Al Trofeo Matteotti, corso domenica 15 settembre e vinto da Orluis Aular della Caja Rural su Alessandro Covi, ha debuttato in maglia Polti-Kometa Aidan Buttigieg: il campione nazionale maltese. Un esordio tra i professionisti che in qualche modo ha decretato un passo in avanti del piccolo Paese che si affaccia sul Mediterraneo. La squadra di Basso e Contador ha aperto le sue porte al corridore maltese, forti anche del fatto che Visit Malta, dal 2025, sarà il secondo nome del team. Una figura che ha lavorato dietro le quinte per far sì che ciò potesse accadere è Valerio Agnoli.
La maglia di campione maltese ha fatto il suo esordio tra i professionisti al Trofeo MatteottiButtigieg con Agnoli, i due hanno condiviso insieme questo bellissimo percorsoLa maglia di campione maltese ha fatto il suo esordio tra i professionisti al Trofeo MatteottiButtigieg con Agnoli, i due hanno condiviso insieme questo bellissimo percorso
Fatiche ripagate
L’ex professionista da anni collabora con Malta per far crescere il movimento ciclistico e il debutto in una gara di livello 1.1 decreta un primo traguardo raggiunto.
«Ci siamo sentiti – spiega Agnoli – sia prima che dopo la corsa. La mattina stessa era tesissimo, mi ha ringraziato mille volte per l’occasione, ma gli ho ricordato che se è qui il merito è da attribuire alle sue qualità. Quando due anni fa gli accennavo che avrebbe potuto correre tra i grandi del ciclismo mi guardava come se fossi pazzo. Quello che abbiamo realizzato è un lavoro congiunto partito dalle sue qualità atletiche e poi dalla volontà del governo locale di migliorare l’attività nazionale».
Per Buttigieg è stata la prima gara in Italia e la prima di livello 1.1Per Buttigieg è stata la prima gara in Italia e la prima di livello 1.1
Il Matteotti non è la gara più semplice dalla quale iniziare.
No, è tosto, lo sapevamo. Il circuito proposto è duro e Buttigieg quando mi ha visto dopo la gara mi ha detto: «Valerio, quando questi aprono il gas vanno davvero forte, specialmente in salita». D’altronde secondo e terzo sono arrivati Covi e Lutsenko, due che spingono.
La squadra che ha detto?
Sono rimasti sorpresi dal lavoro fatto. Gli hanno dato dei compiti e li ha portati a termine bene: ha messo i compagni in posizione e ha dato un bel supporto. L’impressione è stata positiva, poi chiaro che quando hai una chance del genere dai il 101 per cento.
Buttigieg ha corso parecchio in Asia con la sua squadra: la Saint George Continental (foto Instagram)Quest’anno ha vinto una tappa alla Mansfiel Hotel Tour, in Australia (foto Instagram)Buttigieg ha corso parecchio in Asia con la sua squadra: la Saint George Continental (foto Instagram)Quest’anno ha vinto una tappa alla Mansfiel Hotel Tour, in Australia (foto Instagram)
Un debutto partito anni fa con il coinvolgimento di Visit Malta come sponsor del team?
Non del tutto. L’accordo tra Polti e Visit Malta è prettamente turistico. Non c’è alcun obbligo agonistico, per questo il debutto di Buttigieg vale a tutti gli effetti come un traguardo raggiunto da lui e le sue gambe. Io ho segnalato il ragazzo a Ivan Basso e Fran Contador, loro poi hanno chiesto tutti i dati e i test. Una volta visionato si è deciso di dargli questa occasione. Ora si trova a Varese con Restrepo e un altro compagno di squadra. Vivere il clima del team, parlare con gli atleti e i diesse è motivo di crescita ed evoluzione. Nel prossimo futuro farà Agostoni e Bernocchi il 6 e il 7 ottobre.
Buttigieg arriva da un team continental australiano, che livello ha?
Corre per il mondo, quindi è abituato a muoversi in diversi contesti, chiaro che sono gare di un calibro inferiore. Lui vive a metà tra Malta e l’Australia, ma non ha un’attività programmata come lo avrebbe in un team professional. Capita spesso che corra una gara e poi resti fermo per un mese e mezzo dove si allena e basta. Migliorare ed emergere è difficile.
Lo staff della Polti-Kometa ha visionato i suoi test e lo ha inserito tra gli stagisti (foto Instagram)Lo staff della Polti-Kometa ha visionato i suoi test e lo ha inserito tra gli stagisti (foto Instagram)
E se si trova a Malta come si allena?
Se si vuole fare distanza spesso prende il traghetto, va in Sicilia, e pedala le sue 5 o 6 ore. Il ciclismo a Malta si muove e la volontà è di crescere. Sulle tre isole abitano 500 mila abitanti, è impensabile dire che non possano esserci buoni corridori, servono le strutture.
Che tipo di rapporto c’è tra tutte le parti coinvolte?
Visit Malta è un motore per promuovere il ciclismo e il cicloturismo sull’isola, ma non a livello agonistico. Nasceranno, nel breve futuro, un bike park e altri progetti sono in via di sviluppo. Per quello che riguarda gli atleti se ne occupa la Federazione locale. La Polti-Kometa offre la conoscenza dei suoi tecnici e dello staff. Il progetto, che mi coinvolge direttamente, è di puntare sui ragazzi.
A ottobre correrà ancora in maglia Polti, prima all’Agostoni e poi alla Bernocchi (foto Instagram)A ottobre correrà ancora in maglia Polti, prima all’Agostoni e poi alla Bernocchi (foto Instagram)
In che modo?
Portarli a correre in giro per l’Europa con la maglia della nazionale sarebbe un bel traguardo. E’ un cammino difficile ma tutto si evolve, anche le istituzioni piano piano stanno scoprendo il ciclismo. I progetti devono essere federali, portare la bici nelle scuole e far conoscere questo mondo e la sua bellezza. Sono sicuro che con l’esperienza di Buttigieg abbiamo fatto solo il primo di tanti passi.
Il dibattito che precede e spesso segue la Milano-Sanremo riguarda la presunta facilità della Classicissima. Un placido andare, da Milano (Pavia nel 2024) fino al mare della riviera ligure. Poi dopo 220 chilometri la corsa si accende e dai Capi si arriva a Sanremo in un batter d’occhio. Il 16 marzo, mentre in gruppo si pedalava, sui vari canali televisivi si discuteva proprio della semplicità di questa gara.
La voce di Agnoli
Sui social, invece, c’è stato chi è andato apertamente contro corrente come Valerio Agnoli, che la Sanremo l’ha corsa tante volte, tutte in supporto dei suoi capitani. Il corridore laziale ha condiviso sul suo profilo Instagram i video dell’edizione del 2012. Una gara che lo ha visto spesso protagonista, fino al Poggio.
«Chiaro – ammette – che l’interpretazione tattica non è quella del Fiandre o della Roubaix. Tutti sanno che la Cipressa e il Poggio sono i punti fondamentali della Sanremo, ma non è facile prenderli nelle migliori condizioni. Ci sono 190 corridori e dalle 22 ammiraglie al seguito tutti i diesse urlano di andare avanti. Per fare ciò devi avere la squadra migliore, strutturata per quel tipo di lavoro».
Agnoli e Oss lavorarono per gran parte di quell’edizioneAgnoli e Oss lavorarono per gran parte di quell’edizione
Contano i compagni
Lo si è visto sabato scorso con Pogacar e compagni, la squadra risulta importante, forse più che in altre corse. Non si può sbagliare, la Sanremo è la gara che si decide con uno scatto, ma va fatto al momento giusto.
«Le forze – spiega Agnoli – sono da centellinare per tutti, ma in particolar modo per i capitani. Ogni momento risulta importante, ma dai Capi inizi a fare i conti all’oste. Appena la strada sale con Capo Cervo capisci quanta energia ti rimane nelle gambe. Tatticamente la gara è semplice, ma dopo 250 chilometri devi avere i compagni che ti portano avanti e che sanno prendere il vento in faccia. Uscire dalla Tirreno rendeva tutto più agevole, l’abitudine alla fatica che ti dà quella gara è impareggiabile per me.
«Alla Sanremo – continua – capisci chi sa correre e chi no. Durante la gara devi avere mille occhi, i due davanti per guardare la strada e quattro dietro per vedere se i capitani ti seguono. Io nel 2012 dovevo portare avanti Vincenzo e la fiducia tra di noi era tale che io sapevo che mi avrebbe seguito ovunque. Lui, d’altro canto, sapeva che grazie a me sarebbe risalito in testa al gruppo senza prendere un filo di vento».
Agnoli con Nibali alle spalle: è importante stare davanti, ma senza prendere ventoAgnoli con Nibali alle spalle: è importante stare davanti, ma senza prendere vento
Anticipare
Dal Turchino in poi è tutta una volata verso Cipressa e Poggio, tutti vogliono stare davanti. Lo spazio è quello che è, serve conoscere la strada e anticipare le mosse.
«L’esperienza conta tanto – dice Agnoli – la strada è sempre quella, vero ma bisogna riconoscere i momenti importanti. La carreggiata sulla costa è larga, sì, ma nei pressi dei centri abitati gli ostacoli non mancano: rotonde, spartitraffico e strettoie.
«La Cipressa – ricorda – non è diventata importante solamente ora, ma lo è sempre stata. Nel 2012 io avevo il compito di farla davanti, insieme a Oss. Tirai per metà salita, poi ci fu uno scatto e mi staccai, le gambe lì facevano già male. Sono riuscito a rientrare prima della discesa, anche in quel caso ho fatto uno sforzo enorme per tornare avanti e mettermi alle spalle Vincenzo. La strada che scende dalla Cipressa va fatta per forza davanti, in quel momento vedi chi sa guidare la bici e chi no. Le difficoltà non sono solamente tecniche, perché la stanchezza sale e la vista si offusca. Riuscire a mettersi nelle prime tre posizioni è una buona cosa, se sei fortunato prendi le moto come riferimento. Tutte le curve chiudono, quindi prendi la bici e la butti dentro: è tutta una questione di feeling tra bici, atleta e materiali».
La discesa della Cipressa va fatta davanti, oltre la 20ª posizione si rischia la “frustata” una volta in pianuraLa discesa della Cipressa va fatta davanti, altrimenti si rischia la “frustata” una volta in pianura
Dominare? Non basta
L’edizione 2024 della Sanremo ha visto la UAE Emirates prendere in mano la corsa, fare il bello e il cattivo tempo, ma non concretizzare. Ciò che unisce il racconto di Agnoli, legato al 2012, e la corsa di quest’anno sta proprio qui.
«In quell’anno – spiega di nuovo – noi della Liquigas abbiamo dominato dalla Cipressa a metà Poggio, eppure non abbiamo concretizzato. Nel 2012 ho fatto una cosa simile a quella che avete visto fare a Milan settimana scorsa, una rincorsa fino al Poggio. Io però ho parlato con Vincenzo, ci siamo guardati e mi fa: “Attacca, rendiamo la corsa dura”. Così allungai, pensate al mal di gambe dopo 270 chilometri costantemente davanti. Appena il gruppo mi riprese mollai e finii la corsa del mio passo, senza naufragare».
Nonostante la corsa da protagonista la Liquigas colse due piazzamenti: 3° Nibali e 4° SaganNonostante la corsa da protagonista la Liquigas colse due piazzamenti: 3° Nibali e 4° Sagan
Cuore in gola
I ricordi di Agnoli poi si fanno più nitidi e riemergono importanti, fin dopo la linea bianca del traguardo.
«Un aneddoto – conclude – su quell’edizione, è che la squadra aveva preso tre stanze all’hotel Napoleon, per fare le docce. Una volta finita la corsa c’era da pedalare per 700 metri così da arrivare in camera, ricordo il mal di gambe, furono infiniti. Per arrivare all’hotel c’era una scalinata di marmo, una volta in stanza mi sedetti e sudai freddo per qualche minuto. Staccai il ciclocomputer dalla bici, guardai i dati, con lo scatto sul Poggio, dopo 280 chilometri, avevo fatto registrare 197 battiti massimi. La Sanremo non è facile, fidatevi…»
Se la UAE Emirates va alla Sanremo con una squadra di scalatori, dice Bartoli, è segno che vuole attaccare sulla Cipressa. E allora Pogacar può vincere
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
A metà tra Europa e Nord Africa, un’isola dalla storia antichissima ricca di misteri. Dai Cavalieri di Malta ai templari, dai primi missionari cristiani ai conquistatori arabi: 7.000 anni di storia che si possono respirare in sella alla bici perdendosi tra le vie storiche e la natura più viva. La Eolo-Kometa è approdata sull’isola di Malta per allenarsi e fare gruppo in un training camp di squadra. Alla guida oltre allo staff tecnico c’era Valerio Agnoli, anello di congiunzione tra il ciclismo dei professionisti e la meta turistica maltese.
Un connubio che si sposa perfettamente, che ha trovato gli atleti della formazione italiana entusiasti di ogni metro pedalabile, aprendo la strada a un’opportunità proiettata a diventare bike destination davanti agli occhi dei cicloturisti di tutto il mondo.
Ci siamo fatti raccontare l’esperienza proprio dall’ex professionista, ora figura chiave per le Relazioni Estere nella Federazione di Ciclismo del Vaticano e coordinatore dei progetti tra VisitMalta e il team Eolo-Kometa.
Un’isola tutta da scoprire a colpi di pedaleMomenti di riunioni tecniche con Ivan Basso per chiudere il 2023 e aprire il 2024Un’isola tutta da scoprire a colpi di pedaleMomenti di riunioni tecniche con Ivan Basso per chiudere il 2023 e aprire il 2024
Che impressioni hanno avuto gli atleti quando sono arrivati a Malta?
E’ stata un’impressione sicuramente più che positiva, per il semplice fatto che i ragazzi hanno potuto gustare le bellezze di Malta in un training camp proiettato sul 2024. I ragazzi hanno fatto attività di promozione e di team building. Ho creato grazie a VisitMalta, una caccia al tesoro nella città di Vittoriosa. Tramite degli iPad, i ragazzi erano divisi in gruppi per cercare i target, camminando e scoprendo la città in modo alternativo.
Un modo per fare squadra anche giù dalla bici?
Sì certo, per fortificare un po’ quello che era sia un discorso dello staff che un discorso di nuovi corridori arrivati. E’ stato un team building di fine stagione, ma anche d’inizio perché hanno avuto modo di provare nuovo abbigliamento tecnico: scarpe, caschi e altri accessori. Si sono goduti l’isola non solo in maniera lavorativa, ma anche prendendosi un po’ di relax.
Malta è anche riposo…
Nonostante fosse metà ottobre, c’erano circa 30 gradiquindi molte persone si sono fatte anche il bagno, hanno avuto modo anche un po’ di godersi in modo diverso un training camp.
La visita dei pro’ presso il ministero del turismoDurante la permanenza l’incontro con le autorità, qui il Ministro del Turismo Clayton BartoloLa visita dei pro’ presso il ministero del turismoDurante la permanenza l’incontro con le autorità, qui il Ministro del Turismo Clayton Bartolo
Che luogo è Malta per un ciclista?
Fondamentalmente è un’isola dove si può fare ciclismo tutto l’anno. In inverno c’è un clima mite con temperature dai 15 ai 20 gradi e l’estate si sta molto bene. Malta è un paese dove il cicloturistapuò godere di molti percorsi e sentieri in mountain bike e in gravel. Ci sono itinerari spettacolari sulle scogliere e poi si ha la fortuna di avere tutti questi piccoli villaggi caratteristici, che sono una forte attrattiva sia turistica ma anche un riferimento per un discorso culinario.
I pro’ della Eolo-Kometa hanno apprezzato le strade di Malta?
Hanno avuto modo di uscire una giornata in bicicletta. Da ex professionista so che questo training camp aveva un’importanza maggiore per la dinamica del gruppo piuttosto che per quella dell’allenamento in sè. Hanno girato nei vari villaggi, hanno fatto la conferenza stampa a Valletta con il Ministro del Turismo e tutti i rappresentanti di VisitMalta. Hanno avuto modo anche di capire quanto sia importante l’interesse di Malta a investire nel mondo del ciclismo professionistico. Malta è una meta molto importante per il turismo. Abbiamo visto anche una delle più grandi navi al mondo, la MSC Europa. C’erano più di 6.000 persone approdate a Valletta per visitarla.
Il gravel è una disciplina che si sposa con i percorsi maltesiIl gravel è una disciplina che si sposa con i percorsi maltesi
Quindi c’è tutto quello che serve a un ciclista, a un atleta per allenarsi, ma anche per eventualmente organizzare un ritiro come avete fatto voi?
Sì, diciamo che sul discorso ritiro è normale che non ci siano molte distanze che si possono coprire. Per un discorso offroad si può fare di tutto e di più. E’ un’isola che con il tempo si sta abituando ad accogliere cicloturisti che vorranno godersi una vacanza diversa dal solito, non solo mare.
Parlando con gli atleti che feedback ti hanno dato?
Hanno potuto ammirare al 101 per cento le bellezze dell’isola. Molti corritori e anche parte dello staff mi hanno chiesto per la stagione 2024 di tornare, per gustarsi la storia, la cultura e le tradizioni con più tempo a disposizione. Malta è un’isola che ha più di 365 chiese, c’è tanto da vedere…
Paesaggi mozzafiato adatti anche alle ruote da off-roadPaesaggi mozzafiato adatti anche alle ruote da off-road
Com’è vista la bici a Malta?
Stanno creando già diverse piste ciclabli, quindi si stanno pian piano adeguando agli standard di sicurezza stradale. Basti considerare che negli ultimi tre anni hanno stanziato più di 700 milioni di euro per rifare tutte quante le strade, questo è sinonimo di come l’isola sia propensa e rispettosa nei confronti di tutte le persone che verranno.
E le strutture?
Malta si è affacciata da due anni grazie alla sponsorship nel mondo del ciclismo professionistico. Stanno cominciando a vedere anche loro l’importanza di avere sempre più ciclisti sull’isola. L’investimento coinvolge anche la nascita di bike hotel a misura di bici.
Il podio dell’edizione 2019 del Giro d’Italia ce lo ricordiamo tutti. Carapaz davanti a Nibali e Roglic. Una sfida a tre iniziata fin dalle prime tappe con gerarchie che si sono poi chiarite nei tapponi alpini. Quell’anno abbiamo visto un Primoz pimpante e in rosa fin dalla prima tappa, com’è suo solito fare. Successivamente si è creata la sfida fra i tre senza esclusioni di colpi. Una battaglia di nervi che Valerio Agnoli ha vissuto al fianco dello Squalo. Arrivi a bocca chiusa, abbuoni, cambi non dati. Dettagli che nel 2019 hanno incoronato Carapaz e lasciato l’amaro in bocca agli altri due litiganti.
Siamo alla vigilia dell’edizione 106 della corsa rosa e con Valerio riavvolgiamo il nastro fino a quattro anni fa, per capire quale Primoz Roglic ci dobbiamo aspettare nelle prossime tre settimane.
Primoz Roglic è spesso un corridore difficile da leggere in corsaPrimoz Roglic è spesso un corridore difficile da leggere in corsa
Partiamo con un identikit del Roglic che hai conosciuto…
Roglic è un calcolatore, un top rider. E’ una persona che non lascia trasparire la fatica. Anche guardandolo in viso non ti rendi conto se sta male o se sta bene. Questo è segno di grande maturità atletica. E’ anche un killer nei momenti determinanti della corsa.
Un profilo indecifrabile…
Quando un corridore è illeggibile e non ti permette di fare supposizioni, diventa difficile. Roglic è un corridore duro, testardo. Non alza quasi mai bandiera bianca se non perché allo stremo. E’ un atleta che muore sulla bici, pur di raggiungere il risultato.
Un lato meno forte di Primoz?
Onestamente faccio fatica. Quando si parla di top rider è difficile trovare punti deboli. Sono campioni che si fanno trovare sempre pronti al posto giusto al momento giusto. Normalmente quando un corridore è stanco e un po’ giù di concentrazione, magari perde l’attimo e incappa in qualche buco. Invece Roglic è un matematico, in tutte le varie avversità di una corsa è lì sempre attento. Quando poi ci aggiungi una squadra come la Jumbo-Visma di livello top, con compagni di squadra di cui ti puoi fidare le cose poi vengono tutte facili. Lo posso affermare per esperienza personale.
Agnoli un gregario di lusso per NibaliAgnoli un gregario di lusso per Nibali
Tornando a quel Giro del 2019, Roglic, Carapaz e Nibali partivano come favoriti. Era così che avevate previsto la corsa?
Richard e Primoz erano i corridori “scomodi”. Ogni giorno quando facevamo la riunione, erano i nomi da attenzione in ogni fase della corsa. Dalle fermate fisiologiche ai vari movimenti in gruppo. Era una marcatura a uomo. In gara ci sono delle dinamiche che non sono solo limitiate al correre davanti. In momenti come la presa del sacchetto al rifornimento si doveva stare attenti a come si muovevano i compagni di squadra per non rimanere mai sorpresi.
Roglic partì subito vestendo la maglia rosa alla partenza di Bologna…
Io credo che sia proprio una caratteristica di Roglic. Non dico dettare legge, ma far capire come sta. Nel ciclismo moderno in generale è il lato emotivo che premia la performance. Dietro ogni grande corridore si nasconde la psicologia sportiva. Questa può influenzare ed essere determinante quanto un attacco. Far vedere di essere là davanti ad un traguardo volante, prendere un abbuono, arrivare a bocca chiusa. Sono tutti dettagli che se poi vengono notati fanno la differenza.
Tu e Vincenzo li notavate questi particolari nelle prestazioni di Roglic?
Dopo la tappa, quando si era sul bus, si faceva qualche piccola annotazione. Vincenzo però era un corridore che la maggior parte delle cose, quando gliele facevi notare, le stava già metabolizzando e ragionava sul come avrebbe potuto rifarsi. A volte ci parlavo e a posteriori mi raccontava che in quel momento stava pensando già alla tappa successiva, a come avrebbe dovuto attaccare e prendere quella determinata salita.
Nel 2019, Primoz indossò la maglia per cinque tappeNel 2019, Primoz indossò la maglia per cinque tappe
Vi è capitato di giocarci su questi aspetti?
Si agiva con piccole azioni. Arrivare davanti in una volata di gruppo, chiudendo ventesimo, con il tuo avversario più indietro. Questo poteva causare anche nervosismi preziosi.
Dal tuo punto di vista hai sempre visto una sfida a tre oppure Carapaz si è infilato tra i due litiganti?
Vincere un Giro non è una casualità. Quando vinci queste corse ti metti a confronto con un’infintà di variabili. Carapaz era uno di quelli da attenzionare e ha sempre fatto parte della battaglia per la maglia rosa.
Il neo di quel Giro fu la tappa di Courmayeur, dove ci fu lo stallo tra lui e NIbali. Pensi che potrebbe essere un limite anche oggi il suo essere calcolatore e non impulsivo?
No. In quel caso penso anche che fu un po’ fuorviata la dichiarazione di Vincenzo all’arrivo. Quando due grandi campioni si scontrano, è normale che uno dei due prevalga sull’altro. In quel caso Carapaz sfruttò l’occasione e ne fece un vantaggio.
Qui Nibali e Roglic nel duello che è costato a entrambi ogni sogno di gloriaQui Nibali e Roglic nel duello che è costato a entrambi ogni sogno di gloria
Attualizzando a questa vigilia, Evenepoel arriva come super favorito. Roglic su che piano lo metti?
Io credo che le tre settimane sono dure e si gestiscono molto con l’esperienza. Io vedo Primoz come favorito, ma esclusivamente per l’esperienza che ha, tra duelli e situazione come quella che abbiamo appena citato. C’è da dire che Remco è un fenomeno. E’ un opportunità che Dio ci ha mandato insieme a questa nuova generazione di campioni. Sarà veramente un bel Giro già dalla crono. Evenepoel è arrivato perfetto a questo appuntamento. Mi sono allenato per anni anche io sul Teide e so come si prepara una corsa lassù. Lo seguo sui social e ho visto e notato che lui e i suoi compagni avevano tutti il sorriso. Quando si arriva con questo clima ad una corsa a tappe si fa la differenza. Noi nel 2010 con Ivan Basso e poi con Vincenzo in Astana eravamo dei gruppi ben amalgamati e ho un po’ rivisto quel clima.
L’ultima crono di Roglic, nonostante sia un suo punto forte, non andò bene e arrivo terzo dei tre favoriti anche in quella frazione. L’incubo di La Planche des Belles Filles è sempre lì. Pensi che sia un punto a suo favore o sfavore?
Nella prima settimana e mezza ci sono tanti corridori freschi. La seconda metà invece si vedono i grandi corridori. Le differenze si fanno sui dettagli, quanto riesci a integrare bene, non guardare il telefono per dedicarti alle attività di recupero. Andare sempre a letto 10 minuti primadel solito… A fine Giro ti fanno guadagnare un giorno. Sono tutti dettagli che non vediamo e che in una cronometro o un finale possono determinare il risultato, che tu sia cronoman oppure no.
Era possibile prevedere il bis iridato di Alaphilippe? Secondo Bramati che lo guida c'erano chiari segnali. E per come ha corso, è sembrato davvero Bettini
Ciccone riparte dalla Spagna con la voglia di ritrovare le sensazioni del Giro e grande bisogno di fortuna. Nibali addio. E qualche critica da rispedire
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
VENITE SU BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
C’è Basso, volato a Malta per girare dei video. C’è Agnoli, che sull’isola ha la residenzaed è il referente per quanto riguarda il cicloturismo. Poi ci sono Clayton Bartolo, Ministro del Turismo, e Fabrizio Romano, Ambasciatore italiano a Malta. Approfittando della presenza di Ivan, Valerio ha organizzato un’uscita in bicicletta che li coinvolga tutti. Appuntamento per il 19 agosto. Qualcosa a metà fra l’occasione per stare insieme e l’opportunità di rinforzare il canale fra Italia e Malta. E’ tutto pronto, quando Basso lo chiama e gli mostra il messaggio appena ricevuto da Luca Spada, il signor Eolo.
L’idea di partenza di Agnoli era di far uscire in bici l’Ambasciatore Romano e il Ministro Bartolo (foto Ivan Sommonte)L’idea di partenza di Agnoli era di far uscire in bici l’Ambasciatore Romano e il Ministro Bartolo (foto Ivan Sommonte)
Barca più gravel
Spada è uomo di sport e montagna, ma ama il mare. Le foto sul suo profilo Facebook lo ritraggono in navigazione nel Mediterraneo. E quando Basso scopre la sua rotta, si rende conto che anche Spada sta per approdare a Malta. Del tutto casualmente. E siccome la bici ce l’ha sempre dietro, è un attimo coinvolgerlo nell’uscita del gruppo di Agnoli. Che adesso sorride e racconta.
«Basso era sceso a Malta – spiega Agnoli – per realizzare i video che saranno pubblicati sui social di Visit Malta. Ormai ho il mio staff e così avevo portato giù Ivan Sommonte, cameraman e fotografo con cui lavoro da tempo. Si vedrà Ivan pedalare sulle strade di Malta e Gozo, mostrando le bellezze paesaggistiche. Io mi ero già attivato per organizzare un giretto con il Ministro e l’Ambasciatore italiano, ma quando abbiamo scoperto che sarebbe arrivato anche Spada, ho pensato che sarebbe stato bello coinvolgere anche lui. Potrebbe sembrare tutto programmato, in realtà è stato tutto per caso. Così ci siamo visti e abbiamo fatto il classico giro-caffè…».
Momenti di vacanza tratti dal profilo Facebook di Luca SpadaFra i suoi giri unavolta sbarcato, anche un coast to coast dell’Asinara con la gravelMomenti di vacanza tratti dal profilo Facebook di Luca SpadaFra i suoi giri unavolta sbarcato, anche un coast to coast dell’Asinara con la gravel
Appuntamento all’alba
Il ministro lo incontrammo a Budapest quando al via del Giro svelò l’accordo con la Eolo-Kometa, veicolo per far conoscere il cicloturismo a Malta. L’Ambasciatore italiano sull’isola è Fabrizio Romano, un curriculum di tutto rispetto e incarichi in aree ben più… calde de La Valletta.
«Il Ministro – racconta Agnoli – è partito in mountain bike da casa sua e in tutto si è fatto 53 chilometri. Va spesso in bici, fra un impegno e l’altro. Anche io per parlarci devo sperare di trovare un varco. Ci seguivano una scorta del ministero e una dell’ambasciata. A Malta si esce presto, intorno alle 6,30. Un po’ per il caldo e un po’ perché il Ministro alle 8,30 deve essere in ufficio. Però quando l’ho visto arrivare con la maglia della squadra, mi sono emozionato (sorride, ndr). Appuntamento a Marina di Portomaso, una delle zone più turistiche, e arrivo a Barrakka, dove ha sede il Ministero. Quindi ci siamo presi un caffè e con Spada abbiamo riaccompagnato il Ministro fino a casa. Poi Luca ha continuato il suo giro».
La partenza del gruppetto all’alba da Marina di PortomasoPunto di arrivo della pedalata sono stati i giardini di Barakka, fra i luoghi più belli de La VallettaLa partenza del gruppetto all’alba da Marina di PortomasoPunto di arrivo della pedalata sono stati i giardini di Barakka, fra i luoghi più belli de La Valletta
Il ciclismo al centro
Agnoli ha il sorriso sornione di chi la sa lunga. Del resto dopo aver chiuso la carriera ha seguito un corso di sport, marketing e sponsorship alla Bocconi e si è buttato nel lavoro. Prima con la Ferrari, poi con Med-Ex e ora con Visit Malta.
«In questo contratto che mi lega a Malta – spiega – io sono il responsabile per il Governo della sponsorizzazione con il team e tutto ciò che è la divulgazione bike a Malta e fuori. La mia esperienza dice che è importante avere attivazioni nel luogo in cui avviene la sponsorizzazione e vedere una risposta così bella a Malta mi fa pensare di aver seminato bene».
Il gruppo in posa a Barakka, nel cuore de La Valletta, poco prima della sosta caffè (foto Ivan Sommonte)Il gruppo in posa a Barakka, nel cuore de La Valletta, poco prima della sosta caffè (foto Ivan Sommonte)
Dal calcio alla bici
Così fra i discorsi del gruppo che se ne andava verso La Valletta, si è parlato anche di lavoro. Sia pure con il modo filtrato e informale di quando in bici si fanno discorsi seri con la leggerezza del piacere di farli.
«Il mercato primario di Malta è l’Italia – spiega ancora Agnoli – e creare questo tipo di interazione risponde a quello che ho studiato alla Bocconi, in cui ci hanno insegnato che per raggiungere un obiettivo bisogna essere capaci anche di trovare diversi canali di comunicazione, che abbiano però al centro l’obiettivo che si vuole raggiungere. La sola sponsorizzazione di Visit Malta finora era stato il Manchester United, ora si lavora sul ciclismo. Abbiamo individuato alcuni corridori che permetteranno di far crescere il movimento ciclistico sull’isola. La squadra sta diventando una sorta di catalizzatore. Già durante il Giro del 2021, mi era capitato di seguire delle tappe assieme al Ministro per spiegargli di cosa stessi parlando. Quest’anno non hanno perso una tappa. E se non capivano qualcosa, mi mandavano gli screenshot perché gli spiegassi cosa stesse succedendo. Non pensavo che la… malattia della bici attecchisse così presto anche qui».
Così il Ministro su Instagram: Questa mattina ho fatto un bel giro in bici insieme al mio amico Valerio Agnoli.Così il Ministro su Instagram: Questa mattina ho fatto un bel giro in bici insieme al mio amico Valerio Agnoli.
Il giorno di Albanese
E siccome la fortuna aiuta gli audaci, proprio nei giorni in cui a Malta si sono ritrovati tutti insieme, dalla Francia è arrivata la notizia della vittoria di Vincenzo Albanese.
«Ivan era super contento – racconta Agnoli – era il penultimo giorno che erano giù e la sera stessa ho portato al Ministro la foto della vittoria incorniciata. Ma soprattutto mi interessa che Clayton Bartolo e Spada si siano parlati, dato che Luca a Budapest non c’era. Pedalando e durante la pausa caffè hanno parlato del ruolo di Eolo nel ciclismo e sentendolo parlare, il Ministro ha avuto conferma di aver fatto bene a investire. E così andiamo avanti. Ora il progetto potrebbe essere di portare la Eolo-Kometa a novembre per un primo ritiro. Ci stiamo lavorando. E insieme alla squadra si potrebbe organizzare un meeting che coinvolga altri soggetti. Ma è presto per dare i dettagli, è ancora tutto in fase di definizione».
Mancano 20 chilometri all’arrivo delle Tre Cime di Lavaredo, quando radio corsa gracchia che sulla salita finale ha iniziato a nevicare. I corridori del Giro vengono scossi da un brivido, ai giornalisti in sala stampa viene detto che dovranno stringere i tempi, perché vista la quantità della precipitazione, non si garantirà a lungo l’apertura della strada per la discesa.
«Quel giorno – racconta Valerio Agnoli – resta l’emblema della cattiveria di Vincenzo in bici. Avevamo gestito ogni cosa in modo perfetto con Tiralongo e un giovane come Aru, che già allora mostrava una determinazione non comune, tanto da arrivare quinto. Mi emozionai anch’io, quando arrivai in cima, quasi 7 minuti dopo Nibali. Il capitano che vince ti ripaga della fatica. Quando l’ho visto, si capiva che fosse felice, anche se da fuori non sempre lo lascia vedere. Ma “Vince” è fatto così. Non si accontenta mai, ha la vittoria cucita addosso».
Si va verso le Tre Cime, Agnoli e Aru in testa al gruppo: sulla salita nevica giàSi va verso le Tre Cime, Agnoli e Aru in testa al gruppo: sulla salita nevica già
Spauracchio Wiggins
E’ il Giro d’Italia del 2013, partito da Napoli sembra un secolo prima. Nibali ha già vinto la Vuelta del 2010, nel 2011 è arrivato terzo al Giro, anche se per la squalifica di Contador le statistiche annotano il suo secondo posto e la vittoria di Scarponi. Nel 2012 è andato al Tour, conquistando il podio alle spalle di Wiggins e Froome. E nel 2013, passato nel frattempo all’Astana, punta deciso sul Giro. In ammiraglia c’è Giuseppe Martinelli, che maglie rosa ne ha vinte in abbondanza, con Pantani, Garzelli, Simoni e Cunego e sa come si fa.
Tra i favoriti, spicca lo spauracchio Wiggins. Il britannico, che l’anno prima oltre alla maglia gialla ha vinto le Olimpiadi della crono nella sua Londra, non fa mistero di volere la maglia rosa. Ma il Giro e le salite italiane sono un’altra cosa. Se ne è accorto al Giro del Trentino, dove innervosito proprio da un attacco di Nibali, ha scagliato la bici contro una parete rocciosa, per un problema tecnico che gli ha impedito di inseguirlo.
L’arrivo alla Astana significa collaborare con Martinelli: si apre un periodo da leggendaAll’Astana lo ha seguito dalla Liquigas anche il massaggiatore Michele PalliniL’arrivo alla Astana significa collaborare con Martinelli: si apre un periodo da leggendaAll’Astana lo ha seguito dalla Liquigas anche il massaggiatore Michele Pallini
E’ un Giro ferito. Nel giorno che precede l’impresa delle Tre Cime, proprio la neve ha fermato la corsa, guadagnando ai corridori un riposo inatteso, durante il quale la positività di Danilo Di Luca ha rischiato di affossare il bello di una corsa fino a quel punto super avvincente. Per questo Nibali ha sulle spalle il peso del pronostico, quello della neve che cade copiosa e quello del ciclismo italiano ancora una volta messo sotto accusa.
Il diluvio di Pescara
Agnoli ricorda. Per lui, che nel 2013 ha 28 anni ed è già professionista da 9 stagioni, la maglia rosa è un’esperienza già vissuta con Basso al Giro del 2010, quello della vittoria di Nibali nella tappa di Asolo e della lunga rincorsa dopo la fuga dell’Aquila.
Caduto nella pioggia di Pescara, Wiggins capì subito che sarebbe stato un Giro… inospitaleCaduto nella pioggia di Pescara, Wiggins capì subito che sarebbe stato un Giro… inospitale
«Wiggins – dice – lo avevamo già incontrato al Trentino e quel nervosismo era stato un segnale che avevamo captato chiaramente. Con un direttore come Martinelli, la gestione della squadra ne tenne sicuramente conto. Sapevamo ad esempio che Bradley soffriva le giornate di pioggia. Per questo quando il mattino della tappa di Pescara aprimmo la finestra (era la 7ª tappa, San Salvo-Pescara di 177 chilometri, ndr), immagino che lui si sia disperato, invece Vincenzo rideva. In quelle situazioni lui si gasava e chi invece gli correva contro, aveva il terrore addosso. Pescara fu un tassello importante, perché il Giro si vince tappa dopo tappa.
«Quel giorno “Vince” bucò. Mi guardo e mi chiese: “E adesso che facciamo?”. Mi fermai e gli diedi la ruota. Il mio compito in quei Giri non era cercare soddisfazioni personali, ma stargli accanto, corrergli addosso perché stesse lontano dai pericoli. Era stato lo stesso tre anni prima con Basso. Gli diedi la ruota e lo vidi andare via…».
Nella crono di Saltara, Nibali conquista la maglia rosaNella crono di Saltara, Nibali conquista la maglia rosa
La crono e la rosa
Pescara fu decisiva soprattutto a livello nervoso. L’indomani, si pensava infatti che la crono di Saltara avrebbe permesso a Wiggins di ammazzare gli scalatori. Percorso impegnativo di 54,8 chilometri, non una passeggiata: ideale per il campione che sulla crono aveva costruito la vittoria al Tour dell’anno prima. Solo che invece di arrivarci con lo stesso tempo di Nibali, quel 1’24” lasciato a Pescara continuava a ticchettargli nella testa.
«La sera prima della crono – sorride Agnoli – cercavo di scherzare per sdrammatizzare un po’. Certo, se vai ad analizzare i numeri e le statistiche, eravamo spacciati. Ma “Vince” stava bene e quel giorno è partito molto più cattivo del solito. La crono la vinse Dowsett, “Wiggo” arrivò secondo. Ma Nibali gli arrivò ad appena 11” e si prese la maglia rosa. Giorno indimenticabile. Capimmo che Wiggins non sarebbe rimasto a lungo un problema, anche se il Giro era ancora lungo».
La cronoscalata di Polsa è un momento decisivo: rivali respinti decisamenteLa cronoscalata di Polsa è un momento decisivo: rivali respinti decisamente
Un uomo semplice
E’ il Giro di Uran che mette fuori il naso. Di Wiggins che sull’orlo di una crisi di nervi non riparte al mattino della 13ª tappa. Di Visconti che risorge dai suoi problemi e conquista prima il Galibier davanti al monumento di Pantani in un altro giorno frenato dalla neve, poi il traguardo di Vicenza. E proprio in quel giorno sulle Alpi francesi, si ha la sensazione che la maglia rosa voglia rispettare l’amico palermitano evitando di strozzare la sua vittoria.
«La cosa bella del ciclismo – conferma Agnoli – è che siamo avversari e possiamo sembrare acerrimi nemici, ma di base siamo tutti profondamente amici. E’ normale o almeno lo era allora fare qualche favore lungo la strada, perché sono cose che ti ritrovi. Gesti che si fanno per il rispetto che riconosciamo ai colleghi, per amicizia. E Nibali queste cose le ha. Magari da fuori possono averlo visto come un uomo chiuso, mentre la sua vera forza sta nella semplicità. Per questo in tutti i Giri che ho corso con lui, ci siamo soprattutto divertiti. Ogni giorno ce n’era una. Perché sa tutto lui e sa fare tutto lui e noi ci giocavamo sopra. Abbiamo sempre riso e scherzato un mondo».
Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo Giro d’ItaliaUna veduta della salita finale quel 25 maggio 2013Nibali trionfa sulle Tre Cime e conquista il suo primo GiroUna veduta della salita finale quel 25 maggio 2013
Emozioni sulla pelle
Il Giro d’Italia del 2013 si conclude a Brescia proprio all’indomani delle Tre Cime, rese ancora più eroiche dal massiccio lavoro degli alpini sul percorso e sulla cima.
«Dopo il traguardo dell’ultima tappa vinta da Cavendish – ricorda Agnoli – per arrivare alla piazza del podio c’erano 3-400 metri, che feci accanto a lui. Avevo la pelle d’oca. Lo vidi che si fermava alla transenna per abbracciare i genitori. Vedevo la maglia rosa acclamata dalla gente, che era veramente tanta. E parte di quel simbolo lo sentivo mio, anche solo un pezzetto. Non rivivrò più momenti come quello, salire sul podio con tutta la squadra fu magnifico. Era Nibali e finalmente aveva vinto il Girod’Italia».
Brescia accoglie la maglia rosa con una marea umana: Nibali nella scia di Pantani?A Brescia con il campione, anche la madre Giovanna e il padre SalvatoreAlla festa degli italiani (Aru, Tiralongo, Nibali e Agnoli), manca Vanotti infortunatoBrescia accoglie la maglia rosa con una marea umana: Nibali nella scia di Pantani?A Brescia con il campione, anche la madre Giovanna e il padre SalvatoreAlla festa degli italiani (Aru, Tiralongo, Nibali e Agnoli), manca Vanotti infortunato
«Per questo quando a Messina ha annunciato il ritiro – riflette l’amico – sono rimasto di sale. Ne aveva parlato altre volte, ma di colpo è parso deciso. Se ne sta andando un campione immenso, dove cavolo lo ritrovi uno così? E non parlo del ciclismo italiano, parlo del ciclismo mondiale. Smetterà un gigante. E adesso la mia sola preoccupazione è che mi toccherà allenarmi di nuovo per andare in mountain bike con lui. Sta finendo casa davanti alla mia, sono sicuro che tornerà presto a tirarmi il collo…».
Clayton Bartolo potrebbe sembrare un ragazzo come altri. Elegante sì, ma al tempo stesso un ragazzo semplice. E invece è il Ministro del turismo della Repubblica di Malta.
Ha le idee chiare sul perché Malta, sia approdata nel ciclismo e nella Eolo-Kometa in particolare. Nel lussuosissimo Hotel Corinthia di Budapest prima della conferenza il Ministro parla con piacere di questo importante progetto.
In questa foto fornita da Eolo-Kometa, il ciclismo dei pro’ ve alla scoperta di Malta
Sulla maglia della Eolo-Kometa fa ora bella mostra di sé il logo di Visit Malta
In questa foto fornita da Eolo-Kometa, il ciclismo dei pro’ ve alla scoperta di Malta
Sulla maglia della Eolo-Kometa fa ora bella mostra di sé il logo di Visit Malta
Ministro, la domanda più immediata è: perché Malta nel ciclismo?
Malta vuole entrare nel mondo del ciclismo e del cicloturismo. Durante la pandemia abbiamo stilato la nostra strategia del turismo. Dieci anni fa abbiamo definito varie nicchie di turismo in cui vogliamo entrare e tra queste c’è quella del turismo sportivo. Anzi, è una delle dei più importanti. Vorremmo diventare una mecca del cicloturismo. E adesso vogliamo dare la notizia al mondo. Grazie all’accordo con la Eolo-Kometa, vogliamo dire che Malta è pronta per entrare in questo mondo. Con loro siamo al Giro d’Italia, che è uno degli eventi più prestigiosi che ci sono nel mondo e vogliamo quindi sfruttare la grande visibilità del Giro che è diffuso in moltissimi Paesi.
Come mai Eolo-Kometa e non altri team?
Noi siamo uno Stato giovane, ma nel ciclismo siamo ancora più giovani. Abbiamo così trovato un team giovane come noi, con cui vogliamo crescere. Fra noi c’è molta fiducia. Abbiamo scelto questo team anche per dare un’opportunità concreta ai nostri giovani. Perché, okay, qui stiamo parlando di marketing per il ciclismo e per il cicloturismo, ma in futuro l’accordo potrebbe rivelarsi una possibilità per i nostri giovani ciclisti. Magari avranno il potenziale di entrare nel team. Potranno lavorare con un obiettivo specifico.
Nella conferenza stampa di Budapest, Basso ha spiegato l’accordo con Malta
Un ruolo chiave nel rapporto fra Malta e la Eolo-Kometa spetta a Valerio Agnoli
Nella conferenza stampa di Budapest, Basso ha spiegato l’accordo con Malta
Un ruolo chiave nel rapporto fra Malta e la Eolo-Kometa spetta a Valerio Agnoli
E questo è vero, quando si ha una meta concreta aumentano gli stimoli…
Esatto, potrei dire che stiamo celebrando un matrimonio tra Malta e la Eolo-Kometa!
Se si dice Malta, si pensa al mare, all’estate… e non alla bici. Che opportunità ci sono per il cicloturista? Quanti percorsi?
Ci sono molte destinazioni da scoprire. E non solo su strada, penso alla mountain bike e al gravel. E poi non dobbiamo pensare solo a Malta, ma a Gozo, l’isola sorella di Malta. Ci sono molte campagne e zone dell’entroterra da gustarsi. C’è molto da fare. I paesaggi sono molto differenti fra loro e il tempo è buono tutto l’anno. E questo è uno dei nostri vantaggi. L’idea è quella di attirare i team a Malta. Ed è un modello che abbiamo già sviluppato nel calcio (hanno ospitato tra l’altro, il Manchester United, ndr). Qualcosa che abbiamo attuato durante la pandemia. Malta è stato uno dei pochissimi Paesi a muoversi in questa direzione. E con successo, senza avere problemi particolari. Ebbene vogliamo replicare questo modello anche per il ciclismo.
Malta è una piccola isola: nel giro di pochi chilometri si passa da campagne a spiagge, a città d’arte
Sentieri e strade adatte al cicloturismo, che d’inverno trova climi molto miti
Malta è una piccola isola: nel giro di pochi chilometri si passa da campagne a spiagge, a città d’arte
Sentieri e strade adatte al cicloturismo, che d’inverno trova climi molto miti
Un posto ideale per svolgere ritiri di preparazione…
Cominciamo con la Eolo-Kometa intanto. Faremo la presentazione del team e anche un training camp. E da lì vediamo se ci sono anche altri team che saranno interessati a venire.
Quindi, Ministro, non solo turismo tradizionale, ma anche il turismo sportivo. Lei è uno sportivo?
Io vado in mountain bike. Abito a Mellieha, nel Nord dell’isola di Malta. C’è molta campagna, ma ci sono anche altri percorsi nel Sud. Uno può andare in bici al mattino, a visitare una cattedrale al pomeriggio e gustarsi una buona cena alla sera. Malta è una piccola isola ma, come ripeto, offre molte opportunità.
Il ministro Clayton Barton ha spiegato le intenzioni in tema di turismo sportivoIl ministro Clayton Barton ha spiegato le intenzioni in tema di turismo sportivo
L’idea di incentivare il cicloturismo si lega anche al fatto di non puntare solo alla stagione estiva.
Esatto, si può fare turismo tutto l’anno. Il clima è ideale.
Ministro, anche se siamo in Ungheria, siamo al Giro d’Italia. Cosa sanno i maltesi del ciclismo e del Giro in particolare?
Sanno molto. Ci sono molti ciclisti e molti tifosi del Giro d’Italia. Malta non è lontana dall’Italia. C’è affinità con il vostro Paese, che è una destinazione per tanti maltesi. Penso, poi – aggiunge prima di congedarci – che nel futuro c’è un altro sogno: ed è quello di organizzare una grande partenza del Giro d’Italia da Malta. Un altro passaggio che segna il nostro ingresso nel ciclismo sempre di più.
Potrà sembrare scontato, ma l’entusiasmo è palpabile. Il Ministro stesso ha parlato di marketing, ma questo non toglie fascino a un’iniziativa che sa di buono. Che mira a crescere e a creare circoli virtuosi. Valerio Agnoli, elegantissimo in doppiopetto con la spilletta di Malta che spunta sulla giacca, è stato il gancio di questo progetto. Ci ha lavorato molto e dopo la nostra intervista con il Ministro, strizza l’occhio come a dire: vedrete si può fare ancora molto….
Quando Valerio Agnoli parla di Vincenzo Nibali la voce si fa più vivace, come se si accendesse un interruttore. D’altronde hanno corso gomito a gomito per 12 stagioni, dal 2008 in Liquigas passando per Astana e Bahrain. I due oltre ad essere stati compagni di squadra sono tuttora ottimi amici. Si sentono spesso, un messaggio, una chiamata e… qualche pedalata insieme.
«Quando viene a Fiuggi dai suoceri ci vediamo sempre, quasi tutti i giorni – inizia Valerio – e spesso andiamo in bici. Lui ha il suo ritmo… andante (ride, ndr), una delle ultime volte che siamo usciti insieme, a ottobre, abbiamo fatto due ore di gravel e per stargli dietro sono andato a 175 battiti medi…»
Nibali ed Agnoli hanno corso per la prima volta insieme in Liquigas nel 2008: qui al Giro del 2010 Nibali ed Agnoli hanno corso per la prima volta insieme nel 2008: qui al Giro 2010
«A Natale è stato qui, mi ha detto che vuole portarmi a fare laCape Epic (una corsa in mountain bike in Sud Africa che si corre a coppie, ndr). Gli ho risposto che mi aggrappo tranquillamente con le mani alla sella e lui mi trascina».
Vi sentite spesso?
Ci siamo sentiti dieci minuti fa. Mi ha mandato il link per una corsa gravel in Sardegna… Calcolate che siamo stati testimoni di nozze l’uno dell’altro, è un rapporto che è sempre andato oltre la bici.
Ecco, aiutaci a capire cos’è la bici per Vincenzo…
Tutto ciò che gira intorno alla bici per lui è passione: dal cambiare una ruota al sistemare i pedali. Lui è un perfezionista, cura tutto nei minimi dettagli. Quando correvo e dovevo montare delle tacchette, chiedevo a lui (ride di nuovo, ndr).
Hanno continuato in Astana, qui festeggiano la vittoria del Giro d’Italia 2013 insieme ai compagni ed allo staff Hanno continuato in Astana, qui festeggiano la vittoria del Giro d’Italia 2013
Cosa spinge Vincenzo a continuare a questi livelli rilanciandosi sempre in sfide nuove?
Oltre alla sua passione immensa per la bici, ha quel dono innato che hanno solamente i fuoriclasse. Ci sono pochi corridori che hanno questa cosa:Contador, Froome, Valverde… Sono in eterna sfida con se stessi prima che con gli altri.
Quanto è stato difficile stare accanto a lui in questi anni?
Devo dire che ci siamo accettati, pregi e difetti. La cosa bella che c’è in un rapporto di amicizia è l’accettare l’altra persona per quella che è. Personalmente quando c’era da parlare o anche da discutere io mi ci mettevo, poi amici come prima. Ma è importante far valere le proprie ragioni.
Sono diventati molto amici negli anni, tanto da diventare testimoni di nozze l’uno dell’altro Sono diventati molto amici negli anni, tanto da diventare testimoni di nozze l’uno dell’altro
Voi avete corso insieme in Astana, dal 2013 al 2016, cosa lo ha spinto a tornare?
L’ambiente. Negli anni che siamo stati lì, ci siamo trovati bene con tutto lo staff, ma soprattutto con Vinokourov e poi con “Martino” (Giuseppe Martinelli, ndr). Lui, secondo me, ha giocato un ruolo chiave per il ritorno di Vincenzo. E’ tornato per continuare e concludere un progetto di vita iniziato anni fa.
E con i compagni come si trova?
Mi ha già parlato in maniera positiva del rapporto che ha con loro. Ha detto che se anche li conosce da poco, ride e scherza con Moscon e anche con Boaro.
Male non stava, ma non mi sembrava molto sereno. In un ambiente così ci sono tante pressioni, ma Vincenzo è abituato. Non so, detto sinceramente, come mai non abbia continuato. Onestamente in una persona come Nibali ci avrei investito. Anche lo sponsor, Segafredo, avrebbe avuto piacere a continuare con lui…
Il loro legame si è consolidato anche al di fuori della bici Il loro legame si è consolidato anche al di fuori della bici
Le dinamiche in una squadra sono tante e delicate…
Assolutamente, poi il corridore va seguito con attenzione, ricordandosi dapprima che è un essere umano. Quando a inizio stagione fai un programma, il corridore si immedesima in quello. Se inizi a cambiargli delle cose perché secondo te non rende come deve, ne risente. E’ difficile ricalibrare gli obiettivi ed avere nuovi focus.
L’ultima vittoria al Giro di Sicilia, da amico, come l’hai vista?
Per lui è stata una scarica di super felicità, vincere è sempre bello per tutti, pensate per uno che è sempre stato abituato a farlo… Era l’iniezione di fiducia che gli serviva per rilanciarsi e approcciare la nuova stagione nel modo giusto. Appena superata la linea del traguardo mi ha mandato lo screen del ciclocomputer per farmi vedere i watt sull’ultima salita: 400 watt medi (sull’ultima salita della quarta tappa, Nibali ha ottenuto il KOM con una Vam di 1.700 m/h, ndr).
Insomma, per come ce lo hai descritto dopo quella vittoria avrebbe voluto incominciare la nuova stagione subito.
Per come è fatto lui, quella vittoria gli ha dato un morale incredibile per iniziare il 2022 e sono sicuro che ci farà vedere belle cose.
Vincenzo e Valerio hanno corso insieme anche in Bahrain fino al 2019, anno del ritiro di Agnoli Vincenzo e Valerio hanno corso insieme anche in Bahrain fino al 2019, anno del ritiro di Agnoli
Vincenzo ha mosso una generazione di corridori e di tifosi.
Tanti giovani si sono ispirati a lui, ma anche gli appassionati gli vogliono bene. Questo perché è una persona gentile e alla mano, si è creato da solo. Noi che veniamo da giù avevamo poche opportunità per andare a correre, l’unica soluzione era fare trasferte chilometriche in Toscana, Veneto… Se ami davvero questo sport, non le vivi come delle difficoltà, ma come delle opportunità per far vedere quanto vali e lui lo ha ampiamente dimostrato.
Tu che lo hai visto da vicino, in cosa è cambiato di più negli anni?
E’ diventato più metodico, più perfezionista. Se quando era giovane era al 99 per cento ora è arrivato al 101. Mentalmente ha imparato a non staccare mai, cura sempre tutto nei minimi particolari.
I social network dividono le opinioni che si creano intorno al mondo del ciclismo: c’è chi pensa che essi siano indispensabili, chi è convinto che siano un’opportunità e chi pensa invece che rappresentino un rischio per la salute mentale dei corridori, sempre più sottoposti a stimoli e pressioni.
Abbiamo interpellato Visconti, che ci ha parlato di come a volte il loro abuso possa incrementare lo stress, ma c’è anche un altro lato della medaglia. C’è un solo momento durante la giornata in cui i corridori non sono attaccati al cellulare: ed è durante la gara. Altrimenti per il resto, almeno la maggior parte di essi, pubblica foto e storie di continuo, anche durante gli allenamenti, per mostrare un panorama o un paesaggio. I più attaccati ai social invece pubblicano anche i piatti che mangiano, condividendo quindi aspetti giornalieri che tanto interessano agli appassionati di ciclismo.
Ma in che modo i social network influenzano la vita dei corridori? Lo abbiamo chiesto a Valerio Agnoli, fresco ex pro, e a Simone Velasco, attualmente impegnato con il team Gazprom-RusVelo.
Ogni momento è buono per guardare il cellulare (foto Instagram)Ogni momento è buono per guardare il cellulare (foto Instagram)
Agnoli ha le idee chiare
«Se bene utilizzati – racconta Agnoli – possono portare notevoli benefici ai corridori, in termini economici e di visibilità. Il mondo ormai viaggia in questa dimensione virtuale, e quello del ciclismo soprattutto. I corridori hanno modo di interagire con i fan velocemente e comodamente, instaurando un rapporto che altrimenti non si creerebbe. C’è uno scambio di informazioni e tutto passa tramite i social network, che si tratti di una performance fatta in allenamento o in corsa.
«Ma non è tutto, a mio avviso Facebook, Instagram o Twitter rappresentano anche un mezzo per mostrare il “dietro le quinte” durante la corsa. Ricordo che durante il Giro d’Italia, un periodo, facevo dei video che venivano pubblicati successivamente sulla pagina Instagram e Facebook di altri siti specializzati».
Un frangente di corsa che riprende Marco Canola che si rifornisce all’ammiraglia (foto Instagram)Un frangente di corsa che riprende Marco Canola che si rifornisce all’ammiraglia (foto Instagram)
Bisogna fare attenzione
«Era un modo notevole per attirare l’attenzione dei tifosi – riprende Agnoli – anche se poi, i miei ex procuratori di allora, vennero a chiedermi di smetterla perché secondo loro non davo una bella immagine della squadra. Ma non è proprio così – continua – se ci pensate gli appassionati ti vedono solo in corsa, io credo che sia anche giusto mostrare loro alcuni aspetti, con criterio e moderazione, riguardanti il pre e il post corsa.
«Se ci sono anche dei contro? La mia risposta è si. Bisogna fare attenzione a come ci si comporta in pubblico perché c’è la possibilità di essere ripresi con il cellulare in qualsiasi momento. E poi, purtroppo, assistiamo a una spudoratezza eccessiva da parte di alcuni “tifosi” che insultano e lasciano commenti sprezzanti sotto le varie testate giornalistiche o addirittura sotto le foto dei corridori. Non è scontato che un corridore ci rimanga male, a me personalmente è successo qualche volta di ricevere qualche commento poco carino e non mi ha fatto molto piacere, ma dipende molto dal carattere del corridore, alcuni ci restano male e altri no. Nibali ad esempio – conclude Agnoli –ha un motto chiaro e preciso su questo argomento, ed affronta il problema con una semplice parola: “futtitinni! Cioè fregatene»
La maglia gialla Tadej Pogacar, che maneggia il suo smartphone (foto Instagram)La maglia gialla Tadej Pogacar, che maneggia il suo smartphone (foto Instagram)
Sentiamo Velasco
Anche Simone Velasco ha dato la sua opinione riguardo l’utilizzo dei social.
«Non nascondiamo – dice Velasco – che grazie ai social network un corridore può trarre vantaggi anche a livello economico con eventuali sponsorizzazioni. Però c’è da dire che poi ti portano via molto tempo. Se ci penso bene i momenti prima della corsa, in cui un corridore dovrebbe essere concentrato, li passa in realtà a guardare il cellulare. E fa lo stesso anche prima di dormire. Non so tutto questo fino a che punto faccia bene.
«Un punto a favore potrebbe essere quello del confronto con i tifosi, purché avvenga con rispetto e moderazione. Il contro invece temo che sia, oltre al tempo che ti fanno perdere, anche il mancato rispetto di coloro che pensano di sapere come funziona il ciclismo e commentano con disprezzo le performance di un corridore, senza sapere effettivamente cosa c’è dietro».