Olimpiadi in archivio, per Leuven ci serve un Bettiol da Fiandre

30.07.2021
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Probabilmente la sensazione del crampo Bettiol la conosce bene. Ci sono atleti che in qualche modo vi sono predisposti e siccome lo sanno, sono consapevoli anche di tutto quello che serve per scongiurarli. Il guaio è che forse le solite precauzioni non bastano se vai a correre le Olimpiadi in Giappone. Quando tutto viene spostato al limite, lo stress fisico s’impenna e puoi ritrovarti di colpo inchiodato su un dolore che conosci e contro cui hai poco da fare. Lo ha spiegato benissimo Malori stamattina. Perché, oltre al toscano, ne ha fatto le spese anche Izagirre nella crono e chissà quanti altri dal nome meno illustre, nei torridi giorni giapponesi. In archivio le Olimpiadi della strada con tutto quello che di bello ci hanno lasciato, si volta la pagina.

Moscon doveva essere il suo punto di appoggio nel finale dei Giochi, ma il crampo lo ha tradito
Moscon doveva essere il suo punto di appoggio nel finale dei Giochi, ma il crampo lo ha tradito

«Ne ho parlato con il dottore – ha detto Bettiol dopo la cronometro – e non ci siamo dati spiegazioni. Bisognava stare attenti alla dose di caffeina, ma abbiamo fatto in modo di non eccedere. Semplicemente è il mio fisico che ogni tanto, quando va fuori soglia, viene preso dai crampi. L’unica nota positiva è che nel 2019 alla Strade Bianche ho avuto i crampi e dopo un mese ho vinto il Fiandre. In più mettiamoci che qui in Giappone il clima è molto umido, quindi può succedere…».

Verso Leuven

Sulla strada di Alberto, il cui contratto con la EF Education-Nippo arriverà sino al 2023, si staglia ora il campionato del mondo, cui giungerà tramite la Vuelta. Ce lo aveva raccontato quando lo incontrammo a Livigno alla fine di giugno: la corsa spagnola sarà funzionale alla sfida iridata e la squadra lo ha accontentato.

La tappa vinta al Giro gli ha aperto le porte della nazionale. Lui l’ha messa in archivio ed è ripartito
La tappa vinta al Giro gli ha aperto le porte della nazionale. Lui l’ha messa in archivio ed è ripartito

«Dentro di me, porto via da queste Olimpiadi delle buone sensazioni – ha detto – sapendo che comunque siamo a metà della stagione. La prima parte si è conclusa con il Giro d’Italia, la seconda è appena cominciata con una bella prova alle Olimpiadi e prosegue con la Vuelta e il campionato nel mondo».

Una bella crono

La bella prova è più quella della crono di quella su strada, nonostante fosse partito per la prima come principale speranza azzurre e non avesse nulla da perdere nella seconda. Lo stesso Bradley Wiggins, a Tokyo con Eurosport, ha commentato positivamente la sua gara.

Tre giorni dopo la prova su strada, Alberto ha corso la crono, cogliendo l’11° posto
Tre giorni dopo la prova su strada, Alberto ha corso la crono, cogliendo l’11° posto

«A crono Bettiol è questo – ha detto Alberto – anche se rispetto ai grandi specialisti, come Dennis e Dumoulin, devo ancora migliorarmi e ci riuscirò piano piano con la mia squadra. Sono riuscito a dare il massimo fino all’arrivo, è difficile per me trovare dei punti in cui potevo spingere di più. Quando si riesce a dare tutto, è positivo. Ho rimpianti solo per la strada, anche se non potevo fare di più perché non è dipeso da me. Siamo stati una squadra con la S maiuscola, attualmente questo è il nostro livello. Ovviamente per quanto riguarda la corsa su strada non abbiamo adesso in Italia corridori che possano vincere una Liegi o il Lombardia. E alla fine l’Olimpiade è stata una grande classica. Abbiamo fatto del nostro meglio, abbiamo cercato di collaborare, siamo stati squadra».

Per vincere il mondiale, visto il percorso, servirà un uomo da Fiandre e Bettiol il Fiandre lo ha vinto. E’ l’unico fra gli italiani in attività a poterlo dire. Speriamo che per fine settembre, tutto si incastri nel giusto verso e che in qualche modo i crampi di Tokyo portino bene. Perciò, caro Betto, fai un bel respiro e buon ritorno a casa.

Sul futuro, Cassani abbottonato: ora pensiamo al mondiale

29.07.2021
3 min
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Dall’Olimpiade al mondiale, Davide Cassani guarda già al futuro. Al termine della cronometro maschile a cinque cerchi di ieri al Fuji Speedway che ha visto il nostro Filippo “Top” Ganna fermarsi a 1”74 dal podio, abbiamo intercettato il commissario tecnico azzurro prima del suo rientro in Italia (domani) per preparare gli altri appuntamenti della stagione.

Davide Cassani fa ora rotta su europei e mondiali, poi il Consiglio Generale ridiscuterà il futuro dei tecnici azzurri
Davide Cassani fa ora rotta su europei e mondiali, poi il Consiglio Generale ridiscuterà il futuro dei tecnici azzurri
Come hai visto Filippo dopo la crono?

In un percorso di 44 chilometri con 800 metri di dislivello ha fatto una super gara. Purtroppo, per meno di due secondi non ha preso una medaglia o per quattro l’argento. Poi, guardate anche Van Aert cosa ha fatto: i primi due sono corridori che vincono i Grandi Giri, più leggeri. Più di così Pippo non poteva fare.

Alla vigilia vi aspettavate questo riscontro?

E’ andato anche più forte del previsto. Al primo intertempo era in testa, poi sugli strappi duri ha pagato. I miei favoriti alla vigilia erano Van Aert, Roglic, Dumoulin ed Evenepoel insieme a Filippo.

Tornando alla prova su strada: cosa è mancato?

Sull’ultima salita, c’erano 12 corridori di 12 nazioni differenti e l’Italia era presente. Ci ha fermato un crampo, perché Alberto stava bene e si è visto anche come è andata ieri. Bettiol l’ho portato non per la tappa che ha vinto staccando Cavagna, ma per quando a Sestola è restato coi primi o quando a Sega di Ala ha resistito in salita per stare vicino al suo compagno di squadra

Dopo le Olimpiadi, Ganna verso i mondiali crono in Belgio? Il piano per l’immediato futuro dovrebbe essere questo
Dopo le Olimpiadi, Ganna verso i mondiali crono? Il piano per l’immediato futuro dovrebbe essere questo
Il riscatto a cronometro di Ganna arriverà già al mondiale?

Ci proviamo, perché il percorso sarà totalmente pianeggiante. Per tornare sul risultato di ieri, non parlerei di delusione, ma di rammarico, disdetta. Per 20 metri ha perso il bronzo, per 80 l’argento: gli vanno soltanto fatti i complimenti.

E per la gara in linea hai già un’idea?

Con diversi corridori abbiamo già fatto un programma di massima e per alcuni prevede la Vuelta.

Ci fai qualche azzurro che potrebbe essere protagonista nella corsa iridata?

Colbrelli, Trentin, ma anche Nizzolo e Bettiol possono dire la loro: è un percorso che si addice alle loro caratteristiche. Per fare un esempio, la Slovenia punterà su Mohoric.

«Bettiol è andato a Tokyo non per la tappa vinta al Giro – dice Cassani – ma soprattutto perché ha dato ha dato grandi segnali in salita»
«Bettiol a Tokyo non per la tappa vinta al Giro – dice Cassani – ma per i segnali in salita»
Che cosa ha rappresentato per te quest’Olimpiade?

Un’emozione straordinaria, soprattutto per uomini di sport come noi, che mi porterò sempre dentro.

Se diciamo Parigi 2024?

Sarà tutta un’altra cosa e Ganna avrà tre anni in più e da 25 a 28 anni c’è solo da guadagnarci.

Magari lo schiererai anche per la prova in linea?

Bisogna vedere quali sono le intenzioni del presidente (Cordiano Dagnoni è con i 5 azzurri della strada nella foto di apertura, ndr), perché mancano ancora 3 anni ai Giochi.

Ganna, questa sconfitta sarà benzina su pista

28.07.2021
4 min
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La calma è la virtù dei forti e sarà per questo che Filippo Ganna è calmissimo. Per quanto possa bruciare una sconfitta per uno schiocco di dita, c’è sempre da trarne insegnamento per il futuro, sia prossimo sia più lontano. E così fa la Locomotiva di Verbania, soltanto pochi minuti dopo che, per meno di due secondi (1”74 a voler andar a contare i centesimi) ha visto volar via quella medaglia che in tantissimi, non solo gli appassionati di ciclismo, vedevano già al suo collo.

Sul podio campioni dei grandi Giri come Dumoulin e Roglic e uno specialista forte in salita come Dennis
Sul podio campioni dei grandi Giri come Dumoulin e Roglic e uno specialista forte in salita come Dennis

Gente da Tour

Il nostro Top Ganna però non è decollato come ci aveva abituato negli ultimi 12 mesi, dal trionfo iridato all’autodromo di Imola alle 5 cronometro vinte in serie negli ultimi due Giri d’Italia tra l’autunno e la primavera scorsi.

«Ho giocato le mie carte ed ovviamente c’è un po’ di rammarico perché eravamo tanti in pochi secondi – ha ammesso – c’è gente sul podio che era al Tour de France fino all’altro giorno e che vince corse a tappe».

In effetti, come dargli torto: sia il dominatore assoluto della crono olimpica Primoz Roglic sia il rinato Tom Dumoulin ne hanno vinti tre in due: le ultime 2 Vuelta di Spagna (per lo sloveno) e il Giro d’Italia 2017 (per l’olandese che ha ritrovato la passione per il suo lavoro). E Rohan Dennis? Sicuramente tutti ve lo ricordate a spianare la strada in salita a Tao Geoghegan Hart al Giro d’Italia, soprattutto sullo Stelvio.

Dislivello record

Con il fisico che si ritrova e visto il percorso ai piedi del Monte Fuji, Superpippo ha già fatto un miracolo.

«Prima della crono, nei giorni scorsi – racconta – avevo sentito Dario (David Cioni, allenatore della Ineos Grenadiers, ndr) e avevamo calcolato che dovevo metterci tre minuti in più, per cui direi che va bene. Qui c’erano 800 metri di dislivello, mica 200 e per me Roglic è sempre stato l’uomo da battere. Un percorso così duro l’avevo trovato soltanto in Yorkshire, dove però ero riuscito a salire sul podio. Più di così non potevo fare, magari ci riuscirò a Parigi, dove ci sarà un percorso più adatto alle mie caratteristiche, qui purtroppo era troppo dura per me. Scalatore ancora non lo sono, magari».

Ganna ha guadagnato nei tratti veloci e subito il ritmo in salita: visto il percorso, una sconfitta difficile da scongiurare
Ganna ha subito in salita: visto il percorso, una sconfitta difficile da scongiurare

Nessun rimpianto

Eppure ci ha provato e per poco non ci regalava la prima medaglia olimpica a cronometro della storia.

«Riuscivo a guadagnare tanto nei pezzi in discesa e nei tratti tecnici – spiega – mentre in salita mantenevo i miei valori. Sono gli altri che vanno più forte in questo momento. Ho fatto quello che potevo e che era nelle mie corde. Sono tranquillo e non ho nessun rimpianto, perché penso che se l’Olimpiade fosse stata lo scorso anno, forse non avrei nemmeno fatto questa gara, non avevamo ancora deciso con Davide (il ct Cassani, ndr)».

Ora la pista

E ora, messa via la sconfitta, si sfreccia in pista, direzione Velodromo di Izu, dove l’aspettano Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan.

«Abbiamo rotto il ghiaccio, cominciato l’Olimpiade – sorride – ora cerchiamo di ottenere quello per cui siamo qui». A chi pensa che il doppio obiettivo abbia potuto togliergli smalto per la strada, replica deciso: «Il mio impegno era diviso in due parti, non rimpiango niente e rifarei tutto uguale».

Il toscano Bettiol ha dato il massimo, ma sa di poter crescere
Il toscano Bettiol ha dato il massimo, ma sa di poter crescere

Obiettivo quartetto

Ora metterà tutta la sua grinta per l’inseguimento a squadre: il 3 agosto ci sono le qualificazioni, il 4 le finali che mettono in palio le medaglie. Ganna carica la banda di Marco Villa.

«I ragazzi sono arrivati ieri – dice – speriamo che abbiano messo a posto anche loro il jet lag già oggi e che la gamba cominci a girare bene. Siamo fiduciosi e vediamo adesso come andranno i primi allenamenti. Se in pista andrà bene, magari non dimentico del tutto la gara odierna, ma sicuramente passa in secondo piano».

EDITORIALE / Siamo certi che l’avvicinamento sia stato giusto?

26.07.2021
4 min
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Siamo proprio sicuri che l’avvicinamento degli azzurri alle Olimpiadi sia stato il migliore possibile? Nella stessa sera della corsa Cassani è parso rassegnato davanti alla superiorità degli avversari. E all’osservazione se non sarebbe stato meglio suggerire ai nostri ragazzi la partecipazione al Tour de France, la sua risposta è stata trasparente: «Non posso essere io a suggerire ai team dove far correre i loro atleti». Sacrosanto, eppure paradossalmente la situazione avrebbe fornito l’occasione di lavorare diversamente. Facciamo un passo indietro.

Il podio di Tokyo 2020: da sinistra Van Aert, Carapaz e Pogacar, reduci da un Tour di altissimo livello
Il podio di Tokyo 2020: da sinistra Van Aert, Carapaz e Pogacar, reduci da un Tour di altissimo livello

Occasione mancata

Quando alle Olimpiadi correvano i dilettanti, che nell’anno olimpico non disputavano neppure il mondiale tanta era l’importanza dei Giochi, la federazione approntava un piano di avvicinamento e preparazione al limite del maniacale. Nulla doveva sfuggire al caso. Prima di Barcellona 1992, Giosuè Zenoni e Antonio Fusi misero in tavola un programma pazzesco che fruttò l’oro su strada di Casartelli e l’argento nella 100 Chilometri. Quando lo stesso Fusi, divenuto tecnico dei pro’, iniziò a preparare la trasferta di Sydney, toccò con mano l’estrema difficoltà del suo nuovo ruolo.

Il professionismo non rinuncia alla sua agenda, figurarsi se l’Uci rinuncerebbe mai a un mondiale ogni quattro anni. Eppure proprio questa volta, con il solo Nibali al Tour e gli altri in montagna, perché la Federazione non ha colto la palla al balzo, organizzando un ritiro con gli altri e gestendo il loro avvicinamento?

Ciccone si è visto un paio di volte in testa al gruppo, ma ha chiuso a 11’27”
Ciccone si è visto un paio di volte in testa al gruppo, ma ha chiuso a 11’27”

Niente mai per caso

In una chiarissima intervista con Laura Martinelli, è emerso chiaramente che l’avvicinamento ideale alle gare giapponesi, dati fuso orario e caldo, avrebbe richiesto di trasferirsi là due settimane prima. In questo quadro, una dettagliata strategia alimentare e di integrazione avrebbe permesso agli azzurri di adattarsi alla grande umidità e di non ritrovarsi, ad esempio, alle prese con i crampi. In una altrettanto chiara intervista con Malori a proposito di Van Aert, è emerso che sarebbe stato meglio andare a Tokyo 2-3 giorni prima, in modo da non avere il tempo di risentire di fuso e fattori ambientali: vado, corro e riparto. I nostri sono volati in Giappone una settimana prima della corsa e a quanto ci risulta, a parte le prelibatezze di Mirko Sut, non avevano una strategia alimentare per assorbire il cambio di ambiente. C’era da sperare che ad essa avessero pensato le loro squadre.

Moscon è arrivato a Tokyo con 6 giorni di corsa nell’ultimo mese e un ritiro sullo Stelvio
Moscon è arrivato a Tokyo con 6 giorni di corsa nell’ultimo mese e un ritiro sullo Stelvio

Il Tour e la Sardegna

I primi otto di Tokyo venivano dal Tour. Sono arrivati in Giappone quattro giorni prima della corsa avendo nelle gambe l’abitudine alla fatica sviluppata in Francia. I nostri che cosa hanno fatto?

Si sono allenati da sé fra Livigno e lo Stelvio. Poi hanno corso in Sardegna (in apertura, Bettiol e Caruso).

Bastano tre giorni di gara su percorsi da velocisti per essere all’altezza di coloro che escono dal Tour? Non sarebbe stato quantomeno necessario chiedere di avere tappe durissime, visto l’impegno che li attendeva?

Nibali ha attaccato con Evenepoel, poi ha chiuso a 11’27”. Perché non finire il Tour?
Nibali ha attaccato con Evenepoel, poi ha chiuso a 11’27”. Perché non finire il Tour?

Valgono più di così

Quando alle Olimpiadi andavano i dilettanti, gli organizzatori erano ben lieti di adattare i percorsi delle gare di preparazione per partecipare allo sforzo olimpico. Questa volta non è andata così. E priva di un piano di avvicinamento convincente e senza corse nelle gambe, l’Italia è andata a Tokyo come i nostri antenati sfidarono l’inverno russo con le scarpe di cartone. Le Olimpiadi avrebbero meritato una programmazione di profilo più alto. Quei cinque ragazzi valgono molto più di quel che hanno potuto dimostrare e non possono essere i programmi dei team a scandire la preparazione della nazionale per le Olimpiadi. Se solo fossero stati preparati al pari di coloro che li hanno piegati come fuscelli, a Tokyo ne avremmo viste delle belle.

Il momento chiave della nostra corsa? Il dannato crampo

24.07.2021
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Davide Cassani si è preso un paio d’ore per fare mente locale e quando risponde si capisce che ha già parlato con i corridori. Anche perché i corridori sono già partiti: stanotte dormiranno a Tokyo e domattina prenderanno il volo per l’Italia. Il cittì azzurro racconta e parte da Bettiol e il suo crampo

«Era arrabbiato nero – dice – ha finito che neppure era stanco. E’ arrivato a una curva, si è alzato per rilanciare e gli è arrivato addosso il crampo. Era il nostro uomo di punta. Lo avevamo visto andare forte, ma certo ci è mancata la resistenza mostrata dagli scalatori usciti dal Tour. Però ci siamo mossi bene. I ragazzi hanno cercato di portare Alberto davanti all’ultima salita. E sembra strano da dire, ma c’è stato davvero un momento chiave nella corsa, quel maledetto crampo. Sapevamo che su Mikuni Pass sarebbero rimasti in dieci e noi c’eravamo».

Pensi che nell’avvicinamento si potesse fare di più?

Che cosa? Non comando a casa degli altri, non stava a me chiedere di mandare questo o quel corridore al Tour.

Il caldo è stato così decisivo?

Soprattutto nelle prime due ore era asfissiante. Tanti sono saltati per quello. E alla fine sono arrivati gli scalatori, perché è stata una corsa dura, durissima.

Gli azzurri secondo Cassani hanno fatto quel che gli è stato chiesto
Gli azzurri secondo Cassani hanno fatto quel che gli è stato chiesto
Scalatori usciti dal Tour. Abbiamo già parlato della necessità di dare i nomi con largo anticipo: se non fosse stato così, avresti valutato Cattaneo e altri usciti bene dal Tour?

Ma ho dovuto dare i nomi prima del 5 luglio, poco da dire. Sono soddisfatto della squadra, hanno fatto tutto quello che gli ho chiesto e che avevamo concordato.

Può avervi penalizzato il fatto di essere arrivati solo quattro giorni prima? Quelli del Tour sono arrivati in extremis…

Mentre i fratelli Yates ed Evenepoel sono arrivati due settimane prima e anche loro non hanno tirato insieme granché.

Caruso ha fatto la sua parte, provando a lavorare per il team
Caruso ha fatto la sua parte, provando a lavorare per il team
Bettiol era davvero arrabbiato?

Era nero. Quando ti arriva un crampo del genere, non riesci neanche a spiegarti il perché. Se ha bevuto poco o altro. Si è ricordato e ci raccontava di aver avuto i crampi anche alla Strade Bianche, nell’anno in cui poi vinse il Fiandre.

Quello che è successo oggi può dare indicazioni per la crono?

Può insegnare che il caldo è un brutto cliente, ma per il resto c’è poco in comune. Ganna e Bettiol sono qua con me e per Pippo il problema è che non c’è un solo metro di pianura.

Ulissi, buona la prima. Presa Sassari, il favorito adesso è lui?

15.07.2021
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Quattro anni dopo, la Sardegna sapeva esattamente dove ritrovare il grande ciclismo. Ad Alghero, sul lungomare del porto che nel 2017 era vibrante di passione popolare per il Giro d’Italia numero 100, gli appassionati veri sono andati ad annusare il profumo della corsa. La Settimana Ciclistica Italiana – cinque tappe, categoria2.1 – è il prodotto del connubio tra l’Isola, con Carmelo Mereu (Rally Costa Smeralda, per capirci) e il ciclismo, rappresentato da quel vecchio “lupo di strada” che è Adriano Amici (cioè il Gs Emilia). Formalmente è la prima edizione, la prima tappa da Alghero a Sassari, di fatto la trentesima di quel Giro di Sardegna che nel calendario Uci è inserito a ottobre, ma non si disputerà.

Intervista per caso

Ma torniamo sul molo Dogana, battuto da un traversone che ha l’unico merito di portar via nuvoloni grigio-piombo, dove un corridore sta rispondendo alle domande di una giornalista Rai prima di salire sul palco della presentazione assieme ai compagni della Uae Emirates. Il suo nome è Diego Ulissi e alla fine della giornata la giornalista scoprirà di aver intervistato il vincitore della prima tappa. Un successo squillante, forse tardivo pensando a quelle maglie azzurre in partenza per Tokyo che strappano gli applausi più convinti.

Masnada è sceso da Livigno per questa corsa. In precedenza era sceso per il campionato italiano, arrivando secondo
Masnada è sceso da Livigno per questa corsa

Profumo di mare

La Alghero-Sassari, 156 chilometri scarsi, ha gli ingredienti che nell’Isola non mancano mai. Il Giro di Sardegna ha una solida base tradizionale. Il suo albo d’oro ha quattro quarti di nobiltà, si interrompe nel 2011 con Michele Scarponi che vince sulla Giara e Peter Sagan che conquista la classifica generale. Questa è una corsa nuova, ma lì siamo. Come ogni Giro di Sardegna ha percorsi complicati ma che non chiudono la porta in faccia ai velocisti. Nel 2009 vinse Daniele Bennati e fu la sua unica corsa a tappe. E poi c’è il vento e alla partenza da Alghero si sente molto bene. Soffierà contrario per il primo quarto di corsa, ma porta il profumo del mare che a luglio il ciclismo non aveva mai sentito da queste parti. Si è sempre corso a febbraio e marzo, quattro volte a maggio, ma era il Giro d’Italia. Vento benedetto, se calerà ci sarà da cuocersi nei saliscendi dell’interno.

Nel Team Bahrain Victorious, oltre a Caruso anche Milan, uomo del quartetto
Nel Team Bahrain Victorious, oltre a Caruso anche Milan, uomo del quartetto

Vento a due facce

Intanto c’è il mare, anzi due. E’ il nome della strada che da Alghero porta, controvento, a Porto Torres. Da lì si inverte la rotta, il vento diventa amico, la corsa è già delineata con nove uomini al comando. Sono loro a prendersi i primi applausi dei sassaresi al passaggio sotto lo striscione d’arrivo, quando la tappa sta appena cominciando, anche se ci sono già 55 chilometri sulle gambe dei corridori. Dopo Sassari, capitale sarda del basket (Dinamo) e dei presidenti della Repubblica (Segni, Cossiga), la strada scende nella “chiocciola” che sarà decisiva nel finale e riprende a salire verso Ossi. Il primo Gpm è fatale a Rudy Barbier (Israel Start Up Nation), Evaldas Siskevicius (Delko) e Paolo Simion (Giotti Victoria- SaviniDue), poi Federico Burchio (Work Service Marchiol). I primi punti per la maglia verde sono per il norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X) su Luca Wackermann (Eolo-Kometa) e Simon Pellaud, lo svizzero della Androni-Sidermec che ha le doti da attaccante nel dna.

La corsa sfrutta il vento in poppa, il vantaggio sul gruppo sfiora i 4 minuti, poi li supera mentre davanti perde contato lo spagnolo Sagastibel Azurmendi (Euskaltel-Euskadi). Resiste bene invece il belga Rune Herregodts (Sport Vlaanderen-Baloise), ma la riscossa del gruppo è già iniziata.

Ulissi, fra gli esclusi di lusso da Tokyo, ha vinto così la prima tappa su Bettiol e Aleotti, reduce dalla vittoria al Sibiu Cycling Tour
Ulissi, fra gli esclusi di lusso da Tokyo, ha vinto così la prima tappa su Bettiol

Da Milan a Ganna

Sono le maglie rosse della Bahrain Victorious e quelle azzurre della nazionale, con un Filippo Ganna perfettamente calato nello scopo di questa corsa che guarda alle Olimpiadi, a condurre un inseguimento che prende corpo nell’ascesa verso la Necropoli di Mesu ‘e Montes. Da qualche chilometro, a Thiesi, la strada ha ripreso a guardare a nord e il maestrale è tornato nemico dei corridori. Fortuna che la strada scende, ma la sorte di Pellaud, che nel frattempo ha preso altri punti per assicurarsi la prima maglia di leader dei Gpm, e Herregodts è segnata.

Bettiol secondo, capannello degli azzurri dopo l’arrivo. Da sinistra, Masnada, Moscon e Ciccone
Bettiol secondo, capannello degli azzurri dopo l’arrivo

La spunta Ulissi

Si arriva a Scala di Giocca, antico punto cruciale delle Cagliari-Sassari, e si scatenano i grossi calibri. Provano Gianni Moscon, Giulio Ciccone, si agganciano Alberto Bettiol e Diego Ulissi, l’unico che non ha la maglia azzurra. Non si può ancora chiudere la corsa, perché nei 3 chilometri di discesa dritta e veloce che conducono al rettilineo finale diversi rientrano. Sono in quindici a svoltare a destra e affrontare e il rettilineo in leggera salita di via Duca degli Abruzzi. Alberto Bettiol prova a contestare la volata di Diego Ulissi, ma negli ultimi metri deve arrendersi

«Avevo sentito sensazioni buone sin dalla partenza», ammetterà Ulissi. La Settimana Ciclistica Italiana sulle strade della Sardegna è appena iniziata. I 2.500 metri di dislivello che si sommano lungo i 185 chilometri della seconda tappa, Sassari-Oristano, potrebbero essere l’ultima insidia per il toscano della Uae Emirates, diventato primo favorito della corsa sarda che ora attende le sfide tra i velocisti.

In montagna con Bettiol, fra Tokyo e il mondiale

01.07.2021
3 min
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Il toscano della EF Education-Nippo è a Livigno per allenarsi in vista della ripresa delle corse e della trasferta olimpica. Fa parte infatti del quintetto azzurro selezionato da Davide Cassani. E dopo le Olimpiadi, mirino su Vuelta e mondiali: le stradine delle Fiandre gli strizzano l'occhio.

Bettiol arriva a Trepalle che sono le 10, nell’hotel che sorge proprio sul passo Eira, per allenarsi con i ragazzi della Bahrain-Victorious. Il toscano alloggia con la sua compagna Greta nel centro di Livigno, ma fra due giorni salirà anche lui quassù, dove il cielo è più vicino e l’altimetro segna quota 2.172, che ne fanno il borgo più alto d’Italia. A cento metri da qui alloggia anche Tom Dumoulin, che saluta cordialmente, ma ha chiesto di non essere disturbato con interviste e video.

Anche Dumoulin è qui per preparare le Olimpiadi della cronometro
Anche Dumoulin è qui per preparare le Olimpiadi della cronometro

Anche Bettiol è qui per preparare le Olimpiadi e la sua presenza nel quintetto azzurro era già scritta. Cassani aveva cominciato a osservarlo da tempo. E se la vittoria di Stradella era suonata come una conferma, il segnale che aveva convinto il cittì azzurro erano state le sue prestazioni sulle salite lunghe, a partire dal giorno di Sega di Ala.

Così Bettiol è salito in altura, seguendo le indicazioni del suo preparatore Leonardo Piepoli. «Che adesso si fida – dice sorridendo – anche se bonariamente mi sta sempre addosso. Ma cercherò di fare tutte le cose nel modo giusto e di non deluderlo».

Oggi Stelvio

Il programma di giornata del corridore della Ef Education-Nippo prevede quattro ore, con il Foscagno, la discesa su Bormio, lo Stelvio, la discesa ancora su Bormio, poi la salita ai Laghi di Cancano e di nuovo il Foscagno fino a casa. Giorni pesanti, seminando e costruendo la forma, anche simulando lo sforzo del Monte Fuji e della salita più dura del circuito giapponese.

«A Tokyo partiremo alla pari – dice – ma la strada è severa e farà le differenze. Per cui a un certo punto, quando le cose saranno chiare, dovremo essere onesti e parlare fra noi, decidendo per chi lavorare».

Giro d’Italia 2021, la vittoria di Stradella è stata conferma di una grandissima condizione
Giro d’Italia 2021, la vittoria di Stradella è stata conferma di una grandissima condizione

Vuelta e mondiale

Dopo le Olimpiadi arriverà la prova che più di Tokyo gli strizza l’occhio, avendo vinto il Giro delle Fiandre: il campionato del mondo di Louvain.

«Sono due anni che Cassani me ne parla – sorride – e mi ha chiesto per questo di fare la Vuelta. La squadra ha accettato, così dopo le Olimpiadi rimarrò a casa per un paio di settimane, poi saranno in fila Spagna e mondiali. Trentin ha visto il percorso e dice che è adatto anche a me. Per cui non è certo il momento di mollare».

Cassani, cinque nomi: le ragioni delle scelte

01.07.2021
5 min
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Davide Cassani l’idea dei nomi da dare se l’era fatta al Giro d’Italia. E se un nodo restava da sciogliere era legato al nome di Vincenzo Nibali. Ma sono state le parole del siciliano, le sue sensazioni e le prestazioni in crescendo fra il campionato italiano e le prime tappe del Tour a spazzare via gli ultimi dubbi. A quel punto, pur potendo aspettare fino al 5 luglio, Cassani ha preferito dare un nome alle sue scelte, per consentire agli atleti di lavorare nel modo giusto. Spazzando via l’ultima incertezza e impostando al meglio i 30 giorni che li dividevano dalla gara olimpica.

Nibali si è conquistato il posto soffrendo al Giro e costruendo la condizione per le settimane successive
Nibali si è conquistato il posto soffrendo al Giro e costruendo la condizione per le settimane successive
Ma non è stato facile, giusto?

Alla fine certe scelte sono da mal di testa, trovarne cinque è sempre complicato, perché si tratta di lasciare a casa qualcuno che poteva meritare. I cinque hanno dimostrato di stare bene e a Nibali ho lasciato la porta aperta. Ha dimostrato di volerlo a tutti i costi, si è impegnato come non mai. E alla fine mi sono basato sulla fiducia nel corridore e la sensazione che sarà una presenza utile. Mi dispiace invece per Ulissi, Formolo, Masnada e Cattaneo, ma ripeto cinque sono proprio pochi.

Perché a un certo punto è venuta fuori un’intervista in cui sembrava avresti lasciato a casa Vincenzo?

Lo vorrei sapere anche io da dove è venuta fuori. Mi sembra di sognare. Ho detto che Nibali va a Tokyo, se se lo merita. Anche a lui ho sempre detto così, sapendo che mancava un mese ancora. Non ho capito il perché di quell’intervista, ma sono sereno. E lo conferma il fatto che anche Vincenzo non ha detto nulla.

Caruso c’era già a Rio 2016, ma dopo il suo Giro straordinario ha strappato il biglietto per il Giappone
Caruso c’era già a Rio 2016, ma dopo il suo Giro straordinario ha strappato il biglietto per il Giappone
Perché Nibali a Tokyo?

Non voglio portare non un cognome o un corridore per riconoscenza, ma perché sarà utile alla causa azzurra. Gli ho detto che era normale non andare forte al Giro dopo quelle due cadute. E se anche non sarà lì per vincere, avrà la possibilità di parlare e di dare le sue indicazioni. Credo di aver messo insieme una squadra che funziona. Mi sarebbe piaciuto aspettare di più, ma ho preferito dare prima i nomi per quello che dicevamo prima. Per dargli il tempo di prepararsi sereni.

Immagini mai il film della corsa?

Tutti i giorni e ogni giorno penso a come gestire le varie situazioni. Abbiamo una squadra diversa da quella di Rio, dove c’era un solo capitano e anche per questo ho fatto le mie scelte. Ora dovremo decidere come correre. Gli avversari arriveranno dal Tour e non solo. I colombiani saranno forti, i belgi, gli sloveni, gli spagnoli. Se a Rio eravamo tra i favoriti, a Tokyo non lo saremo. Per cui dovremo essere anche capace di interpretare le situazioni con ragazzi che a modo loro potranno essere risolutivi.

Voleva una tappa al Giro e Bettiol ha così lanciato un segnale a Cassani: Bettiol fra le prime scelte
Voleva una tappa al Giro e Bettiol ha così lanciato un segnale a Cassani: Bettiol fra le prime scelte
Credi che la ruggine fra Nibali e Ciccone sia superata?

Non ne ho dubbi. Sono due ragazzi intelligenti e quando si indossa la maglia azzurra, le difficoltà si spianano tutte.

Moscon ha fatto un bel Giro, ma di base ha lavorato…

Gianni sa fare tutto. Sa aiutare, è veloce e con la maglia azzurra si è sempre superato. Ho sempre avuto tanta fiducia in lui e so che si sta preparando benissimo. Sta crescendo, è cresciuto. A Lugano non aveva gli avversari del Tour, ma ha vinto. Abbiamo un rapporto particolare di fiducia reciproca e sono sicuro che a Tokyo avrò il Moscon vecchia maniera.

Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Moscon è uno di quelli su cui il cittì conta: «Lo conosco bene»
Quando si parte?

Il 17 luglio. Saremo fuori Tokyo, speriamo che le misure restrittive siano un po’ meno estreme. Decideremo i percorsi di allenamento il giorno prima, li comunicheremo e potremo andare. Ma del resto non staremo là tanto tempo. Arriveremo, faremo due allenamenti sul percorso e poi sarà tempo di correre. Piuttosto, siete ancora a Livigno?

Ciccone ha mostrato al Giro una grande condizione. E’ veloce e scaltro: un’arma importante
Ciccone ha mostrato al Giro una grande condizione. E’ veloce e scaltro: un’arma importante
Sì Davide, che bel fresco…

Allora ho da chiedervi una cosa: ieri ha piovuto?

Al mattino c’era il sole, ma verso l’ora di pranzo è venuto giù il mondo. Perché?

Allora ho capito. Ho sentito Ciccone e alle sei e mezza era ancora in bici. Doveva fare sei ore ed è uscito quando ha smesso di piovere. Sono in contatto con tutti. Speriamo per Vincenzo che al Tour si diano una calmata. E poi sono convinto che andremo a fare un bel lavoro.

Cassani Dagnoni 2021

Cassani pensa ai suoi guastatori e alza la voce

03.06.2021
4 min
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Le discussioni nate all’indomani della chiusura del Giro d’Italia sulle future convocazioni olimpiche meritano un approfondimento. Davide Cassani non si è nascosto le difficoltà dell’impresa giapponese, a prescindere dalla presenza o meno di Nibali, perché non abbiamo corridori che possono dire di essere nella ristretta cerchia dei favoriti, come invece è Ganna nella cronometro (ma su questo torneremo più avanti) e quindi bisogna lavorare sulla squadra e su un concetto: «Mi servono dei fondisti e non avendo fra i nostri cinque un favorito per l’oro, bisognerà correre in base ai corridori che abbiamo».

Proprio questa può essere la forza della truppa di Cassani (nella foto d’apertura con il presidente federale Dagnoni). Un pugno di guastatori pronto a far saltare il banco. La gara, va ricordato, è diversa da tutte le altre. Per capirlo servono i numeri, insieme all’esperienza maturata da quando, nel 1996, i professionisti sono diventati protagonisti della corsa a cinque cerchi. Non ha mai vinto uno sconosciuto e soprattutto uno che non avesse già esperienza vincente nelle classiche e questo Cassani lo sa bene.

Pogacar Roglic 2021
Pogacar e Roglic, un patto per Tokyo? Nemici al Tour, poi avranno 6 giorni per resettarsi
Pogacar Roglic 2021
Pogacar e Roglic, un patto per Tokyo? Nemici al Tour, poi avranno 6 giorni per resettarsi

La forza dei numeri per l’Italia

Dicevamo dei numeri: solo 5 nazioni potranno schierare il massimo possibile, ossia 5 corridori. Oltre all’Italia sono riuscite nel massimo intento Belgio, Olanda, Francia e Colombia: il Belgio avrà due punte come Van Aert, reduce dal Tour e quindi con le incognite del veloce balzo dalla Francia al Giappone e Evenepoel, ma come si potranno far convivere due anime così diverse e ambiziose? La Francia non avrà Alaphilippe e questa è una perdita importante. La squadra dovrebbe essere puntata su Pinot (se per allora sarà guarito) e non è proprio la stessa cosa.

La Colombia ha già fra i 9 preselezionati Bernal. E sia il percorso, sia quanto fatto vedere anche nelle ultime prove in linea, fanno dell’ultima maglia rosa un corridore da prendere con le molle. L’Olanda è un’incognita, probabilmente correrà come l’Italia. La Slovenia, che dovrebbe avere Pogacar e Roglic reduci dal Tour, avrà un uomo in meno, lo stesso Fuglsang con la sua Danimarca e il vecchio Valverde con la Spagna, come anche la Gran Bretagna (i due Yates? Thomas? Un Froome miracolato?), addirittura due meno per Vlasov (RUS), Martin (IRL), Woods (CAN).

Cassani Rio 2016
A Tokyo sarà la seconda esperienza olimpica per Cassani, che vuole un team di combattenti
Cassani Rio 2016
A Tokyo sarà la seconda esperienza olimpica per Cassani, che vuole un team di combattenti

Scelte fatte per la crono

Come si vede, non ci sono numeri per tenere la corsa sotto controllo. Così si può pensare a qualcosa per farla saltare, anche da lontano. Su questo Cassani sta ragionando, ma le scelte vanno effettuate col bilancino e qui torna in ballo il discorso cronometro.

Ganna è nel gruppo grazie alla sua presenza su pista. Il secondo cronoman potrebbe essere Bettiol, ma sui social è montata una campagna per chiedere a Cassani di portare Affini, visti i suoi risultati al Giro. Abbiamo girato direttamente il discorso al Cittì, che sapeva di queste voci e non si nasconde, anzi ribatte senza peli sulla lingua: «Porterebbe via un posto nel gruppo degli stradisti perché su quel percorso con tanta salita non potrebbe dare una valida mano».

Affini Milano 2021
Per Affini un Giro di grande spessore, ma la crono di Tokyo non si adatta al suo motore
Affini Milano 2021
Per Affini un Giro di grande spessore, ma la crono di Tokyo non si adatta al suo motore

E’ vero, ma l’obiezione che viene fatta è che, mentre nella prova in linea per andare a medaglia serve una vera impresa, con Ganna e Affini avremmo due carte da podio in una gara sola, la cronometro del 28 luglio: «Non si può guardare al Giro: il percorso della crono di Tokyo è impegnativo, con tanta salita, Affini non dà garanzie per quel tracciato ossia non è vero che sarebbe una carta da medaglia non avendo le caratteristiche di Ganna che invece può far bene anche lì». Risposta secca, discorso chiuso.