crono – ha detto Uijtdebroeks – chiedo consiglio a molte persone, anche a Remco. Durante qualche gara di tanto in tanto andavo da lui e ci parlavo. Remco è un vero specialista. E’ una questione di dettagli, ovviamente».
Ma c’è di più. Quel giorno alla Chrono des Nations oltre ad un guasto meccanico (la rottura di una leva del cambio), c’erano dei numeri che non lo soddisfacevano.
«Se devo venire qui – disse Cian ad Het Nieuwsblad – per imparare, che almeno le cose funzionino bene. Non voglio perdere tempo. Con i miei 65 chili, pedalo a quasi 400 watt di media per un’ora, ma tutto deve essere messo a punto. Dobbiamo migliorare soprattutto per quanto riguarda l’aerodinamica. Quest’inverno dovremo passare molto tempo in galleria del vento e in pista per ottenere finalmente una posizione più decente. Gente come Evenepoel o Ayuso hanno un coefficiente aerodinamico migliore del mio. Loro hanno un CdA di 1,5, io sono quasi a 2: perdo minuti solo per quello. E’ chiaro che la Bora deve lavorarci».
Dichiarazioni forti, specie per un ventenne e chiaramente il team non fu felicissimo di queste esternazioni. Da qui scattò (e forse c’è ancora) anche una serie di voci di mercato. Ma per ora Cian ha detto che onorerà il contratto col team tedesco che scadrà al termine della prossima stagione. In più con l’arrivo di Roglic magari la squadra sarà più incentivata a lavorare in questa direzione.
«Stiamo aggiustando la mia posizione sulla bici da cronometro e sto anche lavorando sul mio corpo in termini di flessibilità. Sto facendo esercizi di cui non avevo sentito parlare fino a poco tempo fa».
Cian tra i giganti. Eccolo alla Vuelta lottare in salita con Kuss e AyusoCian tra i giganti. Eccolo alla Vuelta lottare in salita con Kuss e Ayuso
Liegi mon amour
Uijtdebroeks ha parlato durante una premiazione che il suo Comune, Hannut, ha voluto riservagli. In Belgio è così, il professionista di casa va onorato. Davanti al sindaco e a molti tifosi, sono finite sul banco anche le classiche.
«Sono contento di essere in Belgio – ha detto Cian – perché alla fine non ci sto molto. Anche in virtù delle mie caratteristiche fisiche, corro molto più in Spagna che qui. Non sono come Van Aert che fa molte classiche».
Abolens, la frazione di Uijtdebroeks, è in Vallonia, ma è proprio sul confine con le Fiandre (Cian è un perfetto bilingue). E’ all’interno di un triangolo da sogno per gli amanti del ciclismo. C’è Liegi a Sud Est, Huy a Sud. Leuven, sede dei mondiali 2021, a Nord Est. Tutte ad una manciata di chilometri.
«Mi piacerebbe fare la Liegi – ha proseguito Cian – pur sapendo che non potrò vincerla, in quanto verrò da un training camp in altura. Però sarebbe utile in chiave di preparazione per il Giro. E comunque sarebbe bellissimo correrla sulle strade di casa, tra i miei tifosi. In ogni caso conoscerò il mio programma preciso a fine dicembre».
Alto 1,84 per 65 chili, Uijtdebroeks vanta numeri da scalatore. Ha concluso la Vuelta in 8ª posizione a 8′ netti da KussAlto 1,84 per 65 chili, Uijtdebroeks vanta numeri da scalatore. Ha concluso la Vuelta in 8ª posizione a 8′ netti da Kuss
Nel 2024 Giro e Vuelta?
E questo programma potrebbe riservare altre sorprese, come il secondo GT in stagione. Il prossimo anno Uijtdebroeks avrà 21 anni e potrebbe essere un passo enorme. Ma stupirsi ancora oggi delle performance dei giovani è forse sbagliato. In più parliamo di Giro e Vuelta. Nel mezzo ci sono quasi tre mesi. Tra gli uomini di classifica fece qualcosa di simile Thymen Arensman nel 2022, ma all’epoca dei fatti aveva un anno in più.
«Vorrei aspettare di vedere il percorso della Vuelta prima di decidere – ha concluso Uijtdebroeks – correre due grandi Giri in un anno potrebbe essere un’opzione, ma neanche voglio finirmi: sono giovane. Mentre per il Tour credo sia ancora un po’ presto. Immagino dovrò aspettare una stagione o due».
Vendrame ci ha raccontato la sua Van Rysel del Giro. E abbiamo scoperto che alla Decathlon-AG2R le scelte tecniche le fanno due ingegneri, non i corridori
Prima non si poteva sapere, almeno fino a che la firma con la Bora-Hansgrohe non è stata ufficializzata. A quel punto è scattato il divieto di mostrare immagini, che si interromperà il primo gennaio. Tuttavia, dopo aver vinto il Giro dell’Emilia e aver fatto terzo al Lombardia, Roglic ha avuto i primi contatti con gli uomini della nuova squadra e ha cominciato a ragionare con loro dei materiali. E da lì è iniziato lo sviluppo della Specialized con cui correrà nel 2024 (in apertura, una foto di Paul Matthis).
Il 17 ottobre, dieci giorni dopo il Lombardia e durante il primo ritiro a Soelden, è stato fatto il posizionamento sulla bici da strada con il sistema Retul. Roglic ha ascoltato e poi ha espresso le sue preferenze. Nella stessa occasione sono state riportate sulla bici da crono le misure della Cervélo. L’indomani, lo sloveno è uscito per provare la nuova bici. Finché il 23 ottobre, assieme a Hindley e pochi altri fra cui Sobrero, è volato in California per i primi test nella galleria del vento di Morgan Hill. I risultati ottenuti in casa Specialized saranno verificati nelle prossime settimane nel velodromo di Palma de Mallorca, in occasione del ritiro di dicembre.
Per guidarci in questa immersione di Roglic nel mondo Specialized abbiamo chiesto il supporto di Giampaolo Mondini, uomo di raccordo fra l’azienda e i team, che lo ha seguito sinora e lo seguirà ancora nei prossimi passi. Il discorso parte dal vincitore del Giro, ma è un bello spaccato di come si lavori oggi nelle squadre WorldTour: se non altro quelle equipaggiate Specialized.
Tutti gli anni i corridori dei team Specialized vanno a Morgan Hill: qui Asgreen, Cattaneo ed Evenepoel nel 2022Tutti gli anni i corridori dei team Specialized vanno a Morgan Hill: qui Asgreen, Cattaneo ed Evenepoel nel 2022
Arriva uno come Roglic, qual è il vostro approccio? Si parte dalla bici precedente o si prende un foglio bianco?
Dipende molto dalla predisposizione del corridore e questo indipendentemente che sia un grande campione o chiunque altro. L’approccio di Retul con i professionisti è sempre molto personale. Hai dei corridori che sono nella stessa posizione da anni e vogliono replicarla, senza cambiarla una virgola. Per cui quando viene fatta la posizione, se c’è qualcosa che non va, se ne parla col corridore e con il fisioterapista del team.
Cosa si può fare?
Si valuta se la posizione può essere corretta con piccoli aggiustamenti, se il corridore se la sente, oppure se è meglio evitare. Questo il discorso generale, poi ci sono corridori che magari hanno avuto cadute oppure operazioni chirurgiche e allora il caso si complica.
In quali termini?
La posizione va rivalutata. Perché magari ne è stata individuata una per il periodo del recupero dall’infortunio e dopo qualche mese bisogna controllarla, per vedere se non debba essere aggiornata (viene in mente il caso Froome, da poco raccontato, ndr). Le cadute sono una fase delicata. Magari il bacino si è un po’ inclinato, quindi può essere utile andare a rivedere che tutto quanto sia a posto. Ad alto livello, questi corridori un paio di cadute all’anno le fanno. Magari non sono gravi, magari sul momento non sembra niente, però magari è successo qualcosa a livello scheletrico…
Roglic, qui al Giro di Slovenia, si è mostrato curioso del lavoro Specialized e ha voluto approfondirloRoglic, qui al Giro di Slovenia, si è mostrato curioso del lavoro Specialized e ha voluto approfondirlo
Roglic nel 2023 è rientrato da un infortunio: lo hai visto attento a questi discorsi?
Ho trovato un corridore molto motivato e aperto, davvero entusiasta. Mi è parso curioso di capire il nostro metodo di lavoro e questo ci ha aiutato sicuramente nell’approccio. In fin dei conti non abbiamo cambiato molto, però bisogna dire che in questa prima fase – cambiando il tipo di bicicletta, cambiando i pedali, cambiando le scarpe e cambiando la sella – cerchiamo sempre di non toccare il resto. Invece, quando andremo a Palma de Mallorca ai primi di dicembre, anche in base ai feedback che ci darà Primoz, vedremo se ritoccare qualcosa o se il corridore stesso nel frattempo è andato a cambiare qualcosa.
Sono cose che succedono?
A dicembre sì, anche se rispetto a una volta è tutto molto diverso. Vent’anni fa c’erano corridori che giravano con la brugola e intervenivano su qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Adesso gli è stato vietato, da gennaio il corridore non dovrebbe avere la libertà di cambiare la posizione sulla bici. Questo anche per aiutarlo a evitare problemi e infortuni. A volte si interviene perché fai più fatica e pensi che dipenda dalla posizione e magari fai un danno doppio. Soprattutto perché a volte si seguono i consigli di chissà chi e si peggiorano le cose. Questa abitudine per fortuna negli anni è cambiata e dopo gennaio la bici rimane quella. Anche per la crono, mentre una volta capitava di vedere alcuni che modificavano l’altezza delle protesi prima della partenza.
Saremmo curiosi di sapere come avresti impedito a Pantani di usare la sua brugola. Ti avrebbe tagliato la gola!
Il “Panta” (Mondini ride, di Marco è stato compagno di squadra nel 2001, ndr) alla Valenciana si fermò per mettere a posto i tacchetti durante una tappa. Si sedette su un paracarro e si mise ad armeggiare. E noi intanto guardavamo il gruppo che in quel momento si stava aprendo a ventaglio e ci mettemmo le mani nei capelli. Per fortuna eravamo tutti abbastanza forti e riuscimmo pure a rimediare, ma certo una volta (ride ancora, ndr) succedevano certe situazioni…
Roglic ha chiesto qualche modifica alla geometria della bici da crono rispetto a quella 2023Roglic ha chiesto qualche modifica alla geometria della bici da crono rispetto a quella 2023
Roglic vi ha dato la scheda 2023 e voi l’avete replicata?
Ha comunque fatto la posizione con Retul, in cui abbiamo cercato di replicare il più possibile, magari dando le nostre annotazioni rispetto a qualche angolo. A tanti corridori diamo la bici a metà ottobre subito dopo aver fatto il posizionamento, sapendo che ci saliranno dopo due o tre settimane, finite le vacanze. Roglic invece ha fatto il Retul e la mattina dopo era già fuori. Si è fatto dare un po’ di materiale ed è andato a provare la bici.
Che misura di telaio gli avete dato?
Una Tarmac Sl8 taglia M, una 54. Niente di speciale. Primoz è leggermente brevilineo, quindi con le gambe più corte del tronco. Ha il manubrio integrato largo 40 con l’attacco da 12 e le pedivelle da 170. Ci è parso molto contento dell’assetto della bici, i primi feedback sono stati subito molto positivi. E’ rimasto impressionato anche dalla leggerezza, idem per quanto riguarda quella da cronometro.
Anche lui usa pedivelle da 170, ormai è la regola…
Adesso c’è questa tendenza, sia per la bici da strada sia per le crono. Anzi, quasi tutti quelli che fanno le crono sul serio, stanno cercando le 165. Anche Remco. La pedivella da 165 ti permette di chiudere di più il diaframma e di abbassare di più il tronco, senza colpirti col ginocchio. Invece non serve per abbassare la bici. Puoi far scendere il piantone, ma l’altezza di sella resta identica e i vantaggi aerodinamici non ci sono.
La Bora corre le crono sulle Specialized Shiv Disc. Per Roglic si sta studiando una nuova posizione (foto Anderl Hartmann)La Bora corre le crono sulle Specialized Shiv Disc. Per Roglic si sta studiando una nuova posizione (foto Anderl Hartmann)
A Morgan Hill invece avete lavorato solo sulla bici da crono?
Esatto. E mentre sulla bici da strada non ha chiesto nulla, in questo caso ha fatto delle richieste specifiche. Ha chiesto di provare qualcosa di specifico in termini di altezza e allungamento, su cui la galleria del vento ha dato delle risposte, che andremo a verificare nel velodromo per capire se siano davvero efficaci.
Anche per la bici da crono si parte dalla precedente?
Dalla scheda vecchia e dalla posizione vecchia, perché sennò rischi di a stravolgere troppo la posizione. Una cosa molto interessante che mi ha detto Primoz è che lui usa la bici da crono anche tre volte a settimana, però sui rulli, come fanno i triatleti. Magari prima fa l’uscita su strada, poi se deve fare un’ora di variazioni di ritmo, le fa sui rulli. Mi ha spiegato che è soprattutto un fatto di sicurezza, perché i lavori con la bici da crono si fanno ad alta velocità e le strade di Monaco non sono le più adatte.
Visto che è molto curioso, vi ha chiesto su corsa interverreste?
E’ super disponibile, molto aperto. Si è affidato al consiglio della squadra. Oltre a questo è stato sorprendente come si sia messo nelle nostre mani. In una giornata, penso che abbia fatto 8 ore immobile in galleria del vento. Non si è mai lamentato, tanto che a un certo punto gli ho chiesto se almeno volesse bere o mangiare qualcosa. E allora ha ammesso che effettivamente aveva sete e anche fame.
Il tempo di ricevere la nuova bici e Roglic è uscito per provarla: dal 2024 vuole ottenere il massimo (foto Paul Matthis)Il tempo di ricevere la nuova bici e Roglic è uscito per provarla: dal 2024 vuole ottenere il massimo (foto Paul Matthis)
Dato che ha richiesto delle modifiche sulla posizione da crono, avete messo a punto un doppio assetto in modo da poter fare confronti?
Abbiamo fatto 3-4 posizioni. Sicuramente una come la vecchia e poi altre che saranno verificate in pista. E poi insieme abbiamo fatto anche una sessione sui body e il resto del materiale. La squadra è interessata a questo tipo di test e noi ovviamente diamo la massima disponibilità. Sono stati portati vari tipi di materiali e sono stati provati con tutti i corridori, per capire se certe soluzioni sono soggettive oppure vanno bene per tutti.
Se qualcuno dovesse vedere Roglic in giro sulla nuova bici, che materiali gli avete dato?
Per ora si va sul semplice. Ruote basse da allenamento, credo che abbia preso le Alpinist, con copertoni da 28. E’ bene che usi la bici, così a dicembre faremo un altro sviluppo, per arrivare al setting con cui correrà nel 2024. E per gennaio si potranno vedere anche le foto. Per ora abbiamo evitato in tutti i modi che si potesse associare il nome Roglic a quello di Specialized.
Stefano Garzelli sarà il commentatore tecnico della RAI accanto a Pancani. Una rarità il commento di chi il Giro l'ha vinto. Allora iniziamo a parlarne
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L’arrivo di Roglic ha trasformato la Bora-Hansgrohe in un cantiere. Il progetto tocca quasi tutti, dato che il gruppo di lavoro che si va formando attorno allo sloveno sarà ampio e necessariamente di prima qualità. Lo stesso Sobrero, che aveva scelto la squadra tedesca prima che si sapesse di Primoz, potrebbe farne parte. Così si intuisce parlando con Paolo Artuso, che del piemontese sarà il preparatore. Ce ne aveva parlato proprio Matteo, raccontando la sua scelta.
Nel team dei tanti capitani, Artuso segue la preparazione di sette corridori. Bob Jungels, Marco Haller, Dani Martinez appena arrivato dalla Ineos Grenadiers, l’iridato juniores 2022 Herzog, Adria in arrivo dalla Kern Pharma, Aleotti e Sobrero.
«Herzog l’anno scorso – dice l’allenatore veneto, arrivato alla Bora nel 2023 – ha avuto mille problemi, forse legati al Covid. Aleotti è andato forte, ma sempre nei momenti sbagliati. Poi dipende anche dal calendario, perché se vai a fare la Tirreno con Hindley, devi tirare: c’è poco da fare. Per cui da un lato hai la percezione delle buone prestazioni e gli fai i complimenti, dall’altro guardi i risultati e vedi che non ha portato a casa poi molto. Il prossimo anno vogliamo migliorare…».
Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023. In precedenza lavorava alla BahrainArtuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023. In precedenza lavorava alla Bahrain
Veniamo a Sobrero, che idea ti sei fatto dopo averlo incontrato?
L’ho visto due volte, devo ancora farmi un’idea precisa. Ho parlato con Pinotti che lo allenava, perché abbiamo una buona relazione, quindi ci sentiamo abbastanza di frequente. Mi ha dato un po’ di indicazioni. Lo abbiamo preso per dargli un po’ di spazio, ovviamente, ma anche per supporto ai capitani. Stiamo completando tutti i calendari. Vorremmo che Matteo avesse le sue occasioni prima della Tirreno o della Parigi-Nizza e poi potremmo metterlo al fianco di Primoz. L’idea è di bilanciare le due parti.
Se questo è il piano, va da sé che Sobrero dovrà fare un inverno piuttosto impegnativo…
Un inverno allegro, ma non troppo pesante, perché altrimenti è lunga arrivare alle Ardenne. Ormai si è capito che la differenza nel ciclismo e negli sport di endurance la fai con la consistenza degli allenamenti. Devi lavorare bene per durare tanti mesi. Matteo viene da un bel break invernale, anche più lungo del solito, perché esce da un 2023 con 83 giorni di gara. Tranne uno stacco a maggio, ha gareggiato ogni mese a partire da febbraio. A giugno ha fatto lo Svizzera, poi i campionati nazionali, quindi secondo me doveva fare il Tour. Invece lo hanno mandato in Austria, dove ha vinto, segno che per il Tour sarebbe stato pronto. Poi Polonia e Vuelta, fino alle ultime corse di stagione. A quel punto era stanco mentalmente e per questo gli abbiamo accordato uno stacco più lungo.
Anche Aleotti è fra gli atleti di Artuso: nel 2023 è andato forte, concretizzando però pocoAnche Aleotti è fra gli atleti di Artuso: nel 2023 è andato forte, concretizzando però poco
Però è già andato in galleria del vento.
Sì, a Morgan Hill, per fare tutta la parte di aerodinamica. A breve andremo in pista in Germania per trasformare in qualcosa di concreto tutto quello che abbiamo raccolto in California e ottimizzeremo il tutto nel ritiro di Palma de Mallorca, dove magari faremo ancora un salto in pista. Fra le cose da provare c’è anche il materiale Sportful, con cui torniamo a collaborare. Sono capi molto veloci, per cui si sta lavorando anche su questo.
Che informazioni ti ha girato Pinotti?
Mi ha detto che a livello numerico Matteo ha ottimi valori. La cosa buona è che lui, essendo molto intelligente a livello tattico, fa meno fatica di altri. Questo si vede anche dai file, paragonando la stessa gara fatta da due corridori simili. E si vede che Sobrero risparmia più di altri. Poi Pinotti mi ha spiegato come hanno lavorato e ho notato che abbiamo uno stile di allenamento abbastanza simile, per cui Sobrero continuerà a lavorare in modo coerente.
Il punto più alto della collaborazione fra Pinotti e Sobrero si è avuto a Verona, vincendo l’ultima crono del Giro 2022Il punto più alto della collaborazione fra Pinotti e Sobrero si è avuto a Verona, vincendo l’ultima crono del Giro 2022
Sobrero ha avuto negli ultimi anni due diverse letture: prima uomo da corse a tappe, poi per le classiche. Voi cosa pensate?
Ho già detto anche a lui che dovremo dividere la stagione in due. Una prima parte fino alla Liegi, in cui la preparazione sarà più improntata su lavori più brevi, anche dal punto di vista della palestra, pur non trascurando il fondo. Dopo le Ardenne si farà un break e nella seconda parte andremo a lavorare maggiormente sull’endurance. Se sarà nel gruppo del Tour, perché io sono sempre un po’ contrario a fare il Giro con uno che ha corso le Ardenne, bisognerà fare delle scelte. Io sto spingendo in questa direzione.
Come arriverà alle Ardenne?
Ci sarà da studiare l’avvicinamento giusto. Possono esserci due corse a tappe, che possono essere Parigi-Nizza o Tirreno, poi Catalunya o Baschi. Sicuramente a febbraio lo porterei a fare un bel blocco di altura con cui saremmo coperti sino a fine aprile. Poi, se i capi accettano il programma, tornerà in altura per preparare il Delfinato e prima del Tour farà il Top Up Camp. Infine, nella terza parte di stagione potrà avere i suoi spazi. C’è il Canada, insomma, ci sono le corse in Italia. Sarà una pedina preziosa per Primoz, ma è anche giusto dargli il suo spazio. E’ giovane e ha dimostrato che può vincere le corse, quindi avrà il mio massimo supporto.
Come nel 2023, Sobrero dovrebbe chiudere la prima parte di stagione a Liegi. Poi stacco, altura, Delfinato e TourCome nel 2023, Sobrero dovrebbe chiudere la prima parte di stagione a Liegi. Poi stacco, altura, Delfinato e Tour
Dove farete le vostre alture?
A febbraio sul Teide. Per maggio abbiamo due opzioni, Tignes o Sierra Nevada. Mentre sicuramente a giugno, tra Delfinato e Tour, andremo a Tignes, dove è possibile fare anche qualche ricognizione sulle tappe. Chi invece andrà alla Vuelta, probabilmente farà altura a Soelden, che è sponsor della squadra.
Nelle Ardenne, Sobrero andrà per tirare?
Quella è una questione che compete ai direttori. Se alla Liegi ci saranno Roglic, Hindley e Vlasov, avranno bisogno di appoggio. Mentre forse l’Amstel è un po’ più tecnica, quindi più adatta alle sue capacità tecniche di limatore. La Liegi è la corsa più onesta, se non hai gambe non la vinci.
Hai parlato di palestra: ci sarà per tutto l’anno o sarò soltanto una fase invernale?
In realtà vorrei portarla avanti il più possibile. Quando saremo a ridosso delle corse, la diminuiremo, però l’idea è di fare sempre dei richiami. La palestra ti dà una grossa mano, perché fai i lavori che in bicicletta non sono possibili. Ovviamente però c’è una linea sottile, fra la palestra per migliorare la prestazione o farsi del male.
Sobrero è volato nella galleria del vento Specialized per lavorare sulla posizione da crono, che è già buonaSobrero è volato nella galleria del vento Specialized per lavorare sulla posizione da crono, che è già buona
Squadra nuova, preparatore nuovo: cosa si fa invece con la nutrizione?
Rispetto allo scorso anno, abbiamo implementato anche l’attenzione sulla nutrizione. Adesso i nutrizionisti sono tre, perché dal 2024 si aggiungerà Giacomo Garabello che arriva dall’Astana. Così i corridori hanno un riferimento fra tutte le figure dello staff e Sobrero lavorerà proprio con Giacomo e come lui anche Aleotti.
Dove avverrà il debutto di Sobrero in maglia Bora-Hansgrohe?
Ci sono due opzioni. Una è il Saudi Tour, l’altra la Valenciana, una delle due, tra fine gennaio e i primi di febbraio. E da lì in avanti per lui sarà aperta la stagione della caccia.
I mezzi delle squadre si stanno imbarcando per Durazzo, noi raggiungeremo l'Albania mercoledì. Parte il Giro d'Italia. I nomi al via. E il Next Gen sparito
MILANO – La nuova vita di Matteo Sobrero riparte dalla Bora-Hansgrohe. Il piemontese ha scelto di cambiare all’inizio dell’estate, in una di quelle fasi stonate della vita che ad ogni atleta è capitato di passare almeno una volta. Dopo le classiche lo attendeva il Giro, ma assieme alla squadra decise di non farlo. Non sarebbe potuto andare in altura e tirava da troppo tempo la corda: meglio recuperare e puntare sul Tour. Invece Sobrero al Tour non c’è andato e questa volta la scelta non è stata condivisa. Anzi, la cosa lo infastidì al punto che negli stessi giorni della Boucle, vinse una tappa al Giro d’Austria digrignando i denti. A quel punto si era già sparsa la voce che avrebbe cambiato squadra. Per chiudere il 2023, non gli restava che sfiorare una tappa della Vuelta e centrare il secondo posto anche nel Mixed Team Relay degli europei di Drenthe. E poi, chiusa la pagina e consumate le corroboranti ferie colombiane, è arrivato il momento di guardare al prossimo anno.
«Siamo già al 2024 – racconta mentre intorno sta per andare in scena il Giro d’Onore della FCI – e si riparte con una nuova maglia. La decisione di cambiare è una storia lunga. Da una parte mi dispiace, perché nei due anni alla Jayco-AlUla mi sono trovato benissimo e credo che per loro sia stato lo stesso. Sono cresciuto molto e cambiare non è stato facile, anche se sono contento della decisione. Ho già fatto un ritiro con la Bora, anzi prima uno in Germania, poi in Austria. E prima di andare in vacanza, sono andato anche a Morgan Hill, da Specialized, per fare i test in galleria del vento…».
L’incontro con Sobrero si è svolto al Giro d’Onore, al Teatro Manzoni di Milano (foto Borserini/FCI)L’incontro con Sobrero si è svolto al Giro d’Onore, al Teatro Manzoni di Milano (foto Borserini/FCI)
Nel 2022 eri un uomo da corse a tappe, nel 2023 sei passato alle classiche non avendo ancora la solidità necessaria per i grandi Giri. Alla Bora avrai una direzione più precisa?
Diciamo che uno degli scopi principali sarà quello di offrire supporto nei grandi Giri. Invece avrò un po’ di libertà nelle corse a tappe di una settimana o le corse di un giorno in primavera. Non mi mancheranno le occasioni di correre per me. E poi dovremo vedere se farò Giro o Tour, perché non lo so ancora.
Quando hai firmato, l’arrivo di Roglic non era nei piani. Cosa significa l’arrivo in squadra di uno così?
Onestamente sono contento, perché è un valore aggiunto alla squadra. E’ meglio averlo con noi, che come rivale. Anche per me, poter lavorare in un grande Giro per un capitano così, è una grande soddisfazione e uno stimolo in più.
Il 5 luglio, a Steyr, Sobrero vince una tappa al Giro d’Austria: è la sua rivincita sull’esclusione dal TourIl 5 luglio, a Steyr, Sobrero vince una tappa al Giro d’Austria: è la sua rivincita sull’esclusione dal Tour
I test in galleria del vento a Morgan Hill significano che si torna al primo amore della crono?
Questo mondo mi ha sempre appassionato e sono stato sempre curioso di vedere dove si possa migliorare. Siamo andati già in California per vedere a che punto fossi, come migliorare i materiali, l’abbigliamento, il casco e tutto il resto. Non punterò sulle cronometro come uno specialista puro, bisogna sempre difendersi. E in una specialità come la crono, se ti fermi, sei perduto.
Avrai in ammiraglia Enrico Gasparotto, che è stato anche tuo compagno di squadra ai tempi della NTT Pro Cycling, che effetto fa?
Particolare, anche perché mi bacchettava già prima da compagno di squadra, perché lui era il vecchio e io ero il giovane. Non ho dubbi che adesso continuerà a bacchettarmi, quindi diciamo che non cambia niente, anche se di base c’è una bella amicizia.
Gasparotto e Sobrero sono stati compagni nella NTT Pro Cycling. Ora si ritrovano alla Bora: tecnico e atleta (foto Instagram)Gasparotto e Sobrero sono stati compagni nella NTT Pro Cycling. Ora si ritrovano alla Bora: tecnico e atleta (foto Instagram)
Che cosa ti sembra del nuovo ambiente?
Mi sembrano molto organizzati, molto precisi su tutto. Però fino a quando non comincerà la vera stagione sarà difficile dirlo, però per il momento ho un’ottima impressione.
Hai già un’idea del programma? Da dove comincerai?
Non so ancora nulla, perché diciamo che l’arrivo di Roglic in squadra ha un po’ scombussolato tutti i programmi. Hanno deciso di riaprirli praticamente tutti, sicuramente non è semplice. A dicembre nel primo ritiro, saprò quello che farò. Sicuramente non comincio in Australia, questo mi sento di dirlo.
La vittoria della crono finale del Giro 2022 a Verona è una delle perle di Sobrero, ottenuta collaborando con PinottiLa vittoria della crono finale del Giro 2022 a Verona è una delle perle di Sobrero, ottenuta collaborando con Pinotti
Alla Jaico-AlUla lasci Pinotti con cui hai fatto dei grandi progressi, chi si prenderà cura di te alla Bora?
Ho trovato Paolo Artuso, con cui ho già parlato e con cui mi sono trovato parecchio. Mi dispiace lasciare Pinotti, però d’altra parte sono contento di aver trovato uno come Paolo che mi sembra molto preparato.
Quest’anno il Tour è stato un boccone andato di traverso. E’ fra i desideri del prossimo anno?
Mi piacerebbe farlo. Entrambi, sia il Giro che il Tour passano dal Piemonte. Il Tour che passa dal Piemonte e per giunta vicino casa mia penso sia una cosa che non capita mai (sorride come un bimbo davanti al paese dei balocchi, ndr). Quindi partecipare è un bell’obiettivo, ma capisco anche che con l’arrivo di Roglic potrebbe essere più difficile. Bisogna fare una squadra compatta e poi vediamo come andranno le cose.
TRENTO – Un abbraccio rosa e sogni a tinte gialle. Dopo aver fatto da grande ospite alla presentazione del Giro d’Italia 2024, Primoz Roglic si è raccontato al Festival dello Sport di Trento, ripercorrendo la sfavillante carriera fino al trionfo sul Monte Lussari che gli ha consegnato la sua prima Corsa Rosa dopo le tre affermazioni alla Vuelta (in apertura, foto di Mattia Pistoia). Ora resta il Tour de France per chiudere il cerchio e, proprio perché l’ex campione mondiale juniores di salto con gli sci non è uno che si accontenta, ecco la nuova sfida con la Bora-Hansgrohe.
Il giorno dopo la presentazione del Giro d’Italia, Roglic ha incontrato il pubblico di Trento (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)Il giorno dopo la presentazione del Giro d’Italia, Roglic ha incontrato il pubblico di Trento (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)
Comincia una nuova era: che cosa ti aspetti?
Le aspettative non devono mai essere troppo alte, perché altrimenti c’è il rischio di rimanere delusi. Diciamo che voglio rimanere sorpreso, non vedo l’ora di scoprire tutto. Voglio vedere come lavorano e come sono, ma dall’altro lato spero che ci stimoleremo a vicenda per essere i migliori.
Hai parlato con Jay Hindley alla presentazione del Giro?
Un pochino sì. Abbiamo già avuto qualche incontro informale con lo staff e questa settimana ci sarà il primo raduno tutti insieme, per cui sono davvero curioso di conoscere tutti.
Hai detto che hai cominciato a pensare al cambio di squadra a inizio 2023: perché?
Sono passato dal salto con gli sci al ciclismo, un cambiamento direi abbastanza marcato, mentre stavolta passo soltanto a un’altra squadra, per cui direi che le differenze sono minori. Sono una persona che ama le nuove sfide, provare cose differenti. Quando ti trovi ai piedi di una salita, devi arrivare in cima, ma per farlo ci vuole un percorso e non sai cosa troverai dopo, finché non l’hai raggiunta. Per me è così, andare a caccia di qualcosa di diverso.
Il 27 maggio Roglic vince la cronoscalata del Lussari davanti ai suoi tifosi: il Giro è conquistatoIl 27 maggio Roglic vince la cronoscalata del Lussari davanti ai suoi tifosi: il Giro è conquistato
Perché proprio la Bora?
Diciamo che è andato tutto così veloce, alla fine. Tante squadre erano interessate, ma poche diciamo che avrebbero potuto permettersi di avermi in squadra. Da quando abbiamo parlato con Bora, c’è stato subito entusiasmo e abbiamo trovato immediatamente un buon feeling, andando alla ricerca di una sfida comune. Vedremo come andrà nel corso della prossima stagione.
Come la lasci la Jumbo-Visma?
Diciamo che non è stata un’avventura passeggera. Abbiamo cominciato insieme nel 2016 e insieme siamo arrivati al vertice. Il ciclismo è cambiato molto e tante squadre ora lottano per la vittoria, per cui sarà divertente. Lascio la miglior squadra del 2023, quindi non mi aspetto di trovarne una ancora più forte, è chiaro, ma vedremo cosa porterà il futuro.
Pensi mai al Tour che ti ha strappato Tadej Pogacar nel 2020?
Avrei potuto vincere quel Tour, è vero, ma forse poi non avrei ottenuto tanti altri successi: posso affermare che quel secondo posto mi abbia insegnato molto. Tutto dipende sempre da come guardi quello che ti capita nella vita. Puoi essere deluso, ma devi sempre prendere qualche aspetto positivo da cui ripartire per costruire il tuo futuro.
Roglic ha avuto la conferma di essere uno dei beniamini dei tifosi italianiRoglic ha avuto la conferma di essere uno dei beniamini dei tifosi italiani
Ci racconti qualche retroscena dell’ultima campagna spagnola?
Alla Vuelta ci siamo trovati in una nuova posizione, con tre compagni ai primi tre posti. Forse, se mi fossi spinto al limite, avrei potuto distruggere questo quadretto, ma non si può mai sapere quello che sarebbe potuto succedere. Il ciclismo è uno sport di squadra ed ero il primo a essere felice perché Sepp se l’è davvero meritata. E’ stato il migliore e non ha mostrato debolezze. E’ stato incredibile essere sul podio con i due ragazzi che sono cresciuti alle mie spalle e hanno imparato qualcosa anche da me, diventando campioni. E’ stato speciale essere parte di questa storia.
Pensi che avrai più libertà nella nuova squadra?
Direi soprattutto in alcune corse, in particolare al Tour de France. Ho sempre voluto avere il massimo supporto, con 7 compagni che lavorano soltanto per me e prima era impossibile. Voglio vincere ancora tanto, sono affamato, ma preferisco prendere una cosa alla volta e godermi quello che faccio, senza caricarmi di troppe pressioni. So quello che manca nel mio palmares e tutto quello che, invece, ho vinto: il Tour non è un’ossessione.
Che consiglio daresti ai giovani che sognano di seguire le tue orme?
Abbiate passione e godetevi quello che fate. Lottate sempre per quello che amate, non è mai facile, ma per ottenere le vittorie più dolci, dovete spingervi oltre i vostri limiti e superare ostacoli che a volte sembrano insormontabili.
Nel 2023 Roglic ha vinto il Giro d’Italia, in precedenza per tre volte la Vuelta (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)Nel 2023 Roglic ha vinto il Giro d’Italia, in precedenza per tre volte la Vuelta (foto Il Festival dello Sport/Mattia Pistoia)
Hai mai pensato a quanto ancora potremmo goderci le tue gesta in sella?
Ho cominciato tardi col ciclismo, per cui non mi metto a contare gli anni. Quando hai la possibilità di coronare i tuoi sogni, devi continuare a farlo finché ti piace. Continuerò a pedalare finché mi diverto, mi piace e sono felice di come mi colloco nel mondo del ciclismo. Quando capirò che è tempo di dedicarmi ad altro, darò spazio ai giovani che stanno emergendo velocemente.
Ci ricordi che cosa ti ha portato dalla neve all’asfalto?
Quando avevo 22 anni e non ero ancora un campione olimpico e la mia carriera non stava andando secondo i piani, ho capito che forse era ora di cambiare sport. Mi sono reso conto che il ciclismo era fatto per me e così mi sono lanciato in questa sfida. Il salto con gli sci era una disciplina totalmente diversa e sono passato da fare uno sforzo di pochi secondi a uno di ore. Però, il background che avevo mi è servito, in particolare la meditazione e le tecniche di visualizzazione, mentre ho dovuto lavorare tanto sulla resistenza. La tenacia è stato sempre uno dei miei punti forti.
Il giorno di riposo di Cian Uijtdebroeks, lunedì, è stato l’occasione per fare il punto sul primo grande Giro del giovane belga. Il ragazzino della Bora-Hansgrohe si è affacciato sulla terza settimana con un solo (grosso) acciacco: una piaga al soprassella che finora lo ha infastidito parecchio e per la quale i medici della squadra tedesca stanno attuando tutte le terapie possibili.
In Belgio lo seguono come si fa con chi porta grosse promesse e ha tutta l’intenzione di mantenerle. Chissà se alla Soudal-Quick Step si mangiano le mani per averlo fatto andare via, dopo averlo avuto ospite a Livigno durante un ritiro estivo. Di fatto, Uijtdebroeks fece il primo anno da junior nella stessa squadra da cui passò Evenepoel, poi scelse di approdare alla Auto Eder e di lì il passaggio alla Bora è stato automatico.
La conferenza stampa virtuale nel giorno di riposo ha permesso di conoscere meglio Uijtdebroeks (foto matthispaul)La conferenza stampa virtuale nel giorno di riposo ha permesso di conoscere meglio Uijtdebroeks (foto matthispaul)
Nessun confronto
Che fosse forte si era capito subito, al punto che quando lo scorso anno vinse il Tour de l’Avenir, un certo Bernard Hinault lo coprì di complimenti e questo in qualche modo gli permise di uscire dal cono d’ombra di Evenepoel.
«E’ bello che un uomo come Hinault – ha raccontato il belga nell’incontro online con i giornalisti – dica che ho un po’ di classe. E’ bello sentirlo dire da un ex corridore così eccezionale, ma io faccio quello che posso e rimango me stesso. Finché non ho vinto l’Avenir, il paragone con Remco era costante. Ora le cose sono cambiate e finalmente si parla di Uijtdebroeks senza che lui venga coinvolto. Lo preferisco. E’ importante che si parli di chi sono e non più di chi potrei diventare. Altrimenti, al confronto, nessuno sarà mai soddisfatto dei miei risultati. Faccio quello che posso e ho ancora molto tempo per crescere»
Evenepoel e Uijtdebroeks (foto del Giro di Svizzera) vengono spesso accostati sui mediaEvenepoel e Uijtdebroeks (foto del Giro di Svizzera) vengono spesso accostati sui media
Il lavoro più bello
In comune con il connazionale della Soudal-Quick Step, Uijtdebroeks ha il gusto di raccontare e raccontarsi, mettendo sul tavolo un entusiasmo raro a vedersi: forse dovuto all’ingenuità dei pochi anni, anche se tutti ci auguriamo che non perda mai tanta spontaneità.
«Parlare con i media – ha detto – fa parte del lavoro, no? Andare in bicicletta mi piace e ora è diventata la mia professione. Sono molto felice di quello che faccio, me la sto passando bene, semplicemente perché il mio lavoro non sembra un lavoro. Sono felice come quando ero junior, mi diverto. Le corse sono divertenti, è un sogno diventato realtà. E il bello è che ormai non si tratta solo di correre contro i più forti, ma essere anche in grado a volte di seguirli. Sto dimostrando chi sono. E io, quando sono felice, sorrido».
La crono di Valladolid è stata dura per il problema al soprassella e la difficoltà di tenere la posizioneLa crono di Valladolid è stata dura per il problema al soprassella e la difficoltà di tenere la posizione
Voglia di salite
Come già raccontato ieri da Lenny Martinez, studiare la reazione dell’organismo nella terza settimana fa parte di tutto quello che il corridore deve scoprire per diventare grande. Il corpo cambia, si abitua alla fatica e ad essa reagisce. Ogni giorno la fase di recupero è diversa dalla precedente.
«Sento che i muscoli sono un po’ stanchi – ha spiegato Uijtdebroeks – e che corro da tanti giorni, più di quelli cui sono abituato, ma in generale mi sento ancora abbastanza fresco. Non mi sento male o esausto. Temo più il dolore alla sella che le salite più dure. Spero che gli altri inizino a stancarsi e che io possa ancora sfruttare la mia relativa freschezza. Anche se può bastare un solo giorno storto per compromettere tutto. Guardo il mio amico Lenny Martinez che volava davvero i primi giorni, ma all’improvviso ci ha preso mezz’ora».
Uijtdebroeks è nato il 28 febbraio 2003, è pro’ dal 2022. E’ alto 1,85 e pesa 68 chiliUijtdebroeks è nato il 28 febbraio 2003, è pro’ dal 2022. E’ alto 1,85 e pesa 68 chili
Il giorno dell’Angliru
Fra lui e il giovane francese ci sono cinque mesi di differenza: si sono sfidati in lungo e in largo nelle categorie giovanili e ritrovarsi a farlo anche ora nel WorldTour dà ad entrambi il senso di aver preso la strada giusta. Nessuno dei due ha provato l’Angliru: entrambi lo scopriranno proprio oggi.
«Il mio allenatore John Wakefield – ha spiegato – mi ha detto che avrei fatto meglio a non farlo, perché avrebbe potuto condizionarmi mentalmente. E’ una scalata dove puoi vincere o perdere tutto. Molti corridori avevano paura del Tourmalet, io non vedevo l’ora di farlo. Io in genere non vedo l’ora che arrivino le montagne più dure».
Sempre col sorrido sul voto: Uijtdebroeks dice di sentirsi felice com un bambinoSempre col sorrido sul voto: Uijtdebroeks dice di sentirsi felice com un bambino
Tour, no grazie
Le domande sono state tante e forse ancora una volta si è capito che la differenza fra Cian e Remco sta nella modestia. Quando gli hanno chiesto se sia pronto per andare al Tour il prossimo anno, Uijtdebroeks ha risposto sicuro che se ne parlerà se tutto va bene nel 2025: il prossimo anno sarà Giro o nuovamente Vuelta.
«Il Tour è il mio sogno – ha detto – ma so che al momento le possibilità di fare bene sono piccolissime. Per cui il prossimo anno non se ne parla. A meno che – ha sorriso – non venga fuori che il Giro e la Vuelta hanno percorsi pianeggianti e tre crono e il Tour abbia soltanto salite…».
Ciccone ha un diavolo per capello. Poco oltre, l’altro abruzzese (adottivo) di giornata non sta nella pelle, per la tappa e la maglia. Jai Hindley ha dato uno scossone al Tour e dietro di lui un altro colpo durissimo l’ha mollato Vingegaard a Pogacar. Rispetto ai vecchi Tour delle prime sette tappe piatte come la noia, questa quinta tappa si è portata decisamente avanti.
Mai niente per caso
In casa Bora-Hansgrohesi fa festa, sia pure con garbo, perché la storia promette di essere ancora lunga. In attesa che Hindley si racconti o trovi quantomeno le parole per farlo, dall’ammiraglia della squadra tedesca scende Enrico Gasparotto. Vero che al Tour c’è venuto per stare sulla seconda e per giunta da debuttante, ma quando c’è di mezzo “il Giallo”, qualcosa succede sempre. Anche che vada via una fuga di 35 piena di uomini forti…
«Nella vita – sorride – non succede mai niente per caso. Bisogna sfruttare l’opportunità, farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. A un certo punto dopo 10 chilometri Pogacar ha fatto chiudere su una fuga di corridori che non erano pericolosi ai fini della classifica. Ci siamo stupiti noi in macchina e anche i ragazzi in corsa, abbiamo pensato di non capire più nulla di ciclismo. E a quel punto infatti è nata una fuga di 35 corridori. Jai e Buchmann erano già davanti, perché a Jai piacere correre in testa, mentre la Jumbo-Visma ha lasciato il lavoro in mano alla UAE Emirates.
La presenza di Hindleyt nella fuga è stata frutto della sua concentrazione, l’attacco era per vincere
«Detto questo – prosegue Gasparotto – ho trovato strano anche io che abbiano lasciato andare Hindley, che ha vinto un Giro e in un altro ha fatto secondo, boh! Ci siamo chiesti, in ammiraglia con Rolf Aldag, se fermando Jai la fuga sarebbe andata, però c’era anche Ciccone che era in classifica e voleva vincere la tappa. Noi eravamo in tre, come pure la Lidl e alla fine, sacrificando Konrad e con il lavoro della Ag2R, la fuga è andata. Poi, quando Hindley è partito, aveva in testa la tappa e la maglia. Sta bene, ha fatto la ricognizione, conosce le strade e questo aiuta come sempre…».
Ciccone mastica amaro
Secondo all’arrivo, Ciccone mastica amaro. Le telecamere hanno captato il suo disappunto: di quelle parole che si dicono dopo il traguardo, prima che qualcuno ti faccia il riassunto e tu capisca come stanno le cose.
« C’è stato un errore di comunicazione – dice a denti stretti – perché nella tabella dell’organizzazione ho letto 25 secondi, invece quello era il distacco da Felix Gall. Pensando che il distacco da Hindley fosse così basso, ho creduto di poter collaborare con Vingegaard, invece la squadra sapeva che Hindley era più lontano e non aveva senso inseguire. Jonas chiedeva collaborazione perché sapeva che tirando potevamo giocarci la tappa, ma il nostro leader era nel gruppo con Pogacar. Non potevo aiutarlo».
Ciccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare VingegaardCiccone chiude al secondo posto e ora è terzo in classifica: non ha capito il divieto di aiutare Vingegaard
«Onestamente – riprende Giulio – mi aspettavo di stare un po’ meglio sull’ultima salita, invece ho pagato tutti gli sforzi fatti prima. Però abbiamo fatto una bella tappa e pensiamo a recuperare, perché domani ce n’è un’altra, ancora più dura. Si sapeva che oggi sarebbe stata una giornata strana, perché con una partenza così veloce poteva succedere di tutto. Non mi aspettavo una fuga così numerosa e soprattutto così di qualità. Alla fine è stata una giornata corsa a tutto gas e le sensazioni non sono state male. Le gambe ci sono, la testa è bella dura, quindi ogni giorno proverò a fare qualcosa».
Pogacar si nasconde
La delusione ha facce diverse. Perciò, quando Pogacar passa il traguardo e va a fermarsi vicino agli uomini del UAE Team Emirates, il suo proverbiale sorriso cede il posto a perplessità. I tanti ragionamenti sul fatto di avere in Adam Yates un capitano alternativo poggiavano su una consapevolezza fondata? Oppure l’incapacità dello sloveno di rispondere potrebbe far pensare davvero a una giornata storta? Altrimenti come si spiegherebbe il tanto tirare dei giorni scorsi?
L’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietroL’inatteso crollo di Pogacar colpisce la UAE Emirates. Yates scivola in 5ª posizione, Tadej subito dietro
«Delusione è la parola giusta – dice Pogacar – ma sono più triste nel sentire che la mia ragazza è caduta al Giro e forse ha una commozione cerebrale. Intendiamoci, è triste anche aver perso un minuto contro Jonas. Quindi bisgnerà andare avanti giorno per giorno. Penso si sia accorto che non stessi andando troppo bene in salita e così ha cercato di attaccare. Non ho potuto seguirlo perché oggi era più forte. Io invece ero al limite, sicuramente negli ultimi due chilometri di salita. Spero in gambe migliori per domani e penso che si raddrizzerà. C’è ancora molta strada e mi sento bene e questa è la cosa più importante della giornata».
Il morso di Vingegaard
Vingegaard e il suo sguardo lampeggiante si sono spenti una volta sceso dalla bici. La grinta e quei denti a punta che scopre nel momento di massimo sforzo, cedono ora il posto al ragazzo che ragiona e poi parla.
Dopo la lunga fuga, Van Aert ha ancora (poche) gambe per l’ultima tirata a favore dei compagniSul Marie Blanque, finito il lavoro di Sepp Kuss, Vingegaard ha attaccato e Pogacar non ha reagitoLo sloveno si è portato dietro Kuss fino al traguardo e ha chiuso a 1’38” da Hindley, 1’04” da VingegaardDopo la lunga fuga, Van Aert ha ancora (poche) gambe per l’ultima tirata a favore dei compagniSul Marie Blanque, finito il lavoro di Sepp Kuss, Vingegaard ha attaccato e Pogacar non ha reagitoLo sloveno si è portato dietro Kuss fino al traguardo e ha chiuso a 1’38” da Hindley, 1’04” da Vingegaard
«Il piano per questa tappa – dice il danese – era avere un paio di compagni nella fuga, ma poi sono diventati tre: Laporte, Van Aert, Benoot. Non era tanto per piazzarne uno all’arrivo, quanto per riuscire a salvarci: pensavamo che non fosse la tappa ideale per me. Invece quando abbiamo iniziato l’ultima salita ho sentito di avere buone gambe così ho detto a Kuss di passare davanti. Lui l’ha fatto e ho deciso di attaccare. Prima del via ne avevamo parlato e non pensavamo che fosse uno scenario possibile, piuttosto era più facile prevedere che uno dei ragazzi in fuga vincesse la tappa e per noi sarebbe stato davvero lo scenario dei sogni.
«Invece è successo tutto l’opposto. Io ho attaccato e Tadej non ha risposto. Mi sono meravigliato. Ho voluto metterlo alla prova, perché sentivo buone gambe e sono molto contento di quello che ho ottenuto. Un minuto guadagnato è un buon margine, ma so che lui non si arrende mai. Sarà una battaglia tutti i giorni fino a Parigi. E bisognerà tenere d’occhio Jai Hindley».
L’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del BlockhausL’ultima vittoria di Hindley? La classifica del Giro 2022 e prima la tappa del Blockhaus
Il presente e il futuro
Intanto Hindley scende dal palco vestito di giallo, poco più di un anno dopo aver conquistato la maglia rosa. Il Tour è iniziato da appena cinque giorni: pensare sin da adesso di difendersi sarebbe da incoscienti.
«Oggi prima di partire – sorride ancora Gasparotto – ho fatto una battuta. Ho detto: “Viviamo il presente con un occhio futuro”. Nei grandi Giri è bene vivere giorno dopo giorno, può succedere qualsiasi cosa. Il nostro Tour non sarà negativo, quindi siamo già contenti di questo. Poi se staremo bene, è fuori dubbio che battaglieremo sino alla fine. Jai sta bene. Abbiamo scelto di puntare sul Tour e lui ha fatto i compiti a casa. Ma il viaggio è appena cominciato».