EDITORIALE / Il ciclismo dei giovani, i calendari e i conti in rosso

10.06.2024
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A un certo punto bisogna dire le cose come stanno. E a chi butta fango senza approfondirle, si potrebbe dire che la situazione del ciclismo italiano di base dipende da una multiforme serie di fattori. La gestione federale che ad ora non sta spingendo sull’attività giovanile vera e propria, ma non solo quella. Con il Giro Next Gen appena partito, abbiamo sentito dire che le continental italiane e le vecchie squadre elite/U23 sono piccole realtà asfittiche senza prospettive e questo non ci sembra del tutto giusto.

C’è chi sta in piedi per miracolo, vero, ma anche chi ci riesce in cambio di sacrifici notevoli in un ambiente che da tempo gli ha voltato le spalle. Fanno quello che possono, cercando in molti casi di migliorarsi. Sono espressione di un ciclismo che ha bisogno di rifondarsi e vivono grazie a un volontariato che non sa più quale direzione prendere. Anche perché a livello nazionale nessuno ha ancora avuto la voglia, la lungimiranza e probabilmente la competenza per organizzare loro un calendario all’altezza. Sono quel che abbiamo: siamo certi che tutti lavorino per valorizzarlo?

Jakob Soderqvist ha vinto la crono inaugurale di Aosta: la prima maglia rosa parla svedese (foto Giro Next Gen)
Jakob Soderqvist ha vinto la crono inaugurale di Aosta: la prima maglia rosa parla svedese (foto Giro Next Gen)

La WorldTour italiana

Andiamo anche oltre: se non ci fossero schiere di agenti che prendono giovani atleti e li portano all’estero, forse la situazione sarebbe un po’ meno difficile. Nelle squadre italiane correrebbero i migliori italiani e al Giro Next Gen magari farebbero risultato e belle figure. A quel punto, ispirati dai risultati e non dalle promesse, i manager stranieri avrebbero un valido motivo per contattarli.

Volete che non si trovassero poche squadre italiane disposte a far correre Savino, Toneatti, Sambinello, Milan, Belletta e Delle Vedove? Probabilmente li avrebbero messi al centro delle operazioni e qualcosa avrebbero potuto fare, anziché restarsene a casa in attesa del loro turno. Quando si dice che al nostro ciclismo manca la WorldTour italiana, prima di fare spallucce, si tenga conto anche di questo fattore.

Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, con due voti contrari e un astenuto (foto FCI)
Il quarto Consiglio Federale del 2024 ha approvato il bilancio consuntivo 2023, con due voti contrari e un astenuto (foto FCI)

La Ciclismo Cup

Chi all’interno della Federazione si occupa di promuovere il ciclismo in Italia? Come vanno i tesseramenti di allievi e allieve? Dove è finita la Coppa Italia o Ciclismo Cup che dir si voglia? Perché non c’è più la formula che in Francia tiene in piedi l’attività delle squadre cosiddette minori, proponendo loro un calendario ben distribuito per tutto l’arco della stagione?

Le corse muoiono, le società chiudono, i corridori migrano. E la cosa più sensata che si trova da fare è puntare il dito verso le squadre che non fanno un’attività adeguata? Quanto investe la Federazione per riqualificare la loro attività? Qualcuno ha pensato di ridisegnare il modello del ciclismo in questo Paese, studiando, creando sinergie e magari prendendo spunto da altre federazioni (come quella del tennis) che dopo anni di sacrifici e investimenti mirati, sta ora raccogliendo frutti inimmaginabilli?

La Coupe de France è il fiore all’occhiello della Federazione francese e spinge l’attività sul territorio nazionale
La Coupe de France è il fiore all’occhiello della Federazione francese e spinge l’attività sul territorio nazionale

I soldi dalla base

Leggendo il bilancio FCI appena approvato, si evince che sono stati spesi più di 6 milioni di euro per attività sportiva, riconducibile quasi esclusivamente al funzionamento delle nazionali. Fra le entrate, invece spiccano il contributo di Sport e Salute (intorno ai 10 milioni) e le tasse a carico dei tesserati (poco più di 18 milioni), mentre le entrate per sponsorizzazioni e pubblicità ammontano a poco più di 2 milioni di euro.

E’ un sistema in perdita che si tiene in piedi grazie ai contributi del suo popolo. Sta ai revisori dei conti dire se si debba considerarlo in equilibrio precario o rassicurante, anche se la storia federale non ha mai visto un bilancio rimandato al mittente. Ci si copre e ci si nasconde dietro tolleranze tranquillizzanti. Per cui se anche il risultato economico continua a essere poco esaltante, il fondo di dotazione minimo definito dal CONI è talmente basso da far sembrare ogni disavanzo non troppo grave. Come spiegheranno alla base, che versa così tanti soldi per tesseramento e affiliazioni (da cui vanno scalati i costi assicurativi), che le cose là sotto non vanno poi così bene?

I conti del Giro donne

Di fatto i conti della Federazione hanno subito un duro colpo anche per il pagamento della produzione televisiva del Giro donne (poco più di 700 mila euro), senza la quale sarebbe venuta meno l’inclusione nel WorldTour con il probabile passo indietro di RCS. Per forza alla presentazione del Giro Next Gen l’amministratore Paolo Bellino, con una gaffe un po’ sfrontata, ha ringraziato il presidente Dagnoni per avergli permesso di unificare l’organizzazione dei Giri d’Italia. Gli sono stati serviti su un bel piatto d’argento, senza alcun vincolo tecnico o legato alla promozione del movimento.

Alla presentazione del Giro Next Gen, da sinistra, Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Paolo Bellino
Alla presentazione del Giro Next Gen, da sinistra, Vegni, il ministro Abodi, Dagnoni e Paolo Bellino

Quale prospettiva?

Il trend dei conti federali è in calo. Ricostruendolo dai dati messi insieme di anno in anno, si è passati dall’attivo di 2.650.000 del 2020 (quando l’assenza di attività causa Covid permise di risparmiare parecchio) al passivo di 1.317.000 del 2023.

In tutto questo e consapevoli che non sia per niente facile mandare avanti una simile struttura, quanta fetta del budget spetta ad esempio all’organizzazione di cronometro nelle categorie giovanili, per il supporto dei Comitati regionali, per la creazione di un calendario che sia un senso alla nostra attività di base?

Si parla di 800 mila euro destinati ai Comitati e di 170 mila per l’organizzazione delle prove del Trofeo delle Regioni su Pista 2024. Hanno annunciato quasi 11.000.000 di euro in entrata “per i prossimi sei anni, a partire dal 2024, come minimo garantito per la gestione dei diritti di immagine della FCI, legati in particolare alla visibilità della maglia azzurra”. Aspettiamo la conferenza stampa e i relativi dettagli.

Quello che c’è di certo è che abbiamo una WorldTour, che è l’Italia della pista. Ad essa si destinano le risorse migliori, perché probabilmente lo scintillare di una medaglia d’oro coprirebbe quello che non si vuole mostrare. La sensazione è che si stia sfruttando ancora l’onda lunga del lavoro di Cassani. A lungo andare, questo è il modo giusto perché quelle medaglie continuino ad arrivare con regolarità o non piuttosto una gestione carpe diem, che non si cura troppo del futuro?