Fortunato punta Giro e Vuelta: la rincorsa è lanciata

25.03.2024
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A 27 anni, Lorenzo Fortunato sta vivendo la sua prima stagione nel WorldTour con l’Astana Qazaqstan e ieri ha concluso la Volta Catalunya al decimo posto. Nell’intervista post Tirreno-Adriatico ci ha raccontato le emozioni e sensazioni della sua prima gara importante nel nuovo team. Parlando è emerso come la sua stagione sia divisa in due blocchi. Il primo che include il Giro d’Italia, mentre il secondo verterà sulla Vuelta. Il 2024 sarà quindi il primo anno in cui Fortunato correrà due Grandi Giri, un cambiamento importante, che va preparato.

La stagione di Fortunato sarà focalizzata su due picchi di condizione, per il Giro e la Vuelta
La stagione di Fortunato sarà focalizzata su due picchi di condizione, per il Giro e la Vuelta

Stesso percorso

Con il team Eolo-Kometa (ora Polti-Kometa) il corridore nato a Bologna ha sempre incentrato le sue grandi aspettative sulla corsa rosa. La seconda parte di stagione, invece, era concentrata sul calendario delle classiche italiane

«La stagione – 2024 ci racconta Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana e di Fortunato – sarà incentrata su Giro e Vuelta. A livello di impegno non vedo molte differenze rispetto a quello che ha fatto in passato. Non ha mai corso un Grande Giro nella seconda parte di stagione, ma le gare di agosto e settembre. Non ci saranno grandi stravolgimenti rispetto ai suoi periodi di allenamento precedenti. Soprattutto per quanto riguarda la parte di stagione fino al campionato italiano».

La preparazione invernale è stata calibrata per arrivare al Giro al massimo della condizione (foto Instagram)
La preparazione invernale è stata calibrata per arrivare al Giro al massimo della condizione (foto Instagram)
Su quali aspetti vi siete concentrati durante l’inverno?

Tutti, non si può lasciare nulla al caso nel ciclismo moderno. Si è curata tanto anche la forza a secco, con esercizi in palestra mirati a migliorare le prestazioni. In bici ha fatto un bel carico di lavoro aerobico, senza cercare picchi prestativi, eppure alla Tirreno e al Catalunya ha fatto vedere buone cose. Alla Tirreno Vingegaard ha fatto registrare valori da Tour de France, quindi Fortunato ha dovuto spingere e ha dimostrato di farlo bene.

Avete cambiato qualcosa?

Non ci piace paragonare il nostro lavoro a quello degli altri. Posso dire che il nostro obiettivo con Fortunato è quello di farlo arrivare nella miglior condizione al Giro. In questo senso abbiamo deciso di far slittare in là il calendario. Prima della partenza di Torino farà un periodo di altura, sul Teide, dal primo al 17 aprile. Successivamente correrà la Liegi e poi il Giro, terremo alto il ritmo con il dietro moto.

Alla Tirreno, Fortunato ha fatto registrare ottimi valori in salita
Alla Tirreno, Fortunato ha fatto registrare ottimi valori in salita
Parlando con Fortunato è emerso come quest’anno abbia iniziato a correre più tardi…

Abbiamo fatto un’analisi delle stagioni precedenti. Negli ultimi due anni ha sempre lavorato bene, ma le vittorie sono arrivate sempre in gare che anticipavano il Giro. Nel 2023 ha vinto la Vuelta Asturias, mentre nel 2022 è arrivato secondo. Ci siamo accorti come poi, durante la corsa rosa, facesse fatica nella terza settimana

Come gestirete gli impegni dopo il Giro?

Il campionato nazionale sarà la terza settimana di giugno, ci potrebbe essere spazio per correre il Delfinato, qualora la condizione di Fortunato glielo conceda. 

La seconda corsa a tappe del 2024 è stata la Volta a Catalunya, ora altura in vista del Giro
La seconda corsa a tappe del 2024 è stata la Volta a Catalunya, ora altura in vista del Giro
Da lì in poi come gestirete i tempi?

La ripresa dopo la pausa estiva sarà più graduale, così da arrivare a fare la Vuelta in crescendo. L’obiettivo sarà essere prestante durante la corsa a tappe ispanica, il calendario che anticipa la Vuelta è strano, vista la presenza delle Olimpiadi di Parigi. 

In che senso?

Le corse che hanno sempre fatto da trampolino alla Vuelta, come Burgos e Giro di Polonia sono in dubbio. Anzi, il Giro di Polonia è da escludere, visto che si correrà durante la prima settimana della corsa spagnola. L’unica opzione percorribile, per correre prima della Vuelta, è andare a Burgos, dal 5 al 9 agosto, considerando che il giorno dopo si corre a San Sebastian. 

Nella corsa spagnola, Fortunato è entrato ancora nella top 15 in classifica generale
Nella corsa spagnola, Fortunato è entrato ancora nella top 15 in classifica generale
Si dovranno ricalibrare gli impegni?

“Giocheremo” con il calendario. Si andrà in altura a inizio luglio, poi probabilmente si faranno Burgos e San Sebastian. 

Anche la Vuelta con il mirino su qualche tappa?

L’obiettivo sarà essere performanti su tutte e tre le settimane di gara, non si tratta di crescere, ma di non calare. Solo i migliori tengono le prestazioni alte per tutta la durata della corsa, Fortunato è quel tipo di corridore. Siamo consapevoli che l’altura di luglio sarà il momento chiave per il secondo picco stagionale.

C’è Giro per i campioni della Visma-Lease a Bike

13.02.2024
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Il 2023 dei grandi Giri ha visto un team rivestire il ruolo di assoluto dominatore. Stiamo naturalmente parlando della Jumbo-Visma, oggi Visma-Lease a Bike (foto Cor Vos in apertura). La formazione olandese è stata capace di vincere in un solo anno Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna

I dirigenti della formazione giallo-nera sanno benissimo che vincere è difficile, ma confermarsi lo è ancora di più. Per farlo è necessario lavorare sui cosiddetti “marginal gains”, quei dettagli in grado di elevare la prestazione sportiva. In tutto questo un ruolo importante lo riveste anche il casco, non più solamente un accessorio pensato per proteggere l’atleta in caso di caduta, ma oggi sempre più elemento tecnico in grado di contribuire a migliorare la performance in gara

Da quest’anno Giro fornirà i caschi alla Visma-Lease a Bike (foto Cor Vos)
Da quest’anno Giro fornirà i caschi alla Visma-Lease a Bike (foto Cor Vos)

I caschi Giro

Partendo da queste premesse, si può facilmente capire come mai i dirigenti della Visma-Lease a Bike abbiano deciso di scegliere come partner tecnico un brand di assoluto prestigio. Stiamo parlando di Giro Sport Design. Per i prossimi tre anni Vingegaard, Van Aert e tutti gli atleti del team olandese gareggeranno con caschi Giro.

I modelli a disposizione della squadra saranno i caschi da strada Aries Spherical ed Eclipse Spherical e il casco Aero Aerohead MIPS

Van Aert e compagni potranno così contare sulla qualità e la tecnica del brand americano (foto Cor Vos)
Van Aert e compagni potranno così contare sulla qualità e la tecnica del brand americano (foto Cor Vos)

Ricerca della prestazione

Nella definizione dell’accordo con Giro Sport Design un ruolo importante lo ha avuto Mathieu Heijboer, responsabile delle prestazioni di Visma-Lease a Bike.

«All’interno della squadra – ha dichiarato Mathieu Heijboer – cerchiamo costantemente opportunità per sviluppare e portare le prestazioni a un livello superiore. Siamo convinti di aver trovato in Giro il giusto partner per aiutarci a farlo. Siamo estremamente motivati e la sinergia tra la nostra squadra e Giro è forte. Ascoltano le nostre esigenze e i nostri desideri e li mettono in pratica. Vedremo i risultati nel 2024».

Anche Paul Martens, responsabile dell’abbigliamento per ciclisti di Visma-Lease a Bike, ha svolto un ruolo importante nella definizione della collaborazione con Giro. 

«Prima di raggiungere un accordo – ha raccontato Paul Martens – abbiamo identificato Giro come un marchio con una storia unica di innovazione e partnership con squadre e atleti di alto livello. Insieme, abbiamo già trascorso del tempo nella galleria del vento con due dei nostri corridori più importanti, Jonas Vingegaard e Wout Van Aert. La profondità delle conoscenze e l’impegno di Giro per un design all’avanguardia favoriranno certamente la nostra ricerca reciproca volta a migliorare le prestazioni dei corridori».

Tanti i modelli a disposizione: Aries Spherical, Eclipse Spherical e Aero Aerohead MIPS (foto Cor Vos)
Tanti i modelli a disposizione: Aries Spherical, Eclipse Spherical e Aero Aerohead MIPS (foto Cor Vos)

Soddisfazione Giro

Tanta la soddisfazione da parte dei massimi dirigenti Giro Sport Design per aver definito un accordo così importante con uno dei team di riferimento del WorldTour. A confermarlo è  Emily Watts, direttore marketing dell’azienda californiana.

«Dal 1985 – ha dichiarato Emily Watts – Giro è stata una presenza dominante ai più alti livelli di competizione nel ciclismo. Unire le forze con Visma-Lease a Bike sottolinea il nostro impegno a collaborare con squadre che sono all’avanguardia nello sport. E’ parte della nostra mission progettare tecnologie al servizio degli atleti ogni volta che è possibile: che si tratti di favorire la velocità, aumentare la protezione o semplicemente migliorare il comfort, la nostra partnership con Visma-Lease a Bike accelererà certamente la progettazione delle migliori attrezzature per il ciclismo al mondo».

Ricordiamo che il marchio Giro è distribuito in Italia dalla commerciale veneta BONIN.

Giro

Bonin

Martinez, il messaggio di Pinot e la lezione della Vuelta

01.02.2024
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Nella Groupama-FDJ che nell’ultima stagione ha perso con Demare e Pinot le colonne di una vita, forse pochi si aspettavano che Lenny Martinez potesse sbocciare così presto e così bene. Lo scalatore francese, che nel 2021 si era presentato al pubblico italiano vincendo il Giro della Lunigiana, negli stessi giorni della corsa ligure ha sfiorato una tappa alla Vuelta Espana conquistando la maglia di leader, a capo di una stagione davvero positiva, consacrata con la vittoria nella CIC Mont Ventoux (foto di apertura).

Martinez faceva parte della stessa infornata U23 di Gregoire e Germani, Watson e il Pithie che ha appena vinto la Cadel Evans Great Ocean Road Race. La sua stagione inizierà il 16 febbraio nella Classic Var e poi proseguirà con il Tour des Alpes Maritimes, prima del Gran Camino e il Catalunya. Approfittando del secondo ritiro spagnolo della squadra, abbiamo cercato di capire che cosa gli passi per la testa alla vigilia del secondo anno nel WorldTour.

Lenny Martinez è nato a Cannes l’11 luglio del 2003 . Suo padre è Miguel Martinez, olimpionico di MTB
Lenny Martinez è nato a Cannes l’11 luglio del 2003 . Suo padre è Miguel Martinez, olimpionico di MTB
Ma prima facciamo un passo indietro: ti aspettavi una stagione così buona per il primo anno?

No, non mi aspettavo necessariamente una stagione così bella (sorride, ndr). Mi ero detto che per essere bella, mi sarebbe bastata una stagione regolare, ma non mi aspettavo molto perché nel primo anno non si sa mai. Il livello è piuttosto alto, ma col passare dei chilometri, correndo nel mio solito modo, ho visto che le cose funzionavano.

Sei rimasto più impressionato dalla vittoria al Ventoux o dalla prima settimana alla Vuelta?

Col senno di poi, direi la prima settimana della Vuelta. Tuttavia a livello emotivo mi è piaciuta di più la vittoria, perché era una vittoria. E’ arrivata forse inaspettata, eppure quei pochi secondi sul Ventoux sono stati un momento molto forte che resta nella memoria.

Che cosa ha rappresentato per te la partecipazione al primo grande Giro?

Molta esperienza, la possibilità di crescere. E’ stato davvero bello vedere come abbiamo lavorato per preparare la Vuelta e ora non vedo l’ora di rifarlo e provare semplicemente a fare meglio. Perché adesso so cosa aspettarmi da quelle tre settimane.

Martinez è professionista dal 2023. E’ stato leader della Vuelta per due tappe. E’ alto 1,68 e pesa 52 chili
Martinez è professionista dal 2023. E’ stato leader della Vuelta per due tappe. E’ alto 1,68 e pesa 52 chili
Alla partenza della Vuelta sei arrivato con dubbi o certezze?

Non necessariamente dubbi e neppure certezze, mi dicevo che sarebbe stato bello anche solo finirla. Avevo in testa che sarebbe stato bello arrivare a Madrid e se poi fosse venuto qualche risultato, sarebbe stato fantastico. Alla fine è andata proprio così, ma non sarebbe sato un problema portarla a termine senza risultati, perché in ogni caso avrei imparato qualcosa.

Che cosa ricordi del giorno dell’Osservatorio Astrofisico de Javalambre, in cui sei arrivato secondo prendendo la maglia di leader?

Ricordo che è stata una giornata molto dura, soprattutto questo. Ho avuto il supporto dei miei compagni sin dalla partenza, senza di loro non avrei potuto prendere la maglia rossa. L’ultima salita è stata molto dura, si andava un po’ troppo forte per me. Ma alla fine non sono arrivato troppo lontano da Kuss (il distacco al traguardo è stato di 26”, ndr) e la sera ero contento.

Puoi descriverci in che modo si manifestava la stanchezza con il passare dei giorni?

C’è stanchezza mentale. Preferisci restare a letto e dopo un po’ preferisci riposarti piuttosto che andare a correre. C’è anche l’affaticamento muscolare. Te ne accorgi quando la tappa parte molto forte e tu non sei pronto, senti le gambe gonfie e un po’ rotte. Di solito inizia a migliorare dopo la prima ora e mezza e in certi giorni per arrivare alla fine della tappa devi essere davvero bravo. Ma anche le partenze sono faticose…

Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Tutto questo ti ha permesso di conoscere meglio te stesso e le tue capacità di recuperare?

Ho imparato qualcosa su tutto questo. Ho imparato anche a non mollare. All’inizio stavo bene, poi sono caduto, mi sono ammalato e alla fine sono riuscito a ritrovare le forze e delle buone sensazioni. Ho imparato che in un grande Giro un giorno puoi stare malissimo e il giorno dopo invece vincere. Quindi devi sempre credere in te stesso, devi imparare a gestire questi giorni. Devi imparare a gestire tutte le giornate.

Ti aspettavi che il gruppo Continental andasse così bene nel suo primo anno di WorldTour?

No, non necessariamente. Pensavo che avremmo fatto bene, con l’obiettivo di imparare e alla fine oltre a questo, sono arrivati i risultati. Diciamo che è andata bene.

A fine carriera, Pinot ha detto ai suoi compagni di prendersi cura della squadra. Cosa pensi che volesse dire?

Thibaut ha fatto crescere molto la squadra. Noi siamo i suoi successori e dobbiamo prenderci cura della squadra e continuare a farla crescere come ha fatto lui. Ma non è una cosa semplice, può voler dire tutto e niente. Tirare su la squadra significa assicurarsi che stia progredendo, vincere le gare, fare in modo che la squadra sia la migliore che può essere.

Lombardia 2023, l’ultima corsa di Pinot, che ha lasciato un’importante eredità (foto nicolas_le_goat / lequipe)
Lombardia 2023, l’ultima corsa di Pinot, che ha lasciato un’importante eredità (foto nicolas_le_goat / lequipe)
Che differenza vedi tra la preparazione dello scorso inverno e quella di quest’inverno?

Nessuna differenza perché quest’inverno mi sono allenato esattamente come l’inverno scorso, in termini di ore e tutto il resto. Quindi ho semplicemente aggiunto un po’ di corsa a piedi, un po’ di lavoro in palestra sollevando pesi. Ma a parte quello, in bici non avevo ancora aumentato i volumi. Questo ritiro sta dando ottimi frutti, stiamo vivendo delle settimane fantastiche e proprio qui ho iniziato ad aumentare i carichi di allenamento.

Stai lavorando su un punto particolare?

Soprattutto sullo sprint. Gli scatti. I lavori brevi. Lavoro un po’ su tutto per diventare un corridore completo. Dopo il primo anno WorldTour ho capito che non potrò mai vincere uno sprint di gruppo, ma so che posso fare bene su salite da 10 minuti e anche da un’ora. Per questo penso di essere uno scalatore. Le salite mi stanno bene tutte. Quelle lunghe e anche quelle più corte.

Germani, la mia prima Vuelta: si continua tra salite e fatica

11.09.2023
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La seconda settimana di Vuelta è alle spalle, sei giorni di grande fatica, passando dalla cronometro al Tourmalet. Insieme a Lorenzo Germani continuiamo il diario di questo suo primo grande Giro. Dopo tanti giorni in sella la fatica si sente eccome, ma la determinazione per arrivare fino in fondo è maggiore. 

«Il giorno della crono – racconta Germani poco prima di uscire con i compagni per una sgambata – stavo malissimo. Avevo sensazioni strane, non riuscivo a stare bene in posizione, ero costantemente fuori sella. Sensazioni orribili che mi sono portato dietro per tutta la settimana praticamente».

Durante la cronometro le sensazioni peggiori per Germani: gambe vuote e fatica a stare in posizione
Durante la cronometro le sensazioni peggiori per Germani: gambe vuote e fatica a stare in posizione

Fatica accumulata

Avere una cronometro il giorno dopo quello di riposo non è mai facile, ce lo ha raccontato anche Vincenzo Nibali. Anche quando non si hanno velleità di classifica bisogna comunque spingere, perché in questo ciclismo rallentare sembra quasi proibito

«Nei due giorni dopo la cronometro – riprende Germani – avevo quella sensazione di gamba vuota. Pian piano è andata sempre meglio, ma ho vissuto con una sensazione di stanchezza generale. A questa ha contribuito anche il raffreddore che da qualche giorno condiziona me e i miei compagni. Non credo si tratti di un virus o altro, semplicemente è dovuto agli sbalzi di temperatura e alla fatica».

Per Germani le prime tappe dopo il giorno di riposo sono state difficili (foto Groupama-FDJ)
Per Germani le prime tappe dopo il giorno di riposo sono state difficili (foto Groupama-FDJ)
In squadra che si dice, i tuoi compagni hanno le tue stesse sensazioni?

Più o meno sì. I ritmi sono davvero esagerati, basti pensare che nella tappa di Laguna Negra, il giorno dopo la cronometro, abbiamo tenuto una media di 46 all’ora. Considerando anche la salita finale. 

Ritmi alti, che non permettono mai di rifiatare…

Sì, anche Lenny (Martinez, ndr) li ha sofferti. Praticamente il giorno dopo la tappa del Tourmalet tutta la squadra ha fatto gruppetto. 

Com’è andata sul Tourmalet? E’ stata la tappa che ha scombussolato la Vuelta..

Quel giorno io ho solamente pensato al tempo massimo, dovevo starci dentro e basta. E’ stata una tappa durissima, già dalla prima salita il ritmo era altissimo, tanto che molti corridori si sono staccati subito (tra cui Evenepoel, ndr).

Nella tappa del Tourmalet la testa era focalizzata sul tempo massimo, nient’altro
Nella tappa del Tourmalet la testa era focalizzata sul tempo massimo, nient’altro
C’è stata subito una partenza in salita, anche se corta.

Tosta anche quella, poi i 30 chilometri successivi di discesa sono stati fatti a blocco. La Jumbo ha deciso di fare corsa dura fin da subito ed il rischio per me era il tempo massimo. La tappa era corta, quindi non c’era troppo margine (il limite era a 37 minuti, Germani e compagni sono arrivati a 31’57”, ndr).

Com’è stato gestirsi?

La cosa che ho capito fin da subito era che non sarebbe stato utile fare un fuori giri già dalla prima salita lunga, il Col d’Aubique. L’avrei pagato con gli interessi dopo, quindi ci siamo messi al nostro ritmo, ma comunque abbiamo dovuto menare tanto. Solo sull’ultima salita abbiamo potuto gestire di più lo sforzo. Per fortuna avevo dietro l’ammiraglia, quindi potevo andare a prendere i rifornimenti quando volevo, in più ci davano indicazioni per il tempo massimo. 

Il giorno dopo però avete faticato ancora, e non poco…

Quella tappa è stata difficile per tutti, anche per Lenny Martinez. Lui sul Tourmalet aveva tenuto più di noi, arrivando a 8 minuti. La tappa successiva però non ci ha nemmeno provato, troppa fatica. 

Martinez nella tappa del Tourmalet è stato il primo corridore della Groupama-FDJ a tagliare il traguardo, a 8’25” da Vingegaard
Martinez nella tappa del Tourmalet è stato il primo corridore della Groupama-FDJ a tagliare il traguardo
Come vi siete fatti forza per arrivare al traguardo?

Io quel giorno da Lenny mi sono fatto spingere (dice ridendo ndr). Con tutte le borracce che gli ho portato un aiuto era più che dovuto. Come detto eravamo tutti nel gruppetto, c’era solo Storer in fuga, ha provato a vincere, ma ha trovato un Evenepoel esagerato.

La sua è stata una super reazione dopo il giorno a vuoto…

Da dentro abbiamo tutti detto: «Chapeau!». Reagire così non è da tutti, anzi, il giorno dopo (ieri, ndr) ci ha provato ancora. 

Cosa si dice del dominio Jumbo-Visma?

Ce lo aspettavamo, sono la squadra più forte. Forse non ci si aspettava di vedere Kuss in maglia rossa. Ma fanno davvero paura, erano il team da battere e così è, per il momento in maniera abbastanza incontrastata. 

Germani (dietro) e Martinez (davanti) sono entrambi al primo grande Giro (foto Groupama-FDJ)
Germani (dietro) e Martinez (davanti) sono entrambi al primo grande Giro (foto Groupama-FDJ)
La fatica di quest’ultima settimana si chiama Angliru, cosa ti aspetti?

Fatica, tantissima. In tappe così penso solamente ad arrivare all’imbocco della salita finale e poi sfilarmi. Per fortuna abbiamo un pacco pignoni che va dall’11 al 34 e nonostante questa scala ampia riusciamo a montare il 54-36 davanti. Se avessi dovuto montare il 52 mi sarei sentito come un allievo in mezzo ai professionisti (ride ancora, ndr). 

Da qui a fine Vuelta manca una settimana, obiettivi?

Mi piacerebbe entrare in una fuga, in questi giorni ci ho provato qualche volta, ma è tostissima. Le tappe sono state vinte solamente da grandi campioni, non c’è praticamente spazio per gli altri. Domenica ho provato ad uscire, stavo anche abbastanza bene. Dopo 10 chilometri la strada si stringeva e avevo individuato quello come punto ideale. Invece la fuga è andata via 50 chilometri dopo. Anche questa è tutta esperienza, bisogna saper attendere e muoversi al momento giusto. 

Poi Germani ci racconta del raffreddore che sta passando e di altri problemi. Verso le 11,30 lo lasciamo andare, a breve deve prendere la bici per fare una sgambata, sperando che sciolga un po’ le fatiche di queste 15 tappe.

Vuelta, secondo test in montagna. Remco contro Vingegaard?

31.08.2023
4 min
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Si torna in salita. Dopo l’esibizione di Evenepoel sabato scorso ad Andorra, la Vuelta propone oggi l’arrivo al Pico del Buitre (Observatorio Astrofísico de Javalambre), dopo 10,9 chilometri di salita con una media dell’8 per cento e passaggi al 16.

Il verdetto di sabato ha fatto vedere come in realtà i big fossero tutti lì: il solo a non essere riuscito a tenere il passo dei primi è stato Geraint Thomas, arrivato a 47 secondi e salvato da sicuro naufragio dall’aiuto del compagno Bernal. Remco invece è parso in grande spolvero, al punto da lasciarsi dietro Vingegaard con un’azione fulminea ai 200 metri dal traguardo di Arinsal. Se però la vittoria di tappa poteva essere un’opzione prevedibile, data la tipologia dell’arrivo, forse Evenepoel non aveva messo in conto di indossare così presto la maglia di leader.

«Non era affatto previsto prendere la maglia di leader così presto – ha ammesso il belga nella conferenza stampa del dopo tappa – per cui ora dovremo stabilire una tattica intelligente e decidere se vogliamo mantenerla».

Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna
Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna

Il traguardo volante

Per il momento le cose gli stanno andando bene, al punto che durante la quinta tappa è andato anche a caccia di un traguardo con abbuono a 10 chilometri dall’arrivo.

«Ho visto la UAE Emirates arrivare al gran completo – ha spiegato il leader della corsa – e ho pensato che Ayuso avrebbe provato a guadagnare qualcosa. Ecco perché sono entrato in prima persona. Però ogni secondo conta. Il Giro si è deciso con 14 secondi tra i primi due, non si lascia nulla, soprattutto se non costa grossi sforzi. La cosa più importante è che sia andato tutto bene nelle ultime due tappe e che tutti abbiano tagliato il traguardo sani e salvi».

Oggi però non ci sarà tanto da scherzare: il secondo arrivo in salita della Vuelta promette di essere esigente.

«E’ il secondo grande confronto in montagna – ha detto Evenepoel – immagino che ci sarà battaglia, ma non so assolutamente cosa aspettarmi. Penso che questa salita possa fare al caso mio, ma contro i migliori corridori del mondo dovremo stare attenti. Spero soprattutto che una fuga possa andare fino in fondo».

La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo
La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo

Largo agli sfidanti

Roglic scalò queste salite nel 2019, per questo nel clan della Jumbo-Visma sembrano tutti abbastanza tranquilli. Lo sloveno arrivò sesto sulla vetta di Teruel e si lasciò dietro Pogacar per 30 secondi. Questa volta Primoz si trova a 43 secondi da Evenepoel e ad Andorra il compagno di squadra Vingegaard è parso leggermente superiore, ma anche lui deve recuperare 37 secondi che non sono pochi.

Oggi sulle strade del Pico del Buitre c’è da aspettarsi che corridori come Ayuso, Mas, Vlasov o Uijtdebroeks proveranno a essere della partita, mentre noi aspettiamo di vedere all’opera Damiano Caruso (già in fuga ad Andorra), con una punta di curiosità per Lenny Martinez, che nel 2021 di questi tempi vinceva il Giro della Lunigiana e sabato ad Andorra è arrivato settimo con tutti i migliori. Inaspettatamente al terzo posto in classifica, a soli 17 secondi dal leader belga, il giovane corridore del team Groupama-FDJ misurerà sicuramente le sue ambizioni.

Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?
Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?

Sopravvivere e non perdere

La tappa di oggi verso l’Osservatorio Javalambre termina con una salita di 10,9 chilometri con una pendenza media dell’8 per cento. Dopo due tappe per velocisti e doppietta di Groves, ci sarà di nuovo da salire.

«E’ una salita finale difficile, a gradini – dice Evenepoel – una tappa dura, durissima. Termina con 30-40 minuti di salita piuttosto ripida. Non necessariamente per corridori estremamente esplosivi, quindi mi va bene. Anche ad Andorra si è trattato di circa mezz’ora di scalata. Dovremo stare attenti soprattutto a Vingegaard, il miglior scalatore del mondo. Guarderò la sua ruota più del solito. Speriamo che parta una bella fuga per la vittoria di giornata, mentre vedremo cosa fare con la maglia. Sopravvivere e non perdere tempo, questa è la cosa più importante».

Quanto sono cambiati i tempi di recupero? Spiega Guardascione

26.08.2023
4 min
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Si continua a dire che per vedere il miglior Bernal bisognerà attendere il prossimo anno, che questa stagione è fondamentale per il recupero. L’incidente che ha messo fuorigioco il colombiano, all’inizio del 2022, ha conseguenze che si protraggono ancora oggi. Bernal è tornato a correre un grande Giro solamente nel 2023, con il Tour de France (nella foto di apertura alla presentazione della 20ª tappa). A poche settimane di distanza è stata annunciata la sua partecipazione alla Vuelta, altro gradino importante verso la scalata alla sua miglior condizione. 

Dopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della volata) Cipollini recuperò in tempi record
Dopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della voltata) Cipollini recuperò in tempi record

Il punto di vista medico

Carlo Guardascione, medico del team Jayco-AlUla, è uno dei nomi più noti ed importanti del gruppo. Abbiamo deciso di chiedere a lui un parere su quelle che sono le tempistiche di recupero. Ora i tempi sembrano allungarsi e non poco, si parla sempre più di “stagione di recupero”. Anche in passato era così oppure si tratta di un cambiamento portato dal ciclismo moderno?

«Bisogna fare delle distinzioni – spiega Guardascione – tra traumi singoli e politraumi. Dal punto di vista medico è meglio rompersi il femore in tre punti diversi e sottoporsi ad un’operazione, piuttosto che subire un politrauma come quello di Bernal. Un incidente come il suo allunga notevolmente i tempi di recupero, perché si subiscono diversi scompensi che poi l’atleta si porta dietro una volta tornato in bici».

Nonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincere
Nonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincere

Jakobsen ed Evenepoel

Uno degli incidenti più recenti, accaduti in corsa, che è rimasto maggiormente nella memoria dei tifosi, è quello di Jakobsen al Tour de Pologne del 2020. L’altro è la caduta di Evenepoel al Giro di Lombardia dello stesso anno. 

«Jakobsen – dice Guardascione – ha subito un trauma facciale spaventoso, ma una volta sistemato è riuscito a tornare in sella in tempi davvero brevi. Per quanto brutto e doloroso possa essere un trauma come quello di Jakobsen o dello stesso Evenepoel sono più “semplici” da far rientrare. Tant’è che entrambi, nel giro di un anno, anche qualcosa meno, sono tornati alle corse e a vincere. Nel subire un trauma come la frattura del bacino (nel caso di Evenepoel, ndr) entra in campo anche l’aspetto psicologico. Sai che per guarire da una frattura del genere hai bisogno di 5 mesi e ti dai un obiettivo in termini di tempo.

«In un caso come quello di Bernal – riprende – l’obiettivo principale era rimettere in piedi la persona prima del corridore. Non ci si è dati dei tempi di recupero, perché i traumi erano talmente tanti che non si potevano ipotizzare delle tempistiche».

Evenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021, quasi un anno dopo
Evenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021

Tutto estremizzato

Nel ciclismo moderno, però, è tutto estremizzato, nel bene e nel male. Le terapie di guarigione e recupero permettono di riprendersi in maniera completa. Tuttavia le prestazioni, in gara, sono talmente elevate che bisogna essere al top per pensare di essere competitivi

«Un conto è voler tornare competitivo – ci dice nuovamente Guardascione – un conto è tornare a pedalare in gruppo. Se si vuole vincere non basta essere al 95 o al 99 per cento. Nel ciclismo moderno devi essere perfetto se vuoi provare a vincere, dieci anni fa non era così. Non c’era questa estremizzazione della performance, siamo come in Formula 1. E per raggiungere la perfezione ci vuole tempo, quindi non si allungano i periodi di recupero, ma quelli per tornare competitivi. Una frattura si cura sempre in 2 mesi, ma per tornare in gruppo con l’ambizione di vincere si deve lavorare tanto. Lo si vede da anni, in gara vai solo se sei perfetto, con i numeri giusti. Non esiste che si vada alle corse con la gamba da “costruire”. Soprattutto dopo un infortunio».

Una nuova “veste” per la Ultralight alla Vuelta

26.08.2023
3 min
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La Vuelta di Spagna 2023 parte oggi da Barcellona, con una spettacolare cronometro a squadre all’interno del circuito del Montmelò. La destinazione finale sarà Madrid: la capitale iberica che come tradizione accoglierà i corridori, celebrando il vincitore di questa attesa edizione, domenica 17 settembre.

Come accade ogni anno, molte delle biciclette utilizzate dalle squadre in gara si presentano al via con livree, grafiche e soluzioni tecniche assolutamente originali e ricercate. Come nel caso delle biciclette BH in dotazione al team spagnolo Burgos-BH, nello specifico si parla del modello Ultralight.

Il modello Ultralight ha un telaio estremamente leggero, adatto per le tappe con tanto dislivello
Il modello Ultralight ha un telaio estremamente leggero, adatto per le tappe con tanto dislivello

Ultralight è il modello di bicicletta da corsa più leggera del catalogo BH, e giusto alcuni mesi fa è stata presentata l’ultima versione di questo autentico “best seller” prodotto dallo storico marchio basco. Riconosciuta per il peso estremamente contenuto del telaio, questa nuova versione della Ultralight ha contribuito a renderla una bicicletta ancora più polivalente grazie alla previsione di una vera e propria “extra-dose” di concreti elementi aerodinamici.

E proprio durante la Vuelta, tutti gli atleti del team Burgos-BH pedaleranno su una versione estremamente personalizzata di questo modello. Una bici che si contraddistinguono per una linea estetica estremamente pulita in grado di mettere in mostra “a vista” la fibra di carbonio del telaio, il tutto “condito” con l’aggiunta di un tocco di colore per renderle ancora più inconfondibili…

Gruppo FSA a 12 velocità

Per quanto invece riguarda l’equipaggiamento di questa bicicletta, occorre ricordare che il team Burgos-BH prevede l’utilizzo del nuovo gruppo elettronico completo FSA WE a 12 velocità (2.400 grammi il peso completo, compatibilità esclusiva con freni a disco e con capacità massima 32 denti).

Le ruote sono le affidabilissime e veloci Vision, brand che proprio per questa Vuelta ha preparato per la squadra un’edizione speciale delle sue nuove Metron (i modelli 45SL oppure 60SL da montare nel corso delle tappe più scorrevoli e veloci…). Le coperture montate sulle ruote Vision sono i tubeless Veloflex Corsa da 28 millimetri. Le BH della Burgos-BH in corsa alla Vuelta hanno inoltre montato il manubrio integrato Vision 5D, mentre la sella è Prologo, nello specifico verrà usato il modello Scratch M5 (è Prologo anche il nastro manubrio “Esatouch”). I pedali sono infine il modello Thrust 8 in titanio ideati e prodotti da Xpedo.

BH Bikes

San Sebastian, doppio mondiale e Vuelta: è tornato Remco

28.07.2023
6 min
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Tirato per la maglia per l’arrivo di Vingegaard alla Vuelta, torna a parlare Remco Evenepoel. Domani correrà a San Sebastian, sulle strade che ha conquistato per due volte. Poi andrà a Glasgow per difendere il titolo mondiale, infine alla Vuelta. Inutile negarlo: ci siamo chiesti tutti che cosa avrebbe potuto fare al Tour contro quei due.

«E’ una domanda molto difficile – risponde nel collegamento voluto dalla Soudal-Quick Step – probabilmente non lo sapremo mai. Forse l’anno prossimo. Per i numeri che ho visto giorno dopo giorno, penso che quest’anno abbiano raggiunto un livello incredibile. Quindi ho davanti un anno di lavoro per fare grandi passi avanti e avvicinarmi».

San Sebastian è il ritorno alle corse dopo i campionati nazionali (foto Soudal-Quick Step)
San Sebastian è il ritorno alle corse dopo i campionati nazionali (foto Soudal-Quick Step)
Intanto si chiude in anticipo il tuo anno in maglia iridata…

L’ho vinta il 25 settembre, la rimetto in palio il 6 agosto. E’ un po’ triste perché è troppo presto. Penso però che domenica prossima ci sarà un bel mondiale. Farò del mio meglio e cercherò di divertirmi il più possibile. Prima però pensiamo a San Sebastian, una gara davvero importante per me. So che posso vincere e diventerei il detentore del record condiviso della gara (per ora l’ha vinta tre volte soltanto Marino Lejarreta, nel 1981, 1982, 1987, ndr). Anche questa è una grande motivazione. In più voglio provare a godermi le ultime ore di gara con la maglia iridata, anche se spero per la mia carriera che non sia l’ultima volta che la indosso.

Che stagione è stata finora?

Buona, con 8 vittorie, alcune delle quali molto belle. La Liegi, ma anche il campionato nazionale in maglia iridata è stato speciale (foto di apertura, ndr). Detto questo, non credo di essere arrivato abbastanza pronto al debutto in Argentina, perché l’inverno è stato molto lungo, fra i vari obblighi. Sono andato bene al Catalunya ed è stata molto bella l’atmosfera delle prime tappe del Giro con la maglia rosa.

Quante possibilità ci sono che tu rivinca il mondiale?

Il percorso è meno difficile di quanto si possa pensare, c’è meno dislivello del 2022, ma la distanza è notevole. Dovremo fare salite brevi, ma ormai penso di poter competere in qualsiasi gara di un giorno, quindi c’è sicuramente una possibilità.

Evenepoel ha vinto il mondiale di Wollongong il 25 settembre del 2022: la maglia torna in palio il 6 agosto
Evenepoel ha vinto il mondiale di Wollongong il 25 settembre del 2022: la maglia torna in palio il 6 agosto
Guardando i percorsi, hai più possibilità di giocarti la strada o la crono?

Penso entrambe. La crono è lunga e non super tecnica e la mia posizione aerodinamica mi sarà di aiuto contro Ganna, che resta il favorito numero uno. La gara su strada invece è piuttosto tecnica e lunghissima. Molte curve, molti saliscendi, saranno circa sette ore di gara. Questo metterà molta fatica nelle gambe, per cui di conseguenza anche andare in fuga potrebbe rivelarsi interessante. Noi abbiamo una nazionale molto forte, con diverse carte, come Philipsen e Van Aert. Speriamo solo di non dover adattare i nostri piani a causa di incidenti o sfortuna. E speriamo anche che non piova.

Che cosa hai pensato leggendo che Vingegaard verrà alla Vuelta?

Dovrebbero essere tutti contenti per questo, dato che ci sarà più spettacolo in una gara che si annuncia super difficile.

Pare infatti che la Vuelta sarà durissima da subito….

Quest’anno ogni tappa potrebbe essere teatro per qualcosa di spettacolare. Bisogna arrivare freschi all’ultima settimana, ma anche essere pronti in avvio, perché non puoi perdere 3-4-5 minuti nella prima tappa di montagna (l’arrivo ad Andorra ci sarà il terzo giorno, ndr). Non è questa l’intenzione, quindi si tratterà di sopravvivere ai momenti difficili.

Se a Glasgow non si confermerà campione del mondo, vedremo Remco vestito così (foto Soudal-Quick Step)
Se a Glasgow non si confermerà campione del mondo, vedremo Remco vestito così (foto Soudal-Quick Step)
Hai cambiato qualcosa nella tua preparazione per la Vuelta?

Ho fatto copia e incolla rispetto all’anno scorso. Oggi ho avuto buone sensazioni, ho provato a forzare ed è andato tutto bene. Ho un buon adattamento quando torno dall’altura, ma so anche che puoi avere la miglior condizione e qualcosa può andare storto.

Si vocifera che tu abbia avuto qualche problema durante le ricognizioni della Vuelta…

Sono andato a provare le tappe 16-17-18: Bejes, Angliru e Cruz de Linares, che ai miei occhi saranno i giorni decisivi dell’ultima settimana. Solo che è cominciata col piede sbagliato. Ad Amsterdam hanno pensato bene di non spedire la valigia, per cui sono arrivato in Spagna con lo zainetto. C’erano 30 gradi e sono dovuto andare in giro con una gabba, ma ugualmente ho fatto un’ottima ricognizione. Ho imparato molto.

Che cosa?

L’Angliru è davvero un mostro, ma quello cruciale è il Cruz de Linares, che non è certamente meno duro. Le percentuali non arrivano al 20 per cento, ma sono attorno al 15-16 e lo dobbiamo scalare per due volte. Non sottovaluterei neppure la tappa 16, dopo il riposo. E’ tutta piatta e con l’arrivo in salita. La tipica salita asturiana di 5-6 chilometri, ma per tutto il tempo al 10-13 per cento.

Dopo la vittoria del campionato nazionale belga, Remco è l’anima della festa (foto Soudal-Quick Step)
Dopo la vittoria del campionato nazionale belga, Remco è l’anima della festa (foto Soudal-Quick Step)
Quali possibilità hai di vincere ancora?

Se pensassi di essere sconfitto, sarebbe meglio non partire. La Jumbo-Visma ha i due corridori più forti, ma con loro ci sono anche io. Credo che alla fine sarà favorito il vincitore del Tour e per me sarà un’utile esperienza per il prossimo anno.

Perché dici così?

Penso che tutto dipenda da come è uscito dal Tour e per me Jonas non era al limite, si vedeva dalla sua faccia nelle ultime tappe di montagna. Come per me l’anno scorso alla Vuelta: non ero affatto stanco, sono andato al mondiale e ha funzionato tutto al meglio. Quindi mi aspetto lo stesso da lui. Forse sarà il 2-3 per cento in meno, ma con una forma del genere, è comunque superiore a tutti gli altri.

E’ giusto dire che puntare ancora alla Vuelta non fosse il piano per quest’anno?

E’ vero, ma abbiamo cercato di adattarci dopo il ritiro dal Giro. Normalmente dopo il Giro avrei fatto il Wallonie e San Sebastian prima dei mondiali.

A Remco è andata male nel campionato belga a crono: 4° all’arrivo, ma con i postumi di una brutta caduta
A Remco è andata male nel campionato belga a crono: 4° all’arrivo, ma con i postumi di una brutta caduta
In Belgio si parla del futuro della squadra, riesci a vivere la situazione serenamente?

Non è troppo difficile, in realtà è divertente perché dall’esterno ne sapete più di me. Leggo di cose che starebbero accadendo di cui non so nulla io, né il mio entourage e la mia famiglia. E’ piuttosto speciale. Penso di essere abbastanza forte per concentrarmi su quello che devo fare nell’estate che sta arrivando e non vedo ragioni per essere infelice. Se posso, le definirei delle piccole cavolate…

Vingegaard alla Vuelta, cosa pensano Roglic ed Evenepoel?

26.07.2023
5 min
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Sarà rimasto peggio Roglic o Evenepoel? Garzelli sogghigna, per rispondere c’è comunque bisogno di sbilanciarsi. «Entrambi – dice – secondo me il fatto che alla Vuelta arrivi anche Vingegaard, per motivi diversi dà fastidio a entrambi».

Il Tour è finito da tre giorni. In Belgio impazzano i criterium, gli inviati resettano il cervello ed entrano in clima mondiali, ma la prospettiva della Vuelta con Roglic, Vingegaard ed Evenepoel tiene già alta la fiamma sotto la pentola. Probabilmente sono cose che capisci a fondo soltanto quando ci passi, ma non è difficile immaginare che l’annuncio del danese abbia colto di sorpresa i due campioni attesi alla sfida spagnola.

Garzelli ha commentato il Tour assieme ad Andrea De Luca. Il 16 luglio ha festeggiato i 50 anni (foto Instagram)
Garzelli ha commentato il Tour assieme ad Andrea De Luca. Il 16 luglio ha festeggiato i 50 anni (foto Instagram)

Motivazioni diverse

Magari il discorso di Remco è diverso: lui non è contento perché pensava di avere rivali già noti e… misurati, invece gli arriva fra capo e collo il vincitore del Tour. Mentre Roglic, che da giugno lavora per essere leader nella corsa già vinta per tre volte, si ritroverà allo stesso tavolo un ex gregario, ormai diventato capitano. Come successe a Simoni con l’arrivo di Cunego. Come quando Armstrong piombò in casa di Contador. E come quando al Giro del 2000 di Garzelli capitano, all’improvviso saltò fuori Pantani.

Stefano, qual è la ricetta perché la coppia funzioni?

E’ difficile che funzioni. Io sono sempre stato dell’idea che se vuoi vincere un grande Giro, devi andare con un capitano, altrimenti ogni volta si creano situazioni particolari. Nel mio caso, Marco arrivò all’ultimo momento. Insomma, era Marco Pantani e io ero un ragazzo giovane. Poi strada facendo la situazione si andò delineando, ma neppure allora fu troppo facile. Alla fine io sapevo bene che con Marco in corsa, non sarebbe stata la stessa cosa. Sia per me, sia per tutta la squadra. Non sarà facile per Roglic e Vingegaard.

Al Giro del 2000, Garzelli era il capitano, poi arrivò Pantani. Non fu facile, ma alla fine vinse Stefano
Al Giro del 2000, Garzelli era il capitano, poi arrivò Pantani. Non fu facile, ma alla fine vinse Stefano
Perché?

Perché nel ciclismo moderno è cambiato il modo di correre, si sta sempre tutti molto vicini. Però se ci sono situazioni particolari, devi stare vicino a due capitani, che magari per qualche necessità corrono in modo differente. Penso al Tour del 2022 nella tappa del pavé quando Vingegaard rimase senza bici e Roglic cadde. Insomma, la gestione si fa difficile. Diciamo che sarà bello vederli, sarà divertente…

Di solito in questi casi si dice che il polso della situazione deve averlo l’ammiraglia.

In teoria è così. Però se guardate, l’inizio del Tour per la Jumbo-Visma non è iniziato benissimo. C’erano anche lì due capitani – Vingegaard e Van Aert – sia pure con obiettivi differenti e già il secondo giorno Van Aert si è ritrovato senza appoggi. La situazione era complicata, Wout non era contentissimo. E anche se sono due corridori diversissimi, hanno rischiato comunque una piccola rottura iniziale, che per fortuna è stata subito chiarita.

Le tensioni fra Van Aert e Vingegaard al Tour si sono sciolte a Cauterets. La vittoria di Pogacar ha unito la Jumbo-Visma
Le tensioni fra Van Aert e Vingegaard al Tour si sono sciolte a Cauterets. La vittoria di Pogacar ha unito la Jumbo-Visma
Sono bocconi faticosi da mandare giù…

Infatti alla fine rimane sempre qualche piccola spina. Non è semplice, ci sono otto corridori, due fanno i capitani… Vedremo alla Vuelta! Chiaramente loro sono superiori. Io penso che Vingegaard, anche con una condizione inferiore a quella del Tour, può vincere la Vuelta.

C’è da capire quanto la sua presenza possa infastidire Roglic…

Io penso che un po’ sia scocciato. Loro vogliono entrare nella storia, vincere Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione, quindi forse per questo motivo hanno deciso di portare anche Vingegaard. E Jonas è coraggioso, è bello vedere che viene alla Vuelta e si mette in gioco nuovamente. Ha solo da perdere. Ha già fatto una stagione straordinaria: tranne la Parigi-Nizza, in cui è arrivato secondo, ha vinto tutte le corse cui è andato. Io credo che il suo obiettivo sia diventare il numero uno al mondo a fine 2023 e con la Vuelta e magari il Lombardia, potrebbe riuscirci. 

Alla Vuelta Roglic ritroverà Thomas e la sorpresa inaspettata del compagno Vingegaard (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Alla Vuelta Roglic ritroverà Thomas e la sorpresa inaspettata del compagno Vingegaard (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
Anche perché ha detto: vado in Spagna a fare il capitano…

Assolutamente. Roglic ha vinto il Giro, lo ha gestito bene, però sarà una Vuelta durissima, la più dura degli ultimi quarant’anni. Gli organizzatori hanno approfittato del fatto che i mondiali ci saranno già stati, per disegnare una Vuelta spettacolare, per scalatori. Gli altri anni avevano un occhio di riguardo nei confronti degli uomini per il mondiale, questa volta invece nessuna pietà. E Vingegaard, come pure Pogacar, sono di un altro pianeta.

Pensi che Roglic pretenderà che Vingegaard lo aiuti?

Ora il capitano è Jonas, poco da dire: ha vinto il Tour. Il livello del Giro era più basso rispetto al Tour e la dimostrazione è stata comunque anche il Tour dell’anno scorso. Erano partiti alla pari e alla fine ha vinto Vingegaard, anche per la caduta di Roglic. Il danese va in Spagna da capitano, poi sarà la strada semmai a dire cose diverse.

Evenepoel ha vinto la Vuelta 2022, su un percorso non particolarmente impegnativo. Quest’anno sarà molto più dura
Evenepoel ha vinto la Vuelta 2022, su un percorso non particolarmente impegnativo. Quest’anno sarà molto più dura
Invece con Evenepoel come la mettiamo?

L’anno corso ha vinto la Vuelta, ma una Vuelta di due settimane, perché la terza era veramente facile. Dopo Sierra Nevada, che era la quindicesima tappa, il resto scorreva via facile, con Navacerrada e salite pedalabili. Lui ha vinto la crono di Alicante, però a Sierra de la Pandera è andato in crisi, anche perché era caduto due giorni prima. Insomma, eravamo tutti a chiederci quando incontrerà Pogacar al Tour e si ritrova con Vingegaard alla Vuelta. Quest’anno sarà un bel banco di prova.