Anche per Egan Bernal il 2020 è stato un anno orribile. Certo con minor impatto rispetto a chi ha conosciuto la disoccupazione e peggio ancora la scomparsa dei propri cari, tuttavia anche il colombiano ha dovuto rimettere insieme i cocci di una vita che sembrava avviata verso la perfezione e di colpo ha iniziato a sgretolarsi.
Portal, primo colpo
Prima la morte di Nicolas Portal, il direttore sportivo del team Ineos-Grenadiers, scomparso per un infarto a soli 40 anni. Era lui ad occuparsi dei più giovani e con Egan aveva condiviso la scalata alla maglia gialla, partendo dalle ricognizioni. Quei ritiri di lavoro duro, in cui tuttavia si era sviluppato uno splendido clima cameratesco.
«La gente dovrebbe sapere che oggi abbiamo perso un essere molto importante per la nostra squadra – scrisse Egan su Instagram – per il ciclismo e lo sport in generale. Era il nostro direttore sportivo e la persona che mi ha guidato dall’ammiraglia attraverso la maggior parte dei miei ricordi più belli in questo sport. Era sempre allegro, con una buona carica, una mente fredda, calcolatore e con tanta energia. Sapeva guidare un’intera squadra nei momenti difficili. L’ho sempre ammirato moltissimo. Adesso spero che da qualche parte e in qualche modo continui ad accompagnare noi e la sua famiglia».
Ancora a luglio, quando il Tour de France era nel mirino e il colombiano era il leader designato del Team Ineos, anche il minimo riferimento gli costava fatica.
«La verità è che preferisco non parlarne – diceva – è un argomento che mi colpisce molto, quindi non mi sento pronto a farlo».
Xiomi, secondo colpo
Poi la separazione da Xiomara, la compagna di una vita. Su questo Egan è stato molto discreto, come sempre per le cose che riguardano la sua famiglia. La notizia è stata data appena quattro giorni dopo la morte di Portal da La Red, trasmissione di Caracol Television, ma pare che la separazione risalga ai primi di febbraio. In un’intervista, proprio Xiomi ha rilasciato una dichiarazione che non ha lasciato spazio a dubbi.
«C’è grande affetto – ha spiegato – siamo molto amici, continuiamo a lavorare insieme e so che le nostre vite andranno bene. Le cose cambiano. Egan ha bisogno di maggior tranquillità e di restare concentrato, ma ci vogliamo bene. Abbiamo concluso il nostro ciclo. La vita propone cose nuove che dobbiamo mettere a fuoco».
Di certo un marzo molto duro per il giovane campione di Zipaquira, impegnato in quel momento ad allenarsi verso una ripresa di cui nessuno sapeva nulla. Le solite foto su Instagram lo rappresentavano prima sui rulli e poi finalmente all’aria aperta, grazie all’intervento di Quintana che era riuscito a far sbloccare la possibilità di allenarsi all’aperto per i corridori professionisti.
Ritorno e vittoria
Il ritorno in Europa è stato in ogni caso molto positivo. Forte del lavoro svolto in altura, Egan ha debuttato alla Route d’Occitanie, vincendo una tappa e la classifica. Poi al Tour de l’Ain sono venuti due secondi posti di tappa e quello in classifica alle spalle di Roglic. E mentre in casa Ineos si cercava di capire se Froome sarebbe stato in grado di rientrare per il Tour, Bernal ribadiva concetti già espressi nelle settimane precedenti.
«Non lo so come andrà il Tour – diceva – di certo i corridori più grandi hanno esperienza e sanno come si fa per arrivare in buona forma. Di solito trovano la condizione mano a mano che la gara va avanti. Passano sempre da poco a tanto e in questo modo arrivano all’ultima settimana e alla crono nelle migliori condizioni. I giovani però possono trovare la forma più in fretta, ma dire che è un vantaggio, non lo so».
In realtà in queste parole c’è la storia del 2020, dalla vittoria di Pogacar al Tour, fino alle giovani sorprese del Giro. Con la seconda settimana decisiva, mentre i più esperti raggiungevano a fatica il picco. Ma il Tour Bernal non lo concluderà, come pure si dovrà fermare al Delfinato, dove la prima spia del mal di schiena lo costringerà a ritirarsi.
Schiena, terzo colpo
«Mi sento bene – fa sapere dalla Colombia – è stato un infortunio un po’ complicato, ma stiamo lavorando molto duramente per tornare al livello giusto il prossimo anno. Abbiamo fatto dei test e abbiamo capito che il dolore nasce dal fatto che ho una gamba leggermente più corta dell’altra. In verità è un dolorino che c’è sempre stato. L’anno scorso durante il Tour che ho vinto, ma anche l’anno prima e da quando facevo mountain bike, quel punto mi ha sempre dato fastidio. In quarantena ho fatto tanto lavoro sui rulli e sono passato da zero ai lavori di intensità. Penso che questo abbia causato l’irritazione del nervo che ha interessato un disco nella colonna vertebrale, che a sua volta innesca il dolore. Serve un lavoro graduale, perché direi che non sia il caso – ha concluso con ironia – di operarsi per accorciare l’altra gamba».
E Cioni fa il punto
Dario Cioni, che del Team Ineos è uno dei preparatori, si è tenuto sulla stessa linea.
«Nessuno è perfetto – ci ha detto – siamo tutti asimmetrici e non è raro avere una gamba più corta dell’altra. Potrebbe davvero essere uno scompenso che si è evidenziato sotto sforzo. Per quanto so io, il problema è stato individuato e si sta lavorando per risolverlo. Stiamo riprendendo l’attività con due settimane di ritardo rispetto al passato, anche perché fino a poco fa quelli della Vuelta ancora correvano. Visto che spostando tutto avanti di due settimane, si sarebbe trattato di fare il ritiro a Natale, abbiamo deciso di spostarlo a gennaio. Prima, vista la situazione, è difficile fare grosse cose. Vediamo come cambia il contagio, sapendo che molti corridori si sposteranno per conto loro in luoghi più caldi. A Gran Canaria ad esempio pare che la situazione Covid sia sotto controllo e fa sempre caldo. E noi li seguiamo via internet, perché dovunque abbiano una connessione, i dati di allenamento arrivano nel sistema. Anche quelli di Egan».