Una giornata con Malucelli tra riso, pollo e bici

31.03.2021
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La giornata tipo, ormai un must di bici.PRO. Stavolta andiamo in Romagna da Matteo Malucelli. La ruota veloce dell’Androni Giocattoli-Sidermec è davvero un corridore tutto casa e ciclismo. Con l’unica variante del fornello! 

Matteo, partiamo dalla sveglia: a che ora ti alzi?

In questi anni ho modificato le mie abitudini. Prima quando studiavo (Malucelli è laureato in ingegneria meccanica, ndr) mettevo la sveglia perché dovevo conciliare studio e bici, adesso invece non la metto. La mia ragazza, Martina, si alza alle 7 e quando sta per uscire e viene a salutarmi, verso le 7,45, mi sveglio. Se sono stanco resto a letto, ma mai oltre le 8,30. Insomma, una sveglia “no stress”, per me.

Matteo Malucelli ha vinto a gennaio la prima tappa della Vuelta al Tachira
Matteo Malucelli ha vinto a gennaio la prima tappa della Vuelta al Tachira
Passiamo alla colazione, cosa mangi?

Solitamente pane caldo e marmellata per quel che concerne la parte zuccherina e omelette per quella proteica, il tutto accompagnato con il the. Ma ci sono delle variazioni. Per la parte proteica yogurt greco o affettato magro. Per i carboidrati, magari dei cereali accompagni con un po’ di latte, ma succede meno spesso perché non amo molto i cereali. A volte metto dell’olio di cocco sul pane o della frutta secca nello yogurt, se magari fa freddo o devo fare di più.

Le omelette come le fai?

Mi piace cucinare e le faccio quasi sempre. Comunque “lisce”, senza niente.

Dopo quanto esci?

Verso le 10. Se poi devo fare qualcosa nel pomeriggio anticipo un po’. E lo stesso vale per l’estate, ma di base il mio orario è quello delle 10. D’inverno se è brutto magari esco alle 9,30 se devo fare cinque ore per evitare di rientrare che è già scuro. Dopo la colazione sistemo un po’ casa, rifaccio il letto… altrimenti mi sento in colpa. Però capita che Martina quando rientra ci rimette mano perché non le è piaciuto come l’ho fatto io. Però a quel punto sono tranquillo: il mio impegno ce l’ho messo!

Beh, chiaro: il tuo lo hai fatto! Durante la colazione ti prepari anche il rifornimento o preferisci prodotti confezionati?

No, preparo io il rifornimento. Compro dei paninetti al latte e li farcisco con banane e miele, Nutella… Spesso poi nel pomeriggio preparo delle rice cake o delle crostate. Me le taglio già a misura, le avvolgo nell’alluminio e le congelo. Quando esco dopo mezz’ora sono già commestibili. In allenamento non uso quasi mai le barrette.

E mangi “a modino” o tiri la cinghia?

Stando a Forlì ho la sfortuna di essere praticamente solo e quindi ho poche distrazioni, pertanto sì, ci sto abbastanza attento. Mangio ogni 30′, ma se la seduta è più intensa anche ogni 20′, mentre se è più blanda arrivo a 40′.

Prima delle sue uscite, Malucelli prepara delle rice cake e le avvolge nell’alluminio
Malucelli si prepara delle rice cake e le avvolge nell’alluminio
Quando torni a pranzo cosa prepari?

La mia routine è: mettere su l’acqua, fare la doccia, mettere in cottura il riso o la pasta, finire di vestirmi e mettere i panni della bici a lavare. Quando ho finito il riso è pronto. Sono una macchina! Il riso è il piatto che utilizzo di più, meno la pasta e le patate. Faccio un piatto unico e ci metto dentro a rotazione fesa di tacchino, tonno… e nulla più.

Poi relax, immaginiamo…

Esatto. Mi stendo sul divano, anche perché di questi periodi proprio non si può fare nulla. Vedo il ciclismo, anche due gare insieme: una alla tv e una sul cellulare. E aspetto che torni la mia ragazza. Poi lo ammetto, io non ho molte passioni a parte la cucina.

Quindi sei tu che preparai la cena?

Sì. E con il fatto che poi ho fame, inizio a cucinare già verso le 18,30 e raramente mangiamo più tardi delle 19,30. Il pollo o il tacchino sono il mio piatto. Il pollo almeno una volta al giorno, tra pranzo e cena non manca mai, come il riso del resto. La sera lo alterno con del salmone, del merluzzo, della carne rossa. Non mancano poi le verdure. Vado matto per zucchine, melanzane, pomodori al forno, mentre non amo particolarmente le insalate. 

E i condimenti?

Il sale non lo uso, ma non per chissà quale motivo, non mi piace molto, la mattina mi fa svegliare con la bocca asciutta. Anche l’olio ne metto poco. E il pane non lo mangio, al massimo una fetta. Ma se il giorno dopo devo fare parecchio e non ho voglia di fare del riso, delle patate o della polenta (se è inverno), allora ne mando giù anche quattro fette.

Domanda delle domande: il dolcetto dopo cena?

Sono golosissimo, mangerei di tutto. Tante volte mangio degli yogurt alla frutta, o un quadratino di cioccolata, un biscotto. A pranzo mi riesce di non buttarmi sul dolce, ma la sera proprio no.

Dopo cena…

Quando si poteva uscire, un paio di volte alla settimana andavo in centro con gli amici. Se è inverno loro prendono una birra e io una tisana. Se è estate loro sempre una birra e io magari una Coca. Alle 22,30 comunque si rientra. Adesso invece vediamo un film, qualcosa su Netflix, ma quando sono le 23 andiamo a letto.

Passiamo alla parte in sella. Poniamo una settimana standard nella quale si corre le domeniche: come ti alleni? Partiamo dal lunedì…

Primo giorno scarico. Se i bar fossero aperti andrei a prendere un caffè. Poi molto dipende dalla fatica fatta il giorno prima, ma faccio un paio di ore. Può capitare che ne faccia una e mezza, ma per meno neanche mi cambio.

Malucelli è tornato all’Androni dopo due stagioni alla Caja Rural. Eccolo nel dietro motore
Malucelli è tornato all’Androni dopo due stagioni alla Caja Rural. Eccolo nel dietro motore
Martedì?

Il martedì faccio lavori specifici ed è la seduta che mi preferisco perché il tempo passa più velocemente. Di solito sono 4 ore, 4 ore e mezza. Però questa seduta dipende molto dalla domenica. Se in gara ho fatto due ore di fuori soglia, non ne rifaccio molto. Però è raro che accada. Non è come quando si è dilettanti che si corre tre volte a settimana, tra i pro’ stai anche quindici giorni senza fare gare.

Cosa intendi per lavori specifici?

Salita. Faccio tanti lavori in salita perché alle volate ci devo arrivare. E’ una dote che devo curare. Scatti, 40”-20”, Sfr, medio-soglia… tutto in salita.

E gli altri giorni?

Il mercoledì faccio distanza: 5 ore, 5 ore e mezza. Vado verso gli Appennini. Faccio il Monte Busca, il Trebbio e d’estate mi spingo verso i valichi con la Toscana. Lì a 1.000-1.200 metri di quota è anche più fresco. Alla fine le mie distanze oscillano tra i 140 e i 170 chilometri. Stando da solo la velocità non è altissima. Poi il giovedì faccio scarico e il venerdì faccio 3 ore, anche 3 ore e mezza con il dietro motore. Adesso lo faccio con mio papà, Maurizio, altrimenti rubo l’ora di pausa pranzo alla mia ragazza. Ma di solito me lo fa fare Amilcare, un mio vicino di casa appassionatissimo. Lo chiami a qualsiasi ora del giorno e della notte e su di lui puoi contare. In questo periodo non sta bene, ma presto si rimetterà… e la pausa pranzo di Martina sarà salva!

E siamo al week-end…

Il sabato è il giorno che mi resta più difficile, perché si viaggia per andare alle gare e quando arrivi sei stanco, non conosci le strade. Poi io non faccio poco alla vigilia, due ore almeno, ma anche più. Il giorno dopo non voglio partire coi battiti alti e il cuore in gola. Sono sensazioni che non mi piacciono. Ma anche quando non si possono fare due ore, un’ora e mezza è il minimo sindacale. Insomma la sgambata non la salto mai. E poi la domenica c’è la gara. 

Salice, l’Androni e una storia di qualità italiana

17.03.2021
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Viaggio alla scoperta dei materiali Salice che utilizzano i corridori del team Androni Giocattoli-Sidermec. Il casco Gavia e gli occhiali 023 evidenziano la passione che nel tempo ha portato l’azienda a raggiungere livelli tecnologici altissimi nel mondo dello sport professionistico, in particolare nel ciclismo, anche grazie alla sponsorizzazione della squadra piemontese di Gianni Savio.

E’ una storia lunghissima quella dell’azienda che nasce addirittura nel lontano 1919, quando il Cavalier Vitaliano Salice sulle rive del lago di Como fondò l’azienda che inizialmente produceva occhiali da lavoro. Oggi in Italia, Salice è una delle aziende leader nel settore e nessuno è meglio di Anna Salice, titolare dell’azienda, per guidarci alla scoperta della dotazione tecnica della Androni.

«La passione che mettiamo nel nostro lavoro – dice – è sicuramente il motore dell’azienda, che non si stanca mai di fornire materiali di alto livello».

Salice casco Gavia 2021
Il casco Gavia di Salice: 220 grammi e grande affidabilità
Salice casco Gavia 2021
Il casco Gavia di Salice: 220 grammi e grande affidabilità

Il discorso così va avanti, parlando della squadra e di come l’azienda lombarda lavori per equipaggiare al meglio degli atleti professionisti, le cui esigenze sono sicuramente superiori rispetto a quelle di sportivi amatoriali.

Le taglie dei caschi sono su misura oppure fornite i modelli standard?

Le misure sono quelle classiche. Quando i corridori a novembre si ritrovano in ritiro con la squadra, noi andiamo a trovarli e glieli facciamo provare, fino a trovare la misura giusta per ognuno.

Gli occhiali 023 con montatura tricolore e lente specchiata fotocromatica
Gli occhiali 023 con montatura tricolore e lente specchiata fotocromatica
In ogni caso anche dietro un casco… standard c’è tanto lavoro, giusto?

I caschi come prima cosa devono essere certificati, quindi i nostri prodotti hanno la certificazione CSI. Il rapporto tra equilibrio e leggerezza ovviamente è dovuto al materiale che si utilizza. Il Gavia del team è molto leggero, pesa solo 220 grammi, però al tempo stesso è estremamente affidabile.

Come convivono leggerezza e sicurezza?

Non è la leggerezza che compromette l’affidabilità del casco, ma la qualità del materiale. Noi utilizziamo il polistirolo EPS che è un polimero termoplastico proveniente dallo stirene, un idrocarburo aromatico. E’ una sostanza naturale. Poi ci sono dei punti chiave.

Quali sono?

Sono quelli previsti dalla normativa Uci. La nuca e la parte posteriore del casco: sono quelli più esposti in caso di caduta. Poi le zone laterali e quella superiore. Queste parti messe insieme formano l’assemblaggio del casco che, una volta pronto, dovrà essere omologato dall’Uci. Noi svolgiamo il nostro lavoro con la massima attenzione e professionalità.

Al debutto di Laigueglia, con il casco Gavia e gli occhiali 023
Al debutto di Laigueglia, con il casco Gavia e gli occhiali 023

Fin qui il casco. Salice fornisce alla Androni Giocattoli anche gli occhiali, con i colori della bandiera italiana e le lenti fotocromatiche specchiate, che ai corridori sono piaciute molto.

Ci sono a disposizione anche altre lenti?

Ce ne sono di più tipi, lavoriamo per fornire un prodotto che protegga bene gli occhi dalle radiazioni solari nocive oltre che dal vento e la pioggia.

Ci può fare qualche esempio?

La lente RWX coniuga elementi di alta tecnologia con elementi di grande appeal estetico. Questa è una lente sviluppata sulla base della tecnologia fotocromatica più avanzata e fornisce il giusto livello di protezione quando necessario. Poi abbiamo le Chromolex, lenti fotocromatiche che contengono sostanze sensibili ai raggi UV, che modificano la propria struttura chimica in base all’intensità della luce. Per ultime ci sono le Polarflex, delle magnifiche lenti polarizzate che contengono un filtro che assorbe la luce orizzontale, responsabile dell’abbagliamento e degli effetti di distorsione dell’immagine.

Avete ricevuto richieste dal team, in particolare dai corridori?

No, si sono trovati veramente bene sin da subito con i nostri prodotti. Con il team Androni collaboriamo da circa cinque anni. Mi verrebbe da considerarli quasi parte della famiglia Salice. Però posso dire una cosa?

Prego.

Che peccato non poter vedere i prodotti Salice al Giro d’Italia.


saliceocchiali.it

Una lettera dalla Androni per rispondere a Vegni

15.03.2021
3 min
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La storia è ormai ben nota. Il 10 febbraio Rcs Sport dirama l’elenco delle squadre invitate al Giro d’Italia e fra queste, sebbene si aspettasse di esserci, non è inclusa la Androni Giocattoli-Sidermec. La notizia stupisce, in effetti, perché probabilmente nella valutazione tecnica delle squadre in lista, quella di Savio non è l’ultima. Il colpo è duro. A Savio lo dice bici.PRO, dato che nessuna comunicazione è stata fatta preventivamente e già questo fa pensare che si siano volute evitare polemiche. Ma le polemiche esplodono lo stesso.

Savio va già duro e parla di «infamia sportiva». Mauro Vegni si chiude a riccio e non risponde, ma quando lo chiama bici.PRO risponde e non risparmia colpi. Durezza contro durezza e questa volta il messaggio contiene parole pesanti.

La Androni legge. Metabolizza. Analizza. Riflette. E poi ci manda una lettera di commento, che pubblichiamo a seguire.

Non avremmo voluto continuare una inutile polemica con Rcs Sport in merito all’assegnazione delle wild card, ma non possiamo non replicare alle dichiarazioni rilasciate da Mauro Vegni.

Il direttore del Giro d’Italia dice di non aver preso in considerazione la nostra squadra per il Giro poiché – pur essendo la prima Professional italiana – nel ranking mondiale Uci occupava la 29ª posizione. Consideravamo che, vista la concessione dell’Uci di una terza wild card agli organizzatori per favorire i team nazionali, uno degli inviti stessi spettasse alla squadra con i migliori risultati. A proposito dell’appunto per aver invitato due squadre italiane in posizione più arretrata della nostra, Vegni, in mancanza di argomenti validi, giustifica la sua scelta con un secco: «Ho le wild card e faccio come voglio». Ed è proprio per questo che ci siamo rivolti alle Istituzioni ciclistiche, con la nostra lettera aperta per chiedere che l’assegnazione delle wild card dovesse tenere conto anche e soprattutto dei meriti sportivi.

Noi comprendiamo che un organizzatore debba tener conto anche dell’aspetto commerciale, ma riteniamo non si possa escludere totalmente il profilo etico-sportivo. Invitare team che hanno ottenuto risultati assolutamente inferiori ad altri è una palese discriminazione sportiva.

Riteniamo inoltre antisportivo e addirittura offensivo verso i corridori che il direttore del Giro d’Italia dichiari che non gli «importa di squadre che vanno in fuga». Evidentemente non prende in considerazione che le nostre fughe ci hanno consentito – dall’avvento del World Tour – di vincere ben 14 tappe dei Giri d’Italia. Due anni fa, sempre grazie alle fughe, abbiamo vinto con Fausto Masnada la tappa di San Giovanni Rotondo e abbiamo sfiorato nuovamente il successo con Mattia Cattaneo e Andrea Vendrame, entrambi secondi classificati in altre frazioni. Lo scorso anno, abbiamo sempre mandato all’attacco i nostri corridori cercando la vittoria come in passato. Non ci siamo riusciti ma la conseguenza è stata che Simon Pellaud e Mattia Bais, sono saliti sul podio finale di Milano quali vincitori dei Traguardi Volanti e dei Chilometri in Fuga, due delle sette classifiche ideate dagli organizzatori stessi proprio per premiare i corridori che vanno ripetutamente all’attacco.

Vegni oggi dice che la classifica della Ciclismo Cup – ideata dalla Lega del Ciclismo Professionistico del cui direttivo Vegni stesso fa parte – «non conta nulla». Fino al 2018 la Ciclismo Cup rappresentava quanto meno per le squadre italiane l’unica ancora di salvezza con criteri meritocratici al fine delle assegnazioni delle wild card. Viene da pensare che non si sia rinnovato l’accordo con la Lega proprio per rendere irrilevanti i risultati sportivi al fine di disporre come meglio si crede delle wild card. 

Vegni conclude minacciando che, se ci lamentiamo, il prossimo anno non saremo invitati neppure alle altre corse della Rcs. Affermazioni che generano in noi profondo sconcerto. Abbiamo sempre dato il massimo per onorare il Giro d’Italia e tutte le corse di Rcs. Siamo convinti di esserci riusciti con risultati e protagonismo.

Lotteremo con tutti i mezzi a nostra disposizione per far prendere coscienza al mondo dello sport intero che servono regole uguali per tutti: è necessario cambiare questo sistema che non tiene in alcun conto la meritocrazia sportiva.

Gianni Savio, Team manager

Marco Bellini, Responsabile marketing e sponsor

Pellaud in fuga: «Per me, per la squadra e per i tifosi»

12.03.2021
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Con Simon Pellaud ci siamo ritrovati come ci eravamo lasciati: in fuga! Anche nella tappa di ieri, da Camaiore a Chiusdino, lo svizzero-colombiano ci ha provato. Ormai Simon è diventato uno dei corridori più amati dal pubblico. Questo suo modo arrembante di correre piace e si riscontra nel Dna della sua squadra, l’Androni Giocattoli Sidermec.

Ieri lo aspettavamo sul traguardo per fare questa intervista. Ai 35 chilometri (circa) era ancora davanti, ma poi è arrivato staccatissimo, a un quarto d’ora. E il suo team manager, Gianni Savio non vedendolo arrivare ha commentato: «Simon sta salvando la gamba pensando a domani».

Simon Pellaud sfila con il gruppetto (a 15’01”) sul traguardo di Chiusdino
Pellaud sfila con il gruppetto (a 15’01”) sul traguardo di Chiusdino
Simon, ci hai provato anche oggi (ieri per chi legge)…

Eh sì, una fuga in più! Ma non è stata la mia fuga preferita, perché non eravamo un bel gruppo. Non mi è sembrato ci fosse la volontà di lavorare insieme, sembrava non si volesse arrivare sul Gpm che era l’unico traguardo davvero possibile ed era il mio obiettivo. Abbiamo perso un’occasione. Magari dopo quel Gpm avremmo potuto continuare e prendere la salita finale con i migliori. Sinceramente mi sono anche un po’ arrabbiato. La fuga va onorata, almeno per me è così, devi spingere forte.

E ti sei rialzato…

Sì, a quel punto ho pensato subito a risparmiare energie. Se vai in fuga devi essere convinto, devi avere un obiettivo.

Però ci sono ancora buone occasioni, anche la tappa di oggi non è male per le fughe…

Sì, sì… Sono alla Tirreno-Adriatico per far vedere la maglia dell’Androni e per uscire da questa corsa con una buona condizione. Mi diverto quando sono davanti. Domani (oggi) 220 chilometri, poi c’è la tappa regina con l’arrivo in salita, poi ancora quella dei muri…

Per lo svizzero, 28 anni, il rito del massaggio a fine tappa
Per lo svizzero, 28 anni, il rito del massaggio a fine tappa
Come è andata quando ti hanno detto che non avreste fatto il Giro?

Dal punto di vista personale ho perso la miglior vetrina. Dopo quel che ho fatto l’anno scorso, quest’anno avrei corso ancora meglio. Inoltre sono in scadenza di contratto e mi avrebbe fatto piacere. E’ stato un colpo duro. E dal punto di vista della squadra semmai è stato ancora peggio. Tutti ne avevano bisogno, i nostri sponsor… E’ molto difficile.

Come trovi adesso gli stimoli per continuare la stagione?

Pensando che voglio continuare ad essere un ciclista, che voglio andare avanti. Ma per farlo mi serve un obiettivo. E mi fa male non poter essere al Giro d’Italia, ma anche al Romandia. La mia nazionale non è stata invitata e ci tenevo molto a questa corsa. Alcune tappe passano sulle strade di casa. Ma andiamo avanti con le altre competizioni.

Che programmi hai?

Sono in una squadra professional e per andare alle corse servono gli inviti, pertanto avere un programma definitivo è difficile. So che correrò fino a metà aprile. Cercherò di fare il meglio possibile nelle gare di secondo livello, anche se con il Covid ormai non esistono più gare di secondo livello. E poi adesso l’obiettivo è la Sanremo. Quella è la fuga che mi fa sognare di più. Vorrei andare più lontano possibile. Poi magari dopo la Sanremo cercare qualche risultato alla Coppi e Bartali e al Giro di Turchia.

Alla Sanremo Pellaud può sognare solo la fuga da lontano? Non può pensare di scappare via nel finale oppure è un discorso tra i “magnifici tre”: Alaphilippe, Van Aert e Van der Poel?

No! E’ un discorso a tre. Nel faccia a faccia contro di loro non c’è nulla da fare. E’ per quello che già alla Tirreno cerco la fuga. Devo anticipare. Se sto in gruppo con loro faccio ventesimo e non è questo quello che voglio. Preferisco tutto o niente. Per pensare di vincere la Sanremo dovrei arrivare sotto al Poggio con due minuti… e questa cosa è abbastanza utopistica!

Dopo lo scoppiettante Giro 2020 Pellaud ha raccolto molti fan
Dopo lo scoppiettante Giro 2020 Pellaud ha raccolto molti fan
Dopo la notizia della non-partecipazione al Giro hai cambiato la preparazione?

No, più o meno è rimasta la stessa, semmai avrei corso un po’ meno prima della corsa rosa e avrei fatto un ritiro in altura. Non sono ancora al top, ma con pazienza, giorno dopo giorno, troverò la condizione. Non è stato facile rientrare dall’estate della Colombia all’inverno dell’Europa. Ci ho messo un po’ ad acclimatarmi, a smaltire altura e fuso orario. Arrivare direttamente ad Alassio in ritiro è stato un po’ più complicato del previsto.

Savio ci ha detto che vi avrebbe stimolato facendo leva sui tanti tifosi che avete raccolto con il vostro modo di correre: è andata così davvero?

Ha una rabbia profonda Gianni! Lui sa sempre come motivarci per andare in fuga. Ci vuole aggressivi. Ma non dobbiamo più pensare al mese di maggio. Dobbiamo trovare una soluzione e fare bene nelle altre gare. Oggi (ieri) a bordo strada ho visto dei tifosi con un cartello “Pellaud sempre in fuga”: è stato il momento più bello della giornata. Ma penso anche che questo sia importante per il nostro modo di correre. Il mondo del web ci ha supportato dopo la nostra esclusione dal Giro. Dobbiamo essere orgogliosi e fieri di questo amore che ci hanno mostrato i tifosi.

Un po’ Alaphilippe un po’ Quintana, ecco Umba

08.03.2021
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Santiago Umba è davvero un bimbo. Lo vedi nel fisico ma soprattutto nel volto: quell’apparecchio nei denti lo rende davvero un adolescente. Parliamo di un corridore di 18 anni. Timidissimo, ma anche educato, al meccanico chiede quasi sottovoce di sistemargli la ruota posteriore: il freno sfiora leggerissimamente il disco.

Il colombiano è l’ennesima scoperta e scommessa di Gianni Savio. E’ arrivato all’Androni Giocattoli Sidermec questo autunno ed è in Italia da poche settimane. Nei suoi occhi tutta la speranza di diventare un grande corridore e la meraviglia di ritrovarsi in mezzo a tantissimi campioni nel vero senso della parola.

Al via del Trofeo Laigueglia, quando passa Bernal al suo fianco, Egan sembra quasi un veterano. Savio li ferma e fa una foto con loro due.

Gianni Savio tra Bernal e Umba
Gianni Savio tra Bernal e Umba

Colombiano non-scalatore

Cerchiamo di conoscerlo meglio e partiamo dalle sue caratteristiche tecniche. E’ colombiano ma non è uno scalatore. Tutti stupiti! «E’ come se in squadra hai un brasiliano e lo metti in porta», diceva Abatantuono. Eppure Umba non sarebbe proprio il primo, c’è un certo Fernando Gaviria che qualche volata l’ha fatta… e anche bene!

«E’ vero – dice Umba – sono un corridore molto esplosivo. Però mi difendo bene su tutti i terreni. Non sono uno scalatore puro, però in salita non vado piano (sembra quasi giustificarsi, ndr). Ho una eccellente velocità di punta, nonostante pesi 57 chili e sia alto un metro e settanta. Ho caratteristiche da scalatore, ma velocità da sprinter ed è una grande cosa per il ciclismo attuale».

Certo però che così piccolo, sarà dura per lui infilarsi negli sprint: spallate ed entrate “cattive” richiedono non solo abilità, ma anche una certa stazza.

«Però non ho paura, quando sono lì penso a vincere».

All’ultima Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani
All’ultima Vuelta al Tachira, ha vinto la classifica dei giovani

Preciso e lavoratore

In passato Umba era un calciatore, un po’ come Remco Evenepoel. Giocava in attacco, sfruttava la sua rapidità e la sua resistenza. Magari è lì che ha acquisito quelle doti che lo rendono così esplosivo.

Michele Bartoli ci dice che è molto serio negli allenamenti. Ha capito subito come lavorare con il potenziometro ed in pochi mesi è già migliorato tantissimo. 

«Mi piace e cerco di essere preciso – dice Umba – Non so quanti chilometri abbia fatto da inizio anno, ma ne faccio almeno 700 a settimana». Ama scalare le montagne, in qualche modo il Dna da “Escarabajos” ce lo ha dentro.

Quando ci parliamo è al via del Trofeo Laigueglia, Santiago non sa dove girarsi. Okay, ha corso la Vuelta al Tachira a dicembre, ma qui il livello è ben altro. C’erano tantissimi campioni e per la prima volta saggiava il grande ciclismo. E anche ieri al Gp Industria & Commercio di Larciano non si è tirato indietro. Ha lottato con i più grandi e ha finito una corsa (velocissima) sulla ruota di Ciccone e Rosa.

Giovanni Ellena, ha preso Umba sotto la sua ala
Giovanni Ellena, ha preso Umba sotto la sua ala

Ellena e il suo Alaphilippe

«In effetti – dice il suo diesse Giovanni Ellena – quel giorno era un po’ emozionato prima del via. Era la prima corsa importante che faceva. Questo ragazzino ha un potenziale non indifferente. Quando abbiamo visto i primi test, al di là che è uno scalatore valido, abbiamo notato che ha uno spunto veloce molto importante… un Alaphilippe direi. 

«Ma vi dico un’altra cosa. Umba, insieme agli altri ragazzi stranieri, è di stanza a cinque chilometri da me e quindi li seguo spesso negli allenamenti. Qualche giorno fa gli ho fatto fare dietro motore e ho visto delle facce molto più sofferenti della sua alle stesse velocità, agli stessi wattaggi. E quindi pur essendo un diciottenne mi sono permesso di fargli fare un circuito leggermente diverso, con delle collinette, e vi assicuro che o i valori sono eccezionali… o recita bene! E’ inespressivo… Come Quintana dite? Ma di più perché Nairo qualche caratteristica tipica dell’indio la lascia trasparire, invece Santiago se lo guardi bene sembra quasi europeo, anche nei modi di porsi, nell’atteggiamento…. E’ da studiare. Sono poche settimane che siamo assieme, ma mi sembra maturo.

«Abbiamo scelto di non fargli fare la Tirreno-Adriatico per una questione di età. Il livello lì è molto importante. Adesso staccherà un po’. Lo porteremo alla Coppi e Bartali e vediamo se ci sarà il Giro di Sicilia. Ma alla Coppi e Bartali potrebbe sfruttare la sua velocità in qualche arrivo ristretto. Magari in pochi se lo aspettano e se dovesse ottenere un buon piazzamento per lui sarebbe importante a livello morale».

Savio non ci sta. Bastona Rcs e risponde a Cassani

03.03.2021
6 min
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Gianni Savio non ci sta. Il manager piemontese è un vero fiume in piena e torna sull’esclusione della sua Androni Giocattoli Sidermec dal Giro d’Italia. E’ la vigilia del Trofeo Laigueglia, prima tappa della Ciclismo Cup, vale a dire il “campionato italiano a squadre” e la rabbia non accenna a diminuire neanche con la stagione che entra nel vivo.

L’Androni Giocattoli al Giro 2020
L’Androni Giocattoli al Giro 2020

Risultati e progetti

«Certamente è la più grande vergogna sportiva nella storia del Giro d’Italia – parte “a tutta” Savio – e motivo questa dura affermazione con dei dati. E’ stata esclusa la migliore squadra professional italiana degli ultimi quattro anni, non dell’ultima stagione: delle ultime quattro.

«Quelli che riporto sono dati oggettivi che mi consentono di esprimere un giudizio così duro nei confronti di una scelta che è stata “ver-go-gno-sa”. Veniamo ai risultati. Negli ultimi quattro anni siamo stati la prima squadra professional italiana nel ranking mondiale Uci. La prima professional italiana nel circuito europeo e la prima nella Ciclismo Cup, che abbiamo vinto per tre anni consecutivi dal 2017 al 2019, l’anno scorso ci ha battuto solo la UAE, che comunque è una WorldTour. Siamo stati la professional plurivittoriosa a livello mondiale con 35 vittorie nel 2019 e lo scorsa stagione, ovviamente ridotta, siamo comunque stati la seconda a livello mondiale superati solo dalla Alpecin Fenix. 

«A questi risultati si aggiunga il fatto che proprio su indicazione di Mauro Vegni, noi da anni abbiamo un progetto vero con il quale abbiamo scoperto e lanciato tra i professionisti giovani talenti, che sono poi approdati nel WorldTour. Ballerini, Masnada, Cattaneo, Sosa, Bernal che addirittura ha vinto il Tour. Lo abbiamo lanciato a 19 anni tra i pro’ e lo abbiamo fatto crescere gradualmente».

Pellaud ha vinto la classifica dei traguardi volanti al Giro 2020. Rientrerà alla Strade Bianche
Pellaud ha vinto la classifica dei traguardi volanti al Giro. Rientrerà alla Strade Bianche

Androni e il Giro onorato

«Ma non basta ancora. Ecco perché parlo di un’infamia. Abbiamo sempre onorato il Giro d’Italia. E potrei elencare vittorie e podi finali conquistati delle classifiche dei traguardi volanti e dei chilometri in fuga. Apro una parentesi. Qualcuno, Vegni, ha detto che andare in fuga significa solo fare pubblicità ai propri sponsor. Rispondo dicendo che è un nostro dovere professionale promuovere i marchi delle aziende che ci sostengono.

«Ma a parte questa premessa, noi siamo sempre andati all’attacco con un fine ben preciso: la vittoria di tappa. E ne abbiamo vinte. L’ultimo è stato Masnada a San Giovanni Rotondo nel 2019. E se non si vince la tappa, le nostre fughe hanno sempre l’obiettivo del podio finale per le altre classifiche: maglie, traguardi volanti e chilometri in fuga. Cosa che siamo riusciti a conquistare lo scorso anno con Simon Pellaud e Mattia Bais, tra l’altro neoprofessionista.

«Quest’anno abbiamo confermato tutti i migliori corridori della scorsa stagione e, coerenti con il nostro progetto giovani, abbiamo lanciato altri talenti. Cito il colombiano Santiago Umba, segnatevi questo nome, l’ucraino Andrii Ponomar. E abbiamo inserito corridori di esperienza come l’argentino Sepulveda, proveniente dalla Movistar, e il velocista Matteo Malucelli».

Gianni Savio alla vigilia del Trofeo Laigueglia studia il percorso
Gianni Savio alla vigilia del Trofeo Laigueglia studia il percorso

Regolamento univoco

Ma da Rcs, il primo destinatario del suo sfogo, sono arrivate comunicazioni? C’è stata una sorta di “spiegazione”?

«Nessun contatto, nessun dialogo con Rcs. Abbiamo inviato due email a Mauro Vegni e Paolo Bellino, entrambe senza risposta. Cosa contenevano queste mail? Erano una richiesta di partecipazione alle corse Rcs Sport esponendo i nostri requisiti».

Nasce l’esigenza, quindi di avere un regolamento univoco, per ovviare a questo problema. Ma come?

«E’ molto semplice – riprende Savio – c’erano tre wild card e noi comprendiamo che esistano delle esigenze aziendali. Quindi okay che una venga assegnata alla Eolo-Kometa che è una potenza economica e che porta al Giro e alle altre corse Rcs Sport risorse economiche importanti. Nulla da dire, anche se è all’esordio nella categoria professional ed è un dato di fatto che non ha la storicità che abbiamo noi, ma – ripeto -, è comprensibile. Quanto è assolutamente incomprensibile è che delle tre wild card almeno una, e dico una, venisse assegnata secondo una meritocrazia sportiva perché fino a prova contraria dovremmo (uso il condizionale) trovarci in un settore sportivo, non commerciale o finanziario. Gli organizzatori dovrebbero contemperare esigenze di carattere commerciale e altre di carattere etico sportivo. Questo è il nocciolo della questione. Ed è qui che è stato superato ogni limite». 

Replica a Cassani

E adesso? Come motiverà Gianni Savio i suoi ragazzi e la sua squadra? 

«Io credo di essere un motivatore – riprende Savio – e credo che anche in questo caso ci siano dei dati che lo dimostrino. Ho sempre detto loro di pensare alla Ciclismo Cup, è importante. In più fino a qualche tempo fa esisteva un accordo tra Lega e RCS secondo il quale la squadra campione d’Italia aveva diritto di partecipare al Giro dell’anno successivo. Invece è stato abbattuto anche questo ultimo baluardo della meritocrazia. Quindi come si motiva un atleta? E’ difficile. Ho sempre detto ai corridori: restiamo uniti e compatti perché nella Ciclismo Cup non solo ci giochiamo il titolo di campioni italiani ma giochiamo soprattutto la partecipazione al Giro del prossimo anno. Ma adesso? Non posso più farlo. “Ma come – mi potrebbero dire – siamo stati i primi per tanti anni e ci hanno… premiato con l’esclusione dal Giro…”. Cosa risponderei?

«Domattina (oggi per chi legge, ndr) sul pullman farò la riunione e assegnerò i compiti. Dirò ai ragazzi che non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, perché – e rispondo a Davide Cassani che stimo – perché sono gli organizzatori che si sono sbagliati. E lo sanno sanno…
«Dirò ai miei ragazzi di correre secondo la nostra filosofia. Una filosofia di corsa grazie alla quale abbiamo migliaia e migliaia di tifosi in tutto il mondo e la rivolta sui social ce lo ha dimostrato. Tifosi che ci seguono con entusiasmo e passione. Dirò che dovremo interpretare la corsa con grande determinazione, per onore la gara, le aziende che ci sostengono e appunto i tifosi stessi».

Per Ballerini due stagioni All’Androni. Eccolo vincere il Memorial Pantani 2018
Per Ballerini due stagioni All’Androni. Eccolo vincere il Memorial Pantani 2018

Ballerini nel cuore

«Poi chiaramente servirà anche intelligenza – conclude Savio – Non si può andare allo sbaraglio. Ci sono dieci WorldTour. Cito solo quattro nomi. Bernal, Kwiatkowski, Nibali e Quintana… e ne ho detti solo quattro! E se non dovessimo vincere noi, ma lo farà un Bernal, sarà un po’ come se avrà vinto uno dei nostri. L’altro giorno ho mandato un messaggio a Davide Ballerini dopo il suo trionfo in Belgio, dicendogli proprio questa cosa, e che ero orgoglioso. Lui mi ha risposto con un bel messaggio e mi ha fatto molto piacere: ha dimostrato di essere una grande persona oltre che un grande corridore.

«Sapete cosa dirò ai ragazzi? Che il ciclismo è un sport affascinante perché imprevedibile. Oggi corriamo al cospetto dei più grandi campioni al mondo, ma non dobbiamo pensare di partire già battuti… perché può succedere l’imprevedibile».

Giro, le dritte di Cassani per digerire l’esclusione

10.02.2021
3 min
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Il consiglio migliore ai ragazzi della Androni Giocattoli, storditi per l’esclusione dal Giro, lo dà Davide Cassani, commissario tecnico della nazionale.

«Se fossi Ellena o Spezialetti – dice – avrei una cosa sola da dire ai miei corridori, guardandoli negli occhi. Utilizziamo ogni corsa per fargli vedere che con questa esclusione si sono sbagliati. Con la rabbia delle grandi occasioni. E’ come quando una squadra di calcio si trova in zona retrocessione e non molla, ma anzi va a battere le grandi. Fossi in loro, la vivrei così. Mi rendo conto che non è facile, ma non ci sono altre cose da fare».

Cassani fra la delusione degli esclusi e la grinta dei debuttanti
Cassani fra la delusione degli esclusi e la grinta dei debuttanti

Dilemma wild card

Davide è nel mezzo di un giro di test in pista, programmando l’attività 2021 e osservando quello che accade nel professionismo. La scelta delle squadre per il Giro ha provocato ben più di un malumore, per giunta comprensibile. Si potrebbe parlare per ore dei criteri che hanno spinto Rcs Sport a operare le scelte delle wild card in favore della Eolo-Kometa, della Bardiani-Csf e della Vini Zabù. In realtà, la sola cosa da fare è aspettare le motivazioni di Mauro Vegni (nella foto di apertura). Perché alcuni passaggi della scelta, in assenza di un criterio oggettivo, destano davvero qualche perplessità.

Davide, che cosa ti sembra della seleziona fatta?

Quando si commenta l’esclusione di una squadra italiana, è sempre duro da spiegare. Soprattutto perché l’Androni ha dimostrato di onorare sempre il Giro d’Italia e ha lanciato davvero tanti ragazzi nel WorldTour. Se non altro, avranno ancora a disposizione un bel calendario per farsi valere. Ed è già buono che sia stata concessa la wild card in più, altrimenti saremmo qui a parlare di due esclusioni.

Non sarebbe meglio abbandonare il sistema degli inviti e affidarsi a criteri più oggettivi?

Il guaio è che sarebbe difficile stilare una graduatoria.

Francesco Gavazzi è fra coloro che, secondo Cassani, vogliono rilanciarsi
Gavazzi è fra coloro che, secondo Cassani, vogliono rilanciarsi
Il Giro d’Italia U23 è andato avanti per anni con il sistema delle qualificazioni, un po’ come si è fatto qua con la Coppa Italia o Ciclismo Cup che dir si voglia…

Vero, però alla fine l’anno scorso siamo passati anche là agli inviti, perché i direttori sportivi obiettavano che non si potevano sfinire i ragazzi nella rincorsa al posto. L’unico criterio potrebbe essere il ranking Uci dell’anno prima, perché altrimenti avresti squadre che corrono di più e vanno a fare punti in giro per il mondo e altre che non possono.

Ti aspettavi che Quintana sarebbe rimasto fuori dal Giro?

Onestamente preferisco ragionare da cittì della nazionale e sono contento che ci sia spazio per una squadra italiana in più.

Era già scritto che la squadra di Basso e Contador sarebbe entrata?

Scritto non so, ma è innegabile che il progetto sia valido. Hanno corridori giovani e altri più esperti che vogliono rilanciarsi.

Immagina di essere uno dei corridorini con poca esperienza della Vini Zabù, quale sarebbe stasera il tuo stato d’animo?

Avrei il morale a mille. A partire da Mareczko e giù a scendere, mi sentirei la responsabilità di far vedere che il posto ce lo siamo meritato. Mi ricordo che quando passai professionista a 21 anni non vedevo l’ora che il Giro cominciasse. Ecco, penso che loro dovrebbero viverla allo stesso modo.

Savio duro: «Ingiustizia sportiva. Perché Vini Zabù?»

10.02.2021
3 min
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Una grande ingiustizia: Gianni Savio non usa mezzi termini e punta il dito. L’ufficializzazione delle Wild Card per il Giro d’Italia vede l’Androni Giocattoli fuori dai giochi. E la tempestività della chiamata fa sì che il manager piemontese venga a sapere da noi della sua esclusione.

Davvero, Savio, non venite informati prima?

Davvero. Ed ero anche fiducioso. Da quattro anni siamo la miglior professional italiana, nel ranking Uci e nella Ciclismo Cup. Ogni commento sotto il profilo sportivo è superfluo. A chi hanno dato le Wild Card?

Eolo, Bardiani, Vini Zabù.

Eolo è sponsor del Giro, poco da dire. Bardiani non so se abbia sponsorizzato, ma ha Visconti e Battaglin e lo stesso poco da dire. Nei confronti di Vini Zabù, non so cosa pensare… Hanno perso i migliori elementi, non vedo la consistenza tecnica. Un corridore che abbiamo lasciato libero prima del Giro 2020 lo hanno preso loro ed è stato trovato positivo. Che notizia…

Nel 2020 Pellaud ha vinto la classifica dei traguardi volanti
Nel 2020 Pellaud ha vinto la classifica dei traguardi volanti
Davvero non sapevi?

Lo giuro.

Quanto incide questo sulla vita della tua squadra?

Ovviamente incide molto. Sotto il profilo sportivo è una grande ingiustizia. Dispiace fare nomi, ma è inevitabile. Ci fosse stata l’Arkea, non avrei avuto niente da dire, ma così…

Le motivazioni

Il problema è tenere motivati i corridori, semmai. E qui la palla passa da Gianni Savio a Giovanni Ellena che la notizia nel frattempo l’ha appresa e rimuginata.

«Qualche sentore – dice – avevo cominciato ad averlo nei giorni scorsi, ma io sono un Povero direttore sportivo, scritto proprio con la lettera maiuscola, perché sono davvero l’ultima ruota».

Che idea ti sei fatto?

Ci saranno motivazioni valide, ma certo non sportive e comunque non intuibili. Sai come diceva mio padre?

Come diceva?

«Sa di più un inetto a casa sua, che un intelligente a casa d’altri». Non ho mai considerato i suoi detti prima, ma comincio a ritrovarmici sempre di più. Ognuno a casa sua fa come vuole, è giusto che sia così.

La Androni Giocattoli al Giro 2020, protagonista di tutte le fuge
La Androni Giocattoli al Giro 2020, protagonista delle fuge
Farete tante altre corse…

Abbiamo tanti giovani per cui il Giro sarebbe stata una bella esperienza per crescere. Ma devono permetterci di fari crescere, altrimenti squadre come la nostra chiudono.

Come si fa a tenerli motivati?

Le motivazioni si trovano. Avranno tante corse per crescere e forse senza lo stress di doversi meritare un posto al Giro, riusciranno a lavorare meglio. La domanda è chi motiverà gli sponsor? E’ inutile nascondersi, certi accordi sono legati al Giro e questa è la terza volta in pochi anni che ci fanno fuori. Le due volte precedenti? Entrambi gli anni in cui avevamo un certo Egan Bernal, bella prova di lungimiranza…

Ecco Ponomar, un altro ragazzino d’oro

10.02.2021
4 min
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Adrii Ponomar, un altro juniores tra i professionisti. Stavolta il più lesto ad accaparrarsi il giovane campione ucraino è stato Gianni Savio, che lo ha messo sotto contratto per due anni nella sua Androni Giocattoli-Sidermec.

In autunno per il ragazzo della Franco Ballerini erano suonate anche le campane del WorldTour ma poi la cosa non si è conclusa e il ragazzo non è rimasto a lungo “a piedi” come su suol dire.

Andrii Ponomar ha vinto 5 corse lo scorso anno con la maglia della Franco Ballerini
Andrii Ponomar ha vinto 5 corse lo scorso anno

Dall’Ucraina col pulmino

Ma che corridore è Ponomar? Che margini ha? Chi meglio del suo direttore sportivo da juniores ce lo può dire?

«Andrii è un talento – afferma Andrea Bardelli della Franco Ballerini – ho avuto modo di averlo qui da me lo scorso a lungo anche a causa del Covid. E’ stato per un po’, poi è tornato a casa ed è rientrato in Italia a luglio facendo un finale di stagione davvero importante. 

«E’ un ragazzo davvero determinato. In tanti anni da diesse non ho mai visto un tipo così. Pensate che è ritornato dall’Ucraina con uno di quei pulmini in cui viaggiano in tanti, che di solito partono e arrivano dalle stazioni delle grandi città. E’ stato quasi due giorni senza mangiare. Una grinta… Maturo. Anche per per quel che riguarda gli allenamenti. Era nella casina a San Baronto e usciva da solo. Dovevo controllarlo sennò faceva dieci ore! A volte lo seguiva mio babbo, 80 anni appassionato, con la sua “Pandina”».

Andrii Ponomar campione europeo juniores 2019
Ponomar campione europeo juniores 2019

Diesel Ponomar

Certo però il rischio di passare ad appena 18 anni non è basso, anche se la tendenza, lo abbiamo scritto e riscritto, è quella.

«Lui mi ha chiesto e gli ho consigliato di passare. Alla fine è pronto. Certo, va gestito. Bisognerà vedere che calendario gli faranno fare. Quando si vociferava della WorldTour magari un anno o due tra le continetal sarebbe stato meglio, tanto uno come lui non avrebbe avuto problemi a passare. Ma adesso tutti vogliono fare come Evenepoel. Ci stava anche che una di queste squadre lo avesse preso e messo nella propria continental».

Le Olimpiadi in testa

Secondo Bardelli Ponomar è corridore un completo e soprattutto da corse a tappe. Un corridore che nell’arco di 4-5 anni può giocarsi un grande Giro.

«Andrii va forte in salita e a crono, non chiedetegli però di fare uno sprint! Lui è un diesel… E’ un po’ come Tiberi, anche lui correva con noi. Il fatto che non è veloce immagino non lo farà vincere presto. Per le sue vittorie servirà più tempo. Giusto che adesso si faccia le ossa e prenda le sue batoste.

«Lui comunque vive per la bici. Sogna le Olimpiadi. Ha questo pallino, davvero! Sarà che nei Paesi dell’Est i Giochi sono Giochi, ma ce le ha in testa. In cosa deve migliorare? Un po’ in generale nella gestione della vita da atleta, ma è giovanissimo».

Andrii Ponomar (classe 2002) durante gli Europei 2019
Andrii Ponomar (classe 2002) durante gli Europei 2019

Ellena sa cosa fare

In effetti quel che dice Bardelli non è sbagliato: che calendario farà Ponomar? Come sarà gestito? A queste domande ha risposto Giovanni Ellena, diesse dell’Androni.

«E’ stato tre giorni da noi, con gli altri ragazzi. Volevo conoscerlo. Di fatto è un ragazzino. E deve maturare molto. Già Umba anche se è coetaneo è più pronto, sarà che laggiù in Sud America li buttano nella mischia. L’idea era quella di farlo partire a fine aprile, al Tour de Bretagne solo che questo è stato annullato. Così stiamo valutando l’idea di farlo iniziare al Giro di Turchia. E’ vero che è una corsa già più importante, però ci sono strade larghe, non pericoloso, il gruppo non è troppo nervoso e poi ha concomitanze importanti.

«Da domani siamo in ritiro in Liguria e divideremo i ragazzi in gruppi. Lo potremmo vedere da vicino, iniziare a lavorarci anche perché sinceramente deve anche perdere un po’ di peso. Ci sta che questo inverno abbia messo su qualche chilo in più. E’ stato un “dramma” con i pro’ figuriamoci con gli junior che hanno corso poco e finito prima».

Insomma, con Ellena Ponomar è in ottime mani e potrà tranquillamente mostrare tutto il suo potenziale che, sembra, essere davvero importante.