Un bottino di 32 vittorie ed oltre 70 podi… la stagione della Borgo Molino-Vigna Fiorita è stata di nuovo stellare. Il team veneto ha vinto la classifica a squadre della categoria juniores. Oltre a questi numeri spiccano le top cinque, più di cento, e il fatto che la squadra diretta da Cristian Pavanello abbia dato anche delle perle azzurre. Vedi: Bessega, Montagner, Favero…
Con Pavanello è dunque il momento ideale per tracciare un bilancio di questo super 2023. Ma anche per conoscere il loro metodo di lavoro e analizzare alcuni aspetti che vanno oltre il seminato della Borgo Molino-Vigna Fiorita, ma si allargano alla categoria juniores in generale.
Cristian, ancora un grande numero di vittorie…
Sì, tante vittorie, forse qualcuna in meno rispetto ad altre volte, ma alcune sono di prestigio maggiore. Ci sono poi alcune ciliegine sulla torta come l’Europeo di Favero, la medaglia nel mondiale in pista… Nel complesso devo dire che è stata anche una stagione un po’ inaspettata a questi livelli, perché avevamo ben dieci ragazzi di primo anno.
E come ci siete riusciti?
Studiando bene gli impegni e programmando con attenzione la stagione. Abbiamo gestito gli atleti anche in considerazione della nazionale. Penso a Favero per esempio, avrebbe potuto fare di più su strada, ma per ottenere i risultati che ha raggiunto in pista serviva tempo. Abbiamo cercato di assecondare le richieste del cittì, Dino Salvoldi. Mi è piaciuta poi anche la prestazione nella cronosquadre di Soligo. Lì abbiamo tenuto testa e battuto team come l’Ag2R e l’Autoeder e per me è stato un risultato di valore. Abbiamo dimostrato di essere una squadra di livello europeo e mondiale.
Come lavorate dunque? Allenamenti tutti insieme o seguite i ragazzi “da remoto” come fanno i pro’?
Non è facile fare allenamenti tutti insieme. I nostri ragazzi vanno da Udine a Vicenza, fino a Padova. Ci siamo dunque organizzati con più persone per seguirli dal vivo, almeno due, se non tre, volte a settimana. In pratica quando devono fare dei lavori specifici o degli allenamenti più intensi noi li seguiamo fisicamente raggiungendoli dove abitano.
E quando devono fare scarico li lasciate liberi…
Esatto. Abbiamo capito che metterli tutti insieme nel mezzo della settimana non era più fattibile, però ci tenevamo a seguirli lo stesso. Il numero di atleti in generale è in calo e quelli di valore sono anche meno… quindi ti devi muovere se vuoi ottenere qualcosa. Devi muovere mezzi e persone. Fortunatamente riusciamo ancora a farlo. Poi chiaramente di tanto in tanto facciamo dei ritiri. Quando hai a che fare con gente come Cettolin, Favero o Bessega devi gestirli e programmare bene i loro impegni.
Quando dici: “Ci sono delle persone che li seguono” a chi ti riferisci, ai direttori sportivi?
A persone di fiducia. Ci sono io, c’è Luciano Rui e altri accompagnatori come Stefano Zaninin che appunto seguono i ragazzi in allenamento. Per noi questo è un dogma. Ma attenzione, seguirli non significa che gli facciamo fare il doppio. Significa che li facciamo lavorare bene. Anche perché questi sono ragazzi che vanno a scuola. Molti di loro si svegliano alle 5,30-6 del mattino, tornano a casa alle 14, mangiano e poi saltano in sella. Capite anche voi che dopo 7-8 ore che sei in giro, anche per il più appassionato dei ragazzi non è semplice. Riteniamo quindi che abbiano bisogno di un certo sostegno da parte nostra.
Un’impostazione importante dunque. Ma poi i ragazzi non sono troppo impegnati? Voi ne avete fatti passare molti, ma poi sono davvero pronti?
Capisco il discorso, ma ribatto con una provocazione: se ho in squadra degli atleti che non vincono e poi passano under 23? E’ un dato di fatto che le squadre cerchino gli atleti più forti. Quest’anno per esempio ne abbiamo fatti passare sei e non è stato facile, non tutti e sei avevano vinto 7-8 corse in stagione. Poi è anche vero che noi stessi dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo cercare di vincere, però non allenandoci come pro’, bensì come juniores. Sfido io a trovare una squadra juniores che ha visto diventare professionisti tanti atleti come la nostra. Solo per citarne alcuni recenti: Bruttomesso è alla Bahrain-Victorious, De Pretto è alla Jayco-AlUla, Bessega alla Lidl-Trek, Moro alla Movistar e presto firmeranno anche Cettolin e Montagner.
Oggi molti juniores vogliono subito la development della WorldTour. Le stesse squadre U23 ci hanno detto che fanno fatica a trovare i ragazzi di primo anno…
Per me è una moda, sostenuta anche dai procuratori che chiaramente fanno i loro interessi e quelli dei ragazzi. Ma dico anche che questa situazione è figlia di una cattiva gestione delle stesse squadre under 23. Io per esempio propongo dei ragazzi ad alcuni team, ma in prima battuta non mi rispondono o mi dicono di no. Poi arrivano altre squadre che li prendono e a quel punto vengono a chiedermeli. Le nostre squadre under 23 dovrebbero fidarsi al momento opportuno. Di contro, aggiungo che andare nelle development non è sempre la soluzione migliore.
Spiegaci meglio…
Non tutti sono dotati da madre natura. C’è anche chi impiega un po’ di più per maturare, anche da un punto di vista mentale, e se un ragazzo non è pronto si rischia di perderlo. Oggi a 22 anni, se non sei pronto sei spacciato. Poi solo il tempo ci dirà se è questa la strada giusta, come sempre saranno i numeri a parlare. Il tutto in un livello medio che è sempre più alto. Pensiamo ai quartetti: oggi gli juniores girano sui tempi degli under 23. Prima in questa categoria si vinceva una crono a 48-49 di media, oggi si deve andare oltre i 50 e forse non basta. Quanto a noi tecnici, se non portiamo un ragazzo ad alto livello ci criticano e ci dicono che all’estero sono più bravi e noi non stiamo al passo. Se vincono, ci dicono che li abbiamo fatti lavorare troppo. Chiedo io una risposta…
Cristian, cosa lascia secondo te la Borgo Molino ai suoi ragazzi?
Sin dai tempi in cui eravamo Rinascita Ormelle o anche prima, noi cerchiamo buoni atleti, giovani corridori di un certo livello… Quasi tutti hanno piacere di venire da noi, anche se qualcuno ci ha detto di no. Per noi è un piacere lavorare con certa gente, se vogliamo è anche più facile lavorare con quelli più forti. Alle spalle abbiamo una società che ci mette in condizione di lavorare bene, di stare al passo coi tempi. Noi per esempio abbiamo corso fino all’ultima gara in programma quest’anno, mentre molti team già avevano terminato la stagione. Il tutto – apro parentesi – quando da anni ci dicono che dovevamo allungare la stagione…
Quindi possiamo dire che gli lasciate la serietà, l’importanza di prendersi un impegno?
Questo di certo si riflette sui ragazzi. Se da anni le cose vanno bene, forse è anche merito nostro. Cosa gli lasciamo? Io dico anche basi tecniche. Saper fare un treno, per esempio. Altrimenti diventano pro’ con un bagaglio tecnico che gli manca. O saper aprire un ventaglio. Quando il ragazzo si gira e vede che sono rimasti in venti, prende fiducia, si allena anche meglio e si diverte.