Tubeless, clincher e tubolari, la scelta dipende da più fattori

21.06.2022
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Il primo semestre della stagione agonistica 2022 ha palesato una crescita di consensi verso i tubeless. Sono davvero pochi gli atleti che non li utilizzano. Chi non li adopera in gara li usa in allenamento, li prova ed esegue dei test.

Le preferenze di ogni singolo atleta, dipendono da più fattori: il feeling soggettivo con i materiali, le abitudini e l’excursus sportivo, ma anche le forniture degli stessi componenti.

Le gomme da 28, sempre più utilizzate anche grazie ai cerchi più grandi
Le gomme da 28, sempre più utilizzate anche grazie ai cerchi più grandi

Ci saranno sempre più tubeless

Tutti i team, non solo quelli World Tour, hanno utilizzato, usano abitualmente e utilizzeranno le ruote tubeless e gli pneumatici dedicati. La stagione in corso sembra essere “solo” un momento di transizione, dove i “vecchi” cerchi per i tubolari, all’interno dei camion officina delle squadre, si mescolano con le ruote tubeless, che come per le trasmissioni, arrivano a singhiozzo.

«I corridori possono scegliere il tipo di ruota – la considerazione di Mauro Adobati espressa durante la presentazione della bici di Stuyven – e di conseguenza la tipologia di copertura, tubeless oppure clincher. Ma la categoria tubeless ricopre un ruolo sempre maggiore e i corridori sono curiosi di provare. Oggi nel camion officina abbiamo il 50% di ruote tubeless e il restante 50 di ruote tubolari, ma le ruote in arrivo sono tubeless».

I tubeless Schwalbe Pro One
I tubeless Schwalbe Pro One

Tubolari in gara, tubeless in allenamento

Suona come una sentenza, ma è una frase che è ridondata in più di un’occasione: «L’ultima parola è quella del corridore e se lui fa quella scelta, la direzione deve essere quella».

«I tubeless li utilizzo e mi trovo bene – spiega Pozzovivo – sono confortevoli e hanno un’ottima scorrevolezza, ma in gara preferisco usare i tubolari. Preferisco sentire una certa secchezza nelle risposte. Nel mio caso, considerando i problemi al braccio è anche un paradosso, perché un numero inferiore di vibrazioni potrebbe giovarmi. E’ anche una questione di feeling. Una gomma tubeless deve essere accompagnata nelle traiettorie, mentre il tubolare lo trovo più diretto ed io preferisco così».

La considerazione di Pozzovivo trova conferme in una dichiarazione di Ivan Velasco, responsabile tecnico del Movistar Team.

«I corridori più giovani – dice – salgono sulla bicicletta senza preoccuparsi di nulla. Per loro è normale pedalare su una bicicletta con i freni a disco, con i tubeless da 28 e magari con le ruote hookless. Mentre alcuni atleti del vecchio corso sono ancorati alle abitudini di tanti anni di attività, con i tubolari, pressioni alte delle gomme eccetera».

«Con le ruote Cadex abbiamo una doppia fornitura, per tubolare e per tubeless – dice Fausto Oppici, meccanico del Team Bike Exchange – quest’ultima prevede i cerchi hookless. Di solito i corridori utilizzano i tubolari in gara, mentre in allenamento usano gli hookless con i tubeless, anche se non c’è una regola ben precisa. Gli atleti più giovani usano e hanno usato i tubeless anche in gara, poi dipende dalle caratteristiche del singolo. Abbiamo anche il team femminile – prosegue Oppici – che utilizza al 90% le ruote hookless».

Con i tubeless più manutenzione

«Da quando utilizziamo solo i tubeless, ruote DT Swiss e pneumatici Schwalbe – racconta Jaques Horn-meccanico del Team Tirol-KTMle operazioni di controllo sono aumentate. Lo sono nelle fasi di preparazione, di montaggio e di gestione, perché con i tubeless è fondamentale essere meticolosi con le pressioni di esercizio e con il liquido anti-foratura. Siamo molto fortunati ad avere una combinazione ruota/pneumatico eccellente».

«Per rendere al meglio – prosegue Horn – lo pneumatico tubeless deve essere gonfiato con dei canoni ben precisi. Si tiene conto del corridore e del suo peso, delle caratteristiche tecniche della ruota e delle condizioni dall’asfalto. E poi c’è il liquido: il rischio è che si creino dei depositi, se una ruota rimane ferma per troppo tempo, quindi è fondamentale tenerle sempre in movimento. Anche se devo dire che la longevità tecnica del prodotto è molto elevata e i corridori più giovani apprezzano la soluzione tubeless in gara».

In DSM solo tubolari, ma è pur vero che ci sono materiali di vecchia generazione
In DSM solo tubolari, ma è pur vero che ci sono materiali di vecchia generazione

Copertoncini rivalutati

Non uno, ma diversi corridori utilizzano i copertoncini con le camere d’aria super leggere in TPU, soluzione che abbiamo documentato in diverse occasioni. Ad esempio Almeida al Giro d’Italia, con una nuova coppia di ruote Campagnolo. Oppure alcuni atleti del Team AG2R-Citroen al Tour of the Alps, con gomme Pirelli e camere d’aria Smart Tube. I tre motivi principali sono: un risparmio di peso sulla massa rotante rispetto ad un tubeless di pari categoria e di sezione, la fornitura dello sponsor e anche le preferenze dell’atleta.

Copertoncini Pirelli e camere d’aria super leggere in TPU con valvola gialla
Copertoncini Pirelli e camere d’aria super leggere in TPU con valvola gialla

In conclusione

Trovare una risposta precisa, su quale tecnologia delle gomme sia migliore e quale pneumatico offra le performances migliori è difficile anche in ambito pro’. Non esiste un solo fornitore di gomme e non c’è solo un tipo di ruota, le soluzioni sono tante, diverse tra loro e solo oggi siamo testimoni di un ingresso della tecnologia hookless in ambito strada, che cambierà ulteriormente la resa tecnica (e l’approccio di corridori e meccanici).

Le scelte dei corridori non si basano solo sui dati e sui numeri. Trovano dei riscontri grazie alle “sensazioni” e al percorso che ogni atleta ha fatto (e sta facendo) in carriera. Ci sono quelli più sensibili, cui piace sperimentare (spesso utilizzati dalle stesse aziende come tester) e quelli che invece preferiscono rimanere nella zona comfort.

La differenza è fatta ancora dall’uomo, che sia meccanico oppure atleta. C’è chi è in grado di fornire dei feedback precisi, chi è capace di argomentare le scelte nel dettaglio e non si è fermato ai soli numeri, ai risultati delle “prove a banco” e alle prime impressioni. C’è una categoria di corridori e meccanici capace di prendersi del tempo (talvolta parecchio) per capire a fondo su cosa stia lavorando. A nostro parere non è un fattore secondario e potrebbe essere d’aiuto anche al ciclista appassionato.

Fulcrum Speed 25, il ritorno della ruota a basso profilo

15.06.2022
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Dopo gli anni delle ruote alte a tutti i costi, siamo testimoni del ritorno dei profili medi e bassi. La volontà di abbassare ulteriormente il peso sulle biciclette con i freni a disco e la ricerca di massima reattività anche per i corridori più leggeri, sono fattori da considerare e che proprio con le ruote a basso profilo trovano dei riscontri positivi. C’è anche un collegamento forte con la gamma Mtb e gravel. Entriamo nel dettaglio delle nuove Fulcrum Speed 25.

I nipples sono esterni (foto Rupert Fowler BCA)
I nipples sono esterni (foto Rupert Fowler BCA)

Fulcrum e le ruote basse

Rimanendo nella categoria delle ruote in carbonio con il cerchio basso, il richiamo delle Racing Light è forte. In un certo senso le Speed 25 sono la nuova generazione di quelle ruote tanto amate dagli scalatori (e non solo). Le Fulcrum Speed 25 sono native per i freni a disco, hanno un’altezza di 26 millimetri con le due ruote differenziate nello shape del cerchio. Quella anteriore è simmetrica, quella posteriore è asimmetrica. La prima ha il compito di essere il più aerodinamica possibile, la seconda di assecondare le forze di spinta, trazione e accelerazione. Il canale interno del cerchio è largo 21 millimetri, per una larghezza totale di 27,3. Il peso dichiarato è di 1.285 grammi la coppia per un prezzo di listino inferiore ai 2.200 euro (2.186 con corpetto Shimano, 2.195 con XDR Sram e 2.191 euro con Campagnolo N3W).

Cerchio 2Way-Fit tubeless

Le Speed 25 hanno il cerchio full carbon con predisposizione agli pneumatici tubeless e adotta la tecnologia 2Way-Fit. Il cerchio è costruito grazie alla fibra in carbonio UD e ha una finitura opaca DIMF senza verniciatura. Questo gli permette di essere longevo in tutte le sue parti e influisce in maniera positiva sulla vita del prodotto. Inoltre adotta anche la soluzione C-Lux, complice nella facilità d’ingaggio dello pneumatico e una sorta di protezione aggiuntiva del cerchio.

Il canale interno da 21 millimetri
Il canale interno da 21 millimetri

24 raggi davanti e dietro

I raggi sono in acciaio, hanno un profilo piatto, sono a doppio spessore e si innestano nel cerchio tramite i nipples esterni. Non ci sono fori interni e il cerchio non ha bisogno del nastro tubeless. Sempre in merito al cerchio, adotta il concetto MoMag, che grazie ad un magnete, permette di estrarre la bussola interna (dal foro della valvola) che blocca il nipples, in caso di manutenzione. Tornando ai raggi: per la ruota anteriore sono incrociati nel lato disco, radiali nel lato opposto. Sulla ruota posteriore sono incrociati da ambo le parti.

I mozzi sono in alluminio

Sono completamente in lega e hanno la sede CenterLock per i dischi. Il meccanismo interno ha 36 denti, con un’inclinazione di 10°, sviluppato per avere la massima rapidità d’ingaggio. Le sfere sono le USB Ceramic (sistema sfera/cono/calotta) e il precarico è regolabile, in puro stile Fulcrum. Il corpetto è compatibile con Sram XDR, Shimano e anche Campagnolo H3W.

Impressioni e considerazioni

Le abbiamo utilizzate nel corso delle giornate BCA, già nel mese di marzo. La prima cosa che colpisce è la reattività, in salita, ma anche su percorsi pianeggianti e vallonati. La facilità di rilancio di questo pacchetto ruote è sorprendente, al pari della fluidità e della scorrevolezza. E poi la guidabilità e la capacità di cambiare direzione senza forzature, aspetti che dimentichiamo (non di rado) a favore dell’estetica.

Le Fulcrum Speed 25 non vestono la bicicletta come una ruota ad alto profilo, ma dal punto di vista prestazionale, all’interno di percorsi tecnici, con tanta salita e discesa possono fare la differenza, anche per quello che concerne il comfort nel lungo periodo. Quando si rilancia la bicicletta in maniera perentoria, le ruote sono perfettamente bilanciate, con una trazione esemplare. Questo aspetto emerge anche in salita, quando i rilanci avvengono a velocità più basse. Le Fulcrum Speed 25 si adattano anche alle gomme da 28.

Fulcrum

Challenge Getaway, il tubeless che è meglio di un tubolare

14.05.2022
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Non molti hanno avuto l’opportunità di usare uno pneumatico tubolare sullo sterrato, in modo particolare se consideriamo la disciplina gravel. Un parallelo può essere fatto con il ciclocross, ma le dimensioni delle gomme, la tecnica delle biciclette e la tipologia dei terreni portano a performances molto differenti. Si parla di tubeless e si argomenta un prodotto di eccellenza per il gravel, dal punto di vista costruttivo e prestazionale, simile ad un tubolare (anzi, forse migliore, soprattutto in fatto di versatilità e praticità): Challenge Getaway TLR Pro Series hand made.

Challenge Getaway Pro Series da 40
Challenge Getaway Pro Series da 40

Gomme fatte a mano, DNA Challenge

Le gomme Challenge le possiamo anche categorizzare come “tubolari aperti”, una definizione che rende ancor più l’idea della qualità complessiva. Concentrandoci su Getaway, questo è uno pneumatico specifico per il gravel, fatto a mano e tubeless ready, compatibile con cerchi hookless.

La gomma si presenta “aperta”
La gomma si presenta “aperta”

Come è costruito

Lo pneumatico Challenge è pieghevole e prende forma grazie ad una carcassa SuperPoly da 260 Tpi (fili per pollice quadrato). Non ha una struttura unica, ma ha una sorta di doppio strato. Il primo è l’intreccio dei fili di poliammide, il secondo è il film di lattice che copre la gomma internamente, da tallone a tallone (non è semplice gomma). L’obiettivo è quello di creare una struttura compatta, leggera e resistente, ma anche flessibile ed elastica in diverse fasi. Tra la carcassa ed il battistrada è inserita una striscia protettiva PPS2 a trama fitta, con il compito di irrobustire ulteriormente la gomma.

E poi c’è il battistrada, applicato esternamente e in un secondo passaggio, costituito dalla mescola SmartPlus. Ha una tassellatura che potremmo dividere in tre parti. Quella centrale con i ramponi molti vicini tra loro, quella mediana con una buona spaziatura e di piccole dimensioni e poi quella esterna. Quest’ultima è particolarmente larga (tra un tassello e l’altro c’è un centimetro), mediamente aggressiva nelle forme, capace di garantire un elevato grip nelle fasi di appoggio e curva, senza influire in maniera negativa sull’elasticità dello pneumatico.

Il peso ha un valore di eccellenza
Il peso ha un valore di eccellenza

Le fasi di montaggio

La facilità di montaggio di uno pneumatico tubeless dipende anche dal design del cerchio (il montaggio su un cerchio hookless è più semplice, ma anche dalla larghezza del canale interno) e dell’elasticità dello stesso pneumatico.

Nel caso di Challenge Getaway abbiamo un prodotto particolarmente pastoso e plasmabile, con i talloni estremamente semplici da inserire e da far scivolare, aspetti che in parte contrastano con la sezione superiore, più tosta e rigida per via della costruzione. Nel complesso abbiamo una gomma che deve essere “lavorata” e richiede un po’ di pazienza nelle fasi di ingaggio al cerchio.

La sua struttura e la sua costruzione si traducono nella presa della forma ottimale, anche dopo il primo gonfiaggio. Riteniamo obbligatorio l’inserimento del liquido anti-foratura.

Il suo shape permette di gestire anche diverse pressioni
Il suo shape permette di gestire anche diverse pressioni

Il nostro test

La prova si concentra sulla versione TLR Pro Series, con una sezione da 40. Getaway offre il meglio, in termini di performance e di versatilità tecnica, quando il terreno è asciutto, non per forza duro, secco e roccioso. E qui arriva il primo punto a suo favore, perché si adatta alle diverse consistenze che si incontrano nel gravel, ma anche alle varie pressioni di esercizio. La sua struttura e la sua costruzione lo rendono sempre e comunque diverso da uno pneumatico gravel di tipo “standard”, fattore decisamente importante e legato alla piena sfruttabilità delle sue potenzialità.

Più elastico

Se volessimo confrontarlo con un tubeless “tradizionale” di primissima fascia, a parità di sezione di pressione, Challenge Getaway è più morbido, lo è sempre, con una capacità smorzante più elevata e maggiormente sfruttabile con le atmosfere ridotte, anche su strade bianche ed asfalto. Rispetto ad uno pneumatico totalmente sintetico non fa l’effetto “bumping” sui sassi e sui terreni rocciosi. Non lavorano solo il battistrada e la tassellatura, ma anche la carcassa ha un ruolo di primaria importanza, che si percepisce durante le fasi di schiacciamento.

Ottimo il profilo laterale che si “adegua” al cerchio
Ottimo il profilo laterale che si “adegua” al cerchio

Scorrevolezza da primato

La scorrevolezza è incredibile e non è solo quella che si riferisce alle fasi di rotolamento sul dritto. Anche in curva e sui terreni inconsistenti il Challenge Getaway è un bel punto di riferimento, per capacità di mantenere un elevato grip e la velocità alta. Grazie ai tasselli, certo, ma soprattutto alla combinazione tra il battistrada e la carcassa elastica, che aiuta a sfruttare a pieno le fasi (inevitabili) di scivolamento, senza mai avere la sensazione che lo pneumatico perda il contatto con il terreno. Non è un prodotto adatto ai terreni fangosi, anche se la capacità (laterale) di pulizia è di buon livello.

In conclusione

Challenge Getaway è lo pneumatico che permette di fare uno step verso l’alto e di sicuro è in grado di cambiare il feeling della bicicletta. E’ un prodotto costoso ed esclusivo, ma nell’ottica di una performance di qualità fa la differenza. A prescindere dalla tipologia di ruote e dalla pressione di gonfiaggio, ma anche dal tipo di bicicletta, questo pneumatico eleva il concetto di comfort. In questo senso il comfort è il risultato che si ottiene dalla trazione, dalla versatilità e dal feeling, ma anche dalla sicurezza che ci trasmette tutto il comparto a contatto con il terreno.

Challenge

Giant SLR1, le ruote (hookless) che vanno bene per tutto

09.05.2022
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Le Giant SLR1 non hanno solo una grafica rinnovata, ma sono il risultato di una serie di sviluppi che toccano cerchio, raggiatura e mozzo. Il primo è full carbon e hookless, i raggi sono Sapim con incroci differenziati ed il mozzo posteriore adotta le due ruote dentate contrapposte. Entriamo nel dettaglio.

La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio
La valvola ha la ghiera rialzata rispetto al cerchio

Giant SLR1 con profilo da 36

Questa tipologia di ruote Giant sono il simbolo di una famiglia di prodotti che troveremo massicciamente tra qualche tempo. Sono le ruote con la tecnologia hookless, ovvero con le pareti (del cerchio) interne dritte, sprovviste di quell’uncino per l’ingaggio del copertoncino e del tubeless.

Giant è tra i primi ad utilizzare questo sistema anche in ambito road. La tecnologia hookless viene mutuata dalla mtb e proprio nell’off road ha praticamente sostituito proprio i cerchi tubeless nativi. Un cerchio con design hookless è caratterizzato da un valore alla bilancia inferiore (a parità di prodotto con quelli tradizionali), ha un canale interno più largo e permette di sfruttare pneumatici con una sezione maggiore, oltre a pressioni di esercizio più basse. Gli pneumatici tubeless road di ultimissima generazione sono compatibili anche con i cerchi hookless.

Come sono costruite

Le Giant SLR1 hanno il cerchio full carbon da 36 millimetri di altezza, con il canale interno da 22,4, piuttosto largo. La larghezza complessiva è di 26 millimetri, per uno shape non eccessivamente spanciato. La ruota ha il nastro tubeless e la valvola già inseriti.

I nipples sono esterni e i raggi (Sapim CX-Ray) hanno il corpo piatto. Sono 24 per ruota con incroci diversi: quella anteriore abbina quella radiale e l’incrocio in seconda, quella posteriore in seconda da ambo i lati, tutte con tensioni specifiche, per fornire un bilanciamento ottimale. Nella zona dell’incrocio i profilati si sfiorano, ma non si toccano.

Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza
Il canale interno al cerchio, 22,4 millimetri di larghezza

I mozzi sono in alluminio e hanno due flange rialzate (lato disco per quella davanti, lato pignoni per quella dietro). Entrambi hanno i cuscinetti sigillati, ma quello posteriore ha due ruote dentate contrapposte e il corpetto della ruota libera viene rimosso con un semplice gesto. Un RachetSystem vero e proprio.

I numeri delle Giant SLR1

Abbiamo rilevato un peso di 1.415 grammi la coppia, con nastro tubeless e valvole inserite, un valore molto buono se consideriamo un prezzo di listino inferiore ai 1.200 euro e un pacchetto ben fatto in ogni sua parte.

Le nostre impressioni

Di sicuro una ruota con cerchio hookless, ad oggi, è qualcosa che va “fuori dalla norma” in ambito road, una categoria che solo di recente ha iniziato a metabolizzare i tubeless. Ci troviamo ad argomentare un sistema particolarmente efficiente, comodo e scorrevole, gratificante nel design e ampiamente sfruttabile.

La Giant SLR1 è una ruota che fa collimare un buon comfort ad una scorrevolezza di ottimo livello (noi l’abbiamo equipaggiata con pneumatici da 28 millimetri di sezione) ed è facile da guidare. Non è mai nervosa, è perfettamente bilanciata ed è praticamente immune alle folate laterali. Non è perentoria nelle accelerazioni e nei cambi di ritmo, ma è progressiva.

Per sfruttare a pieno le potenzialità binomio hookless/gomma grande è necessario capire al meglio come gestire le pressioni degli pneumatici. Questo aspetto è fondamentale per chi non ha mai utilizzato un comparto tubeless. Le prime pedalate portano a sensazioni contrastanti: può sembrare di aver gonfiato troppo, o troppo poco. I 22 millimetri e mezzo del canale, non sono pochi e devono trovare un giusto riscontro anche nella gestione della pressione della gomma, considerando che l’interfaccia ottimale è uno pneumatico da 28 millimetri di sezione.

Le considerazioni di Fausto Oppici

«Quando si è abituati a lavorare con i tubeless tradizionali- ci dice Fausto Oppici, meccanico del Team Bike Exchange – pneumatici e cerchi, non ci sono grosse differenze, perché il metodo di montaggio è identico. Considerando inoltre che questi cerchi hookless di Giant sono davvero ben fatti. I nostri corridori li hanno utilizzati in diverse occasioni e non sono mai stati riscontrati dei problemi, anzi. Bisogna sottolineare la tenuta ottimale della pressione (fattore che peraltro abbiamo notato anche noi nel corso del test, ndr). Lo pneumatico tallona facilmente – continua Oppici – e talvolta non è neppure necessario il compressore per dare il primo colpo».

Giant

Tubeless e non solo, ficchiamo il naso nel camion Intermarché

04.05.2022
6 min
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Una foratura. Una vite spezzata. Una perdita d’aria. Sono gli incubi di qualsiasi ciclista e meccanico che lotta tutti i giorni con la cura del dettaglio per conquistare la vittoria. Un caos di variabili che trovano la soluzione nel perfetto equilibrio della prevenzione tecnica. Effetto Mariposa e Intermarché-Wanty-Gobert consolidano la partnership tecnica per il 2022 e proseguono il cammino iniziato un anno fa. 

Inconvenienti che non hanno ostacolato Girmay alla Gand-Wevelgem o impedito il secondo posto di Hermans a Liegi. Una buona dose di fortuna, certo. Ma dietro alla dea bendata c’è sempre una preparazione solida e basata sulla qualità. Ed è proprio nel dettaglio del piccolo componente, come fosse un battito d’ali di farfalla, che l’azienda svizzera cura i prodotti e fornisce il materiale tecnico alla squadra World Tour belga. Scopriamo questo rapporto insieme ad Alberto De Gioannini, Presidente e titolare di Effetto Mariposa.

Invisibili ma determinanti

I prodotti che Effetto Mariposa fornisce al team belga sono la valvola Caffélatex Tubeless Valve per la conversione tubeless, il sigillante Caffélatex e il sigillante Végétalex. Infine il Caffélatex Tubeless Strip, un nastro para-nipples tubeless molto leggero, che rende le conversioni tubeless rapide e facili. I meccanici utilizzano anche Giustaforza, la prima chiave dinamometrica sviluppata espressamente per il ciclismo, un’icona per il marchio svizzero, ideata e progettata proprio da De Gioannini. 

Prodotti che si celano nei camion officina, oppure all’interno delle ruote in mezzo al gruppo. Per questo sono nati sull’input dell’Intermarché gli adesivi da posizionare in corrispondenza delle valvole.

«Ci hanno detto – racconta De Gioannini – che è un peccato che i nostri prodotti per loro natura si nascondano, perché essendo dentro le ruote non si vedono. Così proprio il team ci ha richiesto gli adesivi e abbiamo deciso di crearli per avere un ulteriore elemento di visibilità. Una cosa più unica che rara che un team ti dia questa possibilità». 

I prodotti di Effetto Mariposa hanno uno scomparto nel camion officina della Intermarché-Wanty
I prodotti di Effetto Mariposa hanno uno scomparto nel camion officina della Intermarché-Wanty

L’importanza del WorldTour

Comunicare la qualità dei prodotti attraverso canali social e pubblicità non è cosa semplice. Inoltre la partnership tra Effetto Mariposa e Intermarché-Wanty-Gobert è nata in modo spontaneo dopo una richiesta esplicita del team. 

Da queste comunicazioni e prestazioni si è trovato un punto di incontro di cui hanno beneficiato entrambe le parti, come spiega De Gioannini:« E’ un’ottima legittimazione della qualità del prodotto. E’ chiaro che in gara i prodotti vengono portati al limite dell’utilizzo. Per cui se funzionano bene per un professionista, a maggior ragione non avranno problemi nell’utilizzo pratico per un appassionato. 

«Contrariamente a quanto succede nel Motorsport – prosegue – quando il marchio si legittima, i prodotti utilizzati a livello agonistico non sono gli stessi che vengono commercializzati per gli appassionati. Nel caso della bicicletta invece no. Il prodotto che noi forniamo al team è di serie e di produzione ed è quello che gli utenti possono comprare. Chiaramente se il team chiede qualcosa di più, siamo ben contenti di fornirlo e di passarlo il prima possibile alla produzione».

I meccanici collaborano con i loro feedback. Lui è Siemons Kobe, nelle Ardenne con Mario Ghyselinck
I meccanici collaborano con i loro feedback. Lui è Siemons Kobe, nelle Ardenne con Mario Ghyselinck

L’importanza dei feedback

Tra i benefici che si hanno nel supportare tecnicamente un team WorldTour ci sono sicuramente i feedback che i professionisti della bici e della brugola sono in grado di dare testando i materiali. 

«Mikey Von Kruiningen – prosegue De Gioannini – è il responsabile dei meccanici ed è contento e soddisfatto. Ci hanno detto che Caffélatex per loro è una garanzia per arrivare al traguardo. Metà del successo e dell’affidabilità deriva anche dallo strip per conversione tubeless. Non ci hanno segnalato problemi. Hanno iniziato a testare e utilizzare il Végétalex, per il momento non in corsa perché preferiscono testarlo ulteriormente. Ci sono stati commenti positivi».

Ci sono altri team che bussano alla porta? «Ad alcuni – prosegue – vendiamo sigillanti. Ovviamente non diciamo nulla perché hanno contratti con case di pneumatici e dovrebbero servirsi dei loro prodotti. E perché, non essendo loro partner tecnici, è bene mantenere rispettosamente l’anonimato. Per quanto riguarda i team ufficiali, l’unica squadra è Intermarché e siamo felici così, perché i feedback che ci offrono sono sufficienti per lo sviluppo dei prodotti».

Tubeless sulle ruote di tutti

Una delle svolte tecniche che sta coprendo a macchia d’olio il panorama dei pro’ è l’avvento dei tubeless per le bici da strada. Sulla bocca di tutti rimbalza questa parola in lungo e in largo. Cosa pensa De Gioannini di questo avvento tecnico, lui che è stato il precursore del primo lattice sintetico (Caffélatex) per uso ciclistico sul mercato?

«Il tubeless stradale per molti anni è stato in animazione sospesa – risponde – perché c’era la tecnologia, però non utilizzandolo a livello professionistico non ha mai preso piede. Gli appassionati tendono a copiare le scelte tecniche, giustamente, dei corridori di alto livello. L’altro limite era che correndo con sezione di pneumatici ridotti intorno ai 25 millimetri, effettivamente il tubeless non offriva vantaggi, a causa del ridotto volume d’aria. Non c’era un interesse a gonfiare a pressioni più basse. Ora che si utilizzano sempre di più gli pneumatici da 28 millimetri o anche di più a seconda del tipo di terreno e di gara, è chiaro che il tubeless ha molto di più da offrire sotto moltissimi aspetti. Oltretutto con i dati che sono usciti alla resistenza al rotolamento, il tubeless sembra offrire quello che una volta era ad appannaggio del tubolare».

Levante, la nuova ruota gravel made in Campagnolo

29.04.2022
3 min
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Campagnolo Levante è la nuova ruota gravel del marchio veneto, costruita senza compromessi per essere leggera e performante, durevole e sempre affidabile a prescindere dalle condizioni del terreno. C’è un cerchio in carbonio con una finitura mutuata dalle road Bora Ultra WTO. Il peso? Leggerissime, se consideriamo la categoria, con soli 1.485 grammi dichiarati e un prezzo di listino di 1.575 euro. Vediamo i dettagli principali.

Eleganti, ma con quel tocco race (@campagnolo)
Eleganti, ma con quel tocco race (@campagnolo)

Campagnolo e l’arte di fare le ruote

Le ruote Campagnolo sono un punto di riferimento in tutte le categorie, lo sono per stile e design, lo sono per la qualità dei materiali e per la tecnica costruttiva, ma anche in fatto di prestazione. Non sono da meno le nuove Levante, ruote sviluppate per il gravel che hanno il compito di mettere insieme performances e versatilità, qualità sempre più ricercate proprio in ambito gravel. Tecnicamente di tratta di un prodotto con un cerchio alto 30 millimetri 2Way-Fit, con una canale interno da 25, per una larghezza totale di 30,6, ovvero con un design moderno. Ci sono i mozzi in alluminio con il sistema cono-sfera (quello classico Campagnolo), con la ruota libera perfettamente compatibile con Ekar a 13 velocità, Shimano e Sram.

Il cerchio

Viene adottata la grafica laserata C-Lux, che oltre ad aumentare il valore estetico, ha l’obiettivo di implementare il concetto di longevità del prodotto. Questa tecnica non richiede l’impiego della verniciatura, fattore che aiuta a risparmiare peso. Possiamo anche definirla una grafica a specchio, la stessa utilizzata per le stradali WTO. Ma non finisce qui, perché la tecnica C-Lux offre dei vantaggi nell’abbinamento tra cerchio e pneumatico tubeless.

Il cerchio è full carbon H.U.L.C. Con fibra unidirezionale, acronimo di Hand Made Ultra Light Carbon. E’ una matrice composita esclusiva, con un peso specifico molto ridotto e al tempo stesso robusto. La stessa fibra limita l’impiego delle resine, a tutto vantaggio del peso finale.

Mini-hook, zero problemi per gli pneumatici

Lo stesso cerchio utilizza la soluzione mini-hook per l’ingaggio della gomma e corrisponde agli standard di sicurezza ETRTO. Significa che la ruota può sostenere i copertoncino con la camera d’aria e anche i tubeless, a prescindere da marchio e predisposizione. Il cerchio così costruito, si pone come un’interfaccia ottimale per gomme da 38, fino a 76 millimetri di sezione (da 1,5, fino a 3 pollici): un range davvero ampio, che rimanda ad uno scenario futuro della categoria gravel.

Campagnolo

All’Inferno con bici speciali: il nostro taccuino tecnico

18.04.2022
8 min
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Quest’anno, purtroppo non ci sono corridori italiani sul podio, ma la vittoria di Van Baarle porta una Pinarello sul gradino più alto, una bici diametralmente opposta a quella vittoriosa tra le donne. La Parigi-Roubaix, l’Inferno del Nord, è anche molta tecnica legata alle biciclette, ai componenti e alle scelte fatte dai team. Abbiamo fatto una selezione e ci sono anche delle curiosità molto interessanti.

La Roubaix di Pinarello

Una Dogma F per il vincitore, con pneumatici tubeless, manubrio full carbon integrato (il Most di Pinarello) e una sella Fizik che ad oggi non compare sul catalogo. Ha il design della Vento Argo (quella short nose) ed ha i rails in lega d’alluminio, ma non è una Vento Argo. Prima della partenza le biciclette esterne, erano di Rowe, Turner e proprio Van Baarle, quella di Ganna era al centro del tetto dell’ammiraglia. Un segno questo che va ad identificare il capitano/capitani designati dal team.

Tubolari e tubeless per la BikeExchange

Giant TCR Advanced SL per tutti i corridori del team australiano, con un paio di Propel (modello aero) sulle ammiraglie. Fin qui nulla di strano. Ma come ci aveva anticipato Fausto Oppici, meccanico del team, i corridori avevano libertà di scelta tra i tubeless e i tubolari. Le bici in effetti avevano tutte le medesime ruote Cadex con profilo da 42 millimetri, ma con predisposizione differente. Gli pneumatici erano palesemente Vittoria, ma con il logo ed il modello non visibili.

Sezioni differenziate Movistar

Solo Ivan Cortina ha utilizzato la CF SLX, mentre gli altri corridori hanno usato la Aeroad, diciamo lo stesso modello usato da MVDP (ma con allestimento differente). Curiosa la scelta riferita agli pneumatici, tutti tubeless Continental GP5000 S TR e montati sulle Zipp. I corridori del team iberico hanno usato un 28 anteriore, 30 oppure 32 per la ruota posteriore.

Le Cube di Kristoff e Pasqualon

La Cube Litening TE rimane davvero impattante in fatto estetico, aggressiva e muscolosa. Le immagini televisive spengono nettamente la livrea di frame e forcella, mentre “dal vivo” compare la trama del carbonio, sotto un trasparente blu lucido. Le scelte tecniche però, sono quelle che devono trovare menzione.

Andrea Pasqualon ha montato le ruote con profilo da 42 e tubeless da 32. Kristoff invece ha optato per due profili da 65, tubeless Continental da 25 con dicitura hookless. Il design è perfettamente identico a quelli standard TR. “Il range delle pressioni varia tra le 2,5 e 4,5 bar, in base alle preferenze del corridore e alla scelta tecnica della gomma”, queste le poche parole dello staff.

Due power meter sulle Cannondale EF

Una SuperSix Evo per tutti, con ruote Vision e doppio misuratore di potenza. Due power meter? Evidente il pedale SpeedPlay che integra il power meter sviluppato in collaborazione con Wahoo, ma le guarniture hanno lo spider P2M. I pedali potrebbero essere quelli dedicati al misuratore, ma senza il power meter al loro interno. Ottima la scelta, in termini di efficienza (oltre al colore anodizzato), quella di usare il braccetto del cambio posteriore con una sorta di aletta per evitare di far cadere la catena all’esterno del telaio.

Corima tubeless per le Wilier

Wilier Zero SLR per il Team Astana, con le ruote Corima e una scelta degli pneumatici tra tubolari e tubeless. I tubeless Vittoria Control da 30 millimetri di sezione, sulle ruote Corima non è una cosa scontata. Inoltre sulla bicicletta di Boaro compare una sella Prologo Proxim PAS, con rails TiRox, modello dedicato agli utilizzatori di e-bike. Il suo design è paragonabile a quello della Scratch M5, ma ha un’imbottitura maggiorata.

Cervélo con Vittoria Dugast

Van Aert e compagni erano equipaggiati, tutti, con i tubolari da 30 millimetri di sezione, montati sulle ruote Dura-Ace da 60 millimetri. La particolarità è negli pneumatici con il logo Dugast ben visibile. Se è vero che Dugast fa parte del gruppo Vittoria, è pur vero che la novità c’è, per un brand maggiormente conosciuto per le produzioni legate al ciclocross di altissima gamma. Tutti gli pneumatici Dugast sono fatti a mano.

Scott e Dare

Nessuno dei corridori del Team DSM, con bici Scott, ha utilizzato il mozzo Atmoz di Scoope Cycling, per quella che ci è parsa, prima di tutto, un’operazione di marketing. Lo strumento non è stato utilizzato neppure in ambito femminile. Gli atleti hanno utilizzato le ruote Shimano Dura Ace in versione tubolare. Dare è il marchio di biciclette del team norvegese UnoX, praticamente sconosciuto nell’Europa latina. Telai corti e molto compatti, muscolosi e voluminosi, considerando anche le taglie piuttosto grandi. Ruote DT Swiss ARC, quelle con mozzi 240 e tubeless Schwalbe Pro One.

Specialized

Gli atleti Bora-Hansgrohe e Total Energies hanno utilizzato le Specialized Roubaix S-Works, con ruote Roval e tubeless S-Works. Buona parte degli atleti aveva dei setting “comodi”, in particolare per l’avantreno (gli spessori sotto l’attacco manubrio sono l’elemento ammortizzante anteriore). Stem allungati e molti spessori tra attacco manubrio e cap del sistema ammortizzante in dotazione alla bicicletta. Jonas Koch (Bora) ha montato anche la GoPro.

Van der Poel: a Compiegne la sua Canyon per il pavé

17.04.2022
4 min
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«Comunque sia partirà bianca, ma non arriverà bianca e di sicuro sarà protagonista»: facciamo nostra la frase di un amico. Siamo alla partenza dell’edizione numero 119 della Parigi-Roubaix e il turbinio di emozioni è incredibile. Prima della presentazione ufficiale dei corridori abbiamo documentato qualche dettaglio della bicicletta di uno dei possibili protagonisti. Ecco la Canyon CFR Aeroad di Matthieu Van der Poel.

Roubaix 2022, la bici di MVDP
Roubaix 2022, la bici di MVDP

VdP e la sua Canyon CFR

Il telaio e la forcella corrispondono al modello normalmente utilizzato dal corridore olandese, nella versione CFR. E’ una Aeroad e Van der Poel utilizza il cockpit integrato full carbon. Il kit e il setting, nella loro completezza, sono gli stessi che MVDP utilizza per le gare “normali”.

Pacchetto Dura Ace

La trasmissione è Shimano Dura-Ace a 12 velocità (11/30), con doppio plateau anteriore (54/40). C’è l’ultima versione del power meter Shimano, le pedivelle da 172,5 e proprio l’intera guarnitura corrisponde al modello abbinato al sistema a 12 rapporti. Dietro il deragliatore non è previsto nessun chain catcher. Il reparto delle ruote è composto dal binomio C50 tubeless version e pneumatici Vittoria Corsa Control Graphene 2.0 con la sezione da 30 millimetri. Il diametro dei dischi è da 140 millimetri, per anteriore e posteriore.

Due curiosità

Per qualche minuto i tecnici/ingegneri di Shimano hanno affiancato lo staff del Team Alpecin-Fenix. Hanno misurato la distanza delle leve e dei pulsanti, rispetto al punto di appoggio (basso) delle mani.

«Cerchiamo di fare una media della distanza utilizzata dai corridori, tra leve e manubrio – le parole di un ingegnere Shimano – sono dati che vengono immagazzinati e sempre utili. Non è solo il cambio, qui c’è anche la parte idraulica dell’impianto frenante».

La seconda curiosità è la bomboletta CO2, con cap già inserito e pronto all’uso, posizionata a lato del portaborraccia (Elite in alluminio, non in carbonio) del tubo obliquo.

«Mathieu ha disponibile questa bomboletta nel caso voglia aggiustare direttamente la pressione delle gomme, magari dopo i primi tratti di pavé e dopo che ha preso il giusto feeling con i primi tratti di pietre. Il gonfiaggio iniziale è previsto al di sotto delle 4 bar”. Questa la battuta di un membro dello staff.

Nastro classico

Non ci sono doppie nastrature del manubrio, una scelta comune a tanti atleti del ciclismo attuale. Il nastro è Selle Italia, ruvido e morbido, ma standard. Selle Italia anche per la sella, modello Flite Boost Superflow con rail in carbonio e livrea personalizzata.

Schwalbe Pro One Spartacus Edition

14.04.2022
4 min
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Schwalbe celebra Fabian Cancellara con uno pneumatico di alta gamma a lui dedicato, il modello Pro One con la sezione da 28, in versione TLE (tubeless). Tutto bianco, elegante e iconico, con i colori che simboleggiano le tante vittorie di prestigio che hanno segnato la carriera dell’immenso campione svizzero.

Questo pneumatico Limited Edition sarà prodotto in soli 2.000 pezzi
Questo pneumatico Limited Edition sarà prodotto in soli 2.000 pezzi

Uno Schwalbe Pro One per Cancellara

Le caratteristiche tecniche di questo copertoncino rimangono le stesse della versione tradizionale. Lo Schwalbe Pro One Spartacus Limited Edition verrà prodotto in soli 2.000 pezzi, nella sola versione TLE (tubeless) e con la larghezza di 28 millimetri. Si tratta di una copertura di alta gamma, ovvero una tipologia di gomma race oriented, che utilizza una mescola Addix Race e una carcassa SuperRace Souplesse di ultima generazione.

E’ costruita grazie alla tecnologia Turn-Up, che oltre ad avvolgere completamente il tallone, offre un comfort ottimale e una elevata capacità di smorzamento e adattamento. Lo pneumatico integra il tessuto V-Guard, una sorta di bandella protettiva inserita nella parte centrale tra il battistrada e la struttura portante. La mescola è del tipo Addix Race, il massimo disponibile in termini di qualità e performances. Non cambia il design, per un tubeless direzionale con dei piccoli intagli sui bordi che vanno a formare come delle frecce che si alternano.

Colori che richiamano le vittorie

Uno pneumatico tutto bianco, quasi cangiante, non passa inosservato. Gli unici inserti con una cromìa diversa riguardano le scritte e quella sorta di livrea che richiama le vittorie di Fabian Cancellara e la nazionalità rosso-crociata del corridore.

Due volte campione olimpico e 4 campionati del mondo, tutti a cronometro. Tre Parigi-Roubaix e altrettanti Giri delle Fiandre e 29 giorni in maglia gialla al Tour. Nel complesso questo Schwalbe Spartacus Limited Edition ricorda da vicino la maglia iridata, i cerchi olimpici e richiama i colori tipici delle competizioni vinte da Cancellara, considerato uno dei Leoni delle Fiandre. Questa edizione limitata ha un prezzo di listino di 72,90 euro e sarà venduta solamente tramite il sito ufficiale di Cancellara.

L’onore di provarlo

Descrivere i feedback di uno pneumatico del genere è qualcosa che passa in secondo piano, perché lo Schwalbe Pro One dedicato a Fabian Cancellara è un prodotto dedicato ai collezionisti. Tuttavia un peccato lasciarlo in cantina: che bello poterlo usare e sfoggiare, perché al di là di tutto, uno pneumatico bianco viene guardato e osservato.

Tecnicamente si tratta di una gomma da gara, tubeless, senza se e senza ma, che in questa misura da 28 deve trovare una corretta gestione delle pressioni di esercizio. Ha una versatilità eccellente, perché si adatta facilmente alle diverse condizioni meteorologiche e non ha paura delle temperature basse, al contrario di molti top di gamma. Se gonfiato nel modo giusto, mantiene una scorrevolezza ottimale ed è capace di smorzare a dovere anche le vibrazioni che arrivano dai terreni imperfetti, o addirittura senza asfalto.

Schwalbe