Discesa: materiali e traiettorie diverse. Cosa dice Nibali?

15.03.2024
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Discesa, bagnata, verso Nizza. Remco Evenepoel entra in curva più largo ed esce più stretto. Matteo Jorgenson più di qualche volta fa il contrario: entra stretto ed esce largo. In teoria è giusta la traiettoria del belga, ma a volte nella fase d’uscita era più veloce l’americano.

Questa differenza di traiettorie vista alla Parigi-Nizza ci sembra in generale un po’ più marcata che in passato. Perché? Quanto contano i materiali, specie gomme e freni a disco in tutto ciò? 

Vincenzo Nibali, ci aiuta a capire meglio. Lo Squalo era, e resta, un discesista formidabile e anche un ottimo collaudatore. Vincenzo ha “l’orecchio fino” quando si tratta di guida e materiali.

Vincenzo Nibali (classe 1984) è stato, tra le altre cose, un grande discesista
Vincenzo Nibali (classe 1984) è stato, tra le altre cose, un grande discesista
Dicevamo, Vincenzo, traiettorie diverse quelle fra Remco e Jorgenson…

Traiettorie diverse, ma dietro queste differenze più che i materiali credo ci siano soprattutto due tipologie di guida differenti. Bisogna anche considerare che erano in due e in queste circostanze, o quando si viaggia in un drappello ridotto, capita spesso che non si replichi la traiettoria di quello davanti: magari per avere più visuale, perché si ha più libertà di scendere come si vuole, perché ci si lascia un piccolo margine di sicurezza. Cose che in gruppo, specie se scende allungato in fila indiana, non si può fare in quanto la scia e la traiettoria è “obbligata”.

Le coperture moderne sono più larghe. Può essere questa una spiegazione alle traiettorie diverse?

Sì e no, anche io sto utilizzando proprio in questi giorni gomme da 30 millimetri e certamente tengono di più. Non so ancora come vadano di preciso sul bagnato, perché è davvero da pochi giorni che le sto testando. Di certo si ha una sensibilità diversa. Faccio un esempio…

Vai…

Ora sto utilizzando delle Continental, il cui battistrada è una sorta di “slick”. Prima avevo Vittoria, che invece era intagliata. Nell’ultimo anno all’Astana-Qazaqstan avevo giusto Vittoria, ma spesso utilizzavo il caro “vecchio tubolare”. Perché? Perché quello di Vittoria era un filo più largo rispetto a molti altri, era un 26 millimetri, quindi avevo una buona superficie, ma al tempo stesso una copertura leggera. E soprattutto questa copertura mi trasmetteva una certa sensibilità nelle guida, una sensibilità più grande, più profonda. Sentivo meglio la strada, ecco.

Gomme da 30 millimetri, sempre più usate
Gomme da 30 millimetri, sempre più usate
E col tubeless?

Con il tubeless largo, senza dubbio la bici è più veloce, confortevole… ma in salita si “muove” di più. E poi c’è un po’ di peso in più. Senza far nomi, ma alcuni corridori quando arrivano le grandi salite utilizzano coperture più strette.

E il freno a disco quanto conta nelle traiettorie?

Di certo è una frenata differente. Col disco è subito forte, poi si stabilizza ed è meno intensa, pertanto devi modulare diversamente. Può succedere però che l’impianto del freno a disco, l’olio o il disco  stesso, si surriscaldino e quindi la frenata cambi ancora.

Cioè?

Diventa “spugnosa”, meno pronta.  Con i freni tradizionali invece era il contrario, all’inizio quasi non rallentavano e poi la frenata arriva a di colpo, specie con le ruote in carbonio e ancora di più in caso di pioggia. Lì avevi 2” di panico e poi la bici iniziava a rallentare. Adesso questo problema non c’è più.

A tutto vantaggio dei meno bravi?

Dei più pesanti, direi… Il discorso per me non riguarda solo gomme e freni a disco, ma un po’ tutto: l’aerodinamica, i canali delle ruote più grandi, le campanature dei raggi migliore che in passato, la gomma che con la “ruota giusta” dà una superficie e un disegno di appoggio migliore… Tutto questo consente anche traiettorie diverse, più ampie, o più strette.

Nell’ordine, Jorgenson, McNulty e Skjelmose: piccole differenze di traiettoria e anche di frenata (notate le dita di ciascuno)
Nell’ordine, Jorgenson, McNulty e Skjelmose: piccole differenze di traiettoria e anche di frenata (notate le dita di ciascuno)
Quindi i nuovi materiali in discesa concedono qualche margine d’errore in più? Come appunto abbiamo visto fra Remco e Jorgenson…

Torno al disco che magari chi sta dietro non si fida di chi sta davanti. Van der Poel è un grande in discesa. Remco forse qualche gap ce l’ha, qualcosa da migliorare. Jorgenson ammetto che non lo conosco. Oggi gomme, freni a disco, cerchi larghi… ti consentono di osare di più e da fuori di vedere qualche linea differente.

Chiaro…

Io stesso vedo che con la copertura da 30 mm posso stringere di più la curva e piegare di più, ma questo è dovuto soprattutto alle pressioni più basse rispetto al passato. Prima se si scendeva forte il margine di errore era quasi zero, il discesista era quasi un artista, adesso è un po’ più ne hai.

Quindi una mano ai meno bravi i nuovi materiali la danno…

Un po’ sì, soprattutto sull’acqua. Poi bisogna considerare però che si va anche più forte, che le bici è più rigida, più veloce… e alla fine la gomma è molto importante, perché è il punto di contatto fra la bici (e il ciclista, ndr) e l’asfalto.