UAE Team Adq, tutti per la Longo: domani si combatte

05.04.2025
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Un ideale dialogo a distanza fra Elisa Longo Borghini e la sua compagna Sofia Bertizzolo, che arriva al Giro delle Fiandre con un bel crescendo di forma. Nel UAE Team Adq si fanno i piani per assecondare la campionessa italiana, dopo che a Waregem la piemontese ha fatto sfoggio di una grande condizione.

«Sono arrivata con un buon morale dopo la Dwars door Vlaanderen – dice Longo Borghini – avevo bisogno di alcune conferme della mia condizione e penso di averle avute. Mentre ero da sola in testa, ho pensato alla frase detta dopo la Sanremo. Nel momento in cui sono rimasta da sola, mi sono detta: “Questa volta non mi prendono. Devo arrivare a Waregem e devo arrivarci per prima, perché me lo merito e perché il mio team se lo merita”. Quindi non ho pensato neppure per un secondo che mi sarebbero venuti a prendere.

«Però so che domani sarà un’altra gara, molto più difficile. Avrò il numero uno sulla schiena. E’ una gara in cui evitare di spendere troppa energia, specialmente all’inizio. Devi avere la squadra intorno, devi essere attento in ogni sezione, anche all’inizio della gara, perché una caduta o un guasto meccanico può costarti la corsa. E’ una gara lunga per noi donne, quindi la resistenza è qualcosa che bisogna avere».

Bertizzolo, 27 anni, correrà il Fiandre in appoggio a Longo Borghini
Bertizzolo, 27 anni, correrà il Fiandre in appoggio a Longo Borghini

L’incognita Kopecky

Sofia Bertizzolo ha 27 anni e nel 2019, quando ne aveva 22, si piazzò quarta nel Fiandre vinto da Marta Bastianelli e conquistò la gara delle under 23. A Oetingen a metà marzo è arrivata seconda dietro Julie De Wilde, dopo il quinto posto di inizio anno in Australia.

«Il Fiandre sarà sicuramente una gara diversa – spiega la veneta – perché la lista di partenti sarà diversa. Le atlete che hanno fatto fatica a Waregem probabilmente faranno fatica anche al Fiandre, perché il livello di quattro giorni fa non può cambiare troppo radicalmente, a meno che qualcuna non abbia avuto un problema. Elisa è sicuramente in uno stato di forma fantastico. Non voglio sbilanciarmi, ma Lotte Kopecky non sembra al livello dell’anno scorso. Però andrà sicuramente forte, perché sappiamo che è un corridore di classe che in queste gare c’è nata. E’ belga, queste corse le sa fare. Eravamo curiosi di vederla l’altro giorno. Sapevamo che voleva assolutamente provare la gamba su qualsiasi salita e così ha fatto finché non si è staccata. Ma non ci dimentichiamo che Waregem era la terza gara che faceva».

Kopecky si è messa alla prova sugli strappi della Gand e di Waregem, ma non sembra ancora al top
Kopecky si è messa alla prova sugli strappi della Gand e di Waregem, ma non sembra ancora al top

Scontro fra squadre

Lo scenario del Fiandre sarà certamente ben più complesso rispetto alla gara di Waregem, su un percorso ben più selettivo anche rispetto alla Gand-Wevelgem. La Longo lo sa bene, ma non ha paura. La vittoria di Waregem è stata, a suo dire, una prova di sana “ignoranza”: una di quelle situazioni di battaglia e polvere che tanto le piace.

«Abbiamo una squadra che mi può aiutare nelle diverse fasi di gara – spiega – l’obiettivo è stare unite e tenermi al coperto, fino a che non si accenderà la corsa. Non sono convinta che le avversarie saranno contente di farmi fare la mia mossa, so che dovrò combattere duro perché il campo delle partenti sarà qualificato. La Canyon-Sram è una squadra molto forte. Penso che Marianne Vos sarà di nuovo in condizione. Van der Breggen tornerà dall’altura, quindi sarà sicuramente forte. Ci sono diverse squadre che possono dire la loro e non lasciarmi andare da sola. Avrò bisogno di correre in modo intelligente, ma anche di seguire il mio istinto».

Dopo Strade Bianche e Trofeo Binda, al Fiandre torna in gara Anna Van der Breggen
Dopo Strade Bianche e Trofeo Binda, al Fiandre torna in gara Anna Van der Breggen

L’effetto Longo Borghini

Ci sarà Silvia Persico, al rientro dopo la caduta del Trofeo Binda. Ci sarà Eleonora Gasparrini, sfortunata alla Sanremo. Poi ci saranno Elynor Backstedt ed Elizabeth Holden. Sull’ammiraglia le guideranno Cristina San Emetrio e Alejandro Gonzalez Tablas: un gruppo di atlete di alto livello, schierate per supportare una delle leader più forti al mondo.

«Ci sono stati tanti cambiamenti – dice Bertizzolo – tanti miglioramenti. Sicuramente Elisa fa bene sia a livello sportivo che a livello personale. E’ arrivata con la coscienza di essere un’atleta matura con degli obiettivi chiari e questo rende più semplice e più chiaro il lavoro di tutti. Ci sono meno dubbi, che sono stati forse il grande problema dell’anno scorso. Avevamo due o tre semi leader comunque forti, che nell’anno olimpico non erano al livello che serviva. Invece quest’anno abbiamo una leader di altissimo livello e questo premia anche le altre. Il ciclismo è bello perché è uno sport tattico e avere una leader di primo livello concede più chance anche alle altre. La storia del ciclismo è piena di indecisioni di cui hanno approfittati anche degli outsider. Io sarò a disposizione. La condizione è cresciuta molto negli ultimi dieci giorni, con il passare delle corse, anche perché rimango una che ha bisogno di correre prima di arrivare alla miglior versione di me».

La vittoria di Waregem ha dato a Longo Borghini le conferme che cercava
La vittoria di Waregem ha dato a Longo Borghini le conferme che cercava

Il peso della storia

L’ultimo pensiero di Elisa Longo Borghini, l’ultima risposta di questo incontro virtuale, è rivolto alle ragazze che hanno percorso le stesse strade tanti anni fa, quando il ciclismo femminile non aveva la dignità di oggi. La sua capacità di vedere un filo fra storie tanto diverse le rende merito ed è conferma del suo spessore.

«Sentiamo molto l’attenzione dei media – dice – per questa nuova fase. Il ciclismo femminile ha sempre avuto delle bellissime corse. Ho sentito tanto parlare della prima Milano-Sanremo, ma non era la prima Milano-Sanremo. E’ stata semplicemente la reintroduzione della Milano-Sanremo, perché è stata corsa per tanti anni e ci sono state tante ragazze di spessore che l’hanno vinto. C’è stata solo un’italiana (Sara Felloni, ndr) che ha vinto quella corsa, di cui ovviamente nessuno si ricorda, però c’è stata. A me piace sempre guardare indietro e sono molto grata alle donne che hanno corso prima di noi, magari lavorando, magari non avendo uno stipendio. Se siamo qua adesso e abbiamo tutta questa attenzione, è anche grazie a tutte le ragazze che si sono spese per noi negli anni passati e hanno cercato di rendere questo ciclismo un posto migliore. Noi stiamo semplicemente beneficiando di quello che loro hanno fatto prima nell’ombra».

Il Turchino e altri 40 chilometri: la ricetta di Magnaldi per Sanremo

28.03.2025
4 min
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In attesa che la Gand-Wevelgem di domenica riaccenda i riflettori sulle grandi classiche del WorldTour, avendo appena visto Lorena Wiebes dominare anche a De Panne, torniamo sulla Milano-Sanremo con Erica Magnaldi.

C’era grande confusione attorno alla prima edizione della Classicissima di Primavera al femminile. Il percorso era illeggibile e questo ha portato alle scelte più disparate. Alcune squadre hanno lasciato a casa le velociste e altre, al contrario, hanno puntato su atlete di grande potenza, certe che Cipressa e Poggio non avrebbero fatto la differenza. Non avendo una velocista del livello di Wiebes e Balsamo, il UAE Team Adq ha scelto di puntare tutto su Elisa Longo Borghini e le ha costruito attorno una squadra per fare la selezione in salita. Erica Magnaldi doveva essere l’ago della bilancia sulla Cipressa.

«Solo che alla Cipressa – sottolinea da Sierra Nevada, dove sta preparando il resto della primavera – si arrivava soltanto dopo circa 120 chilometri quasi completamente pianeggianti, quindi non era la stessa cosa che vivono gli uomini, che la iniziano quando ne hanno già 250-260. Il gruppo era in buona parte ancora fresco, eravamo tante, per cui una ragazza da sola non bastava per fare la selezione».

Erica Magnaldi, cuneese di 32 anni, è laureata in medicina ed è pro’ dal 2018
Erica Magnaldi, cuneese di 32 anni, è laureata in medicina ed è pro’ dal 2018
Però ci hai provato…

Sì e sicuramente abbiamo un po’ ridotto il gruppo. Però le velociste più forti erano difficili da staccare su quelle pendenze e delle salite non lunghe, in una gara così breve. Per noi donne 156 chilometri non sono una distanza proibitiva. Quello che abbiamo appurato a posteriori, analizzando la corsa, è che se davvero si vuole fare corsa dura sulla Cipressa bisogna impegnare metà della squadra, altrimenti diventa una gara per velociste.

Ricordi quale sia stato lo svolgimento della tua Cipressa?

Sì, è stato abbastanza semplice. L’ho presa a tutta da sotto e ho continuato a tutta finché ce l’ho fatta. Mi hanno detto che a ruota, soprattutto finché c’è stato un gruppo di una trentina di persone, si stava bene. Si risparmiavano tanti watt rispetto al prendere il vento davanti. Però è stato comunque un bel momento. Siamo state protagoniste come squadra, perché siamo state forse le uniche a cercare la selezione. In più è stato emozionante essere in testa, alla prima edizione della Sanremo, su quella salita che avevo visto tante volte in televisione con gli uomini e sentire tanta gente che mi incitava. Sicuramente è un momento che ricorderò.

Pensi che le vostre corse dovrebbero essere allungate?

Dipende, non ha senso generalizzare. Ci sono gare che mantengono la loro peculiarità e la loro difficoltà anche se non sono lunghissime. Dalla Sanremo sinceramente mi aspettavo che, così come per gli uomini è la gara più lunga del calendario, lo fosse anche per noi. Una gara sui 200 chilometri, che per noi sarebbe la più lunga e aggiungerebbe qualcosa che forse è mancato in questa edizione. Per carità è stata molto avvincente, l’ho riguardata e il finale è stato molto bello da vedere, spettacolare anche così. Però, visto che il percorso non è dei più selettivi o dei più particolari, forse la lunghezza sarebbe una caratteristica che avrei aggiunto.

Il forcing di Magnaldi non ha eliminato le velociste più forti: Longo Borghini si volta, Kopecky l’ha già messa nel mirino
Il forcing di Magnaldi non ha eliminato le velociste più forti: Longo Borghini si volta, Kopecky l’ha già messa nel mirino
I 200 chilometri non fanno paura?

In realtà più di una volta al Tour abbiamo fatto tappe di 160-170 chilometri, quindi ci stiamo già avvicinando a delle lunghezze notevoli. Per cui visto che il nostro livello aumenta di anno in anno, forse è giusto intervenire anche sulle distanze. Le ragazze che si allenano come delle professioniste fortunatamente sono sempre di più, per cui in certe corse come la Sanremo allungherei il percorso, anche perché altrimenti diventa veramente difficile fare la selezione.

Fra le nostre ipotesi ci sarebbe la partenza da Novi Ligure, che permetterebbe di fare anche il Turchino…

Esatto, più o meno quello che mi aspettavo. Avere anche noi il Turchino sarebbe stato diverso, perché avrebbe dato l’occasione a qualche fuga di prendere il largo, cosa che è un po’ mancata in questa edizione. Una delle caratteristiche della Sanremo maschile, che per noi non c’è stata, è la possibilità che parta una fuga da lontano, impossibile su un percorso veloce e corto come il nostro. Da noi la fuga che prende vantaggio non viene ripresa di certo come per i professionisti e questo avrebbe aggiunto un po’ di spettacolo e di incognita.

Sei a Sierra Nevada preparando i prossimi obiettivi?

Esatto. Il 20 aprile, lo stesso giorno dell’Amstel, farò una gara in Francia, a Chambéry. Poi rientro nel WorldTour con la Freccia Vallone e da lì il focus principale sarà sulla Vuelta Espana, che inizia dieci giorni dopo e dove vorrei arrivare tirata a lucido.

Longo Borghini, resa amara a 200 metri dall’arrivo

22.03.2025
5 min
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SANREMO – «Ho visto il finale di Stuyven circa 100 volte – dice Elisa Longo Borghini – e sapevo che potevano guardarsi. Però purtroppo c’erano troppe SD Worx e soprattutto c’era la campionessa del mondo che di solito non sbaglia mai. E Lorena Wiebes, che chiaramente in questo momento è la migliore velocista al mondo. Ci ho sperato come al mondiale, però mi tornerà…».

La Cipressa non ha fatto male. Sul Poggio erano poche, ma sempre più di quanto sarebbe servito. Così Elisa ha attaccato nel solo punto rimasto per inventare qualcosa, non appena la Sanremo Donne è atterrata sull’Aurelia. Un colpo da cronoman, che davvero ha ricordato l’attacco vincente di Stuyven nel 2021. Quell’anno, all’indomani la Longo vinse il Trofeo Binda, completando un weekend eccezionale per l’allora Trek-Segafredo.

Sfinita dopo l’arrivo, Longo Borghini cerca di mettere in ordine i pensieri prima di raccontare il suo finale
Sfinita dopo l’arrivo, Longo Borghini cerca di mettere in ordine i pensieri prima di raccontare il suo finale

Colpo secco sull’Aurelia

L’hanno ripresa a 250 metri dal traguardo con precisione scientifica. Lotte Kopecky ha atteso per capire se si muovesse un’altra, poi ha calato la testa e il rapporto e si è messa in caccia. La campionessa del mondo non sbaglia mai, dice Elisa, e il ricordo del mondiale affiora e fa ancora storcere la bocca. Adesso è ferma sulla destra della strada. Ha risposto alle domande in inglese di Andrea Berton per Eurosport, poi ha tolto gli occhiali e puntato lo sguardo.

«Sul Poggio non si poteva andar via, era troppo veloce e c’era tanto vento a favore. Ho provato a restare calma, perché un attacco sul Poggio per me non avrebbe fatto la differenza. Sono rimasta tranquilla fino agli ultimi due chilometri e mezzo, ho giocato le mie carte e oggi non sono bastate. Ho delle buone gambe, però è il ciclismo: cosa vi devo dire?!».

Voglia di correre e voglia di vincere

Stamattina al via gelido della Sanremo Donne da Genova, Longo Borghini era molto più seria e concentrata di quanto fosse parsa a Siena due settimane fa, coperta di tutto punto, con guanti e copriscarpe per scacciare il freddo e l’acqua che aveva ripreso a cadere. Il malessere alla Strade Bianche, la prova quasi rabbiosa del Trofeo Binda, tutto sembrava alle spalle e adesso la sua maglia tricolore reclamava una vittoria in terra italiana.

«Ero concentrata – ammette – avevo voglia di correre. Volevo fare bene e volevo vincere. Per me è stato qualcosa di incredibile, perché ho portato nel mio cuore le mie nipoti, Anna e Marta. Per me è stata più di una corsa ciclistica, è stata una storia. E spero dopo la mia carriera di riuscire a venire sul Poggio a guardare le ragazze passare, le mie nipoti, magari dopo una gara di 200 chilometri».

Erica Magnaldi ha fatto il passo per la UAE ADQ sulla Cipressa: la selezione è iniziata da lì
Erica Magnaldi ha fatto il passo per la UAE ADQ sulla Cipressa: la selezione è iniziata da lì

Distanza breve: un tema

Il tema dei pochi chilometri torna e spacca il gruppo. Per una Balsamo che si è detta contraria all’aumento generalizzato delle distanze, Elisa Longo Borghini non perde l’occasione per ribadire la necessità di corse più lunghe e di conseguenza selettive. La Sanremo Donne a vent’anni dall’ultima edizione si è corsa a 41,783 di media, ben altro livello rispetto ai 38,480 di Trixi Worrack nella Primavera Rosa del 2005 sulla distanza di 118 chilometri. Il livello si è alzato, forse davvero i 156 chilometri di gara non sono abbastanza per dare a tutte le possibilità di fare risultato.

«Mi sono voltata solo due volte – dice prima di andare dalle compagne e abbracciarle – ed è comprensibile. Se pensavo di riuscire? Certo, non attacchi mai se non credi di riuscire a farlo e io oggi ci ho creduto fino alla linea».

L’abbraccio con Amaliusik e Magnaldi dopo l’arrivo. La squadra è parsa molto unita
L’abbraccio con Amaliusik e Magnaldi dopo l’arrivo. La squadra è parsa molto unita

Appuntamento al Nord

Si volta. C’è Erica Magnaldi che ha tirato sulla Cipressa, poi una per volta arrivano le altre ragazze del UAE Team ADQ. La abbracciano, bisbigliano parole che restano fra loro, mentre tutto intorno il gruppo si disperde e gli addetti al percorso iniziano a rimettere in ordine in attesa della gara degli uomini.

«Ovvio che Kopecky abbia tirato a quel modo – dice salutandoci – aveva dietro Lorena Wiebes». Le ragazze dalla Sd Worx, le diciamo ridendo, non litigano più come un tempo. Alza lo sguardo e sorride. «E’ la storia della mia vita, ma tutto torna. E tornerà anche questa. Settimana prossima c’è la Gand e poi tiro dritta fino al Fiandre. Ci vediamo in Belgio?». Certo che sì, ci vediamo in Belgio…

Da un’Elisa all’altra: il riscatto della Longo, la freddezza di Balsamo

16.03.2025
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CITTIGLIO – Ci si aspettava uno spettacolo in grado di dirci cosa ci potremo aspettare settimana prossima alla Sanremo Women e così è stato. Le nuvole grigie che ieri hanno cancellato la presentazione delle squadre a Luino oggi sono state spettatrici minacciose di una corsa bella ed entusiasmante. Sul traguardo del Trofeo Binda fa freddo, con un’aria gelida che scende dalle montagne appena spolverate di neve. La giornata è partita con tanto entusiasmo, il pubblico accorso numeroso alla partenza per abbracciare le atlete ha lasciato loro la consapevolezza che oggi sarebbe servito un grande spettacolo. L’organizzazione, guidata da Mario Minervino, ci ha messo del suo per mettere ancora più pepe. Nonostante tutto, il verdetto finale non cambia rispetto allo scorso anno, il Binda lo vince Elisa Balsamo in volata

Arriviamo in sala stampa, accanto alla stazione di Cittiglio, con le ombre lunghe e il cielo ancora luminoso negli sprazzi liberi da nuvole. Il pensiero che ci rimane in testa è di aver vissuto l’anticipazione di quello che sarà il copione alla Sanremo Women, l’augurio è che possa essere così. Lo stupore però ce lo ha lasciato lo sprint con cui Elisa Balsamo ha messo in fila il terzo successo negli ultimi quattro anni al Binda. Una volata su un rettilineo in leggera salita fatta in controllo e senza far intravedere una smorfia. Le altre pretendenti alla Sanremo sono state avvisate. 

«Sicuramente oggi è stata una conferma del lavoro fatto e della nostra condizione – racconta Balsamo mentre ci guarda dall’alto sul palchetto della conferenza stampa – questo sicuramente mi rende molto felice. Penso però che la Sanremo sarà una gara diversa perché il dislivello è concentrato tutto nel finale».

Tutta la concentrazione della velocista della Lidl-Trek prima del via
Tutta la concentrazione della velocista della Lidl-Trek prima del via

A occhi chiusi

Per la prima volta nella sua storia il Trofeo Binda superava i 150 chilometri, del temibile circuito finale era previsto un giro in più e questo ha cambiato le carte in tavola. Le velociste hanno dovuto resistere a una serie di attacchi e stringere i denti per non perdere terreno da chi ha provato a fare la differenza in salita. 

«Devo dire che abbiamo usato la migliore tattica possibile – continua la campionessa iridata di Leuven 2021 – Lizzie (Deignan, ndr) era nella fuga quindi non abbiamo mai dovuto tirare. Sono sempre stata coperta, le mie compagne mi hanno sempre fatto prendere i punti strategici in una buona posizione per cercare di salvare le energie. Negli ultimi due giri sono semplicemente andata a tutta. Non potevo fare altro».

Antipasto di Sanremo

La bagarre degli ultimi trenta chilometri ha aperto le porte alle idee e al dibattito su quello che sarà lo svolgimento della Sanremo. La salita di Orino, con i suoi 2,5 chilometri al 5 per cento di pendenza media era un bell’assaggio degli scenari che si apriranno sulla Cipressa e sul Poggio. Elisa Longo Borghini e Demi Vollering hanno cercato di fare il vuoto più volte. Mentre in discesa è stata Van Der Breggen ad allungare per un momento. 

«Oggi è stato un ottimo passaggio prima della Sanremo – spiega la velocista della Lidl-Trek – per avere le conferme che cercavo. Il percorso sarà diverso da quello di oggi, però ho capito che la condizione è buona, questo mi incoraggia. Dopo l’esordio al UAE Tour e alla Valenciana (nella quale ha colto due vittorie di tappa, ndr) ho lavorato tanto a casa. Ho concluso un periodo di tre settimane di grandi allenamenti e tutto quello che ho fatto, soffrendo, mi ha ripagata».

«Sapevo di non poter seguire gli attacchi di Vollering e Longo Borghini – dice ancora Balsamo – ma potevo tenere il mio passo e rimanere il più vicina possibile. Poi quando una velocista vede l’arrivo resuscita sempre e su quei 200 metri ho dato tutto».

«Sabato prossimo – conclude Balsamo – ci saranno degli attacchi sulla sua parte del Poggio, sono sicura. Oggi sono state le prove generali però alla Sanremo le salite decisive saranno due, quindi non credo ci sarà tanto attendismo».

Dopo l’arrivo la campionessa italiana si è detta contenta dell’atteggiamento avuto oggi in corsa
Dopo l’arrivo la campionessa italiana si è detta contenta dell’atteggiamento avuto oggi in corsa

L’analisi della Longo

La grande condizione di Elisa Balsamo le ha permesso di rimanere insieme alle migliori, tuttavia il pensiero che sia mancato l’attacco nel momento giusto ci rimane dentro e ci accompagna ancora mentre scriviamo. Vollering e Longo Borghini hanno dato fuoco alle polveri presto e forse è mancata la gamba per fare lo scatto giusto nel giro finale. Elisa Longo Borghini sembrava avere un diavolo per capello, la campionessa italiana non riusciva a stare seduta, sembrava avere la sella che scottasse. A un certo punto abbiamo smesso di contare gli attacchi, ma siamo sicuri che non sarebbero bastate le dita di una mano. 

«Volevamo fare una gara d’attacco – conferma la Longo una volta scesa dal bus – e avevo anche un po’ voglia di riscatto dopo la Strade Bianche. Sapevo di essere in condizione e volevo dimostrarlo. Oggi è stato un ultimo test prima della Sanremo e sono molto soddisfatta. Penso che anche l’atteggiamento in corsa sia stato quello giusto, verrà fuori una corsa dura. Anche se a mio avviso uscirà una gara molto difficile, già oggi nonostante le più forti abbiano provato a fare la differenza siamo comunque arrivate con una volata ristretta. Sarà bella da vedere e molto emozionante».

La prima di Greta Marturano, rinfrancata dalla UAE…

15.03.2025
4 min
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Dopo tre anni, per Greta Marturano venne finalmente il giorno della prima vittoria. Non è un caso che sia arrivata nella seconda semitappa della prima giornata della Vuelta a Extremadura. Per la ragazza di Cantù è stata il logico epilogo di una rincorsa iniziata alla fine della scorsa stagione, cambiando team dalla Fenix Deceuninck alla UAE Team ADQ, entrando in un ambiente completamente diverso.

Lo sprint vincente di Marturano contro la norvegese Haugset, il gruppo è lontano, arriverà a 25″
Lo sprint vincente di Marturano contro la norvegese Haugset, il gruppo è lontano, arriverà a 25″

E’ come se quella vittoria se la sentisse addosso anche prima, anche se non era ancora arrivata: «Diciamo che non è arrivata completamente inattesa, perché sapevo di essere tornata dalla lunga campagna australiana con una condizione decisamente in crescita. Sentivo di avere un colpo di pedale diverso. Alla vigilia della corsa spagnola non ero la leader della squadra, poi quel giorno, il 6 marzo, sono già andata oltre le aspettative nella cronometro e nella frazione della stessa giornata ho trovato l’azione buona provando ad andar via dopo il GPM».

Che cosa pensavi mentre ti giocavi la vittoria contro la norvegese Haugset?

Vedevo che il gruppo non rimontava e ho iniziato a crederci sempre di più. La volevo fortissimamente, sapevo che ero vicina a una svolta e questo successo può anche rappresentarla, appagando tutti quegli sforzi che ho compiuto negli ultimi anni. Avevo già vinto, ma quand’ero alla Fassa Bortolo, mai da quando sono entrata nel WorldTour.

La felicità della canturina dopo la vittoria in Spagna. A 26 anni è la prima vittoria da pro’
La felicità della canturina dopo la vittoria in Spagna. A 26 anni è la prima vittoria da pro’
Forse, più che la vittoria di per sé, ha stupito il fatto che sei arrivata sul podio della classifica finale…

Non era una corsa a tappe particolarmente dura, ma chiaramente dopo la prima giornata nel team hanno deciso di puntare su di me e correre in difesa del podio. Mi ha anche aiutato il fatto che la terza tappa, quella che sulla carta doveva essere la più dura, è stata accorciata, quindi ho potuto controllare le rivali di classifica con maggior agio. Il team ha lavorato bene, non mi era mai capitato di vedere le altre che correvano per me.

Venendo dalla Fenix che ambiente hai trovato?

La prima cosa che mi ha colpito è l’estrema serenità. Si vive tutto abbinando una profonda professionalità a un’atmosfera senza stress e questo per noi è importante. Dopo due anni posso finalmente parlare con i diesse ed essere ascoltata, vedo che si preoccupano di ogni piccola cosa, che ci mettono nelle migliori condizioni per correre e questo a me piace.

Il podio finale della corsa spagnola, vinta dall’olandese Van Dijk sulla norvegese Ottestad
Il podio finale della corsa spagnola, vinta dall’olandese Van Dijk sulla norvegese Ottestad
Suona come una critica al tuo team precedente…

No, non posso dire che mi sia trovata male, solo che era un ambiente diverso, molto “olandese”. C’è un modo di vivere questo mondo in maniera diversa, più rigido e freddo. Alla UAE ho trovato non solo compagne, ma anche amiche.

Si dice che molto sia cambiato da quando è arrivata Elisa Longo Borghini, con il suo carisma e la sua determinazione…

Io non ho ancora avuto occasione di correrci insieme, ma venendo da un altro team posso dire che c’è un fortissimo spirito di corpo, che non si estrinseca solo in corsa. Ci frequentiamo anche fuori, questo conta molto perché facciamo gruppo. Così accade che sono particolarmente contenta quando il mio lavoro si traduce in buoni risultati di squadra e magari nella vittoria di una mia compagna e ho visto che lo stesso è per le altre quando è toccato a me essere la “punta”.

A cronometro, lo stesso giorno, la Marturano aveva già palesato un’ottima forma finendo 15esima
A cronometro, lo stesso giorno, la Marturano aveva già palesato un’ottima forma finendo 15esima
Quanto influisce in tutto ciò il fatto che una buona metà del team è italiano? E’ vero che la licenza è estera, ma la mano tricolore si sente?

Sì, anche se chiaramente considerando le tante ragazze straniere ci si parla tutte in inglese, ma il fatto che ci siano molte italiane nel team aiuta molto, ci unisce un po’ quello spirito latino che trascina anche le altre. Io credo che tutti questi fattori siano alla base dei nostri risultati, ma certamente non vogliamo fermarci qui.

Che cosa ti attende ora?

Per adesso non ho un programma definito, so solo che in teoria ci dovrebbe essere almeno un grande giro all’orizzonte e per me rappresenterebbe un altro traguardo raggiunto, anche solo per il fatto di poter lavorare per una leader della squadra. Mi sento molto più libera, anche mentalmente ora che mi sono tolta il peso di non aver ancora messo il mio marchio su una gara dopo anni di sacrifici. Ho dimostrato che ci sono anch’io…

Ai 50 dall’arrivo, Longo Borghini tradita dallo stomaco

08.03.2025
3 min
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SIENA – Escludendo, conoscendola, che si sarebbe ritirata, quando Elisa Longo Borghini si ferma dopo il traguardo, si capisce subito che non stia affatto bene. Ha gli occhi smarriti di chi non capisce cosa sia accaduto e ammette di avere ancora qualcosa. Intorno c’è la baraonda di Piazza del Campo, anche sedici minuti dopo l’arrivo delle prime. I volti sono impolverati, qualcuna riesce a sorridere, ma appena Elisa inizia a parlare, basta guardare gli schizzi sul telaio per immaginare l’inferno che per lei è stata la corsa.

«Sinceramente non lo so – dice – io stavo bene, ma da un momento all’altro ho iniziato a vomitare e non ho più smesso. Poi non ho più avuto energie per continuare. Mi sono completamente spenta, è successo un po’ come a Parigi. Non ho capito che cosa possa essere successo, so solo che non sono riuscita più a mangiare né a bere e tutt’ora non mi sento per niente bene».

Persico ha tenuto duro dopo aver capito che Longo Borghini avesse una pessima giornata
Persico ha tenuto duro dopo aver capito che Longo Borghini avesse una pessima giornata

Il gesto di Silvia Persico

Mancava una quarantina di chilometri all’arrivo, quando Longo Borghini si è sfilata, ritrovandosi in una posizione non adatta a chi voglia ancora vincere. Poco dopo, al suo fianco è arrivata Silvia Persico. Hanno parlottato. Poi la bergamasca le ha poggiato la mano sul collo. Le ha detto ancora qualcosa, l’ha abbracciata ed è risalita provando a giocarsi le carte che aveva ancora a disposizione.

«Oggi Elisa non stava bene – dice Persico dopo essersi dissetata, con il volto incrostato di polvere – ho cercato di tenerla con il morale più alto possibile, però purtroppo non era in una giornata buona. Me ne sono accorta dopo le Tolfe. Quando mi ha dato via libera, io ero già stanca. Ero già rientrata due volte, avevo cambiato bici nel primo settore. Sono rientrata nel secondo, mentre nel quarto mi sono dovuta fermare per una foratura. Per cui ho cercato di dare il massimo, ma è stata una gara sempre a rincorrere. Mi dispiace un po’ per la squadra, magari le aspettative erano altre. Però purtroppo, quando non è giornata, non è giornata. La corsa è stata dura, non c’era neanche un momento per recuperare. Ma ora l’importante è che Elisa stia bene. E’ una grande campionessa, peccato perché stava benissimo».

Andando verso il pullman, Longo Borghini si ferma accanto a mamma Guidina
Andando verso il pullman, Longo Borghini si ferma accanto a mamma Guidina

L’abbraccio della madre

Si sussurrava, durante l’attesa che Longo Borghini possa aver pagato il fatto di essere scesa dall’altura da pochi giorni. Tuttavia è stato sufficiente guardarla in faccia e parlarle per capire che quel fattore probabilmente non c’entra nulla.

«Io ho l’influenza – dice mentre si avvia al pullman – devo avere qualcosa, sto male. Ho avuto dei seri problemi di stomaco e per fortuna a 20 chilometri dall’arrivo, quando ero da sola, ho trovato alcune compagne che mi hanno dato il supporto per arrivare in cima a Santa Caterina».

Prima di partire, nel pieno della griglia di partenza, Elisa ha avuto parole d’oro per Sara Piffer e un pensiero per la sua famiglia. Era di ottimo umore, in forma e sorridente. Ora invece si allontana a fatica, dovendo arrampicarsi sulla pendenza di Piazza del Campo per raggiungere il pullman alla Fortezza Medicea. Riconosce il padre alla transenna, gli fa un gesto e gli dice che si vedranno dopo. Invece la madre si sporge. “Il generale”, come la chiama sua figlia, le dice qualcosa nell’orecchio e lei vorrebbe tenerla lontana perché sa di essere sporca. Guidina la stringe, le dice qualcosa e poi la lascia andare. Elisa esce dalla zona transenna, il pubblico si apre, la acclama, applaude e la vede sparire. Si sperava in qualcosa di meglio, speriamo sia stato un episodio isolato e che il Trofeo Binda e la Milano-Sanremo avranno al via la miglior Longo Borghini. Ne abbiamo tutti bisogno.

Pronta per Siena, Gasparrini ci spiega la strana Het Nieuwsblad

06.03.2025
5 min
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La fase di rodaggio di Eleonora Camilla Gasparrini è durata lo spazio di qualche gara. Sulle pietre della Omloop Het Nieuwsblad era già davanti a scaricare watt e cavalli vapore, anche se ormai il gruppo si era fatto sorprendere da un paio di coraggiose fuggitive. E sabato c’è la Strade Bianche Women che correrà per la prima volta.

Il sesto posto della torinese della UAE Team ADQ nella classica belga WorldTour, che apre tradizionalmente la campagna del Nord, è giunto dopo un paio di buoni piazzamenti nelle corse spagnole di inizio 2025, ma soprattutto è arrivato con i gradi di co-capitana in mezzo ai grossi calibri. E proprio lo strano svolgimento della Omloop Het Nieuwsblad ci ha dato lo spunto di sentire Gasparrini anche sul resto di questa parte di stagione.

Gasparrini ha corso le gare spagnole tra Mallorca e Valencia per trovare il ritmo, uscendo in crescita
Gasparrini ha corso le gare spagnole tra Mallorca e Valencia per trovare il ritmo, uscendo in crescita
Eleonora come sono andate le prime gare?

Ho corso tra Mallorca e Valencia per un totale di sette giorni tra fine gennaio e metà febbraio. Sono soddisfatta per come sono andate e per i risultati che sono arrivati (due top 10 ed un top 5, ndr). Mi servivano per fare ritmo-gara. L’obiettivo era arrivare in forma per marzo e direi che siamo in linea con i programmi. Sono contenta perché ho chiuso in crescendo, poi sia per le sensazioni che per il clima in squadra.

Alla Het Nieuwsblad invece il gruppo ha fatto male i conti concedendo troppo spazio alle fuggitive, tanto che due di loro sono arrivate fino al traguardo. Una situazione che si vede raramente in gare di quel livello. Cosa è successo?

Sinceramente devo dire che non ho capito nemmeno io come si sia evoluta la corsa. La fuga è partita subito e ce lo aspettavamo, però nel giro di poco ha preso un margine larghissimo. Posso dire che sulla carta noi della UAE non eravamo la squadra deputata a chiudere. Si era capito che l’onere era di SD Worx e FDJ-Suez, sicuramente le due formazioni più accreditate alla vittoria finale con Wiebes e Vollering (rispettivamente quinta e terza all’arrivo, ndr).

Alla Het Nieuwsblad il gruppo non riesce più a chiudere sulla fuga, ma dietro è gara vera. Gasparrini c’è (foto Getty Sport/UAE Team ADQ)
Alla Nieuwsblad il gruppo non riesce più a chiudere sulla fuga, ma dietro è gara vera. Gasparrini c’è (foto Getty Sport/UAE Team ADQ)
E’ stato difficile trovare un accordo per voi con le altre squadre?

Ad un certo punto quando abbiamo visto che nessuno prendeva l’iniziativa, noi della UAE abbiamo chiesto alle altre squadre se ci avrebbero aiutate ad organizzare un inseguimento più efficace. Molte ci hanno risposto che lo avrebbero fatto a patto che tutte partecipassero. Fatto sta che il tempo passava e la fuga sembrava sempre più irraggiungibile.

Alla fine avete ridotto sensibilmente lo svantaggio, ma troppo tardi. Come sono stati quegli ultimi chilometri e come li hai gestiti?

Abbiamo iniziato a tirare forte e tutte assieme a circa 50 chilometri dall’arrivo, però anche se vai “a blocco” sempre, non puoi chiudere dieci minuti di ritardo. A quel punto però erano saltati tutti gli schemi. E’ iniziata la solita battaglia come se davanti non ci fosse nessuno. Sono stati momenti frenetici, soprattutto perché abbiamo veramente alzato il ritmo in maniera netta per prendere in testa il “Muur” (Grammont o Kapelmuur, ndr). Personalmente mi sono sentita bene e negli ultimi chilometri ho avuto buonissimi riscontri.

Al traguardo della Omloop Nieuwsblad, Gasparrini chiude sesta dietro a Wiebes dopo aver tenuto bene sugli ultimi muri
Al traguardo della Omloop Nieuwsblad, Gasparrini chiude sesta dietro a Wiebes dopo aver tenuto bene sugli ultimi muri
Ora cosa prevede il tuo calendario?

Correrò il blocco italiano con Strade Bianche, Trofeo Binda e Sanremo Women. Dopo di che farò qualche giorno a casa e ripartirò per il Nord dove correrò Fiandre, Freccia del Brabante e Amstel. Poi vedremo il resto delle corse più avanti.

Con che ruolo partirà Eleonora Camilla Gasparrini nelle tre gare italiane?

La capitana sarà Longo Borghini, mentre Silvia (Persico, ndr) ed io saremo di supporto, ma comunque pronte ad essere delle frecce alternative. Ci presentiamo con una squadra compatta. Ci sono tante compagne che stanno andando forte e sono sicura che andremo bene.

Gasparrini correrà la Strade Bianche per la prima volta e sarà anche la prima volta accanto a Longo Borghini
Gasparrini correrà la Strade Bianche per la prima volta e sarà anche la prima volta accanto a Longo Borghini
Con Longo Borghini a livello tattico si corre in un altro modo?

La presenza di Elisa ci dà certamente delle garanzie tattiche, ma soprattutto infonde serenità. L’anno scorso subivamo la corsa, eravamo abbastanza passive. Con lei abbiamo capito che possiamo prendere l’iniziativa. Lei è una ragazza che ti motiva tanto, che ti dà una marcia in più e il suo arrivo, come avevo già detto, ci ha fatto fare un passo in avanti. A Siena correrò la mia prima gara con Elisa. Non vedo l’ora di farlo per vedere come si muove e per poterle essere di aiuto.

Prima salita, prima vittoria: una Longo Borghini extra lusso

08.02.2025
5 min
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Stamattina si scherzava tramite messaggi sul fatto che oggi sarebbe stata una tappa importante, per cui quando finalmente riusciamo a parlare con Elisa Longo Borghini della vittoria appena messa in tasca a Jebel Hafeet, il suo tono di voce è allegro come di chi ha svolto correttamente l’espressione di algebra e alla fine è arrivato al giusto risultato.

Il trasferimento dopo l’arrivo è lungo un paio d’ore, c’è il tempo per raccontare e commentare le gare dei giorni scorsi. La nuova Colnago Y1Rs usata nelle tappe veloci e la V4Rs di oggi. Due anni fa, sulla stessa salita la campionessa italiana aveva vinto davanti alla compagna Gaia Realini, ma oggi è arrivata da sola facendo il forcing decisivo a 3,5 chilometri dalla vetta.

«Fa certamente un bell’effetto – dice e la sentiamo sorridere – perché è la prima vittoria in maglia UAE e per giunta qui in UAE. Loro ci tengono molto e oggi le ragazze sono state veramente eccezionali. Con Silvia (Persico, ndr) abbiamo fatto una grande dormita e siamo rimaste fuori dal ventaglio, però Backstedt ci ha aspettato e ci ha riportato dentro in un secondo. Il piano a quel punto era chiaro: toccava alle altre staccarmi, mentre io avrei cercato di vincere la tappa».

Prima vittoria in maglia UAE Team Adq per Longo Borghini e per giunta in UAE: doppio colpo
Prima vittoria in maglia UAE Team Adq per Longo Borghini e per giunta in UAE: doppio colpo

Una vittoria di squadra

Ce lo aveva raccontato prima di sparire sul Teide. Un primo ritiro per arrivare pronta nella corsa degli Emiri che da quest’anno sono i suoi datori di lavoro. Dai tre gradi sotto zero di Ornavasso alle scaldate sulle Canarie e poi il volo per il deserto. Il UAE Team Adq è arrivato in UAE il primo febbraio e le ragazze hanno avuto il tempo per acclimatarsi.

«Avevo delle belle sensazioni – prosegue Elisa – e sapevo di stare bene. Il ritiro al Teide è andato bene e, nonostante difficilmente si sbilanci, quando ho sentito Slongo dire che avrei potuto fare bene, ho capito che avevo le gambe giuste. E io ci tenevo, io voglio sempre vincere. Per me, per la squadra, per le mie compagne. E’ stata proprio una vittoria di squadra, nel senso che mi sono imposta di forza ma dopo un grande lavoro delle mie compagne. Adesso spero di poter mantenere questa condizione in vista delle delle classiche».

I ventagli al mattino potevano complicare il compito delle ragazze UAE
I ventagli al mattino potevano complicare il compito delle ragazze UAE

La corsa di casa

Per il UAE Team Adq è un risultato per il quale brindare, sia pure con bevande analcoliche, come prescrive la religione di laggiù. Già nel ritiro di Benidorm si era capito che fare bene al UAE Tour Women sarebbe stato il modo migliore per cominciare la stagione, allo stesso modo in cui toccherà presto a Pogacar cercare di imitare la Longo.

«Sin dall’inizio – sorride – ci hanno detto chiaramente che questa era la corsa di casa e che dovevamo fare bene. E’ ovvio, non chiedono di vincere, però di far vedere e onorare la maglia. Penso che sia anche giusto, visto che è l’unica corsa che facciamo in Medio Oriente. Tutti gli sponsor sono di qui e anche per questo sono contenta di aver tagliato il traguardo per prima, perché è un modo per ripagare la fiducia che mi hanno dato».

Il calore dall’asfalto

Non si pensi che sia stato facile. Distanza di 152 chilometri. Vento e ventagli in pianura. Caldo. E poi la salita finale di quasi 15 chilometri fino a 1.000 metri di quota, che hanno fatto assestare la media di gara sui 38,560 orari.

«Questa salita fa tanta selezione – spiega Longo Borghini – perché non c’è un metro di ombra ed è come salire in una cappa di caldo. Per cui, se fai troppi fuori giri li paghi, perché senti il calore arrivare dall’asfalto. E’ un po’ come quando fai le salite in estate, in piena estate, a mezzogiorno. Noi siamo riuscite a gestirla bene e ne sono orgogliosa. Mi sono ritrovata in un gruppo che crede tanto in me e questo mi dà un sacco di motivazione. Anche le ragazze, credendoci molto, danno il 110 per cento. Oggi mi sono sempre state vicine. Aspettare le mosse delle altre poteva essere un rischio, però a volte devi rischiare per cercare di vincere le corse».

Il UAE Tour Women è la corsa di casa per la squadra emiratina: un obiettivo dichiarato da tempo
Il UAE Tour Women è la corsa di casa per la squadra emiratina: un obiettivo dichiarato da tempo

Il doppio Teide

Domani l’ultima tappa: un piattone di 145,5 chilometri avanti e dietro, con mille curve per la marina di Abu Dhabi, ma senza dislivello. Poi sarà il tempo di tornare in Europa, dove la attende un’altra sorpresa.

«Finita la corsa – spiega Elisa – rimarremo un giorno qui in UAE per visitare degli sponsor e rientreremo in Italia l’11 febbraio. Farò qualche giorno tranquilla a casa e finalmente incrocerò mio marito Jacopo (Mosca, ndr) che non vedo dal 9 di gennaio quando è partito per l’Australia. Lui poi ripartirà il giorno di San Valentino per la Figueira Champions Classic e a seguire l’Algarve, mentre io tornerò sul Teide e preparerò gli appuntamenti di marzo, con la Strade Bianche come prima corsa. E’ la prima volta che vado sul Teide per due volte così ravvicinate a inizio stagione. E’ una decisione della squadra che sta investendo anche su questo, per cui sarò su con due compagne e ovviamente ci sarà anche l’immancabile Slongo. Ma facciamo un passo per volta. Cominciare così è un bel modo di affrontare il resto, sono contenta. Ci vediamo al ritorno in Europa».

La Canyon//Sram già vince e Arzeni racconta

21.01.2025
5 min
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E’ quasi sul finire del lungo confronto che Davide Arzeni tira fuori la frase che più ci darà da pensare. Lo abbiamo scovato in Spagna nel ritiro con la Canyon//Sram zondacrypto, la squadra che lo ha ingaggiato come direttore sportivo (in apertura la vittoria di Chloe Dygert al Tour Down Under), dopo che la sua collaborazione con il UAE Team Adq si è interrotta bruscamente a giugno del 2024. Non ha potuto parlarne e non ha voglia di farlo neppure adesso. La frase che ci colpisce si riferisce infatti al suo passato immediatamente precedente: quello nella Valcar-Travel&Service.

«Diciamo che per la prima volta in carriera – dice parlando della nuova squadra – la componente italiana è minima. Alla Valcar erano tutte italiane e anche l’anno scorso ce ne erano tante. Qua sono due (Paladin e Consonni, ndr) e questa cosa mi stimola. Il discorso della Valcar ormai è finito e anzi forse mi ha un po’ penalizzato negli ultimi anni, per il fatto che mi hanno visto molto legato a determinate atlete. Invece voglio dimostrare di saper andare oltre. Qualche anno fa, uno mi ha detto che sono fortunato. Un altro invece mi ha detto la famosa frase per cui la fortuna non esiste: esiste solo il talento che incontra la conoscenza, quindi sono molto motivato».

Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Dopo aver costruito e lanciato la Valcar-Travel&Service, Arzeni è passato al UAE Team Adq ed è ora alla Canyon//Sram (pohlmlann photo)
Avevi definito la Canyon//Sram come la Valcar tedesca…

Lo è fino a un certo punto, c’è molta più organizzazione. Siamo strutturati come deve essere inquadrata una squadra di ciclismo. Quindi c’è la parte della performance dove ci sono i coach. Ci sono i direttori sportivi, chi si occupa della comunicazione, chi dei materiali, chi di organizzare i viaggi. E’ tutto molto chiaro. E poi la squadra è sì tedesca, ma ci sono atleti e staff da tutto il mondo.

Ogni direttore sportivo ha le sue atlete da seguire?

No, non c’è una suddivisione di questo tipo. Io farò gare con tutta la squadra, con tutte le atlete. Non solo con la Consonni, per dire, ma con tutte e qui di talento ce n’è tanto. Mi stimola lavorare con chi ha vinto il Tour de France o con ragazze che hanno già vinto medaglie olimpiche. Mi sono staccato dagli schemi del passato. Fino all’anno scorso Chiara (Consonni, ndr) la seguivo anche come coach, ora invece ognuno ha il suo luogo, diciamo così…

Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Non solo il Tour, anche se lavorare con Niewiadoma che l’ha vinto nel 2024 è per Arzeni uno stimolo in più (immagine Instagram)
Chiara è arrivata indipendentemente da te, anzi è arrivata prima di te. L’obiettivo è di farne la velocista più importante della squadra. La vedi pronta per il ruolo?

Secondo me sì, ormai è grande. Ci sarebbe da preoccuparsi se non fosse pronta una ragazza che ha conquistato una medaglia olimpica. Ma ci sono anche altre ragazze veloci che la aiuteranno nelle sue volate e le faranno in prima persona. Lei comunque è molto cresciuta, tutti maturano. Diciamo che non è più la ragazzina terribile della Valcar. Ha quasi 26 anni, ha vinto l’Olimpiade. Ha vinto tre tappe al Giro e anche classiche importanti, quindi penso che sia pronta, sicuramente.

Il Tour è l’obiettivo principale del team?

Non solo. Vedo una squadra competitiva su tutti i terreni, come in realtà accade con tutti i grandi team WorldTour. L’obiettivo sono le grandi corse, perché questo è un gruppo importante anche a livello di nomi. Abbiamo atlete forti e con personalità e la cosa mi stimola molto.

Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Chiara Consonni, a sinistra, ha firmato per la Canyon//Sram per il biennio 2025-26. Lavora con Arzeni sin da junior (foto Saskia Dugon)
Un gruppo ha iniziato dall’Australia, un gruppo è in Spagna.

Essendo una squadra molto forte e con un bell’organico (la Canyon//Sram zondacrypto ha 18 atlete, ndr), puoi programmare meglio le cose. Quindi chi torna dall’Australia e dopo il UAE Tour, poi avrà un periodo di riposo per preparare meglio le classiche. Altre invece partiranno dalla Spagna e poi andranno a fare le classiche.

Quale sarà la tua prima corsa?

Io comincerò con il UAE Tour e andremo lì per vincere. Io corro sempre per vincere, ma questo è per mentalità. Per la UAE sarà la corsa di casa e per loro è un appuntamento importantissimo. Noi ci andremo per far bene, però non abbiamo focalizzato la preparazione su quei giorni, anche se il livello delle atlete è alto e quindi andremo a giocarcela.

La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
La Canyon//Sram ha iniziato al Tour Down Under subito con il piede giusto, guidata da Beth Duryea e vincendo una tappa con Chloe Dygert
Come avete accolto il percorso del Giro d’Italia Women?

Un bel Giro, non mi dispiace. Ci sono tappe per le volate, tappe per le fughe e poi si deciderà, penso, tutto sull’arrivo in salita. Le ultime due tappe, insomma, Monte Nerone e Imola. E’ molto simile a quello dell’anno scorso, con la crono all’inizio, tappe nervose in mezzo e poi gli ultimi due giorni in cui fare la differenza. Di diverso dal 2024 c’è che la tappa di Imola è più dura rispetto a quella dell’Aquila. E’ il circuito dei mondiali, quindi non è per scalatori, perché le salite non sono lunghe, però è duro.

Soddisfatto della tua scelta?

Con Ronny Lauke, il team manager, avevamo avuto sempre empatia, anche quando eravamo avversari. E’ una squadra che mi è sempre piaciuta, il primo impatto è quello che mi aspettavo, quindi molto buono e sicuramente continuerà a esserlo. Del passato non parliamo, che è meglio. Alla mia squadra di prima auguro buona fortuna, ma solo perché ci sono ancora delle ragazze cui voglio bene. Sanno che sarò un loro tifoso. Ma per il resto, parlarne ormai non serve più.