Buitrago: è il momento giusto per il primo Tour de France?

10.02.2024
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La lunga rincorsa di Santiago Buitrago alla stagione 2024 ha trovato il suo trampolino di lancio: la Volta a la Comunitat Valenciana. In Spagna il giovane colombiano si è messo subito in mostra con delle ottime prestazioni. Al termine delle cinque tappe previste si è aggiudicato la maglia bianca di miglior giovane e il secondo posto in classifica generale, alle spalle di McNulty

Al seguito dei ragazzi della Bahrain Victorious, in ammiraglia, c’era Roman Kreuziger. Il diesse ha visto da vicino l’evoluzione di Buitrago e ha potuto toccare con mano il suo stato di forma. Ne è rimasto piacevolmente sorpreso, vero, ma il cammino è lungo e la stagione non finisce certo a febbraio.

Il giovane colombiano ha lottato gomito a gomito con Vlasov (alle sue spalle) e McNulty (maglia UAE)
Il giovane colombiano ha lottato gomito a gomito con Vlasov (alle sue spalle) e McNulty (maglia UAE)

Crescita stabile

Mentre si parla di Buitrago e iniziamo a fare le prime domande Kreuziger ci dice di essere in partenza per Gran Canaria. Un viaggio per rilassarsi e godersi un attimo la famiglia, prima di entrare nel vortice delle gare. Anche se, come ci dice lui stesso, la vita del diesse è 365 giorni all’anno e 24 ore al giorno

«Vero che vado con la famiglia – racconta mentre sbriga le ultime faccende prima di partire – ma a Gran Canaria ci sono anche dei corridori. Quindi mi toccherà fare dei dietro scooter, ve l’ho detto, non si stacca mai.

«E’ il terzo anno che lavoro con “Santi” (Buitrago, ndr) – ci incalza subito – e lo vedo crescere stagione dopo stagione. Sono convinto che di questa generazione di colombiani lui sia il migliore al momento. Buitrago cresce stabilmente, questo inverno l’ho visto più maturo e consapevole, è una persona diversa. Penso sia il giusto anno per raccogliere dei risultati».

Buitrago ha vinto la classifica di miglior giovane alla Valenciana
Buitrago ha vinto la classifica di miglior giovane alla Valenciana
Come lo hai visto ai vari ritiri?

A dicembre non lo abbiamo visto, è rimasto ad allenarsi a casa, in accordo con la squadra. Però quando è arrivato al ritiro di gennaio si vedeva che stava bene. In bici aveva una pedalata fluida, piena. La Valenciana (corsa che ha aperto la stagione, ndr) era il piano B. Solo che Bilbao non stava bene e allora abbiamo preferito preservarlo. 

Buitrago però ha fatto vedere ottime cose…

Conosciamo le sue caratteristiche, avevamo ipotizzato potesse rimanere con i migliori. A mio avviso McNulty e Vlasov (rispettivamente primo e terzo nella generale, ndr) sono i corridori più competitivi al momento. Il fatto che Buitrago sia rimasto con loro vuol dire che ha fatto un inverno sereno e che ha lavorato bene. C’è da dire che la UAE e la Bora non erano nel loro migliore assetto, ci sarà da aspettare corse più dure come Tirreno e Parigi-Nizza. 

Quelle potrebbero essere un bel banco di prova.

Buitrago ha in programma di andare a fare la Parigi-Nizza. Prima passerà da Andalucia, poi dalla Parigi-Nizza e infine da Ardenne e Baschi. Le classiche delle Ardenne sono un suo primo obiettivo, nel 2023 è andato alla Liegi e si è piazzato terzo. Così quest’anno ha voluto provare a fare Freccia e Liegi curandole fin da subito.

A detta di Kreuziger, Buitrago è il miglior ciclista colombiano della sua generazione
A detta di Kreuziger, Buitrago è il miglior ciclista colombiano della sua generazione
Il grande focus della stagione quale sarà?

Ha sempre avuto il sogno di mettersi alla prova al Tour de France, così quest’anno potrebbe provare a puntarci. Sarebbe anche la nostra ultima occasione per conquistare la maglia bianca con lui. Il 2024 può essere l’anno giusto, ha fatto dei grandi passi in avanti e può arrivare al Tour competitivo. Dopo si avranno le idee più chiare. Sarà tutto diverso rispetto al Giro e alla Vuelta, dove ha già corso. La Grande Boucle è stressante, tanto. Ci sono molte più cadute e bisogna farsi trovare sempre pronti. 

Lui può essere pronto?

Deve fare dei passi in avanti sulle corse a tappe, deve imparare a rimanere più concentrato e stare più vicino ai compagni. In un momento difficile avere qualcuno accanto può essere fondamentale per non perdere troppo tempo. E’ un ragazzo che tende a rilassarsi facilmente, ma se non si mette alla prova mai saprà dove deve migliorare ancora. 

La Bahrain festeggia la vittoria di Mohoric, ottenuta alla seconda tappa
La Bahrain festeggia la vittoria di Mohoric, ottenuta alla seconda tappa
A livello di prestazioni, invece?

Pochi vanno forte come lui in salita, i suoi valori sono molto alti. E’ sicuramente uno degli scalatori più forti che c’è in gruppo. Se impara anche a posizionarsi bene quando è in gara risparmia quella giusta dose di energia che può fargli fare la differenza. 

La maglia bianca sarà quindi un obiettivo?

Con l’uscita di Pogacar da questa classifica si aprono delle chance. Vero che al Tour ci sarà anche Evenepoel, quindi la lotta è comunque serrata. Non è il nostro obiettivo principale, noi andremmo, nel caso, lì con “Santi” per capire come si trova e se è una corsa adatta a lui. Noi abbiamo una squadra forte, però non siamo un team con un leader unico, ma contiamo su tanti corridori competitivi: Bilbao, Caruso, Tiberi e anche Buitrago. 

Buitrago nel 2023 alla sua seconda Liegi è arrivato terzo alle spalle di Evenepoel e Pidcock
Buitrago nel 2023 alla sua seconda Liegi è arrivato terzo alle spalle di Evenepoel e Pidcock
Affianchereste a Buitrago un corridore di esperienza?

A me piacerebbe che Caruso uscisse bene dal Giro, così magari lo convinciamo a fare il Tour. Primo perché ha vinto almeno una tappa al Giro e alla Vuelta, gli manca solo il Tour de France. E in seconda battuta, la sua presenza potrebbe essere molto utile a Buitrago. 

Come procederà la sua rincorsa al Tour?

Dopo Parigi-Nizza, Baschi e Ardenne torna a casa in Colombia e riposerà. Si allenerà un po’ a casa, tornerà in Europa per fare un ritiro con la squadra e infine passerà dal Delfinato. 

Buratti il primo inverno con la Bahrain e l’esordio al Down Under

17.01.2024
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Nicolò Buratti risponde al telefono mentre si trova dall’altra parte del mondo, in Australia. Ieri è iniziato il Tour Down Under, la nostra chiamata, però, risale alla vigilia della prima corsa WorldTour della stagione. Appena Buratti alza la cornetta va in scena un simpatico siparietto: «Buonasera» ci dice lui. Noi con un sorriso gli rispondiamo «Buongiorno» facendogli notare che la giornata in Italia è appena cominciata. Battute a parte il discorso passa subito alla stagione che sta per iniziare, la prima iniziata fin da subito nelle fila della Bahrain Victorious

«Sto bene – ci racconta Buratti – siamo venuti ad Adelaide presto, il 2 gennaio. Ci siamo presi due settimane per adattarci al clima e al fuso orario. Abbiamo assaggiato la competizione al Criterium del 12 gennaio e finalmente inizia la stagione. Dico “finalmente” perché sono due settimane che stiamo qui e non vedevo l’ora di iniziare».

L’inverno 2023 è stato il primo in maglia Bahrain per Buratti, dopo il suo arrivo nel team ad aprile dello stesso anno
L’inverno 2023 è stato il primo in maglia Bahrain per Buratti, dopo il suo arrivo nel team ad aprile dello stesso anno

Clima australiano

«Ero già stato in Australia per i mondiali – dice Buratti – ma era differente. Si trattava di una corsa in linea e tutto era più caotico. In questi giorni mi sono goduto di più l’ambiente: il mare, il caldo e tutto quello che c’è. Passare dal freddo di casa ai 30-35 gradi non è male, pedalare in pantaloncini è una bella goduria. Siamo andati a fare un bagno nell’Oceano, abbiamo visitato una riserva naturale dove abbiamo visto canguri e altri animali tipici. Anche i paesaggi sono particolari e belli. Adelaide è una grande città, ma a misura di ciclista, in più a una decina di chilometri fuori dal centro ci sono colline e paesaggi molto belli dove pedalare».

Nelle due settimane passate in Australia prima del Down Under è stato sfruttato anche per vivere il territorio
Nelle due settimane passate in Australia prima del Down Under è stato sfruttato anche per vivere il territorio
Hai finito la stagione tardi, in Giappone, e già riparti… 

Vero, ma ho staccato il giusto, per due settimane. Poi piano piano ho rincominciato, in modo tale da arrivare preparato al ritiro di dicembre. Il Tour Down Under non era nei piani, facevo parte delle riserve, ma una volta in ritiro mi hanno avvisato che avrei corso. Non c’è stato troppo preavviso ma sono soddisfatto di come sto. 

La preparazione è cambiata?

Chiaramente è stata modificata in relazione a questo appuntamento. Ora sarei dovuto essere al ritiro in Spagna, ma essere qui non mi dispiace, anzi. Per essere pronto alla gara ho alzato un po’ i ritmi in allenamento, aumentando il carico di lavoro. 

Che inverno è stato, visto che era il primo in maglia Bahrain…

Buono, a dicembre abbiamo lavorato bene. Conoscevo tutti, avendo fatto tre quarti di stagione con la Bahrain nel 2023. Però partire da zero è un’altra cosa. A livello di allenamenti ho aumentato le ore rispetto allo scorso inverno. Per essere pronto al Tour Down Under ho fatto più intensità in un periodo nel quale non ero abituato. 

Una pedalata al mare in pantaloncini e maglietta, mentre in Italia le temperature sono vicine agli 0 gradi
Una pedalata al mare in pantaloncini e maglietta, mentre in Italia le temperature sono vicine agli 0 gradi
Com’è stato?

Non mi sono trovato male, non ero abituato e quindi facevo molta più fatica anche a wattaggi bassi. Poi mi sono adattato e mi sento bene, pronto. 

Meglio essere in corsa o al ritiro?

All’inizio ero preoccupato nel venire qui senza troppo preavviso, la notizia è arrivata velocemente e avevo paura mi precludesse un po’ i prossimi impegni. Invece devo dire che sono sereno. Sono qui al caldo, corro e la cosa non mi dispiace affatto. 

Sul braccio sinistro i segni della caduta di Buratti durante la prima tappa del Tour Down Under
Sul braccio sinistro i segni della caduta di Buratti durante la prima tappa del Tour Down Under
Che aspettative hai per il Tour Down Under?

So che la condizione non sarà al 100 per cento, ma non sono preoccupato. Dovrò stringere i denti, consapevole che non punterò a risultati particolari. La corsa è impegnativa, è un categoria WorldTour. Si andrà forte, ma le distanze sono contenute: si rimane intorno ai 140 chilometri per tappa. Sforzi da 3 ore o 3 ore e mezza. 

La gamba com’era dopo il Criterium?

Buona, per quel che può valere una gara di un’ora. Siamo andati a tutta e sono soddisfatto di come ho risposto. Ora tocca pedalare e guardare avanti, il 2024 è appena iniziato.

P.S. Durante la prima tappa del Tour Down Under, Buratti è stato vittima di una caduta negli ultimi 10 chilometri. «Una scivolata in discesa – ci ha detto – ho qualche escoriazione e un po’ di botte ma nulla di grave. Lo possiamo definire un incidente del mestiere (dice ridendo, ndr). E’ stata una prima tappa molto calda, con media di 40 gradi e massime di 45. Questo ha reso il tutto più difficile, i ritmi non sono stati elevati, ma il caldo ha comunque inciso sulla fatica».

Rudy Project e Team Bahrain Victorious: insieme fino al 2026

17.01.2024
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Rudy Project ed il Team Bahrain Victorious hanno recentemente rinnovato il proprio accordo di sponsorizzazione tecnica – un “agreement” avviato nel 2017 – estendendolo fino alla stagione agonistica 2026. Per altre tre stagioni complete, dunque, la formazione WorldTour, che annovera tra le proprie fila atleti del calibro di Mohoric, Bilbao, Buitrago, Tiberi e Caruso, continuerà a correre con occhiali e caschi disegnati e prodotti dallo storico brand trevigiano.

Ad oggi, Rudy Project è senza alcun dubbio uno degli sponsor più longevi della formazione bahreinita, avendola accompagnata, come appena anticipato, sin dal proprio esordio nel circuito WorldTour avvenuto otto anni fa. In questo lasso di tempo, la minuziosità e l’attenzione al dettaglio del brand e della squadra hanno rappresentato un vero e proprio propulsore, uno stimolo proficuo per entrambi: sia in termini di vittorie da una parte quanto di sviluppo di innovazioni tecnologiche dall’altra. 

Vittorie & performance

«Siamo orgogliosamente al fianco del progetto agonistico Bahrain Victorious sin dalla originaria fondazione del team – ha dichiarato Cristiano Barbazza, il presidente e CEO di Rudy Project – e siamo dunque oggi estremamente felici di poter proseguire la nostra collaborazione per le prossime tre stagioni. Condividiamo con il gruppo Bahrain Victorious una visione votata alla vittoria e alla massima prestazione. E siamo contenti di poter mettere in pratica questa continua tensione, ovvero quella di aiutare il team nell’ottenimento della massima performance anche attraverso i nostri prodotti».

«Siamo lieti di estendere la nostra partnership con Rudy Project fino al 2026 – ha ribattuto Milan Erzen, il Managing Director del team Bahrain Victorious – un brand molto importante e di lunga tradizione che è con noi sin dal principio. L’impegno di Rudy Project nella ricerca e nella realizzazione di caschi e occhiali più sicuri e sempre più performanti è stato senza alcun dubbio determinante per il nostro successo in tutti questi primi otto anni insieme. La dedizione di Rudy Project verso l’innovazione si allinea perfettamente con la nostra visione in termini di vittoria e di ottimali prestazioni. Continueremo a lavorare insieme, cercando di spingerci oltre i limiti per sviluppare le migliori attrezzature tecniche, per quanto riguarda i caschi e gli occhiali, dell’intero circus del World Tour».

I modelli in dotazione

Gli occhiali utilizzati in corsa ed in allenamento dai corridori del team Bahrain Victorious sono i modelli Kelion e Astral, entrambi realizzati con una montatura in Rilsan Clear: una bio-plastica derivata dal 45% da piante coltivate da agricoltori certificati del Gujarat, in India. Meticolosamente progettati per fornire prestazioni, adattabilità e comfort (e compatibili con inserto ottico) gli occhiali Kelion sono dotati di una lente cilindrica e avvolgente in grado di offrire una protezione superiore ed un campo visivo senza ostacoli. Il modello Astral, invece, è ugualmente ergonomico e si caratterizza per leggerezza e stile. 

I caschi in dotazione alla squadra sono invece tre. Il modello Egos, destinato alle giornate più calde sfruttando l’innovativa struttura interna disegnata per migliorare la ventilazione, il Nytron, un casco aerodinamico e dal design compatto e leggero in grado di sfruttare una combinazione di prese d’aria e canali interni per ottimizzare la ventilazione e ridurre la temperatura nell’area sotto casco, e il Nytron Pro: un’evoluzione del modello base Nytron che grazie ad un’analisi puntuale e minuziosa dell’aspetto aerodinamico propone un equilibrio importante tra sicurezza, comfort e prestazioni.

Rudy Project

La ripresa passa anche da tavola: libertà sì, ma non troppa

21.11.2023
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Insieme a Salvatore Puccio abbiamo visto come un corridore affronta il periodo di ripresa dopo la pausa invernale. Ma non basta solamente salire in bici; come ormai si è visto negli ultimi anni l’alimentazione è un qualcosa che va curato in ogni dettaglio. Non fa eccezione l’inverno, periodo dove si costruisce la base per la stagione che verrà, e si parte dalla tavola. 

Nicola Moschetti assieme ad Edoardo Zambanini alla fine del Giro d’Italia 2023 (foto Instagram)
Nicola Moschetti assieme ad Edoardo Zambanini alla fine del Giro d’Italia 2023 (foto Instagram)

Via i vecchi dogmi

Nicola Moschetti, dietista che lavora con la Bahrain Victorious, ci introduce nel mondo dell’alimentazione in inverno e della ripresa dopo le vacanze. 

«Anche nel periodo di off season – spiega Moschetti appena rientrato da una riunione del gruppo performance tenutasi a Conegliano – diamo delle linee guida ai corridori, così da non trovarsi spiazzati alla ripresa, una volta rientrati dalle vacanze. Si tratta di dare dei consigli, sono liberi, ma devono sapere che non possono esagerare nelle quantità. L’accesso alla cucina è libero, sono tuttavia consapevoli che in vacanza non devono superare l’aumento del 5 per cento del peso corporeo. Questo vuol dire che se un atleta pesa 60 chili, può prenderne 3, non di più. Non vogliamo creare dei divieti, perché un’alimentazione troppo rigida è causa di stress.

«Vogliamo però allontanarci – continua – dalla vecchia convinzione che in inverno si possano prendere anche 10 chili. Una volta il ritiro di dicembre serviva per perdere peso, ora non più. Se si arriva al primo ritiro troppo fuori forma, si rischia di rimanere indietro con il lavoro. Alcuni atleti a gennaio saranno già in gara, per cui anticipano la ripresa e devono arrivare a dicembre in buona condizione».

Rice cake e barrette sono gli alimenti indicati per la preparazione invernale servono carboidrati
Rice cake e barrette sono gli alimenti indicati per la preparazione invernale servono carboidrati
Ma facciamo un passo indietro, quando riprendono gli allenamenti come viene curata l’alimentazione?

Le due o tre settimane in cui i corridori sono al mare, sono totalmente liberi ed il loro corpo “dimentica” cosa vuol dire seguire una dieta da atleta. Nelle prime settimane di lavoro dobbiamo riabituarli e questo vuol dire tornare a mangiare correttamente e in questo li seguiamo giornalmente. 

Curate tutta la giornata quindi?

Tutti i pasti, di solito sono 5: colazione, rifornimenti durante l’uscita in bici, pranzo, spuntino e cena. A colazione assumono una buona dose di carboidrati, di solito i ragazzi preferiscono pane, cereali e porridge. In allenamento si reintroduce la linea alimentare passo per passo. Mentre nel resto della giornata si alternano i macronutrienti in modo da avere un equilibrio. In questo periodo se c’è stato un aumento di peso, si definisce un regime alimentare di deficit calorico. 

A colazione la scelta è classica: porridge, cereali o pane per introdurre la giusta dose di carboidrati (foto charlylopez)
A colazione la scelta è classica: porridge, cereali o pane per introdurre la giusta dose di carboidrati (foto charlylopez)
Cosa vuol dire?

Che si assumono meno calorie del previsto così da perdere il peso in eccesso, si applica un regime restrittivo. Non troppo però, la perdita di peso deve essere graduale, non più di due chili al mese. 

Passiamo all’allenamento, come ci si riabitua a mangiare in bici?

Si parla di carboidrati principalmente. Il corpo dell’atleta è abituato ad assumere determinate quantità di carboidrati, ma la pausa di un mese fa perdere in parte questa capacità. Bisogna quindi reintrodurli e lo si fa gradualmente, in relazione al tipo di allenamento.

Durante la ripresa della preparazione nelle borracce si inseriscono 30 grammi di carboidrati (foto charlylopez)
Durante la preparazione nelle borracce si inseriscono 30 grammi di carboidrati (foto charlylopez)
Se si fa fondo, quindi Z2?

In questo caso, per allenamenti a bassa intensità l’assunzione va dai 40 ai 60 grammi di carboidrati l’ora. Questa quantità viene ingerita con i soliti prodotti: maltodestrine, panini, rice cake e barrette. Poi sta al singolo decidere se preferisce mangiare di più o se al contrario bere. Nel caso di un allenamento di fondo si può anche optare per un low carb, quindi riducendo al minimo i carboidrati: anche questo rientra nel processo di perdita di peso. 

Quanto è importante riportare il fisico dell’atleta a regime, quindi ad assumere alte dosi di carboidrati?

Tanto, perché in piena stagione, durante una gara, si possono ingerire anche 120 grammi di carboidrati l’ora. Capite che per far questo il fisico deve essere allenato, altrimenti il rischio è di non assimilare nulla o peggio di stare male. In una fase successiva che è quella del primo ritiro si aumentano le dosi, arrivando anche a 80 grammi all’ora. 

In preparazione non si usano gel, gli sforzi non richiedono apporto immediato di zuccheri (foto charlylopez)
In preparazione non si usano gel, gli sforzi non richiedono apporto immediato di zuccheri (foto charlylopez)
Il primo punto di confronto sarà quindi il ritiro?

Sì, il lavoro sarà già avviato, ma è la prima volta che vedremo i corridori, quindi si faranno le varie misurazioni. In quei giorni ci coordineremo con i cuochi per stilare un programma alimentare in relazione agli allenamenti. Perché, ripeto: a dicembre la stagione è praticamente iniziata. 

Capra e Mottes, ma la campagna acquisti del CTF non è finita

09.11.2023
5 min
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Altro che vacanze, altro che momento di stasi fra una stagione e l’altra… Nei team si lavora tantissimo, anzi forse è questo il periodo nel quale più si agisce, perché si gettano le basi del nuovo anno. E’ sicuramente così per il Cycling Team Friuli, che periodicamente annuncia nuovi innesti nella squadra alle prese con un profondo rinnovamento. Dopo l’annuncio dell’olandese Van Der Meulen, ecco gli arrivi delle ultime ore, due elementi di spicco dell’ultima stagione juniores: Thomas Capra e Lorenzo Mottes.

Si sente dalla stessa voce di Renzo Boscolo quanto siano giorni frenetici: «C’è tanto da fare – dice il tecnico del CTF – perché dopo che abbiamo completato il roster della squadra ci sono da stabilire i macrogruppi e l’attività ora che il calendario internazionale è stato ufficializzato. E’ un periodo frenetico, ma è anche pieno di entusiasmo».

L’annuncio dei due nuovi acquisti sulla pagina Facebook del team friulano
L’annuncio dei due nuovi acquisti sulla pagina Facebook del team friulano
Il vostro team a che punto è della sua storia, quanto influisce il rapporto a doppio filo con la Bahrain Victorious?

Tantissimo, considerando che questo è il terzo anno di attività sotto la loro egida. E’ chiaro che la loro presenza ha influito tanto sulla nostra crescita e ogni anno si migliora, si cerca di fare sempre di più. Uno dei motivi per cui ci hanno scelto è proprio il fatto che hanno potuto verificare con mano la bontà del nostro lavoro nella maturazione dei ragazzi.

Quanto si sente l’influenza del team WT? Perché la sensazione è che con il loro sguardo dall’alto, i ragazzi siano ulteriormente responsabilizzati: se una stagione non va, il posto diventa a rischio…

Non è proprio così drastico il discorso, ma è anche vero che noi non illudiamo nessuno, il ragazzo “va” responsabilizzato, ma così era anche prima che entrassimo in rapporti con la Bahrain. E’ chiaro però che i nuovi innesti vengono scelti con loro, seguendo anche loro indicazioni e in base ai loro obiettivi. Il nostro, anche se non è chiamato team Development lo è a tutti gli effetti e i ragazzi entrano con una strada diretta verso la prima squadra. Ma poi sta a loro guadagnarsela.

La volata vincente di Capra alla Gand-Wevelgem 2022. Ora dovrà dimostrare che non è stato un caso (foto Joeri De Coninck)
La volata vincente di Capra alla Gand-Wevelgem 2022. Ora dovrà dimostrare che non è stato un caso (foto Joeri De Coninck)
Entriamo nello specifico degli ultimi due acquisti…

Sono ragazzi che seguivamo da tempo. Non ci hanno tanto influenzato i risultati di quest’anno perché erano sotto i nostri riflettori già nel 2022. Erano profili che denotavano belle prospettive. Li abbiamo continuati a seguire e anche emissari della Bahrain li hanno visionati e si sono tenuti informati. Vorrei sottolineare un fatto: di questi tempi molti dicono che i nostri ragazzi più promettenti sono costretti ad andare all’estero per avere un tragitto verso il professionismo. Noi siamo la dimostrazione che si può fare anche in Italia e che ragazzi di primissimo piano scelgono di restare nel nostro Paese.

Capra è migliorato rispetto al clamoroso successo della Gand-Wevelgem junior 2022?

Non c’è una risposta netta a questa domanda. Molte volte ci soffermiamo sui numeri e sugli ordini d’arrivo come se solo quelli possano dare risposte, ma non è così. Con i ragazzi bisogna parlare, seguirli, valutare il loro cammino. Thomas non ha ottenuto gli stessi risultati del primo anno, ma è comunque andato bene e guardando le sue gare con attenzione ci si accorge che è cresciuto.

Mottes al Lunigiana, chiuso al terzo posto. Le corse a tappe saranno il suo pane? (foto Eurosport)
Mottes al Lunigiana, chiuso al terzo posto. Le corse a tappe saranno il suo pane? (foto Eurosport)
E’ uno specialista da classiche?

Chi lo sa? A noi, quando arriva uno junior piace ripartire da zero, vedere come si evolve nel corso del tempo. Sicuramente Thomas gareggerà molto all’estero, poi saranno le gare a dire se è davvero un corridore adatto alle corse del Nord o meno. Noi però vogliamo valutare la sua applicazione, l’impegno, la maturazione anche al di fuori del mero aspetto sportivo. Tutto contribuisce a fare un professionista.

Di Mottes che cosa ci puoi dire?

Lo avevamo visionato anche prima degli exploit al Lunigiana. Viene da una società dove non si fa molta attività internazionale, per questo i suoi risultati nella corsa a tappe principale hanno così sorpreso. Ma anche agli europei si è disimpegnato bene (foto di apertura, ndr). Non va dimenticato che in molti Paesi fare attività internazionale è più semplice perché c’è meno concorrenza interna, qui invece una maglia azzurra devi sempre guadagnartela. Lui ha comunque fatto molto bene, belle prestazioni.

Boscolo davanti ai suoi ragazzi. Nel 2024 avrà 14 elementi a disposizione (foto CT Friuli)
Al Tour of Szeklerland, riunione con i ds Boscolo e Baronti (foto CT Friuli)
Vale per lui lo stesso discorso di Capra, allora: identificarlo come un corridore da corse a tappe è azzardato…

Diciamo che dobbiamo verificarlo sul campo, attraverso ripetute prove e soprattutto all’estero. Qui poi le distanze cambieranno, saranno corse più lunghe, vedremo come si adatta. Poi ci sono gli avversari, non solo più forti ma anche più esperti. Intanto nel 2024 dovranno concludere il loro cammino scolastico, quindi attueremo quei protocolli ai quali siamo abituati: una partenza di stagione piuttosto intensa, poi dovranno concentrarsi sugli studi e l’esame, per poi tornare nella seconda parte di stagione.

La campagna acquisti può dirsi conclusa?

Noi abbiamo completato il nostro roster di 14 elementi, nei prossimi giorni presenteremo altri nomi, posso anticipare che arrivano due stranieri di cui uno di grosso impatto fra gli juniores, poi almeno un altro italiano. Abbiamo una squadra giovane e molto promettente, esattamente come volevano ai “piani alti”…

Van Der Meulen: tappa al CTF e il 2025 alla Bahrain

27.09.2023
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Renzo Boscolo sotto questo sole d’autunno, che colora tutto di arancione, corre da una parte all’altra. Riunioni, decisioni, progetti e tanto altro bolle in pentola in casa CTF Friuli: novità che rendono frenetico questo finale di stagione.

«Quello che stiamo decidendo in questi giorni – racconta Boscolo in uno dei brevi momenti di pausa – è tutto in vista del 2024. L’attività del 2023 va avanti da sola fino a metà ottobre e terminerà così come sta andando. Per il futuro abbiamo parecchie idee e un po’ di cose da guardare, vogliamo fare un altro significativo passo in avanti».

Max Van Der Meulen ha corso negli juniores con la Willebrord Wil Vooruit (foto DirectVelo)
Max Van Der Meulen ha corso negli juniores con la Willebrord Wil Vooruit (foto DirectVelo)

Arrivo dall’Olanda

Una novità, proprio in vista della stagione 2024, è l’arrivo al CTF Friuli del corridore olandese Max Van Der Meulen. Il giovane, classe 2004 ha corso quest’anno con il Development Team della DSM-Firmenich. Van Der Meulen nel 2024 farà un passaggio al CTF Friuli, per poi andare in Bahrain Victorious nel 2025. Un percorso simile a quello fatto da Alberto Bruttomesso. 

«E’ un grande prospetto – ci dice Boscolo – da junior ha avuto un ruolino di marcia davvero impressionante. Ha vinto tre corse a tappe, tra cui due appuntamenti di Nations Cup, La Classique des Alpes Junior e poi è arrivato quarto al Giro delle Fiandre. E’ un ragazzo che arriva dal progetto Bahrain, una cosa che stanno facendo già altri atleti. Lui ha già il contratto con il team WorldTour ma ha bisogno di un anno intermedio, di ulteriore apprendimento e formazione».

Ha vinto tante corse importanti, tra cui la Classique des Alpes Juniors (foto DirectVelo)
Ha vinto tante corse importanti, tra cui la Classique des Alpes Juniors (foto DirectVelo)

Legame continuo

Tra CTF Friuli e Bahrain Victorious c’è un legame continuo che porta tanti ragazzi a fare questo passaggio. D’altronde la continental friulana ha dimostrato di saper lavorare bene con i giovani fin da subito. Questo è semplicemente un continuo di questo percorso. 

«Tra noi e la Bahrain – spiega ancora Boscolo – c’è un legame continuo e un passaggio di informazioni costante. Fusaz è il nostro collante tra noi e loro, ha un ottimo occhio per vedere le opportunità future, ovvero corridori della categoria inferiore (juniores, ndr) che hanno prospettive di crescita importanti.

«Nel caso di Van Der Meulen – prosegue – l’interesse della Bahrain era noto da tempo, poi il ragazzo ha corso nel Devo Team della DSM, ma qualcosa non ha funzionato. Rispetto ai suoi risultati da junior non ha performato quanto ci si potesse aspettare. Il ragazzo arrivava da un team juniores di grande tradizione: il Willebrord Wil Vooruit, che ha formato corridori come Dylan Groenewegen e Niky Terpstra. Non sempre nelle squadre devo i corridori trovano la loro giusta dimensione».

Il passaggio al Development Team DSM-Firmenich non è andato come sperato (foto DirectVelo)
Il passaggio al Development Team DSM-Firmenich non è andato come sperato (foto DirectVelo)

Più autonomia

Il CTF Friuli rimane una squadra fedele alle proprie idee e con un accordo con un team WorldTour, ma non è un Devo Team. Quella dei friulani è una scelta che permette anche di salvaguardare la propria identità.

«Ho letto la vostra intervista ad Axel Merckx – dice Boscolo – e condivido pienamente le sue parole. Lui con la sua Hagens Berman ha effettuato la nostra stessa scelta, che per noi si è rivelata vincente e positiva. Secondo me le nostre due squadre (CTF e Hagens Berman, ndr) hanno la stessa idea, ovvero che i team continental devono essere un’accademia per far crescere i giovani corridori.

«Un esempio – spiega nuovamente – è quello che abbiamo fatto con Bruttomesso, che per certi versi può anticipare quello che farà Van Der Meulen. Se si guarda ai numeri Bruttomesso ha vinto di meno, ma se si guarda alla prestazioni è cresciuto tantissimo. Ha corso molte gare a tappe, portandole tutte a termine e conquistando almeno un podio in qualche tappa. E’ un corridore più resistente, questa formazione è quella che ci chiede la Bahrain. In realtà è ciò che abbiamo sempre fatto anche quando non lavoravamo con loro: i fratelli Bais, Milan e Pietrobon ne sono degli esempi. 

Uno sprazzo di talento è arrivato alla Parigi-Roubaix U23, conclusa al sesto posto (foto DirectVelo)
Uno sprazzo di talento è arrivato alla Parigi-Roubaix U23, conclusa al sesto posto (foto DirectVelo)

Progetti e crescita

Cosa aspettarsi l’anno prossimo da Van Der Meulen è una domanda che non ha risposta, però si può capire il percorso che il ragazzo deve fare e quali punti migliorare per arrivare pronto al mondo dei professionisti. 

«La prima cosa – riprende Boscolo – è stata vedere i suoi valori ed il suo storico, poi più avanti faremo un progetto più approfondito. Verrà da noi nei nostri laboratori e capiremo tutto quello che dovremo fare con lui e in che campi migliorare. Probabilmente, guardandolo da fuori, dovremo lavorare sulla personalità e sulla stabilità delle prestazioni. E’ una cosa che abbiamo notato quest’anno con Bruttomesso e gli altri ragazzi, lui è partito da gare nazionali per poi aumentare sempre di più il livello. Infatti, non è un caso che a fine stagione abbia corso contro corridori del WorldTour facendo bene».

Il CTF Friuli ha corso tanto anche al Nord, su percorsi dove Van Der Meulen ha già fatto vedere cose promettenti fin dagli juniores. 

«E’ vero – conclude il diesse – tra Alsace, Gent-Wevelgem e Youngster Coster Challenge abbiamo messo piede parecchio al Nord. Noi cerchiamo di avere un ventaglio di corse che permette ai nostri ragazzi di misurarsi con i più forti e di crescere. Un’altra importante responsabilità ce l’hanno le varie nazionali di riferimento, perché tanti appuntamenti come le tappe di Nations Cup e il Tour de l’Avenir sono fondamentali per i corridori».

Bruttomesso punta l’azzurro e prepara la “sfida” con Merlier

08.09.2023
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L’intervista con Alberto Bruttomesso arriva dopo uno scambio di messaggi e alcune gare qui in Italia. Tutte svolte in preparazione all’impegno più importante in casa: l’Astico-Brenta, che si è corso oggi. Poi sarà la volta di prendere le misure con i grandi, in vista del passaggio nel WorldTour del prossimo anno, che avverrà con la Bahrain Victorious. Con un obiettivo abbastanza chiaro, riuscire a partecipare all’europeo.

Alberto Bruttomesso, a sinistra, dopo il ritiro al Sestriere ha corso in Romania al Tour of Szeklerland (foto Halmagyi Zsolt)
Alberto Bruttomesso, a sinistra, dopo il ritiro al Sestriere ha corso in Romania al Tour of Szeklerland (foto Halmagyi Zsolt)

Niente mondiale

Bruttomesso era parte del gruppo, guidato dal cittì Amadori, che ha preso parte al ritiro del Sestriere. Giorni importanti che hanno permesso di prepare al meglio mondiale e Avenir. Il corridore del CTF Friuli era uno dei nomi papabili per la trasferta di Glasgow. Alla fine però Amadori ha deciso di non portarlo, una decisione presa comunque con grande trasparenza.

«Amadori mi ha chiamato – dice Bruttomesso – e mi ha detto che non sarei stato parte della squadra per il mondiale. Ero stato inserito nella lista dei dieci nomi, ma alla fine il cittì ha deciso così. Mi ha detto che la tattica di squadra, che era quella di attaccare fin dai primi chilometri, mi avrebbe penalizzato. Lo capisco e infatti ho rispettato la sua decisione senza problemi».

Al circuito di Cesa, il 29 agosto, è arrivato secondo posto dietro al compagno di squadra Andreaus (photors.it)
Al circuito di Cesa, il 29 agosto, è arrivato secondo posto dietro al compagno di squadra Andreaus (photors.it)
I nostri favoriti, Buratti e Busatto, sono stati tagliati fuori per una caduta, tu saresti potuto essere un buon outsider?

Non saprei. La gara non l’ho vista tutta anche perché in quei giorni stavo correndo il Tour of Szeklerland (foto apertura Halmagyi Zsolt). Però ho visto gli ultimi chilometri e posso dire che il circuito finale era davvero duro, forse anche troppo per me. Non sono sicuro che sarei riuscito ad entrare nel primo gruppetto, e Milesi ha fatto comunque qualcosa di eccezionale. 

Per preparare il mondiale ti eri fermato due mesi, era già previsto uno stop così lungo dalle corse?

Sì, insieme alla squadra avevamo già deciso che mi sarei fermato per riprendere fiato e allenarmi in quota. Quindi con o senza nazionale sarei andato comunque in ritiro, farlo con Amadori è stato molto meglio. Ero seguito, in compagnia e comunque ho parlato e lavorato con lui. 

Una volta saputo che non saresti andato al mondiale sei tornato subito a correre…

Anche questa decisione l’ho presa con il team. Non volevamo perdere il grande volume di allenamento fatto. C’era l’occasione di andare a correre in Romania (al Tour of Szeklerland, ndr) e l’abbiamo colta. I riscontri sono stati super positivi, stavo bene ed ho ottenuto un secondo e un settimo posto. In gara erano presenti tanti elite, è stato un bel banco di prova.

Bruttomesso ha sfruttato bene il lavoro fatto in altura con la nazionale
Bruttomesso ha sfruttato bene il lavoro fatto in altura con la nazionale
Poi hai corso hai corso in Italia?

Ho corso prima al Valdarno, poi al Circuito di Cesa e infine l’Astico-Brenta. Ho recuperato un po’ dopo gli sforzi della Romania e mi sono allenato bene. Al Valdarno sono andato in fuga per fare gamba, la corsa era dura: 170 chilometri e 2700 metri di dislivello. Troppi per vincere ma giusti per fare fatica. 

Farai altre esperienze con gli elite o professionisti?

Il 13 settembre partirà il Giro di Slovacchia, sarò presente. Quello è un bel banco di prova, ci sarà qualche squadra WorldTour, e in più dovrebbe correre Tim Merlier

Uno dei tuoi possibili avversari il prossimo anno, come ti senti?

Sono curioso e sereno, non sento pressione. Ho fiducia, sto andando forte e le ultime corse me lo hanno confermato. 

Un ritiro a metà stagione era comunque previsto, Bruttomesso ha preferito farlo con la nazionale, per allenarsi al meglio
Un ritiro a metà stagione era comunque previsto, Bruttomesso ha preferito farlo con la nazionale, per allenarsi al meglio
Dalla Slovacchia quando rientri?

Il 18 settembre.

Il 22 ci sono gli europei, ci pensi?

Sono tra i dieci nomi che Amadori ha stilato e tra i quali sceglierà la squadra. Partecipare sarebbe bello, il percorso mi incuriosisce e sarebbe anche un bell’obiettivo per chiudere la stagione. Il percorso dovrebbe essere movimentato ma non troppo, con un arrivo in cima ad uno strappo. Si avvicina alle mie caratteristiche, vedremo.

Il mondiale in panchina di Pasqualon, utile alla causa

10.08.2023
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Una domenica diversa, quella vissuta da Andrea Pasqualon. Sicuramente diversa da quella che si era immaginato fino a pochi giorni prima. Il veneto doveva far parte del team azzurro in gara ai mondiali di Glasgow, invece si è ritrovato a fare la riserva, ma non per questo si è tirato indietro. Non sarebbe stato da lui. Andrea si è messo a disposizione, ha lavorato per tutto il tempo con Bennati e il suo staff, era ai box o in altri punti concordati del percorso a rifornire i ragazzi o a dare consigli.

Le premesse erano diverse. Bennati contava su di lui, sulla sua esperienza per dare una mano in gara alle punte Bettiol e Trentin, poi che è successo?

«Era già stato stabilito – racconta Andrea – che partecipassi al Giro di Polonia, Bennati si era raccomandato che mi ritirassi un paio di giorni prima per raggiungere la squadra. Solo che Mohoric era in lotta per la vittoria finale e io, in qualità di ultimo uomo, non potevo lasciarlo solo. I dirigenti della Bahrain Victorious mi hanno detto che era necessario tirassi dritto, così i miei sogni azzurri sono stati riposti in un cassetto…».

Il momento topico del Polonia: Pasqualon tira la volata di Mohoric che batte Almeida e vince il Giro
Il momento topico del Polonia: Pasqualon tira la volata di Mohoric che batte Almeida e vince il Giro
Un dolore, soprattutto considerando che hai 35 anni e tante altre occasioni non ci saranno…

Sì, ma non ho nulla da recriminare. Era giusto che restassi, la mia presenza si è rivelata fondamentale. Se guardate la classifica e l’andamento dell’ultima tappa, tutto il Polonia si è giocato in un traguardo volante, noi lo sapevamo e soprattutto sapevamo che dovevamo giocare d’anticipo nei confronti di Almeida. Io ho pilotato Matej fino alla fine e i risultati ci hanno dato ragione. Quella vittoria, quella maglia la sento anche un po’ mia.

Che mondiale è stato personalmente?

Messo da parte il dispiacere per non essere della partita, mi sono messo a disposizione e devo dire che è stata un’esperienza molto interessante. Ho capito innanzitutto che il lavoro è enorme, anche e soprattutto nella vigilia. Io ho cercato di parlare molto con i ragazzi, di motivarli, di dare indicazioni in corsa. Non ho certo avuto tempo per pensare che non ero io a correre.

Andrea ha fatto la ricognizione del sabato con i compagni, traendo molte indicazioni (foto Maurizio Borserini)
Andrea ha fatto la ricognizione del sabato con i compagni, traendo molte indicazioni (foto Maurizio Borserini)
Il percorso ti sembrava adatto alle tue caratteristiche?

Sì, decisamente, era un tracciato “cattivo”, per velocisti abituati a limare. Per emergere serviva avere una grande condizione, capisco Bennati che voleva gambe fresche al via. Dopo le fatiche del Polonia fino all’ultimo giorno, non c’era la possibilità di esserci e dare una mano, soprattutto quando la corsa fosse entrata nel vivo.

Che cosa dici della condotta dei tuoi compagni?

A freddo si può pensare che, se Bettiol non avesse attaccato da solo poteva anche entrare nei primi 5 vista la condizione che aveva, ma ha fatto bene a provarci. E’ stata per lui un’esperienza più che positiva. Magari se un paio di corridori gli si fossero attaccati e avessero dato cambi, potevano arrivare anche più avanti. Va comunque detto che la nostra nazionale è stata grandiosa, anche se non ricompensata dal risultato.

L’unica apparizione in azzurro del veneto è agli europei del 2019. Dopo 4 anni ci sarà un bis?
L’unica apparizione in azzurro del veneto è agli europei del 2019. Dopo 4 anni ci sarà un bis?
Pensi che se Bettiol fosse stato seguito sarebbe finita diversamente?

Non credo, sono emersi i veri valori in campo e in un mondiale non succede sempre. Gli strappi duri hanno messo in evidenza chi ne aveva di più, di talento prima di tutto. Inoltre, se ci fate caso, i primi 4 venivano tutti dal Tour, segno che la corsa a tappe li aveva rodati al meglio.

Ora che cosa ti aspetta?

Dopo il Polonia e la trasferta scozzese, ho due settimane di riposo attivo a casa, poi si parte per il Giro del Benelux che è una corsa che mi piace molto e nella quale sarò ancora ultimo uomo a favore di Mohoric per provare a replicare il risultato polacco. Poi si andrà a Plouay e la lunga trasferta canadese per le classiche del WorldTour.

Pasqualon ha un altro anno di contratto alla Bahrain. Intanto la sua agenda è fitta d’impegni
Pasqualon ha un altro anno di contratto alla Bahrain. Intanto la sua agenda è fitta d’impegni
Poi c’è l’europeo…

Sì, in Olanda, su un percorso che mi favorisce. Vorrei esserci, ma perché ciò avvenga dovrò farmi vedere nelle settimane precedenti. Con Bennati non abbiamo avuto occasione di parlarne ma lo faremo, io intanto vado avanti un gradino alla volta e voglio essere all’altezza di un’eventuale convocazione.

Tu hai già il contratto per il prossimo anno?

Avevo firmato un biennale con la Bahrain, mi trovo davvero molto bene, è un gruppo affiatato con un’atmosfera positiva e i risultati sono la logica conseguenza.

Insieme a Milan, un binomio che poteva costruire qualcosa d’importante anche in proiezione Parigi 2024
Insieme a Milan, un binomio che poteva costruire qualcosa d’importante anche in proiezione Parigi 2024
Alla vigilia dei mondiali, dopo l’ufficializzazione dei percorsi olimpici, si era notato come ci fosse una somiglianza. Un pensierino a una convocazione olimpica per finire in bellezza lo fai?

Sinceramente – ammette Pasqualon – quando è uscito il percorso, ci ho pensato. Io penso che sia un tracciato dove Milan può recitare un ruolo importante e con lui mi sono trovato bene, mi dispiace che cambi squadra perché altre esperienze insieme sarebbero state utili. D’altronde si è visto anche al mondiale come correre senza radioline cambi molto nella gestione di una gara.

Tu sei di una generazione che sa come si correva senza radio: cambia davvero così tanto?

E’ proprio questo il punto: i più giovani non sono abituati a correre senza sapere dal di fuori com’è la situazione e che cosa fare. Puoi comunicare dai box, con le lavagne se si corre in circuito, ma non è lo stesso. In quei casi un regista in corsa che piloti la squadra è davvero fondamentale.

Merida Valtellina social ride: Stelvio e Gavia con Sonny Colbrelli

05.08.2023
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Saranno le mitiche ascese valtellinesi del Passo dello Stelvio e del Passo Gavia le assolute protagoniste del secondo appuntamento con la social ride di Merida Italy. L’iniziativa consentirà a tutti coloro che vorranno partecipare di pedalare lungo gli epici tornanti dei due passi alpini accompagnati da Sonny Colbrelli ed in sella alle biciclette Merida del team Bahrain Victorious. E questo anche grazie alla perfetta coincidenza, nei stessi giorni dell’iniziativa, di Enjoy Stelvio Valtellina che prevederà (il 2 e 3 settembre prossimi) le strade delle due storiche salite legate alla storia del grande ciclismo completamente chiuse al traffico. Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che dal 2018 programma un calendario specifico di chiusure al traffico motorizzato con l’intento di valorizzare i grandi passi alpini del Parco dello Stelvio e dell’Alta Valtellina. 

Dopo il successo della prima iniziativa, andata in scena in giugno in occasione del Sella Ronda Bike Day, torna dunque e… raddoppia l’imperdibile giornata in bicicletta promossa da Merida Italy. Dalle splendide Dolomiti la Merida Social Ride si sposta sposta nello scenario dell’Alta Valtellina dove si potrà scegliere se prendere parte alla pedalata sul Passo dello Stelvio, sabato 2 settembre, oppure a quella lungo i tornanti del Passo Gavia l’indomani domenica 3 settembre. 

Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition
Colbrelli insieme allo staff di Merida e la sua Reacto Limited Edition

Sui pedali con il Re di Roubaix

E per affrontare al meglio questi due splendidi tracciati, lungo cui si sono scritte autentiche pagine di storia del ciclismo mondiale, Merida Italy metterà a disposizione di ciascun partecipante una Scultura Team: esattamente la stessa bicicletta con cui gareggiano i corridori del Team Bahrain Victorious, nonché la divisa ufficiale del team. Ma non solo, a guidare lo speciale gruppo di 12 fortunati ciclisti selezionati dalla campagna social – già in corso in questi giorni – sarà niente meno che il vincitore della Parigi-Roubaix 2021 Sonny Colbrelli, che pedalerà con la sua personalissima Merida Reacto Limited Edition recentemente presentata presso la sede italiana del bike brand taiwanese.

L’iscrizione alla Merida Valtellina social ride è gratuita, ma la previsione è quella di un massimo di 12 posti disponibili per ciascuna delle due giornate, quella sullo Stelvio e quella sul Passo Gavia (non si potrà prendere parte a tutti e due gli appuntamenti). In entrambi i casi il punto di partenza delle due pedalate sarà Bormio. 

Per scalare i fantastici passi del Parco dello Stelvio come un vero professionista, è già possibile inviare la propria candidatura compilando il modulo al seguente indirizzo (reperibile anche sul sito web e sui profili social di Merida Italy):

Merida

Enjoy Stelvio Valtellina