Le Alpi friulane a misura di cicloturista grazie a Silent Alps

10.03.2024
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Far vivere un territorio al quale ci si sente indissolubilmente legati non è facile, ma può regalare parecchie emozioni. Emiliano Cantagallo, nello specifico l’ideatore del progetto Silent Alps Bike Experience, ha voluto mettere alla portata di tutti le meraviglie “ciclistiche” delle Alpi Friulane. Un sito che raccoglie una serie di itinerari, luoghi, servizi e tanto altro. Il cicloturista viene accompagnato nella scelta del suo percorso e trova, su questo portale, tutte le informazioni necessarie. 

«L’idea è nata – racconta Cantagallo – grazie alla mia esperienza da ciclo-guida. Mi sono accorto della bellezza di questo territorio, che vivo da sempre, e ho voluto metterla a disposizione di tutti. E’ impossibile per una guida portare in giro 10.000 persone, ma grazie al sito Silents Alps Bike Experience ora i cicloturisti trovano tutto quello di cui hanno bisogno».

I percorsi

Il Friuli-Venezia Giulia vive di ciclismo, da queste parti il Giro d’Italia è passato moltissime volte nel corso della sua storia. Una delle salite più iconiche della corsa rosa, lo Zoncolan, è un balcone verde che si affaccia proprio su questa terra. 

«Lo Zoncolan – spiega ancora Cantagallo – è stata la chiave che ha fatto accendere questa idea. Nel corso della mia “storia” da cicloamatore l’ho scalato molte volte e mi sono chiesto come rendere fruibile a tutti la mia esperienza. Grazie ad Arta Terme l’idea è diventata realtà e ora tutti possono godere di questi paesaggi».

«Abbiamo ideato 12 percorsi – prosegue – sei hard e sei soft, con tanto di filmati in alta risoluzione. Sul sito trovate tutte le informazioni: le tracce, le curiosità, il profilo altimetrico e la storia. Perché in Carnia si è fatta la storia del nostro Paese e unirla al ciclismo ci è sembrato facile e intuitivo. Si passa dai laghi alle montagne più autentiche, vivendo in prima persona un’esperienza irripetibile».

Punti di riferimento

Pedalare non è solo una sfida con i propri limiti, ma scoprire un territorio ad un ritmo più lento, senza fretta. Il cicloturista cerca nuove esperienze, sia sportive che enogastronomiche, e non solo. 

«L’idea – dice Cantagallo – era quella di fornire all’utente tutti i mezzi necessari per crearsi la sua esperienza. Infatti nei percorsi sono segnati i punti acqua, i punti ristoro, le strutture per soggiornare e anche quelli che sono i posti panoramici. All’interno della piattaforma c’è una cernita delle soluzioni migliori ed accoglienti per il turista. Sono state selezionate dal Consorzio e rispondono a determinate esigenze. Vogliamo far crescere la Carnia e il cicloturismo, per rendere sempre migliore l’esperienza offerta».

Nella sezione del sito “Bike Hospitality” il ciclista ha modo di scegliere, in base alle proprie esigenze, dove soggiornare, mangiare, fare shopping o cercare un servizio utile. E’ segnalato anche un supporto tecnico, al quale appoggiarsi in caso di problemi meccanici.

I servizi del Consorzio

Quello che il Consorzio Silent Alps offre è un servizio profondo e dedicato ad ogni aspetto del territorio. Pedalare è al centro dell’esperienza, ma non si può passare da queste parti senza immergersi nell’atmosfera della Alpi friulane.

«Il nostro impegno turistico – ci spiega Teresa Colombara, project manager del Consorzio Turistico di Arta Terme – nasce nel 2018 e sviluppa una serie di progetti per far vivere la Carnia. Uno di questi è legato al mondo bici ed è il Silent Alps Bike Experience. Noi abbiamo voluto dare spazio non solo alle strade ma anche alla vita che c’è dalle nostre parti. Vogliamo dare al cicloturista la possibilità di assaporare i nostri prodotti, ricercati e di qualità. All’interno del Consorzio sono presenti anche delle strutture ricettive: cinque hotel, 2 B&B e 4 appartamenti.

«Non è da trascurare l’enogastronomia – conclude Colombara – da considerare in tutti i suoi aspetti. Quindi abbiamo ristoranti e luoghi dove gustare i piatti tipici, ma anche visite ad aziende del territorio. A Tolmezzo diamo l’occasione, grazie ad un produttore locale, di assaggiare il succo di mela. Ma non mancano nemmeno caseifici e altre esperienza simili. L’idea, come detto, è di far vivere al turista la Carnia a 360 gradi, fornendo un’esperienza che lo possa trasformare».

Silent Alps Bike Experience

Fortunato, colpo di spugna e ritorno all’antico

22.12.2022
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Lo Zoncolan è lontano, nascosto dalla neve e dai giorni. Sembra passata una vita, ma era appena il 2021. In quelle tre settimane fra maggio e giugno, si cominciò a immaginare per Lorenzo Fortunato una dimensione per la quale non era pronto. Come quando Ciccone vinse la tappa del Mortirolo e si decise che fosse un uomo da Giro, senza che di questa condanna sia mai riuscito a liberarsi.

Zanatta lo disse subito che forse non era il caso, ma non venne ascoltato del tutto. Solo per questo, rileggendo il 2022 alla luce delle attese, verrebbe da pensare a un anno in cui niente è andato come doveva. Ma è davvero così? E’ il guaio di quando si ha fretta e ogni volta si ha il senso di affrontare un nuovo esame.

Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)
Zanatta ha sempre avvertito di non chiedere troppo a Fortunato, lasciandogli il tempo di maturare (foto Maurizio Borserini)

Contratto in scadenza

Alla fine del 2023 scade il contratto con la Eolo-Kometa, ma non si può dire che per questo Fortunato (in apertura nella foto di Maurizio Borserini) aumenterà l’impegno, perché l’impegno ce l’ha sempre messo. Anche se spesso ha dovuto arrendersi a un livello superiore e a qualche caduta di troppo.

«Cosa posso dire del 2022? Ho iniziato la stagione all’Andalusia – racconta – e anche se non ero al massimo, sono arrivato secondo all’ultima tappa. Ho continuato con la Tirreno, ma ho avuto un problema meccanico alla tappa del Carpegna che non mi ha permesso di arrivare nei 10, sia in classifica che nella tappa. Da lì ho dato tutto per preparare il Giro. Poco prima ho corso le Asturie dove sono arrivato secondo, un altro secondo posto.

«Sul Giro, ognuno può pensare quello che vuole, però io andavo più forte dell’anno scorso, ma ho raccolto meno. Nella terza settimana ci sono stati un po’ di meccanismi che l’anno scorso hanno funzionato bene. Magari andavo in fuga, la fuga si rompeva e io rimanevo indietro…».

Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
Questa la vittoria sullo Zoncolan al Giro del 2021 che ha dato la svolta alla carriera di Fortunato
Nei giorni della Tirreno, Ivan Basso disse che in alcune occasioni hai avuto paura di osare.

Purtroppo Ivan aveva ragione e se tornassi indietro, lo farei di più. Probabilmente ho sbagliato ad aspettare la terza settimana per andare in fuga, avrei potuto muovermi anche sull’Etna. Andavo forte. Sul Fedaia c’era davanti la fuga, ma io sono arrivato con Carapaz, che ha perso un minuto. Insomma, ero lì davanti.

Dopo il Giro sei andato alla Adriatica Ionica Race con l’ansia di concretizzare…

Ho voluto continuare, ma sono caduto e mi sono rotto una costola e lo scafoide. Però l’ho scoperto dopo due settimane, quando mi sono ritirato dallo Slovenia, che era subito dopo la Adriatica Ionica. Da lì ho ricominciato a recuperare, diciamo. A fine stagione volevo fare un grande Lombardia, ma sono caduto di nuovo. Avevo fatto bene al Giro dell’Emilia, con il sesto posto, ma quella caduta ha chiuso la stagione.

Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
Il Lombardia 2022 di Lorenzo Fortunato si è concluso così, all’ospedale di Lecco
Le parole che ricorrono maggiormente sono “secondo” e “caduta”. Come mai?

Venivo da una stagione in cui avevo vinto tre corse e volevo riconfermarmi. Da un lato ci sono riuscito, perché ho fatto vedere che comunque in salita sono lì con quelli buoni. Oddio, non proprio con i migliori, quelli sono ancora un po’ avanti. Però volevo di più, non ho raccolto quello che mi aspettavo.

Non sarà che quello Zoncolan si è trasformato in un peso?

No, non mi è pesato. Ho vinto ancora, non mi sono fermato lì. E’ chiaro che dopo quelle vittorie, ero tenuto ad andare forte in tutte le corse. Insomma, è una responsabilità che però a me non pesa, anzi. Mi fa dare quel qualcosa in più nell’allenamento e nella vita, fare quel sacrificio in più che magari prima non facevo e adesso invece sì. Non mi pesa, mi dà motivazione.

Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
Al Giro di Slovacchia, ha conquistato la maglia dei GPM. Fortunato ha 26 anni, è alto 1,70 e pesa 57 chili
Hai parlato di meccanismi che quest’anno non hanno funzionato.

Lo Zoncolan fu la giornata perfetta. Fuga con un paio di compagni, selezione e vittoria. Quest’anno ho avuto tante giornate in cui avevo la stessa condizione, ma forse c’è stato un po’ meno appoggio da parte della squadra. Quei meccanismi di cui parlavo. Magari non ho trovato l’occasione, perché bisogna anche avere un po’ di fortuna. Oppure i miei compagni hanno faticato di più e la loro condizione era meno di quella che avevano nel 2021. In questi casi si capisce che il ciclismo è uno sport di squadra. Però il problema sono stato io, non i miei compagni. Se i risultati non sono venuti, non è certo colpa loro.

Come stai vivendo la preparazione?

E’ un inverno come quello dell’anno scorso, ma sono in scadenza e voglio combinare qualcosa. Non credo di essere uno di quei corridori che va forte solo quando gli scade il contratto, ma di certo sarà una motivazione supplementare. L’anno scorso ho fatto tutto giusto e all’Andalusia ero già competitivo. Lavorerò allo stesso modo. Forse ci saranno dei cambiamenti nel calendario, di cui devo ancora parlare con la squadra e poi decideremo.

Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
Sesto all’Emilia, la corsa di casa: per Fortunato un buon viatico per il Lombardia, ma è caduto e addio sogni
L’anno in più e il secondo Giro ti hanno dato qualcosa?

Credo che mi abbiano fatto crescere. Sia per un fatto di motore sia per l’esperienza. Ho capito di aver fatto degli errori, ma era necessario farli per riconoscerli. Ad esempio, come dicevo, ho il rammarico di aver atteso un po’ troppo e aver aspettato solo la terza settimana. Dal prossimo anno, se ci inviteranno al Giro, ovviamente rischierò di più già dalla prima settimana.

Perché tanto attendismo?

Perché si parlava di classifica e quindi mi sentivo di dove aspettare la terza settimana. Quest’anno partiremo da una base diversa e se alla fine avrò una bella classifica, sarà la conseguenza di un Giro corso all’attacco. Nel 2021 sono arrivato 15° vincendo la tappa dello Zoncolan. Nel 2022 sono arrivato 16° senza vincere nulla.

A livello di preparazione hai cambiato qualcosa?

No, perché alla fine il mio obiettivo è quello di andare forte in salita. Continuerò a lavorare per la pianura e la cronometro, però l’obiettivo è un altro.

La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
La crono è il punto debole di Fortunato, ma dal 2023 l’obiettivo sarà soprattutto andare forte in salita
Com’è vivere a San Marino e allenarsi ogni giorno con il gruppo di quelli che vivono lì?

E’ bello e lo vorrei aggiungere alle ragioni per cui mi aspetto di fare una buona stagione. A parte che San Marino ci ha accolto davvero bene, avere un bel gruppo è importante. Quando arrivo stanco a fine allenamento, ho sempre accanto chi fa più di me e mi riporta a casa. Mi dà la motivazione che non avrei se mi allenassi da solo. Io abito in mezzo, a Magnano: 3 chilometri dopo la Dogana e a 3 chilometri dalla cima, dove vive Ciccone. Però tutti i giorni vado su. Se il ritrovo è alle 10, io in questo periodo parto un po’ prima, arrivo in cima alla città, scendo giù e ho già quei 40 minuti in più che male non fanno.

Hai parlato di modifiche del calendario.

Nella mia idea, correrò in Italia il più possibile. Se ci invitano, mi piacerebbe fare ancora la Tirreno e il Tour of the Alps. Voglio arrivare al Giro già con qualche risultato. Insomma, voglio davvero partire forte.

Sullo Zoncolan il morso di Lucca: la vendetta è servita

03.09.2022
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Today is THE day, l’ora dello Zoncolan è arrivata. Alla partenza sembra una tappa come un’altra: c’è il sole, fa caldo, sembra una giornata estiva qualunque, ma nei visi dei corridori che si preparano c’è qualcosa di diverso. Che sia preoccupazione per l’arrivo in salita o la consapevolezza che si arriverà lì dove si è scritto un pezzo di storia del ciclismo, non è chiaro.

Lo speaker lo dice e lo sottolinea più volte: oggi si scala lo Zoncolan, ripercorrendo le strade che due anni fa Lorenzo Fortunato ha divorato, vincendo la sua prima tappa al Giro d’Italia. A Pavia di Udine le squadre arrivano in orario, salgono sul palco, si prestano a presentazioni e sorrisi in favore delle telecamere, poi si incolonnano.

Li guardiamo, si guardano a vicenda. Si cerca di trovare negli occhi degli avversari la determinazione di colui che ci tenterà e il timore di chi invece sa che oggi potrebbe non essere la giornata giusta.

Il gruppo ha affrontato lo Zoncolan da Sutrio, con l’arrivo ai piedi dell’ultima rampa
Il gruppo ha affrontato lo Zoncolan da Sutrio, con l’arrivo ai piedi dell’ultima rampa

Verde da difendere

Tra le decine di corridori che ci passano vicino, decidiamo di fermare Andrea Alfio Bruno (Parkpre Racing Team), in maglia verde. E’ concentratissimo (o forse un po’ teso?). Ci racconta di come sono andati questi due giorni e dice che le gambe sembrano rispondere bene. Conosce la tappa e ha ben fisso in mente il suo obiettivo: restare in verde. Dei GPM di giornata dice che punta al terzo, di seconda categoria. Sa di dover centrare la fuga per prendere quei punti, ma confida che la strada gli darà le risposte che cerca, le sicurezze di cui ha bisogno.

«I chilometri (e la media oraria) degli scorsi giorni – dice – iniziano a farsi sentire».

Andrea è consapevole che la tappa non è così semplice come può sembrare dall’altimetria, ma è determinato a fare bene.

Andrea Alfio Bruno vede sfumare la maglia verde: è sconsolato, ma forse se lo aspettava?
Andrea Alfio Bruno vede sfumare la maglia verde: è sconsolato, ma forse se lo aspettava?

Gialla in bilico

Diverso invece l’umore della maglia gialla, Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior). Ieri l’ha detto: «Ce la metterò tutta, ma non è il mio campo». Ci parliamo, confessa di non aver mai corso prima sullo Zoncolan, ma che si sente bene. Sa che probabilmente, così come lo scorso anno, la maglia gialla sarà il ricordo di un giorno solo di corsa.

Tre, due, uno…si parte. Il gruppo pedala alla volta del chilometro zero, noi ci avviamo verso lo Zoncolan. All’altezza del rifugio Aldo Moro, la giornata calda e soleggiata di appena qualche ora prima, sembra un lontano ricordo: è nuvoloso, fa più freddo. Ma è maestosamente bello: è LA montagna. Qui si suda, si fatica, ma si conquistano le soddisfazioni più grandi. Per chi apprezza la montagna, oggi è semplicemente la giornata perfetta. 

Lucca ha da poco annunciato il contratto con la Bardiani: questa vittoria è un bel modo per brindare
Lucca ha da poco annunciato il contratto con la Bardiani: questa vittoria è un bel modo per brindare

Vince Lucca

All’arrivo dei corridori non manca molto, in perfetta tabella oraria arrivano i primi del gruppo. Timidamente, dalla linea dell’arrivo si vede sbucare il primo casco. Tra i massaggiatori che attendono i ragazzi c’è grande fermento, sebbene dalle ammiraglie sia già arrivata qualche indicazione.

E’ un casco bianco, poi si vede la maglia. E’ bianca. No sfuma nel blu. La massaggiatrice lo riconosce: è Riccardo Lucca, della Work Service Vitalcare Vega. E’ sorridente, appagato, soddisfatto… Ci mancherebbe, potrebbe dire qualcuno, è lui il migliore sullo Zoncolan (in apertura, foto Bolgan).

Si susseguono gli arrivi dei corridori, sono stanchi, cercano qualcosa per coprirsi, ma gli occhi non nascondono una certa gratificazione nell’essere arrivati fin lì. Mentre siamo immersi a guardare questo spettacolo, arriva Francesco Busatto (General Store), che all’amico vincitore, sorridendo, dice solamente: «Mi hai fatto arrivare di nuovo secondo»

Riccardo è contento: conosceva la salita, sapeva dove allungare poco prima dell’ultimo chilometro, ma non ci ha pensato due volte a giocarsi il tutto per tutto. Da come racconta è stata una giornata nervosa, con una caduta, una discesa veloce e poca collaborazione in salita. La montagna non fa sconti, sullo Zoncolan il prezzo è fisso e uguale per tutti: si può contare solo sulle proprie forze.

Gialla fiamminga

Tra chi si scioglie in abbracci, sbuffi, chi allenta la tensione della tappa regina del Giro, c’è chi è ancora concentratissimo, impegnato con lo sguardo a fare i conti. Nicolò Buratti (Cycling Team Friuli) termina terzo e conta i secondi per la maglia gialla, finché non arriva il comunicato ufficiale: il nuovo leader è Emiel Verstrynge (Alpecin-Deceuninck Development Team).

Più sconsolato, qualche metro più indietro si ferma Andrea Alfio Bruno, ancora in maglia verde e il nostro semplice fare domande è l’occasione per sfogarsi un po’. La maglia verde, il suo obiettivo, sfuma per pochi punti. E’ un po’ deluso, non ce lo nasconde, ma promette che domani ci riproverà.

Le squadre scendono in fretta, rimangono solo i tanti appassionati e i meccanici che, tra le nuvole che si infittiscono, sistemano le bici. Era una giornata che poteva andare diversamente? Forse no. E’ stata una giornata di grande ciclismo, la giornata della montagna regina del Giro. Da qui, è tutto in discesa, verso Udine.

Pendenze Pericolose, il paradiso per ciclisti e accompagnatori

20.04.2022
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“L’unico albergo al mondo solo per ciclisti con bici da strada”. Basterebbe questa frase per descrivere il progetto di Pendenze Pericolose. Una storia nata otto anni fa che ha fatto il giro d’Italia e del mondo incuriosendo gli appassionati e non solo. Un vero e proprio paradiso per il ciclista situato ai piedi del “Kaiser” delle salite europee, lo Zoncolan

Un’intuizione, ma anche una scommessa che ha preso vita nel 2014 dal licenziamento dal posto fisso in Città del Vaticano del suo ideatore Emiliano Cantagallo e da sua moglie Esmeralda Mazzetti anche lei licenziata da una multinazionale. Poi la vendita della casa di proprietà e il salto nel vuoto ma con le idee chiare per un’ideale di ciclismo destinato ad essere un esempio per il mondo. 

Il logo è un cartello stradale che segnala una pendenza pericolosa con al posto del numero un punto interrogativo. Una rappresentazione di come la vita abbia in serbo per il futuro sorprese a cui ci si può preparare solo allenandosi e godendosi il viaggio. 

Gli otto appartamenti sono situati ad Arta Terme un paese a pochi chilometri dallo Zoncolan
Gli otto appartamenti sono situati ad Arta Terme un paese a pochi chilometri dallo Zoncolan

Carnia Cycling

Situato in Friuli Venezia Giulia per la precisione ad Arta Terme, Carnia Cycling è il luogo dove la bici e il ciclista diventano protagonisti. Composto da otto ampi appartamenti accessoriatissimi, da 100 a 120 mq, in una palazzina signorile, sapientemente ristrutturati su un unico o due livelli. Non è un semplice Bike Hotel in quanto in questa struttura se non si ha una bici da strada le porte non vengono aperte. 

Non è un concetto di esclusiva o antipatia ma semplicemente una valorizzazione della filosofia del suo ideatore Emiliano Cantagallo, elevata a comfort e benessere per chi decide di andarlo a trovare. Diventa un nido da cui spiccare per andare a planare tra le montagne salendo e scendendo in picchiata nel territorio friulano. 

Oltre a salite e discese, il territorio friulano ha anche fondo valle pianeggianti per escursioni più tranquille
Oltre a salite e discese, il territorio friulano ha anche fondo valle pianeggianti per escursioni più tranquille

Territorio unico

Perché il territorio della Carnia? «Mia mamma – risponde Cantagallo – era carnica e mio papà era ciclista (ride, ndr). Sette vallate meravigliose che io definisco “patrimonio mondiale del ciclismo”, perché racchiude ben quarantanove salite Hors Catégorie, tra cui: Zoncolan, Crostis e Stentaria.

«La Carnia è qualcosa di fantastico perché permette di fare pianura o salita. Percorrendo interi giri su vallate, pianure oppure in 30 chilometri fare 2.000 metri di dislivello. Costantemente contornati dalla flora e dalla fauna delle montagne imponenti. Si è sempre accompagnati dall’acqua con i sette fiumi che discendono dalle sette vallate. Affluenti del Tagliamento, che sono come una mano che racchiude questo territorio. E poi c’è questo asfalto perfetto con un traffico ridottissimo che rende questo posto unico al mondo. 

«C’è gente che ci viene a trovare da sette anni oppure c’è anche chi fa quindici giorni di soggiorno. Chi viene qui, arriva con il mito dello Zoncolan e torna a casa con un bagaglio stravolto da territori unici. Io stesso ho scalato il “Kaiser” 118 volte, ma sono innamorato di ognuna delle quarantanove salite».

Nella foto Emiliano Cantagallo, la moglie Esmeralda Mazzetti e il figlio Marco
Nella foto, Esmeralda Mazzetti e il figlio Marco

Servizi per la bici

Presso la struttura si possono reperire tutta una serie di servizi dedicati alle due ruote che rendono questo residence su misura per il ciclista. E’ presente la Bike Room allarmata e video sorvegliata. Il bicilavaggio, l’angolo per la manutenzione, lo Show Room e la vendita di integratori per lo sport. 

E ancora, il pulmino per il trasporto con carrello portabili e la vendita di accessori di primo consumo come camere d’aria, copertoni ecc… E’ presente anche la “Piazzetta dei Ciclisti” un luogo unico nel suo genere volto ad ospitare nei momenti di riposo i ciclisti e gli accompagnatori. 

Qui Emiliano Cantagallo insieme al suo amico e socio Giancarlo Fisichella
Qui Emiliano Cantagallo insieme al suo amico e socio Giancarlo Fisichella

L’Academy

Ad aiutare Emiliano in questo progetto c’è il figlio Marco anche lui guida turistica e formatore. Esatto, perché Pendenze Pericolose non si occupa solo di ospitare il ciclista ma è anche un accademia riconosciuta dalla federazione per la formazione di guide cicloturistiche.

«Sono stato nominato – spiega Cantagallo – formatore nazionale per cicloguide. Pendenze Pericolose ha come aspirazione la formazione delle guide per tutte le località d’Italia. Facciamo un Master per insegnare il mestiere di guida cicloturistica. 

«Lavorando 24 ore su 24 ho imparato a vivere questa figura. Con otto anni di lavoro e trenta persone alla settimana da guidare. Uno degli errori più grandi è pensare di fare la guida come secondo lavoro. La formazione è uno dei momenti più importanti. Anche perché è un ambiente un po’ lasciato al caso che deve trovare una dimensione comune. Per noi è una cosa seria e curiamo ogni dettaglio, dalla creazione del percorso al riuscire a legare con il territorio bike friendly, al bar alle pasticcerie affinché si sviluppi una coscienza comune. 

I paesaggi mozzafiato si snodano nelle sette vallate caratterizzate dalle 49 salite
I paesaggi mozzafiato si snodano nelle sette vallate caratterizzate dalle 49 salite

Saper accompagnare

L’importanza di saper guidare i cicloturisti ma anche quella di formare chi dovrà farlo è un aspetto a cui Cantagallo tiene molto.

«Prima di lavorare in Vaticano – racconta Emiliano – portavo la gente a visitare il mare sott’acqua. Ho alle spalle più di 5.000 immersioni. Per formare gli istruttori di subacquea dovevo fargli fare 200 ore di immersione e li portavo a testare le condizioni più stressanti. In bici questo non accade anche se in realtà è un ambiente molto pericoloso e che richiede un’attenzione costante. La cicloguida è quella che riesce a farti innamorare del territorio. Che è in grado di farti trovare l’acquario perfetto intorno a te. Non è semplice».

Un altro aspetto fondamentale per rendere una vacanza perfetta è saper intrattenere e cucire un soggiorno unico anche per chi accompagna il ciclista.

«Immagina che io e mio figlio prepariamo il furgone con tutti i cambi degli ospiti, lo portiamo all’arrivo di tappa di domani e torniamo indietro con la macchina. Facciamo 100 km, 2.300m di dislivello con arrivo in cima e ci trovi mia moglie con le mogli, figli e accompagnatori che hanno passato la mattina ad assaggiare la gastronomia e scoprire la tradizione del territorio. Si capisce che nulla è lasciato al caso, anche perché l’accompagnatore è altrettanto importante se non di più. E’ colui che sconta una pena (ride, ndr)».

Ponomar, il bimbo del Giro. Poche parole, tanti fatti

25.05.2021
3 min
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Con i suoi 18 anni Andrii Ponomar è il corridore più giovane del Giro d’Italia. Di fronte a lui persino Remco Evenepoel sembra un’esperto e Bernal un “vecchietto”. L’Ucraino corre con l’Androni Giocattoli-Sidermec. Fino a qualche mese fa i suoi avversari erano i ragazzi che vanno a scuola, che devono prendere la patente, adesso invece eccolo tra Nibali e Yates

Ponomar (il primo a destra) è approdato all’Androni questo inverno, ha fatto lo junior in Italia
Ponomar (primo a a destra) è approdato all’Androni questo inverno

Scuola Franco Ballerini

Andrii non è molto loquace, primo perché parla poco l’italiano, e secondo perché è proprio così: poche chiacchiere e tanta sostanza.

«Il Giro? Bello. “Io contento”. Come me lo aspettavo? Così…». Non è facile tirargli fuori commenti ed emozioni, però i suoi compagni e lo staff ci dicono che invece si è ben inserito nel gruppo e sta bene in compagnia. Ponomar, che viene dalla scuola della toscana Franco Ballerini, ha fatto quindi il grande salto juniores-professionisti. Un qualcosa che è sempre meno raro, per chi ha le qualità come lui. Ma certo ritrovarsi a fare un Giro non è cosa da poco.

Fisico possente, neanche tiratissimo, ha dei margini enormi. E se un ragazzino dopo 14 tappe si ritrova in fuga verso lo Zoncolan qualcosa di buono deve averlo per forza. «Io ogni giorno mi sento più forte – dice Ponomar – ma la tappa alla vigilia del primo giorno di riposo (la L’Aquila-Foligno, ndr) per me è stata la più dura. Ero stanco».

L’ucraino sistema il computerino prima di partire. Compirà 19 anni a settembre
L’ucraino sistema il computerino prima di partire. Compirà 19 anni a settembre

Un gestione delicata

Come gestiranno in casa Androni questo talento? «Con la massima attenzione verso l’atleta – spiega il team manager Gianni Savio – Andrii chiaramente deve imparare non tanto, tutto. Lo abbiamo portato per fargli fare esperienza, senza la minima pressione. Non so se ritirerà, non abbiamo un programma preciso in tal senso. Finché starà bene e se la sentirà andrà avanti. Io più che con lui sono in stretto contatto con il medico della squadra, Andrea Giorgi. Lo monitoriamo costantemente la mattina e la sera. E se Giorgi mi dirà che i suoi valori sono in calo, che sta andando oltre i suoi limiti io andrò dal ragazzo e lo fermerò». 

Ponomar sullo Zoncolan, dopo 14 tappe ha trovato la forza di andare in fuga
Ponomar sullo Zoncolan, dopo 14 tappe ha trovato la forza di andare in fuga

Fuga sì, fuga no!

Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare vista la sua giovane età, Ponomar non ha un corridore di stretta fiducia che gli stia accanto, in corsa e fuori. Un po’ tutti e un po’ nessuno sono le sue “chiocce”. Lui ama fare da solo, provare sulla propria pelle.

«Chi mi aiuta? Nessuno… Però anche io aiuto la squadra – rilancia come a sentirsi sminuito – ho cercato di andare in fuga e mi sarebbe piaciuto andarci di più. Cosa mi piace del Giro? Quando vinco, quello è bello!».

Sorride Savio che è al suo fianco. 

«I primi giorni – dice il team manager piemontese – durante le riunioni mi diceva: io quando in vado in fuga? Quando tocca a me? E io lo tenevo buono. Dopo una settimana di Giro ha smesso di chiedermelo! E’ un bravo ragazzo, taciturno, come avete visto, ma anche gioviale. Ha un grande motore, ma non mettiamogli fretta». E infatti l’altro giorno è andato in fuga verso lo Zoncolan: il coraggio (e il motore) non gli mancano.

Fortunato re dello Zoncolan e Albanese se lo gusta alla tv

22.05.2021
4 min
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Lorenzo Fortunato lo Zoncolan se lo sognava da un po’, lo temeva, lo desiderava, lo voleva. Questa mattina al via da Cittadella era il più concentrato e teso dei suoi. Tutta la sua giornata non è stata affatto una sorpresa però. Ieri sera, come fa sempre, ha aperto il Garibaldi e ha studiato la tappa, dando vita a sogni e programmi. Tuttavia come lui stesso ammette vive alla giornata. Tanto che oggi era la prima volta che scalava il Mostro della Carnia.

Lasciata la pianura la fuga entra tra i monti della Carnia
Lasciata la pianura la fuga entra tra i monti della Carnia

Come Basso

«Non mi rendo conto di quello che ho fatto – dice emozionato il corridore della Eolo-KometaEro partito con l’idea di andare in fuga dopo due giorni in cui ho dormito un po’ e non l’avevo presa. Sentivo e sapevo che stavo bene. Se penso che ero felice già solo per essere al Giro d’Italia, figuriamoci adesso come posso stare».

Nei ripidissimi tremila metri finali Fortunato è di una cattiveria agonistica unica. Sguardo da killer con gli occhi incollati sull’asfalto. Un’azione che ricorda molto quella di Ivan Basso, oggi suo team manager, quando vinse quassù nel 2010. Anche Lorenzo come Ivan non si è mai voltato. Dava di spalle ma continuava a girare le gambe.

«Non pensavo a niente, spingevo e basta. E il non pensare credo mi abbia aiutato. Non avevo nessuna pressione». 

Basso al lavoro con la Eolo-Kometa, professional nata quest’anno. Fortunato era alla Vini Zabù
Basso al lavoro con la Eolo-Kometa, professional nata quest’anno. Fortunato era alla Vini Zabù

Grazie alla Eolo-Kometa

Lorenzo viene da Castel de Britti, Bologna, stesso paese di un certo Alberto Tomba. Ma se il suo conterraneo le piste da sci le faceva in discesa lui le costeggia in salita. La stradina che si arrampica ai 1.730 metri dello Zoncolan da questo versante infatti risale proprio le piste da sci, che tra l’altro sono ancora innevate e oggi erano spazzate da nuvole e da un vento a dir poco freddo, con la temperatura appena sopra allo zero.

Fortunato ringrazia il team: dai massaggiatori, ai diesse, dai compagni a Basso e Contador. E’ un fiume in piena. 

«Luca Spada (il fondatore di Eolo, ndr) mi ha abbracciato sull’arrivo. Basso invece stamattina prima di scendere dal bus mi ha preso da parte e mi ha detto secco: “Fortu”, tu oggi vai in fuga, arrivi sotto allo Zoncolan e vinci la tappa. Ivan ci credeva più di me, più di tutti. Mentre io ci ho creduto solo quando ho passato la linea di arrivo».

Tratnik ha attaccato sullo Zoncolan, Fortunato ha chiuso e ai 2.300 metri lo ha staccato
Tratnik ha attaccato sullo Zoncolan, Fortunato ha chiuso e ai 2.300 metri lo ha staccato

Sognando il Lombardia 

La storia di Fortunato con la bici ha origine grazie al papà, Marco, un cicloamatore.

«Ho iniziato con gli amatori uscendo la domenica: senza pretese, senza stress. Ho continuato, ho continuato e oggi ho vinto sullo Zoncolan. Prima avevo provato calcio, basket, atletica.

«Se mi chiedevano quale fosse il mio obiettivo ad inizio Giro la mia risposta sarebbe stata: farmi vedere. Adesso invece… Penserò a vincere ancora, magari un giorno conquisterò il Giro di Lombardia. La mia ragazza, Veronica, è di Erba, da qualche tempo vivo lì e mi piacerebbe vincere nella mia seconda casa. Dopo il Giro dell’Emilia, però!»

Lo scalatore bolognese è compagno di stanza di Samuele Rivi, ma è amico di “vecchia data” di Vincenzo Albanese. Fortunato infatti ha corso in Toscana da dilettante, all’Hopplà, dove c’era anche Albanese.

Un sorridente Vincenzo Albanese a fine tappa
Un sorridente Vincenzo Albanese a fine tappa

Albanese stop al maxischermo

E se Lorenzo aveva preso la fuga del mattino il merito era stato anche di Albanese. Vincenzo nel drappello dei fuggitivi ci è rimasto a lungo, fino ai pedi dello Zoncolan. Il toscano si è sobbarcato la maggior parte del lavoro, o meglio, ha spinto più di Fortunato. Lui, Affini (per Bennett) e Mosca (per Mollema) erano i “gregari” in fuga. Fortunato a quel punto ha dovuto pensare “solo” a mangiare e a sprecare il meno possibile.

Quando Albanese taglia il traguardo, Fortunato è sul podio. Rispetto ad altri, in cima, il suo volto è sorridente e disteso. 

«Se sapevo della vittoria di Lorenzo? Certo! Ai 3 chilometri c’era un maxi schermo, ho visto che mancavano 500 metri e così mi sono fermato a vederlo. L’ho guardata alla televisione! Troppo bello… Tanto per me non c’era fretta. Poi piano, piano sono ripartito. Io e Francesco Gavazzi lo abbiamo aiutato ad uscire dal gruppo, cosa che non gli riesce molto bene. Gli ho detto: stai alla mia ruota e ti porto fuori io. Poi lui nel finale è stato bravissimo a finalizzare».

Ammiraglie in festa: Basso commosso, Zanatta pure

22.05.2021
3 min
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Sulla strada infangata che porta alla seggiovia per tornare al Quartier Tappa, le ammiraglie della Eolo-Kometa sono una dietro l’altra. Nella prima che incontriamo, Jesus Hernandez parla al telefono e ride di gusto. Bussiamo al finestrino e ci regala un sorriso da settimo cielo, il pollice in alto. Quella subito avanti ha lo sportello aperto e Ivan Basso è in piedi che guarda verso la montagna. Lui, che quassù vinse nel 2010 in un giorno certamente meno gelido, sta vivendo emozioni profonde, come accade quando inizi un’impresa e la vittoria fuga i dubbi che ti camminano accanto.

«Bisognava prendere la fuga con gli uomini giusti – dice – ma per noi questa è un’impresa, perché Fortunato è un nostro talento, che non aveva fino a questo momento espresso tutto il suo valore. Siamo contenti che sia riuscito a farlo con noi. E adesso Zanatta ha vinto due Zoncolan. Fu bello quando vinsi io, ma è bellissimo anche oggi. Quando si vince è sempre bello».

E’ emozionato. Sale nell’ammiraglia, mentre Zanatta ha il sorriso dei giorni migliori. Il ritorno in gruppo sta dando ottimi frutti. C’era davvero lui su quella della Liquigas quando Ivan domò lo Zoncolan e risalì dall’undicesima alla terza posizione, lanciandosi verso la seconda maglia rosa.

Albanese in fuga? Per portare con sè Fortunato: missione compiuta
Albanese in fuga? Per portare con sè Fortunato: missione compiuta

Azione di squadra

Il piano è scattato a 194 chilometri dall’arrivo o forse sarebbe meglio dire 11 chilometri dopo la partenza da Cittadella, dove le mura e ogni pietra ricordavano il tricolore di Nizzolo. Nella fuga degli 11, fra le coppie della stessa squadra con Affini-Bennett e Mosca-Mollema, la presenza di Albanese e Fortunato era forse quella che incuteva meno timore.

«Il guaio – dice ridendo Zanatta – è che Fortunato stava bene, ma non riusciva a prendere le fughe. Così, visto che aveva buoni valori, stavolta gli abbiamo messo accanto Albanese e inizialmente Gavazzi, perché lo portassero fuori e ci sono riusciti. In questi giorni la Ineos ha lasciato fare, ma certo alla fine la paura che il gruppo tornasse l’abbiamo avuta. Eravamo qui per fare bella figura e già il secondo posto di Gavazzi a Guardia Sanframondi ci era sembrato una cosa grandissima. Di certo non pensavamo di vincere e di certo ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo».

Il Giro e le Asturie

Fortunato il posto per il Giro ha dovuto conquistarselo, con la sua storia fra Mastromarco e Hopplà, poi due anni alla Vini Zabù.

«Ha fatto un buon ritiro a Sierra Nevada – racconta – poi è andato alla Vuelta Asturias e l’ultimo giorno è arrivato settimo all’Alto del Naranco, conquistandosi il posto in squadra. A Sestola si era staccato in discesa. A Campo Felice era nel gruppo dei migliori… Insomma, sapevamo che stesse bene e già da tre giorni ci eravamo messi a pensare a questo arrivo. Credo che si sia creata una bella alchimia in squadra, lo spirito giusto, fra l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza mia e di Yates, che qualcuna l’abbiamo vista fin qui». 

Subito dopo l’arrivo, Fortunato è stato placcato e portato nella zona premiazioni
Subito dopo l’arrivo, Fortunato è stato placcato e portato nella zona premiazioni

Una lunga storia

La colonna delle ammiraglie inizia a incanalarsi lungo la stradella dell’incolonnamento. I primi stanno già scendendo in bici verso i pullman fermi ai piedi del tratto più duro. Quassù, sull’ultima salita che vide grande Marco Pantani, ha vinto un bolognese, in una sorta di tributo inconsapevole al Pirata e cercato e voluto a Ivan Basso che ha saputo motivarlo. La sua ultima vittoria porta la data del 12 giugno del 2016, quando a Lamporecchio batté proprio il compagno di squadra Albanese. Forse davvero nulla è mai per caso, mentre lo Zoncolan registra la quarta vittoria italiana in questo Giro d’Italia. Dopo Ganna, Vendrame e Nizzolo, stasera brinderemo alla vittoria di Lorenzo Fortunato.

Dallo Zoncolan a Sega di Ala, a tavola con l’Astana

22.05.2021
5 min
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Sono magrissimi, così in condizione da risultare fragili. I corridori del Giro, quelli che sono qui a giocarsela, vanno seguiti in ogni dettaglio, sapendo che basta un colpo di freddo per mandare tutto in malora. Puoi pianificare quello che ti pare, ma il ciclismo è uno sport di situazioni e le situazioni, per quanto bravo, non potrai mai prevederle. Figurarsi oggi sullo Zoncolan.

Erica Lombardi è la dietista dell’Astana-Premier Tech al Giro, la squadra di Alex Vlasov. Già con lei in passato avevamo parlato della necessità di gestire con equilibrio l’alimentazione durante il Giro. Ma oggi, con la tappa che si arrampica sul Mostro friulano e lo sguardo sulle montagne dei prossimi giorni, il ragionamento si fa più specifico, molto interessante, ancorché complesso.

«Il Giro non è il Tour – comincia – dove la stagione è ben definita e non ci sono clamorosi sbalzi climatici. Qui invece è tutto un cambiare, per cui la programmazione presenta delle criticità. Ieri verso Verona era una tappa tranquilla, ma in ogni caso c’era da stare attenti sin dalla vigilia a cosa mangiare, per scongiurare il rischio di trovarsi vuoti a 48 ore dalla tappa dello Zoncolan».

Al Tour dello scorso anno, Erica Lombardi con la squadra ai Campi Elisi
Al Tour dello scorso anno, Erica Lombardi con la squadra ai Campi Elisi
Quale è l’attenzione primaria?

Che abbiano energie e siano leggeri, tenendo però conto che la troppa leggerezza la paghi per altri aspetti. Il glicogeno ha un tempo di ricostruzione di 48 ore, per cui si è cominciato da ieri a ragionare del fatto che oggi si farà lo Zoncolan e che nei prossimi giorni ci saranno altre tappe dure. Non si può andare per compartimenti stagni.

Quindi?

Quindi non si può calcolare tutto alla perfezione, ma non puoi dargli meno di quello che necessitano. Non sono macchine. Il calcolo dei macronutrienti, ma più segnatamente dei carboidrati, si fa in base ai watt. Un calcolo che però viene aggiornato in base a come si sente il corridore. Per questo avere il dietista allo stesso tavolo aiuta a prendere le misure.

Come funziona il calcolo dei carboidrati in base ai watt?

Si fa gioco di squadra. Dopo la tappa, io li peso e il dottore fa il punto sull’idratazione. Il peso così raccolto lo giro al preparatore che mi manda in risposta la situazione dei watt in rapporto al peso. Ci stiamo avvicinando alla perfezione, ma il ciclismo resta sempre uno sport empirico. In un grande Giro è sempre meglio avere qualcosa in più, che trovarsi scoperti. Pesare poco significa perdere potenza.

Quindi da ieri è iniziato il recupero per la tappa di oggi?

Esatto, si parte con alimenti funzionali nel dopo tappa. Le linee guida generali dicono che bisogna ridurre al minimo se non eliminare totalmente le fibre, per favorire l’assorbimento dei carboidrati.

Si comincia mangiando cibi solidi, si finisce passando a gel borracce di maltodestrine
Si comincia mangiando cibi solidi, si finisce passando a gel borracce di maltodestrine
Carboidrati quindi sempre pasta?

Pasta, oppure riso, patate americane, verdure non verdi come le barbabietole rosse, il cui contenuto in nitrati, in un quadro più articolato, aiuta il corpo a ossigenarsi.

In una tappa come quella di oggi, come mangeranno in corsa?

La regola è che si vada in progressione, mangiando cibi solidi nelle prime fasi, passando poi ai gel e le maltodestrine. Molto dipende dal ruolo del corridore in corsa.

Lo Zoncolan di quest’anno ha 3 chilometri finali durissimi, ma prima non è irresistibile…

Prima del tratto duro, è indicato mangiare un gel a rapido rilascio, sempre che si riescano a staccare le mani dal manubrio. Esiste una pratica molto diffusa nel calcio, il mouth rinsing, che consiste nel risciacquarsi la bocca con liquidi a base di carboidrati, come i calciatori che bevono e poi sputano prima di ingerire. Tramite questo sistema, dai stimoli all’organismo che sta già assorbendo i carboidrati ingeriti in precedenza. Per cui può essere utile fare un sorso dalla borraccia salendo sullo Zoncolan. Un sorso e si rimette a posto, perché adesso non si può più buttarle ai tifosi sulla strada.

Hai parlato di riuscire a staccare le mani dal manubrio…

Se c’è un’azione, un attacco… puoi aver programmato quello che vuoi, ma nella fase concitata, non riesci a prendere il gel, per cui è il corridore a dover reinterpretare la strategia. Per cui pensate a quante attenzioni debbano avere questi ragazzi, dai watt al momento in cui mangiare.

La tappa di Verona ha richiesto un dispendio inferiore, ma non si poteva farli mangiare meno alla vigilia dello Zoncolan
La tappa di Verona ha richiesto un dispendio inferiore, ma non si poteva farli mangiare meno
E poi c’è il meteo.

La pioggia complica tutto, il freddo anche, perché magari non riescono a prendere gli zuccheri con le mani congelate o in situazioni al limite.

Stasera dopo l’arrivo cosa mangeranno?

C’è una finestra di un’ora in cui si va a ripristinare il livello di glicogeno, ingerendo solo carboidrati. Si gioca tutto in quel breve tempo, a prescindere che sia stato caldo o freddo. Gli studi più recenti hanno stabilito che si possono integrare 120 grammi di carboidrati per ora, contro i 90 che si riteneva in precedenza. Oltre questo limite, non si assimila più. Come se, dovendo fare un lungo viaggio in auto, si volessero mettere 100 litri di benzina in un serbatoio che ne contiene 60. La capienza è quella. Ma se hanno preso freddo, si deve anche lavorare sui grassi, sia dopo corsa che nelle ore successive.

Quando li pesi?

La mattina e dopo la tappa. Se si perde un chilo di liquidi se ne deve integrare il 150% per cui si dovrà bere un litro e mezzo. L’obiettivo è mantenere il pezzo più regolare possibile.

Quindi il tanto raccontato calo di peso a fine corsa ormai è superato?

Dipende dai corridori e dalla loro esperienza. I giovani hanno più sbalzi, un corridore come Fuglsang sa gestirsi bene anche da solo.

Non solo pasta per introdurre carboidrati, anche le patate americane
Non solo pasta per introdurre carboidrati, anche le patate americane
Vlasov è esperto?

Con Vlasov lavoro dai tempi della Gazprom, ma di fatto ha corso solo la Vuelta del 2020 e questo è il primo Giro da capitano. L’ideale è finire in crescendo, stando attenti a non gonfiarsi di liquidi, per cui il medico ricorre alla biompedeziometria per valutare la ritenzione idrica.

Quanto è difficile il tuo lavoro?

Bisogna lavorare per avvicinarsi il più possibile alla ricetta migliore, sapendo che si può sbagliare e che magari non si riceveranno complimenti, ma di certo non mancheranno le critiche se dovesse andar male. Il ciclismo non è il calcio, che si gioca in uno spazio controllato con atleti abbastanza omogenei. Noi siamo sulla strada, in condizioni meteo sempre diverse, con atleti di forme e caratteristiche diverse. Insomma, si può dire che sia tutto, ma non certo facile.

Simoni Dorelan 2003

Simoni: «Oggi lo Zoncolan fa meno paura»

22.05.2021
2 min
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Una volta il Monte Zoncolan, arrivo della tappa con partenza da Cittadella, avrebbe fatto davvero paura, come la facevano le salite con punte di pendenza superiori al 20%. Le cose però sono un po’ cambiate, vuoi per l’evoluzione della tecnica (ossia i rapporti da utilizzare), vuoi anche per il diverso modo di interpretare i grandi Giri, vuoi soprattutto per il semplice trascorrere del tempo, come spiega Gilberto Simoni, due volte vincitore del Giro d’Italia

Il trentino è testimone di questo profondo cambiamento in atto: «Il fatto è che le pendenze più aspre non fanno più paura come ai miei tempi…».

Perché?

L’evoluzione tecnica è pesata molto: già quando correvo io iniziò a diffondersi la tripla, ma non era molto amata dai corridori. Il cambio vero c’è stato con l’avvento delle Compact e delle 12 velocità. Fino al 2005 si saliva sullo Zoncolan con 9 rapporti, mettevi davanti il 39 e dietro dal 25 in su. Ogni dente poteva risultare determinante, oggi sicuramente è un po’ più facile il lavoro dei corridori.

Pantani Zoncolan 2003
Un’immagine storica della grande tappa del 2003, con Pantani davanti a Simoni
Pantani Zoncolan 2003
Un’immagine storica della grande tappa del 2003, con Pantani davanti a Simoni
Questo influisce psicologicamente nell’affrontare una salita simile al Giro d’Italia?

Sicuramente, puoi scegliere dal 32 al 39 davanti e anche dietro le possibilità sono molte, soprattutto per prendere il tuo passo e faticare di meno. Ricordo che quando salivamo e la benzina finiva, non riuscivi più a procedere di agilità e iniziavi a zigzagare. Erano però momenti di grande fascino, cercavi di supplire con lo stato d’animo alle forze che mancavano, mettevi tutto te stesso.

Oggi non è così?

La fatica è sempre fatica, questo è chiaro, è uguale per tutti, solo che salite del genere influiscono meno. All’arrivo penso che vedremo una decina di corridori con distacchi inferiori al minuto, questo fa capire che non siamo più di fronte a salite decisive come prima. Una salita così dura farebbe più male in mezzo alla tappa, se qualcuno decide di attaccare e di rendere la frazione selettiva ancor prima della salita finale. Si rischia di andare fuori soglia e quando avviene a grande distanza dal traguardo accumuli minuti.

In una tappa simile è questione solo di gambe o anche di strategia?

La strategia conta tantissimo, diciamo anzi che ormai corse del genere sono affrontate ragionandoci sopra con ampio anticipo, non si agisce più d’istinto. Di una cosa però sono sicuro: lo spettacolo non mancherà, una tappa simile è sempre incerta e affascinante, dal difficilissimo pronostico.