Alla corte della Longo arriva Marturano. L’aiuto giusto in salita

08.11.2024
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Passato forse un po’ sotto silenzio, il passaggio di Greta Marturano dalla Fenix Deceuninck al Uae Team Adq è invece uno dei trasferimenti forse più sorprendenti del ciclomercato femminile. Un acquisto fortemente voluto dalla dirigenza del team arabo e legato a doppio filo all’arrivo nelle sue fila di Elisa Longo Borghini, per costruire intorno alla pluridecorata azzurra un gruppo unito e coeso, in grado di supportarla soprattutto nei grandi giri.

Greta Marturano è nata a Cantù il 4 marzo 1998. Alla Fenix ha corso per due anni
Greta Marturano è nata a Cantù il 4 marzo 1998. Alla Fenix ha corso per due anni

Per Greta è stata una scelta che ha accolto con grande entusiasmo, anche se non legata a dissidi con il precedente team: «I contatti con la Uae sono iniziati nella prima metà di agosto, ma io alla Fenix stavo bene. Sono stati due anni nei quali ho imparato molto, sono cresciuta come atleta. Venivo all’esperienza nella Fassa Bortolo, importante, ma è chiaro che il salto nel WorldTour cambia tutto. Poi anche lo stare in Belgio, il vivere un’esperienza nuova all’estero mi ha dato tanto. Nella mia testa però sapevo che ero arrivata al momento di cambiare aria».

Come giudichi la tua stagione?

Non è stata certamente la mia migliore. Ero anche partita bene, anche se avevo iniziato tardi a gareggiare, con la Strade Bianche. Ma ero ben preparata per due eventi di rilievo come il periodo delle Ardenne e la Vuelta. Poi però al Giro ho avuto il Covid, mi sono dovuta ritirare alla penultima tappa perché non aveva più senso soffrire e da lì non sono più riuscita a tornare al mio meglio.

Alla Vuelta la Marturano ha trovato anche modo di distinguersi, chiudendo al 22° posto
Alla Vuelta la Marturano ha trovato anche modo di distinguersi, chiudendo al 22° posto
Alla Uae sono stati molto chiari: dicono che ti hanno preso per lavorare in salita al fianco della Longo Borghini…

Lei è un riferimento assoluto per lo sport italiano e già averla nella stessa squadra è un onore. Con queste premesse lo è ancora di più e posso garantire che darò tutta me stessa per fare in modo che lei vinca. Le sue vittorie saranno anche mie se potrò dare un contributo. Sono pronta a lavorare sodo per raggiungere gli obiettivi suoi che sono anche quelli del team.

Ma andrai solo come gregaria?

I dirigenti hanno detto che si lavorerà per Elisa nelle prove alle quali più tiene, ma nel corso della stagione ci saranno anche gare dove ognuna potrà avere più libertà e quindi anche io avrò i miei spazi.

Una stagione non troppo positiva per la canturina. Miglior risultato il 9° posto ai tricolori
Una stagione non troppo positiva per la canturina. Miglior risultato il 9° posto ai tricolori
Li avevi anche alla Fenix? A parte quel che hai raccontato a proposito dell’ultimo anno, la sensazione è che sia stata relegata sempre a ruoli secondari…

Non mi avevano tarpato le ali, se è questo che si intende. Dispiace quando ti prefiggi dei traguardi e non li ottieni, io sinceramente a fronte dell’impegno che ci ho messo, avrei voluto di più da questo biennio, ma bisogna sempre contare che era il mio primo nel WT. Alla Fassa, squadra continental, era tutto diverso, dal calendario alle responsabilità. Devo però dire che io prendo sempre il buono che c’è in ogni cosa e penso quindi a quanto ho potuto imparare.

Quanto sei cambiata rispetto ad allora?

Tantissimo, sono un’altra ciclista e il cambiamento va ben oltre quelli che possono essere i risultati, i semplici e crudi numeri. In questi anni in Belgio ho potuto capire chi sono, che cosa posso fare. Una ciclista abbastanza forte in salita, ma che può essere di aiuto a chi va più forte di me. Poi intendiamoci: non è che sono da buttar via, ho solo 26 anni e credo di avere ancora grandi margini di miglioramento. Io sono la prima a dire che negli ultimi due anni non sono arrivati grandi risultati, ma sono sempre più convinta di poter fare molto meglio. Per questo cambiare aria può essere uno stimolo in più.

Persico a cuore aperto, per mettere il sigillo al 2024

18.10.2024
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Con l’argento conquistato domenica ad Asiago agli europei gravel, Silvia Persico ha potuto mettere da parte la sua stagione 2024 riuscendo finalmente a trovare un accenno di sorriso. Neanche il tempo di rimettere la maglia azzurra in valigia che la ciclista di Alzano Lombardo si è messa alle spalle tutto e già alla sera era partita per le vacanze, destinazione Isole Canarie.

Davanti al fantastico tramonto delle isole iberiche, la portacolori dell’Uae Team Adq ha accettato di ripercorrere i temi di un’annata che sicuramente non è stata come se l’aspettava, almeno non all’altezza di quelle precedenti. Con l’aggravante che era una stagione particolare: quella olimpica.

Una stagione stressante e senza i risultati che voleva. La Persico guarda già al 2025
Una stagione stressante e senza i risultati che voleva. La Persico guarda già al 2025

«Almeno ho potuto chiudere ritrovando quei risultati che mi sono consoni, prima la piazza d’onore alla Tre Valli Varesine, poi l’argento continentale nel gravel. Sono piccole cose, ma che mi danno molta fiducia per la prossima stagione».

La forma, anche se tardi è arrivata. Avevi preparato la gara continentale?

Non nello specifico, ma nella seconda parte di stagione avevo lavorato molto per i mondiali, poi non essere convocata mi aveva un po’ spiazzato i programmi. Sono stata una settimana senza bici, ma poi avevo ancora voglia di dimostrare qualcosa e sono arrivati questi risultati. Forse l’europeo è andato bene perché correvo senza assilli, per divertimento.

Al Tour la lombarda è sempre rimasta lontana dai vertici, limitandosi a compiti di gregariato
Al Tour la lombarda è sempre rimasta lontana dai vertici, limitandosi a compiti di gregariato
Aver mancato l’appuntamento mondiale è stata l’amarezza estrema di questa annata così diversa dalle tue aspettative?

Sicuramente. Nelle ultime due edizioni ero andata una volta sul podio e l’altra vicina alla top 10, avevo lavorato duramente per raggiungere la miglior condizione per la gara di Zurigo e penso che avrei potuto essere utile. Poi il compito delle scelte spettava a Sangalli, mi aveva detto di tenermi pronta anche per il Team Relay ma se ha valutato di lasciarmi a casa non posso biasimarlo, avrà avuto le sue ragioni valutando l’andamento della stagione nel suo complesso.

E’ innegabile che le premesse a inizio anno erano ben diverse, considerando il tuo valore…

Io posso dire di aver sempre dato il massimo, di essermi impegnata come sempre senza mai risparmiarmi. L’inizio era stato anche abbastanza buono, a Mallorca con un 5° posto nella prima uscita, poi è emerso un problema a un ginocchio e da lì è stata una sequela di ostacoli fisici. Dal punto di vista della condizione di salute è stato sempre un su e giù che mi ha sconcertato, ma se guardo ai wattaggi toccati quest’anno, sono superiori a quelli del passato.

Le Olimpiadi dell’azzurra si sono chiuse con un 55° posto non all’altezza delle aspettative su quel percorso
Le Olimpiadi dell’azzurra si sono chiuse con un 55° posto non all’altezza delle aspettative su quel percorso
E allora come ti spieghi questa carenza di risultati?

Quando la salute non ti sostiene appieno, è difficile competere in un ciclismo femminile dove anno dopo anno il livello generale cresce. Se guardiamo a com’è stata questa stagione, è evidente che si è andati generalmente più forte anche del 2023. Ma io sono passata dal problema al ginocchio al Covid preso a giugno e dal quale riprendersi non è stato facile. Avevo lavorato tanto per le Olimpiadi e stavo anche bene, ma il giorno di gara no, non ero io. Poi mi ero ripresa, ma non è bastato per meritarmi la maglia azzurra.

Hai sentito maggiore pressione su di te, proprio per il fatto che questa era un’annata particolare, quella olimpica?

Sì, indubbiamente, ma non solo dall’esterno. Ero io stessa che mi mettevo pressione, che tenevo particolarmente agli eventi di quest’anno e non volevo farmi trovare impreparata. Ho fatto tanta altura in questa stagione proprio perché tanti erano gli eventi importanti. Poi, vedendo che le cose non andavano come volevo, che fisicamente non stavo bene, è chiaro che è intervenuto anche un po’ di scoramento. Stagioni del genere possono esserci nell’arco di una carriera, peccato che sia stata nell’anno più importante.

A Parigi, Silvia non stava bene e non ha potuto dare l’apporto al team che ci si aspettava
A Parigi, Silvia non stava bene e non ha potuto dare l’apporto al team che ci si aspettava
Molti hanno imputato questo tuo calo alla mancanza del ciclocross…

Lo so e mi aspettavo che alla fine saremmo arrivati a parlare di questo… Io volevo un inverno più tranquillo, avevo bisogno di staccare dopo anni praticamente senza interruzioni, perché abbinare ciclocross e strada con i calendari che hanno è sempre più difficile. La preparazione invernale era stata ottima, quella che volevamo, considerando anche il fatto che nel frattempo avevo cambiato preparatore. Volevo concentrami sulla strada, chiaramente quando abbiamo iniziato mi sono accorta che mancavo un po’ di quell’intensità che ti arriva dall’attività invernale.

Pensi di ovviare alla cosa inserendo qualche gara in quest’inverno, anche senza seguire tutta la stagione?

Stiamo valutando, qualche gara nella seconda parte della stagione vorrei anche farla, anche se bisogna mettere a punto almeno due bici e tanto materiale tecnico sui quali dover fare dei test di adattamento. Nelle prossime settimane faremo una valutazione con il team e capiremo se ci sono delle possibilità, sempre nell’ottica però dell’attività su strada.

Un bronzo mondiale e due titoli italiani nel ciclocross. Il proposito è quello di tornarci
Un bronzo mondiale e due titoli italiani nel ciclocross. Il proposito è quello di tornarci
Parlavi della Uae: la sensazione è che man mano tu abbia trovato sempre meno spazi per emergere, che tu sia stata utilizzata sia al Giro che al Tour come supporto, che quasi ti abbiano tarpato le ali…

Non è proprio così. La squadra mi ha sempre dato fiducia, ma poi i problemi fisici hanno cambiato le carte in tavola. Al Giro partivo con delle responsabilità, ma il Covid aveva limitato di molto le mie possibilità. Questo ha un po’ spinto i tecnici a puntare su altre, così anche al Tour non ero capitana e anche nella seconda parte dell’anno ho dovuto anche un po’ recuperare energie correndo quindi meno. Certe scelte vanno fatte nell’interesse del team e io quest’anno non sempre sono stata al top per via dei già citati problemi fisici e di salute.

Ora sei in vacanza, con che spirito sei pronta a ripartire?

Ho tanta voglia di rifarmi, di riguadagnarmi la fiducia non solo del team o degli altri, ma la mia. Valuteremo bene il calendario: nel 2024 ho fatto 42 giorni di gara che non sono neanche tanti, ma alcuni appuntamenti avrei forse dovuto saltarli. Non è stato possibile perché nel ciclismo attuale a un calendario straricco corrispondono organici ancora ristretti e quindi bisogna rispondere presente a ogni chiamata. Io comunque sono convinta di una cosa: se sto bene sono ancora quella degli anni scorsi. Domenica l’ho dimostrato.

Sara Fiorin va alla Ceratizit. E punta a sprint d’autore

14.10.2024
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Il ciclomercato, attivissimo in questa fase della stagione per rimodellare le squadre in vista della prossima, ha riservato nelle ultime giornate una piccola sorpresa: il passaggio di Sara Fiorin alla Ceratizit-Wnt. Una sorpresa perché la 21enne olimpica azzurra a Parigi viene da due anni nel devo team della Uae e tutti pensavano che sarebbe passata nel WorldTour accedendo alla “squadra madre”.

L’annuncio fatto dalla Ceratizit Wnt dell’ingaggio di Sara Fiorin, subito dopo Parigi
L’annuncio fatto dalla Ceratizit Wnt dell’ingaggio di Sara Fiorin, subito dopo Parigi

Proprio a Parigi la trattativa con il team si è concretizzata e tutti i discorsi passano necessariamente per la trasferta a cinque cerchi, che rappresenta quasi uno spartiacque nella sua ancor giovanissima carriera.

«Dopo Parigi la ripresa è stata un po’ complicata, lo devo ammettere. Il lavoro per la performance olimpica era stato molto specifico, anche se avevo corso su strada fino a due settimane prima dell’appuntamento a cinque cerchi e ritrovare il giusto passo non è stato semplice. Avevo lavorato tanto su rapidità e scatto, molto meno sulla resistenza, ero un po’ titubante a riprendere. Dopo una settimana siamo andate in Belgio per delle classiche in linea, la prima è stata dura, lo ammetto. Nella seconda, la Konvert Koerse andavo già molto meglio e il 5° posto finale tirando la volata della Consonni è un buon risultato».

L’arrivo della Konvert Koerse vinta dall’olandese Van Roojien con la lombarda quinta
L’arrivo della Konvert Koerse vinta dall’olandese Van Roojien con la lombarda quinta
Successivamente c’è stato l’europeo…

Sapevo che, visto il percorso, sarei stata convocata e volevo farmi trovare pronta. Col passare dei giorni ritrovavo la condizione con in più uno spunto non indifferente in volata. Volevo arrivare alla gara belga al top della forma perché il tracciato mi si addiceva e alla fine ho fatto la mia parte con il bronzo della Gasparrini che è stato il giusto premio per il nostro lavoro.

Come giudichi, ora a mente fredda, la tua esperienza olimpica?

Esattamente questa, un’esperienza, che sarà fondamentale nel mio cammino. Ho gareggiato in specialità non mie, sapevo che non potevo competere con le migliori atlete della disciplina. Ho potuto però percepire l’atmosfera che si vive in un evento simile, unico al mondo. Ho condiviso un’avventura con ragazze fantastiche, sentendo la tensione, l’adrenalina che scorre a fiumi in quei frangenti. Il momento dell’oro di Consonni e Guazzini resterà per sempre nella mia memoria, le emozioni vissute in quel magico pomeriggio.

Per la Fiorin importante presenza agli europei, dove ha lavorato per la Gasparrini
Per la Fiorin importante presenza agli europei, dove ha lavorato per la Gasparrini
La pista resterà nel tuo futuro?

Sicuramente, era anzi una “conditio sine qua non” nei contatti con le varie squadre. Con la Ceratizit sapevo di trovare un team che vede di buon occhio la doppia attività e questo mi ha fortemente spinto ad accettare la loro proposta.

Il contatto quand’è nato?

E’ stato tutto piuttosto veloce, mi hanno fatto sapere il loro forte interesse quand’ero con la nazionale a Parigi, io mi sono presa qualche giorno per pensarci, volevo aspettare che le Olimpiadi finissero, poi a fine agosto abbiamo messo tutto nero su bianco.

A Parigi una partecipazione importante per le emozioni vissute. Qui con Ivan Quaranta
A Parigi una partecipazione importante per le emozioni vissute. Qui con Ivan Quaranta
Che cosa ti ha convinto della loro proposta?

Era un’occasione da non perdere, la proposta di una squadra di riferimento del mondo delle grandi. E’ un treno che non passa spesso e non avendo ancora certezze nella Uae ho deciso di prenderlo. Loro mi hanno chiarito che mi faranno crescere con calma, facendomi lavorare per la squadra ma concedendomi anche i miei spazi.

Hanno intenzione quindi di affidarti la finalizzazione di alcune corse?

In base alla mia condizione. Io ho dato la mia disponibilità a lavorare per le compagne, a fare anche l’ultimo uomo se ci sarà una compagna in forma e che ha bisogno che le si tiri lo sprint, ma lo stesso varrà per me. Io sono pronta per qualsiasi ruolo e vorrei migliorare sia come aiutante che come sprinter conclamata.

Due vittorie per la brianzola in questa stagione, con anche 8 Top 10 all’attivo
Due vittorie per la brianzola in questa stagione, con anche 8 Top 10 all’attivo
Quanto cambia sapere che il prossimo anno correrai nella massima serie?

Tantissimo, per me è come ripartire da zero e mi sento esattamente com’ero lo scorso anno al mio approccio con la Uae. Entro nel mondo dei grandi con umiltà ma conscia di potermi ritagliare un mio spazio. Intanto voglio fare esperienza e vedere come crescerò settimana dopo settimana. Sin dal primo ritiro di dicembre a Calpe.

Torna Venturelli, ma per ora solo su pista

10.10.2024
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Ai mondiali su pista che scatteranno giovedì in Danimarca ci sarà anche Federica Venturelli e questa è già una notizia. La cremonese, considerata uno dei maggiori prospetti italiani a prescindere dallo sport, è infatti assente dalle gare da molte settimane, tutto per colpa della malaugurata caduta rimediata agli europei U23 su pista di metà luglio in Germania, dove dopo aver vinto l’oro nell’inseguimento individuale condito dai bronzi nel quartetto e nell’omnium ha rimediato una brutta caduta nella madison, costatale la frattura del braccio sinistro.

Per l’azzurra altre tre medaglie su pista: un oro e due bronzi, ma la trasferta tedesca si è chiusa male
Per l’azzurra altre tre medaglie su pista: un oro e due bronzi, ma la trasferta tedesca si è chiusa male

Essendo una frattura composta, sembrava risolvibile in tempi brevi, ma non è stato così. Due settimane di gesso, tre di tutore e la fisioterapia che va avanti ancora oggi.

«Il braccio va meglio ogni giorno che passa – racconta Federica – ma la funzionalità del polso non è ancora recuperata appieno. In questo momento la pista è l’unica attività che le mie condizioni fisiche mi permettono di fare, perché non ci sono sobbalzi che mi metterebbero in grave difficoltà. Per questo ho chiuso in anticipo la mia stagione su strada, dove non gareggio da giugno».

La lombarda in gara nell’inseguimento a Cottbus, dove ha vinto l’oro
La lombarda in gara nell’inseguimento a Cottbus, dove ha vinto l’oro
Un epilogo tanto anticipato quanto sfortunato: quanto ti manca la bici da strada?

Moltissimo e devo dire la verità, ho ricominciato a usarla anche prima di quanto mi chiedessero per pochi giri blandi, ma rigorosamente con la bici da crono, che mi permette di mettere il braccio in una posizione che non richiede grande pressione e forza sul manubrio. Le vibrazioni dell’asfalto sono un grande problema, per questo ho deciso di mettere da parte le mie ambizioni e d’accordo con la squadra abbiamo rinviato tutto al 2025. In compenso mi sono potuta concentrare sulla pista lavorando a Montichiari: non posso dire in che condizioni sono essendo lontana dall’agonismo da un bel po’, ma già esserci è importante.

Proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno: come reputi la tua prima stagione da pro’, anche se dimezzata?

In generale non era stata male, anche se l’inizio era stato difficile a causa di problemi alla schiena. Ma al Giro del Mediterraneo in Rosa avevo portato a casa due vittorie e il secondo posto nella generale, poi il 4° posto al Liberazione e altri piazzamenti nei 10 in Belgio. Io non guardavo tanto ai risultati, perché per me questo era un anno dedicato alla crescita a ogni livello, alla necessità d’imparare. Per questo reputo più importanti le mie presenze nelle gare 1.1.

Su strada Venturelli manca da giugno. In allenamento ha potuto pedalare solo con la bici da crono
Su strada Venturelli manca da giugno. In allenamento ha potuto pedalare solo con la bici da crono
In che cosa pensi di essere cresciuta di più?

Molti penserebbero dal punto di vista fisico o prestativo, ma io ho guardato altri aspetti. Rispetto allo scorso anno, ad esempio, mi sono accorta di saper correre di più “da squadra”, di collaborare meglio con le compagne. Soprattutto di sapermi adattare meglio alle corse che sono molto diverse da quelle da junior, ad esempio per il fatto che si lavora con le radioline che cambiano completamente l’impostazione di ogni corsa. Bisogna farci l’abitudine, non è scontato.

La tua presenza ai mondiali significa anche che con la pista hai intenzione di continuare…

Ci mancherebbe altro, per me la pista è un “must”, è la disciplina dove credo di avere maggiori margini di crescita e soprattutto la possibilità di togliermi le maggiori soddisfazioni, com’è avvenuto da junior. Esserci in Danimarca è importante perché da qui parte il quadriennio olimpico e Los Angeles è un obiettivo che voglio inseguire per gradi, uno stimolo che porto con me.

Nella sua prima stagione da pro’ l’azzurra ha accumulato 24 giorni di gara con 2 vittorie e 11 Top 10
Nella sua prima stagione da pro’ l’azzurra ha accumulato 24 giorni di gara con 2 vittorie e 11 Top 10
Considerando anche la tua condizione fisica legata al braccio, difficile quindi vederti quest’anno nel ciclocross…

Direi proprio di sì. Lo scorso anno avevo fatto tre gare, ma non ho recuperato abbastanza per pensare anche a semplici apparizioni nella specialità, troppo sollecitante per il braccio. Mi concentrerò sulla preparazione per la nuova stagione su strada pensando anche che d’inverno ci saranno già gli europei su pista e voglio continuare su quel percorso indicato prima.

Com’è stata la risposta del team dopo il tuo infortunio? Ti hanno fatto pressioni?

No, mi sono stati molto vicini e tutto il cammino di ripresa è stato affrontato con il loro supporto e la loro approvazione. Anche per loro, come per me, all’inizio non è stato facile assorbire il colpo, avrebbero voluto anche loro che riuscissi almeno a tornare in gara per settembre, ma il dolore era più del previsto e anche loro mi hanno consigliato di non rischiare per non compromettere il 2025.

Per la Venturelli una bella notizia in settimana: la conferma per il 2025 nel Devo Team Uae
Per la Venturelli una bella notizia in settimana: la conferma per il 2025 nel Devo Team Uae
In prossimità del nuovo anno c’è un sogno recondito che hai?

Un sogno ce l’ho ma non è legato ad alcuna gara in particolare. Io voglio solamente imparare il più possibile e per far questo riuscire a prendere parte a quante più gare con la squadra maggiore, magari prove del WorldTour, perché sono un passaggio fondamentale per poter poi puntare negli anni seguenti a ottere ei risultati che desidero.

L’estate full gas di Consonni, ai mondiali dopo l’oro di Parigi

06.10.2024
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Viene da pensare a quando chiamammo suo fratello Simone pochi giorni dopo l’oro di Tokyo. Eravamo curiosi di sapere come fosse cambiata la sua vita e rimanemmo colpiti dal fatto che il bergamasco avesse resettato tutto. Si era rituffato subito nell’attività su strada, con la maglia della Cofidis che vestiva tre anni fa. Allo stesso modo, quando dall’altra parte del telefono la voce di Chiara Consonni arriva sorridente come sempre, abbiamo la stessa sensazione. La bergamasca è in pista preparando i mondiali di Copenhagen che inizieranno il 16 ottobre.

Fratelli Consonni, tre medaglie in due. Qui Chiara con il suo oro. L’indomani arriverà l’argento di Simone nella madison
Fratelli Consonni, tre medaglie in due. Qui Chiara con il suo oro. L’indomani arriverà l’argento di Simone nella madison

Un mazzo di fiori

Il 9 agosto sul far della sera, Chiara Consonni è diventata campionessa olimpica della madison assieme a Vittoria Guazzini. Il racconto della toscana lo avevamo fatto a caldo e lo abbiamo ripreso pochi giorni fa a Zurigo. Mancava all’appello la bergamasca, alle porte di un cambio di squadra e di una stagione in cui rendere più concreti i suoi sogni di stradista.

«E’ la stessa storia – ride – non è cambiato niente. Ci sono stati un po’ di impegni ufficiali, due mesi full. Ho capito che ci fosse qualcosa di diverso perché sono venuta per due volte a Roma, ma vi giuro che per strada la gente non mi riconosce. E’ stata diversa l’accoglienza in gruppo alla prima gara e quelle dopo. Mi hanno accolto bene e ogni volta che sul palco chiamano il mio nome e dicono che sono campionessa olimpica, un po’ mi fa effetto. Una volta mi hanno anche dato un mazzo di fiori…».

GP d’Isbergues, una settimana dopo Parigi: sul palco Consonni presentata come campionessa olimpica
GP d’Isbergues, una settimana dopo Parigi: sul palco Consonni presentata come campionessa olimpica

Riscattare Parigi

Chiara è un concentrato di allegria e tigna. Passa con identica naturalezza da foto da copertina glamour al ghigno feroce della campionessa in caccia. E quando dice che ai mondiali pista vuole andarci per rifarsi del quartetto di Parigi, bisogna credere che già nella testa il piano ha preso forma. Perché il quarto posto di Parigi è un boccone rimasto indigesto.

«Non sarà la rivincita olimpica – dice – ma vogliamo riscattarci. Ci motiva fare un bel quartetto e personalmente, è bello fare un mondiale da campionessa olimpica. Ci arriviamo un po’ sparpagliati. Facciamo tutte il Simac Ladies Tour, tranne Martina Fidanza e la Vittoria Guazzini che farà con la squadra la Chrono des Nations. Non so ancora invece quali saranno i programmi di Elisa Balsamo. Siamo state al matrimonio, è stato bellissimo. Correrà anche lei in Olanda, ma non so i mondiali».

Incredulità, felicità, stupore, aggiungete pure voi il resto: a Parigi, Consonni conquista l’oro olimpico
Incredulità, felicità, stupore, aggiungete pure voi il resto: a Parigi, Consonni conquista l’oro olimpico

La madison in extremis

Proprio grazie a quella tigna, Parigi ha portato l’oro della madison. Per non andarsene a mani vuote. Senza il senso che la fatica e l’impegno profuso nell’ultimo anno, con un piede su strada e l’altro in pista, fossero caduti nel vuoto.

«Ho saputo tre giorni prima che avrei corso la madison – ricorda Consonni – perché inizialmente non era nei miei programmi, ma in quelli di Elisa Balsamo. Sapevamo però che a causa della sua caduta, sarebbe potuta esserci una sostituzione e per questo avevo cercato di prepararla. Assieme a Vittoria (Guazzini, ndr) ho corso e vinto a Gand ai primi di luglio. E’ vero che lei ultimamente aveva corso sempre insieme a Elisa, ma ricordo che nel 2018 avevamo fatto due o tre Coppe del mondo, cavandocela bene. Non abbiamo problemi di compatibilità come carattere, anche per via del tanto tempo passato insieme. Mentre tecnicamente l’equilibrio è lo stesso. Lei è forte nel passo, io sono veloce».

Giro d’Italia 2024, 2ª tappa a Volta Mantovana: 1ª Consonni, 2ª Kopecky, 3ª Balsamo. Una volata regale
Giro d’Italia 2024, 2ª tappa a Volta Mantovana: 1ª Consonni, 2ª Kopecky, 3ª Balsamo. Una volata regale

Anno nuovo, vita nuova

Il prossimo sarà un anno di maglie e compagne nuove. Si aspetta l’ufficialità, non si entra nei dettagli, ma è un fatto che Chiara Consonni sia sulla porta di un altro cambiamento netto, come quando dalla Valcar-Travel&Service lo scorso anno passò al UAE Team Adq.

«Finora ci ho pensato poco – dice – ho avuto la testa sulle gare e non ho metabolizzato la decisione, che spero sia quella giusta. Spero di trovare un bel gruppo di ragazze e un bello staff, che mi permetta di vivere le corse sempre col sorriso. Sono soddisfatta della mia stagione. Non ho vinto una classica del Nord, ma il terzo posto alla Gand-Wevelgem è un bel risultato. M’è rimasto il rimpianto per la Roubaix, perché ho bucato nel punto sbagliato. Penso che dal prossimo anno, visto l’aumento di distanze e dislivelli, dovrò continuare ad aumentare il lavoro su strada. Ho visto che al Giro soffrivo le tappe più dure, perché lavorando in pista probabilmente mi mancava il fondo. Ma la pista non la abbandono. Perciò adesso testa ai mondiali e poi quest’anno niente Cina, la squadra ha deciso così. Sarà un inverno diverso, in cui avrò tante cose da ricordare, su tutte il fatto di aver potuto condividere l’oro con mio fratello e la mia famiglia. Fra tanti premi di questa estate così fitta, questo è stato sicuramente il più bello».

Gasparrini, una grande stagione e nel 2025 i gradi da capitano

20.09.2024
6 min
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Il bronzo all’europeo U23 e la vittoria al GP di Stoccarda nell’arco di tre giorni non sorprendono più. Dall’inizio della stagione Eleonora Camilla Gasparrini è entrata in una nuova dimensione ed è ormai un punto fermo del UAE Team ADQ.

Tre successi stagionali a cui si aggiunge quello del campionato italiano U23 ottenuto grazie al terzo posto nella gara assoluta. La torinese di None va forte fin da gennaio dal primo sigillo a Mallorca e ha dimostrato di saper tenere la giusta forma per tanti periodi dell’anno. Non è un caso che finora sia la plurivittoriosa della sua formazione. Considerando che ci saranno tanti avvicendamenti nell’organico e che lei ha solo 22 anni, Gasparrini è proiettata ad avere più gradi da capitano nel 2025.

Un weekend sul podio

Giusto una settimana fa Gasparrini era vestita d’azzurro agli europei in Belgio prima di attraversare il confine per scendere nel sud della Germania indossando la maglia del club. Due gare diametralmente opposte sia per il profilo altimetrico che per l’epilogo.

«Il percorso dell’europeo – spiega Eleonora – era completamente piatto e sapevamo che le olandesi erano forti e sarebbero state molto difficili da battere, specialmente in un arrivo in volata. Infatti Van Rooijen (la medaglia d’oro, ndr) aveva già vinto in stagione battendo allo sprint più volte velociste forti come Consonni, Barbieri e Pikulik, per fare dei nomi conosciuti. Anche la sua connazionale Souren che ha fatto seconda ha uno spunto molto veloce. Le conoscevo bene, insomma. Onestamente non potevo fare di più, perciò sono contentissima del mio terzo posto».

La Bastianelli al telefono

La domenica a Stoccarda, in un circuito finale che lambiva solo in minima parte quello dei campionati del mondo del 2007, Gasparrini è saltata sulle ruote giuste e ha piazzato la zampata vincente superando con una grande e lunga volata in rimonta Nooijen e Meijering, proprio due olandesi.

«Il tracciato – racconta la piemontese al quinto successo in carriera – era diverso rispetto a quello dell’anno scorso (diventando di classe 1.PRO, ndr). Forse un po’ più duro. Era ondulato e si addiceva alla perfezione alla mie caratteristiche. E’ stata una bella gara, nella quale noi della UAE abbiamo corso molto bene. Le mie compagne mi hanno aiutato e sono state bravissime. Dopo la corsa mi ha fatto molto piacere la telefonata di Marta (Bastianelli, ndr) che mi ha fatto i complimenti, senza dirmi però che anche lei a Stoccarda ci aveva vinto una gara importante (ride riferendosi al mondiale, ndr)».

Asticella più in alto

Quella della cosiddetta consacrazione sarà la prossima, ma in questa annata Gasparrini ha alzato ulteriormente il livello.

«Finora è stata una stagione molto positiva – prosegue – sia in termini di vittorie e risultati, sia in termini di prestazioni. Sono soddisfatta soprattutto perché abbiamo programmato bene tutto fin dall’inizio. L’obiettivo primario era l’europeo, però sono riuscita ad andare molto bene anche prima. Sono partita forte, poi ho fatto una buona primavera nelle varie classiche. Sono contenta per il sesto posto all’Amstel e poi per la vittoria a Morbihan a inizio maggio. Avevo messo nel mirino anche il Giro Women per puntare a qualche tappa, ma ho avuto le placche in gola una settimana prima del via e quindi ho fatto quello che potevo».

Più spazio nel 2025

Nel 2025 arriveranno nomi di rilievo alla UAE contestualmente a partenze importanti, benché non ci sia ancora alcuna conferma. Al netto di tutto, Gasparrini quest’anno si è guadagnata sul campo un ruolo più significativo. Ha dimostrato di sapersi mettere sulle proprie spalle il peso di una squadra che non ha avuto il solito e continuativo contributo dalle atlete principali per tanti motivi. Eleonora dà uno sguardo avanti ed uno indietro.

«Mi ritengo soddisfatta – conclude – del punto in cui sono adesso. Non penso di essere né troppo avanti né troppo indietro perché non mi sono mai data delle aspettative. E poi il ciclismo femminile è sempre in evoluzione. Rispetto a quando sono passata elite nel 2021 è cambiato tantissimo. Quello che si fa adesso, in termini di preparazione, magari ti faceva vincere molto di più quattro anni fa. Per me va bene così e anche per l’anno prossimo non avrò problemi a fare la gregaria alle mie compagne.»

«Certo, quest’anno la squadra mi ha dato tanta fiducia in molte corse e per il 2025 potrei avere ancora più spazio. Nel frattempo però io devo farmi trovare pronta. Sto già lavorando per migliorare su salite da 4/5 chilometri o su sforzi intensi da 10/15 minuti. Mi piacerebbe poter puntare ad una generale in brevi corse a tappe. Sicuramente non diventerò mai una scalatrice, ma sto cercando di diventare più completa».

EDITORIALE / Non tutte le UAE riescono (subito) col buco

19.08.2024
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C’era una volta la Valcar-Travel&Service, squadra continental italiana, voluta, creata e plasmata dalla competenza e la passione di Valentino Villa e Davide “Capo” Arzeni. Oggi le sue atlete migliori sono sparpagliate fra la Lidl-Trek, la Uae Team Adq, la FDJ-Suez e la Cofidis. Se ne parlava giusto qualche giorno fa con Roberto Amadio, individuando in essa l’esempio migliore di una squadra italiana, capace di valorizzare alcune fra le migliori atlete, lavorando in stretta collaborazione con la FCI.

Dino Salvoldi non faceva sconti, ma con Arzeni aveva trovato un punto di incontro. E uno dopo l’altro erano arrivati i due mondiali su strada di Elisa Balsamo, la Gand-Wevelgem, la Ronde Van Drenthe, il Trofeo Binda e la Valenciana. Oltre ai risultati in pista di quel gruppo di ragazzine terribili che ancora oggi rappresentano la struttura portante della nazionale di Marco Villa. Come ebbe modo di dirci Arzeni, la squadra bergamasca si era guadagnata il rispetto degli squadroni a suon di risultati.

Nel 2021, vinto il mondiale di Leuven, Elisa Balsamo conquista The Women’s Tour, prima di passare alla Lidl-Trek
Nel 2021, vinto il mondiale di Leuven, Elisa Balsamo conquista The Women’s Tour, prima di passare alla Lidl-Trek

La bomba del WorldTour

Il WorldTour ha travolto il mondo di queste squadre come una bomba d’acqua. E quando alla fine il quadro si è ricomposto, si è scoperto che per le continental andare avanti sarebbe diventato ogni anno più difficile. I più scaltri si sono fatti assorbire da realtà più ricche. Sono andati incontro alla loro necessità di strutturarsi con un team femminile e ne sono diventati parte integrante.

La Valcar ha sperato fino all’ultimo di trovare un grosso sponsor che le consentisse il salto nella categoria superiore. Tuttavia alla fine patron Villa ha dovuto arrendersi. Campionesse come Cavalli, poi Balsamo, Guazzini , Alzini e Sanguineti hanno firmato in squadre WorldTour, mentre altre hanno continuato con Arzeni fino al 2022.

Quinta al Tour Femmes 2022, Silvia Persico arriva terza alla Planche des Belles Filles
Quinta al Tour Femmes 2022, Silvia Persico arriva terza alla Planche des Belles Filles

Sparisce la Alé-BTC

Nel frattempo il panorama italiano ha subito un altro colpo, con l’acquisizione della licenza WorldTour della Alé-BTC Ljubljana da parte del neonato UAE Team Adq. Dopo il secondo Tour di Pogacar, parve impellente per il gruppo degli Emirati avere una squadra femminile, che assecondasse le politiche di emancipazione. Così fu Gianetti a suggerire il nome di Rubens Bertogliati come team manager. Mentre a capo della struttura si trovò sin dall’inizio Melissa Moncada, manager colombiana che aveva preso parte anche all’acquisizione di Colnago.

Forte della guida di Lacquaniti e Devoti, il primo anno andò bene. Non si fece che proseguire l’attività e il metodo della squadra veneta, con quattro vittorie di Marta Bastianelli e quattro di “Mavi” Garcia. Volendo ancora crescere, l’anno dopo fu proprio Bertogliati a propiziare l’assorbimento del gruppo guidato ancora da Arzeni. Così alla UAE passarono atlete come Consonni, Persico, Gasparrini, Baril e Carbonari. Lacquaniti non fu confermato, mentre accanto ad Arzeni arrivò l’espertissimo Marcello Albasini.

Il claim delle manager è la voglia di eguagliare le imprese del team maschile, senza riflettere sul fatto che certi picchi non arrivano semplicemente mettendo insieme atleti, soldi e mezzi. Lo spiegamento di mezzi del team alle corse è piuttosto impressionante, ma non sempre i risultati sono all’altezza di tanta abbondanza. E quando alla fine del 2023 Bertogliati rassegnò le dimissioni si capì che qualcosa non andasse per come il ciclismo classico avrebbe suggerito. E suona ancora strano che la compagine maschile del team emiratino non sia coinvolta e non voglia esserlo nella gestione del femminile.

Arzeni, qui con Karlijn Swinkels, è stato al UAE Team Adq per una stagione e mezza
Arzeni, qui con Karlijn Swinkels, è stato al UAE Team Adq per una stagione e mezza

Se ne va anche Arzeni

Il 2024 è iniziato con l’inserimento di nuovi preparatori e la necessità che Arzeni non allenasse più le “sue” ragazze. Il criterio può essere condivisibile: ciascuno deve fare la sua parte, senza intrecci di competenze. Forse per avvalorare la decisione, al ritiro di dicembre i direttori sportivi sono stati lasciati a casa. Le ragazze hanno così trascorso quelle due settimane con i soli preparatori. Un tempo non si diceva che il ritiro invernale serva per creare il gruppo?

Al posto di Bertogliati è arrivata Cherie Pridham e di recente nel ruolo di Head of Business and Communication è stata ingaggiata Yana Seel. La manager era già nota nel ciclismo per aver allontanato Vinokourov dalla “sua” Astana. Tornato come era prevedibile il kazako alla guida del team, per lei si chiusero le porte. Destino simile alla Lotto-Dstny. Chiamata del team manager John Lelangue, dopo due anni e le dimissioni di quest’ultimo, anche Yana Seel ha cambiato direzione.

Sta di fatto che i risultati del 2024 sono stati finora ben al di sotto delle potenzialità del team. Le vittorie sono 10, fra cui 2 di Gasparrini, 3 di Consonni e una di Silvia Persico. Ragazze attese a importanti consacrazioni (fa eccezione l’oro olimpico di Consonni, che poco c’entra con la gestione UAE), hanno perso il filo. E quando anche Arzeni ha dato le dimissioni alla vigilia del Giro, si è capito che ci fosse in atto qualcosa di atipico. Probabilmente è ingiusto puntare il dito sulle atlete che non rendono come dovrebbero, se la gestione della squadra cambia di continuo direzione e linee guida.

La migliore del UAE Team Adq al Tour Femmes è stata Erica Magnaldi, 12ª a 9’16” da Niewiadoma
La migliore del UAE Team Adq al Tour Femmes è stata Erica Magnaldi, 12ª a 9’16” da Niewiadoma

C’era una volta la Valcar

C’era una volta la Valcar-Travel&Service, come ci sono state prima la Lampre e la Liquigas. Squadre in cui la matrice italiana ha avuto per anni a cuore lo sviluppo dei talenti. Quello che è venuto dopo, giusto o sbagliato, ha fatto passare in secondo piano le esigenze del movimento ciclistico italiano. I migliori atleti sono stati consegnati a manager di altre nazionalità che hanno a cuore altri obiettivi. Ecco perché serve un team WorldTour italiano che sappia tenere insieme i migliori uomini e le migliori donne. Con i rispettivi devo team e i bravissimi tecnici che da anni hanno trovato fortuna all’estero.

Se bastassero i soldi, la UAE Team Adq avrebbe già vinto il Giro e il Tour. Invece ne è uscita con le ossa rotte e – ormai ne siamo quasi certi – non per scarsa volontà o qualità delle atlete. Nel giro di sei mesi si sono dimessi due dei riferimenti che avrebbero potuto farne la fortuna. Non crediamo che questo sia soltanto l’indice della voglia di cambiare. Si cambia se qualcosa non funziona o se si ha in mano una soluzione che funzioni meglio. Altrimenti si distrugge e dispiace che ci vadano di mezzo atlete italiane che meriterebbero di più negli anni migliori della carriera. Speriamo che il nuovo management trovi presto la strada, che probabilmente passa per step molto più semplici di quanto si creda.

Al Tour Femmes la promessa di una Magnaldi più aggressiva

12.08.2024
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Al Giro d’Italia Women l’abbiamo vista un po’ diversa dal solito e fra poche ore riattaccherà il numero sulla schiena dopo un mese. A mezzogiorno di oggi scatta il Tour de France Femmes dove Erica Magnaldi cercherà di mettere in pratica un nuovo modo di approcciare le gare (in apertura con la nuova maglia).

La trentunenne dottoressa della UAE Team ADQ ha sempre disputato la Grande Boucle migliorando la propria classifica ed anche stavolta vorrà fare altrettanto. Magnaldi non è una sprovveduta, sa che non sarà semplice, però la versione di lei vista a luglio sulle strade italiane non pone limiti a buone prestazioni. Ecco cosa ci ha detto proprio alla vigilia del Tour.

Magnaldi, Swinkels, Harvey, Bertizzolo e Holden si sono preparate a Tignes. Al Tour ci saranno anche Persico e Kumiega (foto UAE Team ADQ)
Magnaldi, Swinkels, Harvey, Bertizzolo e Holden si sono preparate a Tignes. Al Tour ci saranno anche Persico e Kumiega (foto UAE Team ADQ)
Com’è stato l’avvicinamento?

E’ andato tutto bene. Dopo il Giro Women sono stata tre settimane in altura a Tignes assieme alle compagne con cui farò il Tour (Bertizzolo, Swinkels, Harvey e Holden, ndr) ed abbiamo fatto davvero un ritiro molto proficuo. Poi ho fatto qualche giorno a casa a Cuneo dove ho proseguito con gli allenamenti, nonostante il grande caldo.

Anche lo stesso Giro Women faceva parte della preparazione?

Diciamo di sì. Ad inizio stagione avevamo stabilito che il Tour sarebbe stato un obiettivo più concreto da perseguire, però poi bisognava vedere come andava al Giro. Infatti abbiamo dovuto rivedere in corsa i programmi. Dopo il quinto posto finale dell’anno scorso, mi sono resa conto che non avevo ancora la condizione per curare la generale. A quel punto ho preferito concentrarmi sulle tappe più adatte a me, alternandomi con Persico. E alla fine sono contenta perché ho trovato il modo di correre in maniera più aggressiva, abbastanza differente dal mio modo classico.

Giro Women. Magnaldi ha chiuso terza nella tappa di Chieti (dietro Lippert e Edwards), ma ne è uscita più consapevole dei propri mezzi
Giro Women. Magnaldi ha chiuso terza nella tappa di Chieti (dietro Lippert e Edwards), ma ne è uscita più consapevole dei propri mezzi
Nella frazione di Chieti sei stata protagonista chiudendo con un bel terzo posto che forse meritava qualcosa in più.

Quella è stata una bella giornata, nella quale mi sono sentita molto bene. Sì, forse ho un po’ di rammarico, ma riflettendoci sono soddisfatta. Nel finale ho capito che non potevamo guardarci troppo in faccia altrimenti saremmo state riprese. Così sull’ultima salita ho sempre tirato io con un’andatura alta. Poi sul viale d’arrivo hanno prevalso la freschezza e le caratteristiche veloci di Lippert che ha vinto. Ma l’ho detto subito, meglio arrivare terza che undicesima dopo essere stata tutto il giorno in fuga come era successo due giorni prima ad Urbino. Non volevo che si ripetesse.

Cosa hai appreso da quel giorno?

Sicuramente che sono capace di correre in modo diverso. Ho preso maggiore consapevolezza di tanti aspetti. Ad esempio che so vedere la corsa e centrare la fuga giusta. Poi vi confesso che mi è piaciuto molto correre in avanscoperta per giocarmi la tappa. E’ vero che è dispendioso, ma dipende da come ti approcci. Ho capito che devo provare a rischiare qualcosa in più del solito.

Quindi al Tour, tappe o classifica?

Se devo dare una risposta secca, dico classifica. L’obiettivo è quello di entrare nella top ten (diciottesima nel 2022, tredicesima e prima italiana l’anno scorso, ndr). Tuttavia con la squadra sono stata molto onesta. Vediamo quello che ragionevolmente posso fare. Curare la generale ti limita molto, però vorrei trovare il giusto compromesso di correre. Puntare alle tappe senza perdere di vista il piazzamento della classifica.

Il ritiro in altura a Tignes è stato molto proficuo per Magnaldi. La condizione è buona (foto UAE Team ADQ)
Il ritiro in altura a Tignes è stato molto proficuo per Magnaldi. La condizione è buona (foto UAE Team ADQ)
Ad oggi quanto ti senti vicina a questa soluzione?

Realisticamente so che non posso tenere in salita il passo di Vollering o Longo Borghini anche se non ci sarà, però mi sono resa conto che adesso posso anticipare i momenti decisivi nelle tappe più dure o più lunghe. Naturalmente poi dipende dalla condizione di ognuna di noi. Ora ci sono sempre più ragazze che possono competere per una top ten. Per farvi capire, al Giro Women sul primo passaggio sul Blockhaus, che abbiamo fatto forte, eravamo comunque in venticinque.

Chi possono essere le tue avversarie più dirette per la classifica?

A parte Vollering che è favorita, credo che molte di noi siano sullo stesso piano, come dicevo prima. Così, giusto per fare dei nomi, i primi che mi vengono in mente sono Niewiadoma, Muzic e Labous. Vedrete che loro saranno là davanti, ma la lista è certamente più lunga.

Come giudichi il tracciato del Tour Femmes?

Non è così semplice come qualcuno può pensare. E’ un percorso che presenta tanti ostacoli da non sottovalutare. Partiamo da Rotterdam e il vento che ci può essere a quelle latitudini non è proprio nelle mie corde. Le tappe olandesi e belghe sono sempre piene di insidie. Già in quelle non bisognerà perdere contatto.

Messa da parte la classifica, Magnaldi al Giro Women ha deciso di correre in modo aggressivo le tappe, anche divertendosi a stare in fuga
Messa da parte la classifica, Magnaldi al Giro Women ha deciso di correre in modo aggressivo le tappe, anche divertendosi a stare in fuga
Erica Magnaldi ha già messo un circolino su qualche tappa?

Guardando il percorso, devo dire che mi piace molto la settima, quella che arriva a Le Grand-Bornard. E’ una tappa di quasi 170 chilometri senza pianura che arriva dopo tanti giorni di fatica. Però anche il terzo giorno con la tappa di Liegi è particolarmente stuzzicante, anche se forse è ancora presto. E pure la sesta frazione è molto incline alle mie caratteristiche. Diciamo che le mie carte me le potrei giocare più verso la fine del Tour, ma è ovvio che se si presentasse un’occasione prima non mi tirerei certamente indietro.

A livello tattico che Tour potremmo vedere?

Sia il Giro Women che le Olimpiadi possono condizionare l’economia della gara. In realtà erano compatibili entrambi, ma le gare di Parigi potrebbero aver lasciato qualche scoria più mentale che fisica alle atlete che hanno partecipato. Vedremo come andrà, di sicura bisognerà stare molto attenti.

Carbonari: «Che esperienza Parigi, ma potevo godermela meglio»

09.08.2024
6 min
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Quando ha tagliato la linea del traguardo della prova in linea olimpica, Anastasia Carbonari ha tirato un sospiro di sollievo. Un senso di liberazione, che probabilmente non avrebbe pensato di vivere con la maglia della sua Lettonia nell’evento più importante della vita.

Nelle puntate precedenti vi avevamo raccontato come la ventiquatrenne originaria delle Marche avesse ricevuto la convocazione e si fosse avvicinata a Parigi tra un intoppo fisico e l’altro. Stavolta abbiamo intercettato Carbonari appena rientrata dalla Francia, per chiederle che esperienza è stata tra un aneddoto e l’altro.

Carbonari assieme a Skujins (quinto nella prova maschile) hanno rappresentato la Lettonia alle Olimpiadi
Carbonari assieme a Skujins (quinto nella prova maschile) hanno rappresentato la Lettonia alle Olimpiadi
Anastasia, qual è il primo pensiero post Olimpiade?

Finalmente l’ho fatta, anzi ci sono arrivata sana e salva e poi l’ho fatta. Sì, perché prima di Parigi ho corso il Baloise che è solitamente una gara pericolosa perché tutte vogliono stare davanti e dove ci sono team più piccoli che si buttano dentro ovunque. E infatti alla prima tappa ho tremato ancora. Mancavano cinquanta chilometri all’arrivo, ero a ruota del blocco della DSM-Firmenich, quando due di loro si sono toccate e hanno innescato una caduta. Sono finita a terra anch’io per fortuna senza conseguenze. Ho cambiato la bici, ma non è stato semplice ripartire.

Perché?

Non lo nascondo, ma ho pianto per mezz’ora perché sembrava una maledizione. Non era tanto per l’escoriazione al ginocchio, quanto più per l’ennesimo pericolo scampato che mi poteva far saltare i Giochi. Anche Wiebes nella volata della seconda tappa si è spaventata per le troppe spallate ed è finita sull’erba. Anche lei non voleva compromettere la sua partecipazione. Alla fine la mia compagna Kumiega è stata carinissima, standomi vicina, rincuorandomi e riportandomi nel centro del gruppo. A quel punto Parigi si avvicinava sempre di più.

Selfie time. Il diesse lettone Toms Flaksis (in primo piano) ha aiutato Carbonari ad ambientarsi appena atterrata a Parigi
Selfie time. Il diesse lettone Toms Flaksis (in primo piano) ha aiutato Carbonari ad ambientarsi appena atterrata a Parigi
Quando sei arrivata nella capitale francese?

Il 30 luglio ho corso il Kreiz Breizh in Bretagna e sono partita in auto. Sono arrivata a Parigi all’una di notte, ma ho un avuto un piccolo comitato d’accoglienza lettone. Ad aspettarmi c’erano il diesse Toms Flaksis, il meccanico Raivis Jansons ed un altro dirigente che curava tutta la parte di logistica ed organizzazione. Sono stati tutti splendidi a spiegarmi ogni cosa e farmi inserire subito nel team con gli altri atleti.

Come hai trascorso i giorni prima della gara?

Il 31 luglio ho fatto un giro del villaggio per conto mio, sentivo di averne bisogno. Poi mi sono allenata nella zona di un vecchio ippodromo poco distante dal villaggio che aveva un anello di tre chilometri. Quasi tutti i ciclisti parigini si allenano lì e c’erano molti altri colleghi. Il primo di agosto avevamo la prova collettiva del circuito cittadino, ma al mattino mi ero fatta quarantacinque minuti di auto ed avevo pedalato circa 70 chilometri del percorso in linea. In pratica, tra strade che si facevano sia all’andata che al ritorno, sono riuscita a fare tutto il tracciato. Infine il giorno successivo l’ho trascorso allenandomi con le mie compagne della UAE ed altre ragazze. Sono passati veloci quei giorni.

Carbonari ha compiuto la ricognizione del percorso olimpico in due momenti. Prima il tratto in linea, poi il circuito cittadino
Carbonari ha compiuto la ricognizione del percorso olimpico in due momenti. Prima il tratto in linea, poi il circuito cittadino
Avete alloggiato nel villaggio olimpico o in un hotel fuori?

Eravamo all’interno del villaggio dove il comitato olimpico della Lettonia aveva preso una palazzina per i suoi atleti. Al primo piano avevamo un salotto dove guardare le varie prove, con un servizio ristoro fornito da Rimi Baltic, una catena di supermercati lettoni e sponsor del nostro comitato. Io ero in camera con Veronika Sturiska, una ragazza di diciotto anni, già campionessa del mondo della BMX sia da juniores l’anno scorso che da U23 quest’anno. E’ stato bello conoscerci meglio e scambiare le proprie impressioni, anche se a dire il vero ho passato poco tempo con il resto dei miei connazionali perché ognuno era impegnato con le proprie discipline. E poi spesso parlavano fra loro in lettone ed io ancora non lo capisco così bene (sorride, ndr).

Alla sera come era organizzata la cena?

Abbiamo sempre cercato di andare a mangiare nel ristorante grande del villaggio dove c’erano anche le altre nazionali per respirare meglio l’atmosfera olimpica. La cena era tutta a buffet e personalmente ero molto curiosa di vedere come mangiavano i super campioni di certi sport. Anche quello è stato un bel modo per avere un confronto.

Tris UAE a Cinque Cerchi. Carbonari ha pedalato anche con le compagne di club Bujak e Persico
Tris UAE a Cinque Cerchi. Carbonari ha pedalato anche con le compagne di club Bujak e Persico
Hai avuto modo di parlare con qualcuno di altri sport o nazioni?

Sì, ma non l’ho fatto perché mi vergognavo un po’ (dice sorridendo con un pizzico di rammarico, ndr). Una sera davanti a me, nella zona del dessert, c’era addirittura Simone Biles, la pluricampionessa della ginnastica (sette ori olimpici e 23 mondiali, ndr) che stava prendendo la frutta. La ammiro tantissimo, non solo per i risultati, ma anche per le battaglie che fa per lo sport femminile. Ero impietrita, avrei voluto salutarla e dirle che è un mito, ma non l’ho fatto perché non volevo disturbarla. Quando è tornata al suo tavolo, ci siamo salutate… e mi sono pentita di non aver chiacchierato con lei.

Con i colleghi ciclisti sei stata più sciolta?

Così così. Un giorno ho incrociato Matthews e Van Aert che stavano chiacchierando, ci siamo scambiati il saluto, però mi sono limitata solo a qualche rapida battuta. Il mio fidanzato Riccardo quando lo ha saputo mi ha sgridata perché dovevo dire a Van Aert che lui è il suo idolo assoluto! Potevo osare di più in generale, considerando che i pass olimpici erano fatti in modo da scambiarsi delle “spillette” con altri atleti proprio per incentivare la conoscenza reciproca.

Ti sentivi in soggezione?

Non saprei, so che non mi sono goduta fino in fondo il clima olimpico, d’altronde come il resto della stagione. Pensavo di essere in difetto rispetto ad altri perché alle Olimpiadi ci sono atleti che sacrificano anni della propria vita per esserci al top, mentre io invece ci sono arrivata tesa e senza una condizione accettabile o quella che speravo. Poi ti accorgi che l’organizzazione e tutto il personale è lì per te, a tua disposizione. E’ complesso e paradossale da spiegare. Non è stato semplice vivere questo contesto non essendo al cento per cento mentalmente. E la gara sapevo che sarebbe stata dura, ma almeno avrei sofferto meno e divertita di più se fossi stata più serena.

Sorride Anastasia a fine gara, ma i giorni precedenti sono stati vissuti con qualche ansia
Sorride Anastasia a fine gara, ma i giorni precedenti sono stati vissuti con qualche ansia
Ci saranno stati dei lati positivi. Quali sono stati per Anastasia Carbonari?

Certo che ci sono. Forse non li ho realizzati sul momento ed anche questo ha contribuito al mio stato d’animo così contratto. Tuttavia è stata una settimana di forti emozioni. Ho ripensato a quello che mi era successo, quando sono stata addirittura vicina a rinunciare. Nonostante tutto sono andata a Parigi e questo mi riempie d’orgoglio, l’ho anche detto in una intervista alla televisione lettone dopo il traguardo. Oppure penso su come si è chiuso un cerchio che si era aperto a Foligno.

Ovvero?

Me lo faceva notare mia madre durante il volo di ritorno. A Foligno ho corso una delle primissime gare da giovanissima e a distanza di tanti anni sempre lì ho preso il treno per il viaggio che mi ha portata alle Olimpiadi. Chi lo avrebbe detto all’epoca che avrei realizzato un sogno del genere? Ecco, questa deve essere la mia nuova forza per il futuro. Magari per Los Angeles, di sicuro per il finale di stagione dove voglio dare un segnale e fare bene.