Ultimi scampoli della cosiddetta “off-season”, poi dagli inizi di dicembre si ricomincia a fare veramente sul serio per impostare il 2026. Anche Rachele Barbieri non sfugge a questo canovaccio, nonostante abbia già ripreso a pedalare e lavorare in palestra dopo le vacanze alle Mauritius col fidanzato Manlio Moro.
Su e giù dal cucuzzolo di San Marino entrambi stanno seguendo i loro programmi e così mentre Rachele aspetta che rientri Manlio da un allenamento un po’ più lungo del solito per pranzare assieme, ne approfittiamo per chiedere a lei come sarà il comparto delle velociste della prossima Picnic PostNL. Il passaggio in corsa di Charlotte Kool alla Fenix-Deceuninck lo scorso agosto e la partenza di altre compagne, ridisegna in parte il ruolo della 28enne nel team olandese.
Oltre alle vacanze, nella off-season di Barbieri c’è stato spazio anche per il padel col fidanzato Manlio MoroOltre alle vacanze, nella off-season di Barbieri c’è stato spazio anche per il padel col fidanzato Manlio Moro
Eri arrivata alla Picnic col compito di essere l’ultima ruota di Kool, ma adesso cambia qualcosa per te?
Posso dire che diventa tutto nuovo per me, che poi forse è tutto vecchio perché è un piccolo ritorno alle origini. Dovrò farmi trovare pronta per tornare ad essere la velocista di riferimento della squadra. Dovrò sostituire Charlotte, che già non era più con noi nel finale della scorsa stagione, ma nel 2026 non avremo nemmeno Megan e Franziska (rispettivamente Jastrab e Koch, passate alla UAE Team ADQ e FDJ-Suez, ndr). Vanno ricostruiti alcuni vagoni del nostro treno.
Ritieni che possa essere più complicato del previsto?
C’era molta intesa con loro. Con Megan mi sono trovata talvolta a farle da leadout, mentre Franziska era una che entrava in azione appena prima. Non è mai semplice ripartire daccapo perché anche nel femminile si vedono treni più strutturati. Adesso ci sono squadre che hanno almeno 2-3 atlete che si sacrificano eventualmente per ricucire su una fuga e poi altrettante che lavorano per impostare la volata negli ultimi chilometri. Ma non dovremo limitarci solo a questo aspetto.
A Binche ad inizio ottobre Barbieri ha chiuso quinta dietro alla sua ex compagna Kool (foto Actu Cyclisme Feminin)L’ultima ruota nelle volate per Barbieri potrebbe essere Pfeiffer Georgi, che invece sarà capitana nelle classiche più ondulateA Binche ad inizio ottobre Barbieri ha chiuso quinta dietro alla sua ex compagna Kool (foto Actu Cyclisme Feminin)L’ultima ruota nelle volate per Barbieri potrebbe essere Pfeiffer Georgi, che invece sarà capitana nelle classiche più ondulate
Cosa intendi?
Il lavoro che mi sono ritrovata a fare quando sono entrata in questa squadra mi ha aperto gli occhi nella gestione degli sprint o delle gare che potevano finire in quel modo. Al netto delle difficoltà altimetriche del percorso, bisogna essere sempre brave a sapersi adattare al tipo di corsa che ci salta fuori. Quindi le compagne possono servire per ciò che dicevo prima oppure entrando in azione in un altro modo.
E’ rimasta Georgi e per Rachele Barbieri può essere una pedina fondamentale nelle volate?
Con Pfeiffer c’è molta affinità. Lei è fortissima benché sia un’atleta con altre caratteristiche. E’ meno veloce di me, ma è perfetta per il lead out perché ha la resistenza giusta e necessaria per ricoprire quel ruolo. Ho già lavorato tanto con lei e sono felice di continuare a farlo. Dovremmo avere un calendario abbastanza simile. Lei sarà la capitana per le classiche più impegnative, quelle meno adatte a me dove sarò di suo supporto.
Nel finale del 2025, Rachele si è alternata con Jastrab come velocista leaderLa statunitense Megan Jastrab è passata alla UAE. Tutto il peso delle volate sarà sulle spalle di Barbieri Il treno della Picnic ha perso anche Franziska Koch, andata alla FDJ-Suez, ma ci sono nuovi rimpiazziNel finale del 2025, Rachele si è alternata con Jastrab come velocista leaderLa statunitense Megan Jastrab è passata alla UAE. Tutto il peso delle volate sarà sulle spalle di Barbieri Il treno della Picnic ha perso anche Franziska Koch, andata alla FDJ-Suez, ma ci sono nuovi rimpiazzi
Nel vostro treno potrebbe rientrare anche la tua conterranea Gaia Masetti?
Innanzitutto sono molto contenta di avere Gaia in squadra, una modenese come me anche se io ormai vivo da un’altra parte. Tuttavia so che quando farò qualche giorno in famiglia, potrò contare sulla sua compagnia per allenarci assieme. E non è un aspetto di poco conto. Gaia è un’atleta completa che può fare parte del nostro reparto senza problemi perché sa già quali compiti bisogna fare. Non sarà l’unica nuova.
A chi ti riferisci?
Un’altra novità sarà rappresentata da Mia Griffin (campionessa irlandese in carica su strada arrivata dalla Roland Le Devoluy, ndr). E’ una velocista che non conosco benissimo, anche se ricordo di averla incrociata in pista diverse volte. Avremo modo di affinare la nostra conoscenza in ritiro. La nostra è una squadra che forma le ragazze che arrivano e ogni compagna poi è pronta a dedicarsi al 100 per cento in gara. Sarà così anche la prossima stagione, anzi già a Calpe dal 10 al 18 dicembre capiremo meglio come sarà composto il reparto che ci riguarda.
La volata è l’atto conclusivo di una gara ciclistica in cui un folto numero di velociste tenta il guizzo giusto, ma alla fine vince sempre lei, Lorena Wiebes. Da qualche anno, e progressivamente, si potrebbe sintetizzare in questo modo l’esito di ogni sprint disputato dalla olandese della SD Worx-Protime.
Non ha bisogno di ulteriori presentazioni la attuale campionessa europea, ma vale la pena ricordare la sua annata. Il tassametro di Wiebes al momento conta 23 successi stagionali (che diventano uno in più sommando la generale del Simac Ladies Tour) per un totale di 118 in carriera. Quest’anno più che in passato, le avversarie hanno tentato in tutte le maniere di sorprenderla quando si arrivava ad un sprint più o meno ristretto, ottenendo sempre posti dal secondo in giù. Quando è stata battuta, è stato merito di un’azione da lontano o di un colpo da finisseur. Tenendo conto che Lorena ha ancora 26 anni e tanta “fame” di crescita, abbiamo analizzato questa supremazia col suo diesse Gian Paolo Mondini. Un excursus fatto di dati, approccio e semplicità.
Mondini (semicoperto in ammiraglia) è alla prima stagione da diesse alla SD Worx-ProtimeIl “sigillo” della centesima vittoria in carriera ottenuta alla Gand. Secondo Mondini il Fiandre è sempre più alla portata di WiebesMondini (semicoperto in ammiraglia) è alla prima stagione da diesse alla SD Worx-ProtimeIl “sigillo” della centesima vittoria in carriera ottenuta alla Gand. Secondo Mondini il Fiandre è sempre più alla portata di Wiebes
A parte la crono del Simac, sette vittorie su sette volate negli ultimi otto giorni di gara. Possiamo descrivere Wiebes con qualcosa di nuovo?
Credo che siano i numeri a parlare per lei. Oltre alle vittorie su strada, bisogna contare le maglie delle classifiche a punti di Giro Women e Tour Femmes che certificano la sua solidità nelle gare a tappe. Anzi con la generale del Simac, Lorena è balzata in testa al ranking mondiale superando Vollering. Una velocista davanti ad una donna da Grandi Giri. Se ci pensate è abbastanza atipico, ma contestualmente significativo di che atleta sia Wiebes. E non si ferma qua…
Cosa intendi?
Quest’anno ha vinto anche una gara delle World Series di gravel e ad ottobre correrà anche i mondiali che si terranno praticamente a casa sua (in Limburgo, ndr). E dicevo che non è finita perché dieci giorni dopo farà anche i mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre, ndr). Lorena è una forza della natura. Non si pone limiti e non ha paura di fare altre specialità.
Secondo Guarischi l’avvio di sprint di Wiebes è fulminante per la rivali. Per Mondini sa anche gestirsi da sola senza un lead outGuarischi e Wiebes sono arrivate assieme alla SD Worx nel 2023 e l’intesa in gara è cresciuta in maniera esponenzialeSecondo Guarischi l’avvio di sprint di Wiebes è fulminante per la rivali. Per Mondini sa anche gestirsi da sola senza un lead outGuarischi e Wiebes sono arrivate assieme alla SD Worx nel 2023 e l’intesa in gara è cresciuta in maniera esponenziale
Sia Guarischi che alcune sue avversarie ci hanno sempre detto che Wiebes ha i primi tre secondi della volata che sono fulminanti per tutte. E’ questo il suo segreto?
Barbara è il suo lead out e sua compagna di stanza, la conosce bene e ha ragione. Lorena ha uno sprint bruciante in avvio, perché ha un rapporto peso/potenza incredibile. E’ 60 chilogrammi, quindi deve spostare poco peso in volata. In quei tre secondi è capace di prenderti otto metri di vantaggio che diventano difficili da colmare. Ha registrato picchi di potenza molto più alti, ma abbiamo visto come facendo uno sprint con 1.200 watt di potenza riesca comunque a battere le rivali. E poi è molto aerodinamica.
Quest’anno è stata davvero ingiocabile per tutte, alzando ulteriormente il livello. Su cosa ha lavorato?
Diciamo che dopo che era stata battuta l’anno scorso da Kool al Tour e in qualche altra occasione, Lorena ha voluto migliorare ancora sotto tanti fondamentali. Lei è molto metodica, precisa ed ama allenarsi. Quando è fuori da sola o con le compagne, inserisce sempre 10/15 sprint in allenamento. Ho lavorato molto nel ciclismo maschile e non ho mai visto cose del genere nemmeno dagli uomini. La differenza è proprio lì e si vede la testa della campionessa. Potrebbe anche non farle o farne meno, visto che tanto vince 20 venti corse all’anno e invece no, ci dedica ancora tempo.
Wiebes vince Fourmies, l’ultima stagionale. Quest’anno è stata letteralmente insuperabile. Chi sarà la prima a batterla in volata?
Anche tatticamente ci è parsa ancora più attenta. E’ così?
Bisogna dire che Lorena quando mette casco, occhiali e numero sulla schiena diventa un cecchino in certe gare. Vede e legge la corsa. In ogni gara in cui c’era nervosismo o si formavano ventagli, lei era sempre nelle posizioni giuste. Un esempio sono i ventagli al UAE Tour oppure quello che abbiamo orchestrato noi al Giro Women nella tappa di Monselice o ancora recentemente al Simac. Lorena è brava a non sprecare energie e ormai sa gestirsi da sola anche quando non ha un lead out perfetto.
Vuole diventare più completa? Una velocista moderna alla Mads Pedersen, se ci accetti il parallelismo?
Faccio fatica a trovare paragoni tra i maschi come caratteristiche, chiaramente facendo le debite proporzioni. Per numeri, intesi come vittorie e valori espressi, può ricordare un Cavendish o un Viviani. In realtà Lorena può puntare a molte più gare lontane apparentemente da lei. Faccio un esempio anche in questo caso. La tappa del Tour vinta da Mavi Garcia aveva un finale molto impegnativo e lei ha vinto molto bene lo sprint del secondo posto arrivando a pochi secondi.
Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animatiTatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Quindi potremmo vederla più competitiva anche dove c’è più salita?
In questo caso il discorso può assumere diverse connotazioni. Lorena potrebbe iniziare a lavorare di più in salita solo per capire come affrontarla meglio, per una questione di posizioni in gruppo. Ovvio che poi se ci lavora troppo, rischia di perdere altre doti, tipo esplosività o velocità. Detto questo, io credo che una come Wiebes possa tenere duro in tante classiche come Fiandre o Amstel (dove è già arrivata seconda esultando sul fotofinish, ndr) e magari vincerle. Comunque sarebbe bello e giusto che organizzassero un mondiale per velocisti, perché Lorena meriterebbe di indossare una maglia iridata.
Come talvolta capita con Pogacar al via di una gara, hai l’impressione che le avversarie partano già battute quando c’è lei?
Non lo so, a me sembrano tutte serene le nostre avversarie, forse proprio per quel motivo o magari sono contente di andare a podio assieme a Lorena. Devo riconoscere anche che ogni tanto vediamo alcune squadre che preferiscono lasciare tanto spazio alla fuga, anche a costo di non chiudere più, pur di non arrivare in volata contro di lei. Per la serie, se chiude la SD Worx bene, altrimenti la gara finisce così.
Quest’anno Wiebes ha vinto 2 tappe e la classifica a punti al Giro Women, sfruttando anche traguardi volanti e fugheAnche al Tour Femmes, Wiebes centra due tappe e la maglia verde. Una conferma della solidità nei Grandi GiriQuest’anno Wiebes ha vinto 2 tappe e la classifica a punti al Giro Women, sfruttando anche traguardi volanti e fugheAnche al Tour Femmes, Wiebes centra due tappe e la maglia verde. Una conferma della solidità nei Grandi Giri
Sappiamo che è una domanda paradossale, ma per Gian Paolo Mondini come si può battere Lorena Wiebes e chi potrebbe farlo?
Non saprei. Forse in una volata che per un qualsiasi motivo non è lanciata ad alta velocità, un lead out che arriva da dietro e forte potrebbe trovare la carta giusta per batterla. Oppure una squadra che ha due velociste. Una parte lunga, chiama allo scoperto Lorena e l’altra sfrutta la sua scia per passarla. Non so, sono ipotesi a cui noi stiamo già attenti e che vogliamo evitare. Tuttavia se devo fare un nome, ora come ora, penso che Chiara Consonni sia una velocista che potrebbe battere Lorena. Sarebbe una grandissima volata.
Magnaldi e Trinca Colonel hanno un passato nelle granfondo, ma sono arrivate tra le pro' con percorsi diversi. Ne abbiamo parlato con la atleta della UAE
PIAZZOLA SUL BRENTA – La terza settimana è partita nel nome delle grandi salite e delle tappe di montagna, quelle che il pubblico ama e nelle quali accorre numeroso. Scatti, attacchi, crolli ed emozioni forti. Un giorno il Giro sembra prendere una direzione e ventiquattro ore dopo ti trovi a dover ricalibrare tutto. Ma se gli uomini di classifica vivono per questi giorni c’è chi nelle tappe di montagna cerca di sopravvivere: i velocisti.
Le occasioni per vincere una tappa sono ancora vive. Oggi a Cesano Maderno le ruote veloci si troveranno lanciate verso uno sprint, o così dovrebbe essere. Nel ciclismo, come nello sport in generale, ci sono poche certezze. Una di queste è che quando la strada sale i corridori più pesanti soffrono.
Sam Bennet alla partenza della sedicesima tappa dopo il terzo giorno di riposo in questo GiroSam Bennet alla partenza della sedicesima tappa dopo il terzo giorno di riposo in questo Giro
Il meglio alla fine
Resistere e spingere sui pedali quando la corsa è avanti minuti e accanto a te senti solamente il respiro affannato di un altro velocista concentrato nel regolare i battiti e i watt non è un lavoro semplice. Tra coloro che hanno buoni motivi per stringere i denti e andare avanti c’è sicuramente Sam Bennet. Il velocista della Decathlon AG2R La Mondiale capace di vincere tre tappe al Giro, due al Tour de France e cinque alla Vuelta.
Una dato curioso che riguarda l’irlandese arriva proprio dalle grandi corse a tappe. Bennet è uno dei pochi velocisti che nella sua carriera è stato capace di vincere due volte nell’ultima frazione, al Giro e al Tour.
Sam Bennet è già stato capace di vincere l’ultima tappa del Giro, era il 2018 e si arrivava a RomaSam Bennet è già stato capace di vincere l’ultima tappa del Giro, era il 2018 e si arrivava a Roma
La prima domanda è: come un velocista trova la motivazione per arrivare in fondo alla terza settimana?
Devo solamente suddividere la corsa in tappe, guardando giorno dopo giorno. Poi bisogna scalare le montagne e sopravvivere, è difficile ma fa parte del ciclismo.
Qual è la parte più dura?
Le salite (dice con una risata che ci coinvolge, ndr)!
Vero, ma quale parte, quella mentale o fisica?
Al momento rispondo quella fisica. In questi giorni ho avuto un momento difficile, specialmente nella tappa di Asiago. Infatti l’ultimo giorno di riposo è arrivato al momento giusto. Ora mi sento meglio.
Nel 2020 l’irlandese si è aggiudicato la volata più ambita del Tour: quella dei Campi ElisiNel 2020 l’irlandese si è aggiudicato la volata più ambita del Tour: quella dei Campi Elisi
Come gestisci mentalmente il tutto?
Ormai ho esperienza, ho affrontato tanti Grandi Giri e ho avuto momenti difficili in ognuno di essi. Una cosa che ho capito è che non è importante quanto io stia soffrendo, c’è poco da fare. Si deve rimanere concentrati e passerà. Le salite sono difficili ma fanno parte della corsa, c’è da capire se le gambe riescono a tenere il ritmo o meno.
Cosa hai imparato in questi anni?
A non farsi mai prendere dal panico. Non importa dove ti trovi nel gruppo o quanto stai soffrendo o quanto sei stanco, non farti mai prendere dal panico. Perché troverai sempre un modo per uscirne.
Bennet in questo Giro sta lottando per arrivare in fondo e giocarsi le proprie chance in volata, un’occasione potrebbe arrivare già oggiBennet in questo Giro sta lottando per arrivare in fondo e giocarsi le proprie chance in volata, un’occasione potrebbe arrivare già oggi
Sei pronto quindi e pensi già a Roma?
In realtà spero che la tappa di oggi si concluda con una volata. Difficile a dirsi perché potrebbe arrivare una fuga.
Come si gestisce la volata nella tappa conclusiva di un Grande Giro?
Tatticamente è difficile perché tutti vogliono vincere. Ma da un certo punto di vista l’ultimo sprint è anche il più facile perché sai che poi è finito tutto e puoi rilassarti. Anche se hai molti chilometri nelle gambe e parecchia fatica riesci sempre a tirare fuori il meglio. Il livello non è alto perché non tutti arrivano in perfetta forma alla fine. Contano le gambe ma anche la testa: basta spegnere il cervello perché la testa si arrenda mille volte prima del corpo.
La prima mano di poker è stata sua. In un mese da inizio marzo ha inanellato quattro vittorie tutte con una volata potente, la sua griffe. Tommaso Marchi in questo scorcio di stagione ha dimostrato di essere il velocista più continuo, anche per merito del lavoro sviluppato dalla Borgo Molino Vigna Fiorita.
Al secondo anno da junior, il 18enne trevigiano di Mareno di Piave (in apertura foto Lisa Paletti) sta mantenendo fede al suo percorso di crescita, fatto finora di quaranta successi giovanili partendo agli esordienti. Numeri importanti che tuttavia vanno valutati dal punto di vista statistico per non togliere l’attenzione ad un altro aspetto fondamentale, quello di diventare un corridore.
Per Pavanello (secondo da destra), Marchi è un velocista moderno con margini di crescita sul passo (foto Borgo Molino)Per Pavanello (primo da destra), Marchi è un velocista moderno con margini di crescita sul passo (foto Borgo Molino)
Visto da Pavanello
Quando abbiamo deciso di conoscere meglio Marchi, non abbiamo potuto tralasciare il parere di Cristian Pavanello, suo diesse e grande conoscitore del panorama giovanile.
«Prima di tutto devo dire – apre il discorso – che Tommaso va elogiato perché è un bravo ragazzo, educato, dalle buone maniere e che si impegna tanto a scuola. Un figlio che ogni genitore vorrebbe avere. Dal punto di vista ciclistico invece in questi due anni, ed in particolare l’anno scorso, abbiamo lavorato cercando di migliorare dove ce n’era bisogno, specie sul fondo e in salita. E già ora ne vediamo i risultati. Vincere una gara come i Colli Marignanesi in Romagna non è cosa da poco. E nemmeno in Toscana ad Altopascio era semplice.
«Ora credo sia un corridore più moderno del classico velocista – conclude Pavanello – Certo parliamo sempre di un ragazzo che pesa 80 chilogrammi, quindi sullo Zoncolan non lo vedremo mai con i primi, a meno che non parta il giorno prima (ci dice sorridendo, ndr). Battute a parte credo che Tommaso nel tempo possa essere un uomo veloce forte anche sul passo, ma c’è molto da lavorare. Ci vuole pazienza. Le vittorie hanno un loro significato e servono, però poi conta il domani. Mezzi permettendo, negli juniores occorre imparare il mestiere per sapersi esprimere domani. Non pensiamo a ciò che accade troppo spesso ai ragazzi di adesso che vanno direttamente nel WorldTour».
Uno. Il 9 marzo a Nonantola colpo di reni vincente di Marchi su Vendramin per la prima vittoria stagionale (foto italiaciclismo.net)Uno. Il 9 marzo a Nonantola colpo di reni vincente di Marchi su Vendramin per la prima vittoria stagionale (foto italiaciclismo.net)
Tommaso, partiamo da una tua presentazione. Chi sei giù dalla bici?
Sono un ragazzo che frequenta la quarta classe di ragioneria in un istituto di Conegliano. Nel tempo libero mi piace stare con la fidanzata e con gli amici, soprattutto per staccare la mente. Purtroppo con loro mi capita spesso di dire di no per gli impegni agonistici, ma sono comprensivi ed anche a scuola quando sono assente giustificato riescono a spiegare bene agli altri compagni e ai professori quanto ora sia difficile e complesso il ciclismo. Non seguo il calcio, mi appassiona la Formula 1 e naturalmente il mio sport.
Come nasce invece il Tommaso ciclista?
Ho iniziato a correre in bici da G2 per caso, quasi per sbaglio. Un giorno ho seguito ad un allenamento un mio amico che già gareggiava nel Pedale Marenese, il cui diesse era un mio vicino di casa. Non sapevo del ciclismo, però guardando quei miei coetanei mi sono entusiasmato e sono tornato a casa dicendo a mio padre che volevo provare a correre. Lui era stupito, ma mi ha accontentato ed è cresciuta la passione. Ancora adesso mi sento un bambino che si diverte in bici e mi aiuta a non sentire il peso degli allenamenti.
Due. A Roncadelle di Ormelle altro testa a testa al fotofinish con Marchi che supera ancora Vendramin (foto italiaciclismo.net)Assieme a Marchi e Vendramin, completa il podio il parmense Gardani (foto italiaciclismo.net)Due. A Roncadelle di Ormelle altro testa a testa al fotofinish con Marchi che supera ancora Vendramin (foto italiaciclismo.net)Assieme a Marchi e Vendramin, completa il podio il parmense Gardani (foto italiaciclismo.net)
Immaginiamo che conti anche la società in cui corri.
Sì, tanto assolutamente. Nella nostra squadra c’è un clima tranquillo e stiamo bene. Quest’anno abbiamo tanti ragazzi all’esordio tra gli juniores che devono imparare, anzi che vogliono imparare. Li vedo molto attenti, in crescita e mi hanno aiutato a vincere. Siamo un bel gruppo.
Prendendo spunto da ciò che ha detto il tuo diesse, che tipo di corridore ti senti?
Cristian ha detto velocista moderno, io non saprei ancora come definirmi. Tengo sugli strappi brevi e l’anno scorso avevo colto un decimo posto al Trofeo Piva Junior che ha scoperto qualche caratteristica nuova di me. Sto lavorando da tempo sulle salite più lunghe e mi sento meglio. Già in questo avvio di stagione avevo valori come quelli di metà stagione dell’anno scorso. Devo certamente migliorare la mia esplosività in volata. Al momento sono uno da volate lunghe. Le lancio a 250 metri dal traguardo e se riesco a tenere la velocità alta, allora me le gioco. Infatti da allievo avevo vinto un tricolore nel keirin sulla pista di Dalmine che è lunga 400 metri.
Tre. Marchi vince i Colli Marignanesi indicando con la mano il bottino fin lì raccolto (foto italiaciclismo.net)Tre. Marchi vince i Colli Marignanesi indicando con la mano il bottino fin lì raccolto (foto italiaciclismo.net)
A proposito, come sei messo con la doppia attività?
Quest’anno, parlando con Pavanello, abbiamo deciso di concentrarci solo sulla strada. In pista dovrei correre solo i campionati italiani, però vorrei riprendere a fare entrambe nel 2026 perché sappiamo che la multidisciplinarietà è importante.
L’anno prossimo passerai U23 e sicuramente sarai finito nel taccuino di tante formazioni. Sai già qualcosa?
Il mio procuratore Alessandro Mazzurana (dell’agenzia Teamvision Cycling, ndr) mi tiene aggiornato. Non sto correndo con la pressione di fare il salto negli U23 in un certo modo. So che ci sono un paio di squadre interessate a me, però io non ci penso o comunque ci penserò più avanti.
Ti sei ispirato a qualche pro’ in questi anni?
Non uno in particolare. Quando ho iniziato a correre il mio idolo era Sagan, anche perché era un bel personaggio che faceva bene al ciclismo. Adesso mi piace un corridore lontano dalle mie caratteristiche (sorride, ndr). Mi piace Evenepoel perché adesso quando corre non è mai anonimo. E’ uno che ci prova sempre.
Quattro. Il 12 aprile Marchi completa il suo personale poker ad Altopascio battendo Matteoli e Bolognesi (foto italiaciclismo.net)Nelle vittorie in volata di Marchi, è stato prezioso il lavoro dei compagni nelle fasi decisive di gara (foto Borgo Molino)Quattro. Il 12 aprile Marchi completa il suo personale poker ad Altopascio battendo Matteoli e Bolognesi (foto italiaciclismo.net)Nelle vittorie in volata di Marchi, è stato prezioso il lavoro dei compagni nelle fasi decisive di gara (foto Borgo Molino)
Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine di Tommaso Marchi?
Il campionato italiano è uno di questi, anche se dobbiamo ancora capire come sarà il percorso. A luglio al Piva Junior sono curioso di vedere la differenza dall’anno scorso, ma in generale punto a guadagnarmi una convocazione in nazionale per l’europeo o per altre gare internazionali. La maglia azzurra l’ho indossata da allievo nel 2023 agli EYOF di Maribor. E’ stata un’esperienza bellissima, ma poco fortunata. Durante la crono diluviava e tirava un vento così forte che ad un mio compagno volarono via gli occhiali. Nella prova in linea invece la mia gara era durata poco. Erano caduti tre atleti davanti a me ed io ne ero rimasto coinvolto. Se dovessi indossare nuovamente l’azzurro, vorrei rifarmi o almeno essere più fortunato.
Sapete cosa hanno in comune Sonny Colbrelli, Kasper Asgreen e Mads Pedersen? Sono riusciti a battere Mathieu Van der Poel in volata. E guarda caso ci sono riusciti tutti e tre utilizzando una tattica molto simile: la volata da velocità non troppo basse.
Proprio Colbrelli ci spiega quindi come si fa a battere il campione del mondo. In qualche modo lui ha aperto una breccia, in un “muro” altrimenti sin lì impenetrabile… Persino Wout Van Aert vi si è scontrato più volte. Memorabile la volata del mondiale di cross l’anno scorso. Il belga cadde nel tranello dell’olandese di lanciare lo sprint da velocità troppo bassa. Anche se lì c’era in ballo anche un discorso di rapporti, tra la monocorona di Wout e la doppia di Mathieu, ma il risultato non cambiò.
Alla vigilia del Giro delle Fiandre e di un possibile, quanto auspicabile (nulla contro VdP, ci mancherebbe, ma solo per lo spettacolo) arrivo in volata ristretta, l’attuale diesse della Bahrain-Victorious entra nel dettaglio tecnico di questi sprint contro Van der Poel. Tra l’altro sempre Sonny aveva fatto chinare il capo anche ad un altro imbattibile: Remco Evenepoel.
Sonny Colbrelli (classe 1990) è oggi uno dei diesse della Bahrain. Domani seguirà il Fiandre dall’ammiragliaSonny Colbrelli (classe 1990) è oggi uno dei diesse della Bahrain. Domani seguirà il Fiandre dall’ammiraglia
Sonny, come si batte quindi Van del Poel? Partiamo dalla volata della Parigi-Roubaix che hai vinto…
Entrammo nel velodromo io, Van der Poel e Florian Vermeersch e fortunatamente non ero in testa. C’era VdP. Ricordo che la velocità, calava, calava… ci stava portando nel suo tranello. Ai 250 metri è partito lungo Vermeersch e a quel punto è partito lo sprint.
Ce lo descrivi metro per metro?
Io volevo stare nel mezzo, per quanto basse le curve del velodromo di Roubaix ti danno sempre un po’ di spinta con la gravità e quando esci, oltre alla gravità sfrutti un po’ la scia. Quindi in questa posizione non ero in basso. Van der Poel era ancora più alto di me. Io però a quel punto guardavo solo Vermeersch. Anche perché era partito forte.
Cioè?
Ci aveva dato una bici e mezza. L’obiettivo era lui. Volevo e dovevo chiudere il gap. Ero concentrato solo su di lui e quando l’ho preso, tra scia e gravità l’ho passato bene. Avevo almeno 3-4 chilometri orari in più.
Fiandre 2021: forse per velocità questo è lo sprint che più somiglia a quello tra VdP e Colbrelli alla RoubaixFiandre 2021: forse per velocità questo è lo sprint che più somiglia a quello tra VdP e Colbrelli alla Roubaix
E Van der Poel invece anche se più alto aveva fatto più strada. In ogni caso lo sprint lungo di Vermeersch lo ha costretto a non partire da bassa velocità a non impostare lui la volata?
Esatto. Fossimo rimasti così fino ai 150 metri, sarebbe stato più complicato. Mathieu avrebbe sfruttato le sue doti di esplosività.
E queste gli arrivano dal cross?
Sicuramente dal cross, ma sono anche proprio doti sue.
Eri teso quel giorno?
Direi di no. Quel giorno non avevo chissà quali tattiche in mente. Ero già contento di essere salito sul podio alla mia prima Roubaix, quindi neanche avevo tutta questa pressione.
Quando dici che la velocità stava scendendo troppo prima dello sprint sai dire a quanto andavate?
Oddio, non ricordo, ma a sensazione sui 35, massimo 38 all’ora.
Gand-Wevelgem 2024: Pedersen parte lungo e VdP china la testa, cosa che fa in tutte e tre queste volateGand-Wevelgem 2024: Pedersen parte lungo e VdP china la testa, cosa che fa in tutte e tre queste volate
Lo sprint per conto tuo è iniziato nel velodromo o prima?
Prima. Almeno 400 metri prima del velodromo. Come detto, non volevo entrare in testa. Avevo in mente tutte le Roubaix che avevo visto alla tv nel corso degli anni e i grandi campioni vincere. Mi ricordavo che negli sprint lì dentro non bisognava stare davanti. Ai 200 metri in ogni caso sarei partito.
E’ stata una volata di forza, potente, o come ha detto anche Philipsen alla Sanremo, una volata di resistenza?
E’ stata la volata dei morti! Tanta stanchezza. Non ricordo neanche in questo caso la punta di velocità, ma non credo fu troppo al di sopra dei 55 all’ora.
E dello sprint di Pedersen alla Gand cosa ne pensi? Ha influito questa tattica della velocità non troppo bassa e dello sprint lungo?
Di sicuro ha contato, ma quel giorno Pedersen aveva una gamba stratosferica. Bastava vedere quanto ha fatto soffrire Va der Poel sull’ultimo muro. Mathieu era a tutta, teso in volto, dava di spalle. In più lo avevano messo in mezzo come squadra. Però certamente Mads è stato bravo a fare la sua volata. Una volata intelligente e potente.
Forse non se lo aspettava nemmeno lei di inserirsi così bene e rapidamente nella nuova squadra. E forse non pensava neanche di raccogliere così presto un paio di risultati importanti. Rachele Barbieri è arrivata al Team dsm-firmenich PostNL con un compito ben preciso per le volate di Charlotte Kool, ma in questo inizio di 2024 si è dovuta mettere in proprio facendosi trovare pronta come finalizzatrice.
Su quasi mille chilometri di gare, solo in due circostanze Barbieri ha corso al fianco della sua capitana e, nonostante tutto, l’affinità tra loro sta migliorando, anche a distanza (e vedremo come). Nel frattempo la ventisettenne di Serramazzoni al suo debutto stagionale ha centrato un secondo posto dietro Wiebes nella tappa inaugurale del UAE Tour e poi una terza piazza che grida vendetta alla Drentse Acht van Westerveld. L’umore di Rachele adesso è alto non tanto per i risultati, quanto per la nuova carriera che si sta profilando e il nuovo ruolo che si sta ritagliando.
All’esordio stagionale, Barbieri chiude seconda dietro Wiebes nella prima frazione del UAE Tour Negli Emirati, la DSM e Barbieri si sono mosse bene, aprendo ventagli decisivi cercando di sorprendere le avversarieAll’esordio stagionale, Barbieri chiude seconda dietro Wiebes nella prima frazione del UAE Tour Negli Emirati, la DSM e Barbieri si sono mosse bene, aprendo ventagli decisivi cercando di sorprendere le avversarie
Impossibile non parlare del tuo buon avvio. Te lo aspettavi?
Onestamente no (risponde in modo raggiante, ndr). In generale sono molto contenta di come sto andando. Rispetto all’anno scorso ho già visto un gran bel cambiamento. Sento che sto diventando un po’ più completa, anche se in salita faccio ancora fatica. Inizialmente mi facevo un po’ di paranoie sul fatto di essere la più “anziana” della squadra, invece mi sono resa conto di essere in mezzo ad atlete ben formate. Sto imparando tanto da tutte le ragazze, anche quelle più giovani come Barale e Ciabocco.
Quindi possiamo dire che ti sei ambientata bene, giusto?
Sì, benissimo. Sono molto soddisfatta del feeling che c’è fra noi nel team. Anzi, come dico spesso ai miei genitori o a Manlio (Moro, il suo compagno, ndr), mi spiace essere arrivata in DSM solo adesso, benché non rinneghi il mio percorso passato. Questa squadra è ciò che mi serviva. So che hanno regole precise e che non tutti sono portati a rispettarle, però negli anni scorsi ero abituata ad arrangiarmi da sola in tante cose tra gara e fuori. Ora invece mi piace l’idea di essere all’interno di un meccanismo.
Rachele Barbieri ha un contratto col Team dsm-firmenich PostNL, fino al 2026. Ha deciso di concentrarsi solo sull’attività su stradaRachele Barbieri ha un contratto col Team dsm-firmenich PostNL, fino al 2026. Ha deciso di concentrarsi solo sull’attività su strada
Nei due podi conquistati potevi ottenere qualcosa in più?
La settimana scorsa alla Drentse Acht sì. Ho sbagliato partendo troppo presto e sia Van Rooijen, che poi ha vinto, che Chiara (Consonni, ndr) mi hanno passato negli ultimissimi metri. Peccato perché stavo bene ed invece l’ho buttata via, ma sono contenta se penso alle difficoltà dell’anno scorso. Invece al UAE Tour ho fatto un grande risultato arrivando dietro a Wiebes. E’ giusto ammettere che è lei la velocista più forte in gruppo. Però in questo caso sono convinta che ce la possiamo giocare con Charlotte.
Kool in effetti è forse l’unica che ha dimostrato di saper battere Wiebes. Come va il vostro affiatamento?
Poco prima del UAE Tour, Charlotte si è fatta male ed è dovuta restare a casa. A quel punto la squadra ha lavorato per me e non me lo aspettavo. Non siamo andate male, ci siamo comportate bene anche nei ventagli. E Charlotte guardando le tappe da casa prendeva appunti su come ci eravamo mosse durante lo sprint senza di lei. Mi ha dato riscontri utili al fine di migliorare i nostri automatismi. Non è scontato entrare in una squadra così rodata. E devo dire che lei si fida di me.
Alla Drentse Acht, Barbieri lancia la volata troppo presto e viene passata negli ultimi metri da Van Rooijen e ConsonniBarbieri rammaricata per il podio, ma contemporaneamente contenta rispetto alle difficoltà vissute nel 2023Alla Drentse Acht, Barbieri lancia la volata troppo presto e viene passata negli ultimi metri da Van Rooijen e ConsonniBarbieri rammaricata per il podio, ma contemporaneamente contenta rispetto alle difficoltà vissute nel 2023
Quando ci sarà la prossima sfida?
Alla Ronde van Drenthe non c’è stato lo sprint perché si arrivava sul VAMBerg ed ora Wiebes vince anche su questi terreni, lo avete visto tutti. Però su percorsi e arrivi piatti, penso che Kool abbia punte di velocità uguali o maggiori. Loro due sono state compagne proprio qua alla DSM e si conoscono bene. La prima occasione sarà a De Panne giovedì prossimo (21 marzo, ndr). Non vedo l’ora che arrivi questo scontro con Lorena perché riusciremo a capire a che punto saremo col nostro treno.
Ora che hai accumulato un po’ di giorni di gara, avverti il peso delle responsabilità di questo ruolo rispetto alle prove in allenamento?
Quando ho firmato per la DSM sapevo di venire qua per lavorare per Charlotte. Ed aggiungo anche per Georgi, atleta giovane, veloce e forte che tiene su percorsi e arrivi più difficili. Sapevo che sarei dovuta stare vicina a loro, quindi è normale che le responsabilità ci siano, però ho capito che qui non ci sono differenze. C’è molta unione, ciaiutiamo tutte l’una con l’altra e ognuna è importante. Sono contenta perché mi sto già accorgendo che sto crescendo.
Doppio ruolo. Rachele avrà il compito di pilotare in volata Kool (a sinistra) e in altre gare restare vicino a Georgi (a destra)Doppio ruolo. Rachele avrà il compito di pilotare in volata Kool (a sinistra) e in altre gare restare vicino a Georgi (a destra)
Considerando anche che non farai più pista, sta nascendo una nuova Rachele Barbieri?
Diciamo di sì. Ho dovuto fare scelte dolorose, ma ponderate. Ad esempio non sono più seguita dal mio vecchio preparatore Stefano Nicoletti. Ora ho quello della squadra per essere tutte noi atlete allineate allo stesso modo. Stefano ha capito perfettamente la situazione e penso che adesso sia meglio per tutti. Così come per la pista, anche se mi dispiace non farla. Però se avessi continuato, e me ne stavo accorgendo, avrei rischiato di non fare bene né la pista né la strada. Sono curiosa e altrettanto motivata di vedere come andrò essendo più leggera negli impegni e facendo solo un’attività.
Quali sono gli obiettivi a breve termine?
Direi uno per il momento.Quello principale è riuscire a creare il miglior treno possibile per Charlotte Kool e metterla nelle condizioni di giocarsi la volata senza problemi. Le gare si vincono e si perdono e su questo non siamo particolarmente preoccupate. Invece sappiamo che se ci prepariamo bene e trasferiamo in gara questo lavoro, possiamo toglierci belle soddisfazioni.
Incontrata all'Italian Bike Festival di Milano, con Rachele Barbieri si parla della sua nuova vita nel WorldTour e del super treno delle azzurre a Monaco
Nella stagione Under 23 che parte proprio in questo fine settimana molti sono i prospetti italiani tenuti sotto osservazione e uno di questi è certamente Daniel Skerl. Il ventenne friulano è considerato uno degli elementi maggiormente in ascesa, tanto che non sarebbe una sorpresa vederlo a fine stagione approdare nel ciclismo che conta anche perché, militando nel Cycling Team Friulidevo team della Bahrain Victorious, ha già una strada privilegiata a sua disposizione.
Il friulano è nel taccuino di più squadre pro’, non solo della BahrainIl friulano è nel taccuino di più squadre pro’, non solo della Bahrain
I contratti però arrivano solo per chi se li merita a suon di risultati e questo Skerl lo sa bene. Ha lavorato duro durante tutto l’inverno e non vede l’ora d’iniziare, proprio da quella San Geo dove lo scorso anno una caduta sembrava aver gettato una fosca nube su tutta la sua stagione.
«Poi per fortuna non fu nulla di grave, anzi subito dopo infilai una serie di tre vittorie consecutive in 7 giorni. Nel complesso la stagione è stata positiva, sono arrivate anche due vittorie in Francia e Romania, oltre a tanti piazzamenti. Ho avuto un livello alto per tutta la stagione. Sicuramente militare in un team di prestigio come il CTF aiuta, è come stare in una piccola squadra WT, gli input per far bene ci sono tutti, ma poi la risposta è sempre affidata alle gambe…».
Skerl, con la maglia della nuova stagione, punta a una primavera ricca con i fuochi d’artificio (foto Nicola Blasi)Skerl, con la maglia della nuova stagione, punta a una primavera ricca con i fuochi d’artificio (foto Nicola Blasi)
Sai bene che questa stagione sarà molto importante, quindi al di là delle prove di categoria saranno fondamentali anche i confronti con i pro’. Ne hai in programma?
Penso proprio di sì, d’altronde ho già avuto modo di confrontarmi con corridori molto più maturi negli anni scorsi all’Adriatica Jonica Race o in Slovacchia, ottenendo anche qualche risultato importante. Quando gareggi in quelle prove ti accorgi di come le cose cambiano, di quanto ottenere un risultato in quel contesto vale più di una vittoria nella tua categoria. Nel 2023 ho centrato un paio di Top 5, spero quest’anno di fare ancora meglio, vorrei alzare l’asticella.
Guardandoti, quali sono i tuoi punti forti e dove invece devi migliorare?
Sicuramente la volata è il mio marchio di fabbrica, posso ormai definirmi un velocista puro. Ma questo non basta, perché si vede ben come nel ciclismo attuale per emergere bisogna anche saper tenere in salita: tutti i migliori velocisti riescono a tenere il passo sugli strappi, corse perfettamente pianeggianti non ne esistono quasi più. Devo migliorare la mia resistenza in salita se voglio competere a livelli più alti e allargare il range delle corse a me adatte.
Lo scorso anno il friulano è emerso in volata anche al Tour de l’Alsace (foto organizzatori)Lo scorso anno il friulano è emerso in volata anche al Tour de l’Alsace (foto organizzatori)
Quando si parla di velocisti, si parla anche di treni per la volata. Voi al CTF come siete messi?
Dipende molto dal tipo di corsa. In una prova a tappe si gareggia in pochi e se hai qualcuno che bada alla classifica (come a noi capita quasi sempre) è difficile sacrificare la squadra per la volata. Devo dire però che con i compagni si lavora bene e spesso comunque uno o due compagni mi aiutano nel trovare la posizione. E’ importante il feeling che si crea nel team, tanto è vero che in ritiro abbiamo anche provato in alcune occasioni il lavoro per gli sprint, per impostare il treno soprattutto nel periodo di preparazione in Spagna.
Ma quando il treno a disposizione non c’è, riesci a cavartela, a gestirti in una volata?
Nel ciclismo attuale è difficile emergere se non hai compagni che ti pilotano, ma il discorso è corretto, è importante anche sapersela cavare da soli. In questo mi aiuta molto il mio passato nella mountain bike. Bisogna saper leggere bene quel che succede in pochissimi attimi, avere la freddezza di fare le scelte giuste pur avendo l’adrenalina a mille. Quando è capitato me la sono sempre cavata bene portando comunque a casa risultati importanti.
Inizio marzo 2023: tre vittorie in una settimana. Qui a San Pietro in Gu (Photors)Inizio marzo 2023: tre vittorie in una settimana. Qui a San Pietro in Gu (Photors)
Il fatto che molti pronosticano un tuo prossimo approdo fra i professionisti ti mette pressione?
Non particolarmente, so che sta a me, alla mia capacità di portare risultati. Io non posso far altro che cercare di dare il massimo in qualsiasi occasione e come dice sempre mia madre “se son rose, fioriranno”. Sono altri quelli che devono decidere per me, io posso solo dare loro materiale per farlo.
Ma sai che è una stagione fondamentale…
Sì, è una sorta di spartiacque per capire quale potrà essere il mio futuro, dovrò dare più del 100 per cento. A me comunque non pesa, anzi mi fa essere ancora più determinato. Se sarò abbastanza bravo spero di guadagnarmi anche qualche chance per correre con la squadra maggiore nella seconda parte di stagione, sarebbe già quello un bel segnale, un bel passo avanti.
Importante per la sua crescita saranno i confronti con team professionistici, previsti in Belgio e CroaziaImportante per la sua crescita saranno i confronti con team professionistici, previsti in Belgio e Croazia
Farai anche gare all’estero?
Penso proprio di sì, dal programma che ci hanno dato andremo a correre anche in Belgio e per me questa sarà una prima assoluta. Sono quelle gare che guardavo sempre in televisione iniziando a sognare, sono molto curioso di vedere come mi troverò in quella che reputo l’università del ciclismo.
Jonathan Milan, Olav Koij, Jasper Philipsen, Alberto Dainese, Fabio Jakobsen, Mark Cavendish. E ancora De Kleijn, Bauhaus, Groenewegen, Merlier, Groves… senza contare i tanti giovani emergenti, non ultimo il francese Magnier. E quelli in cerca di riscatto: Nizzolo, Gaviria, Girmay, Coquard, Demare… La lista dei velocisti quest’anno è più lunga che mai.
Cosa dobbiamo attenderci? Chi è il più forte? Chi ha il miglior leadout? Domande alle quali ha risposto Alessandro Petacchi che di volate (e di velocisti) se ne intende.
Vista la lista lunga, Alejet ne ha battezzati cinque. I cinque che secondo lui sono i più forti e che ci faranno vedere grandi cose durante l’anno. «Ma – dice Petacchi – sarebbero molti di più. Penso a Dainese (caduto recentemente, ndr), che ho consigliato personalmente a Cancellara. Penso a De Lieche forse è più di un velocista e può vincere anche una classica. Ad Ewan che anche se non è più quello di un tempo può fare male».
Tour de France 2023, a Moulins Jasper Philipsen precede Dylan Groenewegen: due velocisti superTour de France 2023, a Moulins Jasper Philipsen precede Dylan Groenewegen: due velocisti super
Philipsen, il numero uno
Senza dubbi il favorito di Petacchi è Jasper Philipsen. Lo sprinter della Alpecin-Deceuninck lo scorso anno ha dettato legge tra i velocisti. E quest’anno le cose non dovrebbero cambiare. Senza parlare poi del suo apripista. Un certo Van der Poel!
«Al netto di Van der Poel che può togliergli le castagne dal fuoco se è messo male o lanciarlo alla grande, Philipsen ha un’intera grande squadra vicino. Anche se per me riesce a tirarsi fuori dai guai anche da solo. L’ho visto al Tour l’anno scorso. Quando vinci in tre modi diversi significa che sei il più forte.
«Jasper è in quel momento della carriera in cui ti riesce tutto. E’ al top. E questo lo fai quando hai gamba, tanta gamba. Per batterlo deve sbagliare lui. Lo dico per esperienza diretta. So bene cosa succede. Se vede le brutte, parte prima e vince. Altrimenti parte più corto. Ha lucidità. Anche Cav, per dire, è così, ma oggi non ha quella gamba».
Jakobsen, potenza da super big. Deve ritrovare fiducia e continuità. Lasciata la Soudal-Quick Step (in foto) saprà costruirsi un treno alla DSM?Jakobsen, potenza da super big. Lasciata la Soudal (in foto) saprà costruirsi un treno alla DSM?
Jakobsen, l’antagonista
Petacchi pone Fabio Jakobsen alla pari di Philipsen, a fare la differenza è la continuità. Quella continuità che è venuta a mancare a Fabio dopo il grave incidente del 2020 in Polonia. Grande potenza, grande velocità di punta.
«Jakobsen ha una potenza incredibile, ma qualche volta si perde un po’. Non so se è per paura o per gamba. Ma io credo che se ritrova gli equilibri giusti può tornare alla pari di Philipsen, perché ha l’età e i numeri per riuscirci».
Nel caso dell’olandese c’è anche il discorso della squadra, forse meno votata alla causa rispetto a Philipsen. Jakobsen ha lasciato la Soudal-Quick Step per approdare alla DSM-Firmenich, che sì gli assicura fiducia, ma anche automatismi da oliare.
«Non mi aspettavo un suo cambio di squadra, ma è anche vero che quando hai un Evenepoel come compagno che accentra molte attenzioni, ci sta. Poi magari dietro ci sono anche questioni economiche, ma questo non lo so. Di certo, lui voleva fare il Tour e lì avrebbe fatto fatica ad andarci. Alla DSM non ha più Mayrhofer che ha seguito Dainese e ne sono contento, perché i due potranno fare bene alla Tudor. Quindi non so chi davvero potrà pilotare Jakobsen. Vedremo».
Una foto di qualche anno fa di Cavendish e Petacchi… insieme hanno un palmares di oltre 350 vittorie!Una foto di qualche anno fa di Cavendish e Petacchi… insieme hanno un palmares di oltre 350 vittorie!
“Cav” e il suo obiettivo
Si arriva poi a Mark Cavendish, velocista che Petacchi conosce alla grande visto che ci ha anche corso. Quanti duelli tra i due. Chissà se è cambiato da allora il Cav sprinter?
«Prima aspettava sempre un po’ a partire per paura di essere rimontato, adesso invece noto che tende ad anticipare. Ora, sa che se aspetta non vince più, perché ha perso quel super spunto e così intelligentemente anticipa. Difficilmente ha la posizione ottimale di un tempo».
Qui ritornano in mente le parole di Pasqualon, sulle tempistiche, i watt e le punte di velocità. Ma Petacchi stesso ci regala una perla con lo sprinter dell’Astana Qazaqstan.
«Di questa cosa parlai proprio con Cav. Glielo dissi: “Negli ultimi anni quando ti ho battuto, l’ho fatto perché anticipavo. Non avevo il tuo treno, né quello spunto, così cercavo di partire prima e di partire “secco”. Ti prendevo tre bici e poi speravo di tenere fino alla fine. A volte ci riuscivo, altre no. Ma era l’unico modo per batterti”.
«E così fa lui ora. Certo, ci vuole gamba, ma anche testa. Mark continua perché ha un solo obiettivo: quello del record di tappe al Tour. E’ moltodifficile, ma non impossibile (ha di nuovo Morkov come apripista, ndr). Ma è pur sempre una volata e se tutto gli gira bene può riuscirci. Fosse stato un arrivo in salita di 15 chilometri avrei detto di no, ma in volata…».
Groenewegen quest’anno ha vinto all’esordio (eccolo alla Clasica Valenciana 1969). Con qualche aggiustamento potrà trasformare molti secondi posti dietro Philipsen in vittorieGroenewegen ha vinto alla Clasica Valenciana 1969. Con qualche aggiustamento potrà trasformare molti secondi posti in vittorie
Groenewegen, quanta potenza
Dylan Groenewegen. Petacchi non poteva non inserire il corridore della Jayco-AlUla tra i grandissimi velocisti visto il suo motore gigante. Sarà interessante la sua convivenza con Ewan.
Magari in qualche occasione (non molte a dire il vero) correranno insieme e allora sarà curioso vedere “chi tirerà per chi”. Ewan è più piccolo e potrebbe essere pilotato. Però è anche vero che Caleb è un funambolo, è più “vecchio” e potrebbe essere lui il leadout. Dylan e Caleb: coppia esplosiva. Senza dimenticare Matthews.
«Qui parliamo di un velocista puro, puro… Groenewegen fa fatica in certe tappe, ma in quelle piatte può andare forte. E’ un po’ discontinuo e a volte si perde nel finale. Ha una velocità di punta pazzesca, parte fortissimo, fa la differenza in quel momento, ma più di qualche volta viene rimontato da Philipsen. Segno che arriva alla volata con le gambe un po’ in croce, gli manca spesso qualcosina».
Jonathan Milan (classe 2000) al primo successo 2024 con la nuova maglia della Lild-Trek: per Petacchi può battere chiunqueMilan (classe 2000) al primo successo 2024 con la nuova maglia della Lild-Trek: per Petacchi può battere chiunque
Milan, il futuro è suo
Chiude il lotto dei “fab five” Jonathan Milan. Il gigante della Lidl-Trek piace molto a Petacchi. Ha anche un apripista ottimo, Simone Consonni, e potrebbe avere persino Mads Pedersen, che tra l’altro potrebbe a sua volta essere inserito in questa classifica. Ma Petacchi reputa il danese più di un velocista.
«Milan, per capire quanto è grande, deve confrontarsi con i velocisti del Tour. E’ sicuramente forte, anche alla Valenciana, dove è stato ben pilotato, è ripartito alla grande, ma se viene al Giro d’Italia e quest’anno il lotto dei velocisti è lo stesso dell’anno scorso, sarebbe grave se non vincesse. Deve dominare… e io ne sarei felicissimo».
Alejet fa le pulci a Milan e parla del suo gesto tecnico. Deve lavorare molto, specie per la questione aerodinamica, cosa che lo penalizza.
«Sia per lo stile, che per la sua stazza, Jonathan deve cercare di abbassarsi. Oggi la questione aerodinamica è troppo importante. Si guardano calze, caschi… e un solo chilometro orario in più può fare la differenza, specie a 70 all’ora. E’ un po’ il discorso che c’è a crono tra Ganna e Remco. Il belga non farà mai gli stessi wattaggi di Pippo, ma va forte tanto quanto (o di più) perché ha un coefficiente aerodinamico molto favorevole.
«Milan è da volata lunga. Un bestione così deve assolutamente essere lanciato e possibilmente anche forte. Meglio rettilinei lunghi, che la curva a 200 metri. In quel caso se uno come lui è terzo, è difficile che rimonti, che si metta in moto in tempo. Consonni come apripista va bene. Se è un po’ basso? Il problema non è Simone, che anzi è bravissimo e sfrutta al meglio ciò che gli dà la pista in termini fisici e tattici, ma è Jony che è un bestione!».
Dopo le prime dieci tappe del Giro, torniamo con Martinello sulle volate di Jonathan Milan. «E' fortissimo, con un treno e con Morkov sarebbe imbattibile»
L’ultima settimana di corsa della Jumbo-Visma ha visto una grande serie di vittorie. Quella che, da un certo punto di vista, ha colpito più di tutte è il dominio al Tour of Britain. In particolare il poker calato da Olav Kooij nelle prime quattro tappe, un dominio in volata che merita di essere approfondito. Chi può aiutarci a guardare attraverso questi successi è Edoardo Affini.
Il mantovano risponde da casa, è appena rientrato dalla trasferta britannica. La notizia dell’incidente di Van Hooydonck lo ha raggiunto nella mattinata di ieri. I due hanno corso insieme il Tour of Britain.
«Siamo stati insieme fino a 24 ore prima dell’incidente – dice Affini con voce affranta – anche noi non sappiamo nulla. Il comunicato di ieri sera della squadra racchiude quel che sappiamo: praticamente nulla. Con Nathan ci avevo appena corso 8 giorni di fila e fino alla sera prima ci eravamo scambiati anche dei messaggi. Mi dà fastidio che parte della stampa scriva cose non accertate, la vedo come una mancanza di privacy verso la famiglia».
Affini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of BritainAffini è stato il penultimo uomo del treno per Kooij al Tour of Britain
Edoardo, cerchiamo di tornare con la mente al Tour of Britain, siete andati in grandi forze.
Per fare una squadra da grande Giro mancavano due corridori, visto che correvamo in sei. Però eravamo ben attrezzati diciamo, considerando che l’ultimo uomo di Kooij era Wout (Van Aert, ndr).
Quattro vittorie di fila non si vedono tutti i giorni…
Vero, ma è anche dovuto alla conformazione delle tappe, l’arrivo in volata era quasi sicuro in tutte le prime frazioni. Dopo aver vinto il primo sprint abbiamo capito che la corsa sarebbe stata in mano nostra. Le altre squadre hanno capito il nostro potenziale e ci hanno lasciato l’onere di chiudere sui fuggitivi.
Tu che ruolo hai ricoperto in questo Tour of Britain?
Ero il penultimo uomo del treno, un ruolo che ho già fatto qualche volta e con il quale mi sono trovato bene. Alla Parigi-Nizza, sempre per Kooij, ho fatto anche l’ultimo uomo. Al Tour of Britain eravamo più organizzati, perché la squadra era tutta per lui: Van Emden e Kruijswijk avevano il compito di chiudere sulla fuga. Mentre Van Aert, Van Hooydonck ed io eravamo gli addetti al treno.
L’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabroneL’ultimo uomo era un certo Wout Van Aert, una garanzia per il giovane calabrone
Che tipo di velocista è, esigente?
Il giusto. In questo caso eravamo ben attrezzati per lui, ma alla Parigi-Nizza ci è capitato più volte di doverci arrangiare. E’ uno che sa prendere bene la posizione in gruppo anche se non scortato alla perfezione, ha una buona capacità di lettura.
In che modo affrontavate gli sprint?
Nella maniera classica: guardando la strada su Veloviewer. A parte un paio di occasioni, dove abbiamo avuto la fortuna di partire e arrivare nello stesso posto, così dopo il foglio firma andavamo a vedere gli ultimi 2 chilometri.
Sempre meglio avere un occhio in più…
Sì, Kooij veniva insieme a Wout e me e insieme guardavamo la strada: buche, tombini, rotonde. Che poi, si può guardare tutto alla perfezione, ma poi la corsa è un’altra cosa.
Kooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficiliKooij è un velocista moderno, che non teme gli arrivi in leggera pendenza o percorsi difficili
In che senso?
Ricordo che in un’occasione, ai meno 7 dall’arrivo, eravamo piazzati bene in testa al gruppo. Stavamo arrivando verso una rotonda che avevamo già visto dalle mappe e sapevamo di doverla prendere a sinistra. Solo che accanto a noi c’erano due squadre che hanno sbagliato la traiettoria e siamo finiti dalla parte opposta. Tutto ad un tratto da primi ci siamo trovati ultimi.
In questi casi è uno che si fa prendere dal panico?
No. Come detto, ha ottimo capacità di prendere posizione anche da solo, quindi non cade in questi tranelli.
Che tipo di sprint ha?
Non ha una volata estremamente lunga, non è uno di quei corridori che parte ai 300 metri. Allo stesso tempo non nemmeno è uno sprinter alla Ewan che esce praticamente sulla linea d’arrivo.
Per l’olandese è l’anno della consacrazione: 10 vittorie ed altrettanti piazzamenti sul podio nel 2023Per l’olandese è l’anno della consacrazione: 10 vittorie ed altrettanti piazzamenti sul podio nel 2023
E’ un corridore che tiene bene anche nelle volate atipiche, magari con la strada che sale un po’ o con un finale insidioso.
Non teme salitelle o rettilinei che tirano un po’ all’insù. Non è pesante (è alto 184 centimetri e pesa 72 chili, ndr) e questo lo aiuta. E’ quello che definiremmo come velocista moderno.
Correrete ancora insieme?
Domenica abbiamo una gara in Belgio: la Gooikse Pijl.
Poi tu come prosegui con il calendario?
Ancora non lo so bene. L’unica cosa che so è che dovrei finire con la Parigi-Tours l’8 di ottobre. Quest’anno ho iniziato presto: dalla Omloop Het Nieuwsblad a febbraio e correrò fino all’ultima gara del calendario europeo, la Parigi-Tours appunto. Metterò insieme 65 giorni di corsa più o meno, non pochi.