Ecco la corsa rosa. Nomi e sorprese da tenere sott’occhio

03.05.2022
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Ed eccoci qui finalmente a parlare di Giro d’Italia. Come se fossimo al bar, tra amici. Davanti ad una birra o con le carte da briscola in mano e giù a snocciolare nomi, campioni, scommesse, sorprese… E’ il bello dello sport e dei grandi eventi che riescono a calamitare l’attenzione.

Venerdì scatterà la caccia alla maglia rosa. E’ vero non ci saranno i “tre tenori” (Roglic, Bernal e Pogacar), ma ad un certo punto sapete cosa bisogna dire: peggio per loro! Gli assenti hanno sempre torto. Magari verranno l’anno prossimo. Intanto godiamoci e tifiamo coloro che ci sono.

Che alla fine non sono pochi…

Carapaz e Simon Yates si erano già scontrati nel Giro 2019 che vinse l’ecuadoriano
Carapaz e Simon Yates si erano già scontrati nel Giro 2019 che vinse l’ecuadoriano

Yates e Carapaz in pole

Partiamo dai nomi in lotta per la classifica generale. Simon Yates sembra già averla in pugno, ma come si dice: in conclave chi entra Papa, esce cardinale. Per dire che nulla è scontato. E questo discorso vale anche per Richard Carapaz. Sono loro due i favoriti da cinque stelle.

Carapaz forse ancora di più. Ha già vinto un Giro, è salito sul podio di Tour e Vuelta, è un combattente e alla distanza è più forte di Yates. Però va detto che sin qui, complici anche i problemi fisici, si è fatto vedere molto poco, mentre Yates ha vinto. E anche corse importanti. Se Roglic non avesse avuto al suo fianco un super Van Aert si sarebbe portato a casa la Parigi-Nizza.

Almeida non corre dal Gp Indurain (ritirato per neve) ma nella prima parte di stagione è andato bene
Almeida non corre dal Gp Indurain (ritirato per neve) ma nella prima parte di stagione è andato bene

Landa, Lopez e Almeida

E poi ci sono Mikel Landa e Miguel Angel Lopez. I due “Micheli” li poniamo un gradino al di sotto di Yates e Carapaz. Non dubitiamo delle loro doti in salita, ma della loro costanza di rendimento. Una giornata no, un’uscita di testa, una caduta: sono ottimi corridori, ma ai quali storicamente è sempre mancato qualcosa. Magari sarà la volta buona per cambiare corso alla storia e alla loro spietata statistica.

Per tutti loro, anche i primi due nomi, vale il discorso che non c’è praticamente una crono. Sono quattro scalatori, ma proprio per questo i 26 chilometri totali contro il tempo potrebbero essere determinanti. Chi andrà meno piano? E non è una battuta, pensateci bene.

E sempre per questo motivo, tra i favoriti quello che è più abile a crono è Joao Almeida. Mauro Gianetti, team manager della UAE Emirates, ce lo aveva detto espressamente in tempi non sospetti: «Lo abbiamo preso per il Giro. E a quello deve pensare. Non si deve risparmiare perché poi forse potrebbe venire al Tour in appoggio a Pogacar. No, prima il Giro». Il suo avvicinamento è stato silenzioso…

Bardet ha vinto il Tour of the Alps, peccato per la caduta alla Liegi. E’ comunque da tenere sott’occhio
Bardet ha vinto il Tour of the Alps, peccato per la caduta alla Liegi. E’ comunque da tenere sott’occhio

Gli outsider

Non pochi nomi figurano in questa lista. Romain Bardet sembra quello più in forma, visto il Tour of the Alps che ha disputato, ma per lui vale il discorso fatto per Landa e Lopez. Però il suo ghigno di qualche giorno fa, va considerato. Ha lavorato tanto e bene.

La corazzata Bora-Hansgrohe con Hindley, Kelderman e Buchmann, potrebbe vincere con una certa facilità la classifica a squadre, ma non ce ne vogliano: non vediamo leader da podio.

E poi c’è il duo della Jumbo-Visma: Tom Dumoulin e Tobias Foss. In altri tempi, la maglia rosa avrebbe già avuto nome e cognome. Tom è un campione vero. Se avesse avuto un buon gregario, uno solo, avrebbe vinto almeno un altro Giro, una Vuelta e persino un Tour. Ma su di lui ci sono mille interrogativi. Il primo dei quali è: vuol fare classifica? Oppure punta a crono e tappe?

Il suo giovane delfino norvegese invece non ci stupirebbe se andasse molto avanti.

Outsider stranieri per la classifica: Alejandro Valverde.

Ciccone e Nibali, per loro un Giro all’insegna della curiosità di ciò che potranno raccogliere
Ciccone e Nibali, per loro un Giro all’insegna della curiosità di ciò che potranno raccogliere

Ottimismo italiano…

Dopo il nulla assoluto delle classiche non possiamo che essere ottimisti: peggio non si può fare! Ridiamoci su… Il Giro per noi italiani è il Giro. I nostri tireranno fuori anche quello che non avranno.

Il primo non può che essere sua maestà, Vincenzo Nibali. Lo Squalo ha detto più volte nel corso dell’inverno che non si pone obiettivi. Vuol fare bene. Se poi bene significa arrivare nei primi cinque, salire sul podio o vincere una tappa non si sa. Ma è anche giusto. Lui stesso non conosce realmente il suo valore, con una generazione che cambia e un inverno che di certo non è stato da incorniciare dal punto di vista della preparazione, più volte inficiata da problemi di salute.

C’è poi Giulio Ciccone. Ecco, sull’abruzzese ammettiamo di essere curiosi noi stessi. Stavolta sembra essersi allenato bene. Ha nelle gambe un grande volume di lavoro. E’ la volta buona per capire se davvero potrà lottare per i grandi Giri. Una sua top ten sembra scontata. Un podio molto meno. Ma noi incrociamo le dita.

E di Domenico Pozzovivo ne vogliamo parlare? Scommettiamo che sarà lì a giocarsi una top cinque? Caparbietà, esperienza (è al 16° Giro) ed entusiasmo non gli mancano. Conosce le scalate a menadito, una tappa passa a casa sua. Ha passato metà inverno in altura. E all’occorrenza ha un’ottima squadra, diretta da un grande tecnico, Piva, e anch’essa carica di entusiasmo.

Ewan e Cavendish (in foto) con Nizzolo e Demare sono i velocisti più attesi e quotati
Ewan e Cavendish (in foto) con Nizzolo e Demare sono i velocisti più attesi e quotati

E gli sprinter?

Tra i velocisti si ripropone il duello del Tour de France fra Caleb Ewan e Mark Cavendish. Entrambi hanno già vinto al Giro. L’aussie lo ha fatto anche l’anno scorso, Cav non lo fa da nove anni. I nomi importanti sono loro. Però…

Però c’è Filippo Fiorelli, agguerrito come non mai, il quale ha detto neanche troppo velatamente che potrebbe anche andare in fuga. C’è il duo della Cofidis: Simone Consonni e Davide Cimolai (c’è da vedere chi tirerà la volata a chi) e c’è il cannibale degli sprint degli ultimi Giri: Arnaud Demare. La Groupama-Fdj si è presentata dichiarando espressamente di puntare alle tappe. Non hanno neanche l’uomo da classifica (Valter sarà parecchio isolato). Ha forse il solo vero super treno. Unico dubbio su Demare: quest’anno non è ancora riuscito a vincere.

Ha un ottimo treno e un’ottima gamba anche Giacomo Nizzolo, che lo scorso anno a Verona all’ultima occasione buona per le ruote veloci è riuscito a rompere il ghiaccio col Giro.

I nomi per le volate non mancano dunque e per questo occhio anche a Phil Bauhaus, della Bahrain Victorious, re della tappa finale alla Tirreno.

Per Van der Poel si tratta dell’esordio al Giro. Punta deciso alla prima maglia rosa
Per Van der Poel si tratta dell’esordio al Giro. Punta deciso alla prima maglia rosa

Tutti a ruota di VdP

Passiamo poi ai cacciatori di tappa. Beh, qui uno dei tenori c’è eccome: Mathieu Van der Poel. La prima cosa c’è da vedere è se lo farà tutto. Non sarebbe male. Potrebbe anche puntare alla classifica a punti, visto quanto è veloce. Nelle tappe mosse sarà marcatissimo. La prima frazione con l’arrivo sulla salitella di Visegrad sembra fatta apposta per lui.

E marcatissimo sarà, come sempre, Thomas De Gent. Altro corridore che desta curiosità è Biniam Girmay, vincitore dell’ultima Gand. Occhio poi a Magnus Cort, della EF Easy Post, lo scorso anno mattatore alla Vuelta con attacchi da lontano e nel finale. Così come andrà tenuto in considerazione il delfino di Bardet, Arensman (e forse non solo per le tappe).

Sul taccuino degli osservati speciali finiscono anche i nomi di: Kamna, Vendrame, De Marchi, Moniquet, Ballerini, Sosa, Albanese, Tesfatsion

Altri outsider per le tappe: Alejandro Valverde.

Buon Giro a tutti!