Anche Antonio Nibali se ne va. Con una valigia di ricordi

22.12.2023
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Le prestazioni al Tour de Kyushu non sono bastate ad Antonio Nibali per trovare un contratto per la prossima stagione. La sua storia di ciclista professionista si chiude qui, almeno con un risultato prestigioso come un secondo posto. Avrebbe scelto un epilogo diverso, avrebbe voluto essere padrone del proprio destino, ma la realtà ha deciso altrimenti.

Si sente dalla sua voce che la decisione non è stata semplice e gli strascichi dilaniano ancora il suo animo. «Non è facile lasciare questo mondo, anche se è evidente che è in atto un cambiamento enorme, è come se questo stia diventando un altro sport, per corridori sempre più giovani. Io mi ci ritrovavo sempre meno, ma questo non significa che lascerò le due ruote perché quando hai nel sangue questa passione non ti lascia più».

Gli ultimi due anni all’Astana sono stati difficili, in un team in profonda trasformazione
Gli ultimi due anni all’Astana sono stati difficili, in un team in profonda trasformazione
Una passione che ti è arrivata da dove?

Mio padre ha molto influenzato sia me che Vincenzo, insegnandoci soprattutto che ciclismo equivale a sacrificio. Quando ho iniziato nel “mondo dei grandi” era il 2014, ma già si andava forte, era già un ciclismo moderno e in evoluzione. Poi dopo il covid le cose hanno preso un’altra piega, si è andati sempre più veloce, è diventato come un frullatore dove i team cercano corridori sempre più giovani. E’ un’attività che richiede sempre di più e temo che questo avrà ripercussioni sulla durata delle carriere.

La tua carriera quanto è stata toccata dalla vicinanza di Vincenzo e delle sue vittorie?

Noi abbiamo fatto parte di una generazione diversa da quella odierna, dove ti veniva dato il tempo di maturare. Io ho vissuto da vicino la sua evoluzione, le sue vittorie come le sue sconfitte le ho sentite sulla mia pelle. Abbiamo vissuto insieme ritiri e quei sacrifici di cui parlavo prima. Anche nel finale, quando però la spinta cominciava a venire meno anche perché vedeva e vedevo che all’Astana le cose stavano cambiando e si prediligeva un’altra strada.

Antonio e Vincenzo Nibali hanno corso insieme dal 2017 al 2022, condividendo tanti momenti unici
Antonio e Vincenzo Nibali hanno corso insieme dal 2017 al 2022, condividendo tanti momenti unici
Tu nel 2021 hai lasciato la Trek Segafredo per seguirlo all’Astana. Quel momento ha rappresentato un po’ una svolta nella tua carriera: la Trek era disposta a tenerti anche senza Vincenzo. Ti sei mai pentito?

Non posso negare di averci pensato spesso in questi mesi. Non era una decisione facile: la Trek mi offriva un altro anno a stipendio ribassato, dall’altra parte c’era un contratto biennale e soprattutto vedevo nel team la voglia d’investire anche su di me. Certo, a cose fatte non so se prenderei la stessa decisione.

Non hai l’impressione che quella sia stata una “sliding door”, quella decisione che segna la tua vita?

Sicuramente, ma che cosa sarebbe successo se avessi deciso altrimenti? Non possiamo saperlo. In quel momento sembrava una scelta matura, in un team con persone con cui Vincenzo aveva già convissuto e vinto. Invece era una realtà che si stava evolvendo. Non è un caso se Martinelli al ritiro non c’era, l’Astana sta spostando il suo baricentro non solo dal punto di vista tecnico, non puntando più alle classifiche delle corse a tappe, ma anche oserei dire geopolitico, identificandosi sempre più in Vinokourov e nel suo Paese.

Il braccio in alto per festeggiare la vittoria di Vincenzo al Giro di Sicilia 2021
Il braccio in alto per festeggiare la vittoria di Vincenzo al Giro di Sicilia 2021
Quando pensi ai momenti belli sono più personali o legati alle vittorie di Vincenzo?

Sono tanti nel complesso, posso dire che in questi 9 anni ho vissuto tante emozioni. I Giri e le Vuelta con lui, lavorando per lui. Una cosa che mi è dispiaciuta e pesata molto nell’ultimo anno della sua carriera è stata il fatto che siamo stati divisi l’ultimo anno, facevamo attività diversa.

Qual è stato l’ambiente migliore dove ti sei trovato?

Ricordo con nostalgia gli anni alla Bahrain, soprattutto i primi due dove si vinceva e ci si divertiva insieme, era un agglomerato di grandi sensazioni. Già nel terzo le cose erano un po’ cambiate, ma vissi con grande partecipazione il Giro di Vincenzo contro Carapaz e Roglic, tirando per lui, condividendo ogni pensiero. Anche alla Trek comunque abbiamo vissuto due annate belle e in un bell’ambiente, molto competitivo e dove c’era voglia di faticare ed emergere.

L’unica vittoria da pro’ è arrivata al Giro d’Austria 2018, staccando tutti gli avversari (foto GDS)
L’unica vittoria da pro’ è arrivata al Giro d’Austria 2018, staccando tutti gli avversari (foto GDS)
Se pensi alla tua carriera quali sono i momenti più belli?

Sicuramente la mia vittoria nella tappa del Giro d’Austria nel 2018. Era una gara di livello, una 2.1, poi la ottenni con le mie forze, andando in fuga e contenendo il ritorno degli avversari. Poi ci sono stati tanti buoni risultati, tanti piazzamenti nei primi 10 in gare del calendario italiano e non solo e aver chiuso con un secondo posto in Giappone rappresenta comunque un bel modo per lasciare.

Vivere una carriera all’ombra di un mito come tuo fratello non è semplice, ma è anche una via preferenziale per capire quel che ha vissuto…

Non è facile raccontarlo a parole. Si sarebbe portati a pensare alle sue vittorie, ma quando a vivere quest’attività è il sangue del tuo sangue è diverso. Io penso a quando si è rotto la vertebra al Tour, a quei giorni così duri, spaventosi, dove convivevi con la paura per il suo futuro, non solo quello legato alla bici. Dove le incognite attanagliavano le nostre notti. Ci sono stati anche i momenti belli, ad esempio la sua vittoria alla Sanremo che pochi si aspettavano. Sì, posso dire di essere stato testimone diretto e protagonista di una grande storia, ma anch’io ho avuto la mia parte importante e i miei momenti.

Gli inizi di Antonio tra i pro’, alla Nippo Vini Fantini nel 2015-16
Gli inizi di Antonio tra i pro’, alla Nippo Vini Fantini nel 2015-16
Ed ora?

Ora attendo che si concretizzi un progetto importante, nelle Marche, con ragazzi che vogliono investire nel ciclismo e che mi hanno proposto idee che mi piacciono molto. E’ ancora presto per parlarne ma quel che è certo è che mi vedrete ancora in giro…

Due mesi per far nascere la Lidl-Trek: parla Guercilena

05.07.2023
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Ad aprile è diventato ufficiale e a quel punto hanno avuto due mesi per trasformare tutto in Lidl-Trek. Guercilena racconta, le tessere vanno a posto. Come succede che si possa cambiare il primo nome il primo luglio, con tutte le conseguenze che questo comporta? Le nuove maglie da disegnare e realizzare. L’abbigliamento da riposo. Le ammiraglie, i furgoni e il pullman da riverniciare. Non sono riusciti a mettere mano solo sulle bici, che hanno colori nuovi al Tour e avranno una grafica dedicata dal prossimo anno. Le ragazze sono passate alle Trek rosse, lasciando l’azzurro alle spalle.

«Grazie all’aiuto di Segafredo – racconta il team manager milanese – abbiamo fatto in modo ottimale sei stagioni e mezza, avendo a disposizione le risorse che ci hanno consentito di raggiungere determinati risultati. Però c’era anche il desiderio di crescere, di metterci in gioco a un livello più alto, con la possibilità di continuare a lavorare con i giovani che abbiamo cresciuto e che finalmente sono arrivati a ottenere dei risultati concreti. Per investire nuovamente su di loro e rinforzare la squadra, serviva un cambio di strategia. E così, in comune accordo con la stessa Segafredo, abbiamo cominciato a valutare eventuali opzioni e fortunatamente siamo arrivati a Lidl».

Il bollo giallo di Lidl e la banda rossa di Trek: nato un nuovo colosso WorldTour
Il bollo giallo di Lidl e la banda rossa di Trek: nato un nuovo colosso WorldTour
Quando è venuto fuori il contatto con Lidl?

Già dall’inverno scorso c’era stato un abboccamento, poi gradualmente le cose sono proseguite e c’è stato il desiderio comune di partire già a luglio per ovvie ragioni. Quindi abbiamo fatto il possibile per riuscirci.

Quanto lavoro è stato necessario per fare tutto nei tempi?

Un lavoro enorme. Già alla fine dell’anno avevamo cambiato anche la marca di vetture, quindi abbiamo passato tutto l’inverno a disegnarle con il marchio Segafredo. Invece a maggio, dopo il Giro, le abbiamo rimandate tutte indietro per mettere i colori di Lidl-Trek. E’ stato un lavoro veramente complicato, avendo solo due mesi e quasi quattro attività in contemporanea. Che poi non si trattava solo della squadra…

La presentazione della nuova maglia è avvenuta in un negozio Lidl di Bilbao prima del Tour (foto Lidl-Trek)
La presentazione della nuova maglia è avvenuta in un negozio Lidl di Bilbao prima del Tour (foto Lidl-Trek)
Cioè?

Come sempre, per quanto ci sia l’interesse comune e per quanto tra grandi aziende abbiano trovato l’accordo, ci sono sempre i tempi tecnici della negoziazione che fanno dilatare tutto. Però eravamo consapevoli delle regole del gioco ed è stato importante da manager evitare di andare nel panico e nella confusione. Siamo stati realisti, abbiamo fissato un punto di arrivo raggiungibile e il resto, almeno per ora, lo abbiamo lasciato stare. Il solo modo per non fare brutta figura.

Lidl era già stato sulle maglie della Quick Step.

L’unica cosa che sappiamo del loro accordo è che era vincolato a Lidl Belgio, mentre noi abbiamo fatto l’accordo con Lidl International. La persona che prima era a capo della filiale belga ora è il Ceo di Lidl International. Si chiama Kenneth McGrath, ha corso e suo padre aveva un negozio di bici. C’è una sorta di fil rouge con il ciclismo, insomma…

Simmons a stelle e strisce: Lidl vorrà espandersi anche negli USA?
Simmons a stelle e strisce: Lidl vorrà espandersi anche negli USA?
Con Segafredo vi siete lasciati bene?

Sì, perché sono convinto che abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Da italiano penso che al dottor Zanetti dobbiamo solo dire grazie, perché alla fine è stato l’unico che ci ha creduto e ha voluto mettere per sei anni e mezzo quattrini veri all’interno del team. Ha messo in atto una campagna di marketing che gli ha portato sicuramente visibilità mondiale in Asia, nel Pacifico, in Italia, Europa e chiaramente in America, per cui il marchio l’abbiamo sicuramente più che onorato.

Perché smettere?

Credo che dopo sei anni e mezzo si chiudano i cicli, come è successo per altri grandi nomi, come Fassa Bortolo. Ci hanno informato che avrebbero voluto valutare anche altre possibilità, però il rapporto è rimasto di grandissima amicizia. Credo che il dottor Zanetti possa spiegare a tanti imprenditori il vantaggio di aver sponsorizzato il ciclismo, perché alla fine, a prescindere dalle scelte di marketing, credo che abbia vissuto il beneficio sia con la squadra maschile sia soprattutto con la femminile, con cui abbiamo vinto parecchio e che ha dato lustro al marchio.

Anche le ammiraglie hanno dovuto cambiare look e colori
Anche le ammiraglie hanno dovuto cambiare look e colori
C’è mai stata la reale possibilità che diventasse una squadra italiana con Segafredo come primo nome?

All’inizio un po’ ne avevamo discusso. Nel 2016, l’unico budget realmente fuori misura era quello di Sky, ma nell’arco di 2-3 anni le squadre con budget elevatissimi sono diventate 3-4-5, per cui il fatto di essere o non essere primo nome dipende anche dai numeri e da quanto un’azienda può davvero investire. Il vero limite è stato quello e come l’abbiamo vissuto noi, ora lo stanno vivendo anche altri. Il ciclismo professionistico WorldTour sta diventando veramente dispendioso, quindi il target di azienda che può investire determinati soldi è ovviamente molto diverso. Questo ovviamente se non parliamo di Stati nazionali…

Il nuovo budget vi permetterà di tenere i giovani e anche di fare mercato?

Per essere realistici sul budget bisognerà aspettare fine anno e i report UCI per il 2024, quando sapremo in quale quarto di ranking andremo a collocarci. L’obiettivo è tenere i ragazzi che abbiamo e investire su qualche altro atleta (pare sicuro ormai l’arrivo di Jonathhan Milan, ndr), consapevoli che le 4-5 star hanno contratti lunghissimi. Questo però non ci fa demordere, perché sappiamo che il ciclismo vive di cicli e se si lavora bene, poi si riesce a ottenere i risultati che si vogliono.

Longo Borghini ha vinto i due tricolori con la maglia Trek-Segafredo e una tappa al Giro con la nuova maglia
Longo Borghini ha vinto i due tricolori con la maglia Trek-Segafredo e una tappa al Giro con la nuova maglia
La presenza del team femminile ha giocato un ruolo importante?

E’ stata uno dei must per definire dove avrebbero investito. L’atleta donna interessa moltissimo, visto che uno degli obiettivi di Lidl sono il cibo fresco e la nutrizione corretta. Sappiamo che l’atleta donna è ancora più attenta rispetto agli uomini e di conseguenza la squadra femminile era assolutamente necessaria, oltre ovviamente agli aspetti giovanili.

Farete un Devo Team?

Ci sarà un Devo Team maschile dal 2024 e valuteremo se averne uno femminile dal 2025, in base alla possibilità di avere un numero di atleti validi. Inizialmente per gli U23 avevo valutato di appoggiarci a una squadra continental italiana che già esiste, ma bisognerà capire se lo sponsor vorrà tenerla in Italia oppure all’estero. Parlavo con un amico e dicevo che se adesso tutte le WorldTour fanno i devo team, i migliori spariranno dalla circolazione. Ma questi sono tutti ragionamenti da approfondire, al momento la testa è soprattutto sul Tour.

La valigia di Ciccone: computer, cuscino e tanti sogni

28.06.2023
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Che cosa c’è nella valigia di Giulio Ciccone, che ieri sera è partito per Bilbao e il terzo Tour della carriera? Per l’abruzzese fresco sposo e per i compagni della ex Trek-Segafredo, nella valigia c’è sicuramente un grande spazio vuoto. Le nuove maglie della Lidl-Trek hanno infatti viaggiato a bordo di un furgone, guidato da Stefano Devicenzi, del marketing Santini. Oggi è il giorno della presentazione ufficiale, che si svolgerà in un negozio Lidl di Bilbao.

«Conoscendo la mia paura per il volo – scherza Ciccone – ci sarei andato anche io in macchina fino ai Paesi Baschi. Comunque ormai si parte. Mi sono ripreso dal caldo del campionato italiano e da tutta la settimana. Sposarsi è stato bellissimo e anche un bell’impegno…».

Giulio e Annabruna si sono sposati il 21 giugno, quattro giorni prima del campionato italiano (foto Facebook)
Giulio e Annabruna si sono sposati il 21 giugno, quattro giorni prima del campionato italiano (foto Facebook)
Che cosa non manca mai dalla valigia di Ciccone che parte per il Tour?

Come detto, il momento è un po’ particolare. Arriva il nuovo sponsor, quindi dobbiamo avere praticamente tutto. In realtà, non siamo i soli. Per tanti ci sono divise che cambiano colore, ormai il Tour è il momento dell’anno in cui ti ritrovi un’altra valigia con tutte le divise nuove. Per cui riceveremo presto tutto il kit da gara.

Cos’altro c’è nella valigia?

Il mio cuscino c’è sempre e anche il tappetino per fare stretching. E’ un cuscino in “memory”, lo uso tutti i giorni a casa e quando vado via, lo porto con me, per dormire sempre comodo. Penso che anche al Tour cambieremo i materassi ogni giorno, per cui almeno il sonno è al sicuro (ride, ndr).

Hai parlato del tappetino per fare stretching, si riesce a farlo ogni giorno?

Porto il tappetino, la pallina e il rullo, in modo da fare tutti gli esercizi. Capitano delle giornate in cui hai gli orari super tirati, sia dopo la tappa che la mattina prima del via. In quei giorni non riesci a fare niente di più. Però su 21 tappe, ce ne sono 15-16 in cui riesco a fare stretching.

Ai tricolori di Comano, ha protetto la fuga di Baroncini
Ai tricolori di Comano, ha protetto la fuga di Baroncini
Per il resto cosa c’è in valigia?

Cose normalissime, abbigliamento da riposo e anche un completo non ufficiale per l’ultima sera a Parigi. Quello non può mancare.

Computer per vedere film?

Lo porto, ma non ho una serie che sto seguendo. Apro Netflix e scelgo quello che di volta in volta mi ispira. Ho iniziato a guardare la serie del Tour, credo di averne visti solo due episodi, dico la verità, poi ho smesso. Non perché non mi piacesse, ma solo perché sono iniziati i preparativi del matrimonio e mille altre cose, quindi non ho avuto più tempo.

Nella valigia hai messo anche dei buoni propositi?

La vittoria di tappa rimane sempre la ciliegina che mi manca. Sarebbe il proposito migliore. Poi c’è la maglia a pois, ma andrebbe bene anche… solo vincere una tappa, perché al Tour la concorrenza per la maglia a pois è altissima, per cui bisogna programmare dove prenderla, come difenderla. Non ho ancora studiato le tappe, il grosso si vedrà giorno per giorno. A prima vista non ce n’è una in particolare su cui ho puntato l’attenzione…

Al via dei campionati italiani, due chiacchiere fra il cittì Bennati e Ciccone
Al via dei campionati italiani, due chiacchiere fra il cittì Bennati e Ciccone
Volendo sognare in grande, la prima tappa ha 3.000 metri di dislivello e assegna la maglia gialla.

Sicuramente è dura. Dovrebbe arrivare un gruppettino ristretto, ma non mi va di espormi e dire cose esagerate (sorride, ndr).

Arrivi al Tour con la forma che volevi?

Parto con una buona condizione, che però può ancora migliorare. Ci arrivo bene, ho dei bei margini nell’immediato e ancora degli anni buoni per fare grandi cose. Quest’anno abbiamo iniziato bene, siamo sulla strada giusta. Ho cambiato il modo di allenarmi, sia per qualità che per quantità. Sostanzialmente faccio molta più fatica, mi alleno di più. Ma non ho modificato solo la preparazione fisica, abbiamo messo mano anche nell’alimentazione. E’ tutto diverso.

Quale il ricordo più bello del matrimonio che ti porti in Francia, a parte la fede?

Sicuramente l’attesa, perché la sposina si è fatta aspettare più di mezz’ora, poi lo stupore quando l’ho vista entrare in chiesa.

Ciccone ha dovuto saltare il Giro per Covid, ma nel 2023 ha vinto alla Valenciana, al Catalunya e al Delfinato (nella foto)
Ciccone ha dovuto saltare il Giro per Covid, ma nel 2023 ha vinto alla Valenciana, al Catalunya e al Delfinato (nella foto)
Che cosa dice adesso Annabruna, visto che le toccherà aspettarti per le prossime tre settimane?

Sa da un pezzo che lavoro e che vita faccio, conosce il mio programma ed è felice. E poi mi raggiungerà per il giorno di riposo.

Perché ti sei sposato a giugno e non a novembre o dicembre come fanno di solito i corridori?

Perché novembre per me è il mese più brutto dell’anno. Fa freddo, il cielo è grigio e brutto, mi mette tristezza. Invece io mi volevo sposare in un mese bello, felice, col sole, l’allegria e il mare meraviglioso. In realtà, il programma originale prevedeva che facessi il Giro e poi avrei staccato per preparare la Vuelta, quindi c’era tutto il tempo per il matrimonio. Invece il Giro non l’ho fatto e sono saltati fuori il Tour e prima il Delfinato e l’italiano. Insomma, ho avuto una piccola deviazione di percorso, ma niente che non abbia potuto gestire.

Comano Terme, regno di Longo Borghini. Il bis è servito

25.06.2023
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COMANO TERME – «Quando ho visto l’ultimo chilometro, ho detto: “Adesso le secco!”. Penso sempre che se non sei convinto di vincere una corsa – dice tutto d’un fiato Elisa Longo Borghini – è meglio che non parti. E soprattutto se non sei convinto all’ultimo chilometro, è meglio che neanche fai la volata».

Tre, il numero perfetto

Le sei del pomeriggio, tre giorni dopo la vittoria nella prova a cronometro. Il campionato italiano delle donne si è concluso da mezz’ora e adesso Elisa trova il tempo per fermarsi e raccontare. Per la piemontese è il poker delle doppiette crono più strada. La corsa è stata da mal di testa, con una serie di scatti a vuoto senza lucidità apparente, che invece stavano attuando il sottile piano delle tre ragazze della Trek-Segafredo.

Yaya Sanguineti si è presa il gruppo sulle spalle e ha messo nel mirino la fuga del mattino. Gaia Realini si è sfinita di attacchi, giocando la sua carta, ma anche preparando il terreno per la Longo. E poi Elisa, in questa nuova dimensione da killer, è andata verso la volata con una lucidità impressionante.

«Ieri ho riguardato la volata di Velasco – racconta la piemontese – e mi sono detta che per vincere una volata con la Persico avrei dovuto fare qualcosa di simile. L’ho guardata più volte. L’ho analizzata. E ho provato a rifarla uguale. Non mi è venuta benissimo, perché lui ha vinto nettamente, mentre io sono arrivata letteralmente testa a testa con Silvia, ma è andata bene così».

L’aiuto di Jacopo

Il dopo corsa è stato un susseguirsi di emozioni. Mentre Elisa si stava cambiando, è arrivato di corsa Jacopo Mosca. Sudato perso, ha confermato che la compagna aveva già battezzato il finale in volata, mentre lui era convinto che avrebbe attaccato in discesa. 

«Prima nelle volate – racconta Elisa – partivo sconfitta e invece adesso a livello tecnico sono migliorata tanto. Devo molto a Jacopo perché mi ha fatta giocare in allenamento. Sembra sciocco, ma le volate ai cartelli dei paesi, le stesse che di solito fanno gli esordienti, aiutano molto. Conta molto la tecnica e come prendi la volata, in quale posizione sei. Lui ha fatto tanto e lo ringrazio anche per questo». 

Sul palco, attorniata dai genitori, dal fratello Paolo e i suoi figli, Elisa ha ringraziato per la famiglia, per i nipoti che l’hanno tenuta allegra durante la complicata primavera. E ha ringraziato per la sua stessa vita, con un sorriso che era un inno alla gioia. Commovente, lo ammettiamo.

Jacopo Mosca è diventato un grande motivatore per Elisa Longo Borghini, oltre che maestro di volate
Jacopo Mosca è diventato un grande motivatore per Elisa Longo Borghini, oltre che maestro di volate
Però Silvia Persico sulla carta era più veloce…

E’ una ragazza molto forte da non sottovalutare mai. Ha sette vite come i gatti e devo sempre anticiparla. L’ho già visto al Fiandre (Elisa è arrivata terza e Persico quarta, ndr) e mi è andata bene anche stavolta. Ogni tanto mi va bene.

Gaia Realini ha fatto un lavoro pazzesco.

Oggi avevo una squadra numericamente piccola, ma con un grande cuore. Ilaria e Gaia mi hanno supportata benissimo. Volevamo fare forte il penultimo giro, per attaccare. Sono andata via in un primo momento con Cavalli e poi ho detto a Gaia di giocarsi le sue carte. L’ho vista molto forte e per come sta andando in questa stagione, si meritava anche la maglia tricolore.

Di solito quando una squadra ha due leader c’è sempre il rischio di gelosie: cosa c’è alla base della vostra intesa?

Alla base di tutto c’è sincerità. Entrambe sappiamo quali sono le nostre caratteristiche. Io so che Gaia è un’ottima scalatrice e lei sa che può contare su di me per tutto il resto (sorride, ndr). Le opportunità per Gaia saranno tante e spero di essere un’ottima spalla per lei anche in futuro. E lei sa benissimo che quando io punto a qualcosa, lei è pronta per aiutarmi. E’ un bel rapporto, costruito durante questa stagione, nei vari ritiri che abbiamo fatto, anche in altura. Gaia sa che può contare su di me e io so che posso contare su di lei.

Gaia è andata via da sola, ma Persico l’ha messa nel mirino.

Nel momento in cui l’abbiamo ripresa, io ho provato a stancare un po’ Silvia e a sfruttare il lavoro di Marta Cavalli. E poi ho detto nuovamente a Gaia di tirare dritto. Non so perché, ma ogni tanto ti senti di vincere. E io oggi me lo sentivo che avrei vinto.

Era così chiaro che non fosse un percorso per arrivare da sole?

Ieri si era visto che questa salita fa la differenza, ma gli scalatori forti rimangono sempre insieme. C’è un tratto duro, che io avevo definito “dal cartello sesto fino alla casa” (ride, ndr), che poi diventa molto pedalabile e quindi aiuta a rientrare o comunque a tirare il fiato. Un corridore da solo poteva arrivare, ma doveva fare una grossa differenza e dietro dovevano proprio essere morte. L’ho sperato quando Gaia era davanti, ma l’hanno ripresa. E quindi nella mia testa ha preso forma lo scenario della volata.

Elisa Longo Borghini è molto legata ai nipoti: «Mi hanno tenuta allegra quando le cose non andavano troppo bene»
Elisa è molto legata ai nipoti: «Mi hanno tenuta allegra quando le cose non andavano troppo bene»
Undici maglie tricolori, quale può essere ora l’obiettivo dei sogni?

A me la bicicletta piace, mi rende felice. Ogni gara è un’opportunità per vincere e io poi sono un’agonista dentro, mi piace vincere anche quando gioco a scacchi. Oppure devo far vincere la mia squadra. E’ qualcosa con cui nasci, per cui il mio sogno è la maglia iridata. Non so se lo raggiungerò mai, magari sarò d’aiuto per farlo raggiungere a una mia compagna. Sarebbe già tanto, ma siccome è già successo, non sarebbe male se una volta la vincessi io.

La nuova maglia tricolore ora andrà al Giro, poi al Tour, ma con un nuovo sponsor.

Voglio onorare il Giro al meglio e poi porterò la maglia al Tour. E’ l’ultima maglia tricolore per Segafredo, che ringrazio per averci sostenuto così tanti anni, ed è la prima per Lidl. Sarà emozionante partire per queste due corse con il tricolore, perché i campioni nazionali sono sempre guardati, a volte è anche imbarazzante, ma è bello per me portare la bandiera della mia Nazione sulle spalle.

Il mazzo di fiori sulla Trek Emonda di Longo Borghini: è tempo per i festeggiamenti
Il mazzo di fiori sulla Trek Emonda di Longo Borghini: è tempo per i festeggiamenti

I fiori sulla bici rallegrano la stanza. I nipoti la aspettano fuori. Jacopo Mosca ha seguito sorridente le interviste, mandando via l’amarezza per la mancata convocazione al Tour. E’ la serata perfetta, peccato solo che – in barba alla sbandierata parità fra donne e uomini – tanti giornalisti siano andati via dopo la gara dei professionisti. Elisa dice che per il caldo ora andrebbe a buttarsi nel fiume del suo paese. Un po’ di venticello concede tregua ai passanti. Lei sparisce, a noi non resta che scrivere.

Baroncini, tanta rabbia e un fiume di lacrime

24.06.2023
5 min
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COMANO TERME – Una foratura a 3,8 chilometri dall’arrivo. La fine di un sogno tricolore che ha un sapore amaro condito da tanta rabbia e lacrime. Filippo Baroncini quest’oggi era indubbiamente tra i favoriti e durante la corsa ha dimostrato di volere questa maglia ai meno 45 chilometri dall’arrivo, quando è uscito dal gruppo insieme a Matteo Sobrero e a Matteo Trentin. Dopo un inseguimento concitato, il finale era apparecchiato per un arrivo in volata ristretto tra i magnifici sette di quest’oggi. 

Sull’arrivo però Filippo ha tagliato la linea del traguardo con la ruota alzata dalla rabbia e un urlo che di liberatorio aveva ben poco. Un centinaio di metri dopo ha scaraventato la bici a terra ed è scoppiato in lacrime con le mani sul viso

Filo Fans Club

Sul percorso una curva faceva più rumore di tutte, era quella del Fans Club di Filippo Baroncini. Direttamente dalla Romagna, in particolare da Massa Lombarda la sua città natale, sono arrivati decine di sostenitori per lui. Piadine, salsiccia e il motore di una motosega ad animare la quiete di Comano Terme addobbato a festa per questi campionati italiani.

Gli stessi volti che hanno accompagnato l’ex campione del mondo U23 per 227 chilometri erano dopo l’arrivo a consolarlo di fronte al suo hotel. Le lacrime di Baroncini però non si sono mai fermate. Per un’ora la delusione era troppo forte per prendere la macchina ed avviarsi verso la sua Romagna. Nemmeno la forza di mangiare una fetta di pizza, regalata dopo un morso alla fidanzata.

Dagli occhi del papà

Quando siamo arrivati al camper della Trek-Segafredo l’ira di Filippo non si era ancora placata. Le imprecazioni avevano gli stessi decibel di quella motosega che lo aveva accompagnato per nove giri sul circuito. Ancora una volta le lacrime sul volto, questa volta seduto sull’erba con lo sguardo rivolto verso il Fiume Sarca sottostante. A consolarlo c’era Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step. «Lo capisco – dice – non è un mio corridore, ma lo capisco. Io ho corso e posso immaginare come si possa sentire in questo momento». Per infondergli un po’ di speranza e consolazione prima di andare via si è voltato urlandogli: «Stai tranquillo che lo vincerai un italiano, ora vai a farti la doccia!».

A porgergli una spalla su cui piangere oltre alla sua ragazza, c’era papà Carlo Baroncini: «Dispiace tanto. Filippo è così arrabbiato e deluso perché ci credeva molto. Se la poteva giocare, stava bene. Se avesse forato a cinque chilometri sarebbe potuto rientrare, ma così non c’era niente da fare. Non ricordo delusioni di questo tipo. Posso dire che di solito sbollisce in fretta e non sta tanto a rimuginare. Questa volta però la sfortuna lo ha colpito ancora».

Per Filippo la giornata di oggi è stata una dimostrazione dell’ottima condizione
Per Filippo la giornata di oggi è stata una dimostrazione dell’ottima condizione

La sfortuna di Filippo

Filippo ha un conto in sospeso con la fortuna. Dopo il passaggio tra i professionisti quando ancora quella maglia iridata era sulle sue spalle ma non poteva essere indossata è iniziato un calvario. Due stop a inizio stagione, nel 2022 e 2023, entrambi per lo stesso motivo. La frattura del radio che ancora oggi costringe il classe ’99 a portare il tutore anche in corsa.

Oggi la dea bendata lo ha ignorato strappandogli il sogno a tre chilometri dall’arrivo. E’ chiaro che questa volta quando la rabbia sarà passata e le lacrime saranno asciugate, dall’analisi della gara potrà trarre sicuramente un bilancio positivo sulla condizione. L’inseguimento condiviso con Trentin e Sobrero prima, più una sgasata fatta vedere ai meno 14 chilometri dall’arrivo. Poche centinaia di metri che hanno fatto vedere che per Baroncini questa poteva essere davvero la giornata giusta

Mosca ha tirato i primi giri in circuito per ridurre il distacco dai fuggitivi
Mosca ha tirato i primi giri in circuito per ridurre il distacco dai fuggitivi

Una gara quasi perfetta

A consolarlo c’era anche il suo procuratore Luca Mazzanti, diviso tra gioia e dispiacere. Da una parte Velasco, gli ha regalato una vittoria inaspettata e dall’altra Filippo in ottima condizione ma con tutt’altro stato d’animo. Ciccone ha preparato le valigie e dopo aver dato due pacche sulle spalle al suo compagno si è avviato a raggiungere sua moglie, con cui si è sposato due giorni fa. 

Chi invece dopo due pacche sulle spalle si è fermato e si è messo in assetto diesse, è Jacopo Mosca che rimarrà qui fino a domani per assistere all’italiano della sua promessa sposa Elisa Longo Borghini. Al piemontese abbiamo chiesto che bilancio si porterà a casa da questa giornata per la Trek Segafredo.

«Dispiace per come è andata la corsa – dice – mi sento di dire che abbiamo fatto tutto bene. Ovviamente più di tutto dispiace per Filippo. Non se lo meritava per tutta la sfortuna che sta subendo. Le cadute ci stanno ma quest’anno ha subito un altro infortunio a inizio stagione. Non si può dire che avrebbe vinto è vero, però stava davvero bene. Ho tirato i primi giri del circuito per ridurre il distacco sui fuggitivi. Noi eravamo in tre e queste erano le nostre carte da giocare. Bisogna ricordarsi che chi ha vinto se lo è meritato quindi complimenti a lui».

Balsamo chiude nel cassetto il suo anno tricolore

24.06.2023
4 min
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Come pure Zana fra gli uomini, neppure Elisa Balsamo potrà difendere la maglia tricolore. La caduta alla Ride London Classique l’ha tagliata fuori dai giochi da un mese esatto e se lo scafoide rotto è stato un imprevisto relativamente facile da gestire, la frattura della mandibola impone ancora un recupero impegnativo.

Così per farle compagnia, allo stesso modo in cui l’avevamo cercata al momento di rimettere in palio la maglia iridata conquistata a Leuven, questa volta ci siamo fatti raccontare che cosa ha rappresentato vivere quest’ultimo anno con la bandiera italiana sulle spalle. La statistica parla di cinque vittorie individuali e una cronometro a squadre, più svariati piazzamenti alle spalle della solita Wiebes.

Quando Elisa rientrerà alle gare non avrà più la maglia tricolore e anche la squadra sarà vestita con i nuovi colori della Lidl-Trek, che saranno svelati a Bilbao alla vigilia del Tour de France.

Da domenica mattina, la maglia tricolore sarà nuovamente in palio, ma Balsamo non potrà difenderla
Da domenica mattina, la maglia tricolore sarà nuovamente in palio, ma Balsamo non potrà difenderla
Avevi già messo via la maglia iridata, cosa si prova nel riporre quella tricolore?

Un po’ fa effetto, perché è stata una bellissima maglia da indossare. Ne andavo particolarmente orgogliosa, perché rappresenta proprio il nostro Paese. La mia squadra ha messo il tricolore su tutta la maglia, non su una piccola porzione e questo ha fatto di me la rappresentante dell’Italia. L’ho trovato molto bello.

Zana ha parlato della grande visibilità che viene dalla maglia tricolore.

E’ quello che stavamo dicendo. Col fatto che la mia divisa era completamente tricolore, ero molto riconoscibile. Devo dire che i tifosi amano quasi tutti l’Italia, quindi ho sempre ricevuto tantissimo tifo e ho anche notato che il campione italiano è sempre molto apprezzato.

L’anno scorso fu il primo campionato italiano corso con la maglia della Trek e non più quella delle Fiamme Oro.

Esatto, fu il mio il mio primo anno in Trek-Segafredo. Fu bello vincere perché lo feci indossando la maglia iridata e questo forse mi diede qualcosa di più. Alzare le braccia al cielo con quella maglia non lascia indifferenti.

La maglia tricolore è stato un forte richiamo, anche all’estero
La maglia tricolore è stato un forte richiamo, anche all’estero
Dispiace non poter difendere il tricolore?

Mi dispiace particolarmente, proprio perché saremmo state davvero una bella squadra, con delle compagne molto forti per quel tipo di percorso. Quanto a me, diciamo che si va sempre alle gare per dare il meglio. So però che il percorso di quest’anno sarà particolarmente duro, quindi di sicuro per me non sarebbe stato un obiettivo importante come l’anno scorso. Però il campionato italiano è sempre una gara particolare, quindi magari sarei potuta entrare in una fuga o avrei potuto cercare di avvantaggiarmi un po’ prima delle salite finali, per aiutare le mie compagne. Sarebbe stato bello anche lavorare per tenere questa maglia tricolore in Trek. Mi dispiace non esserci.

Che effetto fa sentir suonare l’Inno di Mameli?

Mi emoziona sempre. Devo dire che tutte le volte che sono sul podio e lo ascolto, mi fa quasi scendere lacrime, perché davvero dopo una vittoria l’emozione si accumula, è tanta. E ascoltare l’inno della propria Nazione è proprio come raggiungere il culmine dell’emozione.

In quale occasione indossare la maglia tricolore è stato speciale?

Ad esempio, correre il Trofeo Binda col tricolore è stato veramente bello. E’ una gara molto importante, una prova WorldTour in Italia, con tanti tifosi. Penso che quello sia stato uno dei momenti più intensi con il tricolore.

L’emozione più grande, dice Balsamo, è stata correre il Trofeo Binda con il tricolore sulle spalle
L’emozione più grande, dice Balsamo, è stata correre il Trofeo Binda con il tricolore sulle spalle
In teoria ti aspetta un’estate piena di grandi impegni: come stai gestendo questo momento sfortunato?

Sicuramente questo infortunio ha reso le cose un po’ più difficili. So che devo soltanto avere pazienza e aspettare che le cose si sistemino. Ho completo supporto da parte della squadra, ho tante persone che mi sono vicine e che mi stanno aiutando. Vorrei davvero ringraziarli tutti. So bene che ci sono degli obiettivi importanti e sto facendo tutto il possibile per tornare ed essere pronta. Però so anche che se questo non basterà, la stagione è lunga e spero che gli anni che mi aspettano in bici siano ancora tanti. Quindi sto davvero cercando di mantenere la calma.

Riesci ad allenarti ugualmente?

In questo momento posso allenarmi soltanto indoor sul ciclomulino e faccio anche tanta palestra. Diciamo che non è facile rimanere chiusa in casa, però è quello che mi tocca adesso. Quindi vado avanti così e sto anche facendo delle passeggiate. Tutto il possibile anche per cercare di svagarmi un po’. Perché allenarsi in casa non è semplice. Spero di rivedervi presto e che vada tutto bene. 

Longo Borghini, maglia numero 10. Ma la RAI dov’era?

23.06.2023
7 min
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SARCHE – Jacopo Mosca l’ha seguita sull’ammiraglia e dice di aver girato il video della discesa di Longo Borghini mentre volava verso la settima maglia tricolore della crono. E aggiunge che sarebbe interessante mostrarlo, al netto di qualche commento un po’ troppo variopinto, perché Elisa ha tirato le curve in modo incredibile. Nelle curve passava a dieci centimetri dal ciglio, con linee pulitissime. Il successo ha cominciato a costruirlo anche lì.

Si è corso in una giornata caldissima. Lungo la strada bambini e pubblico concentrato all’ombra
Si è corso in una giornata caldissima. Lungo la strada bambini e pubblico concentrato all’ombra

Dopo Ganna, la Longo

Secondo giorno di cronometro a Sarche e dopo la vittoria di Ganna tra i professionisti, la seconda conferma è arrivata da Elisa Longo Borghini, che ha replicato la maglia dello scorso anno. E se per lei si è trattato della conferma della buona condizione costruita in altura e poi messa alla prova al Giro di Svizzera, per altre ragazze questa crono è stata importante per altri motivi.

«Non sembrava un percorso da specialisti – dice Elisa – secondo me era più un percorso per atleti in condizione, su cui vince il corridore più in forma e quello che sa guidare meglio la bici. C’era anche un lungo tratto tecnico che ha premiato chi sa andare meglio in bicicletta. A me è piaciuto molto, per la gara e per la sicurezza. Il fondo stradale era perfetto».

Cavalli soddisfatta

Non c’è stata partita. E come ieri Cattaneo era parso entusiasta per aver tenuto testa a Ganna, chiudendo a 24 secondi dal fresco tricolore, anche oggi il secondo posto di Marta Cavalli ha un sapore tutto sommato simile.

«E’ stata una giornata positiva, al di là del risultato – dice Cavalli – perché Elisa è più forte di me a cronometro, quindi non potevo farci niente. L’obiettivo adesso è quello di fare più cronometro possibili, perché al Tour la crono potrà essere decisiva dopo il Tourmalet. Quindi ho corso a Romanengo e ho corso qua cercando veramente di spingere a tutta per simulare il più possibile lo sforzo massimale. Sono contenta. Devo ancora controllare i dati però ho appena finito un blocco di lavoro e non ho ancora recuperato più di tanto, per cui è una performance che mi soddisfa. Sono orgogliosa perché non me l’aspettavo. Un mese fa non credevo fosse possibile, invece mi dà anche un po’ di fiducia e grinta per domenica, su un percorso altrettanto duro. Dopo la vittoria dell’altro giorno in Francia, ora so di essere sulla strada del ritorno».

La RAI dov’era?

La Longo è di buon umore. Ha appena firmato una bottiglia di Trento Doc e ricordato il bello di una manifestazione come questa di Comano Terme che rimanda alle vecchie Settimane Tricolori dove le categorie si intrecciavano e per il ciclismo era una vera festa, ben più allegra dei tanti campionati italiani sparpagliati qua e là.

«Sono in una buona condizione – dice – ma non credo di essere ancora al 100 per cento. Sono contenta di come mi sono sentita dopo il ritiro in altura e poi a partire dal Tour de Suisse fino ad oggi. Vincere la settima maglia tricolore non è scontato, ma quando ti piace correre, quando ti piace fare il tuo lavoro, hai sempre uno stimolo per andare avanti. In più questo era il mio primo campionato italiano con la maglia della Trek-Segafredo e anche questo è stato particolare (fino allo scorso anno correva con la maglia delle Fiamme Oro, ndr). Ed è stato particolare rendersi conto che anche questa volta non abbiamo avuto la copertura televisiva. 

«Mi da molto fastidio, perché comunque ormai quasi tutte le nostre corse sono su Eurosport. Mi dispiace perché siamo sempre alle solite e sono anche stufa di fare dichiarazioni che ormai sono trite e ritrite. Posso solo dire di essere infastidita, perché è una situazione tipicamente italiana. Al contempo voglio essere fiduciosa, perché abbiamo un bel movimento. Stanno crescendo l’interesse e le corse. Quindi non vorrei essere sempre e solo negativa: oggi guardiamo anche il lato buono della medaglia».

Persico favorita

Stando così le cose e scorrendo l’ordine di arrivo di oggi, è facile azzardare che fra le prime della crono potrebbe esserci anche qualche protagonista della prova in linea, Longo Borghini su tutte.

«Domenica sicuramente sarà una tutta un’altra storia rispetto ad oggi – dice Longo Borghini – ci sarà un parco partenti di prima classe e noi come squadra abbiamo delle ragazze forti. E’ un dispiacere non avere Elisa Balsamo, perché comunque sarebbe stata l’incognita che avrebbe dato un pochino più di brio alla corsa. Però cercheremo di fare una bella gara e di dare il massimo. La mia favorita? Silvia Persico».

Fra Giro e Tour

L’ultimo sguardo prima di raggiungere la saletta dell’antidoping, Elisa lo dedica agli obiettivi dell’estate: al Giro e al Tour. Prima del via, parlando con Paolo Slongo, avevamo capito che il piano originario della Trek-Segafredo, prima di aver visto il percorso del Giro, avrebbe voluto Van Anrooij e Realini leader al Giro e Longo Borghini al Tour. Ma il percorso del Giro non ha salite proibitive e per Elisa questo potrebbe essere davvero l’anno buono.

«Ma il mio programma – dice – vede al centro il Tour. Dall’anno scorso si è visto che è la gara più importante nel panorama femminile, anche a livello mediatico e di sponsor. E’ quello che attrae di più e di conseguenza anche la squadra ha delle esigenze. Del Giro non si si è saputo niente fino a pochi giorni fa, non si sa quasi quali saranno le tappe più importanti e di conseguenza si va a puntare su quello che sembra più sicuro».

Mentre Elisa si raccontava nella sala stampa ricavata nel fresco seminterrato della Cantina Toblino, dal podio scendevano le tre ragazze che si sono giocate la maglia tricolore delle under 23. Ha vinto Carlotta Cipressi, su Cristina Tonetti e Federica Piergiovanni. E poprio guardando un balenare di sguardo negli occhi della seconda, il ricordo è andato al padre Gianluca scomparso ai primi di maggio. Probabilmente Tonetti sarebbe stato qui per seguire sua figlia, come faceva ogni volta. Ci piace pensare che questo secondo posto abbia una dedica obbligata.

Un grande Ciccone mette la ciliegina sul Delfinato

11.06.2023
4 min
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L’ottava e ultima tappa del Delfinato se l’è presa Giulio Ciccone. L’abruzzese che era rimasto fuori dal Giro per un’altra positività al Covid, ha staccato tutti i rivali sul Col de Porte. Ha attaccato a 20 chilometri dal traguardo e ha pedalato in modo convincente verso la vittoria.

Sulla salita finale de La Bastille, il leader Vingegaard ha centrato il secondo posto a 23 secondi da Ciccone e ha vinto la classifica generale del Delfinato. Adam Yates e O’Connor hanno completato il podio.

«I 500 metri finali – racconta Ciccone al settimo cielo – sono stati davvero lunghi, ma con tutta quella gente è stato davvero bello. Inoltre, quando mi sono voltato e ho visto che avevo ancora un buon vantaggio, sono andato a tutto gas e ora sono davvero felice».

L’attacco di Ciccone sul Col de Porte, a 20 chilometri dall’arrivo
L’attacco di Ciccone sul Col de Porte, a 20 chilometri dall’arrivo

Pubblico da stadio

Quest’anno nel suo programma il Giro d’Italia avrebbe occupato una posizione centrale, invece anziché raccogliere l’abbraccio de suo pubblico al via di Pescara, Giulio si è ritrovato a casa, maledicendo per l’ennesima volta la sua sfortuna.

«Sono stato per 10 giorni senza bici – prosegue – quindi le mie condizioni al via non erano al 100 per cento. Sono ripartito da qui con in mente il Tour e questa settimana ho visto che stavo migliorando sempre di più, perciò sono davvero felice di chiudere questa settimana con una vittoria. Vincere fa sempre piacere ma qui, con questa atmosfera, credo sia ancora meglio. Sono stati mesi difficili e vado con grande motivazione verso i campionati italiani e poi il Tour».

Vingegaard ha attaccato sulla salita finale, guadagnando altri 11 secondi su Yates
Vingegaard ha attaccato sulla salita finale, guadagnando altri 11 secondi su Yates

Come una crono

Fin qui il punto sulla stagione, sulla quale Ciccone si era affacciato con un altro passo, anche grazie al cambio di preparazione. Chi lo segue oggi è certo che un atleta con il suo motore e la sua potenza aerobica sia destinato a raccogliere molto di più. Poi Ciccone torna alla tappa.

«E’ stato davvero un giorno molto difficile – spiega – perché il gruppo ci ha lasciato un vantaggio molto piccolo, quindi anche a livello psicologico è stato difficile gestirsi. La sensazione è stata per tutto il giorno quella di una cronometro a tutto gas. Ho corso dei rischi nell’ultima discesa e nell’ultima salita ho spinto a tutta sapendo che il traguardo era proprio lì. E davvero avere tutto quel pubblico ha reso la scalata meno difficile. Sono stato per tutto il tempo concentrato sulla strada. Mi dicevo che sarei arrivato all’ultima curva e avrei visto il traguardo…».

Matrimonio e Tour

Oltre alla vittoria, il premio con cui Ciccone torna a casa dal Delfinato del 2023 è la maglia degli scalatori, come gli era successo per due volte da U23 al Giro della Valle d’Aosta e al Giro d’Italia del 2019, quando vinse anche la tappa di Ponte di Legno, superando il Mortirolo e battendo in volata Jan Hirt.

«La maglia della montagna è davvero bella – dice l’abruzzese – è una delle mie preferite, ma se devo essere sincero, durante questa settimana non ci ho mai pensato. Anche oggi Campenaerts, che era in testa fino a ieri, era in fuga con noi e ha preso i suoi punti. L’ho superato vincendo, perché comunque io pensavo solo alla tappa e ci sono riuscito. Ora ho bisogno di un po’ di riposo, perché il Tour è molto vicino, ma la settimana prossima mi sposerò e questa vittoria è un regalo per la mia futura moglie. L’obiettivo in Francia sarà sempre lo stesso. Mi piacerebbe vincere una tappa del Tour e gettare un occhio su questa maglia che mi piace molto. Quindi andiamo, rimaniamo concentrati e vediamo giorno per giorno».

Barrette, gel, carbo e sali: l’integrazione con la “Longo”

10.06.2023
7 min
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Passo San Pellegrino a volte viene inghiottito dalle nubi, mentre le ragazze della Trek-Segafredo vanno avanti e indietro con i loro allenamenti in quota. Le ragazze, guidate nell’occasione da Paolo Slongo, hanno scelto il Rifugio Flora Alpina, l’agriturismo in cui Nibali preparò la vittoria al Tour de France, ormai nove anni fa. Sono Longo Borghini, Realini, Spratt, Van Anrooij e Chapman.

In certi giorni gli allenamenti si fanno a ritmo gara e con carichi di lavoro paragonabili, per cui anche per l’alimentazione, le ragazze cercano di abituarsi alle quantità che dovranno assumere in corsa. Dalla colazione ai carboidrati per ora, fino al recupero una volta rientrate. Così con Elisa Longo Borghini (in apertura nella foto di Sean Hardy) abbiamo provato a entrare nelle abitudini nutrizionali, cercando di capire come mangi quando si allena e poi in corsa. Quando fa caldo e quando fa freddo. Se deve andare in salita oppure in pianura.

Passo Gardena, le atlete guidate da Slongo non hanno trovato finora giornate belissime (foto Sean Hardy)
Passo Gardena, le atlete guidate da Slongo non hanno trovato finora giornate belissime (foto Sean Hardy)
In allenamento si mangia sempre come in corsa?

Dipende tanto dagli allenamenti. Se devo “simulare” una corsa, quindi un allenamento duro in cui devo fare delle ripetute e altri lavori pesanti, cerco di ripetere quello che farò poi in corsa. Mi sembra di abituare il mio corpo a utilizzare i prodotti che poi utilizzo effettivamente in corsa. Anche nelle varie ripetute ad alta intensità, che possono simulare un finale, magari prendo un gel per capire come reagisce il mio corpo e come lo assimila.

Se invece l’allenamento non è troppo duro?

Se ho una distanza senza grossi lavori specifici, utilizzo le barrette Enervit, tendendo sempre a mangiare solido e i gel in quel caso non li utilizzo.

Anche in allenamento fai il conto dei carboidrati per ora?

Tendenzialmente sì, ma sempre per una questione di abituare il corpo ad assimilare i carboidrati. Adesso si tende tanto ad utilizzare queste borracce da 60 o da 90 grammi, e questo aiuta. Quindi fare lo stesso durante la preparazione è un allenamento per lo stomaco, affinché si abitui ad assimilare queste bevande ad alto contenuto energetico.

Le borracce da 60 contengono 30 grammi di carboidrati, stesso quantitativo per i gel (foto Dan King)
Le borracce da 60 contengono 30 grammi di carboidrati, stesso quantitativo per i gel (foto Dan King)
Come squadra utilizzate i prodotti Enervit, che offrono un’ampia scelta di gusti: riuscite sempre ad avere quelli che preferite?

Si riesce a personalizzare la scelta, spaziando tra i vari sapori. Uno degli aspetti meno simpatici del ciclismo e della nutrizione è che spesso, magari nelle corse a tappe ti ritrovi a mangiare tutti i giorni lo stesso gusto e alla lunga può anche dare fastidio. Avere possibilità di gusti diversi, ti fa stare più tranquilla di testa o comunque non ti stufa.

Quindi sul bus ci sono le scatole e ognuna prende quel che vuole e lo stesso troverà nel sacchetto del rifornimeno?

Qui bisogna aprire una parentesi perché noi, avendo delle corse più corte, non sempre abbiamo la musette, il sacchetto. Quindi partiamo con già il rifornimento in tasca e allora scegliamo in base a ai nostri gusti e in base anche al percorso. Se c’è una gara dura, sappiamo che dobbiamo prendere 90 grammi di carboidrati l’ora e quindi ci organizziamo.

Quei 90 grammi l’ora sono il… tetto oppure è capitato di prenderne anche di più?

Quando nei finali sei a blocco, manderesti giù di tutto. Quando perdo la lucidità, mangerei anche la carta del gel (ride, ndr). Però tendenzialmente 90 grammi di carboidrati l’ora sono anche tanti, perché ovviamente non peso 80 chili e quindi anche gestire gli eventuali problemi di stomaco e di digestione diventa difficile. Quindi direi che 90 grammi l’ora sono il tetto massimo. E poi ovviamente dipende dal percorso.

Longo Borghini e Realini, due ragazze della Trek-Segafredo in rotta sul Giro (foto Sean Hardy)
Longo Borghini e Realini, due ragazze della Trek-Segafredo in rotta sul Giro (foto Sean Hardy)
Se in salita o in pianura?

Ma anche se la corsa è lunga oppure corta. Può esserci una tappa più corta e tutta piatta, dove non c’è questo grande dispendio calorico, però ci potrebbe anche essere una tappa corta intensa dall’inizio, in cui spendi le stesse calorie di una distanza, perché compensi con l’intensità. Per questo tendo sempre a cercare questi 90 grammi di carboidrati. A volte con successo, a volte con meno successo.

L’indicazione di mangiare ti compare nel computerino, te lo dicono alla radio o ricordi da sola?

Me lo ricordo io, anche perché non mi piace avere gli ordini dal computerino. Non sono una fan di quei pop up che ti compaiono e ti dicono che devi mangiare, devi bere, devi fare questo. Manca che mi dicano quando scattare, poi siamo a posto. Il computerino deve solo dirmi la velocità, i chilometri e il tempo.

Partenza di un tappone del Giro, cosa si mangia?

Normalmente prendo due borracce da 60 ml, sapendo che le nostre barrette hanno circa 30 grammi di carboidrati. Anche le rice cake e le crostatine che ci preparano le nostre massaggiatrici hanno una ricetta preimpostata per essere da 30 grammi e quindi cerco sempre di mangiare dopo un mezz’oretta di gara. Invece, per quanto riguarda le borracce e per avere cura di essere idratati, inizio a bere sin dall’inizio. Provo a bere metà borraccia nella prima mezz’ora e metà borraccia nella seconda, mangiando dopo 30 minuti, in modo da avere la quota di 90 grammi.

Nelle borracce, spiega Elisa Longo Borghini, difficilmente c’è della semplice acqua (foto Dan King)
Nelle borracce, spiega Elisa Longo Borghini, difficilmente c’è della semplice acqua (foto Dan King)
Cosa c’è nelle borracce?

Carboidrati e sali quando è caldo. La borraccia con sola acqua è una cosa soggettiva. Io spesso la ricerco quando è molto caldo per la storia della digestione. L’acqua mi sembra un po’ più leggera e la bevo più in fretta, perché rinfresca. Tenete conto che le borracce con i carboidrati hanno già una certa consistenza, perché sono comunque zuccheri.

Quali sono i gusti di barrette e gel preferiti dalla Longo?

Abbiamo quelle No Flavour, quindi senza gusto, ma sanno di marzapane siciliano e a me piacciono. Sennò abbiamo le barrette gusto Brownie, anche se un brownie un po’ salutista (ride, ndr). E abbiamo più gusti anche per i gel. Quello all’arancia, al pompelmo, al limone, al gusto lime, alla fragola. Mi piacerebbe avere un gel salato, quella forse è una cosa su cui si può ragionare, perché insistere solo con gli zuccheri non è semplice e un sapore diverso ci starebbe bene.

Quando prendi il gel?

Normalmente circa 20 minuti prima di fare uno sforzo importante, perché mi è stato insegnato che è la tempistica giusta. Però a volte ti trovi nel momento che ne hai bisogno e prendi un gel. Non mi nascondo dietro un dito, io calcolo di essere sempre giusta con i tempi, però è il corpo che decide. E se capita di rompere gli schemi, a volte il vantaggio può essere anche solo psicologico.

UAE Tour, Longo Borghini e Realini: col caldo estremo si usano anche i sali. Elisa ha vinto la classifica
UAE Tour, Longo Borghini vince la generale: col caldo estremo si usano anche i sali
Dopo le corse come si recupera?

Per questo aspetto non sono da tenere a modello, comunque dipende sempre dal corridore. C’è chi preferisce prendere le proteine, magari con del latte di mandorla o con l’acqua. Chi invece magari prende la R2 che è il recupero di Enervit e ci abbina magari degli aminoacidi. Io sono un po’ strana perché bevo acqua, dopo la corsa non ho grande appetito. Prendo gli aminoacidi e cerco di mangiare del cibo vero. So che sarebbe meglio prendere le proteine, ma nel dopo corsa vado più alla vecchia maniera. So che entro 20 minuti dall’arrivo devo mangiare qualcosa perché va diretto nei muscoli e normalmente scelgo cibi naturali. 

Che rapporto avete con Enervit: ascoltano i vostri suggerimenti?

Mi è capitato e devo dire che ascoltano ciò che diciamo e quali sono le nostre esigenze. Ad esempio hanno fatto delle caramelline, in un pacchetto ce ne sono sei, che contengono in totale 30 grammi di carboidrati. Sono anche buone perché comunque hai la sensazione di mangiare le Haribo. Ce le hanno portate da testare e la maggior parte di noi ha dato l’okay. E poi hanno tiato fuori un gel alla menta per le giornate molto calde.

Sul pullman, prima di partire, si riempiono le tasche con il rifornimento per la gara (foto Dan King)
Sul pullman, prima di partire, si riempiono le tasche con il rifornimento per la gara (foto Dan King)
E funziona?

E’ stato studiato sostanzialmente che il cervello percepisce il gusto della menta come qualcosa di rinfrescante e quindi anche la temperatura corporea tende ad abbassarsi. E’ una sorta di inganno al corpo che usano tantissimo i triatleti.

Non corri dalla Liegi, quando si riparte?

Dal Giro di Svizzera, avrei dovuto fare il Giro del Belgio, ma lo hanno annullato per motivi di budget. Intanto siamo quassù, in questa quiete incredibile, con tutto il personale che serve. A volte mi guardo intorno e penso che abbiamo più staff che atlete. Il posto ha una quiete incredibile, peccato che finora il meteo non sia stato eccezionale, ma fra poco si riparte…