TeoSport e Pissei: due realtà aziendali italiane accomunate dalla reciproca passione per la tecnologia e l’artigianalità, ma anche dal profondo legame con il territorio, hanno confermato la propria partnership operativa per raggiungere assieme altissimi livelli tecnici nel mondo del ciclismo professionistico. Un risultato concreto di questa collaborazione è il fondello TruFlo, ideato e prodotto da TeoSport.
Sono oramai anni che le due aziende sviluppano assieme numerosi prodotti di alto livello e il fondello TruFlo – già… vincitore quest’anno con Tadej Pogacar delle Strade Bianche con il body Magistrale Pissei – nasce proprio dalle specifiche esigenze di Pissei. Se per TeoSport è difatti fondamentale adattare il prodotto alle necessità stilistiche e tecniche dei pantaloncini realizzati dall’azienda toscana, per Pissei è di contro importante unire ai propri prodotti la qualità e il comfort del brand trevigiano produttore di fondelli.
La tecnologia e la professionalità di TeoSport sono al servizio di PisseiLa tecnologia e la professionalità di TeoSport sono al servizio di Pissei
Qualità per tutti i ciclisti
Il fondello TruFlo AirLight è infatti il prodotto studiato appositamente per questa sfida. Le sue caratteristiche principali sono lo spessore – più sottile – e la maggiore densità, per fornire all’atleta ancora più aderenza con la sella e, allo stesso tempo, ulteriore sensibilità nei movimenti e tanta, tantissima traspirabilità. I numerosi test e il confronto costante che Pissei ha con gli atleti hanno permesso anche a TeoSport di raggiungere un livello altamente performante e versatile, per un prodotto plasmato sulle abitudini sia di allenamento che di competizione.
Pissei è per la seconda stagione consecutiva sponsor e fornitore ufficiale dei team WorldTour UAE Team Emirates e UAE Team ADQ. Inoltre, nel 2023 UAE Team Emirates si è laureata miglior squadra della stagione a livello mondiale. Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race, Freccia Vallone e poi il Giro di Lombardia, senza dimenticare il podio di Parigi al Tour de France: questi sono solo alcuni dei più prestigiosi risultati messi a segno con Tadej Pogacar dalla formazione emiratina lo scorso anno…
I fondelli creati da TeoSport sono utilizzati dai corridori del UAE Team Emirates e UAE Team ADQAlla tecnica e alla ricerca si aggiungono le grandi qualità sartorialiI fondelli creati da TeoSport sono utilizzati dai corridori del UAE Team Emirates e UAE Team ADQAlla tecnica e alla ricerca si aggiungono le grandi qualità sartoriali
Il feedback dei campioni
«Ci riempie d’orgoglio seguire le competizioni più importanti del calendario internazionale – ha dichiarato Daniela Osellame, Marketing & Brand Manager di TeoSport – ed è estremamente stimolante sapere che alcuni dei migliori corridori al mondo gareggiano indossando i nostri fondelli. Oltre all’entusiasmo nel creare prodotti per team così importanti, l’aspetto ancora più importante è quello che ci porta a metterci sempre in gioco per trovare soluzioni sempre più innovative. La sfida è davvero nel nostro nostro DNA.
«Il legame tra le due realtà è consolidato poi dal rapporto tra il nostro team di lavoro ed il brand manager di Pissei – prosegue Daniela Osellame – e questo avviene attraverso un continuo confronto relativo ai feedback ricevuti dalla squadra che ci permettono di migliorare costantemente reattività, comfort e libertà di movimento. Ed è proprio così che la partnership tra le nostre due realtà si conferma più solida che mai, proiettata verso lo sviluppo e l’innovazione per offrire ai grandi campioni del UAE Team Emirates un prodotto all’altezza dei grandi obiettivi che inseguono».
Vincitrice sulle strade romane, la spagnola Paula Blasi ha preso l'abbrivio per mettersi sempre più in evidenza. Ora guarda all'Avenir, per conquistarlo
Chiara Consonni risponde con il solito tono energico e frizzante. I primi impegni stagionali sono passati e la velocista bergamasca del UAE Team ADQ ha avuto modo di togliere la polvere dalle ruote. Sei giorni di corsa, divisi tra Spagna e UAE Tour Women. Proprio negli Emirati, Consonni si è messa alla prova con le prime della classe, prendendo loro le misure. Un secondo, un terzo e un quarto posto. E’ mancata solo la vittoria, ma sulla sua strada si è messa Lorena Wiebes. L’olandese ha vinto due delle tre volate, arrivando seconda nell’altra.
«Sono in treno – ci ha detto lunedì appena iniziata l’intervista – sono appena stata a fare le visite pre olimpiche. Le avevo già fatte tre anni fa, sono una cosa di routine, normale. Sono partita domenica sera in aereo e oggi (lunedì, ndr) sono già di rientro. Meglio così, anche perché tra pochi giorni sono in Belgio per l’Opening Weekend».
Consonni alla prima volata del UAE Tour Women ha colto un terzo postoConsonni alla prima volata del UAE Tour Women ha colto un terzo posto
Al UAE Tour Women hai fatto le prime volate della stagione WorldTour 2024, come sono andate?
Tutto sommato ne esco soddisfatta, diciamo che su quattro tappe aver portato a casa due podi non è male. La squadra è cambiata un po’ e dobbiamo ancora conoscerci bene.
Sulla tua strada hai trovato una Wiebes in grande forma, ma sei sempre stata lì a lottare, che cosa ti è mancato?
Loro (SD Workx, ndr) hanno un treno davvero forte. Si conoscono molto bene, già solo Guarischi ha dei meccanismi collaudati con Wiebes. Se a tutto questo aggiungete che l’ultima donna del treno era Lotte Kopecky, capite bene la qualità che hanno a disposizione.
Per il momento pensare a delle volate di rimonta contro la Wiebes è difficilePer il momento pensare a delle volate di rimonta contro la Wiebes è difficile
Hai detto che la squadra è cambiata e dovete ancora conoscervi bene…
Un lato positivo è che Tereza Neumanova faceva le volate fino all’anno scorso, quindi ha uno spunto molto buono. Arriviamo bene ai 300-400 metri, forse manca l’ultima parte, ma arriverà con le gare. E questo lo considero il lato positivo: era la prima corsa WorldTour e comunque siamo state subito competitive. Ho fiducia che gara dopo gara miglioreremo tanto. Abbiamo provato tanto in allenamento, ma la corsa è un’altra cosa.
Guardando da vicino Wiebes dove pensi che si possa battere?
Penso che ora come ora l’unico modo di battere la Wiebes sia anticiparla. Se la riescono a lanciare davanti è impossibile rimontarla, arriva troppo forte. Non è semplice nemmeno anticiparla, perché il loro treno è veloce, molto. Però nel 2023 Elisa (Balsamo, ndr) è riuscita a batterla anticipando i tempi, penso che sia questa la strada.
Le ragazze del quartetto dovranno continuare a lavorare per preparare al meglio l’appuntamento olimpicoLe ragazze del quartetto dovranno continuare a lavorare per preparare al meglio l’appuntamento olimpico
Hai cambiato qualcosa nella preparazione invernale?
All’inizio di questo inverno ho cambiato preparatore, sono passata a Luca Zenti, che è lo stesso di Silvia Persico. La squadra ha voluto così, mi sto trovando bene. Certo, questo è un anno particolare per cambiare (il riferimento è all’Olimpiade, ndr). Però il metodo di lavoro non è cambiato, ho fatto tante ore di fondo a novembre. Poi sono andata in Sicilia con la nazionale per un altro ritiro e lì abbiamo fatto più qualità. Il tutto era rivolto agli europei di gennaio.
Che non hai corso.
Sì, io ho sempre avuto qualche problema ad entrare in condizione subito, sapevo di avere un deficit. Ora però torneremo a lavorare ancora su pista, per fare qualche richiamo, tenere la forza e restare abituate a far girare certi rapporti. Anche tra noi ragazze dobbiamo restare unite e aiutarci a vicenda. Poi certi lavori in pista tornano utili per le volate, quindi è un cerchio che si chiude.
Ora per Consonni si apre la stagione del Nord, da sabato 24 febbraio con la Omloop Het NieuwsbladOra per Consonni si apre la stagione del Nord, da sabato 24 febbraio con la Omloop Het Nieuwsblad
Tra pochi giorni parte la stagione del Nord, pronta?
Partirò da Omloop Het Nieuwsblad. Da quelle parti ho vinto la Dwars door Vlaanderen nel 2022 e ho ottenuto buoni piazzamenti. Quest’anno, però, le gare si allungheranno, dicono. E’ una cosa che leggermente mi spaventa, aggiungere 10-15 chilometri a quei percorsi può cambiare tutto. Infatti, in inverno abbiamo fatto molti più allenamenti sul fondo, aumentando le ore da quattro a cinque. Per il resto sono tranquilla, conosco le mie qualità.
In vista di Parigi 2024 farai il Giro Donne o il Tour de France Femmes?
Sicuramente il Giro Donne, poi la prima parte di stagione dovrebbe finire. Ma vedremo, anche in base ai giorni delle gare e le esigenze di tutti. Per il momento guardo alle prossime corse, poi tireremo le somme.
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Il cambio di squadra di Linda Zanetti ha destato molto rumore nell’ambiente. Le parole di Bertogliati risuonano ancora forti, nella sua analisi dei due anni della giovanissima elvetica al UAE Team Adq, il primo nel team principale, il secondo in quello Development dove volevano lasciarla a dispetto del suo ottimo 2023. Una decisione che non è piaciuta al manager e ha spinto la svizzera fra le braccia della Human Powered Health.
Linda Zanetti, 21 anni, nel 2023 ha affrontato 53 giorni di gara con 6 vittorie e 12 Top 10 (foto Instagram)Linda Zanetti, 21 anni, nel 2023 ha affrontato 53 giorni di gara con 6 vittorie e 12 Top 10 (foto Instagram)
Grazie al UAE Team Adq
Dopo l’intervista a Bertogliati era importante sentire direttamente dalla Zanetti il suo parere, le sue idee sul recente passato e soprattutto sulle sue prospettive, ma chi si aspettava da lei parole di fuoco rimarrà deluso.
«A conti fatti – dice – non posso che ringraziare la Uae perché mi ha dato una grande opportunità. Quando sono arrivata, ero una novizia a tutti gli effetti ed è stata davvero dura. Ho dovuto imparare tanto, io ero una biker proiettata in una disciplina completamente nuova, affrontando gare che erano impossibili da finire. Nel secondo anno sono passata al devo team ed è stata la decisione giusta, con gare più adatte a me, ma certamente all’inizio un po’ di delusione c’era, mi sentivo declassata».
Per Linda un prestigioso podio agli europei U23, dietro la vincitrice Pluimers e ShackleyPer Linda un prestigioso podio agli europei U23, dietro la vincitrice Pluimers e Shackley
Il tuo però è stato un anno decisamente positivo, con 6 vittorie e il bronzo europeo per under 23…
E pensare che avevo iniziato male la stagione, forse proprio perché psicologicamente mi sentivo bocciata, ma poi ho capito che avevo tanto da imparare e piano piano ho trovato il ritmo giusto, quella forma che l’anno prima non avevo mai raggiunto.
Con quei risultati pensi che meritavi la promozione nella prima squadra?
Non devo dirlo io. Ho parlato tanto con i miei procuratori su che cosa fosse meglio per me. Io avrei anche continuato, ma l’esperienza fatta doveva portarmi a nuovi sviluppi, così mi hanno consigliato di accettare la proposta della Human Powered Health, perché il loro progetto si attaglia maggiormente alle mie aspettative e possibilità. Credo in questi due anni di avere imparato tanto, ma so che la strada è ancora lunga e devo fare ancora molto. Ora entro in un team dove affronterò gare del massimo livello, in una squadra strutturata e con compiti precisi che mi verranno assegnati. Sarà un altro passo di crescita.
Il 2023 non è stato sempre semplice: qui la caduta e il ritiro alla Vuelta Andalucia, dopo il 2° posto inizialeIl 2023 non è stato sempre semplice: qui la caduta e il ritiro alla Vuelta Andalucia, dopo il 2° posto iniziale
Hai mai avuto nostalgia della mountain bike?
E’ il mio primo amore, ogni tanto anche vedendo le gare un po’ di malinconia mi viene, ma fa parte del passato. Qualche volta mi alleno ancora fuoristrada, ma non è un’attività che si sposa benissimo con la strada. E’ più un divertimento, qualcosa per uscire dai rigidi schemi di preparazione.
Eppure vieni da un ambiente, quello elvetico, dove la doppia attività è quasi un must, soprattutto sentendo le idee di Telser che è il nume tutelare del ciclismo femminile rossocrociato…
E’ vero, le ragazze da noi vengono indirizzate verso ogni disciplina, quasi spremute per far emergere le loro attitudini. Quando sei giovanissima è bello applicarsi su tutto per conoscersi meglio. Poi però bisogna fare una scelta e io mi sento una stradista al 100 per cento.
La vittoria in Olanda, alla EPZ Omloop van Borsele ha dato un’impronta alla sua stagione (foto organizzatori)La vittoria in Olanda, alla EPZ Omloop van Borsele ha dato un’impronta alla sua stagione (foto organizzatori)
Qual è stato il momento più bello della tua passata stagione?
Non uno solo. In maglia Uae la prima vittoria, alla EPZ Omloop van Borsele. Ero partita per fare i traguardi volanti e lavorare per le compagne, poi mi sono ritrovata in fuga cercando di tenere e alla fine ce l’ho fatta. E’ stata una vittoria totalmente inaspettata, per il team e per me, mi ha dato nuovo vigore. Poi il successo al Tour de l’Avenir, quando vinci con la maglia della tua nazionale tutto ha un sapore diverso. Inoltre non conoscevo le mie compagne di squadra e in poco tempo si era formato un bel gruppo, è stata una grande esperienza.
Come ti trovi nel nuovo team?
Abbiamo effettuato il nostro primo ritiro a dicembre, importante per mettere chilometri, ma soprattutto per conoscerci. Mi piace molto il progetto alla base della squadra, completamente incentrato sulle ragazze e dove potrò crescere senza pressioni, potendo fare gare importanti. Per me è stato studiato un buon programma, con tante gare importanti.
Per Zanetti primo approccio con le compagne in Spagna, trovando subito una bella sintonia (foto Instagram)Per Zanetti primo approccio con le compagne in Spagna, trovando subito una bella sintonia (foto Instagram)
Sai già quali?
Inizierò a fine mese con la Clasica de Almeria, poi il Uae Tour. In primavera farò poche classiche del Nord, probabilmente un paio, e gareggerò soprattutto in Spagna, in un contesto più adatto al mio attuale livello.
Questo è l’anno olimpico. E’ vero che sei molto giovane, ma nel fondo del cuore una speranza di convocazione ce l’hai?
Più che una speranza, è un sogno. So che non ho abbastanza esperienza anche se la Svizzera ha diritto a 4 posti. Sono in tante a competere per una chiamata, io so che avrò altre possibilità in futuro. Ma d’altronde penso anche che sono i risultati e il comportamento in corsa a determinare le scelte, quindi devo pensare solo a fare la mia parte.
Rubens Bertogliati è in vacanza sulla neve di San Bernardino. Lo svizzero, che sino a fine stagione è stato il team manager del UAE Team Adq, ha preferito non affrontare il tema del rinnovo del contratto in scadenza. Che qualcosa non andasse si era capito osservando il gigantismo del team in trasferta, capire il perché dell’uscita è un alto affare. E la cosa migliore in questo caso è fare domande.
Per chi non lo conoscesse, Bertogliati è nato a Lugano 44 anni fa. E’ stato professionista dal 2000 al 2012, correndo anche con Lampre e Androni. Fra i trofei più cari, spicca la vittoria di tappa al Tour del 2002 che gli valse anche la maglia gialla per due giorni. Dopo aver smesso di correre, è stato direttore sportivo e allenatore alla IAM Cycling, poi alla Cervélo Bigla femminile, infine è passato alla UAE Emirates. Prima nel 2019 come allenatore degli uomini, poi dal 2022 come manager della neonata squadra femminile (in apertura, lo vediamo in una foto Instagram con Erica Magnaldi a fine Giro 2023).
Nel 2023, secondo anno della gestione Bertogliati, il UAE Team Adq ha chiuso al 4° posto mondiale, nel 2022 era 7°Nel 2023, secondo anno della gestione Bertogliati, il UAE Team Adq ha chiuso al 4° posto mondiale, nel 2022 era 7°
Come mai hai preferito uscire?
Il contratto scadeva e ho preferito non rinnovarlo. Ho anticipato una decisione che secondo me sarebbe arrivata dall’alto. I motivi sono tanti, forse anche troppi da raccontare in pubblico. Si può dire che non avevo la stessa visione della proprietà del team. Il loro riferimento è sempre stata la squadra maschile, che in 4-5 anni è arrivata a vincere il Tour e ad essere la numero uno al mondo. Penso che con le donne si vogliano bruciare le tappe.
Perché lo pensi?
Per crescere in modo sano e duraturo, il ciclismo femminile ha bisogno di una costruzione più graduale. Okay, arrivi a essere primo, poi cosa fai? Deve rimanerci e per farlo devi avere una struttura che te lo consenta. E struttura non significa andare al Tour con 16 persone di staff, quelle sono esagerazioni. Sappiamo tutti che si tratta di sport, tra fare primo e secondo è spesso una questione di attimi che sono indipendenti dall’investimento finanziario. Io mi sono scontrato molto su questa visione, eravamo su posizioni differenti.
Ci sono state discussioni?
Se prendi Bertogliati, prendi il pacchetto completo. Quindi quello che va sul mercato e prende le ragazze, ma anche la persona che poi ti metti di fronte alle problematiche. Sarebbe bello che non ci fossero problemi, ma non è la realtà delle cose. Noi lavoriamo con tante variabili da gestire giorno per giorno. Magari ho due atlete che vanno bene e devo forzatamente decidere chi tira per l’altra: qualcuno si deve prendere la responsabilità e io me la prendevo. Però giustamente, devo avere la fiducia dall’alto e a un certo momento ho capito che non c’era più.
Arzeni è stato portato nel team da Bertogliati. Oggi è uno dei cinque diesse in ammiragliaArzeni è stato portato nel team da Bertogliati. Oggi è uno dei cinque diesse in ammiraglia
Perché dici che il ciclismo femminile sta crescendo troppo velocemente?
Faccio due numeri. Il Team Alé-Cipollini nel 2021 ha partecipato a 88 gare. E’ vero che si veniva dal Covid, alcune gare non erano ripartite e c’erano state sovrapposizioni e cambiamenti di date. Nel 2022, il UAE Team Adq ha fatto 110 giorni di gara. Nel 2023, abbiamo chiuso a 130 con 16 ragazze. Abbiamo corso tantissimo e anche il development team ha fatto un centinaio di giorni. Questo fa capire che il ciclismo femminile sta crescendo in maniera molto rapida, soprattutto come impegno atletico delle ragazze, ma non tutte sono pronte. E poi i percorsi…
Distanze più lunghe e dislivelli superiori.
Fino a 4-5 anni fa, certe strade non erano prese in considerazione, ad esempio l’arrivo sul Tourmalet. Adesso le ragazze fanno percorsi da uomo e questo richiede un repentino cambiamento della preparazione e della professionalità. Fino a 5 anni fa, molte andavano a scuola o avevano un lavoro accessorio, perché solo col ciclismo non potevano andare avanti. Oggi invece sono giustamente trattate come professioniste, che però non è solo uscire in bici e andare a correre. C’è anche come gestisci la corsa, la preparazione e lo stress, il recupero, la nutrizione. Siamo passati in due anni dal dilettantismo a questo nuovo mondo. La decisione di fare il team di sviluppo è stata una delle poche che ho condiviso, perché è la chiave per il futuro e Valentino Villa ha fatto un ottimo lavoro con Linda Zanetti, con Carbonari, Biriukova e Lara Gillespie. Eppure ad esempio ho notato che la proprietà del team storce il naso se le ragazze giovani devono prima finire la scuola.
Gianetti ha un ruolo in tutto questo?
No, non c’entra niente e forse sta volutamente alla larga. Avrei avuto piacere se fosse stato Mauro il mio referente, perché con lui si parla bene delle questioni e degli errori, si trova insieme la soluzione e il modo per non caderci nuovamente. Parliamo di atleti e anche di decisioni operative, come l’acquisto di un bus o prenderlo in affitto. L’acquisto del materiale fuori gara oppure la ricerca di uno sponsor che non è facilissima. Ho trovato nel team una visione diversa, che per me è totalmente sbagliata.
Silvia Persico stremata sul Tourmalet al Tour 2023: le ragazze sono tutte pronte per simili inasprimenti dei percorsi?Silvia Persico stremata sul Tourmalet al Tour 2023: le ragazze sono tutte pronte per simili inasprimenti dei percorsi?
Parliamo di atleti: cosa intendi?
Linda Zanetti, svizzera di 21 anni. Ne avevo parlato con “Edi” Telser della nostra nazionale, che è un’eminenza del ciclismo femminile. Io la conoscevo, lui la raccomandava, abbiamo messo in due la mano sul fuoco. Aveva fatto dei buoni europei e dei buoni mondiali, così l’ho presa per il team WorldTour, dato che c’era un posto libero e all’inizio non avevamo ancora il devo team. La squadra era appena nata e la stavamo traghettando dalla realtà italana della Alé a quella più internazionale e Linda si sposava bene con il progetto. Veniva dalla mountain bike, le sue esperienze su strada le aveva fatte con la nazionale. Per cui l’abbiamo fatta passare e, a causa dell’indisponibilità di cinque ragazze, si è ritrovata a correre tantissimo anche in gare WorldTour, con le prevedibili difficoltà. Per cui nel 2023 abbiamo deciso di passarla nel team di sviluppo, che nel frattempo era nato.
E come è andata?
Si è ritrovata in un ambiente più giovane in cui ha avuto più carte da giocare e ha fatto una grandissima stagione, con sei vittorie di peso. Al Tour de l’Avenir ha vinto una tappa e fatto meglio di ragazze come Eleonora Gasparrini e anche altre che uscivano dal Tour de France. A quel punto l’idea giusta era di riportarla nel team WorldTour, ma la proprietà ha bloccato l’operazione: volevano tenerla ancora nella development. Liberissimi di decidere, ma senza il mio nome. E alla fine è venuto fuori che Linda ha firmato con la Human Powered Health.
Non le sarebbe servito crescere ancora?
Lo avrei capito se avessimo preso atlete di caratura gigante. Non so, si apre il mercato e prendo la Vollering. In quel caso dico a Linda Zanetti che è forte, la faccio firmare nel WorldTour, ma la tengo un anno ancora nella development. Ma non è stato questo il caso, sono state prese ragazze forti, ma del suo livello.
Linda Zanetti dal 2024 correrà alla Human Powered Health. Nel 2023 ha vinto 6 corse in maglia UAE DevelopmentLinda Zanetti dal 2024 correrà alla Human Powered Health. Nel 2023 ha vinto 6 corse
Puoi fare un bilancio della tua esperienza?
Ho lavorato e fatto delle scelte. Sicuramente qualche errore c’è stato e me ne prendo la responsabilità, succede quando si prendono decisioni in tempi molto brevi. Sono contento dell’esperienza, perché mi ha fatto crescere come persona. E’ stata impegnativa, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche amministrativo, perché la firma era mia e avevo la responsabilità della gestione finanziaria della squadra. Comunque nel 2022 abbiamo chiuso al settimo posto mondiale, nel 2023 siamo stati quarti e secondo me, se avessi potuto fare come dicevo io, avremmo fatto anche meglio.
E adesso cosa farà Rubens Bertogliati?
Sei anni fa, mi sono laureato in Economia Aziendale e nel frattempo ho cominciato il master in Business Administration all’Università di Lugano, che concluderò a fine gennaio, devo solo consegnare la tesi. L’ho fatta sul confronto fra i modelli di business di calcio e ciclismo. Sono due mondi diversi e la ricchezza del calcio e la possibilità di dividere i diritti viene dall’unione di tutti gli attori in gioco. Nel ciclismo ogni componente tratta per sé, per quello non ci si arriva. Cosa farò? Mi guarderò intorno. Ho dei colloqui da fare, non escludo per un po’ un lavoro fuori dal ciclismo. Ma se dovessi rientrare, penso che lo farei nel femminile. Nonostante tutto, è un mondo ancora a misura umana e credo di aver accumulato l’esperienza per dare la mia impronta.
Pochi giorni al via della nuova stagione. Fra due giorni il primo gruppo di ragazze del UAE Team Adq partirà per l’Australia, mentre le altre si ritroveranno da lunedì sulle strade spagnole. Davide Arzeni, il Capo che la squadra emiratina ha voluto sull’ammiraglia, ragiona sulle atlete a sua disposizione. Fra le novità dal nuovo anno, c’è che i direttori sportivi non saranno più coach delle loro atlete, per cui Arzeni ha smesso di allenare Persico, Consonni, Carbonari e Gasparrini. Niente di troppo strano, a dire il vero, anche nelle altre WorldTour funziona così. Semmai suona insolito il fatto che dopo i primi quattro giorni del ritiro di Oliva di dicembre, fatti i programmi, i direttori sportivi siano stati mandati a casa, lasciando le ragazze con gli allenatori. Se il ritiro serve per creare intesa fra atlete e chi le guiderà in corsa, questo è decisamente anomalo.
Davide Arzeni con Silvia Persico: da quest’anno il tecnico non prepara più la bergamasca, che punta su Fiandre e GiroArzeni con Persico: da quest’anno il tecnico non prepara più la bergamasca, che punta su Fiandre e Giro
Rispetto al primo anno, la struttura del team sembra più solida. Tutti i ruoli coperti, Cherie Pridham come general manager e i diesse a sua disposizione.
La divisione dei ruoli avviene anche in altre squadre, quindi mi sta anche bene, anche se io ho la passione per l’allenamento. La struttura è divisa in aree, quindi a livello di organigramma sembra tutto più strutturato. Ci sono l’head of performance, l’head of sport, il responsabile dell’area medica, quello della nutrizione e c’è il responsabile della comunicazione. E’ cominciato tutto da pochissimo, quindi dovremo capire bene come andranno le cose. Non c’è invece la suddivisione delle atlete per direttori sportivi, forse perché 16 ragazze sono ancora un numero gestibile trasversalmente. Semmai la divisione sarà per calendario e caratteristiche tencniche.
Sarebbe a dire?
Ci sono atlete che fanno le classiche delle Fiandre, chi quelle delle Ardenne e ci saranno dei direttori sportivi che faranno le une o le altre. Quindi inevitabilmente si ritroveranno a lavorare per periodi più lunghi con lo stesso gruppo di ragazze. Io ad esempio farò tutta la parte fiamminga fino alla Roubaix e sarò con le ragazze che le hanno nel programma. Siamo in cinque direttori, ognuno farà la sua parte. Per cui anche se tutti sanno che Arzeni per passione farebbe tutto il calendario, mi occuperò delle corse delle Fiandre, poi di gare come la Ride London, il Liberazione e poi del Giro d’Italia.
Punterete ancora su Persico e Magnaldi? Come dividerete le ragazze per la classifica dei Giri?
Salvo qualche sorpresa, i nomi sono quelli e anche la ragazza russa, Alena Ivanchenko, che secondo me è portata per le corse a tappe. Deve solo risolvere i problemi di visto con la Russia, perché non ha quello definitivo per lavorare in Europa e ogni tre mesi deve richiederne uno nuovo, ma stiamo lavorando perché presto lo abbia. L’idea sarebbe di proporre a Erica Magnaldi di ripetere il calendario 2023, dato che ha funzionato bene. Quindi Vuelta, Giro e Tour, però scegliendone uno su cui puntare forte e l’idea è che sia il Tour de France.
Per Arzeni, con la condizione dei mondiali di Glasgow, Consonni potrebbe fare un grande Fiandre (foto Instagram)Per Arzeni, con la condizione di Glasgow, Consonni potrebbe fare un grande Fiandre (foto Instagram)
Come mai?
Non c’è una crono lunga e, anche se nelle prime tappe in Olanda ci sarà vento, lei è migliorata molto. Per cui con il suo coach abbiamo pensato che il Tour sia la corsa ideale per fare classifica, con il finale sull’Alpe d’Huez che la potrebbe favorire. Anche se mi resta il dubbio se sia più dura l’Alpe o la doppia scalata del Block Haus che faremo al Girod’Italia. Sono 3.600 metri di dislivello in una sola tappa, va vista bene.
Prima del Giro ci saranno le corse fiamminghe, con chi andrete?
Lì secondo me abbiamo una squadra molto competitiva. C’è Silvia Persico con un anno in più. Farà anche qualcosa delle Ardenne, ma si dedicherà di più alle Fiandre, le corse che a lei piacciono di più. L’anno scorso ha fatto una super gara e secondo me avrebbe anche meritato il podio. Si è ritrovata in mezzo a tre della SD Worx e poi con Lotte Kopecky e alla fine abbiamo visto come è finita.
Un obiettivo potrebbe essere quello di ritrovarsi in finale quantomeno con due ragazze?
Questo è un obiettivo importante, sicuro, quello che ci è mancato l’anno scorso. Eravamo sempre presenti in tutti i finali, ma con una sola ragazza. L’obiettivo è quello di arrivarci con due o più atlete che possano giocarsi il podio, permettendo anche a chi è in ammiraglia di… divertirsi un po’ di più con qualche tattica. Se in un gruppetto di dieci, la SD Worx ne ha tre e tu solo una, hai poco da inventare. Ma l’obiettivo è questo, lo avete centrato.
Gasparrini ha corso spesso con Bastianelli, spiega Arzeni, per acquisirne il mestiere e l’esperienza. Qui a De PanneGasparrini ha corso spesso con Bastianelli, spiega Arzeni, per acquisirne mestiere ed esperienza
E chi vedi a giocarsi un Fiandre sino in fondo?
Per esempio per il Fiandre, oltre a Sivlia vedo Bertizzolo e se Chiara Consonni ritrova la condizione che aveva ai mondiali di Glasgow, ci metto anche lei. Se va a quel modo, nelle classiche di questo tipo non fa regali a nessuno. Certo, bisogna fare i conti con gli avversari che sono fortissimi.
Lei ha vinto Waregem, quanto è più duro il Fiandre per le ragazze?
Tanto. Forse a Waregem c’è più pavé, ma ad esempio non c’è il Vecchio Qwaremont. Quello per gli uomini è un punto importante, ma per le donne è una salita vera. E’ lungo 3 chilometri e mezzo al 4-5 per cento, se lo misuri da sotto, ma credo che Chiara possa fare bene. E poi c’è la Gasparrini, che deve confermare la sua crescita. Sarà all’ultimo anno da under 23, quindi l’ultimo anno da giovane, mi aspetto che anche lei venga fuori bene. Insomma, secondo me arriviamo con una squadra abbastanza solida e anche i nuovi acquisti non mi dispiacciono.
Ora che Marta Bastianelli ha smesso, chi potrà prendere il suo posto in squadra?
Credo che a livello atletico, possa essere proprio Gasparrini, che non per caso ha fatto tutta la scorsa stagione in camera con lei. A livello di personalità, invece in quel ruolo la leader naturale potrebbe essere Sofia Bertizzolo. Però di Bastianelli io ne ho conosciuta una sola, sono stato il direttore sportivo della sua ultima vittoria. Con Marta mi sono trovato benissimo, non avevo mai lavorato con un professionista di questo calibro, ma credo che al mondo ce ne siano veramente poche come lei, quindi per me è stata fonte di insegnamenti per il mio futuro. Un vero onore.
Anastasia Carbonari (al centro) è stata voluta nel team WorldTour dalla dirigenza (foto UAE Team Adq)Anastasia Carbonari (al centro) è stata voluta nel team WorldTour dalla dirigenza (foto UAE Team Adq)
Avete fatto firmare in extremis Anastasia Carbonari.
E ne sono contento, anche perché il suo nome è venuto direttamente dal management della squadra. Ha 24 anni, però come carriera è ancora giovane, nel senso che ha cominciato a respirare un po’ di WorldTour con me alla Valcar. Intanto è una ragazza che farà le Olimpiadi, i mondiali e anche gli europei. E se il percorso non è durissimo, come agli europei di due anni fa, può fare la sua parte (a Monaco 2022, Anastasia fu 13ª nella volata del gruppo, ndr). Per lei questo è un anno veramente decisivo. Sta lavorando tanto con il suo preparatore e dicono che di solito il lavoro paga, quindi mi aspetto una buona stagione.
Programmi immediati?
Il primo gruppo parte a breve per l’Australia e oltre a Bertizzolo ci sarà Dominika Wlodarczyk, una giovane ragazza polacca che potrebbe essere la rivelazione dell’anno. Noi invece partiamo con un altro ritiro lunedì prossimo e saremo via fino al 23, due giorni prima dell’inizio delle gare di Mallorca. Faremo le tre prove della Challenge di Maiorca. Insomma, stiamo per cominciare. E abbiamo tanta carne al fuoco.
OLIVA (Spagna) – Sofia Bertizzolo è tornata in pista. Ovviamente non per prendersi un posto nel quartetto, ma per allenarsi in vista del Tour Down Under. Ce lo ha raccontato Chiara Consonni, per cui una delle prima cose quando la bassanese del UAE Team Adq ci raggiunge, è strapparle una risata raccontando la giornata a Montichiari.
«Nessuna idea di Coppa del mondo – ride – ma è vero che prima del ritiro, ho fatto un rientro in pista. Chiaramente, sono andata senza interferire con quelli che preparavano gli europei. E’ un allenamento che ti salva dal freddo, riesci a fare lavori specifici in bici e nel caso mio che devo anticipare tutto è stato l’ideale. Insomma, era martedì e stava nevicando quasi dappertutto a bassa quota. Ci siamo trovati là in 50 corridori e ho pensato: “Sofia, che brutta idea!”. Invece è venuta fuori una giornata molto ordinata. Villa e i suoi collaboratori sono stati molto disponibili, credo che ci tornerò».
Il primo tricolore del quartetto, Sofia lo vinse nel 2014, stesso anno dell’europeo juniores su strada a Nyon e dell’argento ai mondiali di Ponferrada. Il secondo lo conquistò nel 2015 (con Barbieri, Cavalli e Balsamo) e con le stesse ragazze conquistò il campionato europeo ad Atene, poi sterzò verso la strada. Nel 2019 centrò il quarto posto del Fiandre a 22 anni e oggi è una delle colonne della UAE. Sofia è diretta e schietta. A volte con sano realismo dice che prima o poi tanta schiettezza le si ritorcerà contro.
Nel 2015 ad Atene, Bertizzolo campionessa d’Europa juniores del quartetto con Cavalli, Balsamo e BarbieriNel 2015 ad Atene, Bertizzolo campionessa d’Europa juniores del quartetto con Cavalli, Balsamo e Barbieri
La squadra è cambiata tanto. Marta Bastianelli ha smesso e due ragazze come Gasparrini e Consonni ti hanno indicato come riferimento.
Bè, questa è una cosa che mi piace sentire dalle ragazze. Ho 26 anni, non è che abbia tanta esperienza più di loro, però mi rendo conto che appartengo alla generazione che ha vissuto il prima e dopo. Nel male e nel bene, l’anno di svolta per noi è stato il 2020, almeno io ho avuto questa percezione. Da lì in poi c’è stata una spinta incredibile, perché durante il lockdown le donne si sono appassionate al ciclismo.
Come mai ti vedono così?
Forse perché ho una personalità forte. Pretendo, ma sono la prima che le difende quando hanno ragione. Per loro voglio il meglio, mentre da me pretendo la capacità di capire quando una giovane si trova di fronte a una situazione che non conosce, per potergliela spiegare. La difficoltà più grande quando sono passata è che nessuno mi ha spiegato niente.
Quest’anno Bertizzolo ha accelerato la ripresa dato che debutterà al il 15 gennaio al Tour Down UnderQuest’anno Bertizzolo ha accelerato la ripresa dato che debutterà al il 15 gennaio al Tour Down Under
Com’era prima del Covid?
Non c’erano le competenze, non c’era il materiale umano, non c’erano i soldi. I direttori sportivi di 5-6 anni fa erano appassionati, quasi nessuno aveva corso e avevano una visione a volte giusta, a volte sbagliata, ma non professionale. Adesso chiaramente il livello si è alzato, anche perché è un lavoro che dà le risorse per campare. Non è più dilettantismo.
Tempo fa hai detto di aver scelto un ruolo di supporto perché sei forte in salita ma non abbastanza, sei veloce ma non abbastanza. Qual è il tuo spazio?
Sono molto obiettiva con me stessa e con la squadra. Faccio bene il mio lavoro ed è ovvio che le possibilità di trovare il mio spazio si riducano, specialmente se sei onesta (perché non tutti lo sono). Le classiche sono le corse che mi piacciono di più, perché lassù conta l’esperienza. Tante ragazze iniziano a costruirsela e poi dimenticano tutto. Le pressioni, i rapporti… Tenersi un piccolo bagaglio ti fa arrivare lassù già pronta. Sono gare con tante dinamiche e difficilmente finiscono con una volata di gruppo, quindi quello è il mio spazio. Invece nelle corse a tappe, mi dedico a chi cura la generale, oppure tiro le volate per la velocista. Nelle tappe intermedie si può cogliere l’occasione, anche da noi sta cambiando…
Settima all’Emilia, Bertizzolo si è arresa agli scatti di Cavalli e Ludwig. Nel 2023 per lei 58 giorni di corsaSettima all’Emilia, Bertizzolo si è arresa agli scatti di Cavalli e Ludwig. Nel 2023 per lei 58 giorni di corsa
Che cosa?
Abbiamo visto al Tour de France, che non ho corso, che le gare stanno prendendo questa piega. Vengono premiate le fughe, perché sta diventando tutto più impegnativo. Le distanze aumentano, per cui chi vuole puntare alla generale non può fare le tappe di montagna a tutta, dal chilometro zero all’arrivo. Quindi anche tra noi ormai c’è la distinzione fra chi va per la tappa e chi per la generale. Fino all’anno scorso, prima che tornasse il Tour, era tutti contro tutti dall’inizio alla fine. Adesso sta cambiando.
Hai corso con tecnici come Riis e Arzeni, ora è arrivata Cherie Pridham: è positivo che a guidare una squadra di donne ci sia finalmente una donna?
Non cambia niente, perché il capo deve meritarsi il suo posto. A me fa specie quando ci si pone questa domanda, perché non vedo dove sia il problema. Cherie devo ancora conoscerla, finora l’ho vista solo in due occasioni, ma il mio approccio è lo stesso. Forse l’unica cosa che cambia davanti a un diesse è capire se abbia corso oppure no. Se sono a tutta, uno che ha corso sa quando può chiedermi di tenere un minuto di più. Però, dal punto di vista del ruolo della donna, io sono molto contenta che la squadra si stia muovendo così.
Bertizzolo è tesserata con le Fiamme Oro, con la cui divisa corre le gare di campionato italianoBertizzolo è tesserata con le Fiamme Oro, con la cui divisa corre le gare di campionato italiano
Nella maggior parte dei team ci sono ancora uomini nei posti di responsabilità.
Però mi rendo anche conto che stiamo passando a una generazione in cui le atlete smettono e poi rientrano. Penso a Giorgia Bronzini, non so Tatiana Guderzo, oppure Marta Bastianelli che potrebbe avere un ruolo nelle Fiamme Azzurre. Spero che non se la lascino scappare.
Pensi che Marta sarebbe un buon direttore sportivo?
No (ride, ndr), perché lei sente la gara, non la legge. Ha qualcosa di unico, se fai un meeting la sera prima magari non la inquadra, poi arriva in finale e non sbaglia un colpo. Guarda il rapporto dell’avversaria e capisce cosa succederà. E’ una cosa che non puoi spiegare. Mentre il mio approccio è più tecnico. Abbiamo i mezzi per studiare i percorsi e il meteo. Non guardo ogni chilometro, però penso che avere una buona conoscenza ti faccia correre meglio e salvare tante energie. Forse io avrei l’impostazione per fare il direttore sportivo, mentre Marta avrebbe più carisma nel parlare alla radio.
Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta così per la vittoria della compagna BastianelliNel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta così per la vittoria della compagna Bastianelli
Quando ha annunciato il ritiro, eri la più commossa…
Siamo state compagne di squadra per la prima volta nel 2019, per entrambe la prima esperienza fuori dall’Italia. Marta è una persona molto carismatica. Dice sempre: «Uno schiaffo e una carezza». E ha ragione, con me ha funzionato. E’ una persona alla mano. Se sul camper c’è qualcosa da pulire o mettere a posto, lei è sempre là che si dà da fare.
Che stagione vorresti per Sofia Bertizzolo?
Vorrei rivincere, dopo essermi sbloccata al Romandia (foto di apertura, ndr). Come si dice? Vincere aiuta a vincere. Ma penso che il sogno di ogni sportivo sia l’Olimpiade. Il mio obiettivo sono le classiche, potrei trovare soddisfazione personale e insieme dare un segnale al commissario tecnico. Che poi le Olimpiadi sballino il calendario, perché il Tour e i mondiali vengono spostati è un altro discorso. Quindi per il momento vado in Australia a preparare le classiche. L’obiettivo è doppio: far vedere il mio nome e far vedere che so lavorare per la squadra. Ho delle compagne di squadra italiane che giustamente vogliono giocarsi il posto per Parigi e sarò pronta ad aiutarle come loro lo faranno con me.
Dopo aver corso i mondiali di Wollongong e gli ultimi europei nell’Italia di Sangalli, ora l’obiettivo è guadagnarsi le OlimpiadiDopo aver corso i mondiali di Wollongong e gli ultimi europei nell’Italia di Sangalli, ora l’obiettivo è guadagnarsi le Olimpiadi
Aver fatto quarta al Fiandre ed essere stata prima fra le U23 dà un feeling particolare con la corsa?
E’ rimasta la mia corsa preferita. All’inizio odiavo certi percorsi, poi mi sono resa conto che era un limite di conoscenza da parte mia e della squadra. Ho fatto il primo Fiandre con 7 di pressione e l’ho finito che non mi si aprivano più queste tre dita che avevo rotto da piccola. Ho dovuto aprirle con l’altra mano perché erano paralizzate. Quindi è ovvio che non puoi avere un buon feeling nel momento in cui prendi le bastonate, ma all’epoca nessuno fu capace di insegnarmelo. Quando invece capisci i segreti, allora ti regoli di conseguenza e diventa la tua gara preferita. E’ dinamica, può cambiare in ogni momento. Il bello del ciclismo è che non sai come va a finire. Sai che è dura, sai che fredda, sai tutto quello che vuoi. Però penso che dalla parte del tifoso sia la più bella. Io non ho dubbi.
OLIVA (Spagna) – L’ultima volta che con Chiara Consonni si parlò di Olimpiadi, anche il suo spirito indomito traballava. Il cittì Salvoldi l’aveva lasciata fuori da quelle di Tokyo e la bergamasca non la prese affatto bene. Forse per questo se il discorso finisce su Parigi 2024, Chiara preferisce non parlarne.
Il primo anno in WorldTour ha portato quattro vittorie e tanti piazzamenti, correndo accanto a una leader come Marta Bastianelli, da cui Chiara ha avuto tanto da imparare. In più è arrivata la chiamata nelle Fiamme Azzurre, a coronare un lungo inseguimento. Nel frattempo c’è stato da lavorare per trasformare la frizzante “Conso” in una professionista irreprensibile, con la certezza che i margini siano ancora molto ampi.
«Sto cercando di mettere a posto le piccole cose – dice Consonni – per iniziare al meglio. La pausa è stata breve, sembra ieri che eravamo ancora in Cina. Ci sono state tante cose da fare e ora siamo pronti a ripartire. Il 10 gennaio ci saranno gli europei in pista, quindi iniziamo subito a bomba. E’ un po’ presto, ma va bene per capire a che punto siamo come gruppo e come prestazioni».
A Glasgow, Consonni ha corso il quartetto e la madison, conclusa da sola per la caduta di Martina FidanzaA Glasgow, Consonni ha corso il quartetto e la madison, conclusa da sola per la caduta di Martina Fidanza
Con la nazionale vi siete visti a Noto, cosa avete fatto?
Abbiamo fatto strada, tanta strada. Faceva caldo, quasi 25 gradi: meglio che in Spagna. Abbiamo iniziato a creare già il gruppo della pista, stare con quelle ragazze mi diverte sempre, quindi è stato bello. Siamo stati una decina di giorni, tornata a casa ho fatto un po’ di pista e poi siamo venuti qui.
Vittoria Guazzini ha detto che il focus del suo 2024 saranno le Olimpiadi.
Non lo so, per me è un argomento tabù. Tre anni fa ho cercato di giocarmela, ma è andata a finire male. Da ogni sconfitta ci si rialza e si cerca di migliorare quello che non è andato. Quindi sto facendo questo: sto cercando di diventare migliore per meritare quel posto.
Per il secondo anno consecutivo, Consonni ha vinto l’ultima tappa del Giro: nel 2022 a Padova, nel 2023 a OlbiaPer il secondo anno consecutivo, Consonni ha vinto l’ultima tappa del Giro: nel 2022 a Padova, nel 2023 a Olbia
Che cosa rimane dopo una simile delusione?
Tanta voglia di riprovare. Sicuramente penso di essere maturata come atleta e come persona, quindi ho molta più consapevolezza di quali sono i miei mezzi e l’intenzione di usarli al meglio. E poi c’è l’ambizione di perfezionare tutti gli aspetti cui magari prima non davo importanza e invece sono essenziali.
Quindi a Parigi non ci pensi?
No, per adesso no. Per ora il mio focus è fare bene agli europei. Poi iniziare bene su strada, sicuramente nelle classiche. Abbiamo una bella squadra, ci sono 2-3 ragazze che possono aiutarmi nei finali in volata e cui a mia volta anche io posso dare una mano, quando il finale sarà più adatto a loro. Poi da metà stagione in poi, vorrei focalizzarmi sulla pista e vedere cosa si riuscirà a fare.
Sin dagli anni della Valcar, Arzeni allenava le sue ragazze. Ora non è più possibile: il team non vuole sovrapposizioni di ruoliSin dagli anni della Valcar, Arzeni allenava le sue ragazze. Ora non più: il team non vuole sovrapposizioni di ruoli
Nel frattempo anche tu hai cambiato preparatore, come va senza Arzeni?
Sono aumentate quantità e qualità. Ho fatto più palestra. Siamo riusciti a mettere insieme una serie di piccoli cambiamenti, cercando di perfezionare anche certi lavori. Ho iniziato a lavorare con Luca Zenti. Sicuramente è una persona nuova, che però mi conosce poco. Ugualmente ho tanta voglia di lavorare anche con lui, mi trovo molto bene, quindi vediamo. Ovviamente il Capo rimane sempre il Capo, però la squadra ha preso questa decisione e abbiamo dovuto cambiare, non c’è stato tanto da scegliere.
La squadra sta crescendo, sono arrivati volti nuovi, come sta andando?
Sinceramente il fatto che mi abbiano aiutato a perfezionare il mio treno, sistemando quello che nell’ultima stagione non è andato sempre bene, mi motiva ancora di più. Mi fa capire che credono in me e questo mi dà tanta motivazione. L’obiettivo è andare avanti e migliorarci sempre.
Dopo aver corso Giro e Tour, ai mondiali di Glasgow si è visto il miglioramento di Consonni in salitaDopo aver corso Giro e Tour, ai mondiali di Glasgow si è visto il miglioramento di Consonni in salita
Il dramma dei velocisti, è sempre la salita. Come si fa a conviverci?
Sicuramente stando più attenti al peso, allenandoci per più ore come abbiamo cominciato a fare in ritiro. Le distanze più lunghe sono necessarie, anche perché quest’anno hanno aumentato ancora il chilometraggio delle gare, quindi diciamo che lo sprint viene dopo un miglioramento globale della resistenza. Abbiamo fatto blocchi di lavoro più intensi e più lunghi, poi prima degli europei il piano è di perfezionare il lavoro in pista, che viene bene anche per combattere il freddo.
Forse anche per questo alcune ragazze si sono riavvicinate al velodromo?
CI sono molti vantaggi. A me ha sempre dato il colpo di pedale che mi mancava, quindi non è per caso che anche altre ragazze si siano riavvicinate al velodromo. Prima del ritiro è venuta anche Sofia Bertizzolo. Sono lavori che magari sembrano faticosi se non li facevi da 3-4 anni, ma che se mantieni costanza per tutto l’inverno, ti aiutano tanto anche nelle classiche su strada. A me che sono velocista danno tanto anche nei cambi di ritmo in volata. Al punto che se in futuro non dovessi più correre in pista a livello internazionale, continuerei comunque ad usarla in preparazione.
Tour of Guangxi, ultima tappa alle spalle. Un filo di trucco per il podio e la stagione è finita cosìTour of Guangxi, ultima tappa alle spalle. Un filo di trucco per il podio e la stagione è finita così
C’è stata davvero una sterzata nel gruppo pista dopo il discorso di Amadio a Glasgow?
Quello che è successo ha una ragione precisa. Il cambiamento di due anni fa, con la pista passata tutta nelle mani di Villa, per noi ragazze è stato drastico. Ci siamo ritrovate a cambiare tutto il nostro modo di lavorare e gestire gli allenamenti. Il primo anno è andata bene, il secondo anno un po’ meno, ma stiamo imparando dai nostri errori. Ci stiamo organizzando per andare in pista più spesso e questa cosa deve partire soprattutto da noi. Sappiamo che lavorando bene, possiamo dire la nostra, quindi sta a noi organizzarci. Anche perché siamo diventate grandi, quindi riusciamo a capire quali sono le nostre esigenze e riusciamo a tenere unito il gruppo.
Scegliamo una classica che vorresti vincere?
La Dwars door Vlaanderen. Nel 2022 l’ho vinta, ma ho fatto anche seconda per due volte, l’ultima proprio quest’anno. Mi piacerebbe vincerla ancora, il percorso mi piace tantissimo e parto sempre motivata, perché so che posso dare tanto. E’ un piccolo Fiandre. Ma se devo pensare in grande e alzare il tiro, mi piacerebbe anche la Gand-Wevelgem, che è la gara del cuore da quando ero piccolina.
OLIVA (SPAGNA) – Con la benedizione di Marta Bastianelli. Eleonora Camilla Gasparrini non è più la ragazzina con lo sguardo impertinente, ma un’atleta con la maiuscola. E Marta se ne è accorta semplicemente vivendole accanto nell’ultima stagione della carriera.
La “Gaspa” era annunciata da Arzeni sin da quando era poco più di una junior e, forte di un titolo europeo, si era affacciata nel grande gruppo con la maglia della Valcar. La sua presenza era stata per il “Capo” il modo per digerire più facilmente la partenza di Elisa Balsamo prima e poi delle altre grandi.
«Stiamo crescendo piano piano – sorride – ogni anno si si fa un passo in più nel modo giusto. Inizio anche a vedere qualche risultato, quindi sono contenta. Leggere quelle parole di Marta è stato un grande onore. La scorsa stagione ho avuto modo di avere tanto a che fare con lei. Siamo riuscite a confrontarci spesso e sentirla parlare a quel modo mi ha dato tanto morale».
Eleonora Camilla Gasparrini è nata a Torino il 25 marzo 2002. Nel 2020 ha vinto l’europeo juniores, dal 2022 è alla UAEEleonora Camilla Gasparrini è nata a Torino il 25 marzo 2002. Nel 2020 ha vinto l’europeo juniores, dal 2022 è alla UAE
Il WorldTour a vent’anni
La “Gaspa” ha il piglio del monello e il rigore della professionista. Questo testimonia il carattere e insieme fa capire che l’arrivo del WorldTour ha stretto le maglie anche fra le ragazze.
«Il modo in cui si convive con questa disciplina – spiega – è una cosa molto soggettiva. Per me non è un peso e lo faccio perché mi piace. Mi piace anche essere professionale, ma è chiaro che per i livelli a cui è adesso il ciclismo, è necessario fare delle rinunce. A essere onesta però, ho anche il modo di divertirmi e il tempo per farlo, ovviamente nei giusti momenti. Da fine ottobre a fine novembre si può mollare al 100 per cento. Invece durante la stagione ci sono magari periodi in cui fare un passo indietro per ricaricarsi un po’, ma senza fare chissà cosa. Già stare in famiglia in questo periodo e vedersi con gli amici prima che parta la stagione è una bellissima opportunità».
Sul traguardo di Rodez al Tour Femmes: in Francia Gasparrini è stata 3ª fra le giovaniGasparrini è arrivata fra le elite dopo un titolo europeo da junor. Qui ai mondiali di GlasgowSul traguardo di Rodez al Tour Femmes: in Francia Gasparrini è stata 3ª fra le giovaniGasparrini è arrivata fra le elite dopo un titolo europeo da junor. Qui ai mondiali di Glasgow
Le distanze crescono
Siamo in una fase di passaggio. Traghettato il movimento verso il professionismo, adesso l’UCI ha messo mano alle distanze di gara, aumentandole.
«L’aumento delle distanze – conferma Gasparrini – è un dato oggettivo. Io sono sempre stata abituata a non fare troppe ore, puntando più sull’intensità. Adesso invece c’è da allungare e lo stiamo facendo anche in questo caso in modo graduale. Mi rendo conto che sto vivendo il periodo di passaggio, facendo tutto per gradi. Quando faccio la distanza, si tratta solo di endurance, senza lavori in particolare. Comunque siamo sopra le quattro ore. Però un conto è farle da sola, altro è farle in gruppo. In questo caso infatti, come in ritiro, si può allungare.
«In Spagna abbiamo cercato di sfruttare il caldo e il bel tempo. Per i lavori di intensità si lavora a casa, anche se fa freddo, magari ricorrendo a qualche seduta indoor sul ciclomulino e andando un paio di volte in palestra. E comunque d’inverno non c’è solo la bici, a casa c’è anche lo sci di fondo, visto che abito vicino a località sciistiche. E’ anche il modo per svagarmi un po’».
Nel 2023 per Gasparrini ci sono stati 52 giorni di gara, con la vittoria al Tour de SuisseNel 2023 per Gasparrini ci sono stati 52 giorni di gara, con la vittoria al Tour de Suisse
Lo sguardo sull’Amstel
Il tempo di spiegare che sui rulli preferisce la musica alle serie tv, che diventano un’ottima compagnia quando c’è solo da far girare le gambe, poi Gasparrini solleva il velo sulle ambizioni per la prossima stagione.
«Vorrei avere più lucidità nei momenti clou delle gare – dice – perché a volte perdo l’attimo, vorrei cercare di essere più pronta. Mi rendo conto che con l’esperienza, inizi a leggere le gare in maniera diversa e a capirle meglio. Nonostante da junior abbia vinto bene, qui c’è un altro mondo. Nelle juniores eravamo solo italiane e con un modo di correre totalmente diverso. Nelle poche esperienze che avevo fatto con la nazionale, avevo visto parecchie differenze nelle tattiche delle straniere. Un obiettivo per il 2024? Vi direi una classica che quest’anno ho fatto per la prima volta, cioè l’Amstel Gold Race. Secondo me potrebbe essere adatta alle mie caratteristiche. Un percorso misto e vario, con un arrivo leggermente all’insù che potrebbe fare per me».
Al Tour Femmes con “Yaya” Sanguineti: le ragazze della Valcar si cercano in continuazioneAl Tour Femmes con “Yaya” Sanguineti: le ragazze della Valcar si cercano in continuazione
Lo spirito Valcar
Con la benedizione di Marta Bastianelli, che però non è più parte del gruppo. La sua uscita ha ridisegnato gli equilibri in seno al UAE Team Adq, con atlete come Chiara Consonni, Silvia Persico ed Erica Magnaldi a raccoglierne il testimone. E con Arzeni in ammiraglia, anche se non più unico capo, in qualche modo lo spirito della Valcar aleggia ancora.
«Credo che ricreare la Valcar da qualche altra parte – sorride – sia quasi impossibile. Però c’è lo spirito giusto e arrivano anche i risultati. C’è un bel gruppo, siamo uniti, ci divertiamo e anche quello è importante, visto che stiamo tantissimo tempo via da casa. Ci rendiamo conto che il ciclismo sta crescendo e bisogna stare al passo, anche a livello di struttura di squadra. Sono arrivate nuove figure professionali, ma se si vuole una struttura ben solida, bisogna fare assolutamente così».
Parliamo ancora di idoneità agonistica, questa volta con Marta Bastianelli, che parla di sé e della figlia Clarissa. Con la salute, è bene non scherzare...
OLIVA (Spagna) – Erica Magnaldi è un medico e anche un’atleta. Anzi, al momento è un’atleta che ha studiato per diventare medico e alla fine ha preferito inseguire il sogno di bambina di conquistare i cinque cerchi. All’inizio lo strumento per raggiungerli fu lo sci di fondo, oggi ha la forma di un manubrio ricurvo sopra due ruote sottili e veloci. Purtroppo il percorso di Parigi 2024 non le si addice troppo, anche se non sarà mai lei a chiamarsi fuori. Nel frattempo però ha messo nel mirino quello dei mondiali di Zurigo, che invece sarà ben più ricco di salite. E dice sorridendo che se nel 2028 il percorso sarà duro e lei ancora in forma, tornerà a pensarci.
Erica Magnaldi infatti è una scalatrice, ne ha lo sguardo e la schiettezza. Lo scalatore guarda lontano, per scorgere la traccia della strada sul fianco della montagna e capire quanta fatica gli costerà raggiungere la vetta. La fatica a Erica non ha mai fatto paura. Anzi, il suo preparatore Dario Giovine dice che più le fatiche si sommano e meglio la piemontese si trova. Quello che forse non era stato ben considerato quest’anno è stato che tra le fatiche del Giro e quelle del Tour c’erano soltanto tre settimane: poche per dire di averle smaltite completamente. Così per il prossimo anno, ferma restando la voglia di riprovarci, l’idea sarà di fare classifica in uno e dedicarsi alla squadra e alle tappe nell’altro. In entrambi i casi, ci sono due mostri che la guardano con occhio maligno e insieme seducente. Il Block Haus in Italia, l’Alpe d’Huez in Francia.
Il 25 ottobre 2018, Erica Magnaldi si laurea in medicina, viene dal fondo e corre alla BePink (foto Instagram)Il 25 ottobre 2018, Erica Magnaldi si laurea in medicina, viene dal fondo e corre alla BePink (foto Instagram)
Pensi che la tua laurea in qualche modo ti aiuti a fare sport?
Sicuramente, in parte anche nella maniera di affrontare le sfide e la competizione. Aver passato tanti anni sui libri e quindi aver capito che senza fatica, senza impegno quotidiano e organizzazione non si ottiene niente, è qualcosa che poi ho traslato anche nell’ambiente dello sport. E poi diciamo che a volte mi permette di capire alcuni aspetti dell’allenamento e della nutrizione in maniera più approfondita e di continuare anche in quest’ambito la mia formazione. Se mentre ero una studentessa a medicina, mi avessero detto che un giorno avrei puntato a far classifica al Tour de France, non ci avrei neppure riso, probabilmente semplicemente non ci avrei creduto.
Block Haus e Alpe d’Huez, Giro e Tour: se tu potessi scegliere seguendo il gusto o la fantasia?
Quando la strada del Tour è stata rivelata, mi ha subito attratto molto, anche perché sono salite abbastanza vicine a dove vivo. Le sognavo già dall’anno scorso, speravo che quest’anno il Tour sarebbe arrivato a toccare le Alpi e così è stato. Quindi sicuramente sulla tappa dell’Alpe d’Huez un bel cerchio rosso l’ho messo. Una volta andai a vedere una gara di mio fratello e ne feci un pezzo, mentre il resto lo finimmo in macchina. Però sicuramente andremo a studiarla per bene.
«Quando sono sola in salita, riesco a staccarmi da telefono e computer e stare con me stessa» (foto Instagram)«Quando sono sola in salita, riesco a staccarmi da telefono e computer e stare con me stessa» (foto Instagram)
Giro, Tour e tutto il resto. Vista questa ricchezza di impegni, che inverno stai vivendo?
Per adesso, non sento troppa pressione. Sto cercando semplicemente di affrontare gli allenamenti nel miglior modo possibile, seguendo i carichi in maniera graduale, lavorando giorno per giorno, settimana per settimana, senza anticipare gli impegni della stagione. So già che sarà un anno impegnativo, perché prima dei grandi Giri parteciperò a delle gare importanti.
Quando un allenamento è ben riuscito?
Quando torno a casa e mi sento proprio di aver lavorato, quindi sono stanca. Magari ho un po’ di mal di gambe, ma sono riuscita a fare i watt e i numeri richiesti dall’allenatore, a fare le ore e l’intensità previste dal mio programma. Quando è così, sono soddisfatta. Io tendenzialmente sono abbastanza precisa, a volte quasi ossessiva/compulsiva (ride, ndr). Se rientro e ho due minuti in meno, magari giro intorno a casa fino a quando non ho raggiunto il tempo stabilito. Di solito, se posso, faccio qualche minuto in più, mai in meno. Altrimenti non mi sento soddisfatta.
Abbiamo incontrato Erica Magnaldi nell’hotel del UAE Team ADQ a OlivaAbbiamo incontrato Erica Magnaldi nell’hotel del UAE Team ADQ a Oliva
Che cosa significa ritrovarsi a scalare una montagna in solitudine?
Io amo molto pedalare in salita, spesso a casa mi alleno da sola e non mi pesa. Anzi sono quelle poche ore al giorno in cui sono completamente scollegata dal telefono e dal computer. Ho anche il modo di conversare soltanto con me stessa e pensare. Spesso non uso neanche la musica, mi piace proprio prendere questi momenti per riflettere, per pensare o anche soltanto per apprezzare i luoghi in cui sto pedalando. Le salite sicuramente sono le parti che apprezzo di più del percorso. Far fatica, arrivare in un punto con un bel panorama, poi apprezzare la discesa è qualcosa che nel piccolo di tutti i giorni mi dà una grande soddisfazione.
Il fatto di pensare sparisce o si trasforma quando sei in gara?
In gara ovviamente si pensa, si pensa molto. Si cerca di rimanere concentrati in ogni momento. Io in particolare, proprio perché non sono nata già da ragazzina nel gruppo, non mi sento mai del tutto rilassata. Tendo a essere sempre molto concentrata e sempre attenta a evitare possibili rischi o capire quando è il momento di essere più avanti. Ci sono sicuramente molti pensieri, ma sono diversi da quelli dell’allenamento. In generale cerco sempre di costringermi a pensare in maniera positiva, a credere nelle mie capacità. Mi auto incito, molto spesso mi trovo a dirmi frasi tipo: «Ce la puoi fare». Sono cose che mi aiutano a sopportare la fatica.
«Anche in corsa penso quando sono in salita, ma si tratta di incitarsi e restare concentrata»«Anche in corsa penso quando sono in salita, ma si tratta di incitarsi e restare concentrata»
Che cosa si prova quando sei a tutta e di colpo gli altri restano indietro?
Non capita troppo spesso, però qualche volta è successo ed è probabilmente uno dei momenti più belli nel nostro sport. Uno di quelli per cui si lavora sodo e, quando effettivamente succede, ti ripaga di tutta la fatica che hai fatto.
Si ha mai la voglia di mollare?
A volte si sta soffrendo talmente tanto, che semplicemente ti viene da dire: «Basta, mi arrendo, mollo». Se invece in quel momento si ha la forza mentale di soffrire ancora per un chilometro, per altri cinque minuti, quello spesso può fare la differenza tra una vittoria e un posto fuori dal podio.
Ti è mai capitato di mollare e poi di mangiarti le mani perché mancava davvero poco?
Sì, più di una volta dopo la gara mi è capitato di pensare che se avessi stretto ancora un attimo i denti, magari ce l’avrei fatta. A posteriori è sempre facile pensare che bastavano 10 secondi in più, che bastava tenere un attimo più duro quando stavo davvero soffrendo, con le gambe che bruciavano. Ma quando ci sei dentro, continuare non è facile come parlarne.
«La corsa in salita è una sfida con le avversarie e con la propria capacità di farsi del male». Qui al Tour, sul Tourmalet«La corsa in salita è una sfida con le avversarie e con la propria capacità di farsi del male». Qui al Tour, sul Tourmalet
Allo scalatore la fatica deve piacere più che ad altri?
Ridendo, dico sempre che in un’altra vita avrei voluto nascere velocista, perché la vita dello scalatore è veramente dura. Non sto assolutamente sminuendo il lavoro, le capacità e l’abilità che deve avere un velocista, anzi li ammiro tantissimo. Però sicuramente le opportunità che abbiamo sono minori e per coglierle bisogna ogni volta spremersi fino al limite e spesso superarlo. Molto spesso quando si battaglia su una salita, al di là delle forze in campo, è una lotta contro il riuscire a sopportare il dolore e la fatica. E’ spingersi un pochino oltre ed è qualcosa che devi avere dentro. Penso che scalatori si nasca: al di là delle caratteristiche fisiche, è proprio una caratteristica mentale di saper sopportare il dolore e stringere i denti un po’ più degli altri.
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